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Autore: Kagome    03/01/2022    5 recensioni
Nel cercare conforto davanti al ritratto della madre, Adrien scopre qualcosa che non avrebbe mai dovuto scoprire. Sconvolto e terrorizzato, il ragazzo trova rifugio da una certa ragazza coi codini. Storia H/c con spoiler per gli episodi della quarta serie trasmessi fin'ora.
Genere: Angst, Drammatico, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nooroo, Plagg
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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Capitolo scritto per il Calendario dell'avvento 2021 del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction. Prompt n. 103. “Che vuoi dire?”

oOoOoOoOoOo

Seconda Parte

oOoOoOoOoOo

Marinette si girava e rigirava nel letto. Era stanchissima: non solo gli attacchi di Falena Oscura diventavano sempre più mirati e pericolosi, ma la pressione dell'anno scolastico, così importante per via del Brévet alla fine di esso, e le deadlines delle sue prime commissioni sul sito web che aveva da poco aperto, iniziavano a farsi sentire.

Tuttavia… la ragazza non riusciva a dormire. La mente le andava a mille all'ora, ma non era solo quello. Era come se ci fosse qualcosa di nuovo nell'aria. Qualcosa di spaventoso. L'unica volta che era riuscita ad addormentarsi, si era svegliata dopo pochi minuti, con la vista ancora annebbiata dalla visione di un paio di occhi azzurri feroci e disperati.

Chat Blanc.

Il ricordo del suo partner akumizzato non voleva abbandonarla, costante memento del fatto che, anche volendo, anche se avesse potuto ricambiare i suoi sentimenti, non avrebbe mai potuto mettersi con Chat Noir. Almeno finché Falena Oscura fosse stato sconfitto.

"Il nostro amore ha distrutto il mondo," aveva detto il suo partner akumizzato.

Marinette sapeva benissimo che fosse sbagliato fidarsi delle parole di un akumizzato, ma per qualche ragione non riusciva a non credergli. Non riusciva a non pensarci.

E poi… c'era Adrien. L'aveva detto e ripetuto diverse volte, e perfino scritto nel suo diario: se Adrien non fosse mai esistito, forse una chance al suo partner l'avrebbe data. Dopo aver sconfitto Falena Oscura. Ma Adrien… non le era possibile nemmeno immaginare un mondo senza quel ragazzo. Sarebbe stato un mondo senza la luce del sole.

Stava riflettendo proprio su questo, il corpo appallottolato in posizione fetale, e si stava quasi addormentando, quando un paio di colpi ben piazzati al vetro del suo lucernario la fecero sobbalzare. La ragazza non fece in tempo a dire o a fare niente, perché si ritrovò sommersa da una massa nera, fredda e tremante che le piombò letteralmente addosso e iniziò a stringerla così forte da rischiare di spezzarle la gabbia toracica.

"Che cos…" riuscì a dire, con un bisbiglio soffocato, ma non poté terminare la frase perché una mano nera guantata le si posò sulle labbra.

"Perdonami, Milady. Perdonami!"

A Marinette si ghiacciò il sangue nelle vene mentre il cuore le saltò un battito e si piazzò direttamente nella sua gola. "Ch-chat Noir? Che cos… come mi hai chiamata?" balbettò mentre con la mano cercava a tentoni l'interruttore della lucetta sul comodino. Aveva appena acceso la luce quando il suo partner la guardò come una preda messa con le spalle al muro.

"Detrasformazione," sussurrò, e Marinette chiuse gli occhi e lanciò un grido che suonava quasi come uno squittio.

"Ma che fai? Trasformati di nuovo, subito!" gli intimò, ma lui le prese le mani e cercò di togliergliele dalla faccia.

"Ti prego, Marinette, guardami. Devi guardarmi!" La voce del ragazzo era roca e quasi irriconoscibile. Sembrava terrorizzato. Spaventato a morte. Il cuore di Marinette prese a batterle all'impazzata: non aveva mai sentito Chat Noir in uno stato del genere.

"NO! Lo sai che non possiamo finché Falena Oscura non è sconfitto. E come mai che pensi che sono Ladybug?" La ragazza resistette strenuamente e riuscì a impedirgli di spostarle le mani dal viso.

"Me l'ha detto lui," rispose il ragazzo, tirando su col naso. "Ti ha fatto spiare da un sentimostro. Sa chi sei. E non è nemmeno l'unica cosa che sa."

