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Autore: rosy03    09/01/2022    5 recensioni
• || Storia Interattiva || Iscrizioni Chiuse || •
Tutto è determinato da forze sulle quali non abbiamo alcun controllo. Vale per l’insetto come per gli astri. Esseri umani, vegetali o polvere cosmica, tutti danziamo al ritmo di una musica misteriosa, suonata in lontananza da un pifferaio invisibile.
È questo il destino? Come vostro Umile Narratore non posso rispondere a una tale domanda.
Finora non ho mai visto nessuno abbandonare la pista, non ho mai incontrato qualcuno che fosse stato in grado di cambiare disco. Il destino è davvero già scritto?
Se sapeste la verità, penso proprio che mi odiereste.
Ma nonostante questo sono qui: a raccontarvi di questa mitica impresa. Sono qui a parlarvi di come la Bestia dagli Occhi di Luna ululerà, di come questo porterà il caos nel continente di Ishgar, di come seguirà un’infinita notte, di come le stelle smetteranno di brillare, di come la luna scurirà il suo colore... e magari anche di come sorgerà una nuova aurora. Chissà.
Il vostro Umile Narratore.
J.C.
|| • «Ho perso tutto. Ho perso la mia umanità, il mio tempo, la mia famiglia. Lei è l'unica cosa buona che mi sia rimasta...»
Genere: Azione, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ancient Aurora'
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CAPITOLO 01. Un giorno come un altro

 



 
«Quindi? Quand’è che partiamo?»
Era sempre stata una ragazza impaziente, Lily, e ne dava prova ogni giorno. I suoi continui sbalzi d’umore avrebbero fatto ammattire un santo e suo fratello lottava ogni giorno con la consapevolezza di avere come sorella una stronza patentata. Perché sì, certe volte lo faceva proprio apposta.
«Partiamo tra una settimana. Hai tutto il tempo per prepararti.»
Quella sbuffò contrariata. «Avrò tutto il tempo di annoiarmi, semmai!»
«Invece di lamentarti perché non ti rendi utile?»
«E tu? Che fai oggi?»
Killian alzò le spalle e chiuse gli occhi, cercando rilassare i muscoli, indolenziti a causa di un’intera mattinata passata in treno. Avrebbe di gran lunga preferito spostarsi a piedi ma Crocus era lontana. «Forse dormo.»
La sorella annuì ma non disse niente.
Era insolito che se ne stesse zitta, a dire il vero. Ma non ebbe il tempo di dire nulla che una persona, niente di meno che il Master della gilda, si sedette di fronte a loro calamitando l’attenzione di entrambi su di sé.
Royal Vandom non era soltanto uno dei maghi più forti del regno ma anche, a detta di Nimue, l’uomo più irresponsabile del regno – si era guadagnato quell’appellativo perché aveva la brutta, bruttissima abitudine di sparire.
Poteva scatenarsi un conflitto mondiale e lui era – qualsiasi posto fosse –, con chissà chi – e nessuno voleva saperlo, a nessuno importava veramente – e a fare chissà cosa – chiunque con un po’ di cervello ci sarebbe arrivato.
Spariva e poi tornava come se nulla fosse successo. Eppure, tutti avrebbero volentieri messo la propria vita nelle sue mani.
Perché aldilà del suo immancabile sorriso sghembo e del suo non tanto velato sarcasmo da due soldi, c’era un mago grande, potente e... indiscutibilmente attraente. E in effetti, poteva vantare un aspetto non da poco: la pelle scura faceva da sfondo a un paio d’occhi color miele lucenti e sprezzanti del pericolo, accompagnati da capelli e pizzetto corvini.
Il suo completo elegante, poi, avrebbe potuto rapire il cuore di qualsiasi donna e trarre in inganno qualsiasi persona. Perché Roy non ha mai saputo dove abitasse la finezza di un vero gentiluomo – o per lo meno, sapeva tirarla fuori solo e soltanto quand’era in dolce compagnia.
Per questo lui e Lily andavano così d’accordo.
«Allora? Novità?»
«Innanzitutto,» fece per dire Killian, «saresti dovuto andare tu a palazzo, a parlare con il re e non io. Sei tu il Master qui... almeno mi sarei risparmiato questo mal di schiena.» Detto ciò, stirò le gambe sotto il tavolo e piegò il collo prima da un lato e poi dall’altro con la speranza di sentirlo scricchiolare.
Non che fosse davvero infastidito, comunque. Ma Killian sapeva essere melodrammatico come pochi e sapeva per certo che l’uomo di fronte a lui non se la sarebbe presa per così poco. E infatti...
«Mi spiace ma avevo da fare!» esclamò raggiante.
Lily, che per tutto quel tempo era rimasta in silenzio ad ascoltare quello strano scambio di battute, ghignò divertita: «Nuove conquiste?»
«Una specie» si limitò a dire.
Poi i suoi occhi ambrati caddero sul corpo snello e sinuoso di Lily, al che corrucciò la fronte. «Che fine hanno fatto i tuoi vestiti?»
Stranita dalla domanda, anche la ragazza abbassò lo sguardo ma non notò niente di particolare a parte le fasciature attorno alle gambe.
«Lascia perdere, Royal. È inutile» disse Killian. «Ormai ho perso il conto di tutte le volte che l’ho vista più nuda che vestita. E per la cronaca quei pantaloncini sono davvero troppo corti!» esclamò infine, rivolgendosi proprio a lei.
Allora Lily alzò gli occhi al cielo. «Che palle, Kill!»
«E non chiamarmi così...» bofonchiò, in tono lamentoso.
A quel punto a Royal non restò altro da fare se non scoppiare a ridere di gusto. Quei due fratelli erano uno spasso, specie quando litigavano!
Cercò comunque di smetterla – non voleva ricevere un pugno a tradimento dalla santarellina – e nel frattempo Lily si chiese per la millesima volta cosa non andasse nei suoi vestiti. Non era mica nuda!
Indossava degli shorts – ancora sporchi di sangue, avrebbe dovuto cambiarli al più presto – e una canottiera nera. Certo, era parecchio leggera – e aveva lasciato la sua felpa a Dogwood senza riprendersela –, ma non al punto da lasciar intravedere il reggiseno che portava al di sotto. Dovrebbe ringraziarmi anche solo per il fatto che non mi sia tolta i sandali, pensò contrariata.
«Dunque,» cominciò a dire Royal «pronti per questa nuova missione?»
«Trovo irritante che debba aspettare una settimana» fece lei.
«Io invece penso che un po’ di riposo non può che farti bene.»
Lily lo guardò in tralice, offesa a morte.
Quando fa così non lo sopporto proprio!
«Eddai, sembrate proprio dei bambini...»
Ma nessuno dei due parve dargli retta. E Royal poté soltanto tirare un lungo sospiro mentre Killian cercò di nascondere il suo sorrisetto mordendosi le labbra e voltando la testa dall’altra parte.
«E poi dite che sono io la stronza» mormorò.
«Lo sei» fece il fratello. «E anche molto. Ma io so esserlo più di te!»
A quel punto Royal dovette sollevarla di peso e portarla via prima che Lily potesse spaccargli la faccia.
 


