Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Cida    12/01/2022    8 recensioni
Raccolta di AU (OneShot e FlashFic) non necessariamente collegate fra loro sulla coppia Elsa/Jack.
#1 - A game we have to win [Modern!AU - No Powers] - Partecipa alla "Real Life Challenge" indetta da ilminipony sul Forum EFP
#2 - Temptation [Angel/Demon!AU - GoodOmens!AU] - Partecipa alla "AU!Week" di M a k o
#3 - Prova a prendermi [Cat'sEye!AU]
#4 - In the Blood [Vampire/Witch!AU]
#5 - (The world doesn't need another) Dream Girl [OUAT!AU] - Candidata agli "Oscar della Penna 2023" indetti sul forum Ferisce più la penna
#6 - Mr. & Mrs. Frost [Mr&MrsSmith!AU]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elsa
Note: AU, Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DreamGirl
OnceUponATime!AU 
Rating: Giallo
Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2023 indetti sul forum Ferisce più la penna

Tutto, aveva ghiacciato tutto.

    Piccola marionetta dai fili tirati, serrati, in una morsa maledetta: troppo bella, troppo speciale.
Ironicamente, a quel ballo in maschera le avevano messo addosso un costume con un magnifico paio d’ali, certo, come se volare via fosse stata un’opzione possibile.
Non c’era più suo padre, morto tragicamente troppo presto; non c’era più sua madre, morta di crepacuore quando a sua sorella era capitato quel terribile incidente, di cui lei stessa era responsabile.
Il mondo non aveva bisogno dei suoi sogni di ragazza, perciò li aveva presi, masticati e rigurgitati in una melma mefitica, che non dava conforto, al contrario, feriva con i suoi miasmi.
Era sola, relegata in quella che era sempre stata la sua casa, assieme ad un patrigno e fratellastri che odiava. Rimasta perché a detta di tutti era bellissima – e lo era, con quei fieri occhi azzurri e quei morbidi capelli biondi, così chiari da sembrare neve – e perché, beh, era destinata ad essere la vera regina, una preda così succulenta era quanto mai sciocco lasciarsela scappare.
Era stata vestita di bianco, come una sposa: il collo nudo, la pelle pallida esposta, offerta, come una vergine sacrificata alla sete di potere più bieca.
Quanti sguardi lascivi le si erano posati sul seno messo in risalto dal corsetto magistralmente allacciato per quel preciso proposito? Persino il suo volto era coperto, per ricordarle che quella sera lei non era nemmeno una persona ma un oggetto, mera moneta di scambio per piani che non le appartenevano.
Perché sì, il sovrano delle Isole del Sud aveva trovato in Elsa di Arendelle un vero tesoro e, come tale, andava gelosamente custodito, seppellito, in un matrimonio combinato, con un marito fantoccio, perfetto per una bambola da rigirare a piacimento come lei.
Quando aveva sposato sua madre Iduna, alla morte del re Agnarr, aveva trovato negli occhi della primogenita la fierezza di una vera sovrana. Per un attimo, aveva persino pensato di disfarsi di lei e tenere la minore, Anna, che con il suo animo romantico sarebbe stata più facile da irretire. Chissà, magari l’avrebbe addirittura convinta a sposare uno dei suoi fratellastri, il più giovane per esempio. Gli anni, però, tendevano a cambiare le persone e quello sarebbe stato un rischio che il nuovo re non poteva permettersi: lui e la sua famiglia sarebbero sempre stati gli ospiti, gli stranieri, la gente del Sud e il popolo non li avrebbe mai seguiti senza le redini del sangue della famiglia di Arendelle a tirarli. Lasciare quel regno agognato su cui era finalmente riuscito a mettere sopra le mani, tuttavia, non era fra le sue intenzioni.
Ed era allora che il destino gli aveva offerto il più grande dei doni: facendogli scoprire, in maniera del tutto inaspettata, il grande segreto che Elsa custodiva gelosamente. La ragazza poteva piegare al suo comando il ghiaccio e la neve, era dotata di una grande magia ma, con suo enorