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Autore: MusicAddicted    01/01/2022    11 recensioni
Benvenuti alla Top Shelf Students, una classe molto sopra le righe che solo una maestra con un carattere forte può e sa gestire.
E se un nuovo arrivato complicasse ulteriormente le cose?
Dal testo:
“Lo avete già sentito ma… mi chiamo Kevin, ho sei anni e mezzo, Eric Brantford è il mio giocatore di Rugby preferito, adoro le torte al cioccolato e.. secondo me ho già detto abbastanza.” decide lui, tornando al banco.
“Molto bene, ora, Jessica, vieni tu a presentarti. Poi chiuderanno il giro Malcolm e Will.” decide la maestra.
“Glielo avevo già iniziato a dire, comunque mi chiamo Jessica Jones, ho sei anni, mi piace arrampicarmi, ho un grande spirito d’osservazione, non mi fa paura niente ed è meglio che nessuno mi rompe le scatole!”
L’ultima parte Jessica la dice guardando per tutto il tempo Kevin che invece sembra fissarla con gli occhi a cuoricino.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jeri Hogarth, Jessica Jones, Kilgrave, Trish Walker
Note: AU, Kidfic, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: tutti questi meravigliosi personaggi sono proprietà della Marvel e credo pure di Netflix, ma la follia nel muoverli e creare queste situazioni assurde è tutta mia e ne vado pure fiera XD
 

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Top Shelf Students

 

Avete presente quella spiacevole, logorante sensazione di aver sbagliato tutto nella propria vita?
Jeri Hogarth non fa che ripeterselo ogni giorno, quando combatte con la sveglia che le intima di alzarsi, non perchè sia una dormigliona, ma perché sa che alzarsi vuol dire affrontare la giornata e le giornate di Jeri metterebbero alla prova chiunque.

 

Lei voleva diventare avvocato, sostenuta anche dal padre che voleva vantarsi di avere una figlia con la toga.
I suoi voti a scuola sono sempre stati brillanti, l’ideale per conseguire una laurea in Giurisprudenza.

 

E allora che cos’è che è andato storto?
 

Forse i discorsi di sua madre  per farla desistere e cambiare idea, quando la metteva in guardia che la concorrenza sarebbe stata  alta e i rischi maggiori, facendola infine optare per una laurea in Formazione Primaria che le avrebbe aperto le porte verso una professione a suo dire più ‘tranquilla’.
 

Ed è così che quella laurea le ha portato una cattedra, la prima di molte.
Ha perso il conto delle scuole in cui ha insegnato, con integrità e disciplina.
Non ha mai avuto un’attitudine molto materna, né le piacciono granché i bambini, per lo più li ha sempre considerati una sorta di ‘piccoli clienti’.
Questa sua personalità fredda, questo carattere forte e la grande autorità che sa esercitare sono caratteristiche che si sono fatte notare.
Precisamente da Oscar Clemons, il Preside dell’Alias School a New York.
New York.
Lei, donna del New Jersey, ha accettato senza pensarci troppo, una città del genere sul suo curriculum sarebbe stato sinonimo di avanzamento di carriera.

Quello che però Jeri Hogarth non poteva immaginare è che Oscar Clemons non voleva affidarle una classe qualsiasi.

Quell’anno aveva degli studenti, per un motivo o per l’altro, decisamente sopra le righe e di difficile gestione.
Tanto che l’ultimo insegnante che ha designato per quella classe, ridenominata ‘Top Shelf Students’ è durato solo… due ore!
Non che gli altri fossero stati tanto più longevi, in media duravano una settimana.

La cazzutissima Jeri ormai in quella classe ci insegna da quattro mesi e non accenna minimamente ad andarsene, sebbene ogni singolo giorno per lei sia come  un salto nel buio.

 

Del resto, con due gemellini con un attaccamento un po’ morboso, un bambino affetto già da varie dipendenze, un altro con tendenze un po’ violente, una piccola, promettente atleta ma molto taciturna e con sbalzi d’umore e soprattutto una bambina dotata di una forza fuori dal comune e un caratterino coi fiocchi, difficilmente quella povera maestra può annoiarsi.
 

