Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Abby_da_Edoras    23/12/2021    7 recensioni
Questa storia è una parodia, vuole prendere scherzosamente in giro le atmosfere cupe e lugubri di GoT e, insieme, regalare un'esistenza del tutto diversa (e parecchio OOC) alla ship di cui mi sono infatuata ormai da anni, Theon e Ramsay. Questa long fic è il sequel della ff che scrissi quattro anni fa, "Non si torna indietro", e spero che sia altrettanto pazza e delirante, e allo stesso tempo allegra e con un finale lieto perché a quello non rinuncio mai! XD Dove eravamo rimasti? Theon era scappato da Grande Inverno portandosi dietro Ramsay dopo che Jon Snow era riuscito a riconquistarlo per gli Stark... e ovviamente nessuno dei due aveva molta voglia di trovarsi a tu per tu con Jon! L'idea di Theon era quella di tornare a Pyke ma... ci riusciranno? E cosa succederà a 'sti due disgraziati?
Spero che qualcuno avrà voglia di leggere e commentare questo sequel.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono ad autori, registi e produttori della serie TV Games of Throne.
Genere: Commedia, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Ramsay Bolton, Theon Greyjoy
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un nuovo inizio'
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CHIAMAMI PER NOME

 

Oggi ho una maglia che non mi dona
Corro nel parco della mia zona
Ma vorrei dirti non ho paura
Vivere un sogno porta fortuna
La tua rabbia non vince
Certi inizi non si meritano nemmeno una fine
Ma la tua bocca mi convince
Un bacio alla volta
Come sassi contro le vetrine…

(“Chiamami per nome” – Fedez, Francesca Michielin)

Capitolo primo

Theon e Ramsay erano in fuga da Grande Inverno ormai da tre giorni e continuavano a dirigersi verso sud e verso la costa, visto che in qualche modo erano arrivati alla conclusione che la cosa migliore da fare fosse recarsi a Pyke dove, bene o male, Theon era ancora il Principe delle Isole di Ferro (per quanto la quasi totalità delle persone lo ritenesse un idiota, un inetto e un traditore) e dove aveva una specie di famiglia… sì, beh, principalmente la sorella Yara, per gli altri Theon poteva benissimo essere morto e sepolto al Nord! Diciamo che era stata una decisione forzata, il male minore, ecco.

Ovviamente i due fuggiaschi non potevano sapere che, nel frattempo, Sansa Stark e Jon Snow avevano deciso di sospendere le ricerche, visto che, nel frattempo, i famosi cani di Ramsay avevano tentato di sbranare chiunque avesse provato ad avvicinarsi a loro… ma, soprattutto, Sansa e Jon si erano convinti che Theon e Ramsay, in due, non fossero capaci di trovarsi neanche il culo e pertanto sarebbero morti in breve tempo di fame, di freddo o aggrediti dai lupi nei boschi. Inutile prendersi la pena di cercarli, visto che c’erano tante cose più importanti da fare. Dunque Theon continuava a insistere per evitare di fermarsi in qualche locanda e rischiare di essere riconosciuto e a dirigersi il più velocemente possibile verso un porto dal quale imbarcarsi per Pyke e le Isole di Ferro. La notte i due trovavano riparo in qualche fienile o vecchia capanna abbandonata e così erano andati avanti per tre giorni e tre notti.

La mattina del quarto giorno, tuttavia, com’era prevedibile, Ramsay iniziò a protestare, e c’era pure da stupirsi che non avesse iniziato prima. Evidentemente la situazione del tutto insolita nella quale si trovava lo aveva destabilizzato a tal punto da renderlo stranamente remissivo…

“Theon, tu sei consapevole del fatto che le provviste stanno per finire, vero?” esordì, ritrovando il tono sarcastico che gli era più congeniale.

“Possiamo farcele bastare ancora per almeno due giorni” era stata la laconica risposta del giovane Greyjoy.

“Magari tu puoi fartele bastare, visto che ti eri abituato a mangiare quello che avanzava ai cani, ma io non posso andare avanti così” insisté petulante Ramsay.

