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Autore: Feisty Pants    10/01/2022    2 recensioni
In una scuola americana, lontana dalla Spagna e dalla storia dei Dalì, i figli degli ex rapinatori vivono la propria adolescenza con spensieratezza, gioia ed energia, senza sapere di avere, come genitori, i ladri più geniali della storia. La vita trascorre normalmente per i Dalì, ormai intenti a lavorare e a seguire una routine che li entusiasma, ma la tranquillità non durerà per sempre: presto la verità verrà a galla, portando con sé rischi e pericoli.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bogotà, Il professore, Nairobi, Rio, Tokyo
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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 AVVERTIMENTO:
Ciao a tutti! Prima di leggere questa storia vi invito a prendere in considerazione alcuni aspetti della trama che ho variato. Prima di tutto voglio dirvi che questo è un ipotetico finale di 2 stagione, quindi i Dalì hanno rapinato la Zecca ma non hanno fatto nulla all'interno della Banca di Spagna. Nonostante questo ho voluto inserire Bogotà e Palermo, anche se non presenti nelle prime due stagioni. Altro aspetto fondamentale: in questa storia i rapinatori utilizzano i loro veri nomi, questo perché sarebbe stato un casino inventare nuove identità per tutti. Per questo vi chiedo di immaginare un velo di mistero sulla vicenda dei Dalì. Le loro identità non sono mai state svelate e il mondo li conosce solo con i loro nomi di città. Spero di aver detto tutto e, proprio per queste scelte un po' estreme, ci tengo a dirvi che la storia è OOC.
Buona permanenza e lettura!

“Buongiorno bella addormentata, è ora di svegliarsi! Il primo giorno di scuola ti attende!” sussurra un uomo dai capelli castani, avvicinandosi all’orecchio di una bambina assopita nel proprio letto. La piccola, con le mani nascoste sotto il cuscino e sdraiata a pancia in giù, storce leggermente la bocca per poi strofinarsi gli occhi e accettare il risveglio.

“Ok papà, ora mi alzo!” sbuffa la bambina di circa 10 anni, mettendosi subito a sedere sul letto stiracchiandosi gli arti intorpiditi dalle ore di immobilità.

“Brava la mia Leya…” si complimenta l’uomo dai profondi occhi marroni, mostrando un sorriso particolarmente definito che gli esalta le guance, sistemandosi poi la camicia e dirigendosi fuori dalla camera della figlia.

“La scuola!” urla una voce proveniente dal bagno. L’accento è sicuro, appartenente a una donna magra intenta a sistemarsi i corti capelli castani.

“Ma perché ci devo andare mamma?!” si lamenta un’altra voce femminile, riconducibile a una classica teenager nel bel mezzo di una crisi ormonale.

“Perché è importante!” risponde a tono la donna dal caschetto castano.

“Si vede! Infatti tu manco l’hai finita!” ribatte la giovane di 16 anni, finendo per sbattere la porta e dirigersi al piano di sotto della propria abitazione.

L’uomo, abituato ai bisticci tra madre e figlia, si limita ad alzare gli occhi al cielo per poi uscire dalla stanza e incrociare lo sguardo della moglie alle prese con il mascara.

“Non…dirmi…nulla!” previene la donna puntandogli contro il dito, sapendo di poter ricevere qualche dritta o ammonizione dal marito molto più caldo e affettuoso di lei.

“Ok Silene… non dico nulla!” sorride lui divertito mettendo avanti le mani in segno di resa, per poi raggiungere la cucina.

Anìbal si versa il caffè bollente nella propria tazza, per poi assaporarlo con gusto guardando, senza particolare impegno, le fotografie appese alle pareti. L’ex Rio rapinatore aveva abbandonato i panni di Dalì e, come tutti gli altri membri della banda, si era costruito una vita normale lontano dalla Spagna e da tutte le notizie riguardanti il suo conto.
Tutta la squadra, trasferitasi in una ricca isola americana, viveva e lavorava regolarmente custodendo i segreti del proprio passato.

Lui e Tokyo, per meglio dire Silene, avevano comprato una villetta vicina alla spiaggia dove si erano sposati in compagnia dei cari amici.

