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Autore: angelo_nero    26/12/2021    1 recensioni
[Attenzione! Possibilità di spoiler per chi non ha seguito/ segue DB Super]
Dal primo capitolo:
"Guerrieri, la maggior parte, con grande forza combattiva e dall’enorme potenziale, amministrati da un Lord potente quanto pazzo, astuto quanto sadico, che desiderava l’intero universo ai propri piedi pur non muovendo un dito. Un tiranno che non si faceva scrupoli ad eliminare chi gli era d’intralcio. Fu egli stesso a sterminare la razza a lui più fedele temendo una loro possibile rivolta, i Saiyan, spazzandola via assieme al pianeta che portava il nome del loro sovrano. Non ne rimaneva che una manciata di questi guerrieri, di cui ancora meno purosangue, e un buco buio lì dove risiedeva il pianeta. "
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Nappa, Radish, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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-Vostra Maestà, chiedo scusa per il disturbo ma ho una comunicazione importante.- asserì Shu fermandosi davanti al sovrano.
Vegeta, in piedi in mezzo a un numero ristretto di altri guerrieri, lo guardò in silenzio invitandolo a continuare. Il giovane guerriero sembrò però non cogliere la cosa e rimase a fissarlo. Solo quando il Re scosse appena la testa egli capì l’antifona e si sbrigò a parlare.
-Alcune truppe di Astras hanno attaccato i nostri soldati presenti sul pianeta Zuma. Come desiderate procedere?-
Vegeta si mostrò dubbioso. Gli abitati di Astras non avevano motivo di attaccarli, erano una popolazione quasi del tutto priva di forza bellica e quel poco che c’era non era assolutamente in grado di sostenere uno scontro diretto con Vegeta-sei. Per questo erano stati i primi a chiedere un accordo di pace che avrebbe giovato a entrambi.  Il sovrano si fermò a riflettere chiedendosi cosa fosse successo in realtà e mal interpretato dai suoi soldati. Non che si stupisse del fatto che i Saiyan non avessero minimamente pensato che, magari, fosse accaduto qualcosa di diverso da uno scontro. Troppo stupidi per pensieri così complessi.
-Questo è un affronto! Come osa una popolazione tanto infima attaccarci!- tuonò invece uno dei nobili guerrieri seduti al tavolo. Sbattè la mano sulla superficie di legno alzandosi dalla sedia con uno scatto. - Dobbiamo assolutamente ricambiare il gesto!-
-Bombardate Astras! Dite alle truppe vicine di dirigersi sul pianeta e attaccare!- sbottò un altro al suo fianco.
-Pagheranno per la loro insolenza!- urlò una guerriera alzandosi in piedi furiosa neanche fosse stata colpita lei stessa.
Le voci iniziarono a susseguirsi una dopo l’altra, sovrastandosi in più punti a più riprese. Il Saiyan reale si isolò dal vociare decisamente fastidioso cercando di venire a capo della situazione. Non era plausibile una situazione simile.
Chiuso nel suo mondo non si accorse che qualche guerriero si era preso un po’ troppa libertà uscendo dalla stanza per urlare a chiunque fosse nei paraggi di prepararsi per un attacco massiccio al pianeta Astras.
-Chiudete la fogna! Tutti quanti!- esordì una voce femminile fermando in quell’istante l’isteria generale che si era creata. La sala ammutolì mentre la donna si avvicinava al tavolo a passo spedito. -Non ci sarà nessun attacco perciò seduti, zitti e buoni.- continuò osservando in cagnesco i guerrieri che tornavano ognuno al proprio posto.
Bulma si avvicinò al consorte, tornato a prestare attenzione a quanto succedeva nella stanza, consegnandogli un pezzo di carta ripiegato su se stesso. Il Saiyan afferrò il foglio e lo aprì.
-Il sovrano di Astras ha mandato un messaggio urgente di scuse, spiegando che si è trattato di un malinteso in quanto i suoi uomini stavano usando delle armi nuove per la prima volta e sono inavvertitamente partiti un paio di colpi che hanno preso due dei nostri. Nessun ferito, nessun morto anzi hanno riferito che per loro è stato appena più fastidioso del solletico. Niente di grave, a parte qualcuno dalla lingua lunga che ha parlato prima di ricevere spiegazioni.- 
Vegeta lesse velocemente quanto illustrato dall’azzurra sul foglio prima di consegnarlo a Shu con fare apparentemente indifferente. Anche se il modo in cui aveva allungato la mano verso il guerriero era quasi un ordine non parlato.
Shu prese il foglio osservando il profilo del Re che a sua volta osservava la Regina che ancora ringhiava ordini ai membri del consiglio che sembravano voler fare come più gli pareva. Il ragazzo non riuscì a dare un nome allo sguardo sul viso del sovrano. Indecifrabile fissava la consorte terrestre che teneva testa a guerrieri decisamente più forti di lei.
-Fai in modo che nessuno faccia casino.-
Shu s’inchinò ed uscì dalla stanza senza ulteriori parole.
-Possiamo veramente fidarci delle loro parole? Può essere una tattica per farci abbassare la guardia.- disse una delle guerriere sedute, una dei pochi rimasti al proprio posto.
-Il popolo di Astras è formato principalmente da fabbri e artigiani. Hanno pochissimi guerrieri, di certo non sufficienti ad affrontare un’armata come la nostra.- spiegò Vegeta spostando lo sguardo sulla propria interlocutrice. -Vi ricordo che sono stati i primi a chiederci un accordo per mettersi al sicuro da eventuali incomprensioni e scontri non desiderati.-
La donna sembrò ancora dubbiosa ma rimase in silenzio, Vegeta non diede ulteriori spiegazioni nè si curò di chi ancora borbottava sottovoce il suo disappunto.
-Vegeta posso parlarti in privato?-
Il Saiyan si voltò, Bulma lo guardava accigliata, probabilmente infastidita o addirittura arrabbiata, a braccia conserte. Le mani ancora ricoperte dai guanti a mezze dita che usava durante gli allenamenti. Vegeta annuì appena e seguì la donna fuori dalla stanza lasciando il consiglio a urlare la loro indignazione per la decisione presa dal Re.
-Cosa vuoi?-
-Quante volte ti ho detto di non prendere decisioni senza di me? Sopratutto cose del genere! Voglio essere informata e avere la possibilità di dire la mia.- lo rimproverò senza tanti giri di parole indicando la sala oltre la porta da cui erano usciti.
Il Saiyan la guardò stupito.
-Non ho preso nessuna decisione.- si difese.
La donna incrociò le braccia al petto.
-Ah no? E allora da chi è partito l’ordine di attaccare Astras? Io ero nel bel mezzo dell’allenamento quando sono stata chiamata da Elax.-
-Te l’ho detto. Io non ho preso nessuna decisione.-
-E chi allora?-
-Quei decerebrati lì dentro hanno fatto tutto da soli.- disse indicando la porta con la testa.
La risposta non sembrò piacere a Bulma che accigliò di più lo sguardo.
-E tu dov’eri, scusa? Non eri lì dentro assieme a loro?-
Vegeta alzò le spalle con noncuranza.
-Stavo valutando la situazione e cercando una soluzione che non comprendesse una strage.-
La scienziata incrociò le braccia al petto e fissò il marito con rimprovero. -Questa si chiama negligenza.- disse.
-Eh?- chiese confuso il guerriero.
Bulma fece un passo avanti e gli puntò il dito sul petto muscoloso coperto dalla t-shirt di cotone con fare accusatorio.
-Negligenza. Quando per colpa di una disattenzione succedono i casini. E per colpa del tuo pensare siamo andati vicini a massacrare un’intera popolazione d’innocenti.-
La linea della bocca del Saiyan divenne più dura che mai mentre anche lui accigliava lo sguardo.
-So cosa significa “negligenza” e non usare quel tono con me! Devo ricordarti di chi stai parlando, con chi stai parlando? Non sarebbe comunque la prima volta.-
Bulma tornò in posizione eretta e fissò il marito con disappunto.
-Ma questo non fa più parte di te, o sbaglio?- disse prima di voltargli le spalle e tornare ad allenarsi.
Il Saiyan rimase fermo sul posto. Borbottò uno “stupida umana” mentre la consapevolezza che lei avesse ragione si faceva strada nel suo cervello. Come sempre dopotutto.


L’alieno dalle molte braccia -Trunks ne contò otto- avanzò nella grande sala del trono senza fretta. Si portava dietro un grosso contenitore dotato di sistema di levitazione per essere trascinato senza fatica. Sembrava contenere roba di valore a giudicare dalla quantità di serrature e lucchetti elettronici. Trunks si chiese cosa ci potesse essere lì dentro di tanto prezioso da richiedere tutta quella sicurezza. Magari lo spazio era pieno di pirati che saccheggiavano i poveri viaggiatori, sarebbe stato interessante scoprirlo.
-I miei omaggi Vostra maestà.- disse in lingua comune fermandosi davanti agli scalini e piegando il busto in avanti. -Sono qui per conto del mio popolo e del mio sovrano, Lor. Vi porgo personalmente le mie scuse per quanto successo l’altro giorno, ho portato dei doni per Voi.-
Bulma sorrise.
-Benvenuto su Vegeta-sei. Qual è il tuo nome?- ripose nella stessa lingua.
L’alieno, con ancora lo sguardo puntato sul pavimento, scrollò le spalle.
-Il mio nome non è importante, Vostra Altezza, sono qui solo per appianare le divergenze create dall’incidente.- rispose con tono sottomesso.
-La colpa è degli idioti che non sanno distinguere un attacco da un errore.- borbottò Vegeta. -Il tuo popolo non ha colpe.-
-Vi ringrazio Vostra maestà ma il mio sovrano ha comunque voluto mandarmi qui per rendere omaggio e chiedere scusa per quanto accaduto.- disse continuando a non guardare i reali in faccia.
-Bene, noi accettiamo le vostre scuse. Prego, mostraci pure ciò che hai portato.- disse l’azzurra indicando il contenitore alle sue spalle.
