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Autore: ame_vuiller003    09/01/2022    0 recensioni
Questa storia, o meglio raccolta, si basa sul cartone Miraculous Ladubug. Si tratta di una serie di One Shot ispirate ai protagonisti, Adrien/Chat Noir e Marinette/Ladybug.
DALLA PRIMA ONE SHOT:
... -Come porta fortuna.- gli sussurrò a qualche centimetro dal volto prima di baciarlo. Chat Noir spalancò così tanto gli occhi che per un momento temette gli sarebbero caduti. Marinette, la ragazza di cui era innamorato, lo stava baciando. Le mise le mani sui fianchi e la avvicinò ancora di più a sé. Le labbra della corvina erano così morbide, così calde... gli sembrava di essere in Paradiso. ...
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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-AAAAAAAAAAAAAA!- urlò  Marinette mentre, a causa di una Akuma che si era appena impossessata di un uomo sulla cima della Tour Eiffel, cadeva nel vuoto.
Non avrei mai pensato di morire per una cosa tanto stupida, pensò mentre il terreno si faceva sempre più vicino.
-Finiremo spiaccicate Marinette!- le urlò Tikky tentando di non volare fuori dalla borsetta della sua portatrice. Avrebbe potuto trasformarsi, ma la battaglia era trasmessa su tutte le televisioni, con Nadja Chamack che commentava, e non poteva rivelarsi così.
Quando mancavano una decina di metri, Marinette chiuse gli occhi aspettando il colpo fatale. Ma non arrivò. Si sentì prendere per un braccio e in pochi secondi sentì qualcuno che la abbracciava forte respirando affannosamente. Aprì lentamente gli occhi mentre, tremante, si allontanava quanto bastava per vedere in faccia il suo salvatore. Chat Noir la fissava con un'immensa preoccupazione negli occhi, spaventato. Quando l'aveva vista cadere aveva subito capito di chi si trattava. Chi altro poteva essere tanto goffo da cadere nonostante una ringhiera? Era corso a trasformarsi e poi si era lanciato alla velocità della luce per prendere al volo la ragazza che, nelle sere trascorse insieme, lo aveva fatto innamorare perdutamente. Per mesi non aveva fatto altro che saltare sul suo balcone e lei lo aveva ospitato, le aveva raccontato delle sue avventure con Ladybug, delle sue pene d'amore, e lei lo aveva consolato, aiutandolo a guarire passo dopo passo, fino a fargli dimenticare completamente l'eroina. Una sola persona occupava ora la mente di Chat Noir, e altre non era che la ragazza più goffa e timida di Parigi. Come era possibile dimenticarsi la propria anima gemella, questo Adrien non lo sapeva. Ma finalmente aveva cominciato a vederla per quella che era davvero, oltre la timida e balbettante compagna di classe. Se con Adrien era sempre stata imbarazzata e piena di insicurezze, con Chat Noir era completamente diversa, più se stessa. Non aveva mai capito il motivo di ciò, e lei non aveva mai voluto dirglielo, sostenendo che fosse poco importante. In realtà, Marinette non aveva nessuna voglia di pensare ad Adrien quando era con Chat Noir, soprattutto visto che era finalmente riuscita a superare la sua terribile cotta. Chissà come mai non si era mai accorta di quanto il suo Chaton fosse fantastico quando combattevano fianco a fianco. O meglio: che Chat Noir fosse fantastico lo aveva sempre saputo, però non si era mai accorta di cosa in realtà provasse per lui.
E ora Marinette era lì, tremante tra le sue braccia, e lo fissava respirando a fatica.
Chat Noir si guardò rapidamente intorno, tentando di stabilire quanto l'akumizzato fosse lontano. Aveva tempo di portare la sua principessa a casa? Intorno a loro, i parigini applaudivano.
-Ti porto a casa.- le disse semplicemente prima di circondarle la vita con un braccio e di afferrare il suo bastone con la mano libera. Si librarono in aria e un attimo dopo atterrarono con leggerezza sul balcone della camera della ragazza.
-Devo andare, Ladybug arriverà presto.- disse, -Io tornerò stasera, se non è un problema.- Marinette sorrise. Come poteva credere di essere un problema?
-Un problema? Da quando lo è? Negli ultimi tre mesi non ti sei mai posto questa domanda...- gli disse ridacchiando, -Comunque, grazie per avermi presa, Chat...-
Il ragazzo sorrise sistemandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Scherzi, vero? Non ti avrei permesso di morire, non te lo permetterò mai. Sopporterei qualsiasi cosa, fuorché il perderti.- sussurrò.
Marinette sorrise, come faceva ad essere così dolce anche nel mezzo di una battaglia? Battaglia che, tra l'altro, dovevano entrambi andare a combattere.
Però Chat Noir era lì, appollaiato come un vero gatto sulla ringhiera, a qualche centimetro da lei. Non pensò molto, decise di seguire, per una volta, i suoi sentimenti.
Lo afferrò per il campanellino e lo trasse a sé. Rimase un secondo ad osservare la sua faccia stupita.
