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Autore: Kagome    27/12/2021    3 recensioni
Nel cercare conforto davanti al ritratto della madre, Adrien scopre qualcosa che non avrebbe mai dovuto scoprire. Sconvolto e terrorizzato, il ragazzo trova rifugio da una certa ragazza coi codini. Storia H/c con spoiler per gli episodi della quarta serie trasmessi fin'ora.
Genere: Angst, Drammatico, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nooroo, Plagg
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Il Segreto della Grotta

Scritto da: JuliaFC, o Kagome qui su EFP

Beta: Genxha e Sherry

Rinunzia Legale: Questa storia è basata su personaggi e situazioni creati da Thomas Astruc. "Miraculous - Tales of Ladybug and Chat Noir" (c) TS1 Bouygues, Disney Channel, Zagtoon, Toei Animation. Questa storia non è scritta a scopo di lucro e non è intesa alcuna violazione del diritto d'autore.

Nota: la parte finale di questa storia ha grossi riferimenti agli ultimi episodi usciti della quarta serie, in lingua Inglese e Francese. In particolare gli episodi Gabriel Agreste ed Ephemeral. Se non avete visto quegli episodi e non volete rovinarvi la sorpresa, vi invito a non leggere la storia. Leggete le note finali per ulteriori spiegazioni.

La seconda parte è in fase di scrittura per un altro prompt, ma può essere letta anche così, come autoconclusiva.

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Storia scritta per il Calendario dell'avvento 2021 del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction. Prompt n. 71 - Pittura

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Era successo per errore. Per puro caso. Quel pomeriggio suo padre l'aveva chiamato nello studio e gli aveva chiesto di vedere i suoi ultimi risultati scolastici, segnalando con grave disappunto il singolo A- che aveva ottenuto all'ultimo corso di letteratura francese.

"È inammissibile. Devi applicarti di più. Un Agreste non può ottenere se non il massimo!"

Adrien era talmente fuori di sé che era uscito dallo studio del padre dimenticandosi del suo tablet e dei libri che aveva portato nello studio per mostrarli a Gabriel. Quindi, dopo essere giunto nella sua stanza, aver chiuso la porta a chiave e poi, persa tutta l'apparente calma ed essere scoppiato in lacrime sul suo letto, il ragazzo si era reso conto del suo errore e aveva convenuto con Plagg che fosse opportuno tornare nello studio paterno per riprendere le sue cose.

Adrien uscì dalla propria stanza, raggiunse la porta dello studio e bussò. Una volta, discretamente. Una seconda e terza volta sempre più forte, ma nessuno rispose. Suo padre doveva essere tornato nella sua stanza.

Adrien deglutì a vuoto — ricordava cosa fosse successo l'ultima volta che era entrato nello studio senza permesso. Ma stavolta aveva un buon scusa, doveva riprendere le sue cose, gli servivano il giorno successivo a scuola. Quindi si fece forza e aprì leggermente la porta.

"Vuoi trovarti di nuovo nei guai?" disse Plagg comparendo da dentro la sua camicia.

"No, non preoccuparti. Non tocco niente stavolta, prendo solo le mie cose e vado."

Lo studio era vuoto, come supponeva. Adrien diede un'occhiata veloce intorno e trovò subito il suo tablet. Lo prese in mano e fece per uscire dalla porta, ma si fermò a posare lo sguardo sul ritratto di sua madre che torreggiava accanto ad essa. Quasi ipnotizzato, si avvicinò alla superficie del quadro e passò leggermente le dita sopra la superficie irregolare della pittura. Sua madre era così bella nel dipinto; Adrien non poté evitare di tirare su col naso mentre osservava il meraviglioso sorriso della mamma, immortalato perfettamente nella tela.

Improvvise lacrime traditrice iniziarono a sgorgargli dagli occhi, e Adrien si appoggiò al dipinto, aggrappandosi alla superficie con le mani tremanti. Gli mancava la mamma. Era più di un anno che era scomparsa, e lui non poteva fare a meno di pensare quanto avrebbe voluto riabbracciarla. Ma mentre piangeva contro la pittura della tela, le sue dita si infilarono nei buchi che coprivano la superficie vicino al volto della madre, e per sua enorme sorpresa, sentì il suolo aprirsi sotto di lui e il suo corpo venire spinto verso il basso. Si tirò via dal dipinto in tempo per evitare di sbattere il mento contro il pavimento e il suolo lo inghiottì senza preavviso.

