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Autore: LadyPalma    02/01/2022    19 recensioni
|Questa storia partecipa al Contest "Ombre Trasparenti" indetto da 6Misaki sul forum di EFP.
La storia è candidata agli Oscar della Penna 2023 del forum "Ferisce più la penna".
«Sono certa che tu mi capirai, Cissy, tesoro. La vita è troppo breve per vivere i desideri degli altri».
E rimane immobile anche dopo quelle parole, anche mentre Andromeda le pone l’ultima camelia tra i capelli. Finalmente ne capisce il profondo significato: il tuo destino è nelle mie mani, e quel destino la sorella alla fine glielo ha strappato via per poi stracciarlo in mille petali incolore.
Sente la porta chiudersi alle sue spalle, i passi risuonare nel silenzio della Villa abbandonata, e solo allora, da sola, mormora la verità taciuta che pesa come un macigno. «Tu però hai rubato i miei, Andromeda, hai rubato i miei».
Cissy!centric, riscrittura del rapporto tra le sorelle Black.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Black, Bellatrix Lestrange, Narcissa Malfoy, Sorelle Black | Coppie: Ted/Andromeda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Nome (EFP e forum): LadyPalma / Lady.Palma
Titolo della storia: La fallacia delle camelie
Prompt e fiore scelto: logos, camelia
Genere: angst, introspettivo


 




La fallacia delle camelie


 
 

«Andy, ci pensi mai se…»
«Se cosa, Cissy?»
La ragazzina bionda esita e si morde appena le labbra. Nella sua testa a quel “se” ci ha già pensato mille volte, ma non sa se ha il coraggio di trasformarlo in parole, neanche con la sua sorella preferita. Tuttavia, è una giornata di sole, una di quelle dove le ombre sembrano farsi trasparenti e tutto sembra per un attimo afferrabile.
«Se potessimo scegliere liberamente: chi amare, cosa fare, avere addirittura una professione» dice infine, e nella sua mente aggiunge: Mi piacerebbe fare la pozionista o la Medimaga, magari viaggiare un po’ per il mondo, e quanto a chi amare… Sospira e tace – quello è un pensiero su cui non indugia neanche nello spazio sicuro delle sue idee, se non di notte quando immagina lunghi capelli chiarissimi e intensi occhi grigi legati, però, al viso sbagliato.
Andromeda la fissa a lungo con uno sguardo indecifrabile. «Nostro padre sarebbe furioso» commenta con voce stranamente atona, poi distende le labbra e ridacchia piano. «Il tuo è solo un sogno sciocco, non è così, sorellina?»
Narcissa si sente tremare dentro. Sa di aver detto troppo, per qualcuno che non avrà mai il coraggio di fare abbastanza. Perché lei è sempre stata pura logica, piccolo pesce che segue il corso naturale della corrente e guarda indifferente i salmoni passarle accanto all’incontrario. Mai una parola ribelle ci sarà mai sulle labbra e quella – sogno – è l’escamotage perfetto per permetterle di rimangiarsi punte di caos destinate a essere sempre aliene alla sua essenza di ordine.
Si riammanta con le sue ombre e schiude le labbra nel suo impercettibile, vuoto sorriso. «Solamente un sogno».
Andromeda annuisce, mentre coglie una camelia e poi gliela infila dolcemente tra i capelli. Narcissa intravede la macchia rosa del fiore con la coda dell’occhio e, senza accorgersene, raddrizza la schiena e il capo per non farlo cadere. Camelie tra i capelli nel giardino bucolico di casa Black: è quello il suo posto, perché non è sicura di riuscire a sopravvivere altrove.



 
**
 
Narcissa ha emozioni dirompenti che appartengono a un luogo lontano dal nero del suo cognome.
(Per questo di giorno toglie dieci punti a Corvonero perché Xenophilius Lovegood ha perso la sua cravatta, eppure di notte lo aiuta a cercarla per tutta Hogwarts).
Narcissa ha, però, anche un argine di controllo che la respinge alla fine sempre nell’ombra.
(Per questo di notte parla con lui di Nargilli e Gorgosprizzi e altri elementi di sogno, eppure di giorno non risponde mai al suo saluto).


 
**



«Andy, che cosa stai facendo?»
Sua sorella inclina leggermente la testa facendo mulinare la lunga coda corvina, e il sorriso tirato che le rivolge è l’unica risposta. Cosa sta facendo, in fondo, è chiaro; due bauli aperti, vestiti sparsi ovunque: quella è una fuga in piena regola. E Narcissa, del resto, non dovrebbe neanche esserne sorpresa, non dopo le lettere firmate da Ted Tonks che ha trovato nel portagioie di Andromeda, quando quest’ultima aveva scrollato semplicemente le spalle continuando a passarsi la cipria sulla pelle e aveva mormorato “è solo un sogno, un passatempo”. Solo che non lo era, non lo è mai stato, e ad Andromeda di lei non importa abbastanza da offrirle una spiegazione.
Vorrebbe coprire la distanza tra loro in un balzo, scuoterla con forza fino a farla rinsavire… ma quale sarebbe adesso il senso? Così rimane immobile, guardandola sparire, e ingoia ogni singola lacrima, sospesa a metà tra il tradimento e l’addio.
«Sono certa che tu mi capirai, Cissy, tesoro. La vita è troppo breve per vivere i desideri degli altri».
E rimane immobile anche dopo quelle parole, anche mentre Andromeda le pone l’ultima camelia tra i capelli. Finalmente ne capisce il profondo significato: il tuo destino è nelle mie mani, e quel destino la sorella alla fine glielo ha strappato via per poi stracciarlo in mille petali incolore.
Sente la porta chiudersi alle sue spalle, i passi risuonare nel silenzio della Villa abbandonata, e solo allora, da sola, mormora la verità taciuta che pesa come un macigno. «Tu però hai rubato i miei, Andromeda, hai rubato i miei».



