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Autore: Abby_da_Edoras    09/01/2022    6 recensioni
Questa storia è una parodia, vuole prendere scherzosamente in giro le atmosfere cupe e lugubri di GoT e, insieme, regalare un'esistenza del tutto diversa (e parecchio OOC) alla ship di cui mi sono infatuata ormai da anni, Theon e Ramsay. Questa long fic è il sequel della ff che scrissi quattro anni fa, "Non si torna indietro", e spero che sia altrettanto pazza e delirante, e allo stesso tempo allegra e con un finale lieto perché a quello non rinuncio mai! XD Dove eravamo rimasti? Theon era scappato da Grande Inverno portandosi dietro Ramsay dopo che Jon Snow era riuscito a riconquistarlo per gli Stark... e ovviamente nessuno dei due aveva molta voglia di trovarsi a tu per tu con Jon! L'idea di Theon era quella di tornare a Pyke ma... ci riusciranno? E cosa succederà a 'sti due disgraziati?
Spero che qualcuno avrà voglia di leggere e commentare questo sequel.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono ad autori, registi e produttori della serie TV Games of Throne.
Genere: Commedia, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Ramsay Bolton, Theon Greyjoy
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un nuovo inizio'
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Capitolo terzo

 

So bene come dare il peggio non darmi consigli
Cerco un veleno che non mi scenda mai
Ho un angelo custode sadico
Trovo una scusa ma che cosa cambierà, eh?
La grande storia banale
Prima prosciughiamo il mare
E poi versiamo lacrime
Per poterlo ricolmare

Le promesse erano mille mille
Ma nel cuore sento spille spille
Prova a toglierle tu baby tu baby…

(“Chiamami per nome” – Fedez, Francesca Michielin)

 

Passava il tempo e Ramsay non ricompariva, tanto che, ad un certo punto, Theon si vide costretto a uscire da quella tinozza dove l’acqua stava diventando fredda per non prendersi una broncopolmonite (no, il Covid non c’era nei Sette Regni, ma vista l’abilità dei medici del luogo anche una malattia più comune avrebbe potuto mandare all’altro mondo senza tanti complimenti…). Così si asciugò, si rivestì, gettò l’acqua sporca fuori dalla finestra, tanto da quella locanda non passava mai un’anima, e si mise davanti al fuoco per riscaldarsi mentre aspettava Ramsay, chiedendosi dove potesse essersi cacciato. Da lui ci si poteva aspettare tutto e il contrario di tutto, questo era vero, ma che motivo aveva di non tornare in camera? Oddio, a dirla tutta il motivo ce l’aveva e Theon si lasciò sfuggire un sorrisetto malizioso ricordando quanto il giovane Bolton fosse apparso a disagio e imbarazzato vedendolo spogliarsi, ma prima o poi sarebbe dovuto tornare, no? E sarebbe toccato a lui fare il bagno…

Pensando a quanto le cose fossero cambiate, o meglio a come si fossero addirittura ribaltate rispetto a qualche mese prima, Theon non poté nascondere la soddisfazione: Ramsay si era tanto divertito a farlo sentire umiliato e mortificato, a guardarlo nudo per contare tutte le sue cicatrici, a fingere di volerlo lavare per metterlo ancora più a disagio e adesso era lui che non riusciva nemmeno a stare nella stessa stanza se il giovane Greyjoy si spogliava! La vita, a volte, era davvero paradossale, e lui poteva ben dirlo con tutto ciò che aveva passato.

