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Autore: Nikita Danaan    30/12/2021    1 recensioni
Bokuto e Akaashi hanno una relazione a distanza. A causa dei rispettivi impegni, non riescono a stare insieme quanto vorrebbero, però questo Natale riescono a organizzarsi per vedersi e stare finalmente insieme per qualche giorno. Cosa mai potrebbe andare storto?
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tatoe moshi kimi ga sekai nohate ni itemoimasugu ni mitsukeru yo.*
 

Akaaaashiii!!! Voglio vederti, mi manchi da morire!

Bokuto-san, sai che devo lavorare.

Ma mi maaanchi!! E poi è quasi Natale e voglio passarlo con te e andare con te al tempio il primo dell'anno!

Per qualche minuto – che a Bokuto parvero anni – la chat rimase silente. Quando stava per premere con violenza sulla tastiera nuovamente i caratteri che gli serivano per scrivere quanto sentisse la sua mancanza, apparve la fatidica scritta "Keiji <3" sta scrivendo..., tipica di Whatsapp.

Vedo se riesco a prendermi delle ferie.

Aaaahh! Sei fantastico, ti amo da morire! Sposiamoci!!

Sai che non possiamo sposarci...

Sì che lo so Akaaashi!! Ma sappi che per me è come se lo fossimo.

Ma non fece in tempo a mandare il suddetto messaggio che gliene arrivò dall'altro uno ancora più importante del suo: Ti amo anch'io.

Bokuto in preda all'euforia intasò la chat di sticker, gif ed emoji tutti incentranti l'amore e una pletora di cuori fatti con il minore e il numero tre.

Dall'altro capo del telefono, Akaashi Keiji sorrideva. Di tanto in tanto gli rispondeva con qualche emoji sorridente. Tuttavia nella realtà non era così espansivo per quanto concerneva l'esprimere i propri sentimenti, a differenza del suo energico ed estroverso fidanzato, che sembrava sempre pronto ad urlare al mondo quanto lo amasse.

Avere una persona come Bokuto Koutarou nella propria vita la rendeva più gioiosa e ricca di colore. L'aveva conosciuto in un periodo abbastanza nero della sua vita, poiché si era infortunato gravemente e aveva dovuto dire addio alla carriera pallavolistica. Infatti era un alzatore, anche piuttosto bravo, a detta del suo allenatore e dei suoi compagni di squadra. Tale infortunio lo costrinse a fare fisioterapia nella palestra in cui incontrò Bokuto. Appena lo vide rimase a bocca aperta: era un ragazzone energico quanto ben piazzato, dalle spalle ampie, la schiena enorme, ma soprattutto una parlantina vivace. Lo avrebbe addirittura definito iperattivo, visto che lo vedeva saltare finanche al soffitto, correre sul tapis roulant ad una velocità sorprendente, fare esercizi su esercizi senza stancarsi apparentemente mai.

Il fatidico primo e vero incontro tra i due avvenne quando Akaashi stava controllando che nello spogliatoio non avesse dimenticato nulla. L'altro spalancò la porta con forza. Lo sentiva chiaramente parlare ad alta voce con un certo Atsumu, dicendogli che lo avrebbe raggiunto "subito subitissimo" e intanto di aspettarlo fuori. Appena varcata la soglia, Bokuto si bloccò e rimase impalato per una decina di minuti a fissarlo con gli occhi dall'insolito colore dorato sbarrati – con i capelli grigi tirati verso l'alto, ad Akaashi ricordò un gufo – e la bocca spalancata.

Akaashi inarcò perplesso un sopracciglio non capendo la reazione inspiegabile dell'altro. Si guardò attorno pensando che avesse visto un qualche insetto dietro di lui, ma erano gli unici nella stanza, quindi per forza l'unico che poteva fissare in quel modo era proprio lui. Fece per lasciare la stanza leggermente intimorito, quando l'altro riacquistò quasi per magia l'uso della parola.

"Ehi ehi ehi, ma sei bellissimo! Vuoi uscire con me?".

