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Autore: Ciarax    08/01/2022    1 recensioni
Dal testo:
'Sei nel territorio dei Quillayute. Da dove vieni? -Il tono era autoritario nella mente di quella creatura straniera.
Lei alzò la testa e incrociò lo sguardo con quelli di un enorme lupo nero che distava a pochi metri da lei, la stazza imponente e il portamento da capobranco.
L'intero branco circondava il lupo dal manto candido come la neve appena caduta, sporcato dal colore più naturale del sottopelo. Enorme come loro, il licantropo era circondavo da una dozzina di altri membri del branco capeggiati dall'enorme lupo nero che guardava a testa alta la straniera.'
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carlisle Cullen, Clan Cullen, Nuovo personaggio, Paul Lahote, Quileute
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
Capitoli:
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- III -

Don’t look away, sometimes you’re better lost than to be seen
 



            «Che ne dici se andiamo in spiaggia? Vengono anche Embry e Quil- esclamò Jake dal piano superiore, prima di scendere rapidamente e afferrare il proprio giaccone, -so quanto ti piace andare lì»
            «Va bene, andiamo» rispose semplicemente Taima alzandosi dal divano e seguendo a ruota il sedicenne che neanche si faceva più domande sull'abbigliamento decisamente troppo leggero per la stagione, eppure Taima non sembrava soffrire affatto il freddo di marzo.
            Embry e Quil puntualmente si fecero trovare poco distante dalla casa di Jacob, tutti e tre coperti dalla testa ai piedi da pesanti vestiti invernali, seguiti silenziosamente da Taima che al contrario era vestita con una canotta leggera e pantaloncini morbidi. I ragazzi neanche più facevano caso al suo abbigliamento, prendendola semplicemente come un’altra delle stranezze del gruppo di Sam e dei suoi seguaci, sempre in giro a torno nudo e con il tatuaggio ben esposto sulla spalla.
            «Finalmente conosceremo questa Bella, eh, Jake?» domandò canzonatorio Embry prendendo tra le braccia la testa di Jake che si liberò dalla stretta fraterna con uno sbuffo annoiato.
            Anche Quil iniziò a riprendere Jacob con tono canzonatorio, sia lui che Embry erano stati tormentati fino all’inverosimile dai sogni ad occhi aperti del loro amico sulla sua vecchia amica d’infanzia. Non la vedeva da quando erano piccoli e ora sembrava che quella vecchia amicizia fosse diventata una cotta adolescenziale in piena regola.
            «Bella?» domandò con una punta di curiosità Taima, affiancando i tre ragazzi che aveva silenziosamente seguito poco più indietro.
            Quil ed Embry circondarono le spalle di Jake sorridendo beffardi, «Sai, Taima, il nostro caro giovane capo Jake si è preso una bella cotta per questa Bella Swan. È la figlia del capo Swan della polizia di Forks»
            «Stiamo andando a LaPush proprio perché ci sarà anche lei» aggiunse divertito Embry mentre i quattro poterono iniziare ad intravedere il mare all’orizzonte.
            LaPush era senz’altro la spiaggia più piovosa degli Stati Uniti, tutti ne erano consapevoli ma nessuno sembrava curarsene a Forks. Specialmente gli adolescenti entusiasti di una giornata diversa da trascorrere con gli amici in quella piccola e monotona cittadina immersa tra le montagne e circondata da fitta boscaglia. Il tempo anche quel giorno non era affatto clemente, dove pesanti nuvoloni all’orizzonte minacciavano pioggia pesante in arrivo. Nulla che non si fosse già visto, un clima normale e decisamente il migliore in cui tutti potessero sperare per fare una passeggiata sulla spiaggia in pieno e gelido freddo di marzo.
            Taima notò con una punta di nostalgia come quella spiaggia non fosse affatto cambiata, quando da piccola trascorreva tutto il suo tempo con i piedi nudi immersi nella sabbia e nell’acqua gelida che le provocava brividi in tutto il corpo. Il mare anche se dall’aspetto cupo in quella giornata uggiosa non le era mai parso tanto rassicurante, l’odore di salsedine e di muschio che le invase le narici, riempendole i polmoni di tranquillità.
            Girò poi la sua attenzione verso un gruppetto di ragazzi che si preparava a cavalcare le onde rinomate di LaPush, mentre altri erano intendi ad organizzarsi per qualche altra attività. Seguendo a ruota Jacob, mentre alcuni adolescenti sfrecciarono in mezzo a loro diretti come saette verso il mare portando con sé delle tavole da surf. Il gruppetto di adolescenti avevano più o meno la stessa età dei tre ragazzi della riserva e Taima si sentì per un attimo fuori posto, specialmente alle occhiate stranite di quelli che non erano affatto abituati a vedere qualcuno con abbigliamento estivo quando le temperature a malapena raggiungevano i dieci gradi.