L’abitante di Astras tornò in posizione eretta e schioccò le dita di una delle tanti mani, Trunks riuscì a notare due o tre dita in più su ogni mano. Il contenitore di metallo si aprì mentre l’alieno si avvicinava.
-Questi sono i migliori armamenti disponibili al momento nell’intera galassia.- iniziò mentre i meccanismi all’interno si muovevano da soli sistemando il contenuto su vari livelli. - Tutto quello che vedete è prodotto da noi con le migliori materie prime provenienti da tutto l’universo.-
Trunks decise che era rimasto seduto abbastanza e si alzò per osservare da più vicino il contenuto di quella specie di cassaforte: c’erano armi da fuoco, armi bianche di ogni tipo, armature più o meno complicate. Su una specie di mensola notò dei dispositivi elettronici che non riuscì a classificare a una prima occhiata. Erano cubici, composti quasi principalmente da uno schermo apparentemente spento su tutti i lati.
-Cosa ve ne fate di tutte queste armi se non siete un popolo di guerrieri?- chiese osservando il proprio riflesso sulla lama di una spada.
-Li rivendiamo, principe. C’è un ottimo mercato per le armi in giro per l’universo, noi ci limitiamo a realizzarle.- rispose con rispetto. -Scegliete pure ciò che volete.- aggiunse quando il mezzosangue sfiorò l’elsa.
Il ragazzino non ci pensò neanche un secondo e strinse la presa sulla stessa elsa che stava guardando, il gancio si sbloccò e il peso della spada fu tutto nelle sue mani. Non sapeva spiegare perchè avesse preso proprio quella. Era come stato chiamato dall’acciaio di cui era composta, la sua mano si era mossa da sola afferrandola e sostenendola come se fosse sempre stata fatta per quello. L’elsa all’interno del palmo era liscia e comoda, la sensazione che gli lasciava era quella di due pezzi che si incastrano perfettamente. Ammirò la luce che faceva rispledere la lama e, come per magia, il suo nome si incise su di essa con i caratteri saiyan.
-Queste armi scelgono il loro proprietario solo se lo ritengono all’altezza.- disse l’alieno dalle molte braccia. -Il materiale di cui sono composte è protetto da una specie d’incantesimo che impedisce a chiunque non ne sia designato di avvicinarsi e impugnarle.-
Lo scatto di un gancio che si apriva attirò l’attenzione di entrambi. La piccola mano leggermente bronzea di Bra stringeva con sicurezza un arco più grande di lei di colore nero.
-L’arco di Astras, ottima scelta principessa.- commentò.
La bambina prese anche le frecce apparentemente fatte dello stesso materiale dell’arco. Era tutto molto leggero nonostante la grandezza. Come sulla lama di Trunks, anche il suo nome si incise sulla struttura dell’arco e su ogni freccia. Si mise a tracollo il porta frecce con noncuranza e rimase a fissare l’arco con occhi luccicanti come se avesse tra le mani l’oggetto più desiderato.
Bulma si avvicinò titubante alla grande quantità d’oggetti presenti, lei non ne capiva molto e ancor meno poteva sapere cosa facesse per lei. Osservò tutte le lame risplendere alla luce artificiale del soffitto, sembravano ben affilate. L’elsa dorata di una delle spade alla sua destra, con la lama più corta, attirò la sua attenzione. Allungò una mano e l’afferrò, il sostegno che la teneva ferma si aprì senza alcuna resistenza. Si ritrovò l’oggetto tra le mani senza sapere come. La sollevò per specchiarsi nell’acciaio poi afferrò una seconda spada, della stessa lunghezza. Questa aveva però l’elsa d’argento e un incisione simile a un drago sulla lama. Soppesò entrambi le armi constatando quanto fossero perfettamente bilanciate tra loro e per il suo fisico. Nè troppo pesanti nè troppo leggere. Anche per lei la stessa magia incise il suo nome su entrambe le lame. Sbattè le palpebre come svegliandosi da un sogno. Era successo tutto così in fretta e senza che lei quasi se ne rendesse conto. L’alieno del pianeta Astras le porse una coppia di foderi in silenzio, lei li afferrò allo stesso modo.
-C’è un’altra cosa per voi, Maestà.- disse.
Bulma lo osservò afferrare uno di quei cubi dall’apparenza innocua. Lo afferrò quando glielo porse osservandolo con curiosità. Se lo rigirò tra le mani: era leggero, fatto di un materiale a lei sconosciuto semitrasparente. All’interno poteva intravedere i vari componenti elettronici che lo componevano. C’era qualcosa che si illuminava a intermittenza tra il groviglio di fili. Su un lato c’era un tasto percepibile solo passandoci il dito sopra. Lo premette. Il cubo sprigionò una specie di ologramma, sembrava un menù principale scritto stranamente nella sua lingua. Tra le varie voci ce n’era una denominata "mappa" che non lasciava molto spazio all’immaginazione. Scorse la pagina virtuale fino in fondo dove la scritta "analisi" attirò la sua attenzione.
-Questo è il computer più potente mai costruito fin ora. I pezzi provengono da ogni angolo dell’universo dove la tecnologia è più sviluppata.- le spiegò. -Abbiamo fatto delle ricerche e il fatto che vi interessassero questo tipo di cose ha spinto il Nostro Signore a inviarvi uno di questi pezzi.-
L’azzurra rimase piacevolmente sorpresa da quella piccola attenzione nei suoi confronti. Quella popolazione doveva essere un avversario tosto sul mercato.
-Vostra Maestà, siete rimasto solo voi.- disse l’abitante di Astras rivolgendosi al Saiyan rimasto seduto al proprio posto, apparentemente poco interessato.
Vegeta si vide a quel punto costretto ad alzarsi. Lui non sentiva bisogno di un’arma, il suo stesso corpo lo era. Però, essendo un dono da parte di una popolazione con cui aveva un accordo ed essendo lui il Re, non poteva tirarsi indietro. E tutto sommato quelle armi avevano un aspetto invitante, sembravano preziose e letali. Si avvicinò senza prestare particolare attenzione a nessuna di esse. Le osservò qualche secondo poi ne prese una apparentemente a caso: aveva un’elsa molto lavorata, leggermente più pesante del normale ma non sarebbe stato un problema. Vegeta osservò il proprio nome venire inciso sulla lama esattamente come per gli altri membri della sua famiglia.
-Quella è la seconda delle spade gemelle tamaghon. La prima è in possesso di Vostro figlio.- disse l’alieno dalle tante braccia. -Esse sono speciali, più delle altre. Possono essere impugnate solo da due persone che condividono un forte legame.-
-Cosa significa "tamaghon"?- chiese Trunks ancora più incuriosito da quella storia.
-Legame dell’anima, in lingua astrasiana.- rispose Vegeta.
-Esattamente, siete molto colto vostra altezza.-
-Conosco varie lingue.- si limitò a dire foderando l’arma e allacciandosi quest’ultimo in vita.
L’artigiano sorrise e con uno schiocco di dita chiuse la scatola di metallo. Poi si voltò e si rivolse alla Regina che stava studiando l’oggetto alieno nelle proprie mani.
-Vostra Maestà volete che vi faccia vedere come funzioni? Sarebbe un onore.-
Bulma alzò lo sguardo sull’alieno e lo riabbassò quasi subito sul mini computer dalla forma cubica.
-Grazie per l’offerta ma non ne ho bisogno. Ho avuto a che fare con oggetti più complessi, ci sbatterò la testa un giorno o due poi ne verrò a capo.- disse lanciando e riafferrando al volo l’oggetto.
L’abitante di Astras battè le palpebre stupito.
-Un giorno o due? Perdonate la mia insolenza, Mia Signora, ma ne siete sicura? Ogni popolazione che ha avuto a che fare con il Firewall ha impiegato anni per capirne il funzionamento. Anche le più intelligenti non hanno impiegato meno di dodici mesi.-
-Ah si? Interessante, vorrà dire che batterò il vostro record.- annunciò con aria di sfida.
L’alieno era sempre più confuso.
-Ma, Mia Signora…!-
-Non preoccuparti, so quello che faccio.-
Sospirando l’alieno si arrese e fece un passo indietro consapevole che non poteva venirne a capo. Era stato avvertito che la nuova regina era una donna particolare.
Piegò il busto in un inchino attirando l’attenzione dell’intera famiglia.
-Allora, se non avete bisogno di ulteriori spiegazioni, io mi congedo. Ossequi.- disse e, senza attendere ordine alcuno, voltò le spalle incamminandosi all’uscita trainando la cassaforte di metallo alieno.
La donna spostò momentaneamente la sua attenzione sulle lame corte che aveva preso, o che l’avevano scelta a seconda dei punti di vista. Non aveva mai usato armi bianche in vita sua -non che portarsi dietro una pistola da ragazzina la rendesse chissà quale esperta di armi da fuoco- perciò restò affascinata dal modo in cui la sua mano si chiudeva attorno all’elsa, come due pezzi di puzzle che si incastrano alla perfezione. Sembrava costruita sul calco della sua mano. Per qualche motivo non vedeva l’ora di provare ad utilizzarle, poteva diventare più letale di quanto credeva. Non si accorse del sorrisetto che le era spuntato sul viso fin quando la faccia perplessa del marito entrò nel suo campi visivo.
-Che c’è?- chiese confusa.
L’uomo continuò a fissarla per qualche secondo in silenzio.
-Non t’allargà.-
Bulma sbattè le palpebre ancora più confusa di prima e stupita.
-Non ho idea di cosa significhi ma tu passi troppo tempo con Marco.-
Il Saiyan alzò gli occhi al cielo e, senza una parola in più, si incamminò verso l’uscita. Bulma fissò la sua schiena allontanarsi più perplessa di prima e con meno risposte. Alzò le spalle e lo seguì, voleva trovare Calliope per iniziare subito ad utilizzare la sua nuova arma.