 
Sono il vostro Umile Narratore ed è mia intenzione narrare ciò che accadde.
E penso sia saggio cominciare da qui: da un giorno qualsiasi. Un giorno non tanto importante, un giorno come un altro...
Sono il vostro Umile Narratore. Abbiate fiducia.
J.C.
 

 
§
 



Era solamente stanco, Killian.
Aveva attraversato mezzo regno in fretta e furia e aveva ancora mille altre cose da organizzare. E poi quella chiacchierata a palazzo gli aveva messo addosso uno strano senso di inquietudine.
Non importa, si disse. Devo assolutamente ricompormi.
Era tornato a casa subito dopo aver mangiato un boccone alla mensa della gilda, sotto lo sguardo divertito del Master e quello infastidito di Lily.
C’è poco da fare, è sempre la solita orgogliosa...
Killian si lasciò scappare un piccolo sbuffo mentre alzava gli occhi sulla sua figura riflessa nello specchio del piccolo bagno. A parte la faccia da funerale era quello sempre.
Alcune ciocche di capelli bruni gli ricadevano disordinati sulla fronte, altri gli solleticavano le orecchie e gli zigomi. Se sua sorella l’avesse visto in quello stato – abbattuto, appoggiato al lavandino e a fissare il suo riflesso immobile – lo avrebbe di sicuro preso a calci nel sedere.
Nel pensare a una simile eventualità, Killian sbuffò. Di nuovo. Ma poi sorrise.
Prima o poi quella testa di rapa mi farà ammattire...
Per un attimo ripensò a Royal e alla conversazione avuta non meno di una settimana prima. Era convinto che stesse sbagliando tutto con Lily.
Che prima o poi Killian si sarebbe fatto prendere dalla paura e avrebbe causato una frattura tra i due. Non ha poi tutti i torti, pensò contrariato.
Sua sorella era una persona orgogliosa, irritante e irritabile.
Aveva diciotto anni, sì, ma alle volte – molto più spesso di quanto sarebbe riuscita ad ammettere – si lasciava trascinare dai sentimenti, specie dalla rabbia. Come quella mattina.
Non esagero quando penso che da un momento all’altro potrebbe saltare al collo di qualcuno...
Poi, di colpo, sembrava calmarsi. Bastava una singola parola, una singola occhiata – di Killian e di nessun altro – per farle abbassare i toni.
Il ragazzo chiuse gli occhi castani, con l’intenzione di fare un breve pisolino. Giusto per recuperare le forze; dopodiché avrebbe cominciato a lavorare sulla missione.
Aveva già una mezza idea delle persone a cui chiedere.
Dopodiché si abbandonò tra le braccia di Morfeo.
 