-Come porta fortuna.- gli sussurrò a qualche centimetro dal volto prima di baciarlo. Chat Noir spalancò così tanto gli occhi che per un momento temette gli sarebbero caduti. Marinette, la ragazza di cui era innamorato, lo stava baciando. Le mise le mani sui fianchi e la avvicinò ancora di più a sé. Le labbra della corvina erano così morbide, così calde... gli sembrava di essere in Paradiso.
-Forse ora dovresti andare, Chat.-
-Hai ragione, Ladybug arriverà presto, non vorrei mai farla aspettare. Spero tu non sia gelosa.- scherzò piano allontanandosi appena da lei.
Marinette arrossì violentemente abbassando il volto.
Chat Noir scoppiò a ridere sul serio mentre le metteva due dita sotto al mento, alzandoglielo per poterla vedere in faccia.
-Felice che finalmente tu abbia capito quanto il mio charme sia irresistibile, principessa. Ci vediamo dopo.- le disse lasciandole un ultimo bacio a fior di labbra prima di saltare su un tetto e correre verso il centro, dove l'akumizzato continuava a terrorizzare le persone.
-Sei felice, Marinette?- chiese una vocina acuta dalla sua borsetta.
-Sì, Tikky, ora che l'ho fatto sì.- le rispose accarezzandole la testolina, -Ma ora quel gatto spelacchiato ha bisogno del nostro aiuto. Tikky, trasformami!-
Marinette si beò del familiare formicolio che avvertiva su tutto il corpo durante i pochi secondi in cui si trasformava in Ladybug, la supereroina di Parigi. Chi era stato akumizzato, questa volta? Se non altro, poteva almeno escludere che si trattasse di un nuovo attacco di Mr. Piccione, considerando che stava amabilmente spargendo mangime nel parco sotto casa sua.
Lanciò il suo yo-yo sui tetti e si librò nel cielo uggioso di quella giornata di aprile. Chat Noir aveva appena sferrato un attacco contro una specie di grande panda. Panda? Se era un altro in fissa con gli animali, avrebbe dato di matto.
-Chat Noir, che diamine è questa cosa?- lo raggiunse dietro ad un comignolo.
-Buongiorno Insettina. Allora... non ho esattamente capito cosa dovrebbe fare, però so che è indignato per qualcosa riguardo ai panda. Credo. Sinceramente, sono appena arrivato. Ho... salvato una persona.- spiegò.
Salvato una persona... come mai non faceva il suo nome? Evidentemente, voleva proteggerla da chiunque fosse anche solo un potenziale pericolo. Forse, voleva mantenere segreto il suo nuovo legame sentimentale. Dopotutto, uno dei principali motivi per cui aveva esitato con lui era proprio questo: se avessero portato la loro relazione ad un livello superiore, si sarebbero esposti a Papillon.
-A destra!- urlò Chat Noir spingendola di lato.
-Non mi sfuggirete! Nessuno può sfuggire all'estinzione!- urlò il panda.
-L'unico che si estinguerà qui sarai tu, piccoletto!- ironizzò Chat Noir.
-Piccoletto? Io sono Panda Gigante, come osi?- tuonò Panda Gigante, -Nessuno sminuirà l'estinzione dei miei amici, da adesso. L'uomo sta portando i panda giganti all'estinzione, e io estinguerò l'uomo!-
Sì, è decisamente un altro fanatico degli animali, pensò Ladybug.
-Tienilo occupato, Chat Noir. Devo trovare una visuale completa. Teniamoci in contatto.- gli disse brevemente. Si infilarono i loro auricolari e si separarono.
Dove poteva essere l'akuma? Davanti a lei non c'era che un enorme panda... con un anello. Come aveva fatto a non notarlo prima? Ovviamente, l'akuma doveva essersi infilata là. Ma come faceva a romperlo? Sicuramente, il cataclisma di Chat Noir sarebbe stato utile, e forse non avrebbero nemmeno avuto bisogno del suo lucky charm.
-Mi senti, Chaton?- chiese.
-Al tuo servizio, insettina.- la voce del supereroe le risuonò nell'orecchio destro.
-Usa il tuo potere sul suo anello, lo vedi? Alla mano sinistra. Io lo distraggo.-
-Visto, vado.-
Ladybug si lanciò verso Panda Gigante, dritta di fronte a lui, proprio mentre Chat Noir attivava il suo potere e gli girava intorno ad una caviglia. Come poteva fare? Arrampicarsi sarebbe stato rischioso, avrebbe potuto essere visto. Però che alternativa aveva? Il bastone... sì, poteva funzionare.
Puntò la sua arma al terreno e si innalzò fino all'altezza delle spalle di Panda Gigante. Aveva ancora pochi minuti prima di ritrasformarsi. Sperava di averne abbastanza.
Sorprendentemente, il banale piano funzionò al primo colpo. Era piuttosto raro che Ladybug non usasse il suo potere, e cosa ancora più rara che un'akuma non causasse danni.
-Ben fatto!- dissero i due supereroi dandosi il pugno.
-Però, Insettina... è stato più veloce di quanto avessi immaginato.- comentò Chat Noir mentre insieme si avvicinavano all'uomo rimasto vittima di Papillon: doveva avere circa trent'anni, e sul petto portava la spilla di un gruppo di animalisti che aveva sede proprio nella capitale francese.
-Si sente bene, signor...?-
-Gautier*, Ladybug. Cosa mi è successo? E perché sono qui?-
-Lei è stato akumizzato da Papillon, signor Gautier, ma abbiamo sistemato tutto. Spero che i panda giganti si salvino dall'estinzione.-
Il signor Gautier sorrise.
-Grazie, Ladybug e Chat Noir, farò tutto il possibile.- disse prima di allontanarsi.
-Devo andare anche io, Insettina, ci vediamo la prossima volta.- disse Chat Noir salutandola con la mano mentre il suo anello suonava. Corse fino a casa sua e fece appena in tempo a toccare terra che Plagg volò fuori dal suo anello, sfinito.
-Vado a farmi una doccia, tu vai a mangiare, stasera si esce.- gli disse sorridendo, felice come non mai.
-Oh Adrien, ma dai, per una volta non possiamo rimanere a casa a dormire?- gli rispose Plagg mentre prendeva un pezzo di Camembert e lo seguiva in bagno.
-No, Plagg, non possiamo. Oltre ad aver promesso a Marinette che sarei andato a trovarla, non ho intenzione di perdermi la serata con quella che potrebbe essere appena diventata la mia ragazza. Quindi, se vuoi riposarti, ti conviene farlo ora.- gli spiegò brevemente e con un sorriso sul volto il ragazzo.
Adrien si infilò sotto l'acqua calda della doccia. Si lavò velocemente e poi rimase immobile a godersi il calore bollente mentre pensava: Marinette lo aveva baciato, lo aveva baciato! Quindi, alla fine ci era riuscito davvero a farla innamorare. Era un sogno che si realizzava... però, nessuno avrebbe potuto sapere nulla, lei non avrebbe potuto parlarne con i suoi migliori amici, con i suoi genitori... con nessuno. Era davvero disposto a condannarla ad una simile cosa? Lui sapeva bene cosa volesse dire non poter dire la verità a coloro che si amava: non poteva mai dire nulla a Nino e aveva perso non solo l'amore ma anche l'amicizia di Katami per le sue continue bugie. E soprattutto sapeva che le bugie portavano alla solitudine, cosa che non augurava a nessuno.
-Che ti prende, Adrien?- gli chiese gentilmente Plagg.
-Non so se è la cosa giusta.- sussurrò Adrien.
-Stai scherzando vero? Finalmente, dopo tuuutto questo tempo, la ragazza che ti piace di bacia e tu vuoi tirarti indietro? Voi umani, non vi capirò mai...- sbuffò.
-No che non mi voglio tirare indietro! Io voglio solo proteggerla... e che sia felice.-
-Quindi in pratica credi che spezzandole il cuore in una città in cui Papillon akumizza le sue vittime grazie ai loro sentimenti negativi la renderai felice? E la terrai al sicuro? L'amore ti avrà anche dato alla testa, ma qui deve esserci qualcosa di biologico. Devi essere così di natura, altrimenti non si spiega.- Plagg scosse la testa. Sebbene non potesse negare che Adrien fosse il miglior portatore che avesse mai servito, certe volte era davvero uno stupido.
-Io.. hai ragione.. però se ci mettiamo insieme lei sarà costretta a mentire a tutti, non potrà mai confidarsi con nessuno, nemmeno con Alya. Non voglio obbligarla a rinunciare alle sue confidenze con la sua migliore amica. So quanto ci tiene.- disse Adrien serio.
Come se già non fosse super abituata a mentire a tutti... se solo aprissi gli occhi, una buona volta, si ritrovò a pensare Plagg, ben consapevole che questo suo desiderio sarebbe stato irrealizzabile fintanto che Papillon non fosse stato sconfitto.
-Non lo so Adrien, i kwami non si innamorarono. Grazie al cielo, tutte queste pene inutili non le capisco proprio.- sospirò mentre si godeva i vapori caldi che uscivano dalla doccia.
-Grazie comunque, Plagg.- rispose mesto Adrien mentre chiudeva l'acqua e usciva. Rabbrividì mentre si infilava l'accappatoio. Non aveva idea di cosa fare.

***

Marinette era sdraiata sul letto e continuava a guardare l'orologio. A che ora pensava di venire quell'inutile felino? Lei non aveva mica tutta la notte.
Certo, come se non avessi già sprecato intere ore di sonno a parlare con lui... ma chi voglio prendere in giro?, pensò mentre si girava a pancia in giù.
-Ma quando viene?- sussurrò, più a se stessa che a Tikky.
-Arriverà presto, Marinette. La pazienza è una virtù.- ridacchiò l'esserino rosa.
-La pazienza è una virtù e io in questo momento mi sento molto poco virtuosa. Inoltre, lo hai detto anche venti minuti fa che sarebbe arrivato presto. E non è ancora...-
-Eccolo.- sussurrò Tikky scomparendo alla vista della sua portatrice.
