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Autore: _candyeater03    28/12/2021    1 recensioni
{Miles Edgeworth}{OneShot; 1161 parole}
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Dal testo:
Oggi sono vent’anni.
Miles si lava i denti e si pettina i capelli, e senza volerlo nella mente lo ripete, ancora, e ancora, di continuo, come una canzone incollata nella testa. Non riesce a concentrarsi su altro, si guarda nello specchio, si schiaffeggia appena le guance.
Non funziona mai, ma lui ci prova sempre.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Franziska von Karma, Miles Edgeworth, Phoenix Wright
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Oggi sono vent’anni.
 
Miles si lava i denti e si pettina i capelli, e senza volerlo nella mente lo ripete, ancora, e ancora, di continuo, come una canzone incollata nella testa. Non riesce a concentrarsi su altro, si guarda nello specchio, si schiaffeggia appena le guance.
Non funziona mai, ma lui ci prova sempre.
 
Ancora prima di svegliarsi lo pensava: gliel’ha ricordato il suo solito incubo. Si è svegliato di colpo, le orecchie che ancora rimbombavano di quel grido familiare, terrificante, e per la prima volta certo, ha formulato, oggi sono vent’anni, naturalmente.
Qualche volta lo sogna ancora, e ormai non ci fa più troppo caso. Di solito è sintomo di un periodo di stress eccessivo, gli ha spiegato la dottoressa Steele, uno che suggerisce di rallentare, di fare più attenzione e più compiti a casa. Prima che l’incubo si ripresentasse, circa due estati fa, per qualche anno Miles ha avuto sonni regolari: è sempre stato bravo nel gestire la pressione, anche con il lavoro, con tutti i suoi spostamenti.
Con ogni probabilità è stata la pandemia a lanciarlo in una – come si dice? Crisi del quarto di vita? Forse è quasi troppo vecchio per chiamarla così.
 
In terapia ha fatto molti progressi ultimamente, comunque.
Ormai non ha attacchi d’ansia ad ogni terremoto, e prende addirittura l’ascensore senza troppi problemi. Anche Franziska, che non è mai stata chissà quale paladina dei benefici della psicoterapia, è rimasta tanto colpita che ha voluto provare, ora che lo studio è equipaggiato per le sedute telematiche. Insomma, una vittoria per due. Anzi per tre, considerando il prezzo da pagare per singolo appuntamento.
Quello che però alla dottoressa non dice è che, quando l’incubo ritorna, lui poi evita gli ascensori almeno per tutto il giorno. A sé stesso può dire di voler fare esercizio, per una volta, ma la ragionevolezza di questo motivo crolla davanti ai dodici piani dell’ufficio.
 
Certo che vent’anni sono tanti, riflette lui, mentre s’infila il cappotto.
Giusto l’altro giorno Sebastian ha compiuto vent’anni, e lui e qualche altro si sono messi d’accordo per portargli la torta in ufficio. C’era stato un problema di comunicazione, dato che nessuno aveva capito di dover portare la candelina. I suoi colleghi gli dicevano che avrebbe dovuto prenderla lui, e invece Miles era sicuro che no, certo non gliel’aveva detto nessuno.
In mezzo a questa discussione era arrivata Franziska, diretta dall’aeroporto. Stacanovista come pochi, lei, passata dall’ufficio prima ancora di posare la valigia. Si erano sentiti al telefono il giorno prima, e gli aveva detto che per qualche mese sarebbe tornata a Los Angeles, in pausa almeno dalle sue commissioni internazionali.
Aveva ascoltato la conversazione, e sorriso appena sotto la mascherina.
 
“Ma è mai possibile che se non ci sono io a controllarti finisci per mandare tutto a puttane?” gli aveva detto. “Dai che te le vado a prendere io.”
Dopo due mesi di terapia Miles non ha visto in lei ancora chissà quale cambiamento, se non che d’un tratto e senza motivo ha smesso di contenersi nelle volgarità non necessarie. Forse è un bene in effetti, magari significa che sta cominciando a sciogliersi. Suo padre la riprendeva ogni volta che lei parlava male, se il suo linguaggio non si addiceva alla signorina elegante che doveva essere.
 
Dieci minuti dopo era tornata con un paio di candeline rosa del supermercato, e un accendino giallo con la stampa di un’ape.
“Questi avevano, non è che potessi fare molto”, si era giustificata.
 
