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Autore: Asmodeus    25/12/2021    2 recensioni
|Stony | OS | Accenni alla Superfamily | AU|
[Dal testo]: Tony si aggira per il laboratorio deserto, giganteschi macchinari elettronici semidistrutti ovunque e un senso di abbandono generale – come se da anni nessuno entrasse nell’ampia sala decadente.
C’è qualcosa di strano nella struttura dalle ampie vetrate infrante, e seguendo lo schema dei guizzi di elettricità bluastra che di tanto in tanto illuminano fiocamente l’ambiente immerso nell’oscurità, Tony riconosce un ambiente familiare – troppo familiare.
Un flebile tossire cattura la sua attenzione, i colpi secchi che riecheggiano tra le rovine del Quartier Generale degli Avengers, e Tony si affretta a ricercare la fonte di quel rantolo che annuncia poco di buono. Abbandona il laboratorio semidistrutto e si aggira per quelle sale che conosce fin troppo bene, pieno di domande su come abbia potuto permettere che accadesse quel disastro: ma la sua mente è annebbiata, senza ricordi della distruzione del luogo che normalmente chiamerebbe casa.

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Genere: Angst, Drammatico, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Peter Parker/Spider-Man, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A Msp17
Buon Natale!

Nightmare Before Christmas


Tony si aggira per il laboratorio deserto, giganteschi macchinari elettronici semidistrutti ovunque e un senso di abbandono generale – come se da anni nessuno entrasse nell’ampia sala decadente.
C’è qualcosa di strano nella struttura dalle ampie vetrate infrante, e seguendo lo schema dei guizzi di elettricità bluastra che di tanto in tanto illuminano fiocamente l’ambiente immerso nell’oscurità, Tony riconosce un ambiente familiare – troppo familiare.
Un flebile tossire cattura la sua attenzione, i colpi secchi che riecheggiano tra le rovine del Quartier Generale degli Avengers, e Tony si affretta a ricercare la fonte di quel rantolo che annuncia poco di buono. Abbandona il laboratorio semidistrutto e si aggira per quelle sale che conosce fin troppo bene, pieno di domande su come abbia potuto permettere che accadesse quel disastro: ma la sua mente è annebbiata, senza ricordi della distruzione del luogo che normalmente chiamerebbe casa.
Una gigantesca figura attrae il suo sguardo una volta raggiunta la sala principale del complesso. Le scariche elettriche che percorrono il soffitto sfondato illuminano il corpo verdastro di Hulk, trafitto da decine di lance e impalato al suolo. Tony corre verso il collega morente, cogliendo gli ultimi colpi di tosse del dottor Banner poco prima dell’ultimo respiro, più un rantolo sofferente che una liberazione da quella prigione di rabbia e forza.
Un senso di stupore e incredulità gli riempie il cuore: Banner non dovrebbe poter morire, in alcun modo, eppure il suo cadavere si staglia davanti a lui e ai suoi occhi che a stento trattengono le lacrime che non può far scendere.
Il suo sguardo scorre sul resto della sala di comando, e incontra in pochi stanti altri corpi riversi a terra e prima celati dalla figura di Hulk.
Clint e Natasha sono due burattini coi fili e le ossa spezzate intrecciati in un abbraccio mortale, lunghe ferite che squarciano i loro corpi martoriati e abbandonati sul pavimento a pochi metri da Banner. Più in là, anche James è riverso a terra all’interno della sua armatura butterata qua e là dai segni di multiple esplosioni, mentre Thor è immobile contro al muro, il petto aperto a metà da Stormbreaker che giace al suo fianco.
Tony scivola in mezzi ai corpi dei suoi compagni caduti, pieno di domande e di un dolore che monta sempre di più, finché quasi non inciampa sul corpicino di Rocket crivellato di colpi, seminascosto a pochi passi dalla testa decapitata di Nebula.
Si affretta a controllare le stanze restanti del Quartier Generale, in cerca di indizi su chi possa aver compiuto quel massacro – e soprattutto, in cerca delle uniche due persone che sa mancare all’appello: Steve e Carol.
Tony scandaglia la struttura palmo a palmo insieme a F.R.I.D.A.Y. senza ottenere però alcun risultato, quando un nome si fa lentamente strada nella sua mente: Thanos.
Dalla nebbia della sua mente affiorano i ricordi sul Titano e lo schiocco di dita, così come sulla task force di superstiti raccolta da Steve e Natasha per annullare gli effetti del Blip. Sono immagini opache, non definite e fumose, e Tony non riesce a riallacciare i fili di quel piano disperato ma che evidentemente non ha raggiunto il risultato sperato – bensì, ha aggiunto solamente distruzione ad una sconfitta già certa.
