Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Red Saintia    25/12/2021    7 recensioni
A volte crediamo che sia meglio lasciare andare qualcosa o qualcuno per evitare s soffrire, di dover affrontare situazioni e conseguenze che ci mettono alle strette. Si scappa troppo spesso da ciò che ci spaventa.
Perché crediamo che sia più facile, che sia la scelta migliore, quella più coraggiosa. Senza renderci conto che il vero coraggio non è lasciare andare, ma affrontare le situazioni scegliendo di lottare e alla fine... restare.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il bicchiere di whisky mezzo vuoto oscillava pericolosamente nella sua mano destra, mentre il suo sguardo sembrava ipnotizzato dal lento movimento di quel liquido ambrato.

Il suo corpo non riusciva a trovare pace su quella poltrona che avrebbe dovuto placargli i nervi e accompagnare il suo riposo.

Detestava quel particolare periodo dell'anno, in cui l'aria che si respirava, mettendo il naso fuori di casa, era troppo stucchevole e frenetica per i suoi gusti. L'unica nota positiva era che le festività evitavano accuratamente il via vai di persone che si sarebbero potute presentare a casa sua per fargli gli auguri. Il fatto che il suo compleanno capitasse il giorno di Natale l'aveva sempre considerata una coincidenza al quanto fastidiosa e seccante.

Nei giorni precedenti era uscito il meno possibile, sbrigando le ultime incombenze lavorative in modo da potersi rintanare in casa e chiudere fuori il resto del mondo. Non era mai stata una persona propensa ai festeggiamenti e quell'anno in particolare il suo umore era più nero del solito. Avrebbe trascorso quel 25 dicembre stordendosi con del whisky, che però tardava nel produrre i suoi effetti. Non gli spaventava di certo la solitudine, con la quale aveva imparato a convivere da tempo. Considerava il silenzio un bene talmente prezioso da ritenere le parole un mezzo superfluo d'espressione. Adesso però quel silenzio era diventato come una cappa opprimente sui suoi pensieri. Gli sembrava come se producesse l'eco di una voce lontana che avrebbe voluto cancellare, dimenticare. Quella voce che accompagnava l'immagine di due occhi profondi e malinconici, di labbra carnose che si incurvavano in un tenue sorriso. Un volto ormai marchiato a fuoco nella sua mente e sotto la pelle che avrebbe voluto annegare nel sapore dell'alcool.

Bevve l'ultimo sorso lanciando nel camino il restante ghiaccio che ancora non si era sciolto. Lasciò cadere il bicchiere ormai vuoto sul parquet coprendosi gli occhi con entrambe le mani.

"È giusto così, è la decisione migliore per tutti. Adesso devi solo non pensarci e cercare di andare aventi." si ripeteva quelle parole da giorni, come monito per autoconvincersi di aver fatto la scelta giusta. Ma ogni giorno era sempre più difficile dover accettare di non vederla più, di averla volontariamente allontanata chiudendola fuori dalla sua vita.

Si arrese all'idea che il sonno non sarebbe arrivato facilmente, così prese la bottiglia dal tavolo del soggiorno bevendo avidamente e lasciando che i suoi polmoni si incendiassero così come i suoi pensieri. Per strada c'era ancora un discreto numero di persone che passeggiavano godendosi la piacevole atmosfera e il leggero manto di neve che stava cominciando ad inbiancare case e strade.

Avrebbe dovuto farsi una doccia e provare a dormire almeno qualche ora, ma non ne aveva nessuna voglia. Il whisky stava cominciando a far effetto dandogli la certezza che non sarebbe arrivato in piedi alla porta del bagno. Sentiva la testa pesante e annebbiata, e un calore bruciargli nel petto. Si tolse il maglione gettandolo in un angolo e decise di andarsene a letto. Prima che potesse stendersi tra le lenzuola fresche di bucato però un suono ovattato gli risuonò nella testa. Non vi prestò troppa attenzione pensando che provenisse dalla strada. Poi però capì che quel suono era prodotto da qualcuno che bussava insistentemente alla sua porta.

"Ma chi cazzo può essere a quest'ora..." quel rumore fastidioso cessò all'improvviso sostituto dal suono ancora più seccante del campanello. "Giuro che se sono dei ragazzini in vena di scherzi li prendo a calci nel culo fino a capodanno."