Bra tese l’arco con facilità, la rigida corda si piegò sotto la sua forza quel che bastava per incoccare una freccia. Rimase ferma osservando il bersaglio appeso a un albero davanti a sè. Prese un respiro profondo e tirò ancora un po’ l’arco. Prese la mira ed espirò lentamente. Poi scoccò. La freccia viaggiò veloce, tagliando l’aria come burro. Si conficcò poco lontana dal centro del bersaglio, continuando a oscillare per secondi infiniti.
-Non male.- commentò l’istruttore tirando via la freccia.
Bra si permise di accennare un sorriso soddisfatto. Conosceva poco quella lingua spigolosa, spesso faticava a capire se, chi le parlava, lo faceva troppo velocemente, ma nonostante il tono intuì fosse un complimento.
Il Saiyan adulto le si avvicinò con calma con la freccia estratta in una mano e l’altra abbandonata lungo il fianco. Allungò la mano contenente l’arma. Bra protese le proprie, aperte in attesa.
-Per essere passate solo due settimane impari in fretta, principessa.- disse lasciando cadere la freccia nelle mani della bambina per poi voltarle le spalle e tornare di fianco al bersaglio. -Ma non sei ancora adeguata, la tua mira fa cilecca due volte su tre e sei ancora troppo tesa quando imbracci l’arco. Se continui così sarà lui a lanciare te.-
L’espressione felice della principessa svanì. Gonfiò poi le guance e fece una linguaccia al Saiyan girato di spalle. Non le piaceva essere ripresa.
-Non diventerai migliore comportandoti così, principessa.-
Bra mantenne l’espressione infastidita ma imbracciò di nuovo l’arco, avrebbe dimostrato a quello scorbutico che poteva diventare la migliore.
Dall’altra parte del campo d’addestramento rispetto a dove era lei, suo fratello maggiore si stava allenando con la nuova spada. Al suo contrario però non aveva troppe difficoltà nell’utilizzo, anzi sembrava che essa fosse sempre stata un’estensione del suo corpo. Si muoveva con eleganza e velocità creando cerchi con la lama e passando l’elsa da una mano all’altra a seconda di dove il suo avversario si trovasse. Un sorriso soddisfatto si delineò sul suo giovane viso quando, dopo aver spinto il suo avversario a terra, gli posizionò la spada davanti agli occhi sarebbe bastato un leggero movimento della mano per renderlo cieco.
-Ho vinto.- disse togliendo la lama dal viso del coetaneo. -Di nuovo.-
-Sembrate nato con la spada in mano.- disse Ivar alzandosi.
Trunks alzò gli occhi al cielo sentendo la formalità con cui il ragazzo gli si rivolgeva. -Smettila di usare quel tono, mi fa sentire vecchio.-
-Ma, sire, Voi siete il principe, non possiamo usare un linguaggio diverso.- disse Bjarni confuso.
Trunks sbuffò a quell’affermazione. -Appunto, io sono il principe e io decido come dovete rivolgervi a me.-
-Per me è okay.- intervenne Astrid alzando le spalle con indifferenza.
Rekel le tirò una gomitata nello stomaco riprendendola con lo sguardo. -Non credo che Vostro padre ne sarebbe felice.-
Trunks si voltò a guardare le due ragazze di quindici e quattordici anni trattenendo a stento le risate. Lo sguardo preoccupato di Rekel era esilarante.
-Mio padre? A lui non frega niente di tutte queste formalità. A malapena gli interessa che qualcuno lo riconosca come sovrano figuriamoci se si fa problemi per come vi rivolgete a me.- 
I ragazzi lo fissarono con occhi sbarrati e Trunks per poco non scoppiò a ridere. Era troppo divertente vederli sconcertati per il disinteresse del genitore. Se lo avessero conosciuto non si sarebbero stupiti tanto.
-Quindi come dovremmo fare?- chiese Rekel.
Trunks alzò le spalle. -Trattatemi semplicemente come uno di voi, niente formalità. Non voglio che mi diate del lei o addirittura del voi, mi fa sentire anni luce lontano e non mi piace.- affermò con il disappunto stampato in faccia. -Abbiamo la stessa età alla fine.-
Il gruppo si guardò, confuso. Non sembravano molto d’accordo con la sua richiesta, Trunks si chiese se fosse dovuto all’educazione spartana che avevano avuto. Però lui si sentiva a disagio a essere trattato da loro in quel modo.
-Però Voi…tu sei anni luce da noi. Sei il figlio del Re.-osservò Bjarni, che sembrava il più intelligente del gruppo, correggendosi a metà frase. -E ciò basta a metterci su due piani differenti.-
Trunks fu sul punto di dirgli di lasciare stare ma la voce di uno dei compagni lo precedette.
-Ma se è ciò che desideri potremmo fare un’eccezione.- intervenne Ivar che si era avvicinato al mezzosangue. Gli mise un braccio attorno alle spalle sottolineando così la differenza d’altezza tra loro. -Giusto ragazzi?-
L’intero gruppo alzò le spalle e poi annuì, Abel si permise di tirare un sospiro di sollievo, a lui pesava un sacco doversi rivolgere in maniera così formale a qualcuno della sua squadra. Dovevano essere pari o non riusciva a sciogliersi come si deve.
Trunks sorrise loro, poteva stringere una forte amicizia con quei ragazzi. Avere qualcuno su cui puoi sempre contare ad anni luce da casa era sempre una buona cosa.
-Visto che qui non abbiamo molto da fare, a parte farci fare il culo dal principe, che ne dite di andarci a fare un giro?- propose Abel aprendo bocca per la prima volta durante la giornata. Trunks aveva potuto appurare che fosse un tipo al quanto timido e riservato ma diventava espansivo una volta presa la giusta confidenza.
-L’unico a cui sta facendo il culo è Ivar.- lo provocò Bjarni sorridendo sornione.
-Voi fareste la stessa fine se solo aveste il coraggio di prendere in mano una spada e affrontarlo. Di certo non è colpa mia se sembra esserci nato insieme.- protestò il diretto interessato tirando una spallata all’altro.
-Ammettilo che sei scarso invece di accampare scuse.- gli rispose il ragazzino più piccolo spingendo giocosamente a terra l’amico.
Trunks si ritrovò a fissare i due ragazzi intenti a darsele di santa ragione ridendo come idioti. Il loro rapporto gli ricordava quello che lo legava a Goten; due fratelli, non di sangue, ma per scelta.
Spostò lo sguardo sulla spada che ancora aveva tra le mani ripensando alle parole di Ivar. In effetti aveva notato come i movimenti gli venissero naturali e fluidi nonostante fosse la prima volta che prendeva un’arma in mano. Sembrava che essa stessa conoscesse la sua vera essenza e vi ci fosse legata per essere un tutt’uno con lui, e stando al nome che portava non era un’opzione poi tanto assurda. Ripensò anche alla sua copia del futuro, quasi vent’anni più grande e con un passato disastroso. Anche lui maneggiava una spada con grande destrezza. Chissà se aveva mai provato quella strana sensazione di legame con la sua arma.
-Trunks? Tu puoi uscire dall’area del palazzo o sei ancora sotto sorveglianza?- chiese Astrid interrompendo il flusso di pensieri del principe e la rissa in corso tra i due ragazzi davanti a lei.
Trunks si riscosse osservando prima Ivar e Bjarni, ancora a terra e con qualche traccia di sangue sul viso, poi Astrid e infine il resto del gruppo.
-No, va bene. Posso girare liberamente sul pianeta.- li tranquillizzò.
Dopo il rapimento di Bra, suo padre aveva impedito loro di avventurarsi oltre il perimetro del palazzo, compresi gli enormi giardini e il campo d’addestramento apparentemente infinito, senza di lui. Ma era ormai passato più di un mese e mezzo e nessuno si era più fatto vivo per far loro del male. Continuavano tutti ad allenarsi, anche più intensamente di prima per evitare altri spiacevoli avvenimenti e una squadra scelta si occupava ventiquattro ore su ventiquattro di monitorare ogni movimento sul pianeta segnalando immediatamente qualora ci fosse qualcosa di sospetto.
In realtà non sapeva bene come suo padre avesse deciso di gestire la situazione, sapeva soltanto che lui e Bulma avevano costruito una rete di sorveglianza enorme.
-Bene! Allora andiamo!- esclamò Astrid tirando su Bjarni ancora riverso a terra sopra Ivar.
-Alistar puoi avvertire tu i miei genitori?- chiese al guerriero fidato.
-Certo, principe. Andare pure.- rispose.
 

Evelyn fece capolino dalla porta scrutando all’interno della stanza con curiosità. Bussò leggermente nonostante l’uscio fosse aperto soltanto perché l’occupante era evidentemente distratto e non l’aveva notata.
Bulma alzò lo sguardo e con un sorriso fece cenno all’amica di entrare. Evelyn le si sedette accanto afferrando una sedia lì vicino. Rimase in silenzio ad osservarla smanettare con quel cubo che emanava luci e con la schermata proiettata da esso.
-Cos’è?- le chiese.
-Questo?- chiese mostrandoglielo. -Si chiama Firewall. È un super computer interamente composto da tecnologia aliena provenienti da ogni angolo dell’universo.-
-Sembra figo.-
-Lo è! Aspetta ti faccio vedere una cosa.-
Bulma premette un paio di tasti sullo schermo trasparente di fronte a lei mentre Evelyn ancora si chiedeva come fosse possibile che una cosa del genere funzioni. Non era il suo campo.
-Ecco, osserva.-
Lo schermo mostrò una mappa enorme, sembrava coprire svariati chilometri tutto attorno alla zona. Era anche in 3D quindi poteva vedere chiaramente tutti gli edifici e le strade presenti. In basso a destra era presente anche la scala in base alla quale la stavano visualizzando, c’erano un più e un meno ai lati. Sicuramente poteva essere cambiata e adattata in base alle esigenze. Ma non era nulla di chissà quanto innovativo anche per la tecnologia terrestre.