Comunque Ramsay non tornava. Cosa poteva essere successo? Con una punta di agitazione Theon considerò che, trattandosi di Ramsay, poteva davvero essere successo di tutto. E se l’ex Lord di Grande Inverno avesse avuto un attacco di nostalgia del passato e avesse deciso di fare a pezzi o scuoiare la povera locandiera, così, tanto per passare il tempo? È vero che era già parecchio che Ramsay non si comportava più così (giusto, pensò Theon, allora ero troppo terrorizzato da lui per farci caso, ma Ramsay aveva smesso di catturare e torturare il suo prossimo da molto prima che arrivasse Roose Bolton a Grande Inverno. Forse il fatto di essere diventato un vero Lord lo aveva inibito?), tuttavia con lui non si poteva mai stare tranquilli. Theon lasciò il confortevole calduccio del fuoco e si affrettò a uscire dalla stanza e a scendere le scale per raggiungere la sala da pranzo… e Ramsay era proprio lì, seduto in fondo alle scale, che guardava con una certa aria seccata i secchi vuoti accanto a lui.

“Ramsay, cosa ci fai qui? Non saresti dovuto venire in camera per fare il bagno? Io ho finito da un pezzo” gli disse.

Il giovane Bolton si voltò verso di lui, imbronciato.

“E come accidenti avrei fatto, secondo te, a portare su per le scale i secchi con l’acqua calda da solo? Ti sei forse dimenticato che quel maledetto Jon Snow mi ha picchiato tanto da lussarmi la spalla sinistra?” si lamentò, petulante. “Beh, io non me lo sono dimenticato, mi fa male e di certo non posso fare sforzi con il braccio sinistro!”

Theon dovette nascondere il sorrisetto che gli saliva spontaneo alle labbra ogni volta che constatava quanto Ramsay diventasse molto meno affascinato dal dolore fisico quando toccava a lui provarlo e non a quei disgraziati che aveva torturato per tanto tempo a Forte Terrore, inoltre era pure buffo vederlo lì, seduto in fondo alle scale, tenendo il broncio come un ragazzino che non è stato invitato a giocare. Ancora una volta il giovane Greyjoy dovette ricordare a se stesso che, nonostante tutto, Ramsay in effetti era un ragazzo di neanche ventun anni, un anno meno di lui. Era facile dimenticarlo, specialmente nei terribili anni che Theon aveva trascorso in balia delle sue follie a Forte Terrore, allora Ramsay sembrava enorme, spaventoso, un gigante che aveva sempre un modo nuovo per straziarlo… ma le cose erano decisamente cambiate già da quando, a Grande Inverno, Roose Bolton aveva cominciato a fare il bello e il cattivo tempo e costretto il figlio a obbedirgli in tutto o quasi. Erano poi diventate quasi paradossali con l’arrivo di Jon e Sansa a Grande Inverno e la totale disfatta di Ramsay, che era apparso l’ombra di se stesso, terrorizzato, sconvolto e incredulo che veramente qualcuno potesse avere intenzione di fare del male a lui. Non funzionava così, sarebbe dovuto essere il contrario, no? E, dal momento in cui Theon aveva scelto di prendere Ramsay sotto la sua protezione, la bilancia si era spostata sempre di più, Theon aveva acquisito determinazione e intraprendenza tanto quanto Ramsay aveva dimostrato di essere completamente sprovveduto per tutto ciò che riguardava guerra e politica, nonché un codardo che sapeva fare la voce grossa solo quando la sua vittima era incatenata e possibilmente anche mezza sbranata dai cani.

“Allora che cosa vuoi? Devo aiutarti a portare in camera i secchi con l’acqua calda?” gli domandò Theon, divertendosi a mostrarsi condiscendente adesso che non era più costretto ad esserlo davvero.

“Secondo te? Sto qui seduto aspettando che passi una carrozza?” replicò Ramsay.

Ecco, notò Theon, che ultimamente era diventato attentissimo a questi dettagli. Il Ramsay di qualche mese fa mi avrebbe ordinato di portargli l’acqua per il bagno senza tanti giri di parole. Lui mi ha risposto in modo sarcastico, è vero, ma non mi ha ordinato niente… come se pensasse che non ne ha più il diritto… e in effetti è proprio così, Ramsay non è più il Lord di niente e io lo aiuto se mi va di farlo, tutto qui.