Vide Plagg svolazzargli accanto e scambiò con il suo kwami un'occhiata terrorizzata.

Quello che doveva essere un ascensore continuò a scendere, finché non raggiunse un punto in cui la parte esterna era realizzata in un vetro trasparente, e Adrien poté vedere un'enorme grotta aprirsi sotto i suoi piedi. Gli vennero quasi le vertigini. Che cosa strana: non avrebbe mai pensato che sotto la Villa potesse esserci una grotta così grandiosa. Ma non fu la grandezza della grotta a stupirlo, e a fargli iniziare a correre profondi brividi dietro la schiena, no. C'erano una miriade di farfalle in giro per la grotta, le stesse farfalle bianche che Papillon caricava di energia negativa per trasformarle in akuma. Si guardò intorno mentre Plagg lasciava la sua tasca per andare a svolazzare in giro ancora prima che l'ascensore arrivasse a destinazione. C'era un lungo ponte al centro della grotta che collegava la piattaforma dove si trovava al momento con un'altra piattaforma, adornata con un enorme simbolo raffigurante una… farfalla? Adrien iniziò a sudare freddo, il cuore in gola. Appena l'ascensore si fermò e aprì le porte, consentendo ad Adrien di uscire, il ragazzo si incamminò sul ponte perché c'era qualcosa sotto il simbolo della farfalla e lui non riusciva a vedere che cosa fosse. Ma quando cercò di avvicinarsi, vide Plagg tornare proprio dal punto dove si stava recando; mai e poi mai aveva visto il piccolo Dio della Distruzione così sconvolto.

"Non ci andrei, se fossi in te, Gattino," disse il kwami nero.

Adrien sospirò. "Devo vedere di che si tratta, Plagg. Ne va della mia sanità mentale."

"Ad essere sincero, Gattino, penso che la tua sanità mentale ringrazierebbe se tu non procedessi oltre." Ma Adrien non lo stette a sentire e si incamminò sul ponte. "Ti prego, Adrien, non andarci," continuò il piccolo felino, ma Adrien era già arrivato a metà ponte e poteva già iniziare a vedere qualcosa… sembrava una bara di cristallo, una massa di capelli biondi, un tailleur bianco a bordi neri… No, non era possibile!

Il cuore gli batteva all'impazzata quando arrivò davanti alla bara e il suo sguardo poté riempirsi della visione davanti ai suoi occhi. Era la mamma. La sua mamma che lui pensava scomparsa un anno prima… giaceva in una bara di cristallo, immobile, sorridente, con una rosa stretta tra le mani.

Adrien sussultò. Gli occhi pieni di lacrime, il cuore in gola, il respiro affannato e quasi mancato, le pupille dilatate. "Mamma?" Il suono dei suoi singhiozzi risuonò nel vuoto della caverna mentre le sue mani si aggrappavano al vetro della bara, il corpo ci si schiacciava contro, le lacrime gli cadevano sulla superficie trasparente. Si tirò su per vedere se riusciva a trovare un pulsante per aprire il vetro, ma mentre lo stava facendo, sentì il rumore di un ascensore che si fermava a poca distanza e si asciugò gli occhi per guardarsi attorno. Fece appena a tempo a nascondersi dietro la bara che la figura eretta e severa di suo padre emerse da quello che doveva essere un ascensore al lato del simbolo della farfalla. C'erano due piccole creature che gli fluttuavano sulle spalle, una era violetta e l'altra somigliava leggermente a un pavone ed era blu indigo.

Il cuore di Adrien si fermò. Non era possibile! Avevano sospettato suo padre già una volta, ma era stato akumizzato, com'era possibile che fosse Falena Oscura? Ma se la presenza di Nooroo e Duusu non fosse stata abbastanza, il ghigno sulle labbra dell'uomo sarebbe stato un buon indicatore della verità.

Adrien si costrinse a trattenere il fiato, non volendo che il padre lo scoprisse, e si rendesse conto che lui aveva ormai capito tutto, ma il padre si avvicinò alla bara e lui cercò di sgusciare sul di dietro, ma nel farlo mise un piede su un ciottolo e fece rumore.

"Che succede?" chiese la voce di suo padre. Adrien si era ormai infilato dietro la bara, ma sapeva benissimo di essere visibile nel caso in cui il padre avesse deciso di guardare proprio lì. "C'è qualcuno?"