“Torni per pranzo?” chiede Anìbal alla primogenita occupata nella preparazione di un toast.

“Nope… vado fuori con Ceci” risponde la ragazza facendo di no con i capelli castani che le spazzolano le spalle, mentre continua a spalmare maionese sul panino.

“Ninì, oggi pomeriggio mi aiuti con il power point di geografia? Non sono capace!” si aggiunge la piccola Leya, giunta in cucina con la cartella sulle spalle.

“Va bene nana, non preoccuparti. Sto buttando via la mia vita a studiare informatica proprio per imparare a fare i power point” ride la maggiore, facendosi immediatamente ironica di fronte alla sorellina che amava con tutto il cuore.

Nieves, sedicenne scatenata ed energica, era arrivata inaspettatamente nella famiglia di ex ladri e la stessa Silene, ancora giovane e ribelle, fece particolarmente fatica a calarsi nei panni di mamma così precocemente. Nieves aveva dei capelli lisci castani che le arrivavano pari alle spalle, gli occhi color Nutella e un neo caratteristico sopra il labbro sinistro. Frequentava un istituto tecnico informatico, nel quale eccelleva in tutte le materie, tranne nel comportamento. Nieves, infatti, era un vero e proprio genio dell’informatica alla quale la iniziò per gioco Anibal. Rio non avrebbe mai immaginato di vedere la figlia di soli tre anni capace di riaggiornare un tablet ormai vecchio e usurato. Nieves aveva così ereditato l’amore per la tecnologia dal padre e il pungente caratterino dalla madre. Tokyo e Nieves, così simili eppure così diverse, facevano fatica ad andare d’accordo. L’unico argomento capace di unificarle riguardava le moto da corsa che adoravano commentare e valutare insieme.

“Amore, non torno nemmeno io per pranzo. Devo mangiare con dei clienti intenzionati a farsi un viaggio in Africa. Prendi tu Leya a scuola?” chiede Silene entrando in cucina, sistemandosi la giacchetta di pelle nera e bevendo il caffè tutto d’un fiato.

“Potete smetterla con amore di qua e amore di là?!” si inserisce Nieves con una smorfia, in imbarazzo per il rapporto dei genitori.

“Ti dà fastidio anche se faccio così?” la istiga Silene avvicinandosi a Rio e leccandogli scherzosamente la guancia.

“Mamma che schifo!” si lamenta Nieves alquanto disgustata, caricandosi in spalla la cartella e salutando gli strambi familiari.

Nieves percorre il lungo vialetto brandendo tra le mani il proprio smartphone dove, in pochi secondi, digita un sms diretto alla migliore amica.

Una giovane di 16 anni dai lunghi capelli neri come la pece e gli occhi più scuri del carbone è impegnata ad apporsi un po’ di trucco sugli occhi quando avverte il telefono squillare.

“Sono uscita prima perché i miei a momenti limonavano davanti a me. Mi raggiungete?” recita il testo inviato da Nieves, in grado di farla sorridere.

“Perché ridi?” chiede una donna gitana, avvicinandosi al lavandino per prendere il deodorante.

“Niente mamma… la solita povera Nieves che assiste alle smancerie dei suoi genitori. Da un certo punto di vista anche io la capisco. Tu e papà non vi togliete gli occhi di dosso!” spiega Cecilia facendo spazio alla madre davanti allo specchio.

“Ringrazia il cielo che hai due genitori così fighi! Non tutti si amano come noi…” la punzecchia l’adulta, prendendo in prestito la matita della figlia e chinandosi in avanti per applicarla.

La ex Nairobi guarda il riflesso nel vetro, felice di aver realizzato tutti i propri sogni. Lei e Santiago si erano sposati sul lungo mare e avevano fin da subito cercato un figlio. Il fato fu così clemente da donargli due gemelli che riempirono le loro vite d’amore e gioia. L’unico rimpianto di Nairobi riguardava il figlio Axel che, nonostante i suoi costanti tentativi di ricerca, non era riuscita a rintracciare.