Va a completare l’elenco anche una bambina che di per sé non ha alcun aspetto problematico, anzi, è un’enfant prodige, talentuosa attrice in un programma per ragazzi.
La sua presenza è dovuta all’insistenza della madre, che farebbe carte false pur di rendere sua figlia Patricia parte di qualcosa di esclusivo.
E nessuno può dire no a Dorothy Walker, ambiziosa talent scout, nonché manager della stessa figlia, che non si fa scrupoli, né si ferma davanti a nulla.

 

Mentre Jeri è in viaggio con la sua camminata decisa, il tailleur in coordinato con la borsa e il caffè lungo mantenuto bollente dal bicchierino termico portatile stretto nella mano, la sua classe, già arrivata in aula, la attende.
 

 

“Il tuo programma è solo per bambini stupidi, quindi sei stupida anche tu!” ridacchia il piccolo, turbolento Will Simpson, che quella mattina ha deciso che deve infastidire qualcuno e il suo obiettivo è proprio Patricia.
 

“Tu sei stupido, con la tua fissa per i soldati e le guerre!” la difende il piccolo Malcolm Ducasse, mentre mangia un pacchetto di caramelle, una dopo l’altra, rischiando l’ennesima overdose di zuccheri.
 

È più questa la sua principale causa di emarginazione, che non il colore della sua pelle, un po’ più scura di quella degli altri bambini.

 

“Tu mangiati i tuoi dolci e non ti impicciare!” gli ringhia contro Will, pronto a mettergli le mani addosso, se non fosse per una presa ferrea che gli blocca entrambi i polsi.

“Sei tu che non devi rompere le scatole, maledetto prepotente, né a Malcolm che è mio amico, né a mia sorella Trish!” lo guarda truce la piccola Jessica Jones, lasciandolo andare.

 

Robyn Mulfie, una bambina piuttosto irascibile, avendola sentita le si avvicina.

 

“Non è vero che tu e Patricia siete sorelle! Non avete lo stesso cognome, non avete le stesse mamme! Io e il mio gemello Ruben che siamo fratelli per davvero!” borbotta lei. “Sei una bugiarda, Jessica!”

“Tu fatti i fatti tuoi, possiamo essere sorelle senza che davvero lo siamo!” le lancia un’occhiataccia Jessica.

 

Patricia, per tutta risposta, abbraccia forte Jessica, mentre rivolge uno sguardo altrettanto glaciale a Robyn.

“Proprio così, perché Jess è la mia super amica e io la sua ed è come se siamo super sorelle!” controbatte la precoce attrice che però in quel momento non sta affatto recitando.

 

“La pianti di dire ‘super’?” sbuffa Jessica, pur non divincolandosi dall’abbraccio della bionda.

“Beh, almeno tu lo sei!” puntualizza Patricia.

“Oh, chiudi il becco, Trish!” alza gli occhi Jessica, per poi rivolgersi a Robyn. “Vedi? Litighiamo anche come sorelle!”

 

Robyn si avvicina a loro per annusarle.

 

“Ma non odorate di sorelle!”

“Perché, scusa? I fratelli che odore hanno?” la guarda torva Patricia.


“Di pane alla banana, a giudicare da come puzza lui!” risponde Jessica, che nel frattempo si è avvicinata a Ruben per annusarlo.


Ruben è un bambino molto timido e introverso, eppure per lei si sforza di socializzare un po’.
 

“Perché è stata la mia colazione. A te piace? A me tanto. La mamma vuole insegnarmi come si fa così poi te ne porto un po’, se lo vuoi!” le propone con gran generosità.
 

Robyn interviene subito, protettiva verso il gemello, forse pure troppo.

 

“Ruben, no, non dar retta a questa stramboide!” gli intima, con atteggiamento dominante.