Un piccolo tonfo la fece sedere e alzare lo sguardo verso la botola che dava sul terrazzo. Chat Noir era appena atterrato sulla ringhiera e stava agilmente scendendo sul letto.
-Parlavi con qualche ragazzo, principessa? Potrei essere geloso, sai..- disse. Marinette ridacchiò.
-Non parlavo proprio con nessuno, ma se vuoi posso prenotarti una visita dall'otorino. Cominciavo a pensare che sarei dovuta venire a cercarti, sai? Ti sei perso a giocare con le luci o con i topi?- gli chiese sedendosi contro alla parete.
Chat Noir mise il broncio.
-Non prendermi in giro, ho fatto la doccia ma ci ho messo più tempo del solito, poi ho cenato ma ho dovuto aspettare che la mia gu... ehm, voglio dire, la mia graziosa sorellina andasse a dormire, eh eh.- rispose grattandosi la nuca. Per poco non le aveva rivelato di avere una guardia del corpo.
Marinette sorrise mentre lo osservava.
-Non volevo prenderti in giro, Chat.- gli disse semplicemente.
Si sorrisero entrambi, uno vicino all'altra sul letto di Marinette, i visi poco distanti. Si osservavano, e i loro sguardi esprimevano calma, pace e felicità. Per tanto tempo Chat Noir aveva immaginato quel momento, ma non lo aveva mai pensato così. Così dolce, tenero, intimo. E allo stesso tempo, con una punta di amarezza.
-Mari... vorrei parlarti, se per te va bene.- le disse semplicemente, cercando di non smettere di sorridere per non allarmarla. Marinette lo guardò confusa. Parlare? Una strana ansia la sorprese allo stomaco.
-Ehm... va bene. Scendiamo?- chiese indicando le scale.
-Non è necessario, credo.- sospirò, -Ci ho pensato molto, è principalmente per questo che ho fatto tardi. Per un momento... ho creduto che non sarei venuto.-
Il cuore di Marinette accelerò.
-C'è qualche cosa che non va, Chat?- gli domandò, preoccupata, -Lo sai che puoi dirmi tutto, vero?-
Chat Noir annuì. Eccome se lo sapeva. Negli ultimi mesi, le aveva confidato i suoi segreti più profondi, quelli che non conosceva nessuno. L'unica cosa che non sapeva era la sua identità e tutto ciò che avrebbe potuto farglielo intuire.
-Io... riguarda prima. Il bacio sul balcone, intendo.-
Marinette si irrigidì appena. Cosa stava succedendo?
-Okay.... quindi, di cosa volevi parlare?- chiese titubante, sempre più preoccupata.
Chat Noir sospirò profondamente.
-Non credo che sia il caso.- disse solo.
A Marinette mancò il respiro. Non credeva che fosse il caso?
-Il caso di cosa?-
-Il caso di, ehm... sì, insomma... di noi.- balbettò il ragazzo abbassando le orecchie e evitando gli occhi chiari di Marinette. Il sangue le si gelò nelle vene a quelle parole, come se avesse aperto l'acqua della doccia sulla gradazione più fredda possibile.
-Cioè, fammi capire. Sei venuto qui ogni sera negli ultimi tre mesi, ti sei innamorato di me, non hai fatto che cercare di farmi cadere ai tuoi piedi, e ora che finalmente te la do vinta tu ti tiri indietro perché non è il caso? Non capisco, Chat... ho fatto qualcosa di...?-
-No!- la interruppe lui, -Tu non hai mai fatto nulla di sbagliato, tu sei fantastica, principessa. Solo che...-
-Solo che cosa? Se non credi che sia il caso, dammi almeno una spiegazione che mi convinca. Se sono fantastica, come dici tu, perché mi stai... rifiutando?- gli chiese in un sussurro.
Chat Noir si morse le labbra. Sapeva quanto Marinette stesse soffrendo, perché probabilmente se in quel momento qualcuno avesse deciso di strappargli il cuore dal petto gli avrebbe fatto meno male. Gli avrebbe fatto quasi un favore.
-Hai ragione, sono innamorato di te, principessa. Però sono un supereroe, se ci mettessimo insieme tu non potresti parlarne con nessuno, neanche con Alya o con tua madre. La nostra sarebbe una relazione segreta, clandestina. Non potremmo mai uscire insieme, non potremmo mai prenderci un gelato o passeggiare lungo la Senna, non potremmo fare nulla di tutto questo. E non posso farti una cosa del genere.- le disse prendendole una mano.
Ma che diamine stava dicendo? Marinette era incredula. Lui credeva seriamente che una loro possibile relazione sarebbe stata una specie di maledizione per lei? Aveva impiegato quasi due mesi per ammettere a se stessa di essersi innamorata di lui, aveva passato notti insonni a pensare a cosa fare e a cosa non fare, e dopo che lei aveva deciso cosa era meglio per lei, lui la rifiutava per il suo bene?
