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Autore: Sia_    23/12/2021    10 recensioni
La stanza dove l’Ordine fa le sue riunioni è piccola, ci stanno a malapena tutti i membri all’inizio. Alla fine della guerra, il vuoto che li divide e che riempie metri tra un mago e l’altro non è più sopportabile. L’ordine si scioglie. Una pioggia di stelle cadenti nella regione del Kent interessa i giornali Babbani per settimane: non scopriranno mai che è stato Dedalus Lux a scatenare il cielo.
[La storia partecipa alla Secret Santa Challenge del forum Ferisce la penna. Per PrincipessaLes ❤]
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Caradoc Dearborn, Dedalus Lux, Ordine della Fenice
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Ognuno ha un mostro da scontare, Dedalo. Chi non ha il suo Minotauro? (Paola Mastrocola – L'amore prima di noi)

La stanza dove l’Ordine fa le sue riunioni è piccola, ci stanno a malapena tutti i membri all’inizio. Alla fine della guerra, il vuoto che li divide e che riempie metri tra un mago e l’altro non è più sopportabile. L’ordine si scioglie. Una pioggia di stelle cadenti nella regione del Kent interessa i giornali Babbani per settimane: non scopriranno mai che è stato Dedalus Lux a scatenare il cielo.

 

 

Un labirinto di stelle cadenti

A PrincipessaLes, buone feste 

Dedalus arriva a Hogwarts con la testa piena dei racconti di papà e mamma. Così non si sorprende di vedere il cielo della Sala Grande o il cappello che parla. Trova invece curiosi gli sguardi sui volti di chi la magia non l’ha mai vista prima di allora: quello sì, che è straordinario. È forse per la sua spiccata attenzione ai dettagli che viene smistato in Corvonero quella sera. Lo scrive ai genitori dopo la cena, con la schiena appoggiata alla testata del letto e il libro di Trasfigurazione a fargli da tavolino.

“Spegni la luce?” Gli arriva una voce dal cantuccio a fianco. Lui arrossisce sulle gote, si affretta a lasciare il suo nome in fondo alla lettera e chiede scusa in un sussurro. Prima di arrivare a Hogwarts, Dedalus ha incontrato poche persone: giù nel Kent, dove abita la sua famiglia, non ci sono tanti ragazzi come lui. E Dedalus ha sempre preferito perdersi a guardare il mondo, piuttosto che perdersi in una conversazione. 

Si perde molto a Hogwarts, ma presto scopre che ha un punto di riferimento. Caradoc Dearborn ha la sua stessa età ed è finito con lui a Corvonero: gli dice di spegnere la luce una sera e finisce per diventare una fiaccola quando il buio di Hogwarts inghiotte Dedalus. Fanno squadra durante gli anni a scuola e, anche se a Caradoc piace Babbanologia e Astronomia e a Dedalus interessano più le lezioni di Difesa contro le Arti Oscure e Incantesimi, va bene comunque. Trovano un sentiero comune quando si scoprono appassionati di Quidditch entrambi e quando, un po’ corrotti dagli altri compagni di casa, cominciano a partecipare ai duelli di magia. Dedalus è battitore, Caradoc – che tutti amano chiamare Caradog, o spesso semplicemente Dog(1) – se ne sta a controllare la porta: è talmente grosso che la palla, se riesce a passare le difese, non entra mai negli anelli. 

“Sai che si dice in giro?” Dog allontana la sedia dal tavolo e si appoggia meglio allo schienale. Dedalus alza gli occhi dal suo tema di Incantesimi e fissa l’amico con un sorriso sbilenco: ha sempre qualcosa di interessante da dire e gli piace ascoltare il suono che fa la sua voce. Si sente a casa. “Sta arrivando la guerra.” 

La prima volta che Caradoc parla della guerra, loro due sono quasi maggiorenni “Come lo sai?” gli domanda Dedalus, con tono curioso. Non smetteranno mai più di parlarne. 

“Un gruppo di Grifondoro dell’ultimo anno: li ho sentiti mentre uscivo dallo spogliatoio di Quidditch. Parlavano della guerra e poi hanno fatto accenno a Silente e a una qualche organizzazione segreta… vogliono dare la caccia a quello che si fa chiamare Voldemort.” 

Figo.”