“Stramboide a chi, maledetta spaventapasseri?” sbotta Jessica, pronta a darle una lezione, se non ci fosse Patricia a farle da grillo parlante.
 

“Jess, no, vuole solo farti arrabbiare!”
 

“E ci sta riuscendo maledettamente bene!” ringhia la mora.

 

Se non sono sufficienti gli sforzi di Patricia, di certo è efficace il rumore dei tacchi che annuncia l’arrivo di Jeri Hogarth.
 

“Buongiorno, Signora Maestra!” cantilenano in coro i piccoli, prima di prendere posto ai loro banchi.


Jeri ha giusto il tempo di fare l’appello, prima di sentire bussare alla porta chiusa.


“Avanti!” dice un po’ svogliatamente, prima di vedere il Preside Clemons fare il suo ingresso e non è solo.

 

“Buongiorno, bambini!” li saluta bonario l’uomo AfroAmericano di mezza età, con barba e baffi che gli conferiscono un aspetto fintamente severo.

Tuttavia, lo sanno tutti quanto sia più temibile il Vicepreside Eddy Costa.

“Buongiorno, Preside!” lo acclamano i bimbi, alzandosi, prima di tornare seduti.

“Aspettavo giusto lei, Miss Hogarth, c’è un nuovo arrivato nella classe.” la informa, indicando un bambino coi capelli castani corti, quasi rasati, che si guarda attorno con grandi occhi curiosi. “Lui viene dall’Inghilterra, un paese tanto lontano da qui, separato dall’oceano,” spiega al piccolo pubblico, mentre Pam, la giovane e avvenente bionda bidella, porta un banco in più nella classe.


La ragazza non perde occasione di ammiccare, non vista, in direzione della maestra, che le sorride languida.

 

Jeri Hogarth non ha mai fatto mistero del suo orientamento sessuale e questo non le ha mai posto ostacoli nel suo lavoro.

 

“Vi presento…”

“Preside, so presentarmi da solo, non mi serve il tuo aiuto, va’ via.” dice le sue prime parole il nuovo arrivato.

 

Sotto gli occhi stupiti della maestra il Preside esce dalla classe, senza nemmeno protestare.


“Immagino che ora ti dovrai presentare da solo, Signorinello, visto che il Preside se ne è andato, perché il tuo nome io non lo so.” gli dice Jeri, mentre lo squadra dall’alto in basso.

A vederlo così sembra un bambino normalissimo e lei non può farsi a meno di chiedere che ci faccia lui in una classe così particolare.
Che sia un attore anche lui?

 

“Mi chiamo Kevin Thompson, non mi piace qui in America e mi manca la mia Londra!” borbotta il bambino.


“Kevin parla strano, Kevin parla strano!” continua a canterellare Malcolm in tono di scherno.
 

“Buuuh, Londra fa schifo, Viva New York!” esterna il suo disappunto Will.

“Bah, chiudete il becco, tutti e due!” alza gli occhi Kevin e incredibilmente i due bambini non parlano più.

Jessica lo guarda con crescente curiosità.

Anche lei li avrebbe zittiti, ma ricorrendo alla sua forza o per lo meno fingendo di volerla usare.
Le sembra impossibile che quei due attaccabrighe abbiano obbedito a quel nuovo arrivato solo perché lui l’ha chiesto, nemmeno lo conoscono!

 

“Posso andarmi a sedere, adesso, Maestra?” domanda educatamente Kevin.
 

“Uh, ma certo,” approva lei, prima di ricordarsi un dettaglio importante. “Prima però va’ a chiedere un grembiulino alla bidella. Vedi che le bambine ne indossano uno rosa e i bambini uno celeste? Il tuo viola non è ammesso dal regolamento. Su, vatti a cambiare.” lo esorta.
 

Kevin rimane lì dov’è a fissarla con gli occhi ridotti a due fessure.

“A me piace il viola e tu mi lascerai tener su questo grembiulino.” sentenzia il piccolo.


