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Autore: KagomeSmile    10/01/2022    2 recensioni
Kagome ha lasciato la sua epoca per stare con InuYasha, con cui sta condividendo la sua esistenza. Tutto attorno a lei è cambiato e qualcosa cambierà ancora. Una piccola nocciolina si è formata nel suo ventre, e la ragazza è al settimo cielo.
Ma anche nei momenti più felici c'è qualcuno che trama nell'ombra e Kagome dovrà prendere una decisione drastica che potrebbe cambiarle per sempre la vita.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Moroha | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il peso sulle braccia che improvvisamente sparisce, mentre il tuo profumo si allontana da me, senza che io possa fare nulla per impedirlo.

Mi sveglio di soprassalto, per la millesima volta da quando ho dovuto dire addio alla mia gioia più grande. Mi siedo e mi massaggio le tempie mentre chiamo InuYasha con voce assonnata. Ma quando mi guardo intorno rendendomi conto che nessuno mi ha risposto, noto che non è accanto a me o nelle vicinanze. Mi alzo e mi guardo attorno. Sarà andato nuovamente a vedere se c’è una via di fuga.

Sospiro. È inutile seguirlo, è talmente testardo che mi ignorerà a continuerà a dirmi “Devo provarci.” E “Dobbiamo uscire di qui.” Ha ragione, ovviamente. Dobbiamo uscire. In fretta anche. Il problema è che siamo letteralmente bloccati dentro la Perla Nera e non c’è modo di uscire.

 

Passeggio in giro, cercando di mettere in ordine le idee e i pensieri, ma non posso fare a meno di pensare a quanto sia cambiata la mia vita, negli ultimi tre anni. Ero tornata nell’Epoca Sengoku per stare con InuYasha ed ero fermamente convinta che fosse la cosa migliore, perché con lui sono felice. E anche se ogni tanto c’era ancora qualche demone da eliminare, era divertente stare di nuovo tutti insieme. Sango e Miroku si erano sposati mentre non c’ero e avevano avuto tre bambini. Le gemelle erano così carine, ma anche molto vivaci! E ogni volta che venivano a casa nostra facevano mille domande sul mio mondo. Sango chiedeva scusa, ma la verità è che mi sono sempre piaciuti i bambini, quindi mi faceva piacere.

Erano passati alcuni anni ormai, quando mentre raccoglievo delle erbe particolari con Kaede, mi venne un capogiro. Caddi sulle ginocchia e la vecchia mi venne subito incontro, preoccupata.
-Tutto bene, Kagome?-
-Io… Ho avuto solo un capogiro. Tutto bene.-
-Sei molto pallida, Kagome. Forse è meglio se per oggi ti vai a riposare. Non è neppure la prima volta che ti capita, ultimamente-
Sapeva essere anche lei molto testarda, quindi dopo un paio di proteste, a testa china, tornai a casa, dove mi aspettava Sango, che faceva esperimenti in cucina.
-Cosa ci fai già qui, Kagome-chan?-
-Ho avuto un capogiro e mi ha costretta a tornare a casa.-
-In effetti è un po’ che non sembri in forma, sai? A parte i capelli…-
-I capelli?- feci io, e d’istinto me li toccai, guardandoli confusa come se trovassi la risposta tra di essi.
-Sono molto più luminosi del solito! Hai portato dei saponi della tua epoca per renderli così?-
Luminosi? I miei capelli? In effetti, era vero. Toccandoli sembravano diversi. -In realtà no, non ho portato nulla… Non lo so.-
Sango si fermò e la squadrò con aria sospetta, una mano sul fianco. -Quando ti è arrivato l’ultima volta?- fece seria.
-Cosa?-
-Lo sai…-
Ci misi un attimo a capirlo e quando lo feci arrossì parecchio all’idea che Sango stesse pensando a quello. Stavo per risponderle che non fossero domande da fare, quando un flash mi fece pensare che in effetti… Era un po’ che non arrivavano. Corsi verso un cumulo di fogli e foglietti e mi misi a cercarne uno specifico. Lo lessi con le mani tremanti e poi mi girai a guardare la mia amica con gli occhi sgranati. -E’ possibile…?-
Sango rise, sinceramente felice. -Beh, direi di sì.-