Si trascinò fino all'ingresso armato delle più ostili intenzioni. Spalancò la porta quasi a volerla scardinare pronto a tirare fuori il suo vasto repertorio di imprecazioni, ma bastò un attimo per mandare all'aria tutti i suoi propositi. 
Trascorsero diversi secondi prima che lui riuscisse ad elaborare qualche parola. Il tremore della giovane donna che aveva di fronte però sembrò finalmente destarlo dal suo stato catatonico.

"Cosa diavolo ci fai qui a quest'ora?" fu l'unico pensiero coerente che riuscì a formulare.

"Tu cosa credi? Mi sembra evidente che ti stessi cercando." rispose sfregandosi le mani lungo le braccia per darsi calore.

"Mi sembrava di essere stato abbastanza chiaro ma come al solito tu fai sempre come cavolo ti pare." era furioso, e lo stato di stordimento dovuto all'alcol non era certo d'aiuto.

"In effetti è così, tendo sempre ad agire di testa mia quando ritengo che una persona stia commettendo una stupidaggine. Quindi adesso cosa intendi fare?" si impose, come spesso accadeva nelle loro discussioni. Stavolta non gli avrebbe dato modo di troncare il discorso e chiuderla lì. Era coperta di neve sulle spalle e sui capelli, si sarebbe presa un malanno e di certo non era quello che lui voleva. Lo stomaco gli si stava contorcendo minacciando di rigettare fuori tutto l'alcol ingerito. Vederla faceva male, e pur sapendo quale fosse la decisione giusta lui scelse deliberatamente quella sbagliata.

"Avanti entra... devi asciugarti e riprendere un po' di calore."

Mikasa tirò un sospiro di sollievo notando subito il piacevole tepore che si avvertiva all'interno dell'appartamento. Levi scomparve per qualche minuto, e lei si soffermò a guardarlo di spalle. Vederlo così svestito risvegliò il desiderio di stringerlo tra le braccia per azzerare quella distanza che lui aveva messo tra loro. Levi posizionò il bollitore dell'acqua sul fuoco, tornando dopo qualche minuto coperto da una leggera t-shirt e con degli asciugamano puliti.

"Avvicinati al camino e togliti quel cappotto bagnato. Tieni prendi questi." La ragazza fece come le era stato detto aspettando paziente accanto al fuoco.

Levi attese che l'acqua fosse abbastanza calda da immergervi l'infuso di te. Cercò di respirare a fondo sperando di ritrovare un briciolo di lucidità all'interno di quel caos che era la sua mente in quel momento. Quando raggiunse il soggiorno con un vassoio in bilico tra le mani la trovò vicina al camino che si sfregava le mani. I lunghi capelli leggermente arruffati dall'asciugamano e le fiamme di quel fuoco che saettavano nei suoi occhi come tizzoni ardenti.

"Prendi... ti scalderà."

Mikasa si voltò prendendo una delle tazze, mentre lui si siedeva sulla poltrona massaggiandosi la testa. Il bicchiere, finito sotto il tavolino del soggiorno, non sfuggì allo sguardo della ragazza che lo raccolse poggiandolo sul vassoio.

"Vedo che a modo tuo hai festeggiato?"

Levi sollevò lo sguardo mostrando tutta la sua disapprovazione per quella ingerenza non gradita. 
"Sono in casa mia e credo di essere libero di fare quello che mi pare." distolse gli occhi subito dopo, non riuscendo a sostenere il suo sguardo carico di domande e interrogativi. Mikasa attese, sperando che lui rompesse quel silenzio snervante. Quando si rese conto che non aveva nessuna intenzione di parlarle, la frustrazione prese il sopravvento.

"Sei davvero incredibile Levi... sono giorni che provo a contattarti. Ti ho mandato messaggi che non hai visualizzato, chiamate alle quali non hai risposto. Ti ho cercato al lavoro e ti sei fatto negare. Alla fine hai persino spento il cellulare pur di evitarmi. Non credo di meritarmi un comportamento simile da parte tua. Mi devi delle spiegazioni almeno!" la sua voce era rabbiosa e disperata. Si era tenuta dentro tutto per giorni, e non voleva davvero dare in escandescenza in quel modo come una ragazzina infantile. Ma il dolore che provava dentro doveva essere esternato in qualche modo. Lei doveva capire se era stato tutto un gioco, un'illusione creata dalle sue aspettative.

