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Autore: flatwhat    03/01/2022    0 recensioni
Simon Petrikov deve fare i conti con l'immortalità.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Gommarosa, Marceline, Simon Petrikov
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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"Sarai Re Ghiaccio fino a che il sole non esploderà."

 

La Morte gli aveva detto così, una volta.

 

Ora, Simon Petrikov non è più il Re Ghiaccio, anche se il Re Ghiaccio continua a vivere grazie suo piccolo Gunter, che ne ha ereditato le vesti meno che metaforiche.

 

Eppure, anche se è di nuovo umano, non invecchia. Sembra che non possa nemmeno farsi male o ammalarsi. Dorme e mangia solo per abitudine, piuttosto che per un vero bisogno.

 

Cosa succederà, allora? Cosa succederà quando il sole esploderà?

 


 

Prismo non ha potuto salvare Betty.

 

Che cosa, allora? Cosa le succederà quando il sole esploderà? Saranno entrambi bloccati nella solitudine per l'eternità fino alla fine dell'Universo stesso?

 

Quando torna a casa da Marcy, che ora divide il letto con la sua ragazza, finge di non essere ferito. Finge di stare bene, come ha sempre fatto.

 

Ma, anche se non può essere ferito nel suo corpo, il suo cuore si spezza. Marceline lo lascia piangere contro il suo petto per il suo amore perduto. L'amore che non potrà mai rivedere, finché vivranno entrambi.

 


 

Vive con Marceline e Bubblegum, nella loro stanza degli ospiti.

 

È difficile per lui farlo, ma raccoglie le sue vecchie cassette e le guarda di nuovo, con gli scarti di una vecchia TV che è riuscito a trovare.

 

Assiste alla sua stessa discesa verso la follia, cercando di trattenere la bile che gli si forma in gola alla vista. C'è qualcosa che sta cercando.

 

Continua a guardarsi allo specchio la mattina, cercando di trovare punte bianche nei suoi capelli. Finora niente.

 

I suoi occhi, però… Restano bianchi, pallidi come quando era il Re Ghiaccio. E sta comincia a vedere delle cose che si muovono ai margini del suo sguardo, desidera disperatamente che sia solo una suggestione.

 

Così, trova il suo primo filmino, quello in cui ha iniziato a raccontare la storia della corona che lo ha corrotto, e ispeziona attentamente il suo stesso volto sullo schermo.

 

Anche allora, i suoi occhi erano bianchi. La corona lo aveva già corrotto?

 

Ma poi, inaspettatamente, mentre va avanti e indietro tra la sua nuova casa e il castello di Cosa Ghiaccio, trova un'altra registrazione. Una più vecchia.

 

È un breve video che aveva registrato per provare la videocamera. È solo lui che fa delle vocine stupide e spegne rapidamente.

 

Allora se lo ricorda. L'aveva fatta prima di quell'incontro in Scandinavia che lo avrebbe cambiato per sempre.

 

Ma i suoi occhi, quelli erano ancora bianchi già d'allora.

 


 

Ora ricorda quello che ha fatto come Re Ghiaccio.

 

Una volta, quando era tornato brevemente umano, ne era riuscito a ricordare solo impressioni.

 

Era stata una benedizione, quella volta. Ora è costretto ad affrontare una verità molto semplice: lui era il Re Ghiaccio. Era stato lui a rapire e fare del male alla gente.

 

Forse non è stata colpa sua, ma non può fingere che sia stata la vita di un'altra persona. Non quando può vedere questi ricordi davanti ai suoi stessi occhi e vede proprio le sue mani che lanciano gelide magie.

 

Ricorda, chiaro come il sole, il modo in cui infastidiva la ragazza della sua cara Marcy, la rapiva e cercava di costringerla ad amarlo.

 

E un nuovo ricordo si unisce: un ricordo di un'altra vita ben prima di Ooo, prima del Re Ghiaccio, prima della guerra.

 

Quella volta che quel bastardo che lo aveva generato aveva flirtato con Betty, davanti a lui.

 

Era ubriaco come al solito. Col senno di poi, Simon non avrebbe nemmeno dovuto degnarlo di una conversazione, ma aveva voluto fare il figlio educato e indulgente.

 

"Hai già conosciuto Betty?" Aveva detto. Betty, che sia benedetta, aveva salutato il suo futuro suocero, con un gran sorriso e il suo atteggiamento allegro.

 

Era stata lei a dover convincere Simon a lasciare il ristorante prima che le cose potessero farsi violente.

 

Dopo che quello stronzo aveva fatto quei commenti ignobili, Simon aveva sentito quel prurito familiare. Avrebbe voluto urlare e gridare contro quel misero individuo, avrebbe voluto farlo sanguinare.

 

Betty, povera Betty, anche allora aveva pensato a lui prima di poter pensare a sé stessa. Non importava quanto si vergognasse e si sentisse inquietata, era il dolore del suo ragazzo quello che sentiva di più.

 

Solo lei e la prigione di buon senso ed educazione che lui si ostinava ad indossare come la sua giacca preferita, gli impedirono di fare qualcosa di cui si sarebbe pentito

 

Questi sono i suoi ricordi. I suoi sogni, invece, sì che si fanno violenti.

 

Forse sono i suoi desideri più intimi o i suoi rimpianti più profondi e schiaccianti.

 

Comincia a urlare contro suo padre, nei suoi sogni. Betty non può fermarlo. Betty non è qui. Lei è Golb ora, intrappolata per sempre nel tentativo di tenerlo al sicuro dal male per sempre.

 

E lui grida, e urla.

 

"Perché sei qui? Per rovinare la mia vita ancora di più di quello che hai già fatto?"

 

E il volto di suo padre si trasforma lentamente in quello di qualcun altro.

 

Ora sta urlando contro il Re Ghiaccio.

 

"Perché sei ancora vivo? Inutile pezzo di merda!"

 

Vede la principessa Gommarosa che cerca di tenergli la mano, nel tentativo di calmarlo.

 

Ma quando lei gli prende la mano, non è la sua mano.

 

E la sua voce non è più la sua voce.

 

"Non saresti mai dovuto nascere!" Marceline grida e lancia un piatto in faccia a Simon. Si frantuma in un milione di pezzi e lui sanguina.

 

Si sveglia, respirando a fatica. Sente così tanto freddo.

 


 

Magia, follia e tristezza, giusto? Questi erano gli ingredienti della magia, giusto?

 

Un giorno si accorge di star fluttuando. Se ne accorge quando scende dalla soffitta e non tocca il pavimento.

 

Non lo ha detto a Marcy. Non ci è riuscito.

 

Anche ora che non è più il Re Ghiaccio, ha ancora un po' di magia dentro di sé.

 

Forse...

 

Forse anche prima del Re Ghiaccio, aveva un po' di follia e tristezza dentro di sé.

 


 

"Dove stai andando?"

 

Chiede la voce di Marcy, nel cuore della notte, proprio mentre aveva messo un piede fuori, zaino in spalla.

 

Merda.

 

Aveva sperato che non lo sentisse.

 

"Un'altra ricerca di Betty?"

 

Si morde le labbra e serra i pugni.

 

"No."

 

"Dove stai andando?" Marceline chiede di nuovo, il suo tono piatto, sconfitto.

 

"Devo andare, Marcy."

 

E poi, la voce di lei si spezza.

 

"Perché?"

 

Quella semplice domanda è qualcosa a cui nemmeno lui sa rispondere. Sa solo che deve farlo, ma come spiegarglielo? Sa che se si girasse a guardarla ora, vedrebbe la stessa bambina che aveva abbandonato tutti quei secoli fa.

 

Questo pensiero lo divora.

 

Non ha il coraggio di affrontarla.

 

"Addio, Marcy. Mi dispiace."

 

Mette l'altro piede fuori.

 

Viene fermato dalle urla di lei che quasi gli fanno ribollire il sangue nelle vene.

 

"Non sei altro che un vigliacco di merda! Ti odio!"

 

Ora si volta verso di lei, colpito dalle sue parole come fossero una freccia nel cuore.

 

Lui... lui voleva andarsene per rendere la sua vita migliore, quindi perché Marcy sta piangendo?

 

"Sono stata un'idiota a pensare che saresti mai cambiato!"

 

Lei prende una tazza di caffè che aveva lasciato sul tavolo e la lancia ai suoi piedi.

 

Va in frantumi. Proprio come il piatto...

 

"Non voglio vederti mai più!" Lei ringhia, le lacrime le rigano il viso.

 

Ha tutto il diritto di dirglielo. Lui lo sa.