Adrien si mise le mani in bocca e iniziò a mordersele per la paura. Sentiva i palmi sudatissimi e le dita erano pezzi di ghiaccio. Il suo cuore aveva ormai trovato dimora nella sua gola e nelle sue orecchie e si era dimenticato come si facesse a respirare. Dovette soffocare un grido nel momento in cui vide la piccola creatura viola volargli davanti e guardarlo dritto negli occhi.

Scosse la testa, la bocca contorta in una smorfia terrorizzata. Si mise le mani davanti e le mosse dinanzi alla piccola creatura, facendogli segno di fare silenzio, e poi mettendo le mani giunte.

Nooroo lo guardò molto attentamente, e poi scambiò un'occhiata con Plagg, che era spuntato dalla sua camicia appena il battito cardiaco di Adrien era diventato ancora più veloce. Poi volò via, con quello che Adrien si domandò fosse un barlume di sorriso sulle piccole labbra.

"Tutto tranquillo, Signore," mentì il kwami e Adrien tirò un silenzioso respiro di sollievo. "Possiamo andare." Ma quando Adrien fece per sbirciare cautamente per controllare che il padre fosse andato via, vide ancora le scarpe dell'uomo nella stessa posizione di prima, quindi, con il cuore di nuovo in gola, tornò nel suo nascondiglio e trattenne il respiro.

"Emilie, mia cara," disse Gabriel con un tono di voce che Adrien non gli aveva sentito da tantissimo tempo. "Quei ragazzini mi hanno sconfitto di nuovo. Ma non preoccuparti, sto elaborando un nuovo piano. Presto saremo di nuovo insieme e tutto questo sarà solo un ricordo lontano." Adrien senti il suono di un paio di passi e poi la voce disse ancora, "Andiamo Nooro, Duusu." Dopo di che, il silenzio. Solo il suono dei tacchi di Gabriel rimbombava nell'enorme grotta, ad ogni suo passo.

Adrien si sporse un pochino per vedere cosa stesse succedendo e, quando il padre entrò nell'ascensore e il cubicolo iniziò a salire verso lo studio da cui era venuto Adrien per poi sparire alla sua vista, continuò a osservare il punto dove l'ascensore era scomparso per diversi minuti con il cuore in gola prima di fare un tentativo per muoversi, cautamente.

La bara della madre era chiusa ora, e Adrien iniziò a cercare con le dita per trovare un qualunque pulsante che gli consentisse di aprirla.

"Ti pare una cosa saggia, Adrien?" chiese il piccolo Dio della Distruzione. "Che facciamo se tuo padre ha un qualche dispositivo che lo avvisa se quest'affare viene manomesso?" gli disse, cercando di farlo ragionare.

Ma Adrien gli lanciò un'occhiata così piena di angoscia e di dolore che il piccolo gatto nero appiattì le orecchie e lo lasciò fare, muovendosi un po' per tenere d'occhio l'ascensore da cui era scomparso il padre del ragazzo, per assicurarsi che non sarebbe tornato.

Finalmente, dopo alcuni minuti a spingere e toccare ogni piccola cavità del metallo attorno alla bara, Adrien riuscì a trovare un pulsante, che spinse causando l'apertura di due ante di metallo che avvolgevano la capsula di vetro che aveva visto poco prima.

Plagg percepì il suono metallico delle ante che si aprivano, e subito dopo i singhiozzi del povero ragazzo dietro di lui. Si girò, perdendo di vista per un attimo l'ascensore per lanciare un'occhiata triste al suo portatore, le orecchie piatte sulla testa, il musetto imbronciato. Con la morte nel cuore, Plagg si rigirò verso l'ascensore, facendosi quasi violenza per resistere alla tentazione di precipitarsi sulla testa del ragazzo e fare le fusa per cercare di consolarlo. Aveva una reputazione da mantenere, prima di tutto, anche se da quando aveva iniziato a vivere con Adrien, molte delle sue barriere erano cadute.

Nel corso dei millenni, Plagg era sempre stato il kwami più temuto dell'intera Miracle Box. Considerato il più potente (assieme a Tikki) e il meno stabile (a differenza di Tikki), era sempre stato tenuto nella box senza poter creare un rapporto di un certo livello con nessuno dei suoi portatori. Non che a Tikki fosse destinata una sorte migliore: i Guardiani del tempio avevano una paura matta di dare i Miraculous in maniera permanente a qualcuno, proprio per evitare che i kwami, e specialmente loro due, si affezionassero ai portatori e finissero per compiere scelte poco razionali. Tipo quello che avrebbe voluto fare Plagg in questo preciso momento — volare a perdifiato nello studio di quell'uomo orribile e cataclismare la sua faccia di merda.