Scoprì così della “nocciolina” che si stava formando dentro di me, e non vedevo l’ora di gridarlo al mondo. Nonostante mi ci vedevo da “mamma”, non ero sicura che sarei davvero riuscita a diventarlo, quindi ero molto felice di questo. Lo dovevo ancora annunciare a InuYasha e fremevo dalla voglia di farlo.
Appena tornò dalla ronda di sicurezza con Miroku, InuYasha si sedette accanto al fuoco, sbuffando. -Alcuni demoni si stanno radunando non tanto lontano da qui. Non sono demoni particolarmente forti, ma è comunque una scocciatura. Miroku dice che forse sarebbe meglio cacciarli per sicurezza.-
Mi sedetti anche io, portando con me due piatti fondi con dello stufato. -Sarebbe meglio, è vero. Vuoi?-
InuYasha lo prese senza troppi complimenti. -A proposito, è un po’ che volevo chiedertelo. Ma stai usando un sapone nuovo ultimamente? Hai un profumo diverso.-
Ma tu guarda. Se InuYasha fosse stato più sveglio o informato dell’universo femminile, forse lo avrebbe saputo ben prima di me. -In effetti c’è una novità e forse è per questo che ho un odore diverso.
-Ah, sì? E che cos’è?- domandò distrattamente lui, mangiando di gusto.
Mi alzai e mi girai dandogli le spalle. -Non sono carini… i figli di Miroku e Sango?-
InuYasha era visibilmente confuso dal cambio di argomento. -Mh. Sì. Carini.-
-Piacerebbe… Piacerebbe anche a te… averne?-
-Che vuoi dire? Tutto a posto Kagome? Non dirmi che ti sei bevuta qualche intruglio strano di Sango… Non è proprio una cima a fare cose quella.-
Sbuffo, però mi stavo già innervosendo. -Non ti ho mica chiesto “parlami del teorema di Ruffini”.-
-Stai dicendo cose senza senso.-
-Come sarebbe a dire senza senso?! E’ una semplice domanda! Sì o no?!-
-Ma che domanda è, cosa vorresti fare? Ogni volta che Sango parte dobbiamo sorbirceli noi, che cavolo, come ringraziamento chissà che ti ha fatto bere! Ed ora dici cose senza senso, non- Non gli permisi neppure di concludere quel discorso delirante, e lo interruppi.
-SONO INCINTA, SCEMO DI UNO SCEMO!- Urlai a pieni polmoni guardandolo con gli occhi di fuoco, ma le gote rosse.
InuYasha saltò leggermente all’indietro per lo spavento, per poi riprendersi e scattare in piedi davanti a me, guardandomi negli occhi, con aria seria. -Cos’hai detto?-
Mi ripresi subito, abbassando lo sguardo imbarazzata, mentre mi toccai il ventre con le mani. -Io, ehm…- Alzai leggermente lo sguardo verso di lui. -Sono incinta.-
InuYasha si buttò per terra, squadrandomi la pancia con aria seria e solenne. Lo sfiorò leggermente con le dita e si bloccò. -Davvero?-
-Ehm…-
-Ne sei sicura?-
-Beh, ho un ritardo di almeno un paio di mesi, la nausea e mi gira la testa, quindi… Direi che in effetti… Sì. Sono sicura.-
E poi successe una cosa che non mi aspettavo: InuYasha balzò in piedi, mi prese in braccio e si mise a saltellare per aria… festeggiando l’evento. Rimasi talmente sconvolta che ancora oggi penso che Sango abbia davvero messo qualcosa nella nostra cena quella sera…