La constatazione riempì ancora una volta Theon di soddisfazione. Certo che gli avrebbe portato i secchi di acqua calda in camera, a dire il vero non vedeva l’ora di metterlo in imbarazzo chiedendogli se aveva anche bisogno che lo aiutasse a lavarsi!

La vendetta di Theon stava prendendo una strada tutta particolare, forse anche perché il giovane si sentiva davvero sempre più attratto da Ramsay (ve l’ho detto che anche lui aveva iniziato a sragionare!) e, oltre a divertirsi a metterlo a disagio, gli piaceva proprio l’idea di lavarlo e magari anche di fare altro! Le cose, però, non andarono esattamente come lui aveva previsto, perché Ramsay si fece, sì, aiutare a preparare l’acqua per il bagno nella tinozza, ma poi senza tanti complimenti chiuse la porta della stanza in faccia a Theon prima ancora di sbottonarsi il farsetto!

Theon, rimasto chiuso fuori dalla stanza che, tecnicamente, era anche la sua, la prese comunque con molta filosofia (dopo tutto quello che aveva passato a Forte Terrore prima e a Grande Inverno poi aveva dovuto per forza sviluppare una buona resilienza, tanto per usare un termine che va tanto di moda oggi) e, anzi, si mise a ridere piano, con la schiena appoggiata alla porta. L’imbarazzo sempre più evidente di Ramsay lo divertiva e lo eccitava pure e, ovviamente, gli faceva capire ogni volta di più quanto il giovane Bolton fosse totalmente preso da lui… e quindi anche vulnerabile.

E, comunque, prima o poi Ramsay avrebbe dovuto aprirla, quella porta, e avrebbero dormito insieme. In fondo quella camera l’aveva pagata lui. O meglio, non l’aveva pagata nessuno dei due perché non avevano neanche una moneta bucata, però la locandiera aveva dato al Lord la stanza più grande e comoda della locanda. Nel frattempo, Theon si distrasse ripassando mentalmente il discorso che avrebbe fatto quella sera stessa a Ramsay, prima di portarselo a letto, tanto per capirsi. Doveva essere gentile e rispettoso, quello sì, visto che intendeva conservare intatte le dita che gli erano rimaste; ma, d’altro canto, avrebbe anche dovuto mostrarsi determinato, perché stava per iniziare una sorta di new deal della loro situazione e Ramsay doveva arrivare a capire, anche con quel solo neurone che aveva, che a Pyke le cose sarebbero andate in un certo modo e che era pure nel suo interesse che così fosse.

Così, quella sera, quando fu ora di dormire, Theon si spogliò di nuovo e si infilò tra le lenzuola, aspettando che Ramsay lo raggiungesse.

Ramsay spalancò tanto d’occhi e rimase immobile come una statua di sale.

“Ramsay, è piuttosto tardi e domattina, probabilmente, la locandiera avrà delle cose da farci fare” disse il giovane Greyjoy, fingendo di non notare il totale sbigottimento del suo compagno. “Vieni a letto o pensi di dormire sul pavimento? Io non te lo consiglio…”

“Ma… ma… perché ti sei spogliato? Non ce l’hai una camicia da notte, qualcosa?” domandò Ramsay, ritrovando la facoltà di parola a stento.

Theon rise, era una cosa che aveva ripreso a fare spesso (anche se non più a sproposito come prima), che lo faceva stare bene, lo faceva sentire di nuovo se stesso… e, soprattutto, si era accorto che in quel modo affascinava e stravolgeva Ramsay ancora di più!

“Ma dai, secondo te mentre preparavo due cose in fretta e furia prima di scappare da Grande Inverno mi sono messo a cercare le camicie da notte? Non erano certo cose di primaria importanza, oltre tutto le prime notti le abbiamo passate in fienili e stalle abbandonate e quindi abbiamo dormito ben vestiti e con i mantelli addosso!” replicò.