Marinette trattenne il respiro alle sue parole. Che cosa? Ma questo era un disastro! Se Falena Oscura era a conoscenza della sua identità erano nei guai fino al collo. E come mai l'aveva detto a Chat Noir? Sapeva anche della sua identità?

"Ti prego, guardami Milady. Il tempo dei segreti è passato. Ho scoperto chi è Falena Oscura. E' mio padre, ti rendi conto? Sta facendo tutto questo per riportare in vita mia madre! Lui… sa che sei Ladybug. Tenere segreti tra noi due potrebbe risultare fatale visto che vuole… usarmi… per akumizzarti. E ha il coltello dalla parte del manico." La voce di Chat Noir era così roca che la ragazza si rese conto di quanto sforzo costasse al suo partner di parlare.

Poi, il suo cervello finalmente registrò il peso (e il significato) delle parole dette dal ragazzo. Suo padre? Falena Oscura? Marinette spostò lentamente una mano dalla faccia, e poi l'altra, e aprì un occhio. Poi l'altro.

E il suo cuore si fermò di soprassalto, mentre le mani le si spostavano direttamente sulla bocca.

"A—Adrien?" Il ragazzo era quasi irriconoscibile per via dello stato dismesso in cui si trovava. I capelli usualmente così ben pettinati erano arruffati e umidi, quasi appiccicati sulla sua testa. I bellissimi occhi verdi gonfi di lacrime e iniettati di sangue, la carnagione normalmente così perfetta ormai segnata da ampie chiazze rosse, le occhiaie sotto gli occhi. Le prese le mani con slancio e se le portò vicino al cuore.

"Mi dispiace di rivelarti chi sono in questo modo, ma è un'emergenza. Lui… non solo sa chi sei ma… sa anche qualcos'altro, e vuole usarmi per farti del male. Io non voglio farti del male!"

Lei gli lanciò uno sguardo confuso. "Ma che cosa dici? Cos'è che sa tuo padre? E perché vuole usarti? Come fa a usarti contro la tua volontà? Se hai bisogno di un posto dove stare sono sicura che papà e mamma potranno…" iniziò a pensare ad alta voce la ragazza, la mente che le andava di nuovo a mille all'ora cercando di trovare una soluzione, ma quando guardò di nuovo Adrien, il ragazzo aveva un'espressione tanto avvilita che lei non riuscì a continuare; le parole le morirono sulle labbra.

Plagg decise che fosse il momento giusto per mostrarsi e uscì dal… taschino della camicia di Adrien? La guardò con i suoi occhi verdi magnetici, le orecchiette piatte sulla testa.

"Non hai capito, Codini. Non mi sorprende perché il mio Gattino non riesce a formulare un pensiero coerente al momento. Siamo nei guai fino al collo. Quel mostro sa chi sei, e sa il tuo punto debole. E ha il coltello dalla parte del manico perché…" Lanciò un'occhiata preoccupata ad Adrien e smise di parlare.

"Perché?" lo incoraggiò la ragazza, ma il kwami mosse lo sguardo da lei al suo portatore e sembrò essere in dubbio se continuare o meno.

"Non penso sia giusto che te lo dica io, Codini, deve essere lui."

Marinette batté le palpebre un paio di volte, sempre più confusa. "Scusate, ma io non ci ho capito niente. Che cos'è che deve dirmi Adrien? Che cos'è che ha scoperto suo padre? Il mio punto debole? Io non capisco…"

Mentre la ragazza parlava, il viso di Adrien aveva perso le chiazze e aveva assunto una tonalità uniforme dello stesso colore della tuta di Ladybug. E quando le lanciò un'occhiata furtiva, il viso gli si illuminò come una lampadina. "Riguarda una cosa che mio padre ha scoperto quando Luka fu akumizzato in Verità. Pare che fosse andato a chiedere a tutti quale fosse il tuo segreto e…"

Il viso di Marinette passò dal bianco cadaverico al cremisi nel giro di un millisecondo mentre gli occhi le si spalancavano e la bocca le si contorceva in una smorfia terrorizzata. Si portò le mani al viso e ci si nascose dietro, desiderando caldamente che il suolo le si aprisse sotto i piedi e la inghiottisse.

"Oh…" riuscì a dire alla fine, mentre spostava un dito e lanciava un'occhiata furtiva al ragazzo davanti a sé, per poi richiudere le dita e rinascondere il viso, accucciandosi sul letto come per sparire dalla sua vista. "Voglio morire…" sussurrò alle sue dita, ma mentre lo diceva, sentì qualcosa spingerle le dita per toglierle dal viso e alla fine si tirò un pochino su, incrociando con i suo sguardo terrorizzato gli occhi indagatori di Plagg.

