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Autore: hart    31/12/2021    1 recensioni
One-shot SwanQueen per festeggiare l'inizio del 2022 :)
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Che ci fai qui fuori da sola? Mancano dieci minuti a mezzanotte.»
Regina non si voltò nemmeno, lo sguardo rivolto al suo albero di mele, per la precisione al ramo che qualche anno prima era stato reciso dalla stessa donna che adesso le stava accanto. Il melo era guarito, ma sul legno erano ancora evidenti le zigrinature lasciate dalla sega elettrica.
«Potrei chiederti la stessa cosa.»
Sentì il profumo di Emma invaderle i sensi, dolce e delicato, e se la ritrovò accanto.
«Non ti trovavo.»
«E perché mi cercavi?»
Era cresciuto un sottile strato di muschio sul ramo mozzato. Faceva risaltare i segni curvi lasciati dalla potatura.
«Perché tutta la nostra famiglia è lì dentro, pronta per festeggiare.»
Regina inarcò un sopracciglio.
«La nostra?»
Con la coda dell’occhio vide Emma sorridere.
«Per quanto tu non voglia ammetterlo è la nostra famiglia Regina, ne fai parte.»
Regina si girò verso di lei, cercando di nascondere il sussulto del suo cuore. Non era sicura di riuscirci con Emma. Lo Sceriffo riusciva a leggerle dentro come nessuno aveva mai fatto, ed era terrificante. E bello. Dannatamente bello.
«Sono sempre stata sola» ribatté. Anche perché far parte della famiglia di Snow non era mai stato nei suoi progetti. Certo, ora era diverso. Ora c’era Emma, che continuava a sorriderle, a guardarla negli occhi.
«Lo so» disse lo Sceriffo, e se anche Regina non avesse saputo nulla di lei, se l’avesse incontrata per la prima volta in quell’istante, avrebbe visto in quello sguardo quanto fosse vero. Quanto Emma la capiva, nel profondo, come nessun altro. «Anch’io, finché un ragazzino di dieci anni non mi ha portato qui.»
Regina sentì un angolo delle proprie labbra incurvarsi verso l’alto.
«L’inizio del mio incubo.»
Emma abbassò lo sguardo e Regina tornò a guardare l’albero, chiedendosi se non avesse esagerato. Emma la capiva al volo, ma, spesso, lei non riusciva a comprendere le emozioni dello Sceriffo. Sembrava fatta d’acciaio, indistruttibile, eppure a volte bastava una parola sbagliata per ferirla profondamente.
«Solo perché avevi paura» sussurrò Emma, interrompendo le sue elucubrazioni. Regina rimase in silenzio. Sapevano entrambe che Emma aveva ragione, non c’era bisogno di dire altro. «Non mi dirai che sei ancora arrabbiata» chiese d’un tratto la Salvatrice, facendo un cenno verso il melo. Regina non perse l’occasione di lanciarle uno sguardo di fuoco.
«Certo che sì, l’hai distrutto.»
Emma sospirò.
«Non esagerare, l’ho solo potato.»
«L’hai distrutto.»
«È più forte adesso.»
Regina esitò, sorpresa e colpita.
«E tu che ne sai? Sei diventata un’esperta?» le domandò con un accenno di scherno nella voce.
«Sono un’esperta di cose distrutte.»
 
 
 
