Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: Euridice100    08/01/2022    3 recensioni
"Centro di gravità": centro di massa (o baricentro) di un corpo o di un sistema di corpi, cioè quel punto, appartenente o no al corpo, che ha la proprietà di muoversi come se in esso fosse concentrata la massa, e ad esso fosse applicata la risultante delle forze esterne agenti sul sistema; (fig.) il punto di equilibrio di una molteplicità di elementi ideali o pratici per il conseguimento di un determinato scopo.
"Momentaneo": che dura un solo momento o, in genere, brevissimo tempo.
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Tre personaggi.
Tre storie.
Tre centri di gravità (almeno momentanei).
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Bruno Bucciarati, Leone Abbacchio, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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T.W.: // riferimenti all’omofobia, bifobia interiorizzata.
 
 
 
Centro di gravità almeno momentaneo
 
I – Elena
 
 
 
Elena fuma Lucky Strike rosse e ha alle unghie smalto nero sempre sbeccato.
È arrivata a Napoli solo quest’anno e, complice l’ordine alfabetico, Leone Abbacchio se l’è ritrovata seduta accanto. Ascolta solo reggae ed è pessima in latino, il che è ironico, visto che i suoi insegnano a Lettere classiche. Ma questo non conta.
Quello che conta è Elena che durante le lezioni sbuffa e si intreccia i lunghi capelli scuri, incurante di essere in prima fila. Ogni tanto – spesso – getta un’occhiata a Leone, impegnato a seguire la spiegazione.
Tranne quando Elena lo guarda, s‘intende.
Lui finge indifferenza, ma se n’è accorto da tempo.
In fondo, non è che sia del tutto inesperto. Dal secondo superiore, diverse ragazze gli vanno dietro. Con un paio ci è anche uscito per alcuni mesi.
Però, negli ultimi tempi, Leone Abbacchio è sicuro solo di due cose: il suo nome e voler diventare poliziotto. Il resto è una nebulosa che potrebbe inghiottirlo in qualunque istante.
Elena è in gamba, forse un po’ troppo polemica, e ha un bel culo. Gli piace.
A lui piacciono le femmine, sì.
Il problema è che non gli piacciono solo loro.
Forse lo sa da sempre, o forse solo da quando la ragazza con cui usciva ad agosto gli ha presentato suo fratello e Leone ha pensato che fosse bello, bellissimo. Ma non lo ha pensato come dovrebbe fare un maschio, con l’invidia che spinge a imitare gli atteggiamenti, i modi di dire e di fare, no.
Lo ha pensato con desiderio – lo stesso che avrebbe dovuto riservare alla ragazza che teneva per mano.
E – cosa ancora più grave – quello non è rimasto il pensiero di una notte d’estate.
Eppure, anche se da allora nelle sue fantasie compaiono uomini, le donne gli piacciono. Lo sa. Quando quella stessa ragazza si toglieva il reggiseno, lui finiva in paradiso.
Perciò, che diamine gli prende? Nella vita non si tiene il piede in due scarpe, bisogna scegliere. E se fosse…?
Sa come la pensa suo padre. Non osa immaginarne la reazione se solo sospettasse. Già lui è il figlio strano, che veste sempre di nero e ascolta musica d’altri tempi…
O magari la sua è una fase. Può capitare. Vero? Sì, sono solo pensieri in libertà di un liceale che ha troppo tempo da perdere, tempo che dovrebbe investire studiando. Lo aspetta la maturità, e poi il militare, e il concorso, e l’anno dopo ancora dovrà lavorare e tornare a studiare, e poi…
Il futuro si prospetta piuttosto impegnativo.
Se una parte di lui non vede l’ora di dimostrare il suo valore, un’altra non può nemmeno fermarsi a riprendere il fiato che alle volte lo abbandona. Figurarsi se può perdersi dietro altre sciocchezze.
Anche Elena, ora come ora, è una sciocchezza.
Anche se durante le assemblee tira fuori una grinta e una sete di giustizia che gli fanno correre più forte il cuore.
Elena non si preoccupa nemmeno di copiare latino e Leone ha 7, se continua così la bocciano. Il ragazzo scuote il capo ascoltando tentativi di traduzione che stanno facendo rivoltare Seneca nella tomba.
- Tutto il tempo che ci sta alle spalle appartiene alla morte.
È appena un sussurro, ma non cade nel vuoto.
- Sarai meno schiavo del futuro, se sarai padrone del presente.
È il bello di star seduti avanti: il pregiudizio è così positivo che i professori non si accorgono neanche se stai suggerendo la versione riga per riga.
- Tra un rinvio e l’altro, la vita passa. - 1
Elena strappa un 6- che, per la sua media, è un traguardo insperato.
Non solo: per ringraziarlo, ha convinto il compagno di banco a vedersi per un caffè.
E non potrebbe esserne più felice.
 