"Piantala, Codini. Ormai il danno è fatto. L'ha scoperto e l'ha scoperto nel modo peggiore in cui potesse scoprirlo. E' colpa tua in fondo."

Adrien lo interruppe. "Non essere così duro, Plagg, mica è una cosa facile!"

"Duro? Non sono duro per niente, Adrien. Questa storia stava andando avanti da troppo tempo. E ora siamo nei guai anche per via della sua indecisione!" rispose il piccolo Dio della Distruzione, volando stizzito davanti agli occhi del suo portatore e lanciandogli uno sguardo truce. "Non capirò mai voi umani, e i vostri sentimenti. Mica ci vuole tanto. Sono due parole, le dico al mio formaggio ogni cinque minuti, che ci vuole? Ti amo! Tiè, mezzo secondo. No… questa ci ha messo quasi un anno! E non c'era ancora riuscita, a dirtelo!"

Adrien fece una smorfia alle parole del suo kwami e lanciò uno sguardo imbarazzato a Marinette, mentre il viso gli si infiammava di nuovo. La ragazza, colta alla sprovvista, ricambiò lo sguardo e il viso le divenne del colore di un pomodoro maturo.

"Ecco. Siete entrambi diventati aragoste. Cosa stavo dicendo?"

Ma mentre Plagg li apostrofava, un lampo rosso uscì dalle coperte del letto di Marinette e volò a zig zag fino a raggiungere il kwami nero. Tikki gli lanciò un'occhiata seccata mentre lo rimproverava: "Calzino Puzzolente, ma ti pare il modo di apostrofare le persone?"

Plagg non si scompose e incrociò le braccia al piccolo petto. "Oh, non farmi la ramanzina, Zuccherino. Dobbiamo spicciarci quì, che se quel mostro si sveglia e non trova il figlio nella sua stanza ci anneghiamo proprio nei guai, altro che fino al collo."

Adrien abbassò lo sguardo e si portò la mano alla nuca alle parole del kwami, ma Marinette li osservò ancora confusa. "Perché saremmo nei guai? Non ho alcuna intenzione di farti tornare a casa, non finché quell'uomo non è ammanettato e in prigione. Sono sicura che mamma e pa—" iniziò a dire, ma Adrien la zittì mettendole un dito sulle labbra.

"Ti ringrazio per il pensiero, Marinette, ma non servirebbe a niente. Vedi… c'è un'altra cosa che non sai e… purtroppo allontanarmi da mio padre non aiuterebbe affatto."

"Che vuoi dire?" chiese la ragazza inarcando un sopracciglio.

Adrien chiuse gli occhi e prese un grosso respiro. Poi un secondo. Infine riaprì gli occhi e la guardò negli occhi mentre scandiva, forte e chiaro ma con voce tremante: "Io s-sono un sentimostro."

Sia Marinette che Tikki sussultarono all'unisono, mentre due paia di occhi azzurri si spalancavano allo stesso tempo. La ragazza si allontanò da lui e si appiattì contro il muro della sua stanza, portandosi le mano davanti in un gesto protettivo. "Che cosa hai fatto ad Adrien? Perché hai il suo Miraculous? Ti controlla Falena Oscura, oddio, allora è vero che sa chi sono! E Plagg, perché non mi hai detto niente? Sono stata a parlare finora con un sentimostro? Dov'è il vero Adrien?"

Plagg gli lanciò un'occhiata dura e scosse la testa, mentre Tikki, che aveva capito la situazione, abbassava lo sguardo.

"Codini, il vero Adrien è qui sul tuo letto."

La ragazza osservò il kwami come se avesse due teste. "Ha appena detto di essere un sentimostro."

"Già. perché è quello che è. Un sentimostro. Fin dall'inizio."

Marinette trattenne il respiro. "Che cosa?"

"Mia madre e mia zia non potevano aver figli," ammise Adrien con un sospiro. "Mio p—Gabriel mi ha detto che la mamma creò un amok e lo inserì nelle due fedi gemelle della famiglia de Vanily. In questo modo riuscì a creare due sentimostri identici, uno per lei e uno per sua sorella. Ma a quanto pare in questo modo utilizzò il potere del Pavone in maniera esagerata e ne causò la rottura."

