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Autore: Aineys    30/12/2021    1 recensioni
Newt e Thomas sono da sempre stati molto legati.
Ho voluto in questa piccola one-shot indagare i loro rapporto da bambini se non ci fosse stata l'Eruzione a rompere le balle.
Insomma è una piccola storiella senza alcuna pretesa, per i nostri amati beniamini uwu.
N.A.*
I personaggi di questa one-shot non mi appartengono , in quanto ripresi dalla saga
The Maze Runner .
I fatti narrati sono di mia invenzione , in quanto non canonici nell'opera (soprattutto a sé stanti) essendo ambientati in un altro universo rispetto a quello originale dell'opera.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Newt, Newt/Thomas, Thomas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"Newt!"

"Newt!"

"Ehi! Aspettami – Newt!"

"Aspettami Newt! Devo parlarti."

Thomas fece un ultimo scatto e prima ancora che potesse fare alcunché riuscì ad afferrare la mano del biondo.

Questi si arrestò all'istante, sentendosi come folgorato da qualcosa.
Istintivamente strinse le piccole dite attorno all'indice dell'altro, come se non avesse voluto fino a cinque minuti prima fuggire via da lui.

"Adesso mi vuoi ascoltare?" – lo riprese il piccolo moretto, fissando i suoi occhi in quelli del biondo, cercando anche un contatto visivo con lui.

Newt in uno scatto repentino, sciolse le loro mani, indietreggiando di un passo, lo sguardo che puntava dritto a terra, da bravo testone quale era.

Thomas si sentì ferito da quel gesto, e sentì gli occhi pizzicare  – quelle lacrime traditrici – ma coraggiosamente le ricacciò indietro, mandando giù il nodo in gola che era venuto a crearsi.

"Newt."
Si pronunciò allora, attirando l'attenzione dell'altro, con fare solenne, come aveva tante volte visto fare nei film che sua madre amava tanto guardare.

Il biondo sbuffò stizzito e incrociando le braccia al petto, finalmente si decise a parlare.

Gli occhi erano ridotti in due piccole fessure – sembravano voler tagliuzzare in mille pezzetti ogni cosa che incontravano.

"Cosa vuoi Thomas?" – il tono che decise di utilizzare era annoiato, rasentava quasi l'apatico.

Thomas capì subito la gravità della situazione.
Newt non lo chiamava mai Thomas – a meno che non fosse davvero, ma davvero tanto arrabbiato con lui – e ciò lo sconfortò ulteriormente, mandando letteralmente a pezzi il suo umore.

"Newt ecco, io... mi dispiace.
Non credevo che ti saresti offe..."

"Davvero? Secondo te io sono solamente offeso?" ironizzò Newt, acido, gli occhi che sembravano quelli di un pazzo omicida – ma no, era tutto tranquillo– ormai il povero Thomas ci si era abituato.

"No, ovvio che no!
Tu sei furioso, è diverso lo so, solo... non capisco il motivo Newt!
Cos'ho fatto, adesso?!
Perché davvero, io non capisco." Proruppe Thomas disperato, alzando le piccole braccia, frustrato.

I piccoli occhietti da cerbiatto subito si fecero umidi.

Newt si maledisse internamente–
ecco, lo aveva fatto piangere.

Possibile che non ne combinasse mai una giusta?  Istintivamente gli si avvicinò, mosso dai sensi di colpa...

Odiava vederlo piangere.
Era assolutamente la cosa che più non sopportava.

Tutta la rabbia e il rancore che prima lo stavano divorando, improvvisamente scemarono via.

"No dai Tommy, non piangere, non c'è motivo... " proruppe Newt, avvolgendolo con le sue piccole braccia, facendo scorrere una mano sui suoi capelli scuri – erano soffici  permettendo al moro di contraccambiare a sua volta, un piccolo singhiozzo abbandonò le sue labbra.

Quel piccolo singulto venne presto seguito da altri, fino a trasformarsi in un vero e proprio pianto.

Newt si sentiva un verme a sentirlo piangere come una vite tagliata.

Quanto poteva essere crudele?

"Tommy no! Perché piangi?
Non c'è motivo di farlo.
Quante volte te l'ho detto che non si deve piangere per cose inutili e di poco valore? " – gli sussurrò lui, in un tono dolce e pacato, totalmente diverso da quello stizzito di prima.

"I-invece sì, Newt. I-io devo piangere. Me... me lo merito."
Ribatté Thomas, balbettando leggermente – la voce spezzata dai continui singhiozzi.

Newt lo scostò un poco, affinché i loro sguardi si incontrassero.

Fece correre la sua manina sul volto del più piccolo, asciugandogli le lacrime che fuggivano incontrollate sul volto di Thomas.