Ramsay in quel momento avrebbe voluto avere il suo mantello addosso, anzi anche due o tre e, per buona misura, ne avrebbe arrotolati un paio anche attorno a Theon nonostante nella camera ci fosse già abbastanza caldo… fin troppo caldo, a dirla tutta, almeno per il giovane Bolton che si sentiva andare a fuoco e non capiva perché. In fondo non era certo la prima volta che vedeva Theon senza niente addosso, al contrario, neanche tanto tempo prima era lui stesso a divertirsi a farlo spogliare per mortificarlo. E allora perché adesso si sentiva così… strano? Sì, strano in un modo diverso dal suo solito, chiaramente.

“Ora però magari ti avrebbe fatto comodo” provò a dire, sperando che sembrasse una frase di senso compiuto.

“E perché? Questa stanza è già abbastanza calda” ribatté Theon, apparentemente senza scomporsi, ma dentro di sé divertendosi un mondo. “Ramsay, non vorrai dirmi che ti senti a disagio nel venire a letto con me nudo? Insomma, non c’è niente che tu non abbia visto almeno già un centinaio di volte se non di più!”

“Eh? Ah, sì, naturalmente, è vero” dovette ammettere Ramsay. “Io però… ecco, io penso di tenere indosso la camicia e magari anche…”

“Secondo me finirai per avere caldo, ma fai pure come preferisci, se ti senti più a tuo agio” gli concesse Theon, stiracchiandosi nel letto e incrociando le braccia dietro la testa, con un sorriso scanzonato dipinto sulle labbra. “Comunque anche di questo dovremo parlare prima di giungere a Pyke e forse sarebbe meglio farlo ora, se non sei troppo stanco, naturalmente.”

Come potesse essere stanco Ramsay che non aveva praticamente fatto niente per tutto il giorno lo sapeva solo il Dio Abissale, tuttavia Theon preferì mantenere ancora per un po’ quella patina di cortesia che riservava al giovane Bolton e che era ormai una parodia della sua vera sottomissione di qualche mese prima… in fondo, a Pyke non c’erano ancora arrivati e lui desiderava, se possibile, arrivarci con tutte le dita e gli arti che gli rimanevano!

“Di cosa vuoi parlare, delle camicie da notte?” domandò Ramsay, stupito.

Theon scoppiò a ridere, cosa che provocò un mezzo colpo apoplettico a Ramsay.

“Ma no, certo che no! Intendevo del rapporto che dovremo instaurare noi due, del legame che dovremo mostrare davanti agli Uomini di Ferro e che dovrà essere il più possibile vicino alla realtà per risultare credibile” rispose.

“Ma… in che senso?” fece il giovane Bolton, ancora più confuso, mentre il suo povero neurone cercava inutilmente di venirgli in soccorso.

Theon, come chiunque avesse conosciuto Ramsay, sapeva fin troppo bene che con lui era inutile parlare o tentare di spiegare razionalmente le cose, così decise di farglielo capire in un modo un tantino più diretto. Si alzò dal letto e si avvicinò al giovane che, nel frattempo, cercava di guardare in tutte le direzioni possibili tranne quella che aveva davanti, tanto che a momenti diventava strabico; gentilmente e con molta discrezione (nella malaugurata ipotesi che Ramsay avesse un coltello sottomano e decidesse di placare in quel modo il suo imbarazzo), Theon iniziò a slacciargli il farsetto e a spogliarlo e intanto gli parlava in tono calmo e pacato.

“So che non ti piace sentirtelo dire, ma il fatto è che, a Pyke, io sarò considerato il Principe delle Isole di Ferro, l’erede del Trono del Mare, mentre tu sarai solo quello che ha fatto massacrare gli uomini di Yara al Moat Cailin” spiegò pazientemente. “Tu stesso hai detto di temere la vendetta degli Uomini di Ferro, ma se sarai sotto la mia protezione nessuno oserà farti del male e neanche pensarci lontanamente.”