-Stai scherzando, vero?- gli domandò mentre fissava insistentemente i suoi occhi verdi. Ma lui non disse nulla, e quel silenzio valse più di mille parole, -Quando mi hai chiesto cosa mi sarebbe piaciuto in una relazione, ti ho risposto che mi piaceva l'idea di parlarne con la mia migliore amica, magari con mia madre, è vero. Ma ora rispondi: pensi che io non ci abbia pensato, a cosa una relazione con il supereroe di Parigi avrebbe portato? Pensi che se non fossi stata disposta a tenere tutto segreto, senza mai uscire allo scoperto, questo pomeriggio ti avrei baciato lo stesso? Sono mesi che ci penso, Chat, sono mesi che cerco di capire cosa fare. E a me va bene.-
Chat Noir scosse la testa.
-Non lo sai, se ti va bene o no, non sai cosa significhi dover mentire sempre a tutti, non poterti confidare con i tuoi migliori amici. Io lo so, e non è una cosa bella. E non voglio costringerti a fare qualcosa di cui poi potresti pentirti.- le rispose, più bruscamente di quanto avesse intenzione.
-Non lo so perché non mi dai altra scelta! Come posso conoscere qualcosa che mi impedisci di conoscere? Credi davvero di essere l'unico ad avere dei segreti? Okay, saranno segreti più grandi dei miei, non lo metti in dubbio. Ma sul serio pensi che Alya sappia ogni singola cosa di me? O che mia madre conosca ogni pensiero che mi passa per la mente? L'unico a sapere tutto ciò che la mia migliore amica non sa, sei tu.- lo aggredì, arrabbiata. Con che faccia veniva e le diceva quelle cose?
Chat Noir rimase in silenzio, preso in contropiede. Si stava arrabbiando. Possibile che non capisse che stava facendo tutto quello per lei? Che non stava facendo altro che cercare di proteggerla, perché l'amava?
-Smettila, Marinette.- le disse, per poi aggiungere, brusco -Tu non sai chi sono, chi si nasconde dietro alla maschera! Tu non mi conosci!- ma se ne pentì subito.
Marinette rimase ferma, immobile, col fiato sospeso. Una pugno allo stomaco le avrebbe fatto meno male.
-Mari...- sussurrò Chat Noir. Una lacrima rigò il volto della ragazza che, pietrificata, lo guardava ad occhi spalancati.
-Io non...- sussurrò di nuovo.
-Non so chi sei? Non ti conosco?- sussurrò lei in risposta, premendosi le mani sul ventre, -Ogni sera, negli ultimi tre mesi, sei venuto da me. Ogni sera, negli ultimi tre mesi, ti ho fatto entrare e sono restata con te a parlare per ore. Parlando con te, ho visto più albe di quante avrei mai potuto immaginare, invece di dormire. Ti ho ascoltato, ho imparato a conoscerti giorno dopo giorno, e hai il coraggio di dirmi che non ti conosco? Non so chi si nasconde dietro alla maschera, su questo hai ragione. Ma ti conosco, ti conosco meglio di quanto io stessa creda. Conosco chi sei, chi sei veramente. So quali sono i tuoi generi musicali preferiti, so quali sono i tuoi piatti preferiti, so quali sono i tuoi progetti, i tuoi sogni. Per tre mesi mi hai detto tutto, tutto, di te, e ora hai il coraggio di dirmi che io non ti conosco?-
Chat Noir la fissò, incapace di dire altro, mentre guardava gli occhi pieni di lacrime di Marinette, lacrime che ancora non avevano rigato il suo volto, ad eccezione di quell'unica goccia. Tutto ad un tratto, il volto di lei si indurì.
-Va' via.-
-C.. cosa?- sussurrò Chat Noir.
-Non so chi sei, sei uno sconosciuto. Vattene. Adesso.- gli disse alzandosi in piedi e aprendo la botola che dava sul terrazzo. Chat Noir rimase immobile ad osservarla. Marinette era rigida, e nei suoi occhi non c'era più neanche una lacrima.
Il ragazzo si alzò mesto e, con un ultimo sguardo, si slanciò nella notte senza luna di Parigi.
Marinette strinse i denti mentre cadeva in ginocchio, scoppiando a piangere. Si passò le braccia intorno al busto e si strinse forte le spalle.
-No, Marinette..- sussurrò Tikky volando velocemente verso di lei e accoccolandosi nell'incavo del suo collo.
E intanto, sul tetto di fronte alla casa della giovane, Chat Noir ascoltava la sua amata piangere, cercando di farlo il più silenziosamente possibile per non svegliare i suoi genitori.
Cosa ho fatto?, si domandò, consapevole di aver appena commesso un gravissimo errore.