-Cos’è? Google maps?-
-Non solo. Se ti muovi all’interno puoi ricavare una serie di informazioni molto interessanti.- disse spostando le immagini. -Ad esempio rileva il numero e il livello di pericolosità di ogni essere vivente presente all’interno del raggio di azione. O anche le via di fuga disponili, i punti migliori da cui fare un sopralluogo o dove nascondersi, se ci sono armi o esplosivi nei paraggi e un sacco di altre cose. E questo solo per quanto riguarda la mappa! Ci sono centinaia di funzioni diverse, tipo una banca dati con centinaia di migliaia di persone schedate con un sacco le caratteristiche utili. E ogni volta che si trova in una nuova zona ne implementa.-
Evelyn osservò l’amica scorrere e cambiare pagina a velocità impressionante, oltre che con un sorriso gigante stampato in faccia. Tutto ciò che era tecnologico la mandava in visibilio.
Seguì le sue spiegazioni senza però capirne la totalità: andava troppo veloce e usava alcuni termini tecnici a lei sconosciuti. Ma rimase lo stesso ad ascoltarla con interesse.
Bulma le lesse qualcosa indicandole poi la scheda di un Saiyan. Evelyn guardò la schermata ma i caratteri usati erano illeggibili.
-Scusa ma che lingua è?- le chiese.
Bulma sembrò cadere dalle nuvole a quella domanda.
-Oh! È la lingua usata su Vegeta-sei. Su questo coso ci sono circa tre milioni di lingue, inclusa quella terrestre e quella comune, ma ho deciso di impostare questa per allenarmi a capirla meglio, soprattutto la parte scritta, dato che qualcuno non ha alcuna intenzione di insegnarmela nonostante io sia la regina qui.- spiegò sottolineando con un innalzamento della voce la parola "qualcuno". A Evelyn non servirono altre precisazioni. -Ah! Poi c’è anche questa cosa.- disse stendendo il braccio con cui teneva il cubo davanti a sé. Da esso partì un raggio orizzontale azzurro che fece lo scanner al suo viso e, immediatamente dopo che sparì, apparve una scheda completa dell’azzurra. Bulma impostò momentaneamente una lingua comprensibile anche per l’amica per permetterle di capire.
Evelyn sgranò gli occhi incredula: sullo schermo in proiezione c’era un resoconto dettagliatissimo. Dalla data di nascita al gruppo sanguigno, passando per il numero di figli, la razza di appartenenza e il pianeta di provenienza. C’era anche un campo denominato "livello pericolosità" con accanto la scritta "nullo", faceva quasi sicuramente riferimento alla sua potenza fisica rapportata a chissà quale criterio. Sotto ad esso era riportato "livello di intelligenza: estremamente alto - possibile pericolo". Sembrava un controsenso.
-Quindi non sei un pericolo fisicamente ma lo sei perché hai un cervello funzionante?-
-In pratica sì.-
-Interessante.- mormorò confusa dalla logica della cosa. -Dov’è Bra? Keyko non riesce a trovarla.- cambiò discorso poi.
-Si sta allenando con l’arco qui dietro. Ma Keyko non è troppo grande per stare con Bra? Non sarebbe meglio che girovagasse con Trunks e gli altri ragazzi?-
-Sì ma sono spariti in giro per il pianeta, stando a quanto dice Alistar.-
-Oh, mi dispiace se vuoi li faccio tornare indietro o la faccio accompagnare da loro.- propose l’azzurra.
Evelyn scosse la testa e liquidò la cosa con gesto della mano. -No, lascia perdere, non sarebbe giusto nei loro confronti. E comunque dovrà abituarsi a interagire con bambini più piccoli di lei o si troverà male come sorella maggiore.-
Bulma ci mise qualche secondo a metabolizzare la cosa, impegnata com’era a smanettare con il suo nuovo giocattolo ipertecnologico. Poi realizzò e si voltò di scarto verso l’amica.
-Sei incinta!?- sbottò.
Evelyn si limitò a sorriderle.
-Oh mio Dio, Evelyn! Auguri! Di quanto sei?- le chiese abbracciandola.
-Sei settimane all’incirca, se quell’aggeggio che usano qui per attestare le gravidanze funziona.-
-E che diamine aspettavi a dirmelo! Sono la tua migliore amica o no!?- sbottò mettendo il broncio.
-Volevo prima esserne totalmente sicura, poi sai meglio di me che le prime settimane sono le più cruciali.- si giustificò la castana. Sospirò prima di continuare a parlare. -Erano tre anni che ci provavamo, guarda se ora mi tocca partorire su questo pianeta.-
-Chissà se esiste la doppia cittadinanza interplanetaria.- scherzò Bulma.
Entrambe scoppiarono a ridere. Sicuramente l’idea di partorire su Vegeta-sei era estremamente esilarante ma poco consigliata, soprattutto per una terrestre. Bulma non aveva idea di come gestivano i Saiyan i parti e le gravidanze e non ci teneva a scoprirlo, probabilmente le donne partorivano dovunque si trovassero e se il bambino nasceva da solo bene altrimenti morivano entrambi. C’erano ancora otto mesi davanti a loro prima che il bambino venisse al mondo, c’era tutto il tempo di tornare sulla Terra e fare le cose come persone normali e non come scimmie poco evolute.


I sei ragazzi gironzolavano per il pianeta ormai da un’ora, avevano scelto una bella città ricca nella sezione della prima classe per rilassarsi un po’. Ridevano e si spintonavano come normali ragazzini, a Trunks non sembrò di essere su un pianeta diverso dalla Terra, alla fine i modi di comporsi tra loro erano identici, a parte forse per l’esagerato uso della violenza che dilagava. Anche quando giocavano non mancavano mai di alzare le mani sul compagno, anzi spesso era il combattimento stesso il gioco.
Si erano fermati a un chiosco per mettere qualcosa nello stomaco, tutto quel vagare gli aveva messo fame. Trunks ancora non aveva ben capito se il cibo su quel pianeta fosse o meno di suo gradimento, soprattutto quando si trovava sotto al naso qualcosa di non bene identificato e dai colori estremamente sgargianti. Non pensava di essere un tipo così esigente con il cibo. Mangiò comunque cercando di non concentrarsi sull’aspetto del piatto.
-Trunks, com’è il cibo sulla Terra? C’è tanta scelta?- chiese Ivar con il panino ancora tra le mani.
Tutti si voltarono a guardarlo e Trunks si sentì improvvisamente al centro dell’attenzione, era anche seduto in mezzo, ciò non migliorava la situazione.
-Non ho girato molti pianeti quindi il mio parere potrebbe non essere oggettivo ma io amo il cibo della Terra, è tutto così gustoso e saporito. Anche il suo aspetto è decisamente ottimo.- disse fissando ciò che restava del suo panino ripieno di una carne non ben identificata di un colore bluastro. -E c’è una grande varietà, sia tra le proposte vegetali che tra quelle di carne. La Terra ha una biodiversità incredibile, ci sono centinaia di migliaia di ricette e cucine diverse.-
-Niente che provenga da altri pianeti?- chiese curioso Bjarni.
Trunks scosse la testa.
-Come vi avevo detto i terrestri sono convinti di essere gli unici esseri senzienti in tutto l’universo e non si sono spinti molto in là. Nè con le sonde nè fisicamente, perciò ci si arrangia con ciò che il pianeta offre e fidatevi che non è poco.- disse ricordando tutti i vari ristoranti specializzati in cucine di paesi diversi dove era stato e tutti gli svariati dolci, di ogni tipo e grandezza, che aveva assaggiato in quattordici anni di vita. Osservò il suo piatto sconsolato, chissà se poteva trovare qualcosa di simile a ciò che c’era sulla Terra. -Ma nonostante ciò il cibo nelle mense continua a fare schifo.-
-Mense?- chiese Ivar.
-Sì, tipo quelle scolastiche. Cerco sempre di portarmi del cibo da casa, odio dover mangiare il cibo che offrono a mensa.-
-Quindi tu vai a scuola con i terrestri?- chiese incredulo Abel.
-Sì.- disse il mezzosangue mordendo il panino azzurrognolo. -Lo trovi strano?-
-Non ti senti… fuori posto in mezzo a loro?-
Trunks scosse la testa. -No. Alla fine sono cresciuto sulla Terra e sono metà terrestre, educato come tale, quindi tra me e loro non c’è una reale differenza che io possa percepire.- spiegò ripensando al rapporto che aveva con i suoi compagni di classe. Aveva appena iniziato la prima superiore e probabilmente dovrà farsi in quattro per recuperare il programma fatto in sua assenza. Sospirò: essere il principe di un pianeta di guerrieri era figo ma non poteva scordarsi di quanto lo aspettava quando sarebbe tornato alla normalità. -Ho anche alcuni amici terrestri che non sanno ovviamente delle mie origini Saiyan. Non credo che mi crederebbero comunque.-
-Non so voi ma ho sempre più voglia di andare a vedere questo pianeta! Prima o poi dobbiamo visitarlo.- asserì Ivar con entusiasmo.
Trunks gli sorrise, gli mancava la Terra sperò di poterci tornare presto nonostante la valanga di compiti che lo aspettavano.
A stomaco finalmente pieno, il gruppo di adolescenti proseguì nel loro girovagare senza precisa meta.
I negozi erano tantissimi e dei più disparati, la zona in cui si aggiravano era palesemente una delle più ricche e fornite. Le persone passeggiavano senza fretta, i bambini correvano di qua e di là sprovvisti della supervisione di un adulto mentre i due soli brillavano alti nel cielo illuminando e riscaldando l’intera zona.
Bjarni trascinò Ivar in un negozio di equipaggiamento e lasciò il resto del gruppo ad attendere fuori. Trunks decise di spostarsi quel che bastava per osservare qualche altra vetrina, sperava di trovare qualcosa di interessante e non troppo complicato da riportare sulla Terra da mostrare ai compagni di classe dei corsi avanzati. C’era talmente tanta scelta che non sapeva da che parte cominciare! Non poteva allontanarsi troppo dai compagni o rischiava di perderli. Fece per spostarsi di qualche passo ma qualcuno gli andò addosso con forza e per poco non perse l’equilibrio.