 

Sta ancora urlando.

 

"Glob, non posso credere di averti voluto chiedere..."

 

Lui si fa forza, si allontana da lei e fa un altro passo verso l'ignoto.

 

Una mano gli afferra il braccio.

 

Una voce dolce.

 

"Facciamo tutti un respiro profondo e calmiamoci", dice Bonnibel.

 


 

Bonnie e Marcy sono sedute sul loro divano. Marcy sta ancora piangendo amaramente.

 

Si è seduto sulla poltrona che hanno comprato per lui. Il suo zaino è in un angolo, quasi dimenticato.

 

Era così sicuro di voler partire, ma ora...

 

La sua testa si sente più chiara e più annebbiata allo stesso tempo. Cosa stava facendo? Cosa sta facendo?

 

"Marceline," comincia. Continuare è più difficile, ma deve spiegare. In qualche modo. "Non voglio essere un peso per te. Ecco perché..."

 

Lei non lo lascia finire.

 

 "Un peso?" Urla lei, guardandolo con occhi infuocati. "UN PESO? Glob, ma ti senti almeno quando dici stronzate del genere? Non sei mai stato... Neanche quando eri Re Ghiaccio..."

 

Si sente così stupido. Sa in prima persona, se lo ricorda, quanto siano stati duri quei secoli per lei, eppure sa che lei sta dicendo la verità.

 

"Ti voglio bene, idiota che non sei altro."

 

Bonnibel le dà una pacca affettuosa sulla schiena quando lei si seppellisce di nuovo il viso tra le mani.

 

"Mi dispiace."

 

È l'unica cosa che Simon riesce a dire in questo momento. Non riesce a far comprendere alla sua mente quello che lei ha appena detto. Perché dovrebbe volerlo qui, quando lui si addormenta piangendo per Betty ogni notte e fa finta di niente durante il giorno?

 

"Io... non credo di stare bene."

 

Invece di proteggerla, le ha fatto del male. Di nuovo. Ha fatto riemergere il suo antico trauma perché doveva per forza comportarsi da stronzo egoista, come suo solito.

 

Ma c'è qualcosa che lo fa sentire più leggero, nell'ammettere che non sta bene. Si sente quasi come se un piccolo anello delle sue catene si sia aperto.

 

"E non volevo disturbarvi per questo."

 

Sente il farfugliare di Bonnibel. È troppo occupato a guardarsi le scarpe per decifrare se lei è d'accordo con lui, che lui è una seccatura, o no.

 

Si lascia scappare una risatina nervosa.

 

"Non faccio che piangermi addosso e chiamare Betty, e... Ho pensato che non ti meritassi tutto questo."

 

"PIANGERTI ADDOSSO?" Marceline urla di nuovo. "Sei così dannatamente stupido!"

 

Questa volta, Simon riesce ad alzare la testa abbastanza per guardarla.

 

Marcy si calma quando Bubblegum intreccia le sue dita con le sue.

 

"Va tutto bene amore, lui è qui. Tu sei qui. Facciamo un respiro profondo."

 

Lei fa un respiro profondo e incontra gli occhi di lui.

 

"Simon, stai elaborando un lutto. Ed è ok. Non puoi... non devi fingere di essere sempre perfetto. Io sono stata in lutto per te per mille anni."

 

Simon sente un nodo formarglisi in gola.

 

"Mi dispiace," gracchia.

 

Lei scuote la testa.

 

"Non scusarti. Scusa, so che non stiamo parlando di me, ma... Vedi, nemmeno io penso di stare completamente bene, e va bene così. Penso. Penso che potremo stare meglio."

 

Bonnie annuisce.

 

"Io... non so esattamente a chi dovresti chiedere. Ammetto che anch'io sono alle prime armi con la crescita personale. Ma penso che la madre di Finn possa conoscere un dottore a cui puoi chiedere."

 

Un dottore sarà sufficiente?

 

Non per sminuire la bravura di nessuno, ma persino il miglior psicologo del mondo avrebbe difficoltà a trattare un paziente che è immortale e che ha a che fare un centinaio di anni di traumi, giusto?

 

Eppure, qualcosa nel cuore di Simon gli dice di provare. Non solo per Marcy, ma anche per sé stesso.

 

"E possiamo cercare una nuova casa per te, se non vuoi restare qui. Lo capisco. Solo... Per favore, non sparire dalla mia vita solo perché pensi di doverlo fare."

