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Autore: pampa98    24/12/2021    2 recensioni
[Questa storia partecipa al "Calendario dell'Avvento" indetto da Cora Line sul forum "Ferisce la penna"]
Breve scena di dialogo tra Sandor e Tormund prima della Lunga Notte. Accenni Sanmund.
«A te non frega niente di ciò che accadrà stanotte?» gli chiese infine.
«Certo che mi frega» sbottò. «Non mi va proprio di morire in questo buco di posto. Mio fratello mi aspetta nella capitale e non intendo lasciare questo mondo prima di quel bastardo.»
«Be’, lo immagino: sarebbe un bel rimpianto con cui andarsene.»
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Sandor Clegane, Tormund Giantsbane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Prompt 24: Rimpianto

Conversazioni notturne



 

Tormund non era solito avere rimpianti, anzi, viveva ogni giorno con la precisa intenzione di incontrare la morte senza averne. Il mondo oltre la Barriera era crudele e anche uomini come lui potevano soccombere a esso in qualsiasi momento: non accettava l’idea di andarsene lasciandosi dietro una scia di cose ancora da fare.
Mosso da quello spirito, raggiunse Sandor Clegane sulle mura del castello e si sedette accanto a lui. L’uomo lo ignorò, ma quando Tormund gli tese una borraccia di vino, la prese senza protestare.
«Ci attende una lunga notte, Clegane» disse Tormund, lo sguardo perso nell’oscurità davanti a sé.
Sandor grugnì, tracannando il vino con voracità. Si pulì in malo modo la bocca e restituì la borraccia al suo proprietario.
«Te la stai facendo sotto?»
«Mi offende che tu lo pensi, Clegane. Hai dimenticato che io non ho paura di nulla? Ho anche affrontato un gigante a mani nude e…»
«Se attacchi di nuovo con quella stronzata del gigante, ti lancio giù dalle mura.»
Tormund rise. Amava raccontare le sue avventure, soprattutto alle persone su cui voleva fare colpo, e Sandor Clegane era entrato subito a far parte di quella breve lista. Avrebbe voluto vantarsi anche davanti agli occhi di Brienne di Tarth, se non fossero stati troppo occupati a fissare quelli del biondino arrivato quella mattina.
Tuttavia, sebbene non “se la stesse facendo sotto”, come aveva insinuato il suo amico, l’idea di affrontare il Re della Notte con il misero esercito che avevano a disposizione non era tra le sue maggiori aspirazioni.
«Non ho paura» decise di confidare a Sandor, «ma non riesco a essere del tutto ottimista sul risultato finale. Inoltre, ho molti amici qui e mi addolorerebbe perderli.»
Sandor annuì distrattamente. Non gli sputò contro nessuna offesa e Tormund non capì se fosse un bene o un male.
«A te non frega niente di ciò che accadrà stanotte?» gli chiese infine.
«Certo che mi frega» sbottò. «Non mi va proprio di morire in questo buco di posto. Mio fratello mi aspetta nella capitale e non intendo lasciare questo mondo prima di quel bastardo.»
«Be’, lo immagino: sarebbe un bel rimpianto con cui andarsene.»
«Sarebbe anche una bella presa per il culo» aggiunse Sandor. Gli tolse di nuovo dalle mani la borraccia e ne bevve un lungo sorso. Tormund osservò il suo pomo d’adamo alzarsi e abbassarsi a ritmo con la deglutizione, mentre un singolo rivolo di vino sfuggiva alle sue labbra e scendeva lungo la barba scura.
La donna grossa sarebbe stata un rimpianto, ma non c’era più niente che Tormund potesse tentare con lei; con Sandor, al contrario, una speranza la aveva – folle volerla testare, ma non era abituato ad affrontare i sentimenti con cautela.
Si sporse verso di lui e sollevò un braccio per portarlo intorno alle sue spalle, ma la voce di Sandor lo fermò.
«Almeno avere un obiettivo mi impedisce di morire.»
Tormund ritrasse il braccio.
«Non ti preoccupa lasciare questo mondo senza averlo portato a termine?»
«Certo ed è esattamente per questo che sopravvivrò. A stanotte e qualunque altra si frapporrà tra me e la mia vendetta.»
Tormund annuì e tornò ad appoggiarsi al muro alle sue spalle, lo sguardo di nuovo perso davanti a sé. Aveva sempre guardato la situazione da un’unica prospettiva, ma le parole di Sandor lo fecero riflettere. Morire con il cuore pieno di rimpianti sarebbe stato terribile; ma, d’altro canto, essere in pace con quella vita avrebbe portato più facilmente ad abbassare la guardia nei momenti di pericolo.
Si voltò verso di lui e gli mise un braccio intorno alle spalle, ridendo di gusto.
«Che cazzo fai?» esclamò Sandor.
«Tu sei un genio, amico mio. Credo che d’ora in poi adotterò il tuo stile di vita, mi tornerà utile.»
Sandor grugnì e si liberò dalla sua presa.
«Fa’ un po’ quel che ti pare, ma vedi di non toccarmi.»
Tormund sorrise.
«Va bene, Clegane. Per ora non lo farò.» Gli fece l’occhiolino, facendolo sbuffare: una promessa per il futuro, che però non era certo Sandor avesse colto appieno. «
Per ora.» 

   
 
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