"Mi sembrava di essere stato piuttosto chiaro quando ti ho detto che tra noi era finita. Pensavo fossi abbastanza perspicace da capire che non avresti avuto altre spiegazioni. È così e basta." strinse la tazza di tè tra le mani. Se ne avesse bevuto anche solo un sorso avrebbe sputato anche l'anima insieme al veleno di quelle parole.

"È così e basta? Ma che stronzate vai dicendo? Dopo quello che c'è stato, quello che abbiamo vissuto nell'ultimo anno, le parole che tu mi hai detto, mi butti fuori dalla tua vita così? Senza una spiegazione? E ti aspetti che io accetti tutto questo standomene zitta?" Strinse i pugni e con essi soffocò la rabbia che sentiva nel petto. La risolutezza della sua voce si era inclinata rendendo le parole rotte da un pianto trattenuto a stento. Mai come in quel momento si sentiva trattata come una ragazzina che era stata un mero trastullo tra le mani di un uomo incredibilmente scaltro e affabulatore.

"Mi aspetto solo che tu rispetti la mia decisione, che mi lasci in pace e che te ne faccia una ragione. Tutto quello che c'è stato tra noi è finito, perché così doveva essere, perché non sarebbe mai dovuto cominciare. Io... non l'avrei dovuto permettere, ho sbagliato. Mi dispiace." bevve un sorso tutto d'un fiato, aveva bisogno della lucidità necessaria per poter mentire fino alla fine.

Potevano le parole spezzare un cuore? Mikasa credette che il suo avesse ceduto in quel preciso istante.

"No... questo non è abbastanza, queste non sono giustificazioni, e soprattutto questo non sei tu."

Cosa avrebbe dovuto fare di fronte ad una tale risolutezza? Guardarla negli occhi e dirle che invece era esattamente ciò che pensava, ciò per cui si era auto convinto in tutti quei giorni. E ci aveva creduto, con tutto se stesso, di esserci riuscito. Ma non avrebbe dovuto più incrociare i suoi occhi, lei non sarebbe dovuta venire a cercarlo. Non avrebbe dovuto più ascoltare il suono della sua voce. Solo così quel castello di menzogne sarebbe potuto rimanere ancora in piedi. Si alzò con uno sforzo immane, trattenne il fiato mentre la guardava dritto negli occhi, tremava in modo impercettibile, era come se qualcuno lo stesse privando dell'aria poco per volta.

"Non può esserci futuro tra noi, tu sei una studentessa che si sta affacciando adesso alla vita. Hai sogni e obbiettivi da raggiungere. Non posso stare al passo con te, la differenza d'età che c'è tra noi prima o poi creerà un divario incolmabile e io mi sentirei come qualcuno che ti sta privando della tua giovinezza. No... non è questo che voglio, e avrei dovuto pensarci molto tempo fa."

Il suo sguardo non lasciò trapelare nessuna emozione, ero vuoto, spento, Mikasa si sentì sprofondare senza possibilità di trovare un appiglio. Le voltò le spalle non potendo continuare oltre.

"Chi ti ha convinto di queste cose?" la sua voce era un sibilo appena udibile.

"Nessuno, è ciò che penso." sputò fuori, sentendo in bocca un sapore amaro.

"Stai mentendo..."

"Smettila ti prego, non renderti ridicola." doveva essere più convincente, più crudele.

"Queste sono parole che direbbe mio padre... è lui che ti ha messo in testa queste idee? Che ti ha detto che la nostra storia non avrebbe futuro? È per questo che mi hai tagliata fuori dalla tua vita da un giorno all'altro?" Stava urlando adesso, ma non si sarebbe calmata.

"Sono stanco Mikasa, va a casa... passa il Natale con la tua famiglia con i tuoi amici, dimentica tutto questo. Non è qui che dovresti essere stasera."

"Non dirmi quello che devo fare, non trattarmi come una ragazzina capricciosa. Dimmi la verità, se vuoi chiudere con me abbi almeno il coraggio di parlarmi chiaro!"

Levi si voltò e ciò che vide Mikasa nel suo sguardo distrusse le speranze residue che ancora le restavano.