-Ma che…?- disse riacquistando stabilità. Davanti a sè un ragazzino se ne stata seduto terra, a seguito della caduta che il forte impatto gli aveva causato, tenendosi la testa con una mano. Trunks lo guardò sorpreso: non lo aveva visto nè sentito arrivare, altrimenti si sarebbe spostato per farlo passare.
Il ragazzino sollevò la testa e sbarrò gli occhi alla vista del mezzosangue. Il suo sguardo si andò subito a concentrare sullo stemma rosso che spiccava sull’armatura bianca e quasi iniziò a tremare. Si voltò guardandosi alle spalle con fare spaventato, i suoi occhi verdi si spostavano veloci da una parte all’altra come alla ricerca di qualcosa. Poi, all’improvviso, si alzò e si buttò in ginocchio abbracciandogli le gambe.
-Vostra Maestà! Vi prego, abbiate pietà! Non ho fatto nulla sto solo cercando mio fratello, vi scongiuro!- pregò con occhi terrorizzati.
Trunks lo fissò senza capire, perchè gli stava chiedendo pietà? Non lo aveva mai visto in vita sua. Le sue parole lo confondevano, cosa voleva quel ragazzo da lui?
Ma non fece in tempo ad aprire bocca per chiudere spiegazioni di sorta che l’altro si voltò di scatto e tornò a correre, fuggendo da qualcosa che lui non aveva ancora inquadrato. Lo vide farsi largo tra le persone a spintoni, ricevendone altrettanti in cambio e finendo a terra più volte, ma non si fermò continuando a correre a perdifiato finchè non sparì.
A non molta distanza una coppia di Saiyan, un uomo e una donna, si aggiravano guardandosi attorno parlottando di tanto in tanto tra loro come se si stessero scambiando opinioni. Avevano un mantello con cappuccio e la donna trasportava una balestra dall’aria pesante. Trunks riuscì a intravedere sul mantello un simbolo, una sorta di N in corsivo e stampata male circondata da un cerchio palesemente fatto a mano.
-Sapete che simboli sono quelli?- chiese Trunks ad Astrid che, accanto a lui, aveva assistito a tutta la scena in silenzio.
-Cacciatori.-
-Cacciatori? E di cosa? Intrusi?-
-Quelli sono i Niktortsu, i cacciatori di mezzosangue. Cacciatori di taglie che si occupano esclusivamente di Saiyan non puri.- intervenne Ivar uscendo dal negozio. -Girovagano per il pianeta e cercano di fare più soldi possibili.-
-Cacciatori di mazzosangue!?- esclamò.
Trunks ebbe un brivido, un conato e un irrigidimento nello stesso momento. L’idea che qualcuno facesse soldi uccidendo gente che non aveva fatto nient’altro che venire al mondo gli faceva accapponare la pelle. Come poteva esistere gente così fuori di testa? A partire da quelli che mettevano le taglie e pagavano qualcuno per togliere la vita a un mezzosangue. Aveva capito che su Vegeta-sei i Saiyan non puri non erano ben visti ma fino a questo punto non se lo sarebbe mai aspettato.
-È aberrante.- mormorò il principe con una mano davanti alla bocca per non vomitare.
-A nessuno importa di loro. Questo non giustifica la cosa ma ne spiega i motivi.- disse Bjarni posando una mano sulla spalla a Trunks. -Sei fortunato ad essere nato reale, altrimenti avresti dovuto combattere per la tua vita.-
Fortuna? Come poteva essere solo questione di fortuna? Non era una cosa umanamente concepibile l’eliminazione di qualcuno soltanto per i geni che si portava dietro. Non pensava che potessero arrivare fino a questo punto, okay l’intolleranza per i mezzosangue perchè tendenzialmente deboli e malaticci -è logico per una razza di guerrieri dediti anima e corpo alla lotta- era cosa risaputa ma arrivare a ucciderli per avere denaro in cambio era assurdo. Si chiese se suo padre ne fosse al corrente o se ignorasse completamente l’esistenza di tale pratica. Avrebbe comunque fatto in modo di farla sparire.
Adocchiò i due cacciatori che si erano spostati di poco, li vide impegnati a chiedere informazioni ai passanti sicuramente a proposito del ragazzo appena fuggito. Non indossavano rilevatori, non avrebbero potuto quindi trovarlo anche fosse stato nei paraggi nè si erano accorti della loro presenza. Si mosse velocemente e in silenzio tanto che gli altri ragazzi dovettero richiamarlo e poi affrettarsi a raggiungerlo. Trunks tirò dritto e si piazzò davanti ai due guerrieri incappucciati, erano molto più alti di lui. La coppia lo guardò dall’alto in basso con aria confusa.
-Levati di torno ragazzino.- lo ammonì la donna.
-Siete Niktortsu, giusto? Vi occupate di cacciare i mezzosangue.- disse Trunks guardando prima uno e poi l’altro.
I due guerrieri lo squadrarono da capo a piedi. La donna gli puntò la balestra alla testa fissandolo glaciale.
-Cosa vuoi? Schiattare prima del tempo? Anche se non mi pagano ti ficco una freccia in mezzo agli occhi più che volentieri.- sentenziò.
Il ragazzo non si mosse, la squadra alle sue spalle a qualche passo di distanza rimase in silenzio.
L’uomo abbassò l’arma della compagna che si voltò a guardarlo incuriosita.
-Toglila, siamo di fronte al Principe.-
-Eh!? Questo stupido meticcio sarebbe il principe?- esclamò.
Il Saiyan si indicò un punto sul petto. -Ha il simbolo reale sull’armatura.-
La donna lo guardò titubante. -E che significa? Potrebbe anche averla rubata. Sai come sonno questi piccoli parassiti.-
-Non credo l’abbia rubata, ci era stato comunicato che il nuovo erede al trono fosse un mezzosangue ricordi?- 
La donna abbassò l’arma anche se non del tutto convinta. -Pure il Re si è messo a sfornare meticci.- disse mentre un sorriso sadico le si dipinse sul viso. -Oh, beh! Più lavoro per noi.-
-Non devo ricordarti che i reali sono intoccabili vero? Il Re potrebbe farci a pezzi in un secondo se sfiorassimo i suoi figli.- le rammentò. Poi si rivolse al mezzosangue, chinando leggermente la testa. -Cosa possiamo fare per voi, principe?-
Trunks digrignò i denti e corrucciò lo sguardo. -Lasciate in pace i mezzosangue, è un ordine.-
La donna scoppiò immediatamente in una fragorosa risata, si piegò in due mettendosi una mano sulla pancia e tenendo la balestra con l’altra. L’uomo rimase invece in silenzio, immobile se non per un leggero sorriso divertito.
-Mi dispiace ma non possiamo obbedire, abbiamo un lavoro da svolgere.- gli disse con una punta di sarcasmo nella voce. Trunks ebbe l’impressione che tutto quel rispetto fosse una facciata neanche troppo ben eseguita. E non sarebbe stato neanche strano, in quanto cacciatori di mezzosangue non dovevano avere chissà quale considerazione di lui. Erano sicuramente coerenti con quello in cui credevano, non lo vedevano neanche come una vera autorità temevano soltanto la possibile reazione di suo padre. Ma avrebbe dovuto comunque provare fermare quel massacro di anime innocenti.
Il ragazzo si aprì in un sorriso maligno, i tratti paterni presero il sopravvento sul suo viso sotterrando quanto di umano aveva su di esso. Gli occhi gli brillavano di sfida, le sopracciglia corrucciate li rendevano più profondi e scuri. Posò una mano sul fiancò e alzò il mento, sfidandoli apertamente.
-Allora vi propongo una scommessa.-
-Ossia?- chiese la donna improvvisamente attenta.
Il sorriso del ragazzo si allargò un poco.
-Chi trova prima il mezzosangue vince. Se vinco io questo tipo di caccia vi sarà proibita per il resto della vostra esistenza.-
-E se vinciamo noi?-
-Sarò io personalmente ad aiutarvi nella sua cattura e in tutte quelle degli altri mezzosangue finchè avrò vita.-
I giovani Saiyan alle sue spalle sussultarono e sbarrarono gli occhi. Era forse impazzito tutto d’un botto!? Che diamine stava dicendo!? Voleva diventare schiavo di quei due per il resto della vita o cosa!? Non potevano credere alle loro orecchie! Sembrava tutto così assurdo e impossibile da credere.
-Trunks! Che diamine stai facendo!?- sbottò Ivar.
-Ti ha dato di volta il cervello!?- gridò Astrid.
Trunks li ignorò completamente, fisso sui due davanti a sè. Sorrideva in un modo che ricordava molto quello di suo padre, quell’espressione tutt’altro che rassicurante che emanava spavalda sicurezza e divertimento con un pizzico di sadicità che dava forza.
I due Saiyan adulti lo guardarono incuriositi. Forse si erano sbagliati a giudicare quel ragazzino sulla base dell’aspetto. Nonostante i colori delicati aveva un atteggiamento tipico della loro razza, anche la forma degli occhi era quella. Aveva ora la loro più completa attenzione.
-E il Re lascerebbe che il suo erede passi la sua intera vita come cacciatore di taglie?- chiese l’uomo, decisamente più sveglio della compagna e preoccupato che ci fosse qualche strano trucchetto dietro.
-E chi ha detto che io debba scegliere tra le due cose? Posso essere un principe e un cacciatore allo stesso tempo.- rispose sicuro il ragazzino.
L’adulto era titubante, non sembrava fidarsi al cento percento. Forse sospettava che avrebbe potuto fregarli.
-Okay, ora basta. Non mi frega se sei il principe, ti prendo a calci se non la finisci!- esclamò Ivar avvicinandosi.
Ma Trunks sollevò il braccio, bloccando sul nascere il suo tentativo di fermare la trattativa con quei due. Lo guardò con la coda dell’occhio mentre si fermava all’istante nel punto in cui era. I Saiyan avevano quell’innato istinto di rispettare chi più in alto di loro, purché appartenente alla loro razza, che in quel momento gli tornava estremamente utile. Non voleva che nessuno si intromettesse.