Perché Fu non era stato in grado questa volta di tenere i due kwami nella Miracle Box, era stato costretto a darli in maniera permanente a un portatore. E ovviamente Plagg non era riuscito a non affezionarsi ad Adrien. Come si faceva a non affezionarsi a quel gattino in fondo? Ci aveva provato, oh sì. Ci aveva provato davvero, perché sapeva benissimo che se qualcosa fosse andata storta, lui e Tikki ne avrebbero pagato le conseguenze per millenni. Come quando aveva distrutto Atlantide, o quando aveva fatto estinguere i dinosauri. E i draghi… Longg non gliel'aveva ancora perdonata, quella!

Ma Adrien… come si faceva a non avere un debole per quel ragazzo? Era l'anima più pura che Plagg avesse mai conosciuto. Lo trattava con rispetto e con amicizia, come un eguale, anche se sapeva benissimo che Plagg avrebbe potuto cataclismarlo e ucciderlo all'istante. Tutti i portatori temporanei che aveva avuto negli ultimi duemila anni erano stati terrorizzati, ma non Adrien. Adrien l'aveva trattato come l'amico e il fratello che non aveva mai avuto. Lentamente e inesorabilmente, Adrien era riuscito a rompere la corazza che il piccolo Dio della Distruzione aveva creato attorno al suo cuore e ai suoi sentimenti, e ora, Plagg non riusciva a darsi pace nel vedere il suo portatore piangere tutte le sue lacrime contro la bara della madre. Non era giusto. Non era giusto per niente.

"Mi dispiace tanto, Adrien," si consentì di dire, ma Adrien non lo ascoltava e Plagg non poteva lasciarlo disperarsi a quel modo. Con un sospiro, si girò per volargli vicino, posarglisi sulla testa e mettersi a fare le fusa, massaggiandogli i capelli con le zampette anteriori mentre con gli occhi non perdeva di vista quell'ascensore.

Quando finalmente i singhiozzi di Adrien iniziarono a dissiparsi, il piccolo Dio della Distruzione osò muoversi dalla chioma dorata del ragazzo e spostarsi a fluttuargli davanti al viso. Adrien sentì il movimento e tirò su la testa, guardandolo con gli occhi verdi iniettati di sangue, il viso rosso a chiazze e i capelli scompigliati. Sembrava quasi più un bambino che il supereroe protettore di Parigi. Beh, cancella il quasi. ERA un bambino. Un essere umano che aveva visto appena 14 primavere. Un essere umano che avrebbe avuto il diritto di essere amato e protetto, non sbattuto di faccia contro una realtà più grande di lui.

"Non riesco a credere che mio padre…" disse con una voce così roca che Plagg ringraziò il Creatore che le sue orecchie fossero più sensibili di quelle umane perché avrebbe faticato a capirlo, altrimenti.

"Neanch'io. Per quanto fosse un bastardo, non mi sarei mai aspettato che fosse il pazzo che teneva ostaggio Nooroo e Duusu tutto questo tempo." Il piccolo gatto nero abbassò lentamente lo sguardo. "Pensare che sono stato in una tale prossimità con Nooroo tutto questo tempo e… non me ne sono nemmeno accorto."

Adrien gli diede una leggera carezza sulla testa e gli fece un grattino dietro la nuca. Plagg chiuse gli occhi, assaporando con piacere il contatto fisico, ma allo stesso tempo sentendo che il cuore gli si stringeva ancora di più, perché questo era Adrien, e questo era il motivo per cui era riuscito a rompere la sua corazza. Anche con tutto il trauma che aveva appena passato, il ragazzo aveva pensato a consolare lui.

"Come potevi saperlo, Plagg? Sei colpevole quanto me, perché pure io non ho mai nemmeno considerato l'opportunità che mio padre potesse essere Falena Oscura. Anche dopo tutte le prove che Milady mi aveva fornito il giorno in cui si trasformò nel Collezionista. Lo deve aver fatto apposta, per sviare le nostre ricerche."

Il ragazzo strinse il tessuto dei jeans sulle gambe così forte che i pugni gli tremavano, gli occhi serrati, i denti stretti. "Che stupidi che siamo stati!"