“Davvero tengono in così tanta considerazione la tua parola a Pyke?” ribatté Ramsay, piuttosto scettico, ma più che altro per dire qualcosa, visto che Theon lo stava lentamente svestendo e lui non trovava nemmeno la forza di muoversi.

“Dovranno farlo per forza” rispose il giovane Greyjoy, che in realtà non era mai stato cagato più di tanto, ma che riteneva di avere adesso un diverso ascendente anche sulla gente delle Isole di Ferro grazie alla sicurezza che aveva acquisito. “Ma dovranno anche capire che tu non sei più un pericolo, che hai deciso di allearti con me e che noi due siamo d’accordo su tutto, che siamo legati, che tu mi rispetti e che ti fidi delle mie decisioni.”

“Ah, sì?” riuscì a dire Ramsay, prima che Theon decidesse di portarselo a letto senza altri indugi. A dire il vero non capiva bene cosa potesse entrarci tutta quella parte con il fatto di mostrare alla gente di Pyke che lui stimava e rispettava il giovane Principe e che si rimetteva alla sua protezione… ma chissà, forse le due cose erano legate in qualche modo. E poi Theon cominciò a baciarlo e davvero a quel punto Ramsay perse quel minimo di lucidità mentale che ogni tanto si degnava di fare capolino nella sua mente sconvolta! Non era la prima volta che lo baciava, anzi aveva iniziato a Grande Inverno a farlo e a fare anche altre cose, per compiacere il suo Lord, diceva allora. Eppure stavolta sembrava diverso. Ramsay non sapeva un bel niente di amore, passione e cose del genere, la sua esperienza in materia si limitava a qualche stupro di prigioniere a Forte Terrore, anni prima… ma persino lui riusciva a rendersi conto del fatto che Theon lo stava baciando e accarezzando in un modo diverso, non tanto per compiacerlo quanto perché… poteva essere? Sembrava quasi che fosse Theon a volerlo!

Lo baciava con lentezza e intensità, ogni carezza pareva una coccola e quando i loro corpi si unirono allora sì che davvero Ramsay andò completamente fuori di sé (sì, intendo ben più di ciò che per lui era normale) e non capì più nemmeno chi fosse, dove fosse e perché; tutto il resto dell’universo scomparve e il mondo per lui divenne solo Theon, che gli incendiava il sangue nelle vene e gli infondeva un languore che lo rendeva completamente inerme tra le sue braccia.

Alla fine i due divennero davvero una cosa sola, perdendosi l’uno nell’altro in una dolce e assoluta estasi e Theon strinse ancora Ramsay tra le braccia, rendendosi conto che quel contatto non lo aveva solo soddisfatto, ma gli aveva anche donato una pace e un calore che si diffondevano per tutto il suo corpo.

“Vedi, intendevo una cosa del genere, ecco” disse poi, sorridendo e divertendosi a scompigliargli affettuosamente i capelli. “Ora siamo molto più uniti di quando mi limitavo a… a compiacerti, no? Ed è questa unione di idee, di intenti e di intenzioni che gli Uomini di Ferro dovranno vedere.”

Ecco, a dirla tutta Ramsay non aveva capito proprio un bel niente e si chiedeva vagamente cosa gli Uomini di Ferro avrebbero dovuto vedere di quello che lui e Theon avevano appena fatto… ma alla fine era abituato a non capire granché delle situazioni e, in quel momento, l’unica cosa che gli interessava era che si sentiva insolitamente felice, la rabbia e i rancori che lo avevano sempre oppresso si erano placati e praticamente svaniti, e che tutto quello che contava per lui era che Theon gli restasse accanto.

Se era quello il modo per farsi accettare a Pyke, a lui sarebbe andato più che bene!

Fine capitolo terzo

 

 

 

 

   
 
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