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Autore: littlegiulyy    03/01/2022    0 recensioni
Bra Brief. Da sempre poco avvezza alla lotta, alle battaglie ed alle avventure della squadra Z, con il passare del tempo si renderà conto di quanto le stia stretta la sua vita sulla Terra. Proprio quando quando capirà di aver bisogno di dare un cambio di direzione alla strada che le è sempre stata disegnata davanti, finirà per un caso fortuito nell'avventura che le cambierà la vita. Conoscerà lo spazio, lo stesso in cui suo padre ha vissuto per trent'anni, comprendendo finalmente l'altro lato della medaglia, un altro lato di sé.
Dal Capitolo 1:
"Quando sei l’erede di una delle multinazionali più importanti del pianeta che altra scelta potresti avere?
Nessuna, se non fare quello che tutti si aspettano che tu faccia.
...
Era la figlia della donna più geniale dell’Universo e di uno dei guerrieri più forte di tutte le galassie, i suoi amici erano tutti straordinari con poteri fuori dal comune… e lei? Quella sensazione che ormai aveva appiccicata addosso, la sensazione di essere ordinaria non accennava a staccarsi da lei da qualche giorno.
Insoddisfazione. Questo era quello che provava."
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Nuovo personaggio, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Pan/Trunks
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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CAPITOLO 11 "Nameck"

Ebbe la stessa sensazione di quando stai dormendo e ti sembra di cadere nel vuoto.
Quell’attimo fuggente che ti fa sobbalzare lo stomaco come se ci fosse un vuoto d’aria quando sei in volo; questa volta però, sembrò durare decisamente più del dovuto. Afferrò appena in tempo la testiera del letto legandosi saldamente ad essa, quando un rumore assordate iniziò a provenire dall’esterno della capsula sulla quale stavano viaggiando. Il chiaro rombo dei motori si fece sempre più forte.
Una forza improvvisa la scagliò verso il soffitto della navicella, ma restando ben salda al letto non si spostò più di tanto, riuscendo così ad evitare un brutto impatto con il soffitto dell'astronave.
Gettò un’occhiata fuori dal piccolo oblò presente nella sua stanza, e fuori vide solo una scia luminosa che sembrava correre nello spazio insieme a loro, avvolgendo tutta la loro navicella.
Le ci volle un attimo per comprendere che stavano atterrando.
Ma dove?
Da quello che le risultava non erano ancora in prossimità delle coordinate di localizzazione di Kale, quindi dove stavano atterrando se al termine del loro viaggio mancavano ancora un paio di giorni?
Restò attaccata saldamente alla testiera del letto, quando improvvisamente, dopo svariati minuti passati in assenza di gravità e con una forza di accelerazione che la spingeva con potenza verso il soffitto facendola fluttuare nell’aria della stanza, un impatto meno duro del previsto le lasciò intendere che l’atterraggio doveva essere stato completato. Senza alcun preavviso, ricadde malamente sul materasso, sentendo le sue membra dure come l’acciaio e pesanti come sassi.
Cosa diavolo succedeva?
Cercò di tirarsi su dal letto, ma fu più difficile del previsto.
Che quell’atterraggio avesse in qualche modo danneggiato il suo organismo? Poco probabile.
Probabilmente si trovavano su un pianeta con una forza di gravità decisamente superiore a quella terrestre.
Dopo svariati minuti di tentativi, riuscì ad alzarsi, non senza fatica. Raggiunse lo specchio ancorato alla parete e guardò il suo riflesso.
Aveva deciso di indossare quella strana armatura che le avevano dato in assenza di altri vestiti; di certo non avrebbe potuto aggirarsi per lo spazio con solo una sottoveste addosso.
Analizzò i dettagli dell’armatura, molto simile a quella che indossava suo padre una volta, e che negli ultimi anni avevamesso  da parte ma a volte rispolverava ancora. Non era infatti infrequente trovarlo ad ammirare silenziosamente i suoi vecchi cimeli di guerra, soprattutto un vecchio e rovinato paio di guanti bianchi, che più volte si era chiesta da dove provenissero e più volte aveva provato a porre la domanda a lui stesso o a sua madre, senza ovviamente ricevere risposta da nessuno dei due.
