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Autore: Egle    30/12/2021    2 recensioni
Le donne terrestri sono strane. Non che io abbia avuto occasione di familiarizzare con molte di loro, fatta eccezione per la terrestre dai capelli blu e la terrestre madre. Entrambe sono spiacevolmente inclini a manifestare tutte le fasi del loro umore, che variano dalla disperazione più totale per una storia strappalacrime che hanno visto in quella cosa che loro chiamano TV alla gioia più completa per un paio di scarpe in saldo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note della Beta.
Saaaaaaaaalve! Iniziamo con le scuse... finalmente è successo: mi sono dimenticata un aggiornamento. I giorni pre e festivi mi hanno praticamene masticato e sputacchiato in giro  e come risultato ho perso il giovedì.
L'unica nota positiva di questa dimenticanza è il fatto che ora ho una news che la scorsa settimana non avrei avuto! 
Egle ha iniziato la nuova fic di Bulma e Vegeta! Evvivaaaaa! Ho già le prime 15 pagine... posso solo solo dire che visto come sta scrivendo velocemente sono positiva al 95% che la terminerà. E che si tratta di una AU, non legata alla trilogia di Crossroad. Per il resto.. vedrete!
Finisco di cianciare e vi lascio alla terza a ultima parte di questa fic. Buona lettura e grazie alle sante commentatrici! 






WHAT VEGETA KNOWS ABOUT EARTH WOMEN - PARTE 3

 

La donna terrestre si comporta di nuovo in modo strano. Sembra sospettosamente accondiscende e il numero di baci sulle guance e i tesoro si è moltiplicato senza ragione.

È come se non volesse farmi insospettire, però così facendo mi fa insospettire ancora di più. L’ultima volta che si è comportata in questo modo aveva un ritardo e poi mi ha annunciato di essere incinta. Di nuovo.

Cerco di ricordarmi quando è stata l’ultima volta in cui a letto ho allungato una mano verso di lei e lei mi ha urlato di starmene dalla mia parte. No, non mi viene in mente.

Scendo di sotto. Mi accoglie con un sorriso accattivante. Indossa già la sua tenuta da lavoro: un abito che le fascia le forme e i tacchi alti. Mi sfiora la mandibola con le dita, lasciando che il suo profumo mi avvolga. “Buongiorno, tesoro” dice. Eccolo lì, il tesoro.

Le rivolgo un’occhiata diffidente. Lei deve intuire che sospetto qualcosa perché si affretta a dirmi che ci sono i pancakes per colazione. È il mio compleanno? Mi guardo intorno ma non vedo pacchetti o borse con cose in saldo.

Mi siedo al mio posto, occhieggiando mia figlia che sta colorando un foglio con i pastelli. Le chiedo cosa stia facendo. Lei mi dice che sta disegnando. Ovvio. Le chiedo se c’è qualcosa di particolare all’asilo.

Lei smette di colorare e mi guarda, inclinando la testa da una parte. Tipo qualche festa padre – figlia a cui Bulma vuole costringermi a partecipare. O una recita. Io odio le recite. Ovviamente non ne ho persa una.

La donna terrestre ha un suo modo tutto particolare per convincermi a fare le cose: prima grida e minaccia. Se non funziona, passa al ricatto morale: manda avanti mia figlia con gli occhi pieni di lacrimoni.

Mia figlia inizia a elencare tutte le attività del giorno, felice che io mi interessi a quello che fa. Non sembro essere previsto in nessuna di queste.

Guardo la donna terrestre infilarsi un orecchino, dicendo a Trunks di finire la sua colazione e poi andare a scuola. Lui si ficca in bocca gli ultimi pezzi di pancakes, rispondendo che nel pomeriggio andrà da Goten. La donna terrestre gli raccomanda di fare i compiti e poi porge una mano a mia figlia per accompagnarla all’asilo. Si sporge verso di me e mi scocca un bacio sulla sommità della testa.

“Puoi passare nel mio ufficio oggi?” butta lì, casualmente, sistemando i codini di mia figlia.

