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Autore: LordLunaPuff    25/12/2021    2 recensioni
Martino e Niccolò devono festeggiare il Natale con il padre di Martino.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Martino Rametta, Niccolò Fares
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo piccolo lavoro è un regalo di Natale per Asmodeus del forum Ferisce più la penna.
Non è molto ma spero che ti piaccia! Buona Natale da me e dai Martinicco.

 

Martino non aveva i guanti e faceva freddo. Il cielo era di un compatto color ghiaccio sopra di lui, l'intonaco dei palazzi intorno, le facce e i vestiti della gente, le automobili... tutto brillava di una luce intensa ma di un bianco gelido, quasi accecante. L'aria si incuneva tra i palazzi con delle folate improvvise e taglienti. Strinse le mani in tasca, la busta con i pacchetti appesa al gomito.
Non era il massimo come atmosfera natalizia, pensò. Il meteo prometteva pioggia non neve.
Una volta quando era ragazzino aveva visto la neve a Roma. Era durata solo mezza giornata però e quello che gli era rimasto più impresso era il pugno di gelosia per le foto romantiche nella città bianca che Giovanni ed Eva avevano postato. All'epoca infatti credeva di essere innamorato del suo migliore amico etero, grande classico di deficienza adolescenziale. Qualche mese dopo aveva invece incontrato Niccolò. Ormai stavano insieme da alcuni anni e tra alti e bassi tutto sembrava procedere bene. Avevano anche avuto le loro foto da coppietta sulla neve, non sotto casa però, in vacanza.
-Tutto a posto?-
Il volto di Niccolò era coperto dalla mascherina ma il suo sorriso si leggeva comunque nei suoi occhi espressivi. Martino cercò di ricambiare.
-Sì, sì...
-Ti vedo strano.
-C'ho solo un po' d'ansia.
-Per il pranzo da tu' padre?
Martino scosse le spalle in risposta.
-Ma le cose stanno andando bene, dai!
Niccolò sembrava ottimista. Trovava simpatico il padre di Martino, per qualche strano motivo, e considerava una vittoria che fosse stato invitato al pranzo di Natale con tutta la famiglia estesa. Il suo ragazzo invece non riusciva a smettere di pensare che aver dovuto aspettare tre anni per quello fosse un'ingiustizia bella e buona e un'umiliazione, e che comunque se non fosse andata bene in qualche modo tutti avrebbero avuto qualcosa da ridire. Davvero, dell'opinione di lontani zii e cugini che non vedeva mai non gli importava, eppure era come se il Natale fosse pensato apposta per farti sentire sotto pressione per questo genere di cose.

Dopo che un suo zio ubriaco aveva passato mezz'ora a cercare di coinvolgerli in un concerto di bicchieri suonati con le dita lungo il bordo, sua nonna gli aveva chiesto almeno dieci volte come andasse l'università, e per fortuna che la risposta era bene, e due cugine avevano reso evidente che la loro idea di regalo di Natale perfetto sarebbe stata sapere dettagli imbarazzanti riguardo la sua vita insieme a Nicco, l'umore di Martino non è che fosse migliorato molto. Neanche la prospettiva di una lunga partita a tombola aiutava gran che.
Niccolò si era sporto verso di lui, sussurrandogli nell'orecchio:
-Ehi senti me so scordato una cosa in macchina.
-Cosa?
-Scusami, torno subito.
Con quelle parole il moro si era defilato, senza davvero rispondere.
-Non gli piace la tombola?- Aveva chiesto sua zia.
-Ma no, tranquilla, torna subito.
-Ma dobbiamo distribuire le cartelle!
-E... la prendo io per lui.
-Quante ne vuole?
-Una zia, una.
Le cartelle furono distribuite ma Niccolò non tornava.
Martino si offrì di controllare anche la sua cartella, così iniziarono. Dopo il primo ambo, vinto da un suo cugino, Martino iniziò a preoccuparsi.
"Dlindlon!"
-Ah, eccolo che ritorna- aveva detto qualcuno e subito il nostro si era alzato, fiondandosi verso la porta.
Niccolò era lì, nel giardino della piccola villetta. Aveva attaccato il cellulare a delle casse. E aveva con sé dei cartelli.
-Cosa stai facendo?
Lo stereo iniziò a suonare una canzone natalizia.
-Niccolò...
"Dì ai tuoi parenti che sono gli zampognari"
Martino era rimasto immobile. Mentre flash di quella notte di anni prima a Milano gli ritornarono in mente.
Il suo ragazzo sfilò il primo cartello e sul secondo era scritto:
"Sono uno che mantiene le promesse come vedi"
E poi un altro:
"E c'è una promessa che vorrei farti".
E ancora:
"Vorrei essere al tuo fianco e sostenerti sempre"
Poi:
"Voglio farti sorridere anche se l'atmosfera non è perfetta"
"E farlo sempre meglio, anche se temo non sarà mai abbastanza"
"Rispetto a quanto tu hai fatto per me, a come sei sempre fantastico"
"Ma ti giuro che se accetti di sposarmi, passerò tutta la vita"
"A cercare di batterti nell'essere il marito perfetto"
"Accetti la sfida?"