Tuttavia, la tenuta da battaglia che aveva indossato, per quanto fosse simile all'armaura Sayan, era anche decisamente diversa da quella che apparteneva a suo padre. La sua, era sicuramente un modello femminile.
La parte inferiore presentava una gonna corta con uno spacco, che andava a coprire un paio di culotte che permettevano movimenti agili senza mostrare le proprie grazie. La parte superiore invece, presentava un corpetto rigido proprio come quello della versione maschile, ma il supporto per il seno andava ad evidenziare le sue forme già prosperose ed era tenuto ben adeso alla pelle da due spalline. Per quanto fosse aderente quell’armatura, doveva ammettere che fosse assurdamente comoda ed elastica in realtà.
Doveva essere fatta con qualche materiale alieno, sicuramente non disponibile sulla Terra.
Analizzò nuovamente la sua figura nello specchio.
Le stava bene, era innegabile, ma aveva più pelle scoperta che coperta e, mostrare le sue curve in modo così spudorato, per la prima volta in vita sua la metteva un po’ a disagio.
Si chiese a chi dovesse appartenere quell’armatura.
Era su una navicella con due uomini, di sicuro non apparteneva a loro.
Forse era di Kale…
Si sentì terribilmente a disagio non appena la sua mente ipotizzò potesse appartenere all’aliena che stavano cercando, poiché la sua testa l’associò automaticamente alla figura del generale presente sulla sua stessa navicella. Non si sentiva certamente a suo agio con gli indumenti di un’altra donna, ma del resto non aveva scelta, se non quella di indossare qualcosa che non le apparteneva.
Si legò i capelli ormai corti in due trecce, sistemandole e fermandole poi sulla parte alta della testa.
Tagliarsi i capelli le era costato parecchio, ma in fin dei conti doveva ammettere di aver preso una decisione paradossalmente azzeccata, visti gli avvenimenti immediatamente successivi.
Un rumore proveniente dalla porta attirò la sua attenzione, qualcuno aveva bussato.
Prima che potesse dire qualsiasi cosa, la porta si aprì lentamente, rivelando la figura di Yoshi perfettamente impeccabile nella sua armatura da battaglia. Il suo viso era privo di quell’aria stanca che gli aveva visto addosso qualche ora prima.
“Sei riuscita a riposare?” le chiese entrando nella stanza, non prima di essersi assicurato di poter entrare con lo sguardo.
Bra annuì, tornando a guardare il suo riflesso nello specchio.
“Ti sta bene” ridacchiò il ragazzo osservandola ed avvicinandosi a lei “ero convinto ti sarebbe andata bene, avete la stessa taglia...” aggiunse senza distogliere lo sguardo dalle sue forme.
Non appena se ne accorse, Bra si voltò incrociando le braccia al petto per nascondere le sue linee.
“Di chi è?” gli chiese curiosa.
“Non di chi pensi tu”
Bra rimase interdetta dalla risposta, a chi si riferiva? Aveva forse intuito i suoi pensieri su Kale?
“Cosa?” farfugliò confusa.
“Non appartiene a Kale” disse confermando i suoi pensieri “è di Alyne…”
“Alyne combatte?” chiese stupita.
“Certo…” rispose ridacchiando ed avvicinandosi all’oblò della cabina per guardare fuori.
“E perché non è venuta con noi?”
“Era giusto che non fosse così”
Bra rifletté sulla risposta volutamente vaga; aveva intuito ci fosse qualcosa tra Alyne e Yoshi, ma non aveva avuto modo di indagare ne di scoprire niente sul loro conto. Non aveva neanche idea che la ragazza che solo un paio di giorni prima l’aveva aiutata a prepararsi fosse una guerriera, non sapeva niente su di loro.
Su nessuno di loro.
“Cosa c’è tra di voi?” chiese curiosa sedendosi sul letto.
“Niente”
“Tu menti”
Yoshi la guardò divertito, soffocando una risata ed abbassò lo sguardo.