Akaashi ci mise una manciata di minuti per elaborare la domanda dell'altro e la successiva vagonata di informazioni che lo sommersero subito dopo.

Nell'ordine: quell'ammasso di muscoli si chiamava Bokuto Koutarou, aveva ventisei anni – un anno in più di lui –, giocava in una squadra di pallavolo professionista a livello nazionale, il suo compleanno cadeva il 20 settembre, il suo piatto preferito lo yakiniku* e il suo tipo ideale era magro, dai lineamenti delicati, capelli corvini e occhi verdi* e se aveva gli occhiali ancora meglio perché, citando Bokuto stesso "Gli occhiali mi fanno sesso". Aveva descritto Akaashi praticamente. Ecco spiegati i dieci minuti di contemplazione mistica!

Anche Bokuto era il tipo di Akaashi, però solo esteticamente. Cercò di non arrossire quando se lo ritrovò ad un palmo dal naso, in attesa di una risposta alla sua richiesta e dal respingere i pensieri che aveva formulato in quei giorni fissando le sue chiappe granitiche che avrebbe morso più che volentieri, due polpacci che si figurava troppo spesso a stringere il suo bacino e dei pettorali scolpiti sui quali voleva affondare la propria faccia. Si vergognava ad essere così superficiale, ma non frequentava mai né da un punto di vista amicale né amoroso le personalità eccessivamente prorompenti, perciò accettò quell'invito più attratto dal suo fisico prestante e con la consapevolezza che gli avesse proposto solo di andare a bere qualcosa con i suoi amici. In sostanza un'uscita sola e se fosse andata male non si sarebbero mai più visti.

Con sorpresa di tutti, da Akaashi stesso agli amici di Bokuto, si erano messi insieme quasi subito. Quell'uragano di energia di Bokuto l'aveva travolto, soprattutto in positivo, quindi imparò ad amarlo anche per come era interiormente e non solo il suo fisico. Gli regalava vitalità, lo faceva ridere di cuore quando aveva delle giornate storte, inoltre si sentiva al sicuro tra quelle braccia forti di quel grande bambinone. A conti fatti, era proprio un bambino troppo cresciuto: bastava un niente per buttarlo giù, era estremamente volubile e tremendamente bisogno di attenzioni.

All'inizio non era facile stare dietro a quella persona così frenetica, che necessitava che gli venisse fatto un complimento e detto "Ti amo" in continuazione. Per uno calmo, posato, riservato e poco espansivo come Akaashi era molto difficile, o meglio era difficile per tutti e due. Inizialmente spesso non sapevano come comportarsi con l'altro temendo di ferirlo involontariamente a causa del rispettivo carattere, che entrava naturalmente in contrasto con quello del partner, diametralmente opposto. Ma l'amore che provavano impediva ad entrambi di tenere il broncio all'altro per più di dieci minuti, così poco tempo dopo giunsero ad un compromesso: Bokuto avrebbe cercato di contenersi, mentre Akaashi ad aprirsi un po' di più, in una misura tale però da non annullare la personalità dell'altro. Vi era inoltre il fatto che nonostante stessero insieme ancora si chiamavano per cognome, soprattutto Akaashi usava ancora il suffisso onorifico*. Bokuto l'avrebbe volentieri chiamato per nome, ma voleva rispettare i suoi tempi, qualunque essi fossero, specialmente dopo quel periodo di litigi, quindi continuava a chiamarlo Akaashi. Solo sul telefono l'aveva salvato con il suo nome. Tanto non lo avrebbe visto nessun altro a parte lui e anche perché dentro di sé sperava di poter un giorno chiamarlo Keiji, come desiderava che l'altro lo chiamasse Koutarou.

Però, piano piano, avevano raggiunto un equilibrio e sembrava andare tutto per il verso giusto, ma a causa delle partite e delle conseguenti trasferte di Bokuto in ogni parte del Giappone e talvolta anche all'estero i due iniziarono una relazione a distanza quasi due mesi dopo che avevano iniziato a frequentarsi.