Con Franziska lui si incontrerà oggi: devono prendere da bere per la sera di Capodanno.
Di solito lei non partecipa alla ricorrenza, dato che non è nemmeno in città. In genere per le vacanze cerca di tornare a Berlino, almeno per festeggiare Natale insieme a Nina e alla bambina, che adesso è una ragazzina vispa di dodici anni, e di loro non somiglia a nessuno. Il trentuno poi si vede con due amiche sue che conosce da sempre, con cui andava a danza e alle elementari. La sera fanno finta di uscire come ventenni normali, solo per tornare a casa prima delle undici a mangiare schifezze e a giocare a Monopoli, o a Scarabeo.
Ogni volta che Franziska gli racconta il programma tipico le brillano gli occhi, perché in fondo le piace fare sempre le solite cose, in fondo è una tradizionalista.
 
Poi in realtà anche lui si organizza sempre allo stesso modo, ogni anno. Anche questa volta ci si ritroverà nel suo appartamento con la combriccola di sempre.
Il detective Gumshoe con Maggey, nel migliore dei casi con mezz’oretta di ritardo. La piccola Pearl ma senza Maya, che – almeno così ha capito – al momento sta studiando all’estero per affinare il proprio potere spirituale. Wright insieme a sua figlia.
 
Ogni tanto, quando è in città e quando ha tempo, Miles va a trovarlo nel suo ufficio, ormai uno spazio silenzioso, senza scopo, solo un ricordo impolverato. Anche lui parla poco adesso: spesso restano lì a galleggiare, in un silenzio pregno e innaturale.
Detesta vederlo soffrire così, sprecare così quella sua missione di vita, quel suo incredibile talento. Per un torto, per un malinteso, non per colpa sua. Detesta non riuscire a fare altro che rimanere lì, a galleggiare insieme, non riuscire a mettere in fila due parole di speranza che non siano trite, ormai senza significato.
L’ultima volta che si è congedato, pochi giorni fa, Wright lo ha salutato con un abbraccio, quasi non si staccava più. Grazie Edgeworth, gli diceva, grazie per esserci sempre.
Che sono pure loro parole trite, ma al tempo stesso sincere, importanti. Quasi, se vuole, riesce a sentire il suo sussurro anche adesso, più forte dell’eco di quell’urlo lancinante.
 
Ora chiude la porta a chiave, inspira fino in fondo, nel suo torace teso.
Oggi sono vent’anni, e Miles decide di invertire lo schema. L’ascensore è già al piano: gli basta entrare nella cabina.
L’appartamento è al primo piano, scelto apposta per assecondare le sue ossessioni, eppure gli trema il braccio quando deve premere il pulsante 0, quando la porta automatica gli si richiude dietro. È una traversata di quattro metri, ma alla sua mente non importa, non è razionale.
In quei pochi secondi chiude gli occhi, tenta di isolare l’impressione di quell’incubo che è ancora vicina e vivida. Tenta di ripetere le solite frasi con cui ha fatto pratica tanto spesso, negli ultimi anni.
Che le tragedie possono avvenire, anche per caso, anche se la colpa non è tua.
Che a volte non si può prevedere nulla, che la vita è strana così, che a volte bisogna lanciarsi in una scommessa, per continuare ad avanzare.
Che va bene se papà gli manca ancora, se continuerà a mancargli per sempre. Va bene se ancora ciò che è successo lo deprime, lo irrita, se ancora pensa che non sia stato giusto, anche dopo vent’anni. Che va bene, basta cercare di non tenere tutto dentro.
 
Qualche secondo e le porte si riaprono sull’atrio, con un ding.
Va bene, va ancora tutto bene.







NdA:
Buonasera! Sono qui a scrivere queste note autrice di corsa dopo aver pubblicato la storia, perché ci tenevo che come data segnasse il 28 dicembre 2021. Aka il giorno in cui è ambientata la OS stessa, lolol.
Oggi era il ventesimo anniversario del DL-6, e ho sentito l'impulso folle di scrivere qualcosa in onore di ciò. Devo dire che sono sorpresa da me stessa, dato che solitamente scrivo in modalità bradipo, e invece ho *con moolta autoindulgenza* sfornato mille parole e passa incastrate tra il replay annuale di Turnabout Goodbyes, anatomia da desbobinare e il quarto cenone in cinque giorni :'))
Nonostante sia uscito uno specchietto corto e abbastanza sconclusionato, volevo anche inserire alcuni dei nostri amati personaggi della Trilogia, purtroppo dimenticati nei giochi post-timeskip. Tipo Franziska e Gumshoe vi prego ridatemeli
Va bene dai, direi che ho detto quello che dovevo dire. Vado a prendermi un Gaviscon e a controinterrogare il pappagallo ^^
Ci vediamo gente! Buon anno!

Candy<3
 
 
   
 
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