Un campanello di allarme mi suona nel cervello. Lei mi sorride. “Devi solo firmare un paio di scartoffie” aggiunge.

Scartoffie. Mi giro la parola tra la lingua e il palato, soppesandola. “Poi potremmo andare a pranzo insieme in quel posto che ti piace tanto.”

Le rispondo che ho intenzione di allenarmi e che non ho intenzione di perdere tempo con lei e le sue scartoffie. Vedo la nuvola temporalesca raggrumarsi sulla sua faccia. È pronta a combattere. Incrocio le braccia sul petto, fermo sulla mia decisione. Non mi pesa andare in ufficio in città, ma voglio capire quanto questa cosa sia importante per lei.

Bulma inspira profondamente e poi mi sorride. “Okay, sarà per un’altra volta” dice con leggerezza. Prende lo zainetto di mia figlia e fa per uscire della stanza.

Brontolo che passerò al suo ufficio. Lei si gira verso di me. Per un attimo una luce trionfante le illumina il viso e penso che forse le mie valutazioni siano sbagliate, che lei si stia effettivamente comportando in modo strano per queste scartoffie.

“Bene, ti aspetto prima di pranzo” dice e poi esce.

 

*

Percorro lentamente i corridoio della Capsule Corp. lanciando occhiate terrificanti. Adoro atterrire i sottoposti di Bulma, vederli correre da una parte all’altra. L’unica che non ha paura di me è Karen, la sua assistente personale. Capelli grigi, acconciati in una crocchia alta, sguardo di chi nella vita ha già visto di tutto. Si occupa di Bulma quasi fosse la sua missione di vita. Penso che affronterebbe Cell a mani nude se solo lei glielo chiedesse.

D’altra parte, Bulma la considera parte della famiglia. Per anni ho pensato che fosse l’amante del Dottor Briefs, ma no… non è possibile. Non appena mi vede, Karen mi annuncia e apre la porta dell’ufficio di Bulma. “La stavamo aspettando” dice, sollevando un po’ il mento.

Stavamo…

Entro nell’ampio e luminoso ufficio di Bulma e mi stupisco di vedere altre due persone.

Una di queste è l’altro suo assistente, quello che lavora in laboratorio. Uno scheletro con gli occhiali e la tendenza a balbettare. L’altro è un uomo in completo elegante.

Per un attimo ho la sensazione di essere caduto in una trappola. La donna terrestre si alza dalla scrivania e mi si fa incontro. Capisco che è indecisa se darmi l’ennesimo bacio sulla guancia, ma poi si trattiene. Non mi chiama nemmeno tesoro, mentre mi presenta come il suo compagno.

Faccio una piccola smorfia. Lei si china sulla scrivania e prende un paio di fogli. “Devi firmare qui… qui…”

“Mrs. Briefs, la procedura prevede che…” dice in tono allarmato l’uomo con il completo. Bulma si irrigidisce al mio fianco, prima di sorridere. Risponde che voleva solo velocizzare le cose.

“Non si può velocizzare le cose” ribatte l’uomo, spingendosi gli occhiali su per il naso. “Devo leggere tutto…”

Ribatto che non me ne può fregar di meno di quello che deve leggere, che sono lì per andare a pranzo con la mia donna e di farmi firmare quei dannati fogli.

“Signor Vegeta…”

Gli rispondo di chiamarmi Signor Vegeta un’altra volta se vuole dire addio ai suoi testicoli. Però io non uso la parola testicoli.

L’uomo si tampona il sudore dalla fronte. Prendo una penna e firmo dove mi indica solerte Bulma. Poi afferra una penna e firma anche lei. Mi guarda e io capisco che è di nuovo sul punto di baciarmi, ma alla fine non lo fa. Rivolge un cenno di intesa a Karen e al topo di laboratorio e io per un attimo penso di aver fatto un enorme errore di valutazione e che lei mi abbia fregato.

Trova sempre nuovi modi per fregarmi…

Li guardo firmare e poi Bulma raccoglie i documenti e li porge all’uomo con il completo. “Direi che abbiamo finito… Karen, penso di allungare un po’ la pausa pranzo” dice, prendendomi sottobraccio. Io guardo quella specie di mastino e mi accorgo che ha gli occhi un po’ lucidi.