Vero? Se al prossimo duello ne riconosco uno, lo avvicino.” Caradoc è arrivato a scuola che guardava la magia con sorpresa e nelle vene gli scorre un sangue che cerca una vendetta per un torto che viene fatto a quelli come lui. Un gruppo di Serpeverde gli sputa sui piedi quando lo incrocia per i corridoi: lo sanno che il portiere della squadra di Corvonero è un mezzosangue schifoso. Ha quasi diciotto anni e non ne può più di quella vita. Dedalus pensa la stessa cosa, ma non ha mai provato gli insulti sulla sua pelle: mamma e papà fanno magie, ha sangue puro

 

L’Ordine della Fenice nasce nel 1971. Dedalus Lux e Caradoc Dearborn diventano membri ufficiali solo nell’estate del 1979, dopo che l’organizzazione conta già otto anni di servizio. Sono le nuove leve e seguono a macchina i movimenti di quelli che sono arrivati appena poco prima di loro. I nomi li sanno già, hanno imparato a conoscerli a scuola tra un duello e l’altro: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black, Peter Minus e Marlene McKinnon. Poi imparano a conoscere gli altri e imparano anche che forse era meglio non conoscerli. Fabian e Gideon Prewett vengono trovati morti due settimane dopo il loro arrivo. 

Figo. 

Vero? 

I membri si ritrovano in un piccolo appartamentino sperso tra i sobborghi di Londra: danno meno nell’occhio così. Lì contano i morti, segnano chi arriva, segnano chi se ne va. Nomi scritti in rosso, che vengono presto cancellati dalla lista. Silente è quello che rimane più tempo a guardare le carte, sotto l’occhio schifato del fratello. Dedalus se lo chiede spesso, appena torna da una missione e si tampona una ferita con una maglietta che ha trovato abbandonata su una sedia: perché rimane? Non serve quella negatività a pesare sulle loro teste. È meglio la risata che riempie le mura di Remus a Sirius – è arrivato a chiamarli per nome in fretta. È meglio osservare i baci che James ruba a sua moglie prima di salutarsi. 

“Io e Sirius andiamo.” Potter si sistema il cappello in testa e stringe Lily tra le braccia. Ha paura che scivoli via. 

“Ci vediamo dopo a casa.” Non si dicono mai addio: è una cosa che si sono imposti tutti. Se permetti alla morte di entrare nella tua mente, lei prenderà il controllo. E allora sarai morto davvero. Ci vediamo dopo. A lunedì, mi raccomando. A presto. Salutami Alice. Poi dimmi se spuntano le rose. Fingono di avere un futuro. Queste cose se le dicono anche Dedalus e Caradoc le poche volte che non vanno in missione insieme. L’attesa, quando uno è via e l’altro resta, è pesante: un macigno sulle spalle che non riescono a scacciare. Dopo aver passato insieme undici anni della loro vita, perdersi sarebbe come perdere un braccio, o una gamba, perfino il cuore. 

Ci sono però delle sere tranquille. Le sere in cui Sirius non ha voglia di disturbare James e Lily e allora rimane al Quartiere Generale un po’ di più: è Sirius a dare una sigaretta a Dog la prima volta. “Fa schifo, vero?” Black sorride, il fumo gli esce veloce dalle labbra. “È l’unica cosa che mi tiene sveglio, nelle notti così.” Remus ride, si gratta una cicatrice sull'avambraccio. 

“Così come?” domanda Dedalus, mentre li osserva fumare e l’aria della stanza si fa sempre più chiusa. Marlene sbuffa e apre la finestra, ma presto il suo fastidio le scappa dal volto. Le basta osservare la bocca di Sirius che le chiede scusa in un sussurro per cancellare anche la rabbia del non fare niente.

“Senza fine.” 

Malocchio manda giù il suo Whiskey Incendiario in un sorso e si sistema la benda che gli orna l’occhio. “Preparati ragazzo, è la vita che è senza fine.” 

 

Dedalus scruta il tema di Astronomia di Caradoc dall’altro lato del tavolo, cerca di capire cosa può inserire ancora nel suo per raggiungere almeno le venti righe. A Dog quella roba lì viene naturale: gli piace studiare le stelle. Da quando ha scoperto la magia si chiede se non esista altro che riempie il cielo sopra le loro teste. 

“Ti basterebbe studiare.” Lo ribecca Caradoc con un sorriso, piantando una mano davanti al suo testo. 

Dedalus alza gli occhi, “Non ci capisco niente di stelle cadenti, Dog. Fammi copiare, solo questa volta.” 