“Hai ragione…” disse incrociando le braccia al petto “ma non so cosa ci sia tra di noi” ammise poi sincero.
“In che senso?”
“Non abbiamo mai definito niente”
“E a te va bene così?”
“Sono un guerriero, lei anche. Non ho tempo per queste sciocchezze”
“Non sono sciocchezze se hanno ripercussioni sul tuo umore” gli fece presente la ragazza.
Yoshi rialzò gli occhi per guardarla meglio, ammettendo a sé stesso che dopotutto la ragazza aveva ragione.
“E’ più comodo non definire niente” aggiunse la turchina “ma a volte un po’ di chiarezza fa bene, è quello che serve”
“Nell’ultimo anno… da quando Kale è stata rapita, è cambiato tutto”
“In che senso?” chiese Bra sistemandosi sul letto.
Il ragazzo rimase in silenzio, non intenzionato evidentemente a darle una risposta.
La turchina sospirò, portando il suo sguardo cristallino fuori dall’oblò ed ammirando in silenzio quel panorama alieno così diverso da quello terrestre. L’erba blu ed il cielo verde le incutevano una sensazione strana; paradossalmente, era come guardare fuori dalla finestra di casa sua ma i colori sembravano essere stati invertiti da uno scherzo della natura.
“Dove siamo?” chiese curiosa a Yoshi “non può essere il pianeta su cui si trova Kale, ci abbiamo messo troppo poco…” aggiunse riflessiva.
“Infatti… ci siamo fermati qui per fare rifornimento. Essendo partiti tempestivamente da Kapthos non siamo riusciti a ricaricare abbastanza la navicella per fare tutto il viaggio senza interruzioni”
“E dove siamo?” chiese guardando sempre fuori dalla finestra. Un brivido di emozione attraversò le sue membra quando si rese conto di aver toccato già tre suoli alieni in meno di una settimana.
“Nameck”
Si voltò guardando estasiata il giovane alieno, credendo di non aver sentito bene.
“Cosa scusa?” chiese incredula.
“Pianeta Nameck” ripeté il ragazzo, senza riuscire a comprendere l’espressione della turchina.
Bra rivolse immediatamente il suo sguardo fuori dall’oblò, facendo un balzo per attaccarsi contro il vetro ed analizzare meglio l’ambiente lì fuori. Sentiva uno strano svolazzare nella sua pancia, mentre le sue dita tremavano emozionate contro il vetro del finestrino.
Per anni aveva udito racconti di quello che era successo su quel pianeta; lontano anni luce dalla Terra, così lontano che sembrava essere quasi immaginario. Il pianeta che aveva donato un nuovo supremo alla Terra, il pianeta su cui era stato finalmente sconfitto Freezer, il pianeta su cui suo padre era morto e poi risorto, il pianeta del primo leggendario Super Sayan.
Il pianeta su cui si erano conosciuti i suoi genitori e dove suo padre aveva iniziato a collaborare con i terrestri, ignaro che poi lo avrebbe continuato a fare per tutto il resto della sua vita. Il pianeta su cui si era avverata la leggenda. 
Quel pianeta era forse il centro di tutto, il punto di partenza di tutto; e lei era capitata lì.
Il destino l’aveva portata lì.
“Io devo uscire da qui” disse improvvisamente scendendo dal letto con un balzo. Si diresse vero la porta senza aggiungere altro, sotto lo sguardo incuriosito di Yoshi. Il ragazzo, senza farselo ripetere due volte, la seguì in silenzio, studiando attentamente il suo strano comportamento ma senza fermarla.
Percorsero veloci i corridoi della capsula, senza dire una parola.
La mente di Bra era concentrata su quello che avrebbe trovato lì fuori, oltre quelle pareti metalliche.
L’aria avrebbe avuto un altro profumo? C’erano altre forme di vita oltre ai namecciani?
Inserì il codice per l’apertura del portellone rapidamente, senza attendere un attimo di più.
“E tu come sai il codice di apertura?” chiese sorpreso Yoshi affiancandola.