"Q-quindi tu e Félix siete…" Gli occhi di Marinette erano ancora spalancati, le mani saldamente posate a coppa sulla bocca.

"...dei sentimostri." Adrien chiuse gli occhi e fece una piccola pausa, tirando un respiro affannoso. "Duusu mi ha detto che mia madre ci ha creati per essere esattamente come esseri umani. Mi ha detto che non c'è differenza tra noi e un essere umano normale a parte—"

"A parte l'amok," lo interruppe Marinette, la cui bocca era finalmente emersa da dietro le dita delle mani.

Adrien annuì tristemente. "E il fatto che se mio padre o chiunque altro è in possesso del mio amok, può muovermi a suo piacimento, se lo desidera e…" Strinse le labbra prima di continuare: "...e Falena Oscura, o chiunque metta le mani sul Miraculous del Pavone, può farmi sparire con uno schiocco di dita." Le ultime parole gli erano costate parecchio. Il groppo alla gola mentre le pronunciava era quasi insopportabile, come anche la fitta di dolore lancinante che gli attraversava il petto mentre con le dita della mano destra replicava uno schiocco di dita esplicativo.

La ragazza incrociò finalmente lo sguardo con il suo, e lui ricambiò con un'occhiata così avvilita e piena di dolore che l'ultima barriera di Marinette crollò all'istante. La ragazza gli buttò le braccia al collo e lo abbracciò con tutte le sue forze.

Il che volle dire che Adrien smise di respirare. Non solo per il flusso di emozioni che quell'abbraccio gli stava dando, ma soprattutto perché lo stava stringendo così forte da comprimergli la gabbia toracica.

"Uh… Milady, molla un po' la presa, che mi soffochi," dovette ammettere dopo un paio di tentativi falliti di immettere aria nei polmoni. Marinette si mosse di scatto e si staccò da lui, riaccucciandosi su se stessa e guardandolo timidamente.

"Scus—" iniziò a bofonchiare, ma il ragazzo la interruppe con un piccolo sorrisetto, il primo da quando aveva scoperto la grotta sotto la villa.

"Non ho detto di lasciarmi andare, ho detto solo di non stringermi così tanto!" La afferrò per il braccio e la rispinse vicino a sé, avvolgendola lui, questa volta, in un forte abbraccio. "Ho tanta paura," le confessò, bisbigliandole all'orecchio mentre lei lo stringeva più forte. Poi chiuse gli occhi e sentì le lacrime scendergli sulle guance mentre il suo intero essere era scosso da singhiozzi profondi. Iniziò a tremare come una foglia.

"Oh, Gattino," sussurrò Marinette mentre con la mano gli accarezzava dolcemente la schiena. "Troveremo una soluzione, vedrai," gli ripeteva come un mantra nell'orecchio.

"Che soluzione? L'unica soluzione è togliergli quel Miraculous!" sentenziò lui tra i singhiozzi. "Tu non puoi capire. Passavo davanti alla camera di Nathalie, e ho sentito la discussione che stavano avendo, su di te, Marinette. Nathalie ha mostrato un video a mio p—Gabriel, che sicuramente mostrava te, che ti trasformavi in Ladybug. Poi mi ha scoperto, e si è toccato l'anello… e le gambe mi si sono mosse da sole. E' stato orribile. Mi ha controllato come una marionetta, ti rendi conto?"

Gli raccontò con voce tremante quello che gli era successo dopo che il padre l'aveva rimproverato per il brutto voto.

"'A-' me lo chiama un brutto voto?" incalzò Marinette, e lui sbuffò, facendo spallucce.

"Ci sono abituato, Marinette," le disse sommessamente.

"Non è una scusa valida. Non dovresti esserci abituato!" La ragazza strinse forte i pugni e corrucciò le sopracciglia per dargli uno sguardo deciso. Ma quando lo vide abbassare lo sguardo con aria rassegnata, Marinette gli prese una mano nelle sue, facendolo sussultare e guardarla negli occhi. "Ma ormai non importa. Continua, ti prego," gli disse abbozzandogli un sorriso mentre con la mano gli accarezzava il dorso della mano che teneva con le sue.

Questo piccolo atto di conforto fu tutto quello di cui aveva bisogno Adrien per gettare la spugna. Le raccontò tra i singhiozzi come fosse andato a riprendersi la borsa e il tablet nello studio del padre, come avesse scoperto per caso il meccanismo nel quadro della madre che azionava l'ascensore. Le raccontò della grotta sotterranea, della madre nella bara di vetro, del terrore che aveva provato quando Nooroo l'aveva beccato dietro la bara della madre, come lui e Plagg fossero riusciti a tornare in camera sua attraverso la finestra del covo al piano superiore della Villa.