L’altro ride, “Tu non ci capisci niente di Astronomia in generale. Sforzati almeno con le stelle cadenti, sono le mie preferite.” 

“Guarda che non elargisco favori gratuitamente.” 

Dog toglie la mano, “Vuol dire che mi impegnerò con il mio Patronus, visto che tu ci tieni tanto.”

 

A casa nel Kent Dedalus ci torna poco, ma scrive sempre a mamma e papà. Usa il servizio postale dell'Ordine: ha paura che i Mangiamorte possano trovare i suoi genitori. Dog invece ci torna qualche volta di più, dice che ha nostalgia della cucina di sua madre. Forse comincia solo ad avere paura. 

“Siamo nell’Ordine da cinque mesi.” Benjy Fenwick è stato fatto a pezzi. La famiglia di Edgar Bones completamente cancellata. 

Caradoc dà un calcio a una lattina di bibita gassata. “Mi dispiace di averti trascinato in questo casino.” Si accende una sigaretta, imita i movimenti lesti di Sirius. Dedalus ha preso più da Remus, ma qualche volta si trova dentro una sensazione che non appartiene a nessun altro membro. È semplicemente sua e si spande giorno dopo giorno. 

Lux sorride, si sente come quel ragazzino che parla della guerra per la prima volta a Hogwarts. Ora invece ne sa qualche cosa di più: Silente gli ha insegnato dei trucchetti nascosti e Malocchio è sempre pronto a dispensare lezioni di vita. “È il nostro casino,” si affretta a dire, “ci sono venuto perché ci volevo venire.” 

Dog sorride, scuote il capo. “Andiamo a bere una birra?” 

 

Caradoc diventa capitano della squadra di Corvonero all’ultimo anno. Dedalus gli sta subito sotto e mostra con fierezza la mazza da battitore a quelli più giovani. Nel 1979 stracciano i Serpeverde in finale. “Che parata stupenda hai fatto a metà partita, Dog.” Hanno già in mente di unirsi all’Ordine una volta usciti da scuola.  

“Solo perché tu mi coprivi a destra, Lux. Non mi sarei fidato a lanciarmi se no.” 

Dedalus sorride, una leggera nuvoletta gli scappa dalle labbra. “Lo sai che ti copro sempre, non temere.” 

 

Ci vediamo dopo. 

A lunedì, mi raccomando. 

A presto. 

Salutami Alice. 

Poi dimmi se spuntano le rose.

 

Si aggiungono altri nomi alla lista dei morti. Dedalus si sente qualcosa dentro che non riesce a dire: si accorge presto che è appena diventato maggiorenne e tutta quella guerra è troppo grande per lui. Lo salva la sua attenzione per i dettagli e la sua velocità nel lanciare incantesimi. Vigilanza costante: glielo insegna un uomo che non ha una gamba e non ha un occhio. 

“Domani ho la mia prima missione da solo.” Dog si è appartato nella cucina, ha portato Dedalus con lui. La missione gliel’ha data Silente perché Caradoc è bello grosso e non va giù facilmente, mentre Lux sembra essere rimasto piccolo come a quattordici anni. 

“Andrà bene.” 

Mh.” Dog si mordicchia l’unghia della mano sinistra. “Sono stato a casa questo fine settimana, papà mi ha regalato un orologio da taschino che fa un rumore del cazzo. Non posso portarlo con me o salta tutta la copertura.” 

“Lascialo qui, lo riprendi quando torni.” Dedalus si sente qualcosa dentro anche adesso, sembra mancargli l’aria, ma la finestra è già aperta e più di così non si può fare. Ripercorre a memoria tutta la lista di incantesimi che ha imparato il primo anno a Hogwarts e poi passa a quelli del secondo. 

Caradoc scuote il capo, “Tienimelo tu, preferisco.” Così se non torno ti resta qualcosa di me. Non lo dice, ma quella frase riempie la cucina. 

“Quando torni ci andiamo a bere una birra, Dog?” 

"Non vedo l’ora, Lux”

 

“Questo è Edgar Bones… il fratello di Amelia Bones, hanno preso lui e la sua famiglia, era un gran mago… Sturgis Podmore, accidenti, com’era giovane… Caradoc Dearborn, scomparso sei mesi dopo, non abbiamo mai ritrovato il corpo.”(2)

 

Marlene muore poco dopo, viene fatta fuori insieme a tutta la sua famiglia. Riescono a stare in una stanza sola ormai. Alice e Frank torturati fino alla pazzia. Qualche sedia arriva persino a rimanere vuota adesso. A volte Dedalus si chiede se solo lui abbia voluto ascoltare quel discorso noioso di Malocchio sulla vigilanza costante. Dorcas viene fatta fuori. E poi arriva il turno di James e Lily Potter, che si portano dietro anche la vita di Voldemort. Nel 1981 l’Ordine chiude ufficialmente e a Dedalus non rimane che tornare a casa con una lista di nomi che non ripercorre mai e un orologio da taschino. 