L’azzurra scrollò le spalle, senza guardarlo.
“Ho visto quello che avete inserito quando siamo ripartiti”
“E te lo ricordi?”
“Mi sembra il minimo”
Il portellone si aprì e, senza aggiungere altro, la ragazza si alzò in volo di pochi centimetri, uscendo dalla navicella ed appoggiando finalmente i suoi piedi sul terreno del tanto menzionato pianeta Nameck.
Il sole scaldò subito la sua pelle, ma un’arietta fresca che soffiava da ovest non faceva risentire del caldo.
Sembrava quasi una primavera.
Che ci fossero le stagioni anche su Nameck?
Si guardò intorno emozionata, studiando ed analizzando ogni elemento diverso da quello che era abituata a guardare, scoprendo nuovi dettagli e colori che non aveva mai visto prima di allora.
Era in un altro mondo.
Era lontana anni luce dal suo pianeta, ma l’emozione che provava nel toccare lo stesso terreno che anni prima aveva visto la dura battaglia contro Freezer, faceva vibrare ogni sua fibra.
“Cosa ci fai fuori dalla navicella?”
Il tono duro e di rimprovero di Bardack raggiunse le sue orecchie, destandola dalla sua fase contemplatoria dell’ambiente circostante. Si voltò verso di lui, in piedi alle sue spalle, ancora con lo sguardo vacuo.
“Volevo vedere con i miei occhi il pianeta Nameck” spiegò pacata riprendendo a guardarsi intorno.
“Non puoi scendere senza il mio permesso” sentenziò il ragazzo facendo un passo avanti “adesso vieni, torna dentro” aggiunse prendendola malamente per un braccio e tirandola verso di lui. Bra si oppose e con uno strattone si liberò facilmente dalla sua presa.
Il Sayan la guardò stupito.
“Non faccio niente di male qui, voglio solo vedere questo posto” spiegò alterata.
“E’ pericoloso, non sei abituata a viaggiare nello spazio”
“Nameck è uno dei pianeti più tranquilli dello spazio!”
“E tu che ne sai?”
“Ne so abbastanza per essere certa di questo”
“Può succedere di tutto… se ci facessero un’imboscata non sarebbe più così sicuro. Considerando che stiamo scappando dal sovrano di Kapthos, sarebbe meglio tenere gli occhi aperti” rispose rigido il ragazzo. 
“Se ci facessero un’imboscata io combatterei” rispose sicura guardandolo negli occhi “come ho già fatto” aggiunse seria. Il ragazzo la guardò in silenzio, sostenendo il suo sguardo duramente.
Poi, improvvisamente, le sue labbra si piegarono nell’abbozzo di un sorriso divertito.
“E cosa ti fa pensare che non ci saresti d’intralcio?” le chiese con aria di sfida.
Bra lo guardò per un istante quasi pensierosa; poi, senza alcun preavviso, improvvisamente mosse fulminea il braccio destro, affondando con forza un pugno in pieno viso al ragazzo. Bardack, colto di sorpresa, venne sbalzato via di un paio di metri accusando il colpo, senza però perdere l’equilibrio ed immobilizzandosi sul posto.
Un silenzio tagliente invase l’aria intorno a loro, riempiendosi solo del cinguettio di qualche uccello alieno.
Dopo la sorpresa iniziale, Bardack si portò una mano sulla guancia calda appena colpita, guardando sconcertato la ragazza in piedi davanti a lui. Lo stupore sul suo volto era palpabile, mentre l'aria venne rotta dalla risata di Yoshi. 
“Ma sei impazzita?” ringhiò rabbioso Bardack stringendo i pugni per la rabbia.
“Ti devo dimostrare ancora di essere in grado di sapermela cavare da sola?” rispose saccente la turchina.
Prima che potesse aggiungere altro, il Saiyan con uno scatto fulmineo le fu addosso. Una presa ferrea le bloccò il braccio destro, mentre con l’altra mano avvolse il suo collo.