Plagg l'osservò sbattere i pugni contro le cosce un paio di volte e tirare un paio di respiri profondi per calmarsi. "Cosa intendi fare allora, Gattino? Bisogna parlarne con Codini!"

"Già," rifletté Adrien, aprendo finalmente gli occhi e tirando su col naso. Era così strano vedere quegli occhi così belli, gonfi e ancora rossi per le lacrime. "Ma prima dobbiamo uscire di qui."

"C'è l'ascensore," disse tentativamente il piccolo kwami. "L'ho tenuto d'occhio finora e non si è mosso."

"Però arriva nello studio di papà. Se si trovasse ancora lì per caso, potrei ritrovarmi nei guai."

Plagg gli fece un sorrisetto malizioso. "Dimentichi che io posso attraversare la materia!" Detto questo, il piccolo kwami sfrecciò verso l'ascensore e poi all'interno del tubo e attraverso il pavimento, finché non arrivò nello studio di Gabriel.

E poi scese di nuovo, con le orecchie basse. "Hai ragione, Adrien. Tuo padre è ancora lì, intento a guardare il suo tablet."

"Dobbiamo trovare un'altra uscita allora," concluse il ragazzo. I due cercarono dappertutto ed esplorarono ogni angolo della caverna. Trovarono anche un secondo ascensore, che li condusse in una stanza buia. Fu Plagg a trovare l'interruttore che apriva il meccanismo della finestra, grazie alla sua vista notturna. Quando la finestra si aprì e lo stormo di farfalle bianche si alzò in volo, Adrien sentì il sangue gelarglisi nelle vene perché era uno spettacolo spettrale. Bellissimo nel suo genere, ma spettrale.

"Pensi di riuscire a infilarti in questo buco, Gattino?" chiese Plagg dopo aver svolazzato in giro per la stanza e aver notato che la finestra era aperta.

"Credo di sì, mi sembra abbastanza grande," convenne Adrien. "E' un'ottima idea, Plagg. Ma poi come facciamo a chiudere la finestra?"

"Tu trasformati," gli disse il Dio della Distruzione facendogli l'occhiolino. "Torna in camera e poi lascia fare a me!"

E così fecero: Adrien si trasformò, si arrampicò sul tetto e, con l'aiuto del suo bastone e dell'agilità sovrumana di Chat Noir, in pochi momenti era di nuovo nella sua stanza. Vuota, come al solito. Dopo aver rilasciato la sua trasformazione, osservò Plagg uscire dalla sua finestra e tornare qualche minuto più tardi con un sorriso sornione sulle labbra.

"Missione compiuta!" Gli fece un altro occhiolino.

Il viso di Adrien si illuminò. "Grazie, amico," disse facendogli un altro grattino dietro le orecchie. "Ora mangia un po' del tuo disgustoso formaggio, io vado un attimo a riprendermi i libri e il tablet. In fondo devo farlo per tornare a scuola domani quindi papà non può dirmi niente. Quando ho di nuovo le mie cose, discutiamo un piano di azione. E per prima cosa dobbiamo avvisare Ladybug."

Plagg non se lo fece dire due volte. Annuì con decisione e si precipitò nel suo armadietto per emergerne con una fetta di camembert per zampa. "Aspetta un attimo, vengo anch'io," gli disse mentre si ingozzava con una fetta di formaggio più grande di lui. La mise tutta in bocca e non la masticò nemmeno, passando immediatamente ad attaccare quella successiva. Adrien gli fece un sorrisetto triste e si avvicinò a prendere un paio di fette di formaggio che mise nel taschino della camicia. Per precauzione.

"Sei pronto? Andiamo," gli fece quando il piccolo kwami annuì. Attese che Plagg gli si infilasse nel taschino interno della camicia e uscì dalla stanza, diretto di nuovo verso lo studio del padre.

Ma quando arrivò davanti alla porta della camera di Nathalie, che era solo leggermente aperta, e fece per procedere verso lo studio, il cuore gli si fermò nel petto. Il padre era in camera di Nathalie e stava parlando con la donna. E a quanto poteva vedere dalla piccola fessura di porta che era aperta, i due kwami, Nooroo e Duusu, stavano svolazzando liberamente vicino alla sua testa.

I due kwami.

Svolazzavano vicino alla sua testa.

Con Nathalie nella stanza.