"Vuoi la verità? Sei disposta ad accettarla? E allora ascoltala la verità. Sì, è stato tuo padre che mi ha aperto gli occhi, che mi ha fatto riflettere su come ti stessi rovinando la vita. Andiamo... un uomo di quindici anni più vecchio di te, cosa avrei da offrirti tra qualche anno? Lui mi ha fatto vedere una verità che avevo preferito ignorare perché mi ero fatto trasportare dalle tue fantasticherie... " riprese fiato, mettendo a fuoco solo in quel momento tutto ciò che aveva detto.

"Stai insinuando di avermi assecondata... come una povera sciocca?" Si sentiva affranta e sconfitta, privata dei sogni e di quell'amore nel quale aveva creduto senza mai dubitare.

"In quei momenti ho solo pensato che fosse la cosa giusta da dire. Non ci ho mai creduto davvero. Tuo padre mi ha solo dato la conferma che i miei dubbi erano fondati. Non può esserci futuro per noi Mikasa. Hai sbagliato a venire qui stasera, ti sei solo fatta del male. Avresti dovuto farti bastare ciò che sapevi. Ti sei mostrata per la sciocca ragazzina sognatrice quale sei." c'era una punta di cattiveria nella sua voce, lei la percepì, e quella fu la goccia che fece mutare nuovamente il suo comportamento.

La sua postura divenne rigida e spostò i capelli dietro l'orecchio com'era sua abitudine. Fissò i suoi occhi in quelli di Levi e per la prima volta fu lui ad essere intimorito dalla persona che aveva di fronte.

"Tu pensi che io sia una sciocca Levi? Pensi che non abbia mai riflettuto sulle difficoltà che avrebbe potuto incontrare il nostro rapporto? E pensi che me ne sia mai importato? Sai perché Levi... perché per me contavamo solo noi, solo il mio amore per te. Tutto il resto, tutte le altre persone, compresa la mia famiglia, non avevano importanza. Ho sempre messo noi al primo posto e sarei stata disposta a lottare contro ogni cosa pur di stare con te. Ma evidentemente tu non eri disposto a fare altrettanto. E sai perché?" Sapeva ciò che stava per dire e sapeva che non gli sarebbe piaciuto. 
"Perché tu non mi hai mai amata, non ci hai mai messo il cuore. Io sarò anche una ragazzina sognatrice, ma almeno sono sincera e vado dritta per la mia strada senza farmi condizionare da nessuno. Hai giocato con i miei sentimenti e mi hai mostrato il tipo di uomo che non vorrò mai al mio fianco, un codardo che non ha il coraggio di lottare per la persona a cui tiene. Perdonami per il tempo che ti ho sottratto, non ti disturberò più. Ti auguro buon Natale..."

I suoi occhi erano incredibilmente scuri in quel momento, due pozze nere e insondabili prive di qualsiasi emozione. Riprese il cappotto lasciato sul divano infilandolo in tutta fretta. Mosse veloci falcate in direzione della porta. Levi guardò fuori dalla finestra, la neve si era intensificata rendendo scarsa la visibilità e sicuramente impraticabili le strade. Sarebbe andata via, fuori da quella porta, dalla sua casa e dalla sua vita. Era quello che voleva, quello su cui aveva lavorato in tutti quei giorni, un lento ed inesorabile allontanamento che aveva il preciso intento di farsi odiare, dimenticare per sempre.

Perché ciò che si desidera così ardentemente il più delle volte è sbagliato. E bruciarsi in esso, per quanto possa essere inebriante e soddisfacente, porta a delle conseguenze che non possono essere ignorate. Lui era stato tante cose, un vigliacco, un codardo, un vile che si nascondeva dietro parole taglienti e crudeli per mascherare i suoi veri sentimenti. Ma su una cosa non aveva mai mentito, sul suo amore per lei. Avrebbe accettato tutto, persino il suo odio, il suo disprezzo, ma non che credesse che lui non l'avesse mai amata. Lasciarla andare con quella convinzione gli avrebbe distrutto l'anima.