-Stai al tuo posto, Ivar.- gli disse glaciale.
Ivar strinse i pugni frustrato ma rimase al suo posto. Conosceva il giovane principe da poche settimane ma non pensava fosse in grado di usare quel genere di tono. Anche non fosse stato di rango superiore lo avrebbe lo stesso inchiodato a terra. Un dono naturale che soltanto in pochi possedevano.
-Ai vostri ordini.- disse abbassando la testa impotente.
Nessun altro provò a fermarlo.
-I vostri amici non sono d’accordo?- chiese l’uomo indicandoli con il mento.
Trunks tornò a guardarlo senza cambiare espressione.
-Non m’interessa.- sentenziò. -Quindi? Ci state o no?-
-Ovvio che ci stiamo!- urlò la donna senza dare tempo all’altro di aprire bocca. -Non vedo l’ora di vederti cacciare i tuoi simili!-
Trunks sorrise nuovamente allo stesso modo di prima. -Staremo a vedere. Il termine della scommessa è il tramonto. Che vinca il migliore.-
-Ti veniamo a cercare noi.- disse l’adulto prima di superarlo. L’altra lo seguì tirando una spallata al principe e ridendo poi sguaiatamente.
Il mezzosangue tornò dagli amici che iniziarono a sommergerlo di domande, di insulti e di preoccupazioni. Trunks li fissò non riuscendo a capire una mazza di quello che stavano dicendo, parlavano uno sopra l’altro.
-Calmatevi! Non sono impazzito, ho un piano!- disse sovrastandoli tutti quanti.
Il gruppo ammutolì di botto. Ivar si fece avanti.
-E puoi metterci al corrente? O il principe si sente troppo superiore?- 
Trunks iniziò a sentirsi colpevole per come si era servito della propria posizione a discapito dell’amico.
-Ti chiedo scusa, Ivar, ma avevo bisogno di sembrare più risoluto possibile. Amici come prima?- gli chiese allungando una mano nella sua direzione.
Ivar si illuminò anche se cercò di nasconderlo. Afferrò il braccio dell’altro ad altezza gomito, Trunks di conseguenza fece la stessa cosa.
-Non credo che la parola che tu abbia usato sia adatta. Da quando siamo compagni d’armi?-
Trunks alzò le spalle. -È quanto di più simile esista in questa lingua a ciò che intendo.-
Ivar afferrò l’amico e gli scompigliò i capelli con il pugno, Trunks mise le mani sul suo braccio avvolto attorno al proprio collo ma non protestò. Quando lo lasciò andare, il mezzosangue si passò una mano tra i capelli nel tentativo di rimetterli in ordine.
-Quindi? Questo piano? - s’intromise Astrid infastidita da tutta quella confidenza tra i due.
Trunks annuì e si alzò in volo. -Vi spiego tutto strada facendo.-
I ragazzi si alzarono in volo subito dopo e seguirono il principe senza farsi domande. Spiegò loro il suo piano mentre avanzavano, scandagliò la zona nel mentre alla ricerca del ragazzino che lo aveva urtato. Voleva assolutamente salvargli la vita e mettere fine a quel massacro.
-Quindi tu sei in grado di percepire l’energia vitale delle persone senza utilizzare il rilevatore e conti di trovarlo in breve tempo per poi portarlo a palazzo e tenerlo al sicuro finchè non venga passata una legge che impedisca a chiunque di dare la caccia ai mezzosangue.- disse Bjarni seguendo Trunks a velocità sostenuta.
-A grandi linee.- rispose Trunks.
-E riesci a trovarlo in mezzo a tutta questa gente?-
-Ho una buona memoria, anche se l’ho percepita solo per pochi secondi sono abbastanza sicuro di poterlo trovare facilmente. Conosco bene le forze Saiyan e qui ce ne sono a migliaia ma lui è anche un mezzosangue quindi ci sarà qualcosa nella sua aura di diverso dagli altri che lo rende riconoscibile.- spiegò. Si voltò a guardare gli amici confusi e aggiunse: -Ogni aura è unica, possono esserci delle somiglianze con i genitori ma non ne esistono due uguali.-
Il gruppo rimase pensieroso davanti a quelle informazioni. A loro era stato insegnato che l’unico modo conosciuto per individuare qualcuno fosse attraverso il rilevatore che, anche a grandi distanze, era in grado di captare le forze più grandi. Trunks gli stava aprendo un mondo con quell’informazione.
-Potresti insegnarcelo?- chiese Astrid.
Il principe annuì. -Certamente. È una delle prime cose che ho imparato da bambino, non vi ci vorrà molto per apprenderlo.-
Sorvolarono il pianeta senza fretta, Trunks aveva bisogno di prestare più attenzione possibile a tutte le forze vitali presenti in zona. Era abbastanza sicuro di riuscire a distinguere l’aura di quel ragazzino dalle altre ma voleva fare le cose per bene. Voleva escludere ogni probabilità di averla mancata.
-Eccolo!- esclamò scendendo poi in picchiata.
Toccarono terra in pochi secondi, Trunks sempre a capo del gruppo che guardava dritto davanti a sè mentre gli altri ragazzi osservavano il circondario. La zona era molto meno ricca di quella in cui si erano fermati a mangiare ma il via vai di gente e il quantitativo di negozi era pressoché lo stesso. Le vetrine erano meno luccicanti e colorate ma piene ugualmente di merce.
Trunks vide il ragazzino, e quello che presumeva fosse il fratello di cui aveva parlato, correre nella propria direzione guardandosi però alle spalle con fare preoccupato. Spuntavano da dietro un buco posto alla base di un edificio in un vicolo. Quando si accorsero di loro rallentarono fino a fermarsi a pochi passi. Il maggiore si posizionò davanti al bambino più piccolo, non sembrava avere più di sei o sette anni e li guardava con fare incuriosito ma spaventato da dietro il fratello.
-Per favore lasciateci andare. Non abbiamo fatto nulla di male, vogliamo solo tornare a casa. Promettiamo di non intralciare più la vostra strada ma fateci passare. Vi prego.- disse loro con la preoccupazione stampata in viso. Era anche sudato e con il fiato corto, dovevano aver corso a lungo per seminare quei due che volevano le loro teste. I loro abiti erano integri seppur un po’ sporchi. Trunks ebbe modo di osservare i loro occhi verdi caratterizzati da una pupilla affilata, come quella dei felini. Intravide anche delle orecchie leggermente a punta, per il resto somigliavano in tutto e per tutto a un Saiyan. Doveva essere stato il loro biglietto da visita per poter vivere fin’ora e probabilmente i capelli scuri lasciati lunghi servivano proprio a sviare l’attenzione dalle particolarità che li rendevamo riconoscibili.
-Non sono qui per catturarvi o farvi del male in alcun modo.- disse Trunks alzando e mostrandogli le mani, come per dimostrargli che non aveva intenzione di fare qualcosa di pericoloso di nascosto. -Voglio portarvi in salvo.-
Gli occhi chiari del ragazzino più grande si illuminarono per un secondo per poi tornare immediatamente corrucciati e attenti, era palese che non si fidasse. Il bambino invece sembrava ancora più incuriosito, uscì un poco dal suo nascondiglio rimanendo comunque attaccato fisicamente al fratello.
-Non abbiamo bisogno di pietà. Ce la caviamo benissimo da soli.- rispose tagliente.
-Io non vi sto offrendo pietà. Io voglio che voi siate siate liberi di essere chi siate senza rischiare la vita.- 
Il ragazzino lo fissò storto. -Meno paroloni, principe.-
Trunks sorrise e tese loro una mano, i due però fecero istintivamente un passo indietro. Ci rimase male, non era abituato a guadagnarsi la fiducia di qualcuno, nessuno aveva mai pensato a lui come una minaccia sulla Terra. Era una sensazione strana.
-Sono un mezzosangue come voi, l’idea che dobbiate vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo perché c’è qualcuno che vi vuole costantemente morti semplicemente perché siete mezzosangue mi mette i brividi. E mi fa arrabbiare. Da dove vengo io non esiste niente di simile e non sopporto sapere che sul pianeta dal quale proviene metà del mio corredo genetico si possa approvare qualcosa di così assurdo. Non è giusto.- spiegò passandosi una mano sul collo in un gesto nervoso, spiegarsi era sempre complicato per lui. -Voglio ripulire questo posto e salvare ogni singolo mezzosangue che vive o vivrà su questo pianeta. E voglio cominciare da voi due.-
-Perchè dovrei fidarmi? Voi siete un reale, non sapete com’è la vita per noi e se moriamo o meno non vi tocca. Le vostre sono belle parole, principe, ma cosa ci assicura che non ci consegnerete a qualche cacciatore?- ribattè il ragazzino con gli occhi verdi facendo un altro passo indietro.
-Beh potete scegliere.- disse sposandosi di lato e indicando loro la strada che era alle sue spalle. -Potete continuare la vostra fuga sperando di essere più veloci e più astuti di quei cacciatori o andrete incontro a morte certa, oppure potete fidarvi di me.-
Il ragazzino indugiò sulla risposta da dargli. Era rigido sul posto con un braccio davanti al fratello minore in protezione, sembrava pronto a fuggire e contemporaneamente ad attaccare. Ivar non riuscì a inquadrare per bene la sua posizione, aveva sicuramente una base di combattimento ma decisamente troppo acerba per affrontare anche qualcuno della sua stessa età. Probabilmente i genitori gli avevano insegnato qualcosa, il minimo indispensabile per affrontare un combattimento, qualora costretto, quel tanto che bastava per sopravvivere e trovare al più presto una possibile via di fuga. Lo vide spostare lo sguardo ora sul viso del principe ora sulla spada che teneva legata in vita. Trunks non aveva mai posato la mano sull’elsa durante tutta la conversazione, neanche una volta. Che stesse controllando il linguaggio del corpo per essere meno aggressivo possibile? Non era neanche in allerta, lo capiva da come stava tranquillamente in piedi davanti a loro con la mano tesa verso i due mezzosangue.