 
 
Killian ebbe un sonno agitato.
Beh, dal mio punto di vista sarebbe stato strano il contrario. Era stato nel regno di Damocles soltanto una volta in tutta la sua vita e non in circostante piacevoli, purtroppo.
L’amaro ricordo di quel che successe all’epoca gli comportò questo.
Al suo risveglio preferì non pensarci, alzarsi e uscire all’aria aperta, per schiarirsi le idee. Il regno di Damocles non lo impauriva affatto.
Ciò di cui aveva bisogno era sapere con certezza che la Bestia dagli Occhi di Luna non li avrebbe seguiti, che Lily avrebbe potuto dormire sonni tranquilli. E che il “Bellimbusto” se ne sarebbe stato zitto. Almeno per una volta.
J.C.

 

 
§
 
 
 
Non era tornata a casa soltanto perché se l’avesse fatto si sarebbe annoiata.
Allora Lily approfittò del tempo libero per salire le scale e recarsi nel suo posto preferito: la biblioteca principale.
Principale perché Alastor ne possedeva una tutta sua, nello scantinato, tanto piccola quanto incasinata – e buia.
La stanza preferita di Lily, invece, si trovava all’ultimo piano dell’edificio.
Aveva la forma di un cerchio e le pareti che non ospitavano finestre, erano stracolme di libri e antiche pergamene. Al centro vi erano due enormi tavoli rettangolari su cui era appoggiato di tutto: lenti d’ingrandimento magiche, penne, fogli, altri libri, cartine, alcuni cristalli che Ella aveva dimenticato, boccette d’inchiostro, righelli. Il caos.
Ma era un caos che a Lily piaceva perché stava a significare che i suoi compagni s’impegnavano davvero tanto in quello che facevano. Riconobbe il suo nome intagliato nel legno: uno stupido scherzo infantile che nessuno aveva cancellato. Quand’era piccola le piaceva stare lì e osservare gli altri leggere.
Leggeva anche lei, per carità! E forse anche troppo – c’era chi sosteneva che il suo piccolo cervello fosse esploso per le troppe ore perse a studiare le cose più disparate, per questo spesso e volentieri faceva la pazza.
Lily amava quella stanza circolare anche per via del grande lucernario.
Il cielo azzurro era perfettamente visibile da dentro la biblioteca.
E al lato opposto, sul pavimento ligneo, vi era disegnato il simbolo della gilda, lo stesso che era impresso su ogni porta e sulle due torri che affiancavano l’edificio principale. Lo stesso che decorava la sua nuca, pallida come tutto il resto del suo corpo: un libro aperto e un sole nascente.
Stava a rappresentare ciò che Ancient Aurora cercava: il sapere, la verità dietro i più grandi misteri di questo mondo. All’epoca della sua fondazione, la gilda si era prefissata l’obiettivo di squarciare la coltre di oscurità, bugie e ignoranza proprio come avrebbe fatto un sole nascente. Un’aurora... e Lily aveva sempre trovato poetico tutto ciò.
Poi sentì un odore familiare e sorrise. Appena comparsa sulla rampa di scale c’era Ella – completamente sporca di terra e fuliggine, con entrambe le mani occupate da un grosso sacco e un piccone grande quasi quanto lei.
Ella Fitzgerald non era minuta e magrolina.
Era poco più alta di Lily – che comunque sfiorava con orgoglio il metro e settantasei – ma aveva comunque sedici anni; due anni più giovane della sua amica corvina!
Quando finalmente la vide, Ella sgranò gli occhi nocciola e le sorrise. «Ehi, ciao!»
«Da’ qua!» esclamò Lily, strappandole dalle mani l’arma. «O uno di questi giorni ti ci infilzerai un piede!»
L’amica rise, sistemandosi meglio il sacco sulla spalla. «Non dire sciocchezze. So maneggiarlo come si deve, io