“Non osare mai più colpirmi ragazzina, sono stato chiaro?” le disse a bassa voce a pochi centimetri di distanza dal suo volto. Bra fissò intensamente gli occhi neri come la pece del ragazzo che sembrava estremamente serio, ma non abbassò lo sguardo.
“E tu non mettere più in dubbio la mia utilità” rispose con voce strozzata dalla presa che stringeva la sua trachea, ma nonostante tutto con tono fermo e deciso. "Se dobbiamo essere una squadra, dobbiamo esserlo sempre. Non sono più vostra prigioniera, sono qui per mia volontà. Abbiamo un patto” aggiunse continuando a sostenere il suo sguardo irato.
Bardack rimase in silenzio, ma la sua presa si fece un po’ più forte intorno al suo collo niveo.
Bra poteva sentirlo.
Sentiva perfettamente la sua energia spirituale farsi sempre più altalenante, sempre meno sotto controllo. Sarebbe scoppiato da un momento all’altro. Le lune di quel ragazzo lo rendevano davvero instabile.
E pericoloso…
E affascinante...
Si maledì mentalmente per quello che aveva appena pensato e se ne pentì immediatamente. 
La turchina sospirò, rendendosi conto di non poter continuare a discutere con lui per ogni piccola cosa.
Erano alleati, dovevano iniziare a comportarsi come tali.
Alzò lentamente una mano, avvolgendo delicatamente la mano del ragazzo ancora stretta intorno al suo collo e distogliendo lo sguardo per l’imbarazzo del suo stesso gesto.
Nel momento in cui lo toccò, la sua mente registrò quella familiare sensazione di calore che prima non aveva avvertito. La mano del ragazzo era stranamente liscia per essere la mano di un soldato, ma poteva sentire distintamente sotto le sue dita un paio di cicatrici sul dorso della sua mano.
Tornò a guardarlo negli occhi, ma non vide più rabbia e nervosismo come poco prima; adesso poteva vedere solo… disorientamento.
“Credevo fossimo dalla stessa parte...” disse a bassa voce la ragazza, senza però ricevere risposta. “Lasciami…” aggiunse stringendo lievemente la mano del ragazzo e cercando di allontanarla dal suo collo. Senza alcun preavviso, la mano del Saiyan si lasciò guidare dalla sua senza opporre resistenza, facendole finalmente respirare di nuovo l’aria fresca di Nameck. Gli occhi neri nel ragazzo seguirono attentamente gli occhi cristallini della ragazza, senza distogliere mai l’attenzione da lei.
In quel preciso istante, un extrasistole smosse il cuore di Bra senza alcuna motivazione.
I suoi occhi si abbassarono, scappando da quelli del Saiyan e correndo sulle loro mani ancora unite all’altezza del loro bacino. La pelle ambrata del ragazzo contrastava la sua pelle nivea e di porcellana.
Prima che potesse dire qualcosa, il Saiyan allontanò di scatto la sua mano, riportandola lungo i fianchi a distanza di sicurezza dalla sua.
Restò per un attimo con la mano ancora sospesa in aria continuando ad osservarla confusa.
Si sentiva strana. Perché si sentiva strana?
“Non osare colpirmi mai più” disse secco il ragazzo spezzando il silenzio.
Gli occhi di Bra guizzarono di nuovo nei suoi.
“Siamo alleati, ma non permetterti mai più un gesto simile” aggiunse pulendosi un rivolo di sangue dal labbro che le aveva quasi rotto la ragazza con il suo colpo.
Quando Bra se ne rese conto, un senso di colpa la invase.
“Scusami” disse d’istinto, rendendosi conto solo dopo che probabilmente non c’era cosa peggiore da dire ad un guerriero.
Il Saiyan la guardò allucinato.
“Ti stai scusando?”
“Non volevo farti male, volevo solo dimostrarti che anche io posso essere utile! Non so combattere molto, è vero, ma ho la forza di un Saiyan” disse convinta “lascia che ti medichi almeno…” aggiunse allungando la mano verso il volto del ragazzo, ma Bardack si allontanò rapido scostando la sua mano.