“Non abbiamo scelta, dobbiamo proseguire il più possibile. Cosa credi, che a me non farebbe piacere poter dormire una notte in una locanda, farmi un bagno e avere un pasto caldo? Ma non possiamo rischiare di farci riconoscere in questi luoghi, siamo ancora troppo vicini a Grande Inverno. Non vorrai che ci riportino indietro e ci facciano finire nelle mani di Jon Snow, vero? Ricordi ancora che mi avevi chiesto di ucciderti piuttosto che lasciarti alla sua vendetta e a quella di Sansa?” ribatté Theon che, nonostante i disagi e la fatica di quei giorni di fuga, era suo malgrado più allenato a sopportare privazioni e sacrifici e, oltre tutto, si sentiva più deciso e determinato ogni giorno che passava, rendendosi conto di essere lui che gestiva la situazione e anche piuttosto bene. Questo nuovo Theon Greyjoy non somigliava neanche lontanamente al povero Reek che era stato fino a sei o sette mesi prima, ma nemmeno al Theon presuntuoso e incapace che aveva tentato di conquistare Grande Inverno quattro anni orsono… con il bel risultato che tutti sappiamo! E la cosa gli piaceva un sacco. Non aveva la minima intenzione di lasciarsi intimidire di nuovo dai malumori di Ramsay.

“Sì, ma non volevo dire che avresti dovuto farmi morire di fame” replicò il giovane Bolton con fare melodrammatico. “Siamo in fuga da più di tre giorni, ormai, siamo abbastanza lontani da non farci riconoscere! Chi vuoi che ci abbia mai visto qui?”

“Potrebbero riconoscere me” fu la risposta di Theon. “Quando partimmo con l’esercito di Robb Stark attraversammo anche diversi di questi boschi e ci fermammo in più di una locanda. Qualcuno potrebbe ricordarsi di me.”

“Sul serio, Theon?” trasecolò Ramsay. “Sono passati più di quattro anni e con tutti i soldati che c’erano credi che si ricorderebbero proprio di te?”

Ramsay aveva pronunciato la frase come se Theon fosse stato l’ultimo dei coglioni dell’esercito di Robb Stark, però non aveva tutti i torti, diciamocelo, era passato troppo tempo perché qualcuno potesse riconoscerlo. Tuttavia Theon era anche consapevole che, a quei tempi, era un tipo che si faceva notare parecchio, che anzi ce la metteva tutta per farsi notare più degli altri, e non poteva essere così sicuro che nessuno lo avrebbe riconosciuto.

Eppure prima o poi avrebbero dovuto fermarsi. Theon era stato tanto lungimirante da prendere provviste e coperte per la fuga, ma non aveva con sé neanche una moneta bucata e, se voleva trovare una nave che desse loro un passaggio fino alle Isole di Ferro, avrebbe dovuto procurarsi del denaro.

“Va bene, se sei così convinto che sia la cosa giusta da fare allora ci fermeremo alla prossima locanda” capitolò, avendo l’accortezza di far credere a Ramsay che fosse stata una sua idea. “Tieni conto di una cosa, però: non abbiamo conio e dovremo quindi lavorare per pagarci vitto e alloggio e, magari, anche qualcosa in più per poterci imbarcare quando arriveremo al primo porto.”

“Tipo servire a tavola, spazzare per terra e tagliare la legna? Nessun problema, quando ancora ero a Forte Terrore non avevo molti servitori e quelli che c’erano svolgevano… beh… altri compiti, per cui mi è già capitato di fare queste cose” rispose Ramsay senza batter ciglio.

Non dirlo a me, pensò Theon. Mi hai fatto svolgere le mansioni più umili di schiavo per anni, cosa vuoi che sia dare una mano in una locanda?

Eppure quel pensiero non lo amareggiò più di tanto. Naturalmente Theon non ricordava volentieri quel periodo atroce della sua vita, ma era soprattutto per via delle torture e del terrore delle punizioni, i lavori manuali lo avevano abituato a cavarsela da solo e reso più forte, mentre prima si comportava da principino viziato al quale tutto era dovuto.