Andare in giro col pancione era strano, anche nell’Epoca Sengoku. Tutti mi facevano i complimenti, alcuni vecchi volevano predirmi il futuro del bambino o della bambina, alcuni mi chiedevano addirittura se avevo intenzione di abbandonarla, nel caso avesse avuto i canini appuntititi o le orecchie del padre mezzodemone. Fortunatamente queste domande me le facevano quando ero da sola e non con InuYasha, anche se ormai capitava di rado. InuYasha infatti mi stava più vicino del solito, come se avesse paura che mi succedesse qualcosa se mi allontanavo di qualche metro.
-InuYasha guarda che so alzarmi da sola…- feci io, esasperata dopo l’ennesima volta in cui mio marito mi aiutava ad alzarmi.
-Non devi fare sforzi. L’ha detto anche la vecchia Kaede.-
-Ma sto solo vivendo! Non è uno sforzo! Stai più tranquillo, InuYasha… Non succede nulla!-
 

Anche Rin era incinta di Sesshomaru in quel periodo, e spesso ci vedevamo per chiacchierare tra noi, senza uomini in casa. Invitavamo Sango, l’unica ad aver già avuto figli, e la interrogavamo per ore. Mi sarebbe piaciuto tanto vedere anche mia madre, darle la lieta notizia e chiedere anche a lei qualche mio dubbio o perplessità. Ma purtroppo non mi era possibile: il pozzo aveva nuovamente smesso di fare da tramite, per chissà quale ragione stavolta.

Rin partorì per prima, ed erano due bellissime gemelle. Sango ed io l’aiutammo, e anche se non eravamo d’accordo, dovemmo accettare che Sesshomaru le portò via poco dopo.
-Trattale bene, sono appena nate!- gli urlai come ultima cosa, ma lui era già sparito.

Ormai mancava poco anche a me, ed ero nervosissima, soprattutto perché avevamo saputo che un certo Kirinamaru ci dava la caccia: voleva nostro figlio o figlia. Sango non c’era, Kaede era dovuta partire, Rin era sparita da giorni: ero da sola. Sola con InuYasha, che stava più agitato di me.
-Kagome, mettiti a letto. Riposati.-
-Non riesco a riposare ora.- gli risposi, continuando a fare avanti e indietro dentro casa.
InuYasha stava incollato alla porta, guardando fuori con aria concentrata. Lo guardai pe run attimo: erano lontani i momenti in cui dovevano rincorrere un demone pazzo e narcisista, ormai. E il suo sguardo ne era la prova: sembrava così maturato, così adulto. Ero fortunata, sono fortunata.
D’improvviso una contrazione mi fece gemere e cadere in ginocchio. InuYasha scattò verso di me, per sorreggermi. -Kagome! Che succede?-
-Niente, è stata solo una… Aaah!- una seconda contrazione, più forte ancora della prima. Diamine, davvero sta per nascere? -InuYasha… credo che stia per…-
-Serve Kaede! Maledizione, dove sarà quella vecchia?!-
-InuYasha non c’è tempo, non sappiamo neppure dove sia!- Mi toccai la pancia, in preda ad un’altra contrazione.
-L’acqua calda. Ci vuole l’acqua calda.- fece come in trance InuYasha. Si guardò attorno, per cercarla con lo sguardo. -Meno male che l’ho portata in questi giorni. La scaldo subito e poi… i panni puliti. Ce li aveva portati Sango qualche giorno fa, li recupero e li porto qui. Kagome tu stai a letto, sono con te.- Mi aiutò a mettermi sdraiata per poi subito mettersi all’opera con precisione e velocità.

Quando finalmente la mia “nocciolina”, ormai non più tanto “-ina” mi fu messa in braccio da Kaede, arrivata poco dopo l’inizio del travaglio, mi misi a piangere dalla felicità. InuYasha accanto a me, non la smetteva di guardarla e di sorridere prima a me e poi a lei.