"No Tommy. Non devi piangere per questa caspio di lite.
Non ne vale la pena."
Ribadì Newt, scuotendo la testa, come a voler cacciare via le parole dell'altro.

"Si invece.
Perché tu sei importante, e io ti ho ferito. Ho ferito la persona che più amo."

Newt arrossì immediatamente, e si lasciò sfuggire una piccola risata.

"Tommy, ma cosa dici?! Quante volte ti ho detto che devi smetterla di usare parole totalmente inappropriate alla situazione?!"– lo rimproverò l'altro, arruffandogli i capelli, cercando di sviare il discorso e riacquistare quel poco della sua dignità.

"Ma– "

"Niente ma. Sai che ho ragione."
Lo zittì Newt – sorridendo sghembo.

Thomas sbuffò contrariato, e il biondino notò con piacere che aveva appena smesso di piagnucolare.

Sospirò sollevato, lasciando l'altro leggermente perplesso e a dirla tutta anche un po' preoccupato – che fosse tutto ad un tratto impazzito?!

"Newt?"–  lo richiamò Thomas, il tono di voce un'ottava sopra il normale, come a voler sottolineare la sua lieve preoccupazione.

Anche se lieve sarebbe stato alquanto riduttivo.

Il biondo sentendosi chiamare dall'altro si riscosse nell'immediato, prestando tutta la sua attenzione in direzione di Thomas.

"Quindi... è tutto okay? Non sei più furioso con me, vero? Mi hai perdonato?" domandò a raffica, torturandosi le piccole manine, lo sguardo puntato sulle proprie scarpe.

Newt si aprì in un sorriso dolce, rassicurante, e annuì.

"Certo che si. E poi, non ero furioso.
Sei esagerato come sempre."
Borbottò alzando gli occhi al cielo, scuotendo appena la testa, sotto lo sguardo imbronciato di Tommy.

"Certo, come vuoi tu" mugugnò allora Thomas, le piccole sopracciglia inarcate, per nulla convinto da quanto affermato dal biondino.

Tuttavia non riuscì a resistere, quindi si abbandonò in un luminoso sorriso, e innocentemente si sporse verso Newt, volendolo abbracciare, ma quello lo fulminò con uno sguardo, troncando l'azione sul nascere.

Il biondo però, vedendolo rabbuiarsi nuovamente, lo afferrò per le spalle, abbracciandolo forte, un'azione molto impacciata perché Newt non era quel tipo di persona aperta alle smancerie o quant'altro... però Thomas apprezzò il gesto, e assaporò tutto di quel contatto, sapendo che l'amico concedeva solo a lui questi piccoli gesti ed effusioni, e non seppe perché ma quel piccolo pensiero ebbe il potere di rincuorarlo.

Anche se Newt lo rimproverava sempre quando gli diceva che lo amava, Thomas sapeva perfettamente in realtà il vero significato nascosto dietro quelle due piccole e semplici parole.

Era molto più che un semplice ti voglio bene, e Thomas provava quel qualcosa in più per Newt, e quindi trovava che quel ti amo si addicesse perfettamente a quello che in realtà voleva trasmettergli con quelle due paroline.

Solo... come farglielo capire?!

Newt sapeva essere molto testardo.

Sospirò afflitto, e scosse la testa.
Era inutile affligersi più del dovuto: Newt era un testone, e di certo ora non sarebbe riuscito a convincerlo.

"Comunque–  proruppe Thomas serio, attirando l'attenzione del più grande – perché ti sei arrabbiato prima?"
Domandò il moro, a bruciapelo, guardandolo dritto negli occhi in cerca di risposte.

Newt abbassò gli occhi, leggermente a disagio.

Effettivamente adesso il motivo per il quale si era arrabbiato gli appariva come una sciocchezza, e se ne vergognava da morire.
Per colpa di quella sua stupida gelosia, aveva fatto piangere Thomas, e si sentiva tremendamente colpevole. Quello non sarebbe mai dovuto succedere.

"Ugh – nulla – non ti preoccupare.
E' acqua passata."
Lo liquidò lui, le guance leggermente rosse per l'imbarazzo.

"E' per Teresa, vero?" gli domandò Thomas, cercando lo sguardo di Newt, il quale invece faceva di tutto per non incontrarlo – ma sentendo quella domanda – proprio non riuscì a far finta di niente.

"C-cosa?" domandò Newt a disagio, avvampando ulteriormente sulle piccole guance già rosee.

Strinse la manina a pugno,per contenersi –
Non poteva esserci arrivato .

Aveva solo sei anni.
Come poteva averlo capito?

"Dai Newtie, non fare il finto tonto.
So che hai capito."
Lo riprese Thomas, guardandolo storto, il nasino arricciato in un'espressione di completo disappunto.