***

Il mattino dopo, Marinette aveva una faccia impresentabile. Aveva cercato di convincere sue madre a lasciarla a casa, ma non c'era stato verso. Non aveva chiuso occhio tutta la notte e, sebbene non avesse particolari residui delle ore passate piangendo, sapeva che i suoi migliori amici se ne sarebbero accorti. Che cosa avrebbe detto ad Alya? E ad Adrien e Nino? Avrebbe chiesto loro di lasciarla in pace, avrebbe detto di stare bene e che non era niente. Avrebbe mentito, come al solito. Perché, rispetto a qualsiasi cosa Chat Noir avesse da dirle, lei sapeva bene cosa significava non poter parlare con nessuno, dover tenere sempre tutto segreto. E sapeva quanto duro, difficile e doloroso fosse dover sempre mentire a tutti, senza avere la possibilità di essere veramente sincero con i propri migliori amici.
Ma ancora più duro sarebbe stato stare lontano dal ragazzo che amava, dal portatore del miraculous complementare al suo, dalla persona che la completava in tutto e per tutto. Ma lui non era d'accordo. No, lui le aveva letteralmente impedito di scegliere da sé cosa fare della sua vita. Sapeva bene che lo faceva per proteggerla, ma proprio non lo sopportava. Chi credeva che fosse? Chi si credeva di essere, soprattutto? Se credeva che si sarebbe lasciata sopraffare così, si sbagliava di grosso. Non gliela avrebbe data vinta, non questa volta. Non dopo quello che lui le aveva detto.
-Marinette, santo cielo, cosa ti è successo?!- esclamò Alya non appena la vide avvicinarsi a lei e ai loro amici. Nino la guardava a bocca aperta, senza parole. Mai, in tutti quegli anni, aveva visto Marinette Dupain-Cheng in quello stato.
-Buongiorno. Sono stata sveglia tutta la notte.- rispose Marinette senza particolare enfasi nella voce. Si sentiva gli occhi stanchi e secchi, non avrebbe retto tutta la giornata scolastica.
-Hai pianto. Perché hai pianto?- le chiese di nuovo. Marinette, che fino a quel momento aveva guardato per terra, alzò lo sguardo.
-Ho guardato un finale di stagione, che è finita malissimo, con la morte del mio personaggio preferito nell'ultima puntata. Quindi ho pianto per quello, e visto che non ho dormito, ho questa faccia con effetto zombie incluso.- tentò di scherzare.
-Sei sicura di stare bene?- le domandò comunque Nino. Marinette si stampò in faccia il sorriso più credibile e falso che riuscì a trovare nel suo repertorio.
-Tranquillo Nino. Devo andare in bagno, ci vediamo dentro.- disse allontanandosi.
Adrien, Nino e Alya rimasero in silenzio, osservandola andare via.
-Qui è successo qualcosa, qualcosa che non mi dice.- mormorò Alya attirando l'attenzione dei due amici, -Nell'ultimo periodo è stata più felice che mai, non l'avevo mai vista così. Diceva di non sapere perché, ma secondo me lo sapeva eccome. In ogni caso, adesso lei è... è...- si fermò, non trovando le parole.
-Distrutta.- suggerì Adrien, mormorando a sua volta, mentre guardava il punto in cui fino ad un attimo prima c'era stata Marinette. Per la seconda volta dalla sera precedente, si chiese cosa aveva fatto. L'aveva riconosciuto subito, il suo bellissimo volto rovinato da una notte insonne passata a piangere a causa sua. Che cosa le aveva fatto? Plagg aveva ragione, era stato un emerito idiota. Le aveva spezzato il cuore, rendendola triste come non mai, per cosa? Per proteggerla? Come pensava di proteggerla da Papillon se non faceva che farla soffrire?
Doveva rimediare, andare da lei, parlarle. Per un momento, le venne in mente di andare da lei da Adrien e di offrirle la sua spalla. Ma si rese conto che non avrebbe fatto altro che prenderla in giro: le si era avvicinato come Chat Noir perché quando era Adrien lei non faceva che balbettare, e ora che il casino era sul fronte Chat Noir voleva ritirare fuori la carta della sua vera identità? Sarebbe stato da folli, sarebbe stato da stupidi. E soprattutto, avrebbe potuto compromettere tutto ciò che c'era tra di loro, e non avevano sicuramente bisogno di altri problemi.
-Entriamo, forza... magari riusciamo a parlarle.- suggerì Nino.
-Hai ragione, anche se non mi è sembrata molto in vena di confidarsi.- disse Alya, -Vorrà dire che la torchierò. Vi farò sapere se parla o se si ostina, ci risentiamo dopo.-, poi corse via, sulle orme dell'amica.
Cosa poteva esserle successo? Non aveva creduto nemmeno per un secondo alla banale scusa del finale di stagione, per quanto questi potessero essere davvero tristi.
Marinette era seduta al suo banco, con il quaderno e il libro aperti e lo sguardo perso nei suoi turbolenti pensieri. Alya camminò con calma fino al banco e vi si sistemò. La sua amica non parve accorgersene. Erano da sole, ideale per parlare.
-Hey, Mari..- le disse Alya sfiorandole un braccio. Marinette sobbalzò, guardando l'altra ragazza ad occhi sbarrati.