***
 
In classe si accorgono presto che dove c’è Leone c’è Elena, e viceversa.
Iniziano a circolare voci sul loro legame. I ragazzi invidiano Abbacchio che, zitto zitto, si fa la nuova – perché se la fa, è inutile che il diretto interessato neghi. Perché, poi? Si sa che Elena è una facile. Una volta è andata anche con quel ragazzo dell’altra sezione, dai, quello che prima stava con…
- Ah, sono andata pure con quello? Che agenda fitta che ho. -
Elena sbuffa, la fronte aggrottata. Oggi non le riesce in alcun modo di truccarsi.
- Gliel’ho detto, ma quel coglione non mi ha creduto. -
- E tu hai pensato bene di farci a botte. -
Leone si sbircia la mano destra. Per fortuna non si sta gonfiando troppo. Le ha date, cazzo se le ha date, ma qualcuna l’ha tirata male. Lezione utile per il futuro: anche quando si è provocati, mai perdere la lucidità.
- Ti ha chiamat… -
Non ha il tempo di terminare.
- Ricordi qualsiasi stronzata e dimentichi sempre che non ho bisogno di cavalieri che si ammazzano per il mio onore. -
- Scusa, ma che cazzo dovevo fare? -
- Ignorarlo. Non merita la nostra attenzione. -
Elena non capisce. Non accetta ci siano delle regole non scritte, diverse per maschi e per femmine, e che ciascuno sia tenuto a seguirle, pena l’esclusione. A Elena non frega di restar sola, ma lui quei pochi coetanei con cui va d’accordo non vuole perderli. Già deve nascondere loro tante cose…
Se sapessero che lui ed Elena sono solo amici penserebbero che è ricchione, e meno dà adito a voci meglio è. Potrebbe mentire, o magari limitarsi ad allusioni, ma la sua coscienza non tollera simile ipotesi. Non è la verità, e anche fosse, perché vantarsene? Stiamo parlando di una persona o un pezzo di carne?
E comunque, mica stanno insieme. Non è affar suo. Elena è libera di andare con chiunque voglia.
(Anche se il pensiero gli fa stringere i pugni.)
- No, Ele. Dicono cazzate. Non è giusto. -
- Tante cose non sono giuste a questo mondo. Tipo sprecare trentamila lire per un rossetto che mi sta di merda, – si volta di scatto verso l’amico, socchiude le palpebre mentre lo studia – Scommetto che invece a te sta bene. -
Non bisogna essere geni per intuire cosa le passa per la mente.
- Non ci pensare nemmeno. -
- Giusto, i maschietti non fanno certe cose, e poi i lividi vanno esibiti, – la ragazza alza gli occhi al cielo prima di ripuntarglieli addosso – Ma il mondo non è bianco e nero, te l’ho detto. Prima lo capisci, meglio stai. -
Elena sa, ovviamente. E, ovviamente, non ha fatto una piega. Elena ha ascoltato quieta, lo sguardo fisso sul volto sempre più pallido di un ragazzo che, un pomeriggio come tanti, ha iniziato a raccontarsi all’unica persona che si è rivelata davvero amica.
Dopo un momento di silenzio, in cui Leone ha temuto il peggio, Elena ha ricominciato a parlare. E ha detto cose bellissime, sì, condivisibili come sempre.
Il problema del discorso – dei discorsi – di Elena, però, sta nel loro essere tanto lineari quanto inapplicabili.
- Se ti piace qualcuno, tu come prima cosa ti chiedi cos’ha nelle mutande? Che domanda perversa, fattelo dire. Se una persona ti piace, ti piace chiunque sia, comunque sia. No? -
Sì, in teoria.
In pratica, Leone continua a sperare di risvegliarsi senza confusione.
In pratica, Leone continua a fallire. Continua, come al diciottesimo di un amico, a rimanere incantato davanti al sorriso di un ragazzo dagli occhi blu.
E continua a chiedersi se non sia una battaglia vana, se in fondo Elena non abbia ragione quando dice che deve smettere di lottare contro se stesso per delle sue caratteristiche. Preferisce la Formula1 al calcio, l’unica pizza che mangia è la Margherita e gli piacciono persone al di là del loro genere. Nessuna di queste cose è sbagliata, è fatto così e va bene – lui va bene.
Mentre parlava, Elena gli stringeva fortissimo le mani, una morsa da cui Leone non voleva liberarsi.
Quel pomeriggio avrebbe voluto farle un’altra confessione.
E ci ha provato, Dio quante volte ci ha provato, quel giorno e negli ultimi mesi. E ogni volta ci è quasi, lo sta per fare, ma si blocca sempre all’ultimo – per insicurezza, codardia, può chiamarla come vuole, è paura.