“Ramòn, sbrigati! Nieves è già in strada che ci aspetta!” urla Cecilia, mentre riordina i cosmetici.

“Arrivo giuro, dammi un secondo!” risponde il gemello in tono frenetico, indaffarato di fronte a un grande raccoglitore.

“Ramòn, mai fare aspettare una donna! Se sono due poi, anche peggio!” lo ammonisce Bogotà entrando nella stanza del figlio. L’adulto dalla folta barba e il corpo muscoloso indossava una tuta di pelle logora e rovinata, simbolo del suo appassionato lavoro di saldatore.

“Papà, il denaro è molto più importante di una donna!” risponde Ramòn intento a strofinare qualcosa.

L’affermazione gela il sangue a Santiago che, improvvisamente, pensa di avere di fronte un piccolo ladro che, come lui molto tempo prima, sognava soldi e ricchezze.
Santiago si avvicina al figlio deglutendo molte volte per la tensione, appoggiando poi una mano sulla sua spalla, sperando di non dover intrattenere quel genere di discorso.

“Guarda la moneta commemorativa del Lussemburgo! Non è meravigliosa?!” chiede Ramòn estasiato, tenendo tra le dita una moneta luccicante con incise figure e scritte caratterizzanti della nazione.

“Sì è meravigliosa!” risponde Santiago tirando un sospiro di sollievo, notando la grande collezione di monete che il figlio acquistava e custodiva con amore.

“Ma vuoi smetterla di fare il nerd?!” lo schernisce la gemella entrando in camera con decisione, afferrando un braccio di Ramòn e trascinandolo via dalla collezione.

“Io nerd?! Un nerd è qualcuno che legge un sacco di libri di storia, come Andrés per esempio! Lui sì che è un nerd, io sono un collezionista che è diverso!” si difende il giovane dai folti capelli neri e la pelle leggermente scura.

“Non a caso Andrés è il tuo migliore amico e siete entrambi nerd, monete o libri che siano! Ora andiamo, sono stanca di arrivare sempre in ritardo” conclude la gemella con fare impositorio, continuando a tirare il fratello che si infila una felpa azzurra a fatica.

“Ciao mamma, ciao papà!” saluta Ramòn in modo frettoloso, prima di uscire dalla casa sbattendo violentemente la porta.

Bogotà e Nairobi, soli dopo il trambusto, rimangono attoniti di fronte al portone dell’abitazione. È Agata a rompere il ghiaccio con una risata strozzata, divertita dall’accaduto.

“Fanno sempre le comiche quei due!” commenta lei scuotendo la testa.

“Ramòn prima mi ha spaventato. Ha detto che nella vita sono importanti solo i soldi. Aveva un grosso raccoglitore tra le mani e per un attimo temevo avesse scoperto tutto” si apre Bogotà, mostrando i propri fantasmi e mostri interiori.

“Amore, devi smetterla di preoccuparti! Non puoi stare in allerta per ogni parola che esce dalla bocca dei nostri figli!” prova a tranquillizzarlo Agata, appoggiando le mani sulle sue possenti spalle.

“E se invece dovessero scoprire tutto?! I ragazzi sono furbi! Hanno messo su un bel gruppo: Ramòn, Cecilia, Nieves, Andrés e Dimitri… tutti figli di ladri che hanno rapinato la Zecca di Stato! Se lo dovessero venire a sapere?!” si sfoga Santiago cominciando a sudare freddo mostrando come, dietro a un uomo muscoloso e focoso, si celasse in realtà la fragilità di un padre.

“Ce l’abbiamo fatta fino ad ora. Tutto è nascosto e Sergio ha pensato a tutto. Sono stati i 20 anni migliori della nostra vita e questa paura ci ha attraversato tante volte. Non diamole modo di terrorizzarci ancora ok?” taglia corto Agata, avvicinando la bocca a quella del marito per poi donargli un dolce bacio.

Bogotà annuisce, inebriato dalla carica emozionale trasmessa dal contatto con la donna della sua vita e, risollevato, si prepara per vivere una normale giornata lavorativa, non a conoscenza del fatto che, però, le cose da lì a poco sarebbero cambiate.

 
  
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