Newt, allora sospirò – era con le spalle al muro: tanto valeva confessare.

"E va bene, lo ammetto.
Quella non mi va molto a genio Tommy, ma non saprei dirti il perché."
Borbottò tra sé, torturandosi la maglietta, nervoso.

Thomas roteò gli occhi – sbuffando appena – lasciando il più grande perplesso.

Il moro leggendo la totale confusione sul volto dell'amico, si affrettò a prender parola, e spiegare ciò che per lui era tanto ovvio.

"Si Newt, quello lo sanno tutti, pure Teresa se ne è accorta.
Quello che non capisco è perché ti sei tanto arrabbiato?"
Domandò ancora, osservandolo di sottecchi mentre deglutiva rumorosamente.

"Bene così, lo vuoi così tanto sapere? Allora te lo dirò. "
Sbuffò allora Newt, inspirando forte dal naso, in cerca di aria per farsi coraggio e dire quello che sentiva, e togliersi quel peso che ormai lo opprimeva da dentro.

Ovviamente non aveva la certezza che Thomas avrebbe capito, ma almeno si sarebbe potuto finalmente togliere quel peso ed essere davvero sincero con lui.

"Ecco... prima tu – beh, hai preferito stare con Teresa e Aris piuttosto che passare quel poco tempo libero che avevamo a disposizione con me,tutto qui. Mi sono semplicemente sentito escluso,Tommy. Sono cose che capitano, ma tranquillo, ora non importa, capisco che magari tu preferisca stare con dei bambini della tua età, dopotutto io sono più grande di te, magari ti annoio oppur –"

"Newt! Ma cosa ti dice il cervello?!
Io mai e poi mai preferirei loro a te.
Tu sei la persona più importante della mia vita e io ti am–"

Non riuscì a finire che si sentì stringere al petto dalle piccole braccia di Newt, lasciandolo completamente spiazzato per quel gesto così dannatamente inaspettato.

"Grazie Tommy, anche per me tu sei l'unico..."  – a sentire quel mezzo borbottio, il cuore di Thomas si scaldò, e sentì le piccole guance accaldate, e l'unica cosa che sentì di poter fare fu quella di stringere quelle piccole spalle, e lasciarsi andare fra quelle braccia, assaporando ogni cosa di lui, di Newt.

Naturalmente erano ancora piccoli per capire veramente quel legame così particolare che li univa.

Certo, Thomas straparlava di amore, ma quel tipo di amore che lui intendeva era correlato all'amicizia – ma insomma, due amici possono dire di amarsi?– 
Ovviamente no.
Possono dire di volersi bene, ma non di amarsi.
L'amore è un sentimento più focoso, quasi ardente – puoi sentirti letteralmente bruciare, e per questo non a caso può capitare di essere gelosi del partner.
L'amicizia non lo comprende invece.
Per questo Newt non lo prendeva mai sul serio– e soprattutto si imbarazzava mortalmente a sentirlo urlare i suoi presunti sentimenti amorosi – perché gli risultava alquanto difficile credere che Thomas provasse sentimenti così forti per lui.

A volte però aveva paura di contro, di essere lui a provare qualcosa di più per l'amico, ma alla fine non ci pensava poi più di tanto.

Dopotutto erano ancora due bambini, e troppi problemi non se li ponevano poi più di tanto.

Nella loro piccola bolla di ingenuità fuggivano dai problemi – preferivano ignorarli – continuare a divertirsi...

Insieme.

Finché sarebbero stati insieme, non ci avrebbero pensato, perché tanto l'importante era avere l'altro al proprio fianco, e di tutto il resto potevano pure fregarsene.

Per i dilemmi c'era ancora tempo, ci avrebbero pensato in un secondo momento, magari quando sarebbero stati un po' più grandi, capaci quindi di intendere e volere i propri sentimenti.

Ma si.

Avevano ancora tempo.

Avrebbero continuato a giocare, ridere scherzare insieme.

Avrebbero resistito, fino a che tutto non sarebbe diventato insostenibile.

I loro cuori battevano all'unisono, impazienti di ardere e collidere insieme.

Quando sarebbe mai potuto succedere?

Quanto ancora avrebbero dovuto aspettare?

"Ti amo, Newt.

Anche io, Tommy, non sai quanto..."

L'eco di quelle parole già impresse sulle loro piccole labbra, in attesa di essere sussurrate – di essere scoperte, rivelate.

Erano predestinati.

E quello tanto bastava a rassicurarli, a placare i loro animi focosi, a distendere le membra – a mantenere i nervi saldi.

Avrebbero atteso.

Avrebbero atteso, nella speranza di un futuro condiviso, di un futuro dove sarebbero stati insieme – uniti come mai prima d'ora.

 

   
 
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