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Autore: N92    07/01/2022    1 recensioni
Alla fine di un comizio politico viene ritrovato un portafogli lasciato su un banchetto: è del leader del partito.
Andando avanti si scoprirà che non è stato abbandonato in modo casuale!
Genere: Azione, Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un caso che non è un caso, non è un caso


Lo stanzone adibito a sala elettorale era ancora affollato, il discorso di ringraziamento del neosindaco era termino già da alcuni minuti, ma la gente non ne voleva proprio sapere di andarsene; c’era ancora dell’elettricità nell’aria che sapeva di grande impresa. Ed era per questo che la gente non se ne era ancora andata: stava assaporando ancora quella sensazione. Michael era un giovane studente appassionato di politica e pur avendo già partecipato a qualche comizio in passato, era la prima volta che assisiteva a qualcosa del genere in vita sua. Romizi era stato eletto primo cittadino contro tutti i pronostici ed era venuto a urlare tutta la sua gioia con i propri sostenitori.

Ora la sala non aveva il solito aspetto elegante, tutt’altro: pareva che un tromba d’aria si fosse abbattuta su di essa. Michael ancora entusiasta si avviò verso la porta cercando di non urtare le persone che si muovevano in ogni genere di direzione. Mentre era a pochi metri dall’uscita fu bloccato da un gruppetto di persone che si era piantato davanti a lui. Si sporse in avanti per guardare, e rimase stupito quanto gli altri nell’assistere ad una scena bizzarra: un banchetto spuntato da chissà dove era stato posizionato proprio davanti alla via d’uscita, e sopra vi era un normale portafogli nero di pelle. Nell’incertezza generale fu un uomo basso e calvo ad avvicinarsi e prendere in mano l’oggetto. Si voltò e lo aprì in direzione del gruppetto in modo che tutti potessero scoprirne il contenuto insieme. Ad un’ occhiata superficiale pareva vuoto, ma nei posti riservati ai documenti c’era un foglio che si rivelò essere una carta d’identità. L’uomo lesse ad alta voce:

“ Luigi Romizi, nato a Ravenna il 13 giugno 1977”. Subito tra il gruppetto si alzò un chiacchiericcio perplesso. E così il portafogli apparteneva a Romizi? Era mai possibile? E soprattutto, che ci faceva lì?

Dal borsellino l’uomo estrasse inoltre una pennetta, che consegnò all’unico collaboratore del sindaco ancora presente nella sala. Questi la inserì immediatamente nel computer e in un attimo il faccione di Romizi comparve sul maxischermo presente nella stanza. Nel videomessaggio il leader del partito era in abito da sera e sfoggiava un sorriso malizioso:

“ Cari sostenitori, oggi è la vigilia di Natale e ho deciso di farvi un regalo per la sera del 27 aprile. Quando avremo vinto le elezioni, raggiungetemi nell’aula magna del liceo scientifico “Leonardo Da Vinci”.

Michael era incredulo esattamente come il resto dei presenti e fece in modo che fosse la folla a trasportarlo alla scuola che era situata in un’edificio dall’altra parte della strada rispetto quello in cui si trovava la sala conferenze. Entrò nell’aula magna: Romizi era là, in piedi sulla grossa cattedra, circondato dai suoi collaboratori più stretti. Saltava, cantava e agitava le braccia come una rock star, sul volto un’espressione tanto gioiosa da stonare con il colore cupo degli occhi. I capelli lunghi e neri, solitamente pettinati in modo impeccabile, erano totalmente sciatti, e il corpo ormai rotondo e poco atletico gli faceva promesse di mille dolori il giorno successivo.

Quando tutti furono entrati il sindaco prese il microfono e annunciò:

“ Cari concittadini , in campagna elettorale avevo annunciato che se fossi stato eletto, avrei fatto risparmiare agli abitanti cinque euro a settimana… Sapete una cosa? Questi sono per i primi sette giorni!”. In quel momento la stanza fu sopraffatta da banconote e Michael vide le persone intorno a sè impazzire cercando di arruffarne il più possibile. Poi il Romizi continuò:

“ Su ciascuna banconota è scritto il nome che appartiene a qualcuno di voi, cercate quella con il vostro… Quella stessa banconota sarà il simbolo dell’impegno che intendo mantenere con ognuno di voi”. Adesso lo studente capiva perché all’inizio della serata tutti era stati invitati a scrivere il proprio nome su degli enormi registri. Michael sorrise. La stanza contava circa duecento persone e avrebbe impiegato parecchio tempo per trovare la banconota che gli apparteneva, ma non aveva fretta tutt’altro: sarebbe rimasto volentieri. Guardò di nuovo Romizi. Provava gratitudine e una profonda ammirazione per lui, gli stava facendo vivere una serata che avrebbe ricordato per sempre, ma soprattutto gli aveva mostrato una causa per il quale avrebbe potuto dedicare il resto della propria esistenza.

   
 
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