 
**

 
Narcissa si è sempre sentita libera solo nei sogni o con le persone che ama davvero.
(«Mi hanno riferito che frequenti un po’ troppo spesso Lovegood». «E anche se fosse, Andy?»)
Ma ha sempre saputo restare al suo posto prestabilito, ché i sogni sono fumo e l’amore è cenere.
(«Sei promessa a Lucius, e Lovegood è una nullità per una come te». «Lo so bene, Andy, non temere»).
 
**


 
Fa la cosa più logica da fare, ovviamente: manda l’elfa a chiamare i suoi genitori appena dopo la fuga della sorella e li attende al centro del salotto, come la bella statuina che è sempre stata, per comunicare l’accaduto. Vede, quasi dal di fuori, sua madre leggere con disprezzo l’ultima lettera di Andromeda, suo padre bruciare il suo nome dall’arazzo di famiglia, e Bellatrix strepitare e strillare e distruggere ogni cosa le passi sotto tiro. Intorno a Narcissa è il caos, l’ordine è lei che se ne sta zitta e buona e parla solo per provare a mettere a posto le macerie.
«Posso accettare più inviti da parte di Lucius. L’amicizia dei Malfoy ci serve ora più che mai» afferma con freddo calcolo.
Suo padre la degna di un rapido sguardo di approvazione prima di tornare al suo personale lutto. Avrebbe sofferto così anche se fosse stata lei a fuggire? Si avvia in giardino, quasi estraneo sotto le prime luci dell’alba, e s’incanta a guardare le sgargianti camelie che appaiono ora fredde, spente e oscure. Forse è sempre stata quella la loro vera essenza, dopotutto: tanti piccoli boccioli che non sono altro che trappole da cui non sarebbe stato mai possibile liberarsi. Perché quei fiori sembrano parlare, “il tuo destino è nelle nostre mani”, in questo giardino, in questa casa… e lei li ha indossati tra i capelli ogni giorno come ad accettare quel destino, come a suggellare quel legame infrangibile. Con una punta di amarezza, si ritrova a pensare che forse è un bene che Andromeda le abbia sottratto i suoi sogni e li abbia portati lontano: in quel giardino sarebbero appassiti e lei il coraggio di viverli non l’avrebbe mai avuto.
«Cissy, va tutto bene?»
Un tocco leggero sulla sua spalla, una nota dolce in una voce che di dolce non ha mai avuto niente, e all’improvviso Narcissa si ricorda che di sorelle ne ha sempre avute due. L’altra, quella di cui ha avuto segretamente paura per una vita, quella a cui non avrebbe mai osato raccontare i suoi sogni più profondi neanche nelle vesti di stupide fantasticherie, se ne sta immobile a un passo da lei, in attesa di una risposta. Narcissa esita appena qualche istante, prima di tuffarsi in quelle braccia che non sapeva avrebbero potuto aprirsi per un abbraccio, e si fa stringere a lungo, forte, sempre più forte, fino a sentir male alle ossa, se possibile.
«Detesto quelle camelie» sussurra alla fine, tornando a puntare lo sguardo su tutte quelle insidiose trappole travestite da fiori. «Le detesto davvero».
Bellatrix scuote la testa con una piccola risatina. «Tutto qui, Cissy, tutto qui? Quel lungo muso solo per questo?» Sfodera la bacchetta e con un semplice movimento le incendia tutte insieme, una ad una, mentre la risatina diventa quasi isterica.
E, alla fine, l’ombra trasparente di un sorriso compare pure sulle labbra di Narcissa.



 
**

 
Narcissa ha sempre creduto che essere una Black significasse avere controllo, ma il controllo alla fine tra tutti lo ha mantenuto solo lei.
(«Siamo rimaste solo io e te, Cissy, e ho bisogno che tu rimanga così dannatamente lucida per sempre»).
Se riesce a mantenerlo fino alla fine, però, è perché ha imparato a chiamare sorella colei che la libera follia più di ogni altro l’ha personificata.
(«Solo se tu resti il caos, Bella, solo se tu continui a esplodermi attorno»).

 
 
 
 
 «Ben venga il caos, perché l'ordine non ha funzionato».







 
NDA:
Indicazioni scelte per il contest:
Logos – Se scegliete questo punto, il vostro personaggio dovrà essere guidato dalla logica, dal ragionamento, dai fatti e dalle analisi. 
Camelia - Il mio destino è nelle tue mani.
Un altro prompt mi è stato preziosamente suggerito da inzaghina nel gruppo Facebook "L'angolo di Madama Rosmerta": il personaggio di Andromeda + "La vita è troppo breve per vivere i desideri degli altri".
Ci tengo a sottolineare che la storia contiene diversi easter eggs: le “ombre trasparenti” più volte citate rimandano al titolo stesso del contest, così come anche la citazione finale che era stata posta come apertura al bando del contest.
Il titolo: volevo unire i due prompt guida del contest, il fiore e il logos. La fallacia è, infatti, un termine appartenente al linguaggio logico-filosofico.
Per quanto riguarda la caratterizzazione delle sorelle, come in altre mie storie (soprattutto Matrimoni involontari), ho tentato una strada un po’ diversa nel riscrivere la loro adolescenza e la fuga di Andromeda, vedendo in Narcissa quella originariamente quasi portata a voler fuggire ma troppo codarda e allo stesso tempo razionale per farlo.
   
 
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