Gli occhi di Adrien si spalancarono per le implicazioni di quest'altra scoperta. Quindi Nathalie era complice del padre. Magari era proprio Mayura… aveva senso in fin dei conti: Nathalie era stata molto male di recente e Papillon aveva iniziato allo stesso tempo a unire i due Miraculous in suo possesso per diventare Falena Oscura. Sì, non c'erano dubbi, Nathalie era Mayura. Annotò questo pensiero nei recessi della sua memoria mentre lanciava un'occhiata preoccupata a Plagg, che rispondeva con una preoccupazione simile. Poi avvicinò l'orecchio alla porta, cercando di fare il minimo rumore possibile.

"C'era solo una persona, secondo i miei dati, che non era mai stata akumizzata, anche quando ha provato a inviarle una farfalla, signore," stava dicendo Nathalie, mentre le mani le scorrevano velocissime sulla superficie del tablet. "Per confermare i miei sospetti ho usato Duusu per ricreare nuovamente Optigami. L'ho inviata a tener d'occhio la ragazza per qualche giorno e non me ne sono pentita affatto."

"Nathalie. Quante volte devo dirti che non dovresti più utilizzare il Miraculous del Pavone. È troppo pericoloso per te," la apostrofò duramente Gabriel, ma Adrien sentì che il rimprovero era velato di preoccupazione.

"Mi assumo tutta la responsabilità, signore. Non posso restare con le mani in mano a vederla soffrire in questo modo. Dia un'occhiata a questo filmato, e poi mi dica se non ne è valsa la pena."

L'esclamazione di stupore mentre Gabriel osservava il video rimbombò per tutta la stanza. "Marinette Dupain-Cheng è… Ladybug."

Gli occhi di Adrien si spalancarono, il cuore gli andò in gola e il ragazzo dovette lottare con tutte le sue forze per non boccheggiare e far rumore.

"Quella ragazza… ho sempre pensato che fosse speciale," disse Gabriel dopo l'iniziale sorpresa, pensieroso, mentre la mano destra iniziava a giocherellare con la mano sinistra, in particolare con la fede nuziale al dito. "Pensare che avessi la soluzione ai miei problemi proprio sotto il tetto di casa mia…"

"Cosa vuol dire, signore?" chiese Nathalie.

Le labbra di Gabriel si incurvarono in un ghigno astuto. "Se quella ragazza è Ladybug, abbiamo la soluzione proprio sotto il naso," disse lo stilista togliendosi l'anello dal dito. "È innamorata di Adrien. È ora che mio figlio si renda utile e mi aiuti a riportare in vita sua madre."

Il cuore di Adrien si fermò.

Che cosa?

In preda al panico, il ragazzo iniziò a guardare a destra e a sinistra per trovare una via di fuga, ma quando Nathalie riprese a parlare, si costrinse a calmarsi e a continuare ad ascoltare.

"Intende parlargli e rivelargli di essere Falena Oscura?" chiese Nathalie con un leggero sussulto.

"No, Nathalie. Intendo fargli ferire i sentimenti di quella ragazza, usando il suo amok."

Dietro la porta, il mondo di Adrien collassò in un millisecondo.

Il ragazzo, pallido come uno straccio, si mise le mani davanti alla bocca, cercando di non far rumore. Ma l'emozione che aveva provato era stata troppo forte. Non solo aver scoperto che la compagna di classe che considerava la sua più cara amica, e forse qualcosa di più, fosse in realtà Ladybug. Non solo aver scoperto allo stesso momento che quella ragazza era innamorata… proprio di lui! Ma addirittura… scoprire di non essere nemmeno umano?

Troppo.

Troppo... Plagg osservò con la gola serrata e il terrore negli occhi Gabriel sussultare, guardare la porta e cambiare completamente postura, il pugno stretto sull'anello che aveva avuto in mano fino a un attimo prima.

"Entra, Adrien," disse con tono di comando. Con enorme sgomento il piccolo kwami nero vide Adrien assumere un'aria assente, lo sguardo vuoto così alieno nei suoi bellissimi occhi verdi.

Meccanicamente, il ragazzo fece un passo dopo l'altro e entrò nella stanza.

"Che cosa hai sentito?" tuonò l'uomo.

Gabriel doveva aver rilasciato la presa sull'anello, perché Adrien aveva di nuovo un'espressione. E la sua bocca rimaneva chiusa mentre guardava il padre con terrore.

"Ho chiesto che cosa hai sentito? Non farmelo usare un'altra volta." L'uomo gli lanciò uno sguardo severo, ma il cipiglio del ragazzo divenne astioso mentre lanciava un'occhiata torva al padre.