Regina tornò a guardarla, gli occhi accarezzati dalla fioca luce della luna che sembravano illuminarsi del suo bagliore argenteo. Emma la vide rabbrividire, le braccia strette in un abbraccio solitario. Il vestito rosso che indossava, per quanto fosse meraviglioso e adatto, probabilmente, alla serata degli Oscar, era decisamente inappropriato per l’inverno gelido di Storybrooke. In un secondo si tolse la giacca per poggiarla sulle sue spalle, ignorando l’aria fredda che filtrava attraverso trama del suo maglione bianco. Regina inarcò un sopracciglio.
«Non fare quella faccia, lo so che hai sempre voluto provarla» la sfidò, sorridendo e strappando una leggera risata anche al Sindaco. Poi si soffermò a guardarla negli occhi. «Ero distrutta, ma adesso sono più forte. Eri distrutta, ma adesso sei più forte» le disse, abbassando il tono. Quella conversazione era solo loro.
«Non…»
«Lo sei. Adesso vuoi dirmi perché non vuoi rientrare?»
Vide una scintilla di paura negli occhi del Sindaco, e le si contrasse lo stomaco. Poter assistere alla fragilità di Regina era un privilegio, ma era anche devastante.
«E se inizio l’anno nuovo con tutti voi e poi…»
Regina lasciò che la frase si perdesse, incompleta, nell’aria fredda. Fu Emma a concluderla per lei.
«E poi rimani sola di nuovo?»
Regina annuì. Emma le afferrò con delicatezza il braccio, incapace di trattenersi. Avrebbe voluto abbracciarla, a dirla tutta, ma non era sicura che lei lo avrebbe apprezzato. E poi non era un’esperta di abbracci. Era davvero il momento adatto? Lo sarebbe mai stato? Non che importasse, ora. Doveva dirle una cosa, una cosa importante, che le imporporò le gote ancora prima che cominciasse a parlare.
«Ti prometto che non ti sentirai sola nemmeno per un giorno.» Regina scosse la testa divertita, ma non le rise in faccia, né la respinse, ed era già un bel traguardo. «È il mio proposito per l’anno nuovo» continuò Emma. Regina fece un passo verso di lei, col risultato che i loro respiri resi visibili dal freddo dell’ultima notte dell’anno divennero una sola scintillante nebbiolina bianca. Regina ovviamente non aveva rinunciato ai tacchi neanche con il pericolo del ghiaccio sui marciapiedi, mentre Emma aveva lanciato nella scatola le scarpe alte per rifugiarsi nel calore degli stivali imbottiti, totalmente privi di tacco, perciò i loro sguardi si incontrarono in una linea retta che non lasciava spazio ad altro se non al martellare del cuore nel petto di Emma.
«Ho mentito prima» disse Regina. La sua voce aveva raggiunto quella nota bassa che mandava in tilt il corpo e la mente dello Sceriffo.
«Su cosa?» riuscì comunque a chiederle, forte di anni di allenamento.
«Non stavo pensando solo a quando hai barbaramente reciso il ramo del mio albero.»
Stupita, Emma inarcò le sopracciglia.
«No? E a cosa pensavi?»
«Al dopo» sussurrò il Sindaco. Emma capì cosa era accaduto un attimo dopo solo quando si ritrovò a chiudere gli occhi, sopraffatta dalla sensazione delle labbra di Regina sulle sue, il suo profumo, il sapore del suo rossetto, il calore del suo corpo premuto contro di lei. Le braccia di Emma scattarono in automatico per circondarle i fianchi mentre pregava che non fosse l’ennesimo sogno. Poi Regina si ritrasse, ma rimase lì, tra le sue braccia, uno scintillio negli occhi che Emma riconobbe essere una manifestazione della stessa gioia che le stava squarciando il petto.
«Che…» iniziò Emma.
«Quando hai detto “a lei la mossa”» la interruppe Regina.
Emma sorrise.
«Sarebbe stata un’ottima mossa.»
Regina le sorrise e un attimo dopo la bocca di Emma era di nuovo sulla sua.
I fuochi d’artificio esplosero nel cielo di Storybrooke annunciando l’arrivo del nuovo anno e un coro di voci e applausi si innalzò nell’aria. Emma e Regina si separarono, volgendo gli sguardi al porticato di Regina, dove un ammasso di invitati esultava e applaudiva. Mary Margaret e David alzarono i calici verso di loro sorridendo radiosi, e Regina nascose il viso tra i capelli di Emma, ridendo.
«Quando avete finito di pomiciare, c’è dello champagne che vi aspetta» urlò Whale. Emma arrossì. Regina fu rapida a rispondergli.
«Ovviamente, dato che è la mia riserva personale.»
Ma si immersero nella piccola folla mano nella mano, e Henry corse ad abbracciarle entrambe.
«Sono felice per voi, ma non baciatevi più davanti a me.»
Scoppiarono tutti a ridere e, mentre Ruby passava i calici a Emma, lei si sporse per baciare di nuovo Regina. Henry fece un verso disgustato.
«Miss Swan, stai traumatizzando nostro figlio» la rimproverò il Sindaco. Ma sorrideva, e Emma non aveva mai visto un sorriso così bello in tutta la sua vita.
«E anche me» aggiunse Mary Margaret. Poi però fece tintinnare il bicchiere contro quello di Emma. Sembrava vagamente ubriaca. «Comunque era ora che vi deste una svegliata.»
«Mamma!»
«Cosa vorresti insinuare?» scattò subito Regina.
«Io non insinuo niente. Lo sapevamo tutti che sarebbe successo, prima o poi. No?»
La sua domanda scatenò il consenso generale, che venne espresso in timidi borbottii quanto in assensi entusiasti.
«Ma smettetela!» li zittì Regina. «Avete intenzione di farlo o no questo brindisi?»
David alzò il calice.
«Al nuovo anno! E a tutte le cose meravigliose che porterà con sé. Un matrimonio, magari?»
«PAPA’!»
«Al nuovo anno!» concordò Regina, e la maggior parte degli invitati, in coro. Poi Emma la guardò, e toccò il suo calice con il bordo del proprio.
«Auguri, Sindaco Mills» le disse con un sorriso. Regina lo ricambiò.
«Facciamo un altro brindisi» propose. Emma rimase con il calice a mezz’aria, e fu Regina a farlo tintinnare contro il suo.
«A tutto ciò che abbiamo superato, a tutto ciò che abbiamo vissuto insieme. E a tutto ciò che vivremo insieme. Come una famiglia.»
Emma sentì gli occhi pizzicarle.
«Al nostro futuro» mormorò. Bevve un sorso di champagne, osservando Regina fare lo stesso mentre si sorridevano con gli occhi, troppo felici per dire altro. Ma non ce n’era bisogno. E mentre il sapore dello champagne abbandonava le loro labbra come il tempo si lasciava alle spalle l’anno passato, si voltarono ad osservare i fuochi d’artificio dalla finestra, il chiacchiericcio dei loro amici e della loro famiglia intorno, il calore del loro amore nel cuore, e le loro dita intrecciate.
 
   
 
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