E nel dirlo Lily percepì una punta d’ironia. Si stava riferendo – ovviamente – a quando, per scherzo, la corvina aveva avuto la brillante idea di rigirarselo tra le mani come fosse una majorette... con l’unico risultato che le era sfuggito dalle mani e quasi aveva centrato la testa di Royal che, per un attimo, aveva visto tutto nero.
Si limitò quindi a un’alzata di spalle come se la cosa non le importasse.
Durante tutto lo scambio di battute, le due ragazze avevano continuato a camminare fino a raggiungere una porta in legno massiccio. Infatti, dalla biblioteca del terzo piano si potevano raggiungere solo due luoghi: lo studio di Ella – la loro destinazione – e la serra di Nimue.
Quando Lily aprì la porta, lasciò che l’amica entrasse per prima. Ella si trascinò lungo la modesta scala a chiocciola, visibilmente affaticata per lo sforzo; mentre Lily la seguiva a ruota e sbirciava di tanto in tanto fuori dalle finestre da cui entrava la luce.
«Sono distrutta!» esclamò Ella, mollando finalmente il grosso sacco ai piedi del suo tavolo da lavoro. «Posa il piccone in quell’angolo e non toccare niente!»
Lily fece come detto e rimase immobile. La osservò togliersi i guanti da lavoro marroni, trafficare con i suoi strumenti, svuotare lo zaino che aveva avuto sulle spalle tutto il tempo e mettere a posto i ferri che si era portata dietro. Poi, dopo un sospiro soddisfatto, si allungò verso l’alto facendo scricchiolare qualche osso della schiena e slegò i capelli rossi dallo chignon disastroso che si era costruita sulla testa prima di mettersi a lavorare.
«Hai trovato qualcosa di bello oggi?» le chiese la corvina.
Ella sorrise e si inginocchiò all’altezza del sacco che si era trascinata dietro. Cominciò a tirare fuori da lì un numero spropositato di pietre e cristalli, con lo stesso entusiasmo di una bambina a cui avevano appena regalato un sacco pieno di caramelle. «Niente di nuovo a parte... questo
Nel dirlo le mostrò un grosso pezzo di cristallo bianco.
«E sarebbe?»
«È una pietra di Luna ed è la prima volta che ne vedo una così bella!»
Solo lei può entusiasmarsi tanto per una pietruzza... pensò divertita.
«Cosa dovresti farci con questa?» le chiese, incuriosita.
Il sorriso di Ella divenne più ampio e luminoso. «Innanzitutto, devo scoprire se ha delle proprietà magiche. E a seconda del responso mi adeguerò!»
Lily annuì e mentre l’amica cominciava a blaterale tra sé e sé, si guardò attorno. Il laboratorio di Ella non era tanto grande ma neanche troppo piccolo; a lei bastava lo spazio che aveva e non se ne lamentava – nonostante il disordine regnasse sovrano.
La stanza – anche questa circolare – era occupata da a una serie di scaffali pieni zeppi di libri sulla mineralogia, pietre e tutto quello che le sarebbe potuto servire. Sotto le finestre vi era un enorme baule aperto contenente pietre, cristalli, minerali di ogni tipo e colore.
C’era un tale mix di odori che a Lily, per un attimo, girò la testa.
«Ti lascio alle tue cose, allora» mormorò la mora.
Ella annuì e la salutò frettolosamente, senza alzare lo sguardo dal suo nuovo oggetto di studio. E l’amica non poté che sorridere nuovamente mentre si allontanava dal laboratorio.
Scese le scale e tornò in biblioteca. Era ancora deserta.
Lily ne approfittò e fece per andarsi a scegliere un libro – uno dei pochi che non aveva ancora letto – ma un pensiero la fermò prima ancora di poterne afferrare uno. O meglio, un’idea.
Lasciò perdere la lettura e si diresse verso l’altra porta. Lì dove era stato appeso un piccolo cartello alla maniglia che recitava: “Niente scocciatori”. L’aprì e si ritrovò nuovamente a salire le scale, sfuggendo ai raggi troppo forti del sole ogni volta che incrociava una finestra.