Con una vaga sorpresa si rese conto che, tutto sommato, avrebbe dovuto essere grato a Ramsay anche per averlo tirato giù dal suo piedistallo e avergli insegnato cos’è la vita vera. Omettendo la parte che si riferiva alla vita con uno psicopatico totale, s’intende. Quella gli aveva insegnato solo l’arte della sopravvivenza!

“Dovremo inventare una storia per spiegare perché siamo qui e perché ci serve un lavoro” riprese Theon. “Tu sei bravo a inventare storie credibili, vuoi farlo tu?”

Il giovane Greyjoy non aveva saputo resistere e aveva lanciato la frecciatina a Ramsay, rammentando fin troppo bene come si fosse lasciato ingannare da lui quando aveva finto di essere uno degli Uomini di Ferro, un servo mandato da Yara per liberarlo da Forte Terrore. Aveva recitato perfettamente la parte del ragazzo determinato e comprensivo, pronto a tutto pur di salvare il suo Principe… Theon si sarebbe preso tuttora a calci pensando alla solenne figura di merda che aveva fatto in quel frangente, senza contare le conseguenze terribili che ne erano seguite. Insomma, ogni tanto qualche sassolino dalla scarpa aveva bisogno di toglierselo… tuttavia Ramsay non sembrò raccogliere la provocazione.

“Potremmo raccontare semplicemente le cose come stanno” disse, con aria distratta.

Theon per poco non cadde da cavallo. Raccontare la verità? Ramsay aveva forse perduto definitivamente anche l’unico neurone attivo che gli era rimasto?

“Le cose come stanno? Ma che stai dicendo? Vuoi davvero che ci consegnino a Sansa e Jon Snow?” esclamò, sconvolto.

“Non ho detto di raccontare tutta la storia” spiegò pazientemente Ramsay, come se stesse parlando a un imbecille, “né, tanto meno, di dire chi siamo. Però potremmo dire di essere Uomini di Ferro di ritorno a Pyke dopo aver combattuto in appoggio all’esercito di Jon Snow e di aver bisogno di conio per pagare un passaggio su una nave e tornare a casa.”

In momenti come quello Theon si chiedeva come mai certe parti del cervello di Ramsay funzionassero così bene mentre altre erano irrimediabilmente compromesse… L’idea era buona, altroché, perché non ci aveva pensato lui? Era così semplice.

E, comunque, a quanto pareva anche Ramsay ricordava benissimo di quando si era finto un Uomo di Ferro per prendersi gioco di Theon. Questo tanto per la cronaca.

“Gli Uomini di Ferro non combattono per nessuno e non prendono parte agli eventi della terraferma” volle comunque precisare Theon. “Noi ci riteniamo autonomi, il Re delle Isole di Ferro non riconosce altra sovranità e…”

“Quanto siete complicati, insomma!” lo interruppe Ramsay, che non aveva proprio voglia di ascoltare tutta la storia della lotta per l’indipendenza della casata Greyjoy mentre moriva di fame e divideva un cavallo con Theon. “Va bene, allora diremo che siamo Uomini di Ferro che vogliono tornare a casa o che accidenti pare a te, l’importante è che stanotte abbia un tetto sopra la testa, possa mangiare qualcosa di caldo e dormire in un letto vero.”

“Potrei raccontare di essere un Lord delle Isole di Ferro che ha combattuto per Jon Snow come mercenario, questa è una cosa che molti fanno. Poi, sulla strada del ritorno, sono stato derubato e sono riuscito a salvare solo un cavallo” disse Theon.

“E io chi sarei, quindi?”

“Tu sei il mio scudiero” rispose il giovane Greyjoy, che questa volta il sassolino se lo era tolto bello grosso. “Scusa, sai, ma tra noi due sono io il più credibile come Lord, e poi ti ho già spiegato che dovrai abituarti ad essere, almeno davanti agli altri, un mio sottoposto.”