Quando arriva nel Kent lo fa ingrandire e gli dà una voce: gli ricorda Dog che gli urla che è arrivato tardi all’allenamento di Quidditch. Poi si compra un cappello grosso e viola. E poi non sa più che fare per riempire una vita che non è più la sua – insomma, per riempire tutto quel silenzio che gli gira attorno. Non è abituato a perdersi da solo. 

La sera della morte di Voldemort, Remus torna nel Kent con lui. Ha la faccia di un fantasma e Dedalus sospetta di avere un aspetto simile. “Come va?” gli chiede, porgendogli una birra fresca. Remus tira fuori dalla tasca dei pantaloni un pacchetto di sigarette: nessuno dei due ha mai provato a fumare. Si appoggiano alla vecchia staccionata costruita dal padre di Dedalus e si incantano a vedere il cielo cambiare colore. Diventa nero, da blu che era. 

“Va come al solito, tu?” Non c’è niente da festeggiare. 

A Lux viene in mente una frase che deve aver detto Malocchio qualche anno fa, sul fatto che la vita sia senza fine. Sembra un ossimoro, circondati come sono stati dalla morte, eppure ora dà peso a quelle parole. Non finisce mai. “Non riesco a darmi pace.” Stringe gli occhi, mentre il vento della sera gli scalfisce il viso. “Se fossi andato con Dog, quella notte…”

“Sareste morti entrambi.” Insieme. Dedalus non è così convinto di quel finale: era bravo a proteggere Caradoc, gli guardava il lato destro cosicché lui attaccasse sul sinistro. Come a urlargli di stare attento al sole. Dog non ha deciso di bruciarsi però. 

Alza la bacchetta al cielo, lo riempie di una pioggia di stelle cadenti. “A Dog piacevano.” Si giustifica con Remus, ma Remus non lo ascolta: si è portato una sigaretta alla bocca. 

 

Tre mesi che è nel Kent e sente che qualcosa non va. Non gli basta ripetere dall’inizio gli incantesimi che ha imparato a scuola e non gli basta nemmeno andare a ritroso e cominciare con quelli del settimo anno. Non basta mai. La sensazione piacevole di vedere le stelle cadenti nel cielo è durata troppo poco: Caradoc si è disperso nell’universo in pochi secondi. Per l’ennesima volta non gli ha dato il tempo di piangerlo. Nessun corpo, nessun addio, nessun messaggio mascherato da Patronus. Niente. 

Non riesce a darsi pace. Continua a pensare che se fosse stato lì, Dog sarebbe ancora vivo. Il rimpianto è il suo minotauro personale e da quel labirinto di se e di ma non riesce ad uscire. Così lascia il Kent, un giorno, e va a Hogwarts a cercare il preside della scuola. “Silente, le devo chiedere un favore.” Si tortura le mani, dopo aver appoggiato lo strambo cappello viola sulla cattedra del Professore. Ha sentito dire da Remus che Silente sta cercando qualcuno che vegli sul ragazzo, adesso che se ne sta dai Babbani.

Lui sorride: ha questo modo di vivere la vita come se non fossero morte una ventina di persone nel giro di due anni. “Sì?” 

“Mi faccia lavorare al caso Potter.” Non è una domanda, lo chiede e basta. Sente che è l’unica cosa che può rischiarare il cielo: tiene viva la memoria di Caradoc così. 

“Il caso Potter?” Silente si liscia i baffi bianchi, tentenna. Forse pensa che non sia all’altezza, forse pensa che sia troppo giovane, forse pensa che ne ha viste abbastanza. Dedalus non lo sa che pensa, ma tutto quell’aspettare lo fa sentire inadatto. Gli manca l’aria. “Non lo so se…” 

Albus.” Lux si mette dritto, smette di torturarsi le mani e lo chiama per nome. Pretende attenzione ora, pretende che qualcuno lo ascolti. “Dammi il caso Potter.” È la prima volta che lo chiama per nome, ma nasconde l’imbarazzo con maestria. Si impone di non arrossire, non tremare e ripete nella testa il discorso che Dog faceva sempre alla squadra prima di entrare in campo. “Dammi il caso Potter, ti prego.” Ripete di nuovo, ma il tono si fa più dolce. 