"Vuole che io ti spezzi il cuore Marinette. Vuole che ti faccia soffrire per poterti akumizzare. Ha detto che se non lo faccio io lo farà lui e—" Si abbracciò il torso con le braccia e chiuse gli occhi, facendo scorrere altre lacrime sulle guance. "Mi ha intimato di rendermi utile p-perché gli basta schioccare le d-dita e—"

Marinette non gli consentì di finire di parlare, ma lo avvolse in un grande abbraccio. Il ragazzo sussultò e spalancò gli occhi, irrigidendosi di primo acchito. Poi, chiuse gli occhi e tirò un bel respiro, inebriandosi del profumo della ragazza mentre le sue braccia ricambiavano la stretta, quasi titubanti.

"Non dirlo, per favore," gli sussurrò lei nell'orecchio, facendolo rabbrividire. "Che persona orribile. Come ha potuto dirti una cosa del genere?"

La stretta del ragazzo sul suo corpo si intensificò, non essendo in grado di vocalizzare una risposta. Lei non diede nessuna indicazione di voler rompere l'abbraccio, quindi Adrien iniziò a rilassarsi, anche complice il fatto che Marinette gli stesse accarezzando delicatamente la schiena con movimenti circolari.

Restarono a lungo in quella posizione, finché Adrien non si mosse, slacciandosi dalla ragazza per guardarla negli occhi. Solo incrociare il suo sguardo creò nuove lacrime, che gli scesero sulle guance senza che lui potesse fermarle.

"Dobbiamo discutere un piano d'azione, Milady. Decidere cosa fare e…" disse mentre le dita della mano sinistra iniziavano a giocherellare con l'anello all'anulare della destra, la voce sempre più roca, le lacrime sempre più copiose.

Lei sussultò quando vide che stava cercando di togliersi l'anello, e gli chiuse le mani a coppa sulla mano destra. "Non pensarci nemmeno."

"Ma… non dovrei tenere il Miraculous. Che succede se mio padre—"

"Non chiamarlo così, non è tuo padre!" gli intimò Marinette. Lui la guardò un po' accigliato, quindi lei continuò: "Legalmente lo sarà pure, ma non fisicamente, Adrien. Duusu è più tuo padre di Gabriel Agreste." E detto questo, incrociò le braccia al petto, mettendo il broncio.

Adrien batté le palpebre. Poi le ribatté di nuovo. Poi il suo sguardo si trasformò da triste a divertito del giro di un secondo e scoppiò a ridere. "Scusa Marinette!" bofonchiò tra le risate.

"Che c'è di divertente?" chiese Marinette leggermente indispettita.

"Che hai ragione. Sai che non ci avevo pensato?"continuò lui, mentre cercava di smettere di ridere ma falliva miseramente. "Dovrò abituarmi all'idea di avere un padre alto 10 cm e blu indigo…"

Questa battuta in qualche modo fece sì che passasse pure il finto broncio di Marinette, e anche la ragazza iniziò a ridere. "Oddio detta così è buffa!"

I due risero per un tempo che sembrò infinito. Poi Adrien si asciugò gli occhi e guardò Marinette con un sorriso. "Grazie, Milady. Ne avevo proprio bisogno." Poi il ragazzo sbadigliò, portandosi la mano davanti alla bocca per educazione.

"Magari è meglio se andiamo?" gli chiese Plagg, adocchiando il lucernaio con un po' di apprensione.

Marinette vide lo sguardo ansioso di Adrien seguire quello di Plagg, e vide la tensione crescere a dismisura nella posa del biondo prima che dicesse tentativamente, "Hai ragione, Plagg." Quindi, la ragazza fece un bel respiro e gli prese la mano, facendolo sobbalzare.

"No, resta per favore."

Il viso di Adrien si tinse di un'adorabile sfumatura di rosso, quasi cremisi. "Ma io devo tornare a casa, se mio padre non mi trova domani mattina…" bofonchiò portandosi una mano alla nuca.