Come aveva ipotizzato, Nimue era lì. La torre sinistra – specularmente a quella destra che occupava il laboratorio di mineralogia – era invece stata costituita principalmente da vetri e ospitava un numero spropositato di piante, la maggior parte di queste officinali.
Nimue ne era la responsabile. Lei sì che era piccola; bassa e magrolina. Due lunghe ciocche di capelli verdi e una frangetta corta incorniciavano un volto piccolo e roseo; mentre il resto era stato tagliato in un morbido caschetto asimmetrico.
Gli occhi – anch’essi verdi – scrutavano qualsiasi cosa incrociassero con placido distacco, sempre.
Nonostante sembrasse la più piccola delle tre, Nimue era la più grande. La più adulta. La più matura. Aveva ventitré anni e indossava un comodo vestito smerlato color crema a maniche lunghe con tanto di colletto e calze marroni; ai piedi delle semplici ballerine chiare.
«Oh, Lily» disse, sollevando lo sguardo smeraldino dalle achillee che stava innaffiando. «Come mai qui?»
«Sono annoiata. Killian è a casa, Ella sta lavorando, sono tutti impegnati tranne me e non so cosa fare!» spiegò lamentosa.
«Hai chiesto se Alastor ha-»
«Non me lo nominare, ti prego!» esclamò, interrompendola. «Meno lo vedo e meglio mi sento...»
Ma Nimue si limitò a sbattere le palpebre lentamente, vagamente confusa.
Per chiunque non la conoscesse, poteva sembrare una persona fredda, presuntuosa e annoiata dal mondo. Beh, non che non lo fosse – vagamente presuntuosa – ma aveva un lato di sé che spesso restava nascosto agli occhi degli altri.
Perché Nimue Solar era estremamente curiosa. Di tutto. E si mostrava particolarmente amichevole e loquace con le persone giuste.
«Ancora non ho capito perché lo detesti tanto. Non fa niente tutto il giorno se non starsene rinchiuso nel seminterrato» fece. «E a proposito, stamattina l’ho dovuto cacciare da lì. Quindi se lo dovessi vedere sulle scale o lì vicino, per favore, dagli un pugno da parte mia.»
Con estremo piacere, pensò divertita.
«Perché l’hai cacciato, comunque?»
«Stava diventando una salamandra cieca[2] e dovevo provvedere» disse seria. Smise di innaffiare le sue achillee e invitò Lily a sedersi con lei.
Come potessero essere tanto amiche nonostante l’evidente diversità di carattere rimaneva un mistero. La corvina era tanto esuberante quanto invadente; al contrario Nimue era una persona tranquilla.
A Lily piaceva stare in sua compagnia e le piaceva la serra. Spesso, quando era troppo stanca persino per tornare a casa, si sdraiava su quel piccolo divano azzurro e ci rimaneva per ore.
«Hai idea di cosa voglia fare Killian?» chiese, all’improvviso. «È passato qui solo per chiedermi se volessi unirmi alla squadra e per comunicarmi il motivo dell’indagine. Non mi ha detto altro.»
L’amica sospirò sommessamente. «Ha detto che me ne parlerà domani sera. Per ora vuole concentrarsi per avere le idee chiare. E ovviamente vuole farlo da solo, come al solito.»
Nimue ridacchiò – un evento non tanto raro, in verità.
«È proprio vero, allora. Il Master aveva ragione anche su questo, incredibile
«Su cosa?» chiese, cominciando a intuire dove volesse andare a parare.
L’altra non rispose subito. Alzò gli occhi verdi sulla figura pallida della corvina – davvero troppo pallida per un comune essere vivente – e prese a osservarla. La osservò con una tale intensità che Lily si chiese se si fosse inavvertitamente mangiata una delle sue stramaledette piante allucinogene.
«Hai paura che ti metta da parte.»
«Cosa?!»
«Hai paura che ti metta da parte» ripeté pazientemente.
 