Sono morto. Ancora non lo so, ma sono morto.

La sensazione che lei mi abbia fregato non mi abbandona fino a sera, quando la vedo riemergere dal nostro bagno privato indossato un completino intimo che non ho mai visto. Pizzo. Sento la bocca diventarmi secca all’improvviso per il desiderio, mentre lei si avvicina al letto. Gli occhi puntati nei miei. Faccio scorrere le mani sui suoi fianchi, attirandola su di me.

Lei emette un sospiro soddisfatto, allacciando le braccia dietro il mio collo. Scende con le labbra lungo la mia mandibola, muovendosi piano.

Ci baciamo lentamente. La sua mano mi percorre l’addome e poi si insinua all’interno dei pantaloncini corti. Bulma si scosta appena per guardarmi negli occhi e per un attimo la stessa sensazione mi attanaglia lo stomaco. I peli sulle mie braccia si rizzano, come se stessi percependo un attacco imminente. È raggiante.

E io mi comporto sempre da stronzo, quindi, non è per qualcosa che ho fatto io.

Le chiedo a bruciapelo se è incinta.

Lei getta la testa all’indietro e ride. La sua mano smette di accarezzarmi.

“No, tesoro, che cosa te lo fa pensare?” ribatte e io mi insospettisco ancora di più. Di solito mi avrebbe accusato di averle detto che è ingrassata. Poi ci sarebbero stati pianti e urla e poi avremmo finito con il farlo sul pavimento.

Corrugo le sopracciglia, incrociando le braccia sul petto. Lei si sfila lentamente il reggiseno e io faccio del mio meglio per ignorarla. Mi bacia la spalla e poi scende con lentezza lungo il mio petto, spingendomi all’indietro sui cuscini. Io la lascio fare ma sono comunque molto, molto offeso.

“Sono solo contenta di passare un po’ di tempo con il mio… compagno” dice, scostando il bordo dei boxer. Io sto per chiederle altre spiegazioni ma poi lei posa la bocca su di me e io mi distraggo.

Due ore dopo siamo stesi uno di fianco all’altra, i corpi sudati. La donna si gira verso di me, mi sento instupidito dal sesso. “Stavo pensando…” E improvvisamente sono di nuovo sospettoso.

“Perchè non andiamo via per qualche giorno? Solo noi due… è dall’anno scorso che non ci ritagliamo del tempo senza i bambini” mormora, facendo vagare la mano sul mio petto. Tiene la voce bassa, credendo che io mi stia per addormentare. “Mia mamma ha già detto che possiamo portare Bulla da lei” sussurra, sfiorandomi piano la mandibola. “E Trunks ha detto che andrà da Goten”

Ha già pianificato tutto. Sua madre, moccioso 1 e mocciosa 2 fanno parte del piano, sono suoi complici. Mi sollevo su un gomito, osservandola.

Lei sbatte le palpebre, abbandonandosi languida sui cuscini. È il ritratto dell’innocenza. Se non la conoscessi bene, sarei io il pazzo. Le chiedo diffidente che diavolo stia combinando.

Lei scuote la testa. “Vorrei solo passare del tempo con te… mi manchi… “

Il suo dito disegna strani arabeschi sul mio torace. “Mare, spiaggia…”

Dico che devo allenarmi.

“Cibo… alcol…”

Dico che l’alcol rovina i miei addominali.

“Sesso durante il giorno… durate la notte…”

A questo non so come ribattere.

“Saremo solo noi due… in un luogo paradisiaco…”

Ringhio a bassa voce, mentre lei mi fa coricare di nuovo sul materasso. Riprende ad accarezzarmi e io non so proprio come il mio corpo riesca ad eccitarsi ancora. Uomini e Saiyan hanno un limite… a un certo punto… ma lei no, lei riesce a farmi evolvere anche in questo…

“Puoi tiranneggiare i camerieri”

Ed è qui che mi arrendo.