La porta si aprì e un vento gelido si scontrò con il calore all'interno dell'abitazione. Mikasa indietreggiò di qualche passo prima di stringersi le braccia intorno al corpo e uscire in strada. Alzò lo sguardo e si rese conto che avrebbe avuto non poche difficoltà nel tornare a casa. Fece un lungo respiro prima di incamminarsi accorgendosi però di non riuscire a muovere neanche un passo perché trattenuta da un braccio che rapidamente la condusse di nuovo all'interno di quella casa sbattendo con forza la porta alle sue spalle.

Si ritrovò inchiodata alla parete, bloccata dalle braccia di Levi e dal blu dei suoi occhi tornati più vigili che mai.

"Sei una mocciosa irritante. Sei presuntuosa, non ascolti una sola parola quando ti viene detta, né un consiglio quando ti viene dato. Sei testarda, caparbia, avventata e..." fece un lungo respiro osservando i suoi occhi che tremavano come il resto del corpo "... e sei la donna più coraggiosa, passionale e bella che io abbia mai conosciuto. Odiami se vuoi, ma non pensare mai che io non ti abbia amato. No... non posso lasciarti credere questo. Perché io ti ho amato, e ti amo. Io... ti amo." lo disse con un sospiro perché negarlo faceva troppo male e se anche lo avesse fatto con le parole i suoi occhi lo avrebbero di certo smentito.

Mikasa gli accarezzò il viso e lui chiuse gli occhi lasciandosi cullare dal profumo della sua pelle.

"Mi hai fatto del male con le tue parole..."

"Lo so." non aveva giustificazioni, era stato meschino e codardo.

"Perché mi hai fermata, cosa vuoi adesso da me?" non avrebbe accettato più mezze verità o incertezze, e Levi si rese improvvisamente conto che tra i due quello immaturo era sempre stato lui. Mikasa non aveva mai mostrato dubbi o esitazioni. Sapeva quello che voleva, ed era disposta a lottare per l'uomo che amava.

"Voglio che tu resti qui con me." le rispose, riducendo ulteriormente la distanza da lei e avvertendo l'esitazione del suo corpo.

"Qualche minuto fa non la pensavi così? Mi hai detto di andare via di uscire dalla tua vita?"

"E adesso ti chiedo di restare. Ti chiedo di credermi e di perdonarmi." sentiva il suo respiro caldo solleticarle il collo e voltò istintivamente il viso.

"Non mi bastano più le tue parole Levi. Sei bravo ad usarle e a fare del male, stasera ne ho avuto la prova." c'era delusione nella sua voce e lui se ne rammaricò.

"Ho provato a starti lontano, ho provato a fare quello che gli altri mi avevano detto, credendo fosse la cosa giusta. Ma non può essere una cosa giusta se entrambi soffriamo. Resta con me... non solo stanotte, ma tutte le altre notti della tua vita. Lotterò per noi stavolta, e finché tu mi vorrai io resterò al tuo fianco." Mikasa sorrise con amarezza ricordando il gelo che lui le aveva riversato addosso al suo arrivo.

"Resterai... fino a quando qualcun altro non ti convincerà che stai commettendo un errore, ed insinuerà nuovi dubbi allontanandoti da me. Allora io sarò costretta di nuovo ad inseguirti elemosinando il tuo amore."

Levi trattenne il fiato mentre lei parlava, guardava i suoi occhi e vi lesse all'interno il dubbio e l'incertezza che lui aveva insinuato nel suo animo e che prima non aveva. Era stato bravo, talmente bravo da creare un solco nel suo cuore difficile da colmare. Mikasa non si mosse, lasciò che le braccia le scivolassero lungo i fianchi, disillusa e spaventata, aveva esaurito tutta la rabbia che fino a quel momento l'aveva animata. Levi le prese la mano intrecciando le sue dita a quelle di lei, la portò al petto vicino al suo cuore lasciando che percepisse il tumulto che lo animava dall'interno.

"Tu non potrai mai elemosinare qualcosa che già ti appartiene. E giuro che preferirei morire piuttosto che ferirti di nuovo come ho fatto stasera. Ti prego... resta, dimentica tutte le stronzate che ho detto e lasciati amare."

Neanche in quel momento lei si mosse. Lasciò che fosse lui ad avvicinarsi, a sfiorarle le labbra con esitazione aspettando una sua reazione. Dovette insistere affinché lei ricambiasse quel bacio facendosi strada con forza e desiderio attraverso la sua bocca. Fino a quando le loro labbra non cominciarono a cercarsi con disperata passione.