“Non ho bisogno del tuo aiuto”
“Non serve che fai il sostenuto adesso, lascia che ti medichi il labbro, continui a perdere sangue”
“Sono un Saiyan, si rimarginerà presto” disse svelto “adesso torna nella navicella e chiudiamola qui”
“Non torno lì dentro, voglio vedere Nameck” ribatté sicura.
Il ragazzo la guardò sconcertato.
“Non sono stato chiaro forse?” chiese alterato.
“Voglio solo vedere il pianeta Nameck” ammise finalmente pacata , ed il ragazzo la guardò incuriosito.
“I miei genitori si sono conosciuti su questo pianeta… Goku, tuo zio, ha sconfitto Freezer qui. Questo posto è stato il teatro della maggior parte dei racconti della mia infanzia…” spiegò sincera “ho sempre sognato di vederlo con i miei occhi, ed il destino mi ha portata qui” concluse quasi imbarazzata da ciò che aveva appena detto, rendendosi conto di quanto sembrasse una richiesta infantile.
Bardack rimase in silenzio per qualche istante, continuando a guardarla senza distogliere lo sguardo. Quando la certezza che non le avrebbe risposto attraversò la sua mente, finalmente parlò.
“Tsk... terrestri" borbottò sottovoce, poi proseguì "devo parlare con il grande saggio namecciano, se vuoi vedere questo posto vieni con me, almeno non sarai da sola ed eviteremo che tu possa combinare qualche casino o che tu ti faccia rapire o ammazzare” concluse apparentemente disinteressato.
Bra non riuscì a trattenere un sorriso, illuminando il suo volto dopo molto tempo.
“Grazie” disse emozionata “prometto che non ti sarò d’intralcio”
“Lo spero” bofonchiò il Saiyan dandole le spalle e guardando l’orizzonte davanti a loro.
“Non volevo colpirti prima…” si giustificò la turchina “ma sono cresciuta in mezzo ai Saiyan, so che voi risolvete le cose così…” aggiunse abbassando il tono di voce.
Bardack si rivoltò verso di lei accigliato, ma senza riuscire a trattenere un sorrisetto compiaciuto.
“Picchi forte ragazzina… forse con un po’ di allenamento ci potresti essere davvero utile”
Il commento del Saiyan aleggiò nell’aria per qualche istante prima che la mente di Bra potesse registrare il complimento indiretto che le aveva fatto.
Da quando era nata, nessuno aveva mai creduto che sarebbe potuta essere utile in un combattimento.
“Dato che siamo alleati…” borbottò insicura “che ne dici se la smettessi di chiamarmi ragazzina ed iniziassi a chiamarmi almeno per nome?” propose fissando lo sguardo nel suo.
Gli occhi neri del Saiyan la squadrarono attentamente, ma lei non abbassò lo sguardo.
“Si potrebbe fare” concluse il ragazzo.
Bra trattenne un sorriso, cercando di mascherarlo abilmente grazie all’autocontrollo che aveva sicuramente ereditato da suo padre.
“Adesso andiamo, dobbiamo ripartire al più presto” disse il ragazzo alzandosi in volo a qualche metro da terra. Bra non se lo fece ripetere due volte; si alzò in aria aleggiando elegantemente e lo raggiunse.
“Yoshi non viene?” chiese la ragazza gettando uno sguardo verso la navicella.
“No, deve procurare il carburante per proseguire il viaggio”
Senza aggiungere altro, il Saiyan saettò nel cielo in un direzione ben precisa. Bra, senza attendere oltre, spiccò il volo nella stessa direzione più veloce che poteva.

Ciao a tutti!
Dopo un anno esatto sono tornata ad aggiornare questa fanfiction. Sono consapevole di essere assolutamente imperdonabile, ma spero potrete perdonarmi lo stesso per apprezzare al meglio questo nuovo capitolo :)
I nostri amici sono sbarcati sul pianeta Nameck, in cerca di viveri e carburante. Cosa troveranno nel pianeta che ha visto la leggenda diventare realtà molti anni prima? 
Non so se ci sarà ancora qualcuno ch emi segue ma, se così dovesse essere, attendo impaziente le vostre recensioni.
  
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