Ormai Akaashi aveva finito la fisioterapia, ma non avrebbe più potuto giocare a pallavolo come un tempo, così aveva iniziato a lavorare in una casa editrice: infatti altra sua grande passione, anche prima di quello sport, era la lettura e la letteratura in generale, quindi poteva ritenersi più che soddisfatto della sua nuova occupazione.

Akaashi cliccò sull'icona dell'app per inviare email e ne scrisse una al suo capo, chiedendo se per caso poteva prendersi delle ferie per qualche giorno – per la precisione i giorni tra Natale e il primo dell'anno* – e poi augurò la buona notte a Bokuto con la promessa che gli avrebbe fatto sapere l'indomani.


Bokuto si sedette al suo posto, tirò fuori il telefono per comunicare ad Akaashi che aveva preso il treno e poi, dopo averlo tempestato di cuori e frasi dolci, si mise a osservare per un po' il paesaggio che passava veloce fuori dal finestrino, cercando di stare fermo e tranquillo, ma inutilmente. Le ginocchia infatti sbattevano l'una contro l'altra e i piedi scalpitavano.

Alla fine Akaashi era riuscito a ottenere le ferie – a quella notizia, Bokuto era balzato sul letto e l'aveva videochiamato urlando dalla gioia – però per una volta fu Bokuto a dirgli se sarebbe stato lui a raggiungerlo a Tokyo, quando di solito era l'altro che si spostava nella città dove era in trasferta con la sua squadra. In effetti si chiedeva sempre se per Akaashi non fosse più complicato fare così, mentre invece sarebbe stato più facile per lui stesso spostarsi per andare dall'altro, dato che Akaashi viveva in pianta stabile nella capitale, tuttavia il fidanzato insisteva ogni volta dicendogli che per lui non era un problema. Quella volta però era Bokuto che voleva andare da lui.

A un certo punto, una signora anziana decise di sedersi accanto a lui e da lì la sua celebre parlantina prese definitivamente il via. Si mise a raccontarle di Akaashi, del fatto che andasse a trovarlo dopo tanto tempo che non si vedevano e che quindi gli mancasse, di quanto lo amasse dal profondo del cuore, che fosse perfetto e tanto altro, il tutto gesticolando in maniera animata e parlando a voce piuttosto alta. Per colpa di ciò si beccò diverse occhiatacce furenti.

D'un tratto cambiò senza accorgersene argomento, continuando a mitragliare l'anziana e successivamente anche gli altri suoi vicini di posto di informazioni, stavolta sulla sua vita, le cose che gli piacevano, dal cibo e il colore preferito alle sue passioni come la pallavolo e qui ritornava a parlare anche di Akaashi.

La sua gioia e la sua parlantina incontenibili suscitarono reazioni ben distinte: dall'ilarità di una coppia di ragazzini, alla tenerezza di una giovane donna, al disgusto di quella stessa vecchietta da cui tutto era partito involontariamente.

Ma Bokuto non ci badava, o forse non se ne accorgeva nemmeno. L'unica cosa per lui importante era raggiungere la capitale e passare più tempo possibile con il suo amato Akaashi.

Arrivò a Tokyo senza nemmeno rendersi conto della durata effettiva del viaggio. Scese dal treno e scrisse ad Akaashi informandolo che fosse arrivato. Trovò però presente nella chat un messaggio dell'altro che diceva: Scusami Bokuto-san, ho avuto un contrattempo. Dovevo iniziare le ferie oggi, ma è saltato fuori un problema stamattina. Non so quanto ci metterò, ma cercherò di fare il prima possibile per venirti a prendere in stazione.

Per un attimo Bokuto cadde in un momentaneo stato di disperazione – ciò che i suoi compagni di squadra avevano ribattezzato "emo mode". Sapeva che non era colpa di Akaashi, tuttavia non poté fare a meno di chiedersi se l'altro volesse davvero vederlo e stare con lui.