-Quando sei arrivata?-
-Qualche minuto fa. Non te ne sei accorta?- le chiese. Marinette scosse il capo, -Mari, sei sicura che sia tutta okay? Sono preoccupata... sembri così triste, così.. a pezzi.- le disse sfiorandole le occhiaie sotto agli occhi.
Marinette sorrise.
-Mi fa piacere che ti preoccupi per me, ma stai tranquilla, va tutto bene. Sono solo molto stanca, vedrai che domani starò meglio. Non ti voglio in pensiero solo perché ho guardato una stupidissima serie tv.- le disse prendendole una mano. -Davvero. Per favore, credimi. Non è successo nient'altro.-
Alya annuì, sebbene controvoglia, in parte perché sapeva che non avrebbe cavato nulla di buono, in parte perché Marinette non aveva mai pregato di essere creduta.
I loro compagni cominciarono ad entrare un po' alla volta. Quando Nino ed Adrien si avvicinarono, Alya scosse impercettibilmente il capo. Non ne parlarono più.

***

Sorprendentemente, Marinette non si era addormentata nemmeno una volta in tutta la giornata scolastica, il che era praticamente un record considerando il fatto che aveva passato la notte in bianco.
Doveva assolutamente mettersi a studiare, ma era così stanca!
Salì sul balcone e si sedette sulla sdraio con il libro di storia aperto sulle gambe. Certo, l'impero di Napoleone III era interessante (più o meno), ma non ce la fece proprio. Chiuse gli occhi.
Solo per un momento, si disse.
Finì con l'addormentarsi.
In sogno, vide il suo Chaton, con il solito sorriso beffardo che aveva imparato ad amare. Erano in un prato sconfinato, al cui orizzonte altro non si vedeva che luce. In alto nel cielo splendeva un caldo sole. Lei e Chat Noir erano lì fermi uno di fronte all'altro, semplicemente a guardarsi: lei osservò gli occhi verdi del ragazzo, le sue labbra color pesca, gli addominali scolpiti sotto al costume.Avvertiva lo sguardo di lui su di sé, sul suo volto, sulle sue curve. Non le dispiaceva. Ma, nonostante il bel tempo e la calma che quel paesaggio emanava, Marinette si sentiva irrequieta. Una strana sensazione le attanagliava le viscere, quasi come se profetizzasse qualcosa di brutto.
Marinette mosse un passo verso Chat Noir, poi un altro e un altro ancora. Si rese subito conto del problema: non riusciva ad avvicinarsi a lui. Per quanto si impegnasse, la distanza tra loro due era incolmabile.
Un grande fragore la fece voltare verso sinistra. Un akumizzato stava correndo verso di loro. Chat Noir si mise in posizione di difesa, pronto per proteggere Marinette.
-No!- urlò lei mentre lui veniva colpito al petto e mandato lontano. Corse verso di lui ma, di nuovo, non ci riuscì. Marinette percepì il cuore che accelerava insieme al respiro. -Chat!-
Chat Noir si rialzò, ma non durò molto. Chiunque fosse il cattivo, era molto più forte di quelli che avevano affrontato fino a quel momento.
Devo fare qualcosa, devo aiutarlo, pensò Marinette. Chat Noir si girò verso di lei.
-No, Marinette, non possiamo sapere l'identità l'uno dell'altro, ricordi?- le disse mentre combatteva, -Con lui me la cavo io.-
Ma non se la stava cavando per niente. Marinette continuava a cercare di correre da lui, ma come una forza resistente opposta le impediva di muoversi. Il fatto che lui sembrava conoscere la sua identità non la sfiorò nemmeno.
-Chat Noir!- gridò di nuovo mentre il ragazzo veniva colpito al ventre e scaraventato ai suoi piedi.
-Milady...- sussurrò lui, un rivolo di sangue che gli bagnava le labbra e la guancia.
-...Chaton.... no...- sussurrò a sua volta, sconvolta. Poi urlò, di nuovo, dando sfogo al suo dolore: -No!-
-Marinette!- disse Chat Noir. La voce veniva sicuramente da lui, ma il ragazzo era morto ai suoi piedi, con gli occhi e le labbra serrati. Come poteva aver parlato?
-Marinette!- sentì di nuovo, seguito da qualcosa di incomprensibile. Marinette si agitò qualche secondo.
-Marinette, svegliati!- udì di nuovo. A quel punto spalancò gli occhi: si trovava in camera sua, fuori era già calato il buio e sopra di lei torreggiava la faccia preoccupatissima di Chat Noir.
Ci mise un po' a rendersi conto di essere sdraiata sul suo letto, di avere il cuore a mille, il volto bagnato dalle lacrime e di essere matita di sudore.
-Chat...?- biascicò senza capire cosa stesse accadendo, perché lui non fosse morto ai suoi piedi e che diamine ci facesse in camera sua. Ci mise un po' a rendersi conto di aver sognato.
-Principessa...- sussurrò Chat Noir spostandole i capelli dal volto, -...stai bene?-
Marinette si tirò a sedere e, passatogli le braccia attorno al corpo, lo strinse forte a sé. Singhiozzò brevemente sul suo petto.