 

*

La cosa bella di avere una compagna ricca è che non devo lavorare. Prima facevo il mercenario per Freezer, era quello il mio mestiere, venivo pagato per farlo. Adesso, se dovessi cercare un lavoro, non saprei che altro fare a parte il killer professionista e il conquistatore di mondi… quindi l’avere una compagna ricca mi permette di allenarmi e di fare allo stesso una vita agiata, senza dover uccidere nessuno.

È un win-win sia per me sia per lei.

Anche perchè a me piace fare una vita agiata, insomma… una vita adatta al mio rango. E lei me lo permette. Sembra divertirsi nell’introdurmi a tutti i piaceri della vita terrestre.

In un primo tempo pensavo lo facesse per invogliarmi a restare, visto che non può vivere senza di me... questo lo pensavo prima de la discussione… poi ho scoperto che lei è una donna raffinata, che semplicemente gode nel condividere quello che le piace con me.

“Come avete richiesto, vi abbiamo assegnato il bungalow più esclusivo… Il romantic honeymoon experience, signori Briefs”

Ringhio di chiamarci di nuovo signori Briefs se vuole perdere l’intestino. La donna terrestre si mette a ridere e dall’acutezza della sua risata capisco che ho detto la cosa sbagliata.

“Sei sempre il solito giocherellone” dice. Io e l’uomo che ho minacciato ci guardiamo per un istante. Sappiamo entrambi che non stavo scherzando.

Incrocio le braccia sul petto e aspetto con tutta la pazienza del mondo che Bulma prenda le chiavi. Dice che possiamo trovare il bungalow da soli e di farci portare le valigie con calma. Tutti scattano sull’attenti e si danno da fare per accontentarla.
È il potere dei soldi, baby.

Mi prende sottobraccio e io mi accorgo che è di nuovo tentata di darmi un bacio sulla mandibola, ma si controlla. Percorriamo lentamente i vialetti contornati da fiori profumati. Lei mi dice che abbiamo una spiaggia privata, uno chef personale…

Le chiedo perché quello credeva che io fossi il signor Briefs. Già moccioso 1 e moccioso 2 hanno il suo cognome. A Bulma si congela il sorriso sulla faccia.

“Ho detto che siamo sposati… sai, per avere la camera più romantica…”

Grugnisco. Lei mi disegna forme immaginarie sul braccio con la punta di un dito. “Un letto più grande… una vasca idromassaggio più grande…”

Questo mi distrae per qualche istante, sebbene io continui a sentire un fastidio alla base del collo. È come quando uccido qualcuno… solo che poi lui non è realmente morto e devo ucciderlo una seconda volta.

Entriamo in camera e io arcuo un sopracciglio, spostando lo sguardo dal letto a Bulma. Ci sono petali di rose dappertutto. Una bottiglia di champagne. Lei ride di nuovo con quella sua strana nota isterica e si affretta a far sparire un biglietto di benvenuto con scritto nuovamente signori Briefs.
 

“Qualcuno perderà il posto per questo” dice, facendolo a pezzettini e gettandolo nel cestino. “Vado a mettermi il costume, così possiamo andare in spiaggia.”

La prendo per un braccio, fermandola. Lei mi guarda indecisa se spogliarsi per distrarmi. Le chiedo che diavolo le prende.

Lei libera il braccio con uno strattone. “Che diavolo mi prende? Sono mesi che non mi guardi, Vegeta! Non mi ricordo nemmeno più qual è stata l’ultima volta che abbiamo fatto sesso!”

Le rispondo che l’abbiamo fatto la sera prima. Tre volte.

“Ah, quindi è questo che era per te…. sesso… ormai non facciamo nemmeno più l’amore… per te scopiamo. E poi, quando organizzo una vacanza romantica per riaccendere il fuoco della passione, mi accusi di avere in mente chissà quale piano… grazie, Vegeta. Davvero, grazie per rovinare sempre tutto”

E come una furia si chiude nel bagno.

Osservo per qualche istante la porta, senza sapere esattamente che cosa è appena successo. Mi siedo sul letto, le spalle accasciate, aspettando che Bulma riemerga dal bagno.