-Okay, accettiamo il tuo aiuto.- asserì alla fine il più grande dei due.
Il sorriso di Trunks si aprì maggiormente mentre i due facevano qualche passo verso di loro.
-Bene! Quali sono i vostri nomi?-
-Io mi chiamo Trym e lui è mio fratello minore Mads.- 
-Io sono Trunks. Mentre loro sono Ivar, Bjarni, Abel, Astrid e Rekel. Io sono l’unico mezzosangue.- disse indicando ognuno di loro mentre ne pronunciava il nome. Avrebbe potuto lasciarli presentare a uno a uno ma era più facile e veloce così, oltretutto aveva un istinto di leadership che gli suggeriva di prendere il comando. -Sapete volare?-
-Siamo mezzosangue non scemi.- si difese. -Dove volete portarci?- chiese Trym.
-Tuo fratello è ferito, riesci a portarlo in spalla?- intervenne Ivar che li stava osservando in silenzio da un po’.
Lo sguardo di tutti si spostò su Mads. Il bambino aveva una gamba palesemente ferita, il pantalone era coperto di sangue e strappato. Trym gli si posizionò di nuovo davanti riportando così l’attenzione su di sè.
-Non è un problema.- disse serio.
Trunks vide in quel gesto un forte senso di protezione, Trym era consapevole che non potevano essere all’altezza di nessuno di loro ma non avrebbe permesso che suo fratello minore corresse pericoli finchè ci fosse stato lui. Non gli piaceva molto l’idea di fidarsi di loro, erano pur sempre in una posizione migliore della sua, ma non aveva molta scelta.
-Non ti fidi proprio.- 
-Non posso. Anche se siete un mezzosangue rimanete un reale e per quanto io possa volerlo non saremo mai uguali.-
Trunks rimase colpito da quelle parole. Non gli era mai capitato che qualcuno si sentisse inferiore rispetto a lui, e non in termini di forza ma di rango sociale. Sì, sulla Terra la sua famiglia era estremamente ricca ma aveva amici coetanei che al massimo avevano espresso un forte stupore di fronte a tale patrimonio. Mentre quel ragazzino, nonostante fosse metà Saiyan come lui, si teneva un passo indietro perché lo reputava troppo lontano, irraggiungibile. E per quanto l’essere principe gli piaceva quell’aspetto lo disturbava assai.
Voltò loro le spalle, il sorriso sul suo viso sparito.
-Come preferisci. Allora potete limitarvi a seguirci.- disse prima di spiccare il volo.
Ivar e gli altri lo imitarono subito dopo, Rekel lanciò però uno sguardo perplesso ai due bambini.
Trym, con sulle spalle Mads, li seguì senza aggiungere altro. Notò subito che il gruppo aveva rallentato la propria solita andatura per permettere loro di stargli dietro senza fatica. Non seppe come interpretare quel gesto, guardò il principe, in capo al gruppo, che si era voltato per assicurarsi che li stessero seguendo e gli sorrideva. Trym si chiese ancora che intenzioni avessero.                                                
Il volo fu breve, Trunks non ebbe bisogno di far cenno agli altri di atterrare gli bastò farlo. Posò leggero i piedi sul terreno, dietro di lui gli altri ragazzi Saiyan e per ultimi i due bambini mezzosangue.
-Dove siamo?- chiese Trym.
-Fratellone! Questo è il palazzo reale! Come fai a non conoscerlo?- esclamò Mads entusiasta. Scese con balzo dalla schiena del fratello atterrando sulla gamba integra e si avvicinò all’edificio ponendosi davanti a Trunks con il naso all’insù, affascinato.
-Vuoi entrare?- gli chiese il principe abbassandosi alla sua altezza.
Mads s’illuminò e non esitò ad annuire mentre, alle loro spalle, Trym induriva lo sguardo e rimase guardingo: aveva ripetuto un sacco di volte al fratello di non fidarsi sempre di tutti ma lui non ascoltava.
-Mads non mi sembra il caso. Torna qui.-
Il bambino lo ignorò. Trunks gli fece segno di precederlo e, un po’ zoppicante, il piccolo dalle orecchie a punta si avvicinò all’enorme portone. Due enormi guardie fermarono la sua corsa fissandolo minacciosi dall’alto in basso. Fece un paio di passi indietro intimorito, allontanarsi dal fratello non era stata una così buona idea, ma una mano gli si posò sulla schiena e lo costrinse a fermarsi. Alzò lo sguardo su Trunks che guardava dritto davanti a sè le guardie che a lui sembravano montagne insormontabili.
-Loro sono con me, lasciateci passare.- intervenne Trunks sicuro.
Le due guardie s’inchinarono poi aprirono le porte senza una parola, Mads si ritrovò a rimanere agganciato ai pantaloni del principe. Trunks non si lamentò anzi porse la mano al bambino invitandolo ad entrare assieme.
Agli occhi di Mads, l’enorme ingresso apparve come una distesa gigantesca di marmo e drappi dorati. Senza staccarsi dalla mano del principe, si guardò attorno incuriosito: aveva sempre sognato di poter accedere al palazzo reale e osservarlo dall’interno. Ed essendo lui solo un mezzosangue quell’esperienza era assolutamente unica e irripetibile.
-Bentornato, principe. Chi sono i vostri ospiti?- li accolse Alistar scrutando prima il bambino che teneva per mano poi Trym, rimasto qualche passo indietro.
-Alistar puoi chiamare i miei genitori? Devo parlare loro di una cosa importante.-
-Ma certo, Mio Signore.- disse il guerriero con un leggero inchino. Poi si voltò e s’incamminò oltre la porta della sala del trono.
Non passò molto tempo prima che Re e Regina si presentassero al loro cospetto accompagnati dalla principessa che li seguiva come un’ombra.
-Trunks.- iniziò Bulma con un sorriso mentre il suo sguardo veniva catturato dai ragazzi alle sue spalle. -Sei tornato e hai portato dei compagni.-
-Sì, mamma. La mia squadra e due mezzosangue, come me e Bra.- 
Il gruppetto di ragazzini s’inginocchiò all’istante non appena capito di essere al cospetto di Re e Regina. Entrambi con indosso abiti terrestri, erano quasi passati inosservati, oltremodo irriconoscibili nei loro ruoli. Soltanto una volta che il principe aveva rivolto la parola alla madre erano riusciti a collegare il cervello e a capire che, sì, quelli erano i sovrani del pianeta.
Bulma fece loro segno di alzarsi, erano poco più che bambini non avevano alcun bisogno di inchinarsi a quel modo. -Alzatevi, ragazzi, siete troppo giovani per queste cose.- disse osservando con sorriso il bambino più piccolo tenuto ancora per mano da Trunks. Era molto spaventato ma altrettanto incuriosito.
Trunks spiegò ai genitori quanto successo, ponendo particolare attenzione alla macabra pratica della caccia ai mezzosangue perpetrata su quel pianeta. Raccontò della scommessa fatta con i due cacciatori in modo da tenerli occupati e fargli credere di poter agire inosservati. Dalla sua voce traspariva tutta l’incredulità e il disgusto.
L’espressione di Bulma cambiò man mano che la situazione diventava più chiara nella sua testa mentre il figlio delineava il tutto senza nascondere le proprie emozioni. Si voltò verso il marito, lui ne sapeva qualcosa?
-Non credo che questa cosa sia giusta. Siamo riusciti a salvare loro due ma chissà quanti altri mezzosangue sono perseguitati sull’intero pianeta!- concluse stringendo i pugni. -Dobbiamo fermare questa cosa, subito.- Spostò poi lo sguardo azzurro sul padre che, con la solita espressione immobile, li guardava tutti quanti. -Papà, tu conoscevi questa situazione?-
-No.- rispose atono.
Bulma voltò loro le spalle, senza una parola, dirigendosi verso uno dei soldati in piedi vicino al trono. Allungò una mano chiedendogli silenziosamente di porgergli quel che aveva in mano: una sorta di tablet composto solo da un display trasparente. Iniziò a smanettarci sopra, muovendosi tra le varie schede e pagine che il dispositivo le poneva davanti.
-Alistar.- chiamò senza staccare gli occhi dallo schermo.
-Sì, Mia Signora?- rispose il guerriero dall’altra parte della sala.
-Ho bisogno che questo venga tramesso immediatamente.- disse sventolando il tablet sopra la testa.
Alistar battè le palpebre confuso. -Sarà fatto.-
Bulma tornò a smanettare con il dispositivo mentre Alistar si dileguava.
Nella sala scese il silenzio rotto soltanto dai suoni digitali provenienti da quanto la Regina stava facendo. Quando ebbe finito, Bulma tornò accanto al marito tenendo ancora in mano il tablet e glielo porse, senza aggiungere nient’altro che uno sguardo che urlava “sbrigati”. Il Saiyan prese il dispositivo incrociando lo sguardo serio della moglie, poi posò le iridi scure sullo schermo leggendo velocemente le parole che scorrevano veloci in blu. Tornò a guardare la scienziata con un sopracciglio alzato.
-Che c’è? Non ti sta bene?- gli disse incrociando le braccia al petto e sfidandolo ad andarle contro.
-Perchè non dovrebbe?- le rispose cliccando sullo schermo senza neanche guardare.
-Legge approvata. Trasmissione ai mezzi di informazione avviata.- sentenziò il dispositivo ancora tra le mani del Re.
L’espressione di Bulma si rilassò mentre lui le ripassava il tablet. Gli sorrise grata e si trattenne dall’abbracciarlo davanti a tutti. -Sapevo che la pensavi come me.- disse premendo poi un paio di pulsanti e sopra le loro teste apparve la stessa schermata visionata poco prima dal Saiyan.