 

Simon abbassa di nuovo lo sguardo.

 

"Mi dispiace, Marcy. Sono stato un idiota."

 

"Anch'io." Lui la sente dire. "Ho detto delle cose che non volevo dire."

 

"Succede, tesoro. Entrambi avete detto cose che non pensate veramente, ma va tutto bene."

 

"Non ti odio." dice Marcy. "Sei una delle mie persone preferite in assoluto."

 

Simon sorride alle sue scarpe.

 

"E Betty non è l'unico amore della mia vita." Sospira. "Scusa se non te lo mostro spesso."

 

Un flash di un ricordo – il Re Ghiaccio che cerca di baciare Marceline – si impadronisce di lui. Scuote violentemente la testa, cercando di fermare la bile dal fuoriuscire.

 

"No! Non in quel modo! Volevo dire!" Si afferra i capelli, tirandoli fino a farsi male.

 

Glob o chiunque sia là fuori, tutto quello che dice viene sempre fuori sbagliato!

 

Marceline è ora inginocchiata davanti a lui. Gli mette una mano sulla spalla.

 

"So cosa volevi dire, sciocco. È stato molto dolce da parte tua."

 

Sta sorridendo...

 

"Respiri profondi, tutti quanti," ricorda loro Bonnie.

 

Simon stringe l'altra mano di Marceline e cerca di calmare il suo respiro.

 

"Sai", dice lei. Sta... Arrossendo? "C'era qualcosa che stavo per dirti prima. Questa è una cosa vera".

 

"Cosa?"

 

Marceline scambia un breve sguardo con la sua amata. Si sorridono a vicenda.

 

"Io e Bonnie," dice. "Stavamo pensando di sposarci."

 

Simon rimane a bocca aperta.

 

"Davvero?!" Esclama. Ci mette un paio di secondi per elaborare la cosa e ora sorride. Genuinamente. Il suo cuore sembra battere di nuovo.

 

"Ragazze! È meraviglioso! Posso aiutarvi in qualche modo?"

 

Marcy, ancora in ginocchio, sembra ora contrita.

 

"Beh, c'è qualcosa ma capirò se non vuoi farlo. Non devi farlo, se ti fa stare male, ok?"

 

Lui la fissa, incredulo che possa mai pensare una cosa del genere. La fissa intensamente.

 

"Farei qualsiasi cosa per te, Marceline."

 

Marcy fa un sorriso luminoso.

 

"Beh, prima di tutto, allora, comincia ad amarti un po' di più, vecchio sciocco!"

 

"Ci proverò." Lui le sorride di rimando. "Lo prometto."

 

"E poi, se non è un fastidio troppo grande, vorrei... Beh... Significherebbe molto per me se tu potessi accompagnarmi all'altare."

 

Quelle parole lo colpiscono così forte che quasi lo fanno volare via.

 

Metaforicamente. Lui rimane ammutolito sulla poltrona.

 

Quando si copre il viso e inizia a singhiozzare, Marceline inizia a scusarsi.

 

"Oh no! Simon! Mi dispiace, non volevo..."

 

Ma lui si inginocchia sul pavimento con lei, la sta abbracciando ora, con una forza che non pensava di avere più in sé.

 

"Marcy! Mia cara Marcy... Grazie."

 

Gli gira la testa ma, a differenza di quando piange di notte per il suo amore perduto, questa volta non fa male. Questa volta è una bella sensazione.

 

Sinceramente, non pensava di avere ancora lacrime in lui.

 

È contento di essersi sbagliato.

 


 

Il giorno del matrimonio, ha ancora la faccia di uno a cui non solo è passato sopra un camion ma anche, per qualche motivo, la faccia di uno che ritiene che sia stata la cosa migliore che potesse capitargli.

 

Almeno, questo è quello che dice Abadeer. Simon non è infastidito. Il commento gli entra da un orecchio e gli esce dall'altro, mentre lui è troppo occupato a biascicare tra sé e sé su quanto la sua bambina sia cresciuta.

 

Lei è bellissima nel suo abito da sposa e sorride come la ragazzina che sta vivendo il suo sogno più bello.

 

"Almeno frigna per qualcos'altro, invece della sua ragazza, ho ragione?"

 

Marceline dà una gomitata a suo padre sul fianco.