Anche nel – per fortuna breve – periodo in cui non sapevano come gestire le loro diversità caratteriali, si sentiva così. Era da un po' che non provava quella sensazione sgradevole e non voleva più provarla. Fu strappato dalle sue elucubrazioni ricordandosi che era Natale, quindi il quartiere di Shibuya sarebbe stato addobbato a festa*.

Nonostante Akaashi gli avesse detto che sarebbe venuto a prenderlo in stazione, decise di prendere la metro* e una volta arrivato passeggiò per le vie, dove gli alberi erano decorati con luminarie natalizie.

L'atmosfera di quella festa della tradizione occidentale l'aveva sempre affascinato. La gente intorno a lui gli sembrava più contenta: vi era chi correva a destra e a manca per comprare gli ultimi doni, persone che parlava al telefono annunciando che stavano tornando a casa. Beccò persino qualcuno travestito da Babbo Natale per le strade* con cui si fece svariate foto. Ne approfittò anche per entrare nei negozi per mangiare qualcosa, comprare un regalo per Akaashi – visto che non aveva avuto il tempo per farlo – e anche prendere una Japanese Christmas Cake* che lui e Akaashi avrebbero mangiato insieme.

Ci teneva a passare il Natale con il suo amore, perché gli mancava terribilmente. Quanto avrebbe voluto rendere felice Akaashi ogni giorno, svegliarsi ogni mattina sempre con lui abbracciati nello stesso letto, mangiare insieme, poter uscire insieme quando volevano, ma per via dei rispettivi impegni ciò non era possibile, per cui quel Natale era un po' la sua occasione per recuperare tutto quel tempo che non potevano trascorrere insieme.

Inoltre, in quell'istante, avrebbe voluto che Akaashi fosse lì con lui a guardare quell'albero di Natale gigante*, che si era fermato ad osservare per un lungo lasso di tempo, regalandogli la visione di quel sorriso lievemente accennato, quasi timido, ma che lo scaldava più del sole d'estate.

Voleva vederlo a tutti i costi, abbracciarlo e tempestarlo di baci!

Stava camminando quando, dopo aver formulato quel desiderio, si fermò e realizzò che era uscito dalla zona in cui si trovava precedentemente e non sapeva più come tornare alla stazione.

Tirò fuori di fretta e fuori il telefono e vide che Akaashi lo aveva chiamato poco prima, ma lui non se n'era accorto. Ricompose immediatamente il suo numero, mentre la neve iniziò a cadere sulla città.

Ci mancava anche quella! Lui si era pure scordato l'ombrello!

Dall'altro capo, gli rispose il fidanzato. La voce lasciava trasparire una leggera preoccupazione "Bokuto-san, sono in stazione. Dove sei?".

"Akaaashiii! Mi sono allontanato dalla stazione per andare a Shibuya, ma poi mi sono perso. Non so dove mi trovo!" piagnucolò guardandosi attorno, mentre la gente continuava ad avanzare, incurante del suo tono disperato.

"Tranquillo, ora troviamo una soluzione. Per caso sei vicino a un konbini*?".

Bokuto continuò a guardarsi intorno sconfortato. Stava per dire all'altro che non ve n'erano, quando ne scorse uno dall'altra parte della strada.

"Sì!" strillò riacquistando il buon umore.

"Bene. Entra lì e chiedi dove ti trovi di preciso".

Bokuto fece come gli venne detto e riportò successivamente ad Akaashi la sua posizione.

"Arrivo subito, Bokuto-san" e riattaccò.

Per quanto fosse contento che l'altro stesse arrivando, dall'altro si maledisse. Bokuto si mise sotto l'insegna del konbini per ripararsi un minimo, anche se inutilmente visto che ormai era fradicio. Mentre la neve continuava a cadere, facendosi sempre più fitta, pensò a quanto fosse patetico. Di norma sarebbe incredibilmente entusiasta alla vista della neve, ma il senso di colpa lo trafisse come una spada: alla fine era sempre Akaashi che lo raggiungeva e mai il contrario.