Levi la strinse a sé, sentendo il suo corpo assecondare ogni suo gesto quasi per inerzia. Lasciò le sue labbra per dedicarsi al resto del viso, baciando ogni singolo lembo di pelle scoperta, perdendosi nell'oscurità di quegli occhi e affondando le mani tra i suoi capelli.

"Perdonami..." le sussurrò all'orecchio, ancora una volta, nascondendo il volto tra le pieghe del suo collo. La sentì sussultare e quando tornò a guardarla il suo viso era rigato da silenziose lacrime.

"Non voglio più ascoltare niente. Credo che tu abbia già detto troppo e in tutta onestà arrivati a questo punto non so più neanche se crederti. Ma se vuoi davvero che resti dovrai darmi una buona ragione per farlo. Dammi un motivo per non aprire di nuovo quella porta e mandare tutto al diavolo." era una richiesta, una sfida, una provocazione che lui lesse nel suo sguardo così tagliente e ferino da indurlo a stringerla con ancora più veemenza trascinandola con sé. Non le diede il tempo di capire le sue intenzioni né di divincolarsi. La spinse sul divano circondandola con il suo corpo.

"Tu resterai, non andrai via." sospirò quella certezza sul suo viso, assaporandola ancora, lasciando che fossero gli occhi a parlare per lui esternando quanto la desiderasse e quanto disperatamente le fosse mancata.

"Chi ti dà questa certezza?" gli rispose, nel vano tentativo di non lasciar trasparire il suo trasporto.

Levi si fermò riprendendo per un attimo il controllo. Lasciò che la sua mano scivolasse sul suo ventre risalendo lentamente sul suo seno. Mikasa rabbrividì e i suoi occhi non poterono più mentire ne mascherare oltre ciò che provava.

"Il tuo cuore me ne dà la certezza, il calore del tuo corpo, e il desiderio che c'è nei tuoi occhi."

Ed era vero, perché per quanto volesse mostrarsi distaccata e offesa lei lo amava. Dal primo giorno in cui i loro occhi si erano fusi insieme avvertendo quell'alchimia, quel modo unico di capirsi che non necessitava fiumi di parole, che si nutriva solo della reciproca presenza.

Levi la conosceva bene, aveva imparato a capire i suoi silenzi, gli sbalzi d'umore e le insicurezze che la rendevano unica e indomabile. Conosceva ogni parte del suo corpo, e sapeva come darle piacere. Come insinuarsi in lei facendo breccia in quella corazza che Mikasa ergeva per proteggersi. Aveva rischiato troppo, non voleva stare più così male ne far soffrire lei per i suoi dubbi. Non avrebbe permesso più a nessuno di insinuarsi nel loro rapporto, quella era ormai diventata un'inconfutabile certezza.

Mikasa afferrò il suo volto tra le mani per guardarlo dritto negli occhi. "Mi sei mancato, non sai quanto..." avrebbe voluto dire molto altro ma la sua bocca non riuscì più ad emettere un suono. Sopraffatta dalle emozioni che le dava il corpo di lui premuto contro il suo, i suoi occhi così affranti e disperati, l'esigenza impellente che sentiva nel perdersi nella sua bocca che si avventò di nuovo su di lei. Levi non aggiunse altro, si limitò ad accarezzarla con deliberata lentezza come a voler sanare ogni frattura del suo cuore. Il suo corpo era caldo e armonioso, così in sintonia con quello di lui da fermare quel tremore che sembrava non volesse abbandonarla.
La sua pelle bianca e candida, come quella neve che imperversava all'esterno. Fremeva ad ogni suo tocco, così esposta al suo desiderio. Lo strinse anche lei liberandolo dei pochi indumenti che lo coprivano in modo da poter ricambiare ogni carezza, ogni bacio ricevuto lasciando segni indelebili del suo passaggio.

Niente di ciò che si erano urlati contro aveva più importanza. Tutto si perdeva sopraffatto da quel sentimento che non potevano soffocare, perché bruciava talmente vivo e ardente in loro da essere inestinguibile. Accanto al fuoco di quel camino che rifletteva le loro ombre fuse insieme in un unico corpo si persero l'uno nell'altra, tra gemiti e sospiri. Le mani di Mikasa ancorate alla sua schiena imploravano di non interrompere quel contatto tra i loro corpi e lui assecondò quella richiesta spingendosi in lei con più vigore sentendo il piacere che si espandeva in ogni parte del suo corpo.