 

"Ehi, almeno lui è orgoglioso di me. Potresti far finta di esserlo anche tu, sai!"

 

Anche Hunson Abadeer la sta accompagnando all'altare, all'altro braccio.

 

"Ma io sono orgoglioso di te, tesoro! Pagnottina mia! Mio prezioso pinguino È solo che... Trovo questi riti mortali un po' sciocchi, ecco tutto!"

 

Tutti gli amici di Marceline partecipano alla cerimonia. BMO la sta officiando.

 

Simon prende posto accanto a Finn e Jake, in prima fila. Finn gli dà una pacca sulla schiena in segno di amicizia.

 

"Su, su, amico. Va tutto bene, sfogati."

 

Non finge di capire il balbettio incomprensibile di Simon, ma è abituato ad esibizioni del genere. Jake si è assicurato di portare qualche confezione di fazzoletti in più proprio per quello.

 

"Ti capisco perfettamente, amico!" Jake si soffia il naso a voce alta. "Sono sempre un disastro ai matrimoni! Ecco."

 

Fa una palla con una cinquantina di fazzoletti inutilizzati e la lancia a Simon, colpendolo in pieno e facendolo cadere.

 

"Scusa."

 

Marceline guarda il caos che i suoi amici stanno causando e ride. Non si aspettava niente di meno.

 

"Anche tu pensi che questo sia uno stupido rituale?" Chiede a Bonnie.

 

"Sì, forse," Bonnie arrossisce. "Ma mi piacciono le cose stupide."

 

E quando BMO li dichiara moglie e moglie, si baciano.

 


 

Gli anni passano. Ancora neanche un capello bianco.

 

Però va in terapia. Sia lui che Marcy vanno dalla stessa persona. Si tratta... Beh, non è un medico umano.

 

Avevano sentito la leggenda di un essere antichissimo che vive in cima alla montagna più alta del mondo. Qualcuno che offre conforto senza aspettarsi nulla in cambio.

 

Simon usa i suoi poteri di levitazione per raggiungere la cima, ma c'è anche un autobus, se tu ne avessi bisogno.

 

E il dottore è un gatto gigante e rotondo. Un gatto molto soffice.

 

Quando si sono incontrati per la prima volta, è saltato su Simon e Simon ricorda di aver pensato che se quello era il modo in cui sarebbe morto, ne valeva assolutamente la pena.

 

Ma è morbido e leggero, nonostante le dimensioni. Avere qualcosa da accarezzare e fusa da ascoltare è un bonus alla sessione di terapia.

 


 

Nessuna capello bianco. Mai. Ma Finn invecchia.

 

Lo vede ancora come un bambino, anche quando sembra più vecchio, molto più vecchio di lui.

 

Quando Jake è morto, è stato un altro periodo di lutto, per tutta Ooo. La morte di un eroe e di un amico.

 

Aveva voluto essere sepolto accanto all'albero di Felce.

 

Una notte, Finn, piegato dall'età ma con il sorriso di un bambino, va a sedersi con la schiena sulla tomba di Jake e guarda la luna luminosa e il cielo pieno di stelle.

 

E quando chiude gli occhi, sorride ancora.

 

Lo trovano il giorno dopo. Lo seppelliscono accanto a Jake.

 

Il lutto non diventa più facile e non è qualcosa a cui ci si può abituare, non importa quante volte ci si debba affrontare.

 

E lo stesso, Simon ricorda quando aveva detto a Marcy, dopo la guerra, perché le cose tristi devono accadere.

 

"Se non fossimo tristi a volte, allora non ci accorgeremmo dei momenti felici."

 


 

Aveva sperato di non vedere mai più una guerra.

 

Anche Marceline, senza dubbio, lo aveva sperato.

 

Ma scoppia di nuovo.

 

E pensa a quello che aveva detto a Marcy sulla tristezza e la felicità, anni fa. Se glielo dicesse in questo momento, lei avrebbe tutto il diritto di prenderlo a pugni in faccia.

 

Si prenderebbe a pugni da solo, se potesse.

 

Bonnibel è morta.

 

È morta con il suo regno.

 

Marceline graffia la terra e le macerie lasciate dall'esplosione della bomba.

 

"Devono morire per questo!" Cerca di prendere il volo, ma Simon la trattiene e la lascia piangere e colpire il suo petto.

 

"Mi dispiace, Marcy."