-Ma che stai a di?- La voce di Giò dall'altro capo del telefono era squillante. Martino invece cercò di tenere il volume basso.
-Ti dico di sì, era lì tra le lucine del giardino con quei cartelli e c'era proprio scritto "se mi sposerai" e tutto il resto.
-Ma ne avevate mai parlato?
-Ma guarda, in effetti è dal matrimonio di Sana che è un po' strano... Ma mi parevano discorsi così, per dire... in teoria.
Un rumore venne dall'altra stanza e Martino si affrettò ad aggiungere:
-O, me sa che s'è svegliato, ci sentiamo dopo.
-O, sì sì, ciao.
Attaccò il telefono e ci fu silenzio. Tese l'orecchio cercando di sentire se davvero il suo ragazzo... il suo... fidanzato? si fosse alzato.
Provò ad affacciarsi dalla porta e lo vide lì, in piedi.
-Ohi! Buongiorno!
Si avvicinò per baciarlo, ma Niccolò era rigido.
-Che c'hai?
Lui lo guardò.
-Pensi che sia strano quello che ho fatto?
-Hai ascoltato?
Il moro gli rivolse il suo tipico sorriso un po' imbarazzato.
-Un po'. Allora? Ieri...
-É solo che mi hai preso un po' di sorpresa, tutto qui- Martino era cauto, lo scrutò cercando di capire bene come stesse.
-Perché hai detto de sì, mi pareva.
-Nicco, io... certamente voglio stare con te e se mo, magari dopo la laurea, vogliamo pensarci. Sì. Penso di sì.
Di nuovo quel sorriso. Accompagnato ora da un sopracciglio alzato: -Sta per arrivare un però, lo sento.
Martino scosse le spalle: -Ma tu eri serio? Come stai?
-Pensi che sia impazzito?
Martino cercò per un attimo di non cedere, ma non riusciva a mentire a lui: -Be' un po' sì. Me lo sono chiesto.
L'altro sembrò come accartocciarsi su sé stesso.
-É questo che pensi?
-Ao, che te devo di'! Quella cosa dei cartelli... ma ti ricordi quando me la avevi detta? Poche ore dopo ti stavo rincorrendo nudo per Milano!
-Certo che me lo ricordo. Io...
-Scusami, ma che dovevo pensare?
Niccolò si era voltato, rigido.
-Prendo le medicine e sto bene ora, lo sai.
Martino provò ad abbracciarlo e per fortuna l'altro non lo scacciò. Lo strinse intorno le spalle, appoggiandogli la fronte sulla nuca.
-Ieri è stata una giornata stressante.
-Per te- ribatté il moro -É stata stressante per te. E io te voglio sta vicino, tutto qui.
-Ok, scusami- il suo fiato gli accarezzò i capelli, lo strinse ancora più forte -Davvero scusami.
-Sono perfettamente lucido.
-Mi fa piacere. Sul serio Nicco...- Gli diede un bacio lì sul retro del collo e poi restò lì così con le labbra sulla sua pelle, tra le ciocche dell'attaccatura dei capelli -Perdonami.
Niccolò sospirò: -É che sai, quel giorno te avrei potuto perde' e invece sei rimasto. Per me è un bel ricordo.
-Ok amore.
-Non voglio che pensi che...
-No, ti giuro, non lo penso. Non ora.
Niccolò si voltò tra le sue braccia e furono fronte contro fronte. Le mani del moro cinsero a propria volta la vita dell'altro.
-E io invece come devo pensare mo?
-Cosa?
-Quando me hai detto sì, lo pensavi davvero o stavi solo a cerca' de tenermi calmo se avevo perso la testa?
-Sì, lo voglio...

  
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