Era stato sottratto loro del tempo prezioso, per questo cercarono di far durare quel momento il più a lungo possibile. Fino a quando i loro corpi non ne avrebbero avuto abbastanza, fino a che il piacere non potendo più essere trattenuto fu esternato da entrambi confondendo voci e respiri, sudore e lacrime. Il silenzio avvolse entrambi come a volerli isolare dal mondo esterno per proteggerli. Levi chiuse gli occhi rilassandosi sotto il tocco delle mani di Mikasa che le accarezzava la schiena.

"Continua ti prego non fermarti." lei sorrise, adorava la sua voce dopo aver fatto l'amore, era come se acquistasse un'intonazione più dolce, quasi fanciullesca.

"Levi..." lo chiamò cercando di destarlo dal suo stato di torpore.

"Mhm..." mugugnò poco convinto, troppo rilassato per dire altro.

"Sono ancora in tempo per farti gli auguri di compleanno?"

"Dipende da che ora è. Ma sinceramente ho avuto altro a cui pensare nelle ultime ore."

Mikasa sollevò lo sguardo sull'orologio che svettava sulla parete opposta. Erano le 23:55. "Spero almeno di essere stata una piacevole distrazione. E comunque... sono ancora in tempo."

Levi si sollevò guardando l'ora e voltandosi subito dopo verso Mikasa. "Sei la distrazione con la quale voglio svegliarmi domattina, e il giorno dopo ancora e tutti gli altri che verranno..." si avvicinò lentamente al suo viso catturando le sue labbra ancora calde e gonfie di baci.

"Auguri di buon compleanno Levi."

"Grazie." sussurrò, solleticandole il collo e facendola rabbrividire.

"Non ti ho fatto nemmeno un regalo mi spiace. Diciamo... che le mie priorità erano altre."

Levi le accarezzò i capelli spostandoli dal suo viso. "Lo hai fatto invece. Sei qui con me adesso, tra le mie braccia. Non avresti potuto farmi regalo più bello."

Mikasa sorrise gettandogli le braccia al collo e ribaltando la loro posizione sul divano. In tutta risposta Levi le strinse i fianchi facendola aderire saldamente al suo corpo.

"Quali sono i tuoi progetti per questa notte? Pensi di riuscire a tenermi testa o sei troppo anziano per farlo?" sorrise ammiccante e provocatoria accendendo in Levi quello sguardo di sfida che lei adorava.

"Sei troppo sfacciata... mocciosa. Così mi costringi a trovare un modo per zittire quella tua linguaccia." e prima che potesse finire di parlare si sentì presa in braccio e trasportata di peso verso la camera da letto.

"Ohi... che pensi di fare adesso?"

Levi si fermò un istante per guardarla dritto negli occhi.

"Farò esattamente quello che tu hai fatto a me, sconvolgerti la vita." le rispose, chiudendo la porta alle loro spalle.


In effetti a volte serve davvero poco per sconvolgere la vita di una persona. Basta uno sguardo, una parola, un sorriso appena accennato per farti capire che quella è la tua persona. Quella che hai inseguito e cercato credendo che non sarebbe mai arrivata. Poi d'improvviso lei irrompe nella tua vita, il gelo si scioglie... e basta semplicemente lasciare aperto un piccolo spiraglio per far in modo che quella scintilla divampi fino a diventare inestinguibile.



Pubblicazione natalizia... dedicata ovviamente al compleanno del nostro amatissimo Capitano Levi. Che in questo caso però sveste i suoi consueti panni per ritrovarsi in una situazione nella quale molte coppie spesso si trovano. Volevo in qualche modo distaccarmi dal canon della storia originale in modo da poter avere maggiore autonomia nello scrivere. I personaggi potrebbero non essere perfettamente in linea con gli originali, ma spero mi concediate questa piccola libertà che mi sono presa. In ogni caso io vi ringrazio sempre in anticipo qual'ora avrete piacere nel leggere la mia storia e vi rinnovo i miei più affettuosi auguri di Buon Natale. A presto

   
 
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