“Certo che puoi tenerlo,” gli sorride la maestra. “Ora però va’ a sederti con gli altri bambini.”

Kevin obbedisce e prende posto al banco vuoto, quello vicino a Jessica.
La osserva per un po’ in silenzio, poi alza la mano, in attesa che Jeri lo veda.

 

“Sì, Kevin?”

 

“Maestra, perché se hai detto che tutte le bambine hanno un grembiule rosa lei ce l’ha nero?” domanda, indicando Jessica.


“Quello è il grembiule del castigo, Kevin, perché lei è una bambina cattiva.” gli spiega la maestra, guardando truce la diretta interessata. “A proposito, bambini, a turno venite qui alla cattedra e presentatevi a Kevin, parlando un po’ di voi, così lui può conoscervi meglio. Cominciamo da voi, Ruben e Robyn, poi Hope e poi Patricia.”

“La Maestra crede di farmi un dispetto, ma a me il rosa fa vomitare, questo grembiule invece lo adoro e faccio arrabbiare la maestra apposta, così lei me lo fa indossare!” gli rivela Jessica, mentre Ruben ha iniziato la sua presentazione, ma Kevin non sembra ascoltare una sola parola.

La sua totale attenzione è verso quella bella bambina che gli sta parlando.


“Hai ragione, stai bene in nero. Ma staresti bene anche in rosa, probabilmente staresti bene con qualsiasi colore. Sei così bella.” ammette schietto Kevin.

 

“È vero che hai un accento un po’ buffo, però non dovevano prenderti in giro.” continua Jessica, ignorando i suoi complimenti “A me piace come parli, ma dovresti fare meno il comandino.”


“E perché dovrei darti retta? Sei carina, sì, ma nemmeno ti conosco. Presentati.”

Jessica si alza dal banco.
Fino a quel momento entrambi hanno bisbigliato per non farsi sentire, ma ora lei sente di dover fare una presentazione come si deve.


“Mi chiamo Jessica Jones, ho sei anni e…”


“Shhh, fa’ silenzio, Jessica, sei la solita peste!” la riprende la maestra. “Ora sta parlando Ruben, non è ancora il tuo turno!”


“Ma è colpa sua, maestra!” protesta Jessica, indicando Kevin

 

“Sempre ad accusare gli innocenti, Kevin è appena arrivato e si sente solo  e smarrito, probabilmente, sii più gentile con lui, se non vuoi un’altra punizione.”

 

Jessica non controbatte più, ma si limita a dare sul banco un pugno così violento che se ne stacca un pezzetto di legno.
Kevin l’ha notato eccome, ma nemmeno lui dice nulla.

Al termine della quarta presentazione, la maestra prende una decisione.

 

“Kevin, perché non facciamo qualcosa di diverso e vieni tu qui a parlare un po’ di te alla classe?”


Il bambino non ne ha nessuna voglia, ma fa buon viso a cattivo gioco.


“Arrivo, Signora Maestra!” si alza dal suo banco.

“Non sei contenta?” chiede in un bisbiglio Patricia a Jessica, quando torna al suo posto.

“Contenta di cosa?” si acciglia la mora.


“Che anche Kevin è un po’ speciale, proprio come te, non dirmi che non lo hai notato!” ammicca complice la bionda. “In questa cosa non sarai più sola.”


“Il mio nome lo avete già sentito ma… mi chiamo Kevin, ho sei anni e mezzo, Eric Brantford è il mio giocatore di Rugby preferito, adoro le torte al cioccolato e.. secondo me ho già detto abbastanza.” decide lui, tornando al banco.

 

“Molto bene, ora, Jessica, vieni tu a presentarti. Poi chiuderanno il giro Malcolm e Will.” decide la maestra.

 

“Glielo avevo già iniziato a dire, comunque mi chiamo Jessica Jones, ho sei anni, mi piace arrampicarmi, ho un grande spirito d’osservazione, non mi fa paura niente ed è meglio che nessuno mi rompe le scatole!”