Beh, siccome nella testa di Ramsay dominava il vuoto cosmico, Theon ritenne di dover gettare il semino dell’idea che si era fatto, tanto per vedere se, prima o poi, sarebbe germogliato qualcosa.

“Un tuo che?” reagì Ramsay. “Te lo scordi proprio, te l’ho già detto, ringrazia il tuo Dio Abissale che non ti chiamo ancora Reek, col cavolo che sei il mio Lord!”

Era buffo. Gli scoppi di ira di Ramsay, che fino a poco tempo prima gli apparivano così spaventosi, alla luce del sole e all’aria aperta, con la prospettiva di tornare a Pyke, sembravano soltanto i capricci di un ragazzino viziato e Theon, divertito, fermò il cavallo per voltarsi verso il giovane Bolton e stringerlo a sé, scompigliandogli i capelli.

“Ti ricordo due cose, Ramsay: la prima è che ti ho salvato la vita facendoti fuggire da Grande Inverno, quando avrei potuto benissimo scappare per conto mio e lasciarti al tuo destino, un po’ di gratitudine ritengo di meritarmela. La seconda è che dovrai farci l’abitudine perché quando saremo a Pyke io sarò il Principe delle Isole di Ferro e tu sarai Ramsay Bolton, Lord di un bel niente, quindi per farti accettare dagli Uomini di Ferro dovrai per forza mostrarti rispettoso nei miei confronti” disse.

“Avevi detto che saremmo stati alleati, che saremmo stati alla pari! Io non lo faccio il tuo vassallo!” protestò di nuovo Ramsay, ma stretto così a Theon, per qualche assurdo motivo, non riusciva ad arrabbiarsi davvero e si sentiva tutto scombussolato…

“Ti presenterò come mio alleato, certo, ma quanto pensi che valga al momento un’alleanza con la Casata Bolton, sconfitta su tutta la linea? Tuo padre si è rifugiato dai Frey e tu vieni a rifugiarti dai Greyjoy” gli ricordò Theon, con non poca soddisfazione. “Dovrai mostrarti grato e deferente, almeno davanti agli Uomini di Ferro, e questa sarà un’ottima occasione per abituarti ad esserlo. Hai detto tu stesso che a Pyke non sei al sicuro, che in molti ricordano quello che hai fatto all’esercito di Yara a Moat Cailin. Io ti assicuro la mia protezione, ma tu dovrai comportarti di conseguenza.”

Il tono di Theon era amichevole e piuttosto divertito, però, per la prima volta, Ramsay iniziò a sospettare vagamente che il giovane Greyjoy stesse effettivamente mettendo in atto la sua vendetta, in un modo molto più sottile e astuto, certo, ma sempre di rivincita si trattava.

E allora perché a lui non dispiaceva affatto pensare di essere sotto la protezione di Theon, nonostante questo volesse dire doversi mostrare rispettoso e docile?

Ramsay non era solito ragionare tanto sulle cose, a dirla tutta non ne era neanche in grado, per cui pensò bene di accettare la situazione, che comunque non lo disturbava (lo metteva un po’ a disagio, questo sì, e gli provocava un turbamento che non sapeva spiegarsi…).

“E va bene” concesse, “farò la parte dello scudiero, basta che possiamo fermarci in una stramaledetta locanda!”

Theon si trattenne a fatica dallo scoppiare in una delle sue famose risate, ma quegli anni gli avevano insegnato quanto meno a contenersi nei momenti meno opportuni. Soddisfatto, dopo essersi stropicciato Ramsay un bel po’, spronò il cavallo a proseguire. Ormai la costa doveva essere vicina e Grande Inverno si allontanava sempre di più, non avrebbero corso poi tutti quei rischi.

E pensare che Sansa e Jon erano tuttora convinti che Theon e Ramsay non fossero in grado di orientarsi neanche per raggiungere le latrine, figurarsi di organizzare una fuga in piena regola con tanto di falsa identità!

Fine prima parte

 

 

 

 

 

   
 
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