 
 
Ne seguì una lunga ed estenuante conversazione al termine della quale Lily si sentì sfinita, neanche avesse abbattuto un orso a mani nude.
Si sentì sconfitta da quella consapevolezza ma, nonostante ciò, si impose di rigettare quell’assurda idea. Non aveva paura, si ripeté.
Non aveva paura che Killian l’allontanasse per andarsene (a morire) da solo.
Perché o entrambi o nessuno – fino e oltre quella meta.
J.C.


 
 
§

 
 
Quella stessa sera Killian scese le scale che portavano al seminterrato.
L’edificio era silenzioso, buio; se non fosse stato per le lanterne che si accendevano e spegnevano a un orario preciso, Killian si sarebbe frantumato la faccia inciampando sui suoi stessi piedi.
Non andò oltre il primo piano sotterraneo – non aveva bisogno di andare nell’archivio – ma si fermò davanti alla porta che dava alla biblioteca personale di Alastor.
E infatti lo trovò ricurvo su un vecchio tomo, seduto sulla sua poltrona di velluto e circondato da altri libri, polvere e ragnatele. Sulla scrivania aveva accesa una lampada che lo aiutava nella lettura, un quaderno per gli appunti e un bicchiere pieno d’acqua.
Qualcuno deve averglielo portato ma è così concentrato che si è dimenticato di berlo, pensò arricciando le labbra per non ridere. «Ehi, Al, buonasera!»
Alastor sollevò la testa per guardarlo come se si fosse accorto solo in quel momento della sua presenza. «Ti serve qualcosa?»
Killian rabbrividì. Alastor era una persona strana e inquietante – Lily non smetteva mai di ripeterglielo – e il fatto che fosse a conoscenza di cose che nessuno avrebbe mai dovuto sapere lo rendeva ancora più strano e pericoloso. L’uomo aveva una carnagione pallida quasi quanto quella di sua sorella e il motivo era chiaro: se ne stava sempre rintanato lì dentro.
A leggere. E infatti c’era chi sospettava che fosse ormai quasi cieco perché quando metteva fuori il naso da lì, andava a sbattere di continuo contro persone e oggetti – caratteristiche che lo faceva sembrare ancora più strano.
Alastor era questo. Strano. Inquietante. Pericoloso.
Anche se non tutti credevano che potesse fare del male a qualcuno – gracilino com’era.
Era sempre vestito uguale: stesso maglione viola, stessi pantaloni scuri e stesse scarpe, indossate come fossero ciabatte.
Killian si era seriamente chiesto se nel suo armadio ci fossero soltanto quei tipi di vestiti o se era lui a insistere sempre sullo stesso modello. Poi si era chiesto – altrettanto seriamente – se lui addirittura avesse un armadio con dentro dei vestiti. E se avesse una casa.
«Neanche il Master l’ha mai visto smontare» gli aveva detto qualcuno, una volta. «Forse una casa non ce l’ha e dorme nel seminterrato!»
Nel ripensarci Killian rabbrividì. Di nuovo.
«In effetti sì. Sai già della missione che ci è stata affidata dal re...»
L’uomo allampanato annuì distrattamente, tornando a guardare il suo libro.
Non disse niente ma il ragazzo continuò: «Mi servono delle informazioni.»
Alastor alzò nuovamente la testa. Gli occhi viola fissi in quelli di Killian sembravano star andando a fuoco tanta era la stanchezza.
Indossava anche un paio d’occhiali dalla montatura dorata che – purtroppo – non nascondevano abbastanza bene le occhiaie.
«Mh. Va bene. Vuoi sapere quali sono i maghi più promettenti del momento o vuoi verificare che i maghi che tu hai scelto sono effettivamente i più promettenti del momento?»
«Stiamo parlando delle stesse persone, no?»
Alastor non si scompose. «Già» disse soltanto – anzi, biascicò.
Dopotutto era stato proprio lui, Killian, a fargli quei nomi prima di tornare a casa quel pomeriggio, con la speranza che l’uomo potesse scoprire il più possibile.
«La ragazzina mi pare un ottimo elemento» continuò a dire il Bibliotecario. «Ma anche l’altra non è male. Poi?»
A quel punto Killian alzò gli occhi al cielo. Era incredibile come quei due viaggiassero sulla stessa lunghezza d’onda pur essendo tanto diversi. «Dici che dovrei chiederlo anche a lui
L’altro alzò svogliatamente le spalle.
«Se ti è congeniale...»
«Lo sai benissimo che non sono io il problema, qui» bisbigliò, quasi con la paura che Lily lo potesse sentire.
Alastor restò in silenzio per qualche secondo. Poi parlò: «Mh. E la persona che hai nominato la volta scorsa?»
«Chi?»
«Quella... Quella lì, dai. Non ricordo il nome» sbuffò.
Il ragazzo si trattenne dallo scoppiare a ridere solo perché aveva fame e non vedeva l’ora di tornarsene a casa e mettere qualcosa sotto i denti. E provocare troppo il Bibliotecario non faceva parte dei suoi piani per la serata. «Tu che non ricordi qualcosa? Ora ho visto davvero di tutto.»
Alastor ignorò bellamente la presa in giro. Ma si affrettò lo stesso a spiegare come stavano le cose: «Stamattina Nimue ha sfrattato. Dice che prima o poi diventerò una talpa o un drago... qualcosa del genere.»
Killian sorrise. «Immagino che lo shock sia stato tremendo.»
Alastor non si scompose nemmeno quella volta. «Già...»
 