L’ultima parte Jessica la dice guardando per tutto il tempo Kevin che invece sembra fissarla con gli occhi a cuoricino.

 

“Com’è Londra?” si sente domandare a un tratto Kevin e voltandosi capisce che è la bambina bionda accanto al banco di Jessica, che mentre lei è alla cattedra è scivolata al suo posto.
 

“Londra è grigia, piove quasi sempre, lo so che detto così può sembrare noiosa, ma ti assicuro che non c’è città più bella,” le risponde il bambino, grato anche che lei abbia atteso che Jessica finisse di parlare, prima di rivolgergli la parola.


Di quello che stanno dicendo gli ultimi due bambini rimasti non potrebbe fregargliene di meno.

 

 “Tu sei l’atleta, vero?” le domanda subito dopo.


“Ma no, Hope è l’atleta, io sono Patricia, l’attrice. Jess però mi chiama Trish.”


“Io invece ti chiamerò ‘Patsy’.” decide lui.


“Bleah. Come il mio show.” alza gli occhi lei.

 

“Il tuo cosa?” aggrotta le ciglia Kevin.


“Oh, già, è vero. Se sei arrivato in America da poco allora non lo puoi conoscere.” deduce lei. “Però Jess la conosci da pochi minuti e già si vede che ti piace.”
 

“Ma tu … come?” si imbarazza Kevin.


“Però a mia sorella non piace nessuno…”
 

“Siete sorelle?”

“No, non è vero, bimbo nuovo, non la stare a sentire. Loro non sono sorelle, sono bugiarde e a me non piacciono i bugiardi!” si intromette Robyn, che li ha sentiti.

 

“Che strazio che sei, Robyn!” sbuffa Trish, mentre Kevin osserva la bambina rossiccia, così come il suo gemello.

 

“Voi tre, fate silenzio, ma, insomma! Non interessa a nessuno cos’ha da dire Will?” li riprende Jeri, battendo la mano sulla cattedra, per poi lasciare proseguire il bambino alla cattedra.
 

“Grazie, maestra, come stavo dicendo, mi piace fare tanto allenamento e..”


Il destino di Will è di venir interrotto di nuovo, stavolta da Jeri stessa.
 

“Kevin, te lo avevo già detto prima, non puoi tenere quel grembiule, devi metterne uno celeste come gli altri bambini!” si adombra la maestra.

Come ha potuto essere così permissiva su un dettaglio così importante?

 

“E io ti ho già detto che tu vuoi che io indosso questo grembiule viola!” si impunta Kevin.
 

“Lo puoi indossare senza problemi!” sorride la maestra, lasciando che Will termini la sua presentazione.
 

Quando tutti tornano ai propri banchi, la maestra si inventa subito qualcosa da far fare loro, per tenerli occupati per un po’.

 

“Bambini, tirate fuori fogli da disegno, matite e pennarelli. A parte Kevin, che è arrivato solo oggi, voi vi conoscete tutti da più di metà anno, quindi che ne dite di disegnare ciascuno un compagno di classe? Li sceglierò io per voi.” annuncia.
 

“Robyn e…” comincia gli abbinamenti, mentre la bambina nominata guarda fiduciosa verso il suo gemello “Will!” la sconvolge a maestra.


“Nooo, maestra, io voglio Ruben!” protesta lei, mentre lo abbraccia stretto.

 

“Vi conoscete da quando siete nati, ovvio che per voi sarebbe troppo facile.” non si fa ammorbidire dalla scena Jeri. “Ruben, tu sarai con Hope.”

“Cacchio!” impreca Jessica, senza farsi sentire.

 

Lo sa già che la maestra Jeri non le permetterà mai stare in coppia con Trish, quindi non le resta che augurarsi che le assegni Malcolm.

 

“Trish, tu invece disegnerai assieme a Malcolm.” delude istantaneamente le sue speranze la perfida maestra.
 

“Doppio cacchio!” sbotta la morettina, ma stavolta lo fa ad alta voce.