F.R.I.D.A.Y. finalmente individua Carol Denvers e Scott Lang – o meglio, i loro cadaveri – qualche metro al di sotto del Quartier Generale, irraggiungibili perché sepolti da strati di polveri e macerie impossibili da rimuovere anche con l’aiuto dell’armatura di Iron Man.
Sembra che siano tutti morti, l’appello arrivato alla più tragica delle conclusioni, ma un singolo nome continua a mancare: Steve Rogers.
«Cap! Dove sei?» urla alla distruzione che lo circonda, la disperazione nella voce. «Caaaaap!»
Tony corre tra le sale vuote, i guizzi di elettricità che crepitano bluastri tutt’intorno a lui, mentre solo l’eco del suo grido d’aiuto sempre rispondere alla sua chiamata.
Finalmente, raggiunge la camera al piano superiore che condivide col suo compagno di lotta e di vita, in quella strana suite che ha fatto costruire per la sua famiglia e che ora è in sfacelo come il resto del complesso.
Ed è lì che lo ritrova, come un miracolo mandato dal cielo: è accucciato sul loro letto ancora intonso, bianco e puro in mezzo alla polvere dell’annientamento. Steve indossa il costume da Captain America, ma è completamente sfregiato da ferite profonde mentre il suo scudo giace a terra frantumato in mille pezzi poco lontano dal letto.
«Sei vivo!», si lascia sfuggire in un sussurro, la felicità per quella notizia che fa a pugni con il dolore per tutte le altre perdite subite – ma ogni altra parola muore nella sua gola quando Steve alza finalmente lo sguardo e si gira verso di lui.
Un’esile figura è accoccolata sul letto, sostenuta dalle forti braccia del suo compagno. Tony si avvicina piano, gli occhi di Steve inondati di lacrime che ritornano dopo pochi istanti a cullare l’altro componente della loro famiglia.
La gracile figura di Peter – il loro figlioccio, “l’amichevole Spiderman di quartiere” che hanno preso sotto le proprie ali per crescerla insieme come famiglia – è adagiata sofferente tra le braccia di Steve, scossa da dolori lancinanti che rigano il giovane volto di lacrime e paura.
«Signor Stark?», sussurra con un filo di voce, vedendo la sua figura apparire da dietro le grosse spalle del suo compagno, curve su quel corpicino ferito. Lo chiama come se si conoscessero appena, come faceva ai primi tempi, quando lui e Steve avevano cominciato a crescerlo in mezzo a loro dopo la dipartita di May Parker – e Tony ha un tuffo al cuore a vedere dove sono finiti ora.
«Non mi sento molto bene», aggiunge in un rantolo, mentre Steve singhiozza in silenzio e lui gli si sostituisce per cullarlo e tranquillizzarlo. Ha già vissuto questo momento, sa già cosa sta per succedere e vuole rendere quel trapasso il più indolore possibile.
«Stai bene», mormora ricacciando indietro lacrime e dolore, provando a restare il più calmo possibile anche quando Peter ha uno scatto improvviso e gli si aggrappa con tenacia, le braccia che gli artigliano il collo e l’esile peso che lo trascina giù, verso il letto.
«Non so che mi succede. Non lo so…» continua a mormorare, calde lacrime che bagnano le spalle di Tony mentre un formicolio lo avverte dell’imminente scomparsa di suo figlio. Comincia a vedere parti del suo corpo polverizzarsi e svanire nell’aria, mentre il suo volto è una maschera di pianto e un ripetersi di un unico mantra a cui non può dare risposta.
«Non voglio morire. Non voglio morire, signore. La prego».
Tony lo stringe forte a sé, come se tenendolo tra le proprie braccia potesse proteggerlo dall’inevitabile, ma il giovane continua a polverizzarsi tra la sua stretta, lasciando solamente quel grido di aiuto disperato come unico ricordo.
Tony comincia a piangere, la polvere che era Peter Parker che scivola lungo il suo corpo e si dissolve nell’aria, e poi si volta verso di Steve.
Il suo compagno di una vita è l’unico a cui abbia permesso di vedere il proprio viso in lacrime, e lo cerca in un ultimo tentativo di aggrapparsi e restare a galla in quella realtà troppo crudele e già scritta – ma Steve non c’è più, c’è solo una stanza in rovina e un silenzio irreale.
Le luci blu elettrico crepitano nel buio, mentre Tony crolla a terra senza più forze, scosso da tremiti incontrollabili e una stretta molto forte sulla spalla.
Gli sembra di sentire la voce di Steve riecheggiare da lontano, mentre chiama il suo nome come se fosse un fantasma, il buio che lo avvolge spegnendo ogni traccia di realtà a parte quel “Tony! Tony! Tony” che continua a tormentarlo senza sosta.