 
La conversazione non terminò lì, ovviamente.
E io, come Vostro Umile Narratore, spero che questa allegra gita tra le mura dell’Aurora vi abbia intrattenuto a dovere nonostante la scarsità di avvenimenti.
Dopotutto si è trattato di una banale giornata in attesa del grande caos; ore passate in compagnia di amici e fidati compagni.
È stato solo... 
un giorno come un altro... no?
J.C.


 
§
 

 
Due giorni dopo. Crocus.
 
 
La ragazzina in questione – quella di cui avevano parlato i due nello scantinato e che sembrava essere un ottimo elemento – non aveva neanche messo piede in quella bettola che di riflesso girò il viso ovale verso il suo proprietario: un omaccione grosso dalla barba incolta e un ridicolo grembiule perennemente allacciato attorno ai fianchi.
Lo fissò in silenzio e totalmente inespressiva. Lui, al contrario, ridacchiò senza alcun motivo apparente – o più semplicemente non seppe come rispondere a uno sguardo tanto concentrato e per questo ridacchiò d’imbarazzo. «Ehm, è arrivata una lettera per lei.»
Si voltò appena e aprì un piccolo cassetto della scrivania posta all’ingresso del B&B e dopo averci rovistato dentro per una trentina di secondi le porse finalmente la busta. Era bianca e non vi era alcun francobollo.
«L’hanno consegnata stamattina preso» spiegò. Poi, vedendo che la ragazza non diceva niente si affrettò a chiamare sua nipote. «Ehm, Odette? La donna che ha consegnato la lettera... ricordi il suo nome? Forse la signorina vorrebbe saper-»
Ma la ragazza dagli occhi viola lo interruppe bruscamente: «Non ce n’è bisogno.»
L’uomo sobbalzò – letteralmente. Perché non si aspettava una risposta tanto decisa e ineccepibile. Per di più, non si aspettava che una simile risposta potesse darla una ragazzetta della sua età.
Ma quel che il proprietario del B&B non sapeva era che, nonostante avesse per l’appunto soltanto sedici anni, quella ragazzetta ne aveva già passate di cotte e di crude. Per rendersene conto bastava avere un certo occhio per i dettagli: lo sguardo tagliente, i muscoli accentuati del corpo, la postura rigida ma al tempo stesso sicura e sciolta nei movimenti... quella ragazzetta non faceva altro che lottare. Lottare contro tutto e tutti, persino contro se stessa.
Perciò all’uomo non restò nient’altro da fare se non annuire.
Poi, senza aggiungere nient’altro, la ragazza salì le scale e raggiunse lentamente la sua stanza. Non appena si chiuse la porta alle spalle le scappò un sospiro. Che gran mal di testa...
Non era stata una buona idea fermarsi nella capitale: c’erano troppe persone e troppi rumori. E lei odiava i posti chiassosi.
Senza indugiare oltre andò a sedersi sul letto e aprì la busta che conteneva la lettera.
Ciò che lesse la spiazzò. In un attimo il suo pensiero calamitò su di lui, sul suo obiettivo.
Questo sì che è un colpo di fortuna, pensò.
Ma poi, di colpo, si rabbuiò. Perché chiunque le avesse scritto quella lettera conosceva lei e le sue abilità, altrimenti perché si sarebbe preoccupato di sparire così rapidamente da quel posto? Dal suo raggio d’azione?
Perché altrimenti avrei capito le sue intenzioni, mi pare ovvio.
Allora la ragazza si concentrò nuovamente – così come aveva fatto al piano inferiore, poco dopo aver appreso della lettera – ma ancora una volta non trovò niente di utile.
Il proprietario aveva parlato di una donna e chiaramente sua nipote Odette – di soli tredici anni – non ricordava altro se non un rossetto marcato e dei folti capelli biondi. No, non ci siamo. La ragazza spostò lo sguardo verso la finestra, laddove aveva sistemato la statuina che aveva intagliato le sera precedente.
Non conosceva affatto questo Killian – probabilmente non conosceva neanche la persona che le aveva fatto recapitare la lettera – ma anche se non era stato sufficientemente esplicito, nelle sue parole aleggiava un qualcosa di non detto. Sembrava sapere esattamente chi lei fosse.
E nonostante questo, la ragazza prese la sua decisione.
Decise che , sarebbe andata a incontrare questa persona e avrebbe discusso con lui riguardo la missione esplorativa richiesta dal re.
Fece una smorfia. Come se me ne importasse qualcosa...
 