Avrebbe dovuto aspettarlo in stazione, ma la curiosità di respirare l'atmosfera natalizia e l'incertezza del non avere un orario preciso in cui Akaashi sarebbe arrivato, complice la sua incapacità di stare fermo, avevano avuto la meglio su di lui.

Aveva gli occhi lucidi e il labbro tremolante quando sentì una voce estremamente familiare urlare "Bokuto-san!".
Bokuto rialzò immediatamente lo sguardo, il quale stava fissando il suolo ricoperto di bianco, e vide Akaashi – il suo amore! – correre verso di lui, trafelato, con in mano un ombrello.

Bokuto, sollevato ma con ormai il volto rigato dalle lacrime, corse verso di lui e lo stritolò in un abbraccio.

"Akaaashiii! Sono così feeeelice che tu sia qui con me!".

Akaashi ricambiò la stretta e poi portò una mano ad accarezzargli la schiena "Andiamo a casa. Ti preparo una tazza di tè caldo. Avrai preso sicuramente del freddo".

Nel mentre, gli occhi di Bokuto continuavano a lacrimare e ogni tanto tirava anche su con il naso "Scuuuusami se mi sono allontanato! Sono stato un idiota, però volevo troppo vedere Shibuya!".

"Stai tranquillo. Ci torneremo domani o in questi giorni. È colpa mia se hai dovuto aspettare così tanto".

Tali parole, dette con tono pacato e rassicurante, ebbero un effetto calmante sull'altro, il quale infatti smise di versare lacrime "Per una volta volevo essere io a venire da te. Sei sempre tu che ti sbatti per raggiungermi o per risolvere i casini che combino..." disse a voce bassa, come se temesse che l'altro lo sentisse.

Akaashi si staccò leggermente dalla morsa del fidanzato e lo prese per il volto, guardandolo intensamente. Il suo volto era terribilmente serio "Io verrò sempre da te, Bokuto-san. Anche se ti trovassi in capo al mondo e avessi commesso il più grande disastro di sempre, io verrei a prenderti e ti aiuterei a risolverlo".

Bokuto riprese a piangere disperato come un bambino "Akaaaashiii! Come farei senza di teee!? Ti amo da morire, anzi morirei senza di te!".

Akaashi sorrise e riappoggiò la propria testa contro la spalla del fidanzato. Anche lui non vedeva l'ora di vederlo. Quando l'avevano chiamato quella mattina comunicandogli che avevano avuto dei problemi con una pubblicazione, voleva urlare dalla frustrazione, cosa rara per lui, che era noto per essere una persona estremamente pacata e che non perdesse quasi mai le staffe. Persino quando era in crisi agli inizi della relazione con Bokuto cercava di trattenersi, perché l'ultima cosa che voleva era ferirlo dicendogli cose in preda alla foga del momento, che in realtà non pensava davvero.

Così, come faceva sempre, si armò della sua grande pazienza e fece buon viso a cattivo gioco, anche se lo irritava non poter raggiungere al più presto Bokuto, sprofondare tra le sue forti braccia e farsi riempire dai suoi umidicci ma tenerissimi ed estremamente graditi baci.

Quando finalmente aveva risolto quel problema, aveva dovuto rassicurare Bokuto per poi correre il più in fretta possibile anche lui a prendere la metro per andarlo a recuperare. Nonostante fosse stremato, l'avrebbe fatto altre mille volte se fosse stato necessario.

In quel momento si guardarono reciprocamente. Bokuto sorrideva a trentadue denti, mentre anche Akaashi sorrideva, però allo stesso tempo arrossì lievemente.

Bokuto lo guardò con gli occhi dorati che brillavano come due stelle "Voglio troppo baciarti, Keiji" disse il suo nome senza neanche pensarci. Era da troppo tempo che gli si bloccava in gola, desiderando profondamente dirlo e sperò che l'altro non se ne dispiacesse.