 

“Non è adatto.” Minerva sembra essere irremovibile. Stringe le labbra e scuote il capo. “Ha combinato un disastro nel Kent.”

“Erano solo un paio di stelle cadenti.” Silente liscia la pergamena che sta leggendo, mentre sorride. “Concorderai che non sia semplice illuminare il cielo così: Dedalus Lux è un mago molto dotato.” 

“E molto sciocco e molto giovane e anche molto stravagante.” Così come lo erano James e Lily Potter, Caradoc Dearborn, Peter Minus, Alice e Frank Paciock… potrebbe andare avanti, ma non lo fa. 

Albus la guarda da sotto gli occhiali. “Mi ha chiamato per nome” le confessa e fa passare un lungo lasso di tempo prima di continuare a parlare. “Comunque gli ho dato il caso Potter.” Conclude, cambiando argomento e appoggiando la pergamena nella lista di quelle già lette. 

“Non è adatto.” 

È l’inizio del 1980 quando Silente decide di mandare Caradoc Dearborn in missione da solo. Pensa che sia pronto: Sirius, Remus e James se la sono cavata perfettamente. Caradoc accetta e poi il suo corpo non verrà mai trovato. Silente s’era dimenticato di lui fino a quando non ha visto il suo nome sul volto di Dedalus. “Ognuno ha un mostro da scontare, Minerva. Chi non ha il suo minotauro?” 

La professa McGranitt lo fissa con austerità. E poi abbassa gli occhi quando Albus tira su con il naso e si schiarisce la voce. “Gli dica almeno di togliersi quel ridicolo cappello viola, farà saltare tutta la copertura.” 

Silente ride. “Ha detto che quello se lo tiene, non ha nessuno a cui darlo in custodia.” 

 

“Oh, signor Potter, non so dirle quanto piacere mi fa conoscerla! Mi chiamo Lux, Dedalus Lux”

“Ma io la conosco!” disse Harry, mentre a Dedalus cadeva il cappello a cilindro per l’emozione. “Una volta mi ha fatto l’inchino in un negozio”.(3)


 


(1): Caradoc Dearborn – Caradoc, talvolta conosciuto come Caradog, era uno dei cavalieri della Tavola Rotonda nella leggenda arturiana. Era anche un antenato semi-leggendario dei re medievali del Regno gallese di Gwent. Caractacus è la forma latinizzata di Caradoc.
(2): Harry Potter e l'Ordine della Fenice, Alastor Moody.
(3): Harry Potter e la Pietra Filosofale


["Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2023 indetti sul forum Ferisce più la penna"]
Mi decido finalmente a pubblicare questa storia. Una pioggia di stelle cadenti nasce per la Secret Santa Challenge del Forum della Penna. Questa storia è per 
Liesel Storyteller, conosciuta qui su EFP come PrincipessaLes. Putroppo non sono brava a scrivere originali, ma ho cercato di scrivere una storia che potesse unire qualcosa che ti piace: ho preso due personaggi marginali dell'opera e li ho scleti con cura, in modo che Dedalus potesse essere un richiamo alla mitologia greca e Caradoc al ciclo arturiano. Spero con tutto il cuore che la storia ti possa piacere. 
Per aggiungere del timido contesto, Dedalus Lux fa parte dell'Ordine nella prima guerra mondiale e per cercare di far quadrare un po' i conti ho fatto in modo che fosse nato esattamente un anno dopo i Malandrini. Di Dedalus si sa relativamente poco, se non che è sia un mago molto portato per gli incantesimi (sopratutto sembra essere un fenomento nel Patronus) e che sia anche molto stravagante: porta un grosso cappello, ha un enorme orologio da taschino e la notte della morte di Voldemort ha causato una pioggia di stelle cadenti nel Kent. Fine. Ho provato a dargli un passato, mescolandolo a quello di un personaggio ancora più sconosciuto, Caradoc Dearnborn (di lui, aihmè, si sa solo che il corpo non è mai stato ritrovato). 
Finisco questa carrellata di spiegazioni e vi ringrazio per essere arrivati fino a qui. Vi mando un abbraccio e vi auguro delle felicissime feste, 
Sia 

 


 

   
 
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