 

"Li ucciderò."

 

"Sono già morti. Lei non vorrebbe che degli innocenti morissero per quello che pochi hanno fatto."

 

"Come fai a sapere cosa avrebbe voluto?!" Marceline urla. Ma rimane con lui. Continua a stringersi a lui e a piangere come se il suo cuore stesse per scoppiare da un momento all'altro.

 

"Mia moglie è morta. È morta e non ho potuto fare niente!"

 

Simon sa come ci si sente.

 

"Lasciati andare, mia cara."

 

Più tardi, molto più tardi, i singhiozzi di Marceline si calmano.

 

"Ti prego, Simon. Non lasciarmi."

 

Lui la stringe ancora. La stringerà per altri mille anni, se sarà necessario.

 

"Non lo farò, Marcy."

 

Finché il sole non esploderà.

 


 

Il sole è rosso, morente.

 

 Il mondo è in fiamme.

 

 Loro due sono le ultime creature viventi sulla Terra.

 

Marceline ha costruito un ombrello di foglie per potersi sedere accanto a Simon mentre osservano la fine del mondo.

 

"Dovresti andare da tuo padre. Potresti evitare tutto questo."

 

"Forse." Dice lei. "Ma a differenza di lui, io non posso fare un salto nell'aldilà e vedere mamma quando voglio. Sono nata mortale e voglio morire come una mortale".

 

Suona un po' sciocco. Simon non riesce a trattenere una risata.

 

"Mi pare giusto!"

 

Lei lo gli dà scherzosamente un pugno sul braccio.

 

"Dico sul serio! Voglio sapere com'è morire. È l'unica avventura che devo ancora vivere. E voglio rivedere mia madre. Voglio rivedere Finn e Jake, Shermy e tutti gli altri. Voglio rivedere la mia Bonnie".

 

"Già," Simon annuisce. Lui prova la stessa cosa.

 

Solo che non è nemmeno sicuro di poter morire.

 

Lo spera, però. Non fa i salti di gioia all'idea di passare un'eternità solitaria a galleggiare nello spazio.

 

"Spero che anche Betty sarà lì, una volta che me ne sarò andato". Sospira. Può solo pregare che le sue speranze si avverino.

 

"Sono sicura che la ritroverai lì," dice Marceline.

 

Poi, gli dà un altro pugno. Più forte, questa volta. Non sta scherzando. Lo ha spinto via.

 

Marcy...

 

Un lapillo ha fatto prendere fuoco al suo ombrello.

 

"Ci vediamo dopo, Simon."

 

Gli sorride, un'ultima volta.

 

Un istante dopo, un calore insopportabile. Simon è costretto a farsi scudo mentre Marceline si riduce in cenere.

 

Per fortuna, dura solo un secondo, forse anche meno.

 

Non fa meno male, non per Simon.

 

Anche dopo tutta la morte che ha visto nella sua lunga, lunga vita.

 

Anche dopo le guerre a cui ha assistito, questo fa ancora male.

 

Fa male come l'inferno stesso.

 

Il sole se la prende comoda, a morire.

 

Simon Petrikov stringe tra le mani le ceneri di sua figlia finché il vento non le disperde, grida il nome di Marcy finché non ha più voce.

 


 

La Morte ha fatto una nuova compilation per l'occasione.

 

Betty si siede proprio di fronte a Simon, sull'autobus ormai visibile.

 

Lui si alza dal suo sedile e si precipita da lei, ma prima che la sua mano la possa raggiungere la sua mano, lei si tira via.

 

"Betty..."

 

Betty mette i piedi sul sedile e si stringe nelle ginocchia.

 

"Tu non mi odi, vero?"

 

"Non potrei mai..."

 

Lei non alza lo sguardo verso di lui.

 

"Dovresti."

 

"Andiamo, voi due," dice la Morte. "Cercate solo di rilassarvi con la musica."

 

Simon si siede accanto a Betty, contento che lei lo lasci fare.

 

"Dovresti odiarmi," ripete lei. "Il mio desiderio ti ha fatto vivere un tempo insopportabilmente lungo, ma non abbastanza per sopravvivere al sole. Sembra che io abbia potuto solo fare metà di quanto potessi, come ho fatto con tutto il resto. Non faccio che causare casini."

 

Simon ridacchia.