Lei ridacchiò leggermente. "Tikki è un'ottima sveglia. E sono sicura che anche Plagg quando vuole, può rendersi utile e ricordarci che è ora per te di andare. R-resta un altro po'." Mise le mani avanti. "S-solo se ti va, o-ovviamente." Poi le si abbassò lo sguardo e iniziò a giocherellare con una ciocca di capelli mentre continuava, "E' che il solo pensiero di lasciarti tornare subito in quella stanza fredda, da solo, mi fa star male. Voglio solo abbracciarti e rassicurarmi che vada tutto be—" La ragazza si bloccò perché Adrien le lanciò un'occhiata furba che le fece venire la pelle d'oca per quanto sembrasse essere una versione senza maschera di Chat Noir. Come aveva fatto a non accorgersene prima?

"Dillo, Milady, che vuoi un po' di coccole." Le fece l'occhiolino, facendola arrossire fino alla radice dei capelli. La ragazza si girò, prese il suo cuscinone a forma di gatto e glielo lanciò in testa.

"Maschera o no sei proprio un don Giovanni, eh?" gli ruggì contro, causando uno scoppio d'ilarità nel ragazzo biondo.

"Perdonami, Milady, non posso farne a meno. La ragazza che amo mi ha appena chiesto di dormire con lei. Oggi era il giorno più brutto della mia vita e sta diventando il più bello. Sono arrivato in Paradiso?" Le fece un sorriso di quelli che gli illuminavano tutto il volto e gli fece luccicare gli occhi in un modo che le liberò un intero stormo di farfalle nello stomaco.

Fece il broncio e gli scompigliò i capelli con la mano per nascondere l'imbarazzo. "La tua fortuna è che mi piaci troppo per restare arrabbiata a lungo," mormorò senza pensare, ma quando gli occhi di lui si accesero in una scintilla maliziosa, lei gli mise le braccia sulla testa per abbassarla e gli montò quasi addosso per costringerlo a non guardarla. "Noooooooooo!" si lamentò, facendolo ridere ancora di più.

"Okay, okay, mi arrendo Milady. Ma non soffocarmi per favore, o non resterà niente da abbracciare, sai…"

"Lo chiami arrenderti, questo?" gli inveì contro lei, finendo per montargli a cavalcioni addosso. Quando incrociarono lo sguardo di nuovo e si resero conto della posizione in cui si trovavano, Adrien divenne paonazzo e deglutì a vuoto mentre Marinette si irrigidì sul posto. "Uh, scusa," mormorò, ma l'evidente imbarazzo della ragazza aiutò Adrien a riprendersi, e il biondo allungò le braccia, circondando le spalle della ragazza e attirandosela sul torace.

"Certo che lo chiamo arrendermi. Senti come mi batte il cuore? Mi hai messo completamente K.O. Steso. Distrutto. Agh. E ora sono il tuo cuscino personale." Nel dirlo fece una faccia così buffa che Marinette rise di nuovo. Fece finta di 'sprimacciare' un materasso immaginario e poi rotolò alla sua destra, prendendolo tra le braccia e accovacciandoglisi addosso.

"Mhhhhhhh ma che bel cuscino…" Lo strinse forte. "Fai attenzione che potrei abituarmi!"

Adrien voleva rispondere, ma complice lo stress che aveva subito quella serata, la stanchezza già accumulata durante il giorno e l'emozione che aveva provato nel parlare con Marinette, iniziò a sentire gli occhi pesanti. La ragazza inoltre aveva preso ad accarezzargli i capelli con tanta delicatezza, proprio dove, vestito da Chat Noir, avrebbe avuto le orecchie da gatto. Unisci a tutto ciò il senso di calore proveniente dal corpo morbido di lei accoccolato contro il suo, e il cocktail divenne micidiale.

Marinette sorrise nel vedere gli occhi del ragazzo chiudersi per il sonno, e quando si fu finalmente addormentato, si tirò leggermente su per dargli un piccolo bacio sulla fronte. Poi lo abbracciò di nuovo, un po' più stretto di prima.

"Tikki, Plagg, ci avvisate voi quando è ora che vada?" chiese con la voce impastata dal sonno.

"Non preoccuparti Marinette. Ci pensiamo noi."

La ragazza non riuscì nemmeno a ringraziare prima di cadere tra le braccia di Morfeo.


Nota dell'Autrice:

Ecco qui… finita. Che ne pensate? I miei beta mi hanno quasi uccisa dicendomi che devo continuarla, ma a me piace anche così, lasciata un po' aperta. Fatemi sapere voi che cosa volete nei commenti! E commentate :D ma non commentatemi solo con "continuaaaa!" o non continuo :P

Buon anno a tutti!

   
 
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