«Tony! Tony! Tony, svegliati, è tardissimo!»
Una mano gli stringe la spalla con forza, scuotendolo con vigore finché Tony finalmente non apre gli occhi.
Una testa bionda con una smorfia tra il preoccupato e il lievemente stizzito occupa gran parte del suo campo visivo, e occorro alcuni istanti affinché Tony riesca a mettere completamente a fuoco il viso e le parole di Steve Rogers.
«Dai Tony, è tardi, devi alzarti! Lo so che odi queste cose, ma dobbiamo muoverci e andarci lo stesso!»
Per qualche secondo Tony resta fermo e imbambolato nel suo letto, il corpo avvolto da più giri di lenzuola che gli ostacolano il movimento e non lo aiutano a ritornare in piena coscienza. È solo a seguito dell’insistenza di Steve – già vestito di tutto punto, che lo butta letteralmente giù dal letto rischiando di stropicciare la camicia attillata che gli definisce perfettamente il busto muscoloso – che Tony finalmente torna in sé.
Stava sognando, questo ormai è chiaro: un sogno che ha mischiato un passato orribile con una possibilità ancora più tremenda, ma che per fortuna non esistono più.
Il freddo pavimento sotto le sue natiche coperte solo da un paio di boxer leggeri contribuisce a svegliarlo del tutto, e mentre si avvia bofonchiando verso il bagno ricostruisce tutti i tasselli ancora rimasti bloccati nel suo cervello addormentato.
Steve gli grida di sbrigarsi, e gli annuncia di aver preparato i vestiti sul letto – «sì, quelli che hai scelto tu ieri sera, Tony! Ma ora muoviti!»
Sente la voce di Peter chiamarli da lontano, un «Papà? Siete pronti? Siamo in mega ritardo!» che gli scalda il cuore e lo riempie di nuovo di felicità.
L’acqua della doccia scivola veloce e fredda sull’esoscheletro metallico che fascia il braccio consumato dalle Gemme dell’Infinito, e porta via con sé il ricordo di quell’incubo malefico che ha provato a convincerlo del fallimento dei suoi sforzi. Alla fine, contro Thanos hanno vinto e sono tutti tornati lì dov’erano – e nonostante le pessime previsioni, anche lui è sopravvissuto per raccontarlo.
Quando finalmente lavato, profumato e vestito di tutto punto scende al piano di sotto, vedendo gli sguardi di suo marito e del loro figlio guardarlo con fretta e stizza, Tony sente che il mondo è davvero tornato tutto al suo posto.
Non appena è a portata, afferra entrambi gli uomini della sua vita e li abbraccia forte, in una stretta che nessuno dei due comprende ma che ricambiano con affetto nonostante sia l’ennesimo contrattempo che li farà arrivare ancora più in ritardo. Ma a quanto pare a nessuno sembra importare poi troppo, quando il loro arrivo al Quartier Generale viene salutato solamente con qualche battuta e principalmente molta gioia, perché nessuno ha voglia di discutere proprio prima del pranzo di Natale di tutti gli Avengers e supereroi della Terra – una tradizione che anno dopo anno li ha legati tutti come un’unica, grande famiglia.
Toccherebbe proprio a Tony, in realtà, fare il tradizionale saluto di inizio dei festeggiamenti, ma, quando F.R.I.D.A.Y. gli proietta sugli occhiali il testo da lui meticolosamente preparato negli ultimi giorni, decide di cancellare tutti gli appunti e di andare a braccio. Perché tanto, stavolta e dopo quell’incubo così tremendo, bastano poche parole per dare l’idea che vuole trasmettere.
«Ringrazio ognuno di voi, per essere qui a festeggiare insieme il Natale. Potrei dire tante cose, ma l’importante è quello che ognuno di noi sta sentendo dentro. Quello basta. Per cui… Vi amo tremila, e Buon Natale!»


[1889 w.]
NdA:
Buonasera a tutti e Buon Natale!
Questa storia è la mia prima esperienza col fandom degli Avengers e dell'MCU in generale, e spero di non aver scritto una ciofeca enorme. Scrivere sui personaggi di Tony e Steve non è stato semplice, ma questa sfida è stata il mio regalo di Natale segreto per Msp17, a cui faccio i miei più calorosi auguri di un buon Natale!
Spero che possiate tutti gradire questo piccolo esperimento, e magari che sia solo l'esordio di mie future incursioni da queste parti.
Vi mando un grosso abbraccio e auguro a tutti buone feste!
   
 
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