“Jessica, che linguaggio è quello?!” le lancia un’occhiata di fuoco Jeri. “Poi non ti sorprendere se, pestifera come sei, ti toccano i compiti più difficili: tu dovrai disegnare Kevin, e viceversa. E ora, senza far troppo rumore, ciascuno sposti il suo banco vicino al compagno che vi ho scelto.”

 

Nel giro di qualche minuto le quattro coppie di lavoro sono così formate.

Finalmente Jeri ottiene un po’ di silenzio, dovuto dalla concentrazione che ci stanno mettendo tutti i piccoli.


Si sente per lo più solo il rumore della matita sul foglio, dei pennarelli che scarabocchiano, delle matite temperate, delle gomme che cancellano, intervallato qua e là da qualche brusio, a seconda di quale sia la coppia che stia parlottando.
 

“Tu hai qualche potere.” commenta Jessica e no, la sua non è una domanda. “Prima hai detto a Will e Malcolm che non potevano parlare e finché non li ha chiamati la maestra Jeri non hanno più detto una parola! E anche la maestra che voleva ti cambiavi il grembiule, tu le hai detto di no e lei te lo ha fatto tenere.” non gli dà nemmeno il tempo di rispondere.

“Brava, lo hai notato.” le sorride lui. “Sì, ho il potere che la gente fa quello che voglio.” si esalta subito dopo.

 

“Però non dura a lungo, altrimenti Malcolm e Will non parlavano durante la presentazione e la maestra non ti rompeva di nuovo le scatole per il grembiule.” continua lei, mentre cerca di abbozzare la faccia di quel bambino così misterioso sul suo foglio.

“Sì, quello che dico dura sì e no dieci minuti. Però i poteri ce li hai anche tu,” continua lui, che ha scelto di partire dai suoi capelli, neri, setosi e di media lunghezza.

 

“Che cosa?” sussulta lei, ma riesce comunque a non sbavare il suo disegno.

“Prima, quando hai battuto il pugno sul banco. Ti ho visto.”

“Te lo sei immaginato!” fa spallucce lei, proseguendo la sua attività.

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La trovata della maestra Jeri ha tenuto impegnati i bambini per più di un’ora e ormai i risultati del loro lavoro non si fanno attendere.

 

“Io sono più bello di così!” protesta Kevin, che ha sbirciato il disegno che ha fatto Jessica, che lo vede in una posa molto sicura di sé.

 

“Tsè, credici pure!” gli fa una linguaccia lei, per poi allungarsi verso il disegno che ha fatto lui. “Hey, io non ho gli occhi così scuri!”

 

“Quando ti arrabbi sì e io non ti ho ancora visto non arrabbiata!”
 

In effetti è proprio così che lui l’ha voluta disegnare: imbronciata, con le braccia incrociate al petto.
 

“Jessicaaaah! Perché mi hai messo il grembiule blu?” si lagna lui.

 

“Cretino, non lo vedi che è viola? Solo che è un po’ scuro e sembra blu!” 


“Maestraaaaa, Jessica ha detto una parolaccia!” fa la spia di proposito Kevin.
 

“Fosse la prima volta!” alza gli occhi Jeri dalla sua cattedra, stringendosi le meningi.

“Maestraaaa,” la chiama subito dopo Jessica. “Kevin non indossa un grembiule celeste come gli altri bambini!” lo ripaga con la stessa moneta lei.


Del resto, dieci minuti sono passati da un pezzo dall’ultima volta che Jeri se ne era accorta.

 

“Kevin, sono stufa di ripeterlo, va’ dalla bidella…”
 

Un bussare alla porta interrompe le sue direttive.

 

“Avanti!” esorta chiunque sia dall’altra parte, un po’ innervosita, ma cambia del tutto atteggiamento quando si accorge che è proprio la bidella Pam.
 

“Mi scusi se la disturbo, Miss Hogarth, ma ci sarebbe quella circolare di cui parlare nel mio ripostiglio,” dice suadente la procace bionda.