-Shh.- le disse lui stringendola e accarezzandole i capelli, -Va tutto bene, principessa, sono qui. Ora sono qui, e non me ne andrò mai più.-
Marinette tirò su col naso, tremando. In quel momento non gliene fregava proprio nulla di quello che era successo il giorno prima: il dolore della perdita, seppur irreale, era ancora troppo vivo in lei. Aveva provato quasi un dolore fisico nel rimanere lì ferma senza poter intervenire, nel vederlo morire senza poterlo stringere tra le braccia, senza potergli dire quanto importante lui fosse per lei.
-Stai bene, principessa?- chiese di nuovo Chat Noir affondando la testa nei suoi capelli. Marinette annuì senza lasciarlo andare.
-Io... un brutto sogno.- spiegò brevemente.
Chat Noir rimase un attimo in silenzio.
-C'ero anche io.- disse. Se voleva farla sembrare una domanda non ci riuscì.
-Come lo sai?- domandò lei.
-Parlavi. Ero venuto da te, volevo parlarti, e ti ho trovata addormentata sulla sdraio. Ti ho presa in braccio per portarti nel tuo letto ma hai cominciato ad agitarti. Ho pensato di averti svegliato perché mi chiamavi. Però avevi gli occhi chiusi... non riuscivo a capire. Ti ho messa a letto e ti ho chiamata, tu ti sei raggomitolata su te stessa, agitandoti sempre di più. Ho... ho avuto paura. Ci ho messo quasi dieci minuti a svegliarti... ho seriamente considerato l'idea di andare a chiamare tua madre, non sapevo cosa fare. Eri tutta sudata e continuavi a dire il mio nome. Poi ti sei svegliata.- le raccontò cullandola dolcemente.
-Non volevo spaventarti...- si scusò.
Chat Noir ridacchiò.
-Mi importa solo che tu stia bene, principessa, nient'altro.- le confessò.
Continuando a stringerlo tra le sue braccia, Marinette inspirò il suo profumo. Era sempre stato così dolce? O era lei, un effetto collaterale del sogno?
-Di che cosa eri venuto a parlarmi?- gli chiese lasciandolo andare, dopo qualche minuto.
Chat Noir strofinò le labbra tra di loro, guardandosi intorno per evitare lo sguardo di Marinette.
No, si disse, la devo guardare in faccia, altrimenti non mi crederà mai.
-Di ieri. Non avrei mai dovuto dire quelle cose. Quello che ho detto... è stato imperdonabile da parte mia. Prima di tutto perché nulla di ciò che ho detto era vero, neanche un idiota potrebbe dire che non mi conosci. E soprattutto, perché io non ci credo neanche un po'. Volevo convincerti a lasciare perdere, nonostante volessi e voglia stare con te. Avevo paura di ciò che una relazione avrebbe potuto portare, perché non ne ho mai avuto una. Non so come ci si comporta, non ho mai neanche baciato una ragazza, tolto il tuo bacio portafortuna.- confessò, lasciando Marinette più sorpresa che mai, -Volevo che fossi tu a tirarti indietro, perché sapevo che non avrei mai avuto la forza né la voglia di farlo io. Ho sempre saputo che sei molto più forte di me, ma ho commesso un errore imperdonabile.- terminò abbassando il capo e le orecchie.
Marinette rimase in silenzio, poi sorrise dolcemente.
-Non c'è nulla di imperdonabile, tutti commettono degli errori.- lo rassicurò mettendogli una mano sul braccio. I suoi occhi erano sempre stati così verdi? -Ciò che importa è riconoscere di aver sbagliato, di avere torto. Non è una cosa nuova solo per te, comunque. Non sei l'unico ad avere dei dubbi al riguardo. E non sarà una relazione come le altre. Ma ciò non vuol dire che non possa funzionare, non trovi?-
Chat Noir sorrise senza dire nulla, grato della sua comprensione. Le accarezzò una guancia. Marinette deglutì.
-Riusciremo a farla funzionare, insieme. O quanto meno, ci proveremo. Non ne potremo far parola con nessuno, lo so, e almeno per ora a me va bene. E per quanto riguarda la paura, la supereremo. Ti aiuterò a superarla.-
Chat Noir la trasse a sé, abbracciandola.
-Grazie, principessa. Non so cosa farei senza di te.- le sussurrò.
Marinette si sdraiò sul letto, tirandoselo dietro e accoccolandosi sul suo petto. Nonostante avesse dormito tutto il pomeriggio, era ancora molto stanca.
-E comunque, sei molto più forte di quanto credi, Chat. Fidati di me.- gli disse mentre si addormentava.

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Buongiorno a tutti/e,
spero che la nuova one shot vi sia piaciuta.
Ho appena notato che ho scritto "Papillon" ma che ho fatto riferimenti ad un avvenimento di "Lies", perdonatemi. Forse, quando avrò un po' più di tempo, lo rimetterò a posto, ma per il momento voglio concentrarmi sulle altre one shot.
Buona giornata!

*Gautier:  francese, si legge "Gotié"

   
 
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