"Abbastanza," disse a voce bassa. "Cosa vuoi che faccia a Marinette?"

L'uomo mise una mano sul letto, vicino a dove sedeva lui, e fece segno al figlio di avvicinarsi. "Vieni qui, ti spiego tutto."

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Se Plagg aveva pensato che Adrien avesse pianto tutte le sue lacrime davanti alla bara della madre, si dovette ricredere quando il ragazzo, tremante e pallido come un cencio, raggiunse finalmente la sua stanza e si permise di buttarsi sul letto. Per una volta, il piccolo kwami non sapeva che cosa dire. Non sapeva come consolare il suo protetto. In pochi secondi, il padre lo aveva completamente distrutto e non aveva dovuto nemmeno usare la violenza. Plagg lo osservò a lungo con le orecchie piatte sulla testolina, e quando i singhiozzi iniziarono a diventare più rari e soffusi, si rimise sulla testa del ragazzo e ricominciò a massaggiargli la nuca, facendo le fusa.

Adrien non parlò per un lasso di tempo così lungo che Plagg aveva quasi pensato che si fosse addormentato. Ma alla fine la testa del ragazzo emerse dall'incavo delle sue braccia e lui si mise seduto a gambe incrociate sul letto, lo sguardo così vuoto che Plagg temette per un attimo che Gabriel fosse di nuovo in ascolto. Dovette andare a controllare per sicurezza, ma non vide l'uomo da nessuna parte, e alla fine lo trovò addormentato nella sua stanza (anche se per qualche ragione non riuscì a trovare né Nooroo né Duusu). Controllò anche che quella donna, Nathalie, stesse dormendo, e quando fu soddisfatto della propria ricerca, tornò di corsa dal suo portatore e gli fluttuò davanti al viso, guardandolo in maniera triste.

"Io… non so cosa dire, Gattino."

Adrien iniziò a giocherellare con il Miraculous, girandoselo sul dito come se scottasse mentre tirava su col naso diverse volte. "Non mi merito questo anello, Plagg. Sei in pericolo con me. Se mio padre si rende conto che sono Chat Noir è finita per tutti, non pos—" iniziò a bofonchiare, parlando così in fretta che le parole iniziavano ad accavallarsi l'una sull'altra.

"Non osare nemmeno pensare una cosa del genere," sentenziò il Dio della Distruzione. "Adrien, tu sei e rimarrai il miglior Chat Noir che abbia mai avuto."

Adrien sogghignò stizzito. "Sì, come no. Almeno gli altri Chat Noir erano esseri umani!"

"Piantala!" lo apostrofò il piccolo kwami. "Non c'è nessuna differenza tra te e un essere umano!"

Adrien gli lanciò un'occhiata truce. "A parte il fatto che la mia anima si trova nell'anello di mio padre e che sono alla sua mercè. Quando gli pare gli basta girare quell'anello di merda e mi può controllare come gli pare e piace! Sono una marionetta nelle mani di un supercattivo, Plagg! Come puoi pensare che io sia il miglior Chat Noir che tu abbia mai avuto? Non me lo merito, non mi merito di essere il titolare del Gatto Nero! Dovresti andar via a gambe levate e lasciarmi nella mia disperazione!" Puntellò i gomiti sulle cosce e si coprì la faccia con le mani. "Dovresti andare ad avvisare Ladybug—Marinette. Devi avvisare Marinette. Oppure, domani o quando…"

"Non la devo avvisare io, ma tu, Gattino. Le parole le conosci…" lo interruppe Plagg.

"Vuole che io la tratti così male da spezzarle il cuore Plagg."

"Lo so, ho sentito."

"Io non sapevo nemmeno che mi amasse, e lo sapeva perfino lui! Te ne rendi conto? Che razza di amico sono? Che razza di partner sono? Pensavo di essere una persona intelligente e invece sono così cieco che non mi sono mai accorto che Marinette mi amasse!"

"Adrien…"

"Ha detto che lo sapevano tutti, che quando Verità ha interrogato i nostri amici, tutti hanno detto che era innamorata di me! Lo sapevano tutti tranne me. Che razza di idiota!!"

"Adrien!"

"Non mi apostrofare così! Non voglio farla soffrire, Plagg, non voglio causare la sua akumizzazione. Non sarei in grado di combatterla. Non ce la farei!"