            Jake sembrò particolarmente preso da una ragazza, nient’affatto intenzionata ad aggiungersi ai ragazzi emozionati per quella scrollata di acqua gelida che li aspettava. Chiacchierava tranquillamente con Jacob e un’altra ragazza, entrambe sconosciute a Taima che ovviamente non conosceva nessuno di loro, ad eccezione del branco, Emily e quel trio scalmanato di Jake.
            «Taima, è cugina di Jake. Si è trasferita da poco dall'Alaska, non è ancora abituata a stare con molte persone» disse all’improvviso Quil, intromettendosi nella conversazione e attirando così l’attenzione di Taima. Si era già sentita osservata ed in quel modo sperò che quegli adolescenti tornassero a pensare ai fatti loro.
            «Taima, lei è Bella… Bella, Taima» Jake presentò le due, passandosi una mano dietro la nuca mentre Taima squadrò con attenzione la ragazza di fronte a sé.
            Certo era carina. Pallida come chiunque nella zona che non fosse un Quillayute, ma dalle poche conversazioni che aveva sentito, lei non era originaria di Forks. Non che sarebbe cambiato qualcosa, ma era incuriosita dal comportamento di Jake più simile a quello di un cucciolo alle prime cotte.
            «Wow, non sapevo che in Alaska fossero tutti così… abbronzati, i Cullen sono tutti così pallidi invece. Di certo non hai freddo» commentò una delle amiche di Bella, presentatasi come Jessica e che squadrò immediatamente Taima come fosse uno squalo.
            La Quillayute storse leggermente il naso a quell’atteggiamento, cauto e altezzoso oltre ogni misura. Fuori dalla riserva non sembrava aver incontrato persone che non le sembrassero… strane, anche se probabilmente sarebbe dovuta essere lei quella fuori posto.
            «Quindi vieni dall’Alaska, eh? Non mi ricordo se Jake mi ha mai parlato di te quando venivo qui durante l’estate» disse Bella allontanandosi leggermente da Jessica e i suoi compagni di scuola.
            Taima scosse leggermente le spalle, portando dietro l’orecchio una ciocca di folti capelli scuri che le era capitata davanti gli occhi, «Sono tanti anni. Dovevo tornare a casa»
Fu in quel momento che qualcosa attirò l’attenzione di Taima, l’istinto le occluse la mente e le impedì di sentire quello che Bella stava dicendo mentre cercava di fare un minimo di conversazione con lei.
            Vampiro. C’era odore di vampiro.
Serrò la mascella per impedire un involontario e basso ringhio di avvertimento.
            Nessun vampiro poteva entrare nel territorio della riserva senza venire immediatamente reso inoffensivo dal branco, gli ululati si sarebbero diffusi in tutta la foresta e lei li avrebbe sentiti.
Non che Bella fosse un vampiro.
            Il suo calore era percepibile così come il naso arrossato dal freddo mentre si stringeva nel pesante cappotto che portava. L’odore era di qualcun altro, ma non dei due Nomadi che gli erano sfuggiti poco tempo prima, quello era un odore che avrebbe riconosciuto immediatamente; questo era molto più simile a quello del curioso clan con cui aveva coabitato in Alaska per decenni.
Avrebbe probabilmente dovuto chiedere a Sam una volta che avrebbero fatto ritorno nella riserva.
            «Certo che Jake sembra proprio preso da Bella, eh?» domandò divertito Embry, restituendo un pugno sulla spalla mollato da Quil.
            Entrambi stavano camminando sulla spiaggia di fianco a Taima, allontanandosi per evitare l’eccessivo entusiasmo dei liceali pronti a tuffarsi in acqua senza alcun rimpianto per le temperature proibitive di quel freddo pomeriggio di inizio week-end. Sia Embry che Quil scherzarono tranquillamente con Taima, rendendola partecipe dei loro scherzi e fraterne prese in giro.
            «È come un bambino che si è appena innamorato» commentò in una piccola smorfia Taima, con quello che sarebbe dovuto essere un accenno di sorriso ma a cui i due ragazzi non badarono molto.
            Il suo comportamento cauto era stato più che accettato, e neanche si facevano più domande. I tre erano stati più che felici di includerla nelle loro scorribande in giro e di coinvolgerla quando avevano voglia di uscire un po’.
            L’iniziale reticenza per l’appartenenza al gruppo di Sam non sembrò averli fermati e Taima ne fu contenta, anche se non gli sarebbe stato possibile rivelare il motivo del comportamento di Sam e gli altri del branco. Quando i mutaforma erano un segreto da custodire gelosamente e che poteva far allontanare anche dai membri della propria famiglia.