-Ciao… Moroha… Piccola Moroha-chan…- feci io, prendendole la manina, che era così piccola e delicata.
-Moroha-chan.- ripeté InuYasha. -Le sta bene.-


In braccio, coperta per bene, la piccola Moroha si guardava attorno, mentre la cullava guardandola con amore. Conscia del fatto che stava per arrivare la fine della nostra breve felicità. Qualcuno mormorava che un certo Kirinamaru dava la caccia alla nostra bambina, poiché frutto dell’amore tra una umana e un mezzodemone. Né io né InuYasha avremmo permesso a nessuno, men che meno a quel demone, di avvicinarsi a nostra figlia.
La cullo dolcemente, sorridendole e imparando a memoria ogni singolo dettaglio del suo viso così piccolo e delicato. Le sopracciglia sono ancora rade, mi chiedo se rimarranno sottili come le mie o se si infoltiranno pesantemente come quelle di InuYasha. Gli occhi marroni sono perfetti: come quelli da umano di InuYasha. O come i miei, come dice sempre Kaede. Il nasino è perfettamente a patata, come tutti i neonati. È bellissima. Mi spiace per Sango che diceva sempre di aver avuto delle bellissime figlie, ma per me la bambina più bella è lei: la mia piccola Moroha. -Sei davvero una brava bambina.- le dico, mentre avvicino il suo viso al mio e inspiro il suo profumo di bebè. Quanto la amo. Quanto.
-Kagome!- la voce allarmata di InuYasha mi fa alzare di scatto il capo. Impugna la sua Tessaiga e si mette in posizione. -Sono qui.-
-Ok.- gli dico, mentre stringo un po’ più forte la bambina.
Sesshomaru e Kirinamaru si avvicino, lo sento anche io, credo. Perché imrpovvisamente capisoc che è già arrivato il momento di dirle addio. Trattengo le lacrime mentre recuperò dal mio abito una conchiglia, mostrandola a Moroha.
-Questo è un ricordo della madre di InuYasha.- Una lacrima birichina mi scese dal viso, cadendo su quella conchiglia, mentre mi abbassai col viso per dare un bacio sulla testolina piena di capelli di Moroha, che guardava senza capire prima la conchiglia e poi me. -Avevamo deciso che se avessimo avuto una bimba, l’avremmo donato a lei…-
Cacciai indietro le lacrime, perché non volevo che Moroha mi vedesse così.
Moroha, perdonami, figlia mia. Lo sto facendo per te. Per proteggerti. Per darti un futuro. Ti ameremo per sempre, anche se non so dove saremo fisicamente, col cuore ti saremo sempre accanto.
Lasciai la conchiglia tra le mani di Moroha, che forse grazie al sangue demoniaco del padre, riusciva già ad afferrare le cose, nonostante avesse a malapena una settimana di vita.
-Hachi-san… La piccola è nelle tue mani, abbine cure per favore!- e guardai la mia bambina allontanarsi, forse per sempre da me.
Il dolore che sentì era straziante: guardavo Hachi divenire sempre più piccolo, e nel mio cuore mi immaginai la mia bambina piangere chiedendo di noi, chiedendo di me. Capirà mai perché abbiamo agito così? Lo saprà mai che, anche se per poco, l’abbiamo amata come mai avremmo potuto amare qualcuno?

All’epoca pensavamo che saremmo morti, io e InuYasha. Invece Sesshomaru ci imprigionò nella Perla Nera e dall’ora siamo qui. Lontani da Moroha, senza sapere nulla di lei o dei nostri amici.
Ogni notte era un incubo continuo e di giorno cercavamo di passare il tempo, camminando, o allenandoci. Stranamente trovai un arco: era malmesso, ma mi aiutava a distrarmi. Cercavo di colpire sempre più lontano, in un punto specifico, per allenare la mia mira in attesa di uscire dalla Perla e riabbracciare Moroha. Ma soprattutto in attesa di far vedere a Kirinamaru che non ci si deve mai mettere contro una madre.
Soprattutto se quella madre sono io. Già un altro demone mi aveva sottovalutata in passato. Ed ora è solo un ricordo sbiadito.
 
   
 
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