Geri, prende dalla borsetta specchietto e rossetto per darsi una sistemata.

 

“Uh, certo, quella circolare. Immagino ci vorrà un po’.” si alza dalla cattedra. “Bambini, mi assento per qualche minuto. Voi ultimate i vostri disegni e fate i bravi.” si raccomanda, prima di uscire.
 

Non appena svolta nel corridoio, il disegno diventa l’ultima fra le priorità dei bambini.
 

Robyn ne approfitta per tornare dal suo gemello.
 

Patricia sale sulla cattedra, cantando e ballando la canzoncina di apertura del suo show.


Malcolm cerca freneticamente qualcosa nel suo zainetto ed è soddisfatto solo quando trova la colla, aprendola.

 

“Nessuno la vuole sniffare?” offre agli altri, che lo guardano come schifati. “Oh beh, peggio per voi, non sapete che vi perdete!” fa spallucce, per poi inspirare il suo odore, quasi estasiato.

 

“Kevin, ora che non c’è la maestra non devi per forza stare qui con la scontrosa Jessica, noi due non abbiamo ancora parlato.” gli si avvicina Hope Shlottman, una bambina bionda, con gli occhi blu, dal fisico slanciato.


“Ah sì, sei tu l’atleta,” commenta Kevin, con aria di sufficienza. “Allora salta!”

Hope non riesce a frenare l’impulso di mettersi a saltare e andare avanti a farlo.

 

“Dieci minuti non la uccidono di certo e poi così impara a far l’antipatica con te.” spiega Kevin e strappa pure un sorriso a Jessica. “Ecco, ora che sorridi lo vedo quanto sono verdi i tuoi occhi; sei ancora più bella se sorridi sempre.”


“Piantala di dirmi queste cose!” sbuffa lei, ora di nuovo scura in volto.


“Non posso, Jessi, mi piaci, ti va se sei la mia fidanzatina?” la corteggia Kevin. “Vedi che non l’ho nemmeno detto come un ordine?”

Tutto sommato, Jessica sorride di nuovo per quella precisazione.


“Grazie che non hai usato il tuo potere e comunque... no! Io non voglio fidanzatini. Chiedilo a Hope, quando smette di saltare!”

“Ma io non voglio lei, io voglio che tu sei la mia fidanzatina,” insiste Kevin. “Jessica, sorridi e poi dammi un bacino!”


Che se ne sia accorto o meno, Kevin ha usato il suo potere.
 

Contro la propria volontà, la bimba mora gli mostra un sorriso luminoso e poi gli si avvicina, per dargli un bacio alla maniera che se lo possono dare due bimbi di quella tenera età: con le bocche vicine ma le labbra serratissime.


“Io lo sapevo!” canterella Patricia, che dalla cattedra dove sta ballando ha visto tutto.

 

Jessica però si accorge subito di quello che sta facendo.

“Brutto imbroglione, lo hai detto come ordine!” si separa da lui, fulminea, guardandolo furente.


Tre secondi dopo, Kevin è sollevato da lei per il colletto del grembiule e sbattuto contro il muro. 


“Non mi piacciono gli ordini!” ringhia, con lui che la guarda spaventatissimo, prima che lei lo rimetta giù.


Lo spavento però è ben presto surclassato dal fascino.

 

“Vedi che non mi sbagliavo? Hai i poteri, come me. Hai i poteri così forti che quello che dico a te dura solo pochi secondi.”


“E va bene, sì, sono un po’ più forte degli altri bambini: posso sollevare un bambino, ma un adulto no!” gli confessa Jessica, che ha visto quel suo potere progredire man mano che cresceva.


“Ti capisco: quando avevo quattro anni, quello che dicevo agli altri durava solo due minuti… tutti e due avremo poteri sempre più forti quando diventiamo grandi.”

 

“Io non lo voglio più forte il mio potere… io non lo voglio proprio!” alza gli occhi Jessica.