            «E tu, Taima, qualcuno di speciale che hai lasciato in Alaska?» domandò curioso Quil, attirando anche l’attenzione di Embry che rallentò il passo quando Taima si fermò improvvisamente.
            «No. Nessuno» troncò sul nascere il discorso, superando di un paio di passi i due adolescenti che si scambiarono uno sguardo confuso.
            Scrollarono entrambi le spalle, evidente come quello fosse una argomento da evitare e raggiunsero immediatamente Taima. Continuarono a chiacchierare come se nulla fosse, riuscendo ad appianare l’improvvisa tensione che si era venuta a creare in pochi secondi. La piccola uscita fuori porta con Jake e i suoi amici si era conclusa prima del previsto e Taima era stata trattenuta da Emily. Scorgendola con l’ennesima mole di buste della spesa da portare nel rifugio dove il branco era solito ritrovarsi.
            Le due passarono il resto del pomeriggio insieme, Emily insistette nel farle provare qualcos’altro che non fosse strettamente di fibre naturali o fin troppo estivo per la stagione ma Taima fu irremovibile. L’unica piccola vittoria la ottenne quando, poco prima di congedarsi, riuscì a farle assaggiare uno dei suoi muffin.
            «Sapevo che questi ti sarebbero piaciuti» gongolò con soddisfazione la ragazza, contenta di aver finalmente trovato un modo di sfamare anche Taima, che molto probabilmente aveva lo stesso appetito famelico degli altri ragazzi del branco.
            Non era sicura che anche gli altri avrebbero apprezzato quella particolare ricetta, nient’affatto dolce come era solita fare, ma che sicuramente ricompensò i suoi sforzi quando colse l’espressione sorpresa di Taima.
            Le due si salutarono poi, poco prima dell’ora di cena.
            «Taima» la voce di Billy la raggiunse non appena Taima rimise piede in casa Black, affrettandosi a raggiungere l’uomo che la ospitava da più di una settimana.
            Poggiò la busta contenente il resto dei muffin che Emily la costrinse a riportare prima di vedere Billy vicino il piccolo divano nel soggiorno, sorpresa anche dalla presenza inusuale di Sam. Taima si sedette di fronte a loro con cautela, aspettando che le dicessero il motivo per cui l'avevano chiamata, dall'espressione corrucciata e il tono serio non presagiva nulla di leggero.
            «Sai che sei a tutti gli effetti un membro anziano della tribù, - iniziò Billy Black, continuando poi dopo aver ricevuto un cenno di conferma da parte di Taima, -ma anche che discendi dalla famiglia Black... Jacob sarebbe il prossimo capobranco ma finché non sarà il momento è Sam a ricoprire quel ruolo. Gli altri anziani ritengono che tu abbia il diritto di rivendicare il ruolo di capobranco in quanto discendente diretta della nostra famiglia e poiché sei già stata capobranco, Sam è al corrente della situazione e non darebbe problemi a cedere il suo posto. Ti spetta di diritto così come a Jacob»
            Taima ascoltò in silenzio, abbassò lo sguardo sulle mani che teneva raccolte in grembo e soppesò quella domanda. Che fosse imparentata ai Black, la famiglia capobranco da generazioni, era indiscusso. A suo tempo aveva ricoperto lo stesso ruolo, con difficoltà e ne ricordava vagamente i problemi e le responsabilità ma non avrebbe cambiato nulla di quella parte della sua vita.
Senz’altro i tempi erano cambiati, ed il branco con il tempo si era ridotto a pochi membri, giovani ed indisciplinati, ancora inebriati dal richiamo del mutaforma e del potente sangue che gli scorreva nelle vene.
            «No, Uley è giovane ma deve imparare a ragionare per il bene della tribù. Il branco ha bisogno di una guida sicura e saggia, non di un ragazzino avventato e imprudente- quelle parole erano dure ma non c'era cattiveria e lo sguardo attento di Sam le fece capire come stesse seguendo il suo discorso, -il mio tempo come capobranco è finito con la fine del mio branco. Se il giovane Sam vorrà, sarei lieta di aiutarlo almeno per quanto mi sia possibile. Vorrei ricambiare in qualche modo la vostra ospitalità»
            Billy liquidò quelle ultime parole con una scrollata di mano e un sorriso, «Non dire sciocchezze, siamo tutti una famiglia. Non si lascia in difficoltà chi possiamo aiutare»
            Sam si scostò dalla parete e poggiò la mano sulla spalla di Taima, stringendola leggermente con un piccolo sorriso di ringraziamento, «Il branco ci sarà sempre per te, siamo una famiglia e puoi sempre contare su di noi»
   
 
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