 
 








 
 

 

[1] L’achillea è una pianta medicinale che, a quanto pare, possiede proprietà cicatrizzanti, emostatiche ed è utile anche in caso di spasmi muscolari.

[2] La salamandra cieca (del Texas) è un animale che non possiede pigmenti nella pelle né occhi, non esce mai “all’aperto” e resta nel buio totale. È un po’ bruttino O_o
 



 
 
 
Neanch’io pensavo di riuscire ad aggiornare così presto. *___________________* Ta-dan!

Questa volta mi sono presa del tempo per presentarvi i personaggi secondari – perché sì, so che sembra strano, ma non faranno parte del cast “principale”, nel senso che (a esclusione di Nimue) nessuno di loro andrà a Damocles.
Beh, tranne la ragazzetta a fine capitolo. Un OC di striscia_04 che ringrazio ancora di cuore ^_____________^ So che avrei potuto lavorarci di più ma ho preferito fermarmi per potermici soffermare nei prossimi capitoli (tra l’altro non volevo neanche svelare tutto e subito, quindi...) e presentarla come si deve assieme agli altri personaggi.
A questo punto mi preme chiederti: come ti è sembrata?! Mi rendo conto che è ancora troppo presto per averne un’idea, visto che il momento è stato breve... ma se c’è qualcosa che non ti è piaciuto dimmelo subito.

Poi... cosa ve ne pare di Royal, Ella, Nimue e Alastor?
Vi avverto: non preoccupatevi se vedrete dei litigi. Lily è pur sempre un’adolescente e si sa che gli adolescenti sono sempre un po’ ribelli!

Altro cosa: attenti ai dettagli! >______________________<
Alcune cose nominate in questo capitolo ritorneranno!

Vi lascio con una piccola curiosità sui personaggi:

Curiosità n.1 ► In origine, Lily doveva chiamarsi Hel (come la regina degli Inferi nella mitologia nordica); mentre il nome di Killian doveva essere Ray (e richiamare il potere che all’epoca gli avevo dato, cioè il fulmine). Che dite? Meglio la prima o la seconda scelta?

E per finire, i prestavolto:

LILY ►
 https://i.pinimg.com/originals/e3/75/7e/e3757e90729159177ab131521830b7b0.jpg

KILLIAN ► http://i.pinimg.com/474x/fc/a5/8a/fca58a5f0d01b14700fa7af6b965300d.jpg

ROYAL ► http://pm1.narvii.com/6383/73b954dc93a1893c7595e61b16e4d8bb81f6cf98_hq.jpg

ELLA ► http://stat.ameba.jp/user_images/20120416/15/gameotasite/07/05/g/o0400062511919345580.gif

NIMUE ► http://static.zerochan.net/Nanamine.Sakura.full.2878631.jpg


ALASTOR ► http://www.ixpap.com/images/2021/01/tbhk-wallpaper-ixpap-11.jpg
 
(ovviamente sono indicativi: nel senso che l'aspetto è quello, il vestiario potrebe cambiare – esempio: Killian non ha tutte quelle bende addosso e Lily, almeno per il momento, non indossa quel vestito ^^)

E per finire, ecco il simbolo dell'Aurora:
► http://www.deviantart.com/lailadahl/art/Marchio-ANCIENT-AURORA-903341824?ga_submit_new=10%3A1641761284
Questo è quello di Lily (blu).
 
Se avrò tempo potrei pensare di fare uno schizzo dei vostri OC. Ma non vi prometto niente...
Alla prossima! ^^

 
Rosy


 
  
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