 

“Mi piacevi di già, Jessi, ma così ancora di più.” le dice, guardandola ammaliato.

 

“Ma tu non piaci a me!  E poi non mi chiamare così! Mi devi lasciare in pace!” sbuffa lei, anche se non riesce a smettere di guardarlo.


“No, io voglio che noi siamo… non so come si dice, quando due devono sempre stare insieme e devono sempre trovarsi, anche quando una va via dall’altro.” si impunta lui.

 

“Basta, tutti quanti!” prende il comando della situazione Will. “Io da grande farò il poliziotto e vi faccio vedere come si fa seguire la legge: tu, giù dalla cattedra, non sei nel tuo stupido programma,” comincia, rivolto a Patricia. “Voi due, basta stare sempre così appiccicati, tu poi devi finire il disegno con me.” si rivolge ai gemelli, in particolare a Robyn.
 

“Tu, smettila di sniffare colla,” strappa il tubetto dalle mani di Malcolm, che si lamenta.

 

Hope però continua a saltare, incurante di qualsiasi cosa le dica Will.


Quando il biondo va verso Jessica e Kevin, quest’ultimo sa come accoglierlo.

 

“Hai sonno, Will. Hai davvero tanto sonno.”


Will comincia a sbadigliare, finché raggiunge il suo banco, si corica con la testa sopra le braccia e crolla addormentato.

 

Tutti, compresa Jessica, applaudono e incitano il nuovo arrivato, che li ha liberati da quel bullo prepotente.
Anche Hope lo applaude, in fondo lei si sta pure divertendo a saltare.

 

“Tornate a fare quello che volete, tanto se torna la maestra le faccio credere che non è successo niente.” promette loro Kevin, guadagnandosi altre acclamazioni.


Kevin sorride, sentendosi accettato dalla classe e poi di sfuggita guarda Jessica.

New York non gli sembra più così tremenda.

 

Patricia raggiunge Jessica, dandole una gomitata nel fianco.

 

“Il tuo fidanzatino è proprio quello che ci serviva!” 


Jessica deve ricorrere al suo più grande autocontrollo, per non prendere e sbattere anche lei contro un muro.
 

“Te lo dirò una volta sola, Trish:  lui NON è il mio fidanzatino!”

 

--

 

FINE

 

Datemi ‘Jessica Jones’ e io ne tirerò fuori qualsiasi cosa


Davvero, non credo esista un fandom capace di ispirarmi più di questo, perciò, mi spiace, ma mi vedrete ancora riempire questa sezione ^^’


Precisazione per chiunque ha letto: lo so benissimo dove vanno i congiuntivi, m i dialoghi dei bambini sono sgrammaticati di proposito, perché, appunto, sono bambini ;)

 

Precisione per chi il fandom lo conosce sul serio: vorrei che fosse chiaro che questa non è una storia su Jessica e Killgrave della serie quando erano bambini, altrimenti come prima cosa ci sarebbe stato il gap dei 10 anni di differenza fra loro.
 

Questo è un AU dove ho ipotizzato che loro due (che i poteri li hanno fin dalla nascita e non a causa di esperimenti) e altri personaggi (mi scuso se ho dato loro minor rilievo, ma spero che abbiate colto i riferimenti lo stesso ) fossero tutti bambini, con qualche caratteristica nel loro carattere che hanno i personaggi adulti e canon.
 

Non so se sia un esperimento riuscito o un epic fail, so solo che mi sono divertita follemente a scriverlo.
Vi basta questa one shot o vorreste vedere altri episodi della movimentata ‘Top Shelf Students’ (lo avete capito che ho ottenuto questo titolo modificando quello dell’episodio (stupendooo) ‘ AKATop Shelf Perverts’?) ?


Per quanto riguarda la cover, so disegnare un filino meglio di così ma volevo appunto cercar di ricreare o stile ‘bambinesco’ e un po’ impreciso dei due ritratti che mi son immaginata.

 

Mi resta solo una cosa da aggiungere: Buon annooooo!!! <3

   
 
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