Paura che sia solo un inganno, paura di non piacerle più davvero dopo la rivelazione, al di là delle belle parole.
Elena, quando penso a una ragazza, penso a te.
- Non mi ha colpito in faccia. E finisco di campare se torno a casa truccato. -
- E tu stasera non ci tornare. -
- E dove vado? -
- Resta qui, no? -
La naturalezza con cui Elena lo dice spinge Leone a chiedersi se si sia resa davvero conto della proposta.
- Così poi è tuo padre ad ammazzarmi. -
- Macché, i miei tornano domani da Firenze. Siamo io e il gatto. E a lui stai simpatico. -
Che pessima idea, si rimprovera Leone. Col culo che ha, come minimo i genitori di Elena rientreranno all’improvviso.
E però, cede senza opporre resistenza.
La ragazza stessa pare incredula.
- Davvero? E posso davvero truccarti? -
- Solo stavolta. E se qualcuno lo scopre non ti rivolgo più parola. -
Una minaccia superflua. Elena – che è già schizzata in piedi con un urlo di giubilo e sta cercando alla rinfusa pennelli, ombretti, qualunque cosa utile alla sua nuova impresa – è sinonimo di fiducia.
- Allora, che facciamo? -
- Che ne so, sei tu l’esperta. -
- In realtà sei la prima persona che trucco. -
- Quindi ti devo pure fare da cavia. -
- Cretino, fidati di me. Sarai il mio capolavoro. -
Elena spiega ogni gesto che compie, ogni prodotto che usa. Leone si riscopre sinceramente interessato. Ma non è una novità – ogni volta che Elena apre bocca, finisce per pendere dalle sue labbra, si tratti di trucco o di rivoluzioni in qualche oscura regione del mondo.
Lei si sta divertendo un mondo, è palese. Il guizzo nel suo sguardo lo testimonia – Leone lo sa, Elena dedica solo a lui quel guizzo, solo con lui è luminosa, rilassata. Agli occhi di un terzo anche lui appare così quando sono assieme? In fondo – si ritrova a sorridere – conosce la risposta.
- Non si sorride. Non si distrae l’artista. -
- Perché, se sorrido ti distrai? -
Cazzo.
Elena tace un istante più del solito.
- Sì. -
È Leone a restare in silenzio, stavolta.
Elena segue con meticolosità il contorno delle labbra. È attenta, precisa, come sempre nei suoi interventi. Lo trucca come se ne andasse della sua stessa vita. Ha le ciglia lunghe, le più lunghe che Leone abbia mai visto. Non le ha mai notate davvero. Il suo profumo, invece, lo conosce bene – sa di buono, di pulito, qualcosa che le sue sigarette forti non riescono a coprire.
Gli trasmette sicurezza, tranquillità – quella che Leone ha provato un pomeriggio di pochi mesi fa dinanzi alle loro dita allacciate.
Pace.
È un profumo che cercherà sempre, ovunque la vita lo conduca.
Pensa ad altro, Leone, pensa che lunedì li chiamano entrambi in storia, che farebbero meglio a ripetere anziché stare così vicini.
Elena gli ha già messo il rossetto, ma fa un’altra passata. Glielo sistema col pollice sul labbro inferiore.
Pensare ad altro è vano.
- Finito. Allora, che ne pensi? -
Il tono di Elena suona diverso da prima.
Leone scruta il proprio riflesso. In tutta onestà, non è in grado di dare un giudizio. Il trucco è pesante, quasi non si riconosce nemmeno. Forse non è un male.
Incontra gli occhi della ragazza. Lei non distoglie lo sguardo – è ancora lì, il volto a un soffio dal suo.
Tutto a un tratto, Leone si sente stanco – stanco di vedersi in uno specchio, di chiedersi se le scene che la moviola della sua mente ha analizzato mille e più volte siano un inganno.
Vuole vedere nella realtà, qualunque essa sia, ovunque essa conduca.
Non sa cosa succederà, se farà una cazzata, se tra cinque minuti finiranno per baciarsi o per mandarsi a fanculo.
Ma stasera non è il risultato a importare – è la verità.
E, in questa ricerca, tirarsi indietro è fuori discussione.
- Mi piace come mi hai truccato. -
- Grazie, – la giovane fa per rimettere a posto qualcosa – Alla fine, questo rossetto sta davvero meglio a te che a me. -
La tensione che li dominava fino a un istante fa sembra essere svanita.
Sembra.
Questo trucco può essere un gioco, ma quello tra loro non lo è più.
Leone la blocca per un polso.
- Elena. -
Da dove viene tutto questo coraggio?
Lei non si scosta.
- Dimmi. -
Quanto possono pesare due semplici parole?
 