"E' per questo che—" iniziò Plagg, ma il ragazzo lo interruppe di nuovo:

"Ha detto che se non voglio farlo io, lo farà lui."

"Lo so! Ma che aspetti? Vai dalla tua Codini e parlaci! Lei è l'unica che può trovare una soluzione e ora è il momento migliore perché tuo padre dorme!"

Adrien lo guardò con orrore. "Ma… se poi mio padre mi controllasse proprio mentre le sto parlando? Se capisse che sono Chat Noir e mi controllasse in battaglia? La metterei in pericolo!"

"Adrien…"

"Non posso metterla in pericolo così, Plagg, se mio padre tocca quell'anello io non posso oppormi, mi muove come gli pare, mi fa parlare come gli pare, è orribile…"

"Adrien…"

"Può farmi sparire con uno schiocco di dita, me l'ha detto in faccia!"

"Non lo farebbe mai…"

"Solo la memoria di mia madre lo blocca, l’ha detto molto chiaramente," ammise il ragazzo con un brivido. "Penso sia per questo motivo che non ha ancora scoperto che sono Chat Noir. Ma se lo scoprisse? Non avrebbe più scrupoli e io… ho paura..." Adrien si mise le mani nei capelli e iniziò a singhiozzare sommessamente, mentre le lacrime che gli uscivano copiose dagli occhi e gli scendevano sulle guance gli bagnavano il tessuto dei jeans.

Il piccolo Dio fece il broncio, le orecchie di nuovo piatte sulla testa. "Proprio per questo motivo devi parlarne con Ladybug. Trasformati e vai da lei. Tanto ormai sai chi è…" Plagg sospirò profondamente mentre con una zampetta gli accarezzava i capelli. "Su, dai, non fare così. Vai da lei, parlaci e cercate di trovare una soluzione. Se non ci vai stanotte rischi di fare davvero la marionetta nelle mani di quell'uomo di merda. Ma se la Guardiana è al corrente del piano, puoi ancora aiutarla a trovare una soluzione."

Lo sguardo di Adrien era fisso nel vuoto mentre si asciugava gli occhi con il dorso della mano destra. "Hai ragione, Plagg. Trasformami!"

Diede un'ultima occhiata alla sua stanza e soprattutto alla foto della mamma che aveva sul desktop del computer. Poi, con il broncio più cupo che avesse mai avuto da quando aveva ricevuto il suo Miraculous e si era trasformato in Chat Noir, il ragazzo usò il bastone per aiutarsi e con un salto, uscì dalla finestra e si dileguò nella notte.

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Nota dell'autrice:

Ciao a tutti!

Buon Natale e felice Santo Stefano! Speravo di pubblicare questa storia prima di natale o il giorno di Natale, ma il gruppo h/c di cui faccio parte e per cui l'ho scritta aveva la precendenza :) e la storia è stata appena pubblicata, quindi posso farvi gli auguri di santo stefano! E di Natale in ritardo!

Prima di tutto vorrei scusarmi. So che la teoria di Adrien sentimostro non è confermata, e che alcune persone la trovano difficile da accettare. Ero anche io molto perplessa e molto restia ad accettare che sia la verità, ma gli ultimi due episodi, specialmente Ephemeral, mi hanno lasciata con pochi argomenti per controbattere. Quindi come spesso succede quando si cerca di accettare qualcosa, la mia mente ha iniziato a plottare e mi è venuta in mente questa storia. Spero vi piaccia. Io spero caldamente che la storia del sentimostro non sia vera, e che Astruc e team abbiano una carta da giocare che possa spiegare tutto e di cui ancora non siamo al corrente, ma prendete questa storia come un "what if" lui lo fosse davvero ;).

Grazie per aver letto la mia storia. Spero che vi piacerà abbastanza da benedirmi con un commento. Tutti i commenti sono i benvenuti e sono super apprezzati! Non deve essere una critica lunga e articolata, anche un abbraccio fatto col cuore o un breve commento andrà bene. Basta che ricordiate che i vostri commenti sono ciò che aiutano me (e tutti gli altri scrittori, ma in questo caso, me in particolare) ad andare avanti quando sono giù e sono tentata di gettare la spugna.

Quindi fate un regalo *a noi*, questo Natale, e commentate le nostre storie! Se c'è una storia che vi è piaciuta e vi è venuto il dubbio se commentare o no, commentatela, per favore, lasciate un segno del vostro passaggio. Qualcosa. Qualsiasi cosa.

Buon Natale a tutti!

   
 
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