"Anch'io...Koutarou".

Akaashi, seppur esitando per un istante e semplicemente dicendo il suo nome, lo aveva lasciato senza parole. Subito Bokuto si fiondò sulle labbra calde e morbide dell'altro e incuranti delle persone che li squadravano e giudicavano si baciarono con passione come non facevano da troppo tempo.

Quando si staccarono, si dissero in contemporanea "Buon Natale, Keiji!" e "Buon Natale, Koutarou!" per poi scoppiare a ridere, riprendere a baciarsi e restare abbracciati, mentre la neve continuava a ricoprire la città con il suo manto bianco.

 

Angolo dell'autrice

Note:

*Il titolo (che uso anche come citazione di apertura) è la prima strofa della seconda sigla di Sekai Ichii Hatsukoi (yaoi carinissimo che insieme a Junjou Romantica e Hybrid Child della stessa autrice, se non li conoscete, ve li consiglio tantissimo!). In italiano significa: anche se ti trovi ai confini della Terra, mi metterò subito alla tua ricerca (la mia fonte: http://thetheaterofkiss.blogspot.com/2015/05/sekai-no-hate-ni-kimi-ga-itemo-shuhei.html).

L'ho scelta perché non solo è una frase che la dice Akaashi stesso nella storia, ma anche perché è una frase super romantichella!

*Yakiniku: è la carne alla griglia. Il fatto che sia o meno il suo piatto preferito ho provato a cercare su Internet. Non so se la fonte sia attendibile. Nel caso consideratela una mia libertà.

*Occhi verdi: ho guardato immagini di Akaashi nell'anime e letto nella wiki di Haikyuu. A volte ha gli occhi blu, altre volte verdi, altre ancora tendenti al blu. Per far prima, in questa storia dico che li ha verdi.

*Suffisso onorifico: in giapponese si usa per riferirsi ad una persona in base al grado di conoscenza che si ha con una persona, ma soprattutto il grado sociale, ad esempio se stiamo parlando con un nostro superiore.

*Ne scrisse una [...] il primo dell'anno: Non so bene come funziona prendersi le ferie in Giappone e non sono entrata nel dettaglio nemmeno più di tanto su come funzioni una casa editrice giapponese, perché non lo so e quindi per evitare di scrivere castronerie sono rimasta sul vago.

*Il quartiere di Shibuya sarebbe stato addobbato a festa: mi ricordavo di averlo visto in qualche anime, ma cercando foto del suddetto quartiere di Tokyo ho visto che davvero gli alberi sono ricoperti di luminarie.

*Prendere la metro: non sono un'esperta della geografia di Tokyo, ma tramite Google Maps ho visto che dalla stazione di Tokyo a Shibuya, usando la metropolitana la si raggiunge in una mezz'oretta. Confido nel fatto che Google Maps non mi abbia mentito.

*Beccò persino qualcuno travestito da Babbo Natale per le strade: questa forse è più una cosa nostra e americana, però era un'idea che mi piaceva quella di inserire Bokuto che si fa i selfie con i vari Babbi Natale che trovava XD.

*Japanese Christmas Cake: è la torta che si mangia in Giappone per Natale.

*Quell'albero di Natale gigante: questo fantomatico albero gigante l'ho visto negli anime, ma non ne sono sicurissima. Anche qua, prendetela come una mia libertà.

*Konbini: mini market aperti 24 ore su 24.

E dopo aver sfruttato le note per giustificarmi praticamente, sono qua a dirvi che questa è la one shot che ho deciso di pubblicare a tema Natale, seppur in ritardo.

Spero vi sia piaciuta! Questa è la prima volta che provo a scrivere di Bokuto e Akaashi, che trovo adorabili e che li considero praticamente soulmate. Spero anche che non risultino troppo OOC. Ho cercato di fare del mio meglio per renderli credibili.

Io ho finito, vi auguro Buon Natale in ritardo e un felice anno nuovo! <3

Nikita 

 

   
 
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