- Mi piaci. -
 
 
 
 

Il titolo della raccolta è un verso de "La terra, l'Emilia, la luna" de Le luci della centrale elettrica.
 
1: Seneca – Epistula ad Lucilium I
 
N.d.A.: Salve, bellezze!
Per esercitarmi (e magari anche sbloccarmi) ho iniziato una piccola raccolta Abba-centrica. Però solo il confronto porta a migliorare e l’idea di fondo, per quanto non espressa al meglio, mi piace troppo per lasciarla nei meandri del pc, perciò eccomi. Inizialmente si trattava un’unica storia divisa in momenti, ma sono grafomane e vi beccate tre racconti. Aggiornerò, impegni permettendo, sabato 22.01 circa.
Per tutti i motivi sopra menzionati, vi chiedo di dire la vostra; oltretutto, Elena è il secondo OC di cui scrivo e Mary Sue è sempre in agguato. Inoltre temo di aver fatto un minestrone di tematiche alle quali tengo molto e che approfondirò nel prosieguo. Insomma, siate onestə: ve ne sarò grata!
Mi trovate su Twitter, Tumblr e Ao3, dove pubblico le traduzioni; qui, invece, la playlist BruAbba.
Grazie per aver letto fin qui e a presto, spero! ♥♥♥
Euridice100
 
 
 
P.S.: vale sempre la stessa regola, NON SI RIPUBBLICANO LE STORIE ALTRUI SENZA PERMESSO E SENZA I DOVUTI CREDIT.
   
 
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