-Attenzione!- iniziò una voce robotica con una provenienza non ben identificata. -A tutti gli abitanti di Vegeta-sei, una nuova legge è stata emanata. Da questo momento in poi sarà vietata ogni forma di violenza e/o discriminazione nei confronti di qualsiasi mezzosangue e di qualsiasi non-Saiyan presente sul pianeta e nel suo spazio di potere legale. Ai trasgressori sarà implicata una pena dalla reclusione alla morte a seconda della gravità della trasgressione. Ripeto.-
Trunks sorrise soddisfatto ascoltando quel messaggio metallico che rimbombava probabilmente in ogni angolo del pianeta. Si voltò ad osservare i due ragazzini mezzosangue che, increduli, si guardavano attorno ascoltando assorti la voce del software.
-Trym! Ora possiamo giocare senza aver paura che qualcuno ci voglia far del male!- urlò Mads correndo incontro al fratello maggiore che, con ancora il naso all’insù non credeva alle proprie orecchie.
-Siamo…liberi?- chiese spostando lo sguardo su Trunks che annuì con forza sorridendo, gli occhi azzurri brillavano di soddisfazione. Trym riportò l’attenzione sul fratellino che lo tirava verso il basso per poterlo abbracciare comodamente. Per la prima volta da quando erano nati sentì che il peso della loro esistenza non gravava più sulle sue spalle. Non dovevano più scappare per guadagnarsi un giorno in più di vita. Non avrebbero più dovuto restare chiusi in casa e cambiarla spesso per evitare che i cacciatori li trovassero. Non avrebbero più dovuto stare attenti a come parlavano per non inimicarsi qualcuno e far partire l’ennesima caccia.
Trym iniziò a piangere silenziosamente stringendo a sè il fratellino che sprizzava gioia da tutti i pori. Finalmente potevano smettere di sentirsi in colpa per essere nati.
Bulma riconsegnò malamente il tablet al Saiyan al quale lo aveva tolto poco prima, che fissò stranito la sovrana tenendosi stretto al petto l’oggetto.
-Bene, ora che anche questa cosa è risolta posso tornare a fare quello che stavo facendo prima.- disse tornando ad osservare il gruppo di Saiyan. -Fate curare il bambino, se avete bisogno mi trovate nei laboratori.- e se ne andò.
Mentre Ivar, Bjarni e gli altri fissavano la donna lasciare la stanza, Trunks accompagnò i due fratelli in infermeria. Entrambi si mostrarono diffidenti nei confronti del medico che li accolse, spaventati all’idea che potesse far loro del male in qualche modo. Trunks si chiese che tipo di conseguenze avrebbe portato a lungo termine su quei due il costante stato di ansia provocata dalla paura di poter rimetterci la vita da un momento all’altro. Dovevano aver vissuto un inferno.
Trym incoraggiò il fratello a farsi visitare, vincendo la paura in cui vivevano da sempre: erano al sicuro lì.
Mads, seppur reticente, si sedette sul lettino e lasciò che il medico esaminasse la ferita che gli inzuppava di sangue il pantalone lacerato. Sobbalzò quando venne toccato e fu tentato di ritrarre la gamba di scatto ma si fece coraggio.
-Sei fortunato, nonostante la profondità della ferita non è nulla di grave.- disse prendendo qualcosa dal tavolino mobile in metallo di fianco a sè. Alzò appena gli occhi sul bambino che si guardava la gamba apparentemente con la testa altrove. -Resistente per essere un mezzosangue, credevo che fossero tutti cagionevoli e delicati.- 
Trunks assottigliò lo sguardo a quel commento. -Tieniti i tuoi pensieri per te e limitati a fare il tuo lavoro.- gli disse indossando nuovamente quella maschera che gli serviva per calarsi nel ruolo di spicco che ricopriva.
Il Saiyan sobbalzò e ammutolì tornando sulla ferita in silenzio.


-Mia Signora?- disse Shu bussando piano alla porta aperta.
Bulma non si voltò ma gli fece segno di entrare. Shu, accompagnato da Mega, si avvicinò alla donna che, china su qualcosa che non riuscivano a vedere, stava lavorando con grande attenzione. Erano incuriositi da quella terrestre che priva di forza combattiva era riuscita ad arrivare fin lì accompagnata da niente meno che il Re stesso, diventando a sua volta Regina, grazie solo alla sua mente geniale. E di come ci fosse riuscita non ne sapevano gran che, avevano colto soltanto che in qualche maniera a loro sconosciuta aveva legato il sovrano a sè e viceversa.
-Vi serve qualcosa?- chiese senza voltarsi.
Shu tornò con i piedi per terra. -Siamo riusciti a risalire ai genitori dei due mezzosangue che il principe, Vostro figlio, ha portato a palazzo.-
-Bene. Allora perchè siete qui?- chiese la donna.
-Per via di questo.- disse Mega consegnando alla Regina il tablet trasparente che aveva tra le mani.
Bulma fece un giro di centottanta gradi sulla sedia e finalmente rivolse la propria attenzione ai due guerrieri. Prese il tablet che le porgevano incuriosita e osservò la schermata, la sua espressione cambiò immediatamente. -Oh…-
-Abbiamo pensato che risalire al genitore appartenente alla razza Saiyan sarebbe stato più semplice, trovando la squadra a cui appartiene avremmo potuto contattarlo direttamente e chiedergli di tornare alla base.- spiegò Shu. -Ma a quanto pare non è possibile.-
Sullo schermo c’era una scheda anagrafica di una donna sui trent’anni, con tanto di foto, con la scritta “deceduta” che lampeggiava accanto al suo nome.
-È accaduto poco più di un anno fa, poveri bambini.- commentò l’azzurra leggendo la data del decesso accanto a quella di nascita.
-Per i Saiyan morire in battaglia è la prassi, i suoi figli dovrebbero saperlo anche se sono mezzosangue.- disse Mega glaciale.
-Sì, lo so.- disse sospirando sconsolata. L’idea che quei due fossero orfani di madre, che era anche il genitore che aveva trasmesso loro il sangue Saiyan e poteva in un certo senso fargli da scudo su quel pianeta che odiava i meticci, la rattristava. -Procedete a contattare il padre, se è ancora in vita.- ordinò restituendo loro il dispositivo digitale.
I due guerrieri annuirono e uscirono.


I due cacciatori ascoltarono attentamente il messaggio ripetersi per la quinta volta negli ultimi dieci minuti.
-Sì abbiamo capito!- sbottò la donna scoccando una freccia contro una delle casse sparse per il locale.
-Non combinare guai. I soldi ci servono per vivere non per ripagare ciò che rompi.- borbottò l’uomo sorseggiando la sua birra dal boccale di vetro.
L’altra si lasciò cadere sulla sedia accanto sbuffando infastidita. -Quello stupido ragazzino! Ci ha fottuti alla stragrande!-
L’altro non rispose. Il principe mezzosangue era stato assai furbo, gli aveva fatto credere di poter avere una sfida alla pari e invece per qualche strano motivo era bastata meno di un’ora per l’emanazione della nuova legge che gli avrebbe impedito di continuare il loro lavoro, esattamente come aveva promesso. Sorrise appena, era pur sempre il figlio del Re anche se mezzosangue avrebbe dovuto aspettarsi una mossa simile. Magari poteva cominciare a rivalutare la sua opinione dei meticci.
-Tsk, che schifo di legge. Ora ci mettiamo a proteggere pure i bastardi.- sentenziò l’uomo incappucciato seduto lì di fianco. -Che si fotta, il Re e la sua famiglia mezzosangue del cazzo!-
-Si apre una nuova era.- commentò qualcun altro dal fondo del locale.
Il Saiyan con il mantello calato sugli occhi tracannò quanto aveva nel bicchiere e si alzò. -Avete perso il lavoro voi due.- disse indicando lo stemma sulle schiene dei due Saiyan seduti di fianco.
-A quanto pare.- si limitò a dire la donna fissando la propria balestra.
L’uomo si frugò in tasca e ne tirò fuori un amuleto di bronzo, lo porse loro. Sopra vi era inciso qualcosa che ormai era stato cancellato dal tempo. -Prendete, se un giorno vorrete un risarcimento per ciò che vi stanno facendo questo amuleto sarà la vostra chiave.-
Il cacciatore guardò quasi schifato ciò che l’uomo gli stava porgendo. Non riusciva a vedere il suo volto ma a giudicare dagli abiti sporchi doveva essere un senza tetto o un esiliato. L’odore che emanava era altrettanto sudicio.
-No, grazie non abbiamo bisogno di stronzate simili.- disse tornando a guardare davanti a sè.
L’altro però non si arrese e, prendendo di prepotenza il braccio del guerriero, gli mise a forza in mano l’oggetto. Al cacciatore non piacque quel gesto e scaraventò l’uomo contro il muro.
-Non osare toccarmi.- ringhiò. -Andiamocene.- disse poi rivolto alla compagna che, nel frattempo, si stava intrattenendo con altre guerriere ammiccando e mettendo le mani un po’ ovunque. Riluttante anche lei si alzò seguendo l’esempio del compare e lo seguì fuori dalla porta.
-Ehy! Che ti ha dato quel tizio?- gli chiese incuriosita.
-Toh! Tienilo, la sola idea di averlo tra le mani mi fa venire ribrezzo.- disse lanciandole l’amuleto.
La cacciatrice fissò l’oggetto in bronzo con curiosità, non valeva molto non potevano venderlo neanche a qualche idiota in più le incisioni sulla superficie erano ormai illeggibili. Alzò le spalle e se lo mise in tasca, in qualche modo le sarebbe tornato utile.



Angolo Autrice:

I'm back! Sono passati ormai due anni dall'ultima volta che ho preso in mano questa storia, a causa del Covid ho avuto alcune difficoltà nel concentrarmi sulla scrittura.
Spero che esista ancora qualcuno che segue questa storia nonostante il tempo trascorso senza alcun aggiornamento. Sto provando a tenere allenata la fantasia finchè il prossimo blocco dello scrittore non mi colpisce e sto scrivendo il capitolo 11. Non so quando lo finirò ma finchè ho qualcosa in testa andrò avanti a scrivere.
Alla prossima,
AN

  
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