 

"Sai, in realtà sono contento che tu, ahem... Abbia fatto un casino. Non saremmo qui insieme ora, se mi avessi dato completa immortalità."

 

"Non volevo nemmeno darti l'immortalità!" Esclama Betty. "Volevo solo... Tenerti al sicuro. Avrei dovuto sapere che la corona l'avrebbe presa così alla lettera. Mi dispiace."

 

Simon mette una mano sulla sua. Lei la accetta.

 

"Non ti biasimo per questo. Hai protetto me e il mondo intero."

 

"Sì, ma alla fine il mondo è saltato in aria lo stesso. Con il sole e tutto il resto".

 

"Sì, ma questo non significa che non valesse la pena salvarlo allora, no? Le cose devono finire, a volte. Anche il potere della corona non poteva andare contro questa legge. Ma anche in questo caso... Ne è valsa comunque la pena, che noi siano esistiti. Le nostre vite, le esperienze che abbiamo fatto..."

 

Betty lo guarda, con le lacrime agli occhi.

 

"Non mi odi per averti reso quasi-immortale?"

 

"Scusami se sembro egoista e stupido in questo momento, ma direi che tutto il dolore e la tristezza che ho provato in tutti gli anni in cui ho camminato sulla Terra ne sono valsi la pena, anche solo per averti rivisto."

 

Lei ride. Le sue risate si trasformano in singhiozzi.

 

"Sei sempre stato così sdolcinato!!!"

 

Lui le prende il viso tra le mani e lo fa appoggiare contro il suo petto.

 

"Io sono sdolcinato. Sempre. È il mio secondo nome".

 

"Simon Sdolcinato Petrikov," ridacchia Betty.

 

"Devi esserti sentita molto sola, Principessa. Almeno io avevo compagnia. Mi sono fatto molti amici e ho avuto la mia famiglia con me fino alla fine, ma tu?" Le accarezza i capelli morbidi e splendidi che gli sono mancati così tanto. "Non ti sentirai mai più sola, te lo prometto."

 

"Non preoccuparti," dice Betty. Lui la sente rilassarsi un po' tra le sue braccia. "Potevo sentire un po' tutto l'Universo, quindi non ero esattamente sola. Golb però mi odiava, quindi non mi manca molto la sua compagnia."

 

Solleva la testa dal petto di Simon.

 

"Ehi, Morte! Come hai detto che si chiama questo gruppo?"

 

"Sono Marcy e gli Skeletrini. Dovresti assolutamente andare a uno dei loro concerti, sono dei ragazzi di talento."

 

"Incontrerai presto la cantante," dice Simon, sorridendo. Il suo cuore si sente leggero come non accadeva da millenni.

 

Quando raggiungono la loro fermata e scendono dall'autobus, è proprio la già citata cantante a saltargli subito addosso.

 

"Te l'avevo detto che sareste stati entrambi qui!".

 

Sono tutti qui. Tutti gli amici di molte, molte vite, prima e dopo Ooo.

 

C'è pure Finn a salutarlo, il braccio destro che scompare e riappare come se il ragazzo fosse perfettamente a suo agio e felice con sé stesso a prescindere.

 

Simon pensa che, allora, forse i suoi stessi occhi sono ancora bianchi.

 

"Oh tu sei Marcy! Glob, sono così stupida! Felice di fare finalmente la tua conoscenza! Simon non riesce a smettere di parlare di te per cinque secondi!"

 

"Betty, sono così felice che finalmente possiamo parlare! Simon non riesce a smettere di parlare anche di te per cinque secondi!"

 

I due amori della vita di Simon e non solo si stringono la mano e già si sa che saranno migliori amiche per il resto dell'eternità.

 

Deve togliersi gli occhiali per asciugarsi le lacrime.

 

"Ho... Bisogno di un momento".

 

Anche la Morte si asciuga i suoi condotti lacrimali inesistenti.

 

"Questi sono i momenti che mi fanno amare il mio lavoro!"

 

"Arrivo in soccorso!" La voce di Jake annuncia da qualche parte e Simon viene colpito in pieno naso da una palla di tipo cinquanta fazzoletti inutilizzati.

 

"Scusa!"

 

Bonnibel gli offre una mano per rimettersi in piedi.

 

Ooo sarà anche morta, ma è ancora qui.

 

Tutto è qui.

 

E alla fine, sì, ne è valsa la pena.

  
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