Quando esce, sfoggia un costume rosso striminzito e un copri costume trasparente. A volte non capisco l’utilità dei suoi vestiti. E mi chiedo comunque come non sia morta ibernata anni fa. Lei mi guarda, sbattendo le ciglia.

Mi dà un bacio sulla punta del naso e mi dice che mi ha comprato un mucchio di costumi nuovi. Faccio un po’ l’offeso e lei mi scioglie le braccia dal petto. Si inginocchia di fronte a me e fa scorrere le mani sulle mie cosce.

“Possiamo goderci questa vacanza?”

Le rispondo che è lei che dà fuori di matto.

Mi dice che se voglio posso anche nuotare nudo. Poi aggiunge che anche lei può stare nuda.

Vada per il nudo.

 

*

 

Bulma dà ordini precisi che non veniamo disturbati, non so se lo fa per paura che io ammazzi uno dei camerieri o se cerca di rendere questa vacanza la più piacevole possibile per me. Nonostante io possa dormire per terra e cibarmi di radici, questa vita di spiaggia privata, bungalow extra lusso e gamberoni alla piastra è quasi tollerabile.

L’abbiamo fatto così tante volte da sembrare di essere tornati nei primi tempi della nostra relazione. E io davvero sto per dimenticarmi di tutta la faccenda del sospetto, finchè la donna terrestre non va a farsi una doccia e il suo cellulare inizia a vibrare.
Guardo il nome sul display. Sono indeciso se lasciar perdere ma alla fine il mio sesto senso mi suggerisce di rispondere.

“Ehi ma’, come sta andando la luna di miele?”

Silenzio. Dico a moccioso 1 che sua madre è sotto la doccia.

Sento Trunks balbettare qualcosa di incomprensibile. Gli dico che appena torneremo verrà ad allenarsi con me. Solo noi due, visto che mi sembra si sia rammollito ultimamente.

Moccioso 1 balbetta ancora. Posso sentire l’odore della sua paura. Aggiungo che potrei essere magnanimo per una volta… che potrei anche posticipare l’allenamento… a patto che…
“Che…?”

Gli dico che so che lui sa, che fa parte dei cospiratori. Gli ordino di dirmi tutto.

Moccioso emette un lamento. “Sai, mi farebbe davvero piacere venire ad allenarmi con te, papà” si arrende senza nemmeno lottare.

Faccio una smorfia guardando lo smartphone di Bulma, quasi potessi intimidirlo solo con la negatività dei miei pensieri. Gli chiedo se ha paura più di sua madre che di me.

Moccioso si mette a ridere in modo incredibilmente simile a quello della terrestre. Dopo un istante smette. “Assolutamente no, signore”

Farfuglia di salutagli mamma e riaggancia. Nello stesso istante Bulma esce dal bagno, avvolta da una vestaglia di seta. Il suo profumo mi annebbia i sensi per un istante. Mi guarda, spostando lentamente lo sguardo da me al suo cellulare.

Le dico trionfante che Moccioso 1 mi ha confessato tutto. Lei aggrotta le sopracciglia, andando poi a sedersi davanti alla toilette. Si spreme una dose generosa di crema sulle mani e inizia a massaggiarsi le gambe.

“Non so proprio di cosa tu stia parlando, tesoro”

Le punto un dito addosso dicendo che voglio sapere che cosa sono quelle scartoffie che mi ha fatto firmare. Lei si ferma solo un istante, poi scioglie la cintura e lascia scivolare la vestaglia giù dalle spalle. È completamente nuda.

E io che l’ho vista tutto il giorno, ma tant’è…

Si versa sui palmi dell’altra crema e inizia a massaggiarsi le spalle.

“Solo un contratto. Sai, se dovesse succedermi qualcosa, tutto quello che possiedo ora andrebbe automaticamente a te. Se io non fossi più in grado di prendermi cura di me stessa, saresti tu a decidere al mio posto…” dice e io dovrei stare attento alle sue parole, ma le sue mani si stanno pericolosamente avvicinando ai suoi seni.

Le chiedo se è tutto qui… se è solo un contratto quello che mi ha fatto firmare…
Le si prende i seni tra le mani e sorride maliziosamente. “Ma certo, amore… che cosa credevi che fosse?”

Non le rispondo. Ho la bocca troppo secca. Lei fa scorrere le mani sulla sua pelle, abbandonandosi un po’ contro il tavolino da toilette. Dischiude appena le gambe, le sue mani si abbassano invitanti lungo il suo addome.

Scosto lo sguardo e afferro i due lembi della vestaglia. La richiudo, prendendo ampie boccate d’aria. Le dico di smetterla. Le dico che non funzionerà. Le dico che sta cercando di distrarmi.

Lei scatta in piedi e si allaccia la cintura in vita. “Sei paranoico” sibila, prendendo la spazzola.

Le dico che ho ricattato Moccioso 1 e che lui preferisce venire due settimane ad allenarsi con me piuttosto che spifferare qualcosa. Lei sorride, portandosi una mano al petto.

“Oh, il mio piccolo” mormora. Io afferro lo sgabello e la faccio girare verso di me.

“E va bene…” sospira “L’unico contratto che prevedeva tutte le clausole di cui abbiamo bisogno si chiama matrimonio e quindi ti ho fatto firmare quello.”

Le chiedo se siamo sposati.

Lei risponde di sì.

Le chiedo se cambia qualcosa.
Lei risponde di no, che non cambia niente rispetto a prima…. che lei continua a essere la mia compagna e io il suo compagno, ma che ora lo siamo anche agli occhi della legge terrestre.

“Sei soddisfatto ora?” mi chiede. Io l’afferro per la vita e la butto sul letto. Mi spoglio velocemente aggiungendo che si accorgerà quando sarò soddisfatto.

 

*

 

Siamo coricati sul materasso. Mi sento esausto. Lei è l’unica donna che mi abbia mai fatto dubitare della mia stamina. Si accoccola contro di me e sento che sta per sprofondare nel sonno.

Le chiedo di questa cosa del matrimonio… insomma… l’unica coppia sposata che conoscono è Kakarot e quella furia umana e loro sembrano avere un rapporto suppergiù come il nostro. Litigano. Spero non facciano sesso, perchè mi farebbe senso pensare allo sfigato che fa sesso…

Lei si solleva su un gomito e mi guarda. “Non pensavo fosse questo grosso problema per te… visto che è una cosa puramente terrestre…”

Le chiedo se per lei non fosse un grosso problema. Lei aggrotta le sopracciglia, mordicchiandosi il labbro inferiore come se non si aspettasse la mia domanda. Mi metto a sedere e le chiedo se per lei non fosse una cosa importante… le chiedo se abbiamo seguito il protocollo corretto come per la faccenda dell’essere compagni.

“Beh…” mormora “Ci sono vari tipi di… matrimoni, sai… “

Mi riaccomodo sui cuscini, le braccia incrociate dietro la testa. Le dico che può seguire il protocollo comune per la sua gente. Chiudo gli occhi, sentendomi ancora il suo sguardo addosso. Mi chiede se ne sono sicuro.

Le rispondo che ne sono sicuro. Sollevo solo una palpebra, lanciandole un’occhiata. Ha le guance rosse e gli occhi che le brillano. È sempre una strana sensazione quando mi accorgo che la faccio felice… in un modo che nemmeno io capisco.

Le chiedo se così diventerò il signor Briefs.

Lei scuote la testa. Richiudo gli occhi, attirandola un po’ contro di me.

“Donna?”

“Mh?”

“Che cosa sono le scartoffie?”

 

*

 

Sei mesi dopo, mi ritrovo in alta uniforme. Bulma ha organizzato un matrimonio per pochi intimi. La guardo percorrere il lungo tappeto bianco, fasciata in un abito che mi fa solo venire voglia di trascinarla a letto. Mi porge una mano e mi sorride.

Il mio stomaco si attorciglia un po’ e stupidamente mi sento fortunato.

Poi l’officiante mi chiama signor Briefs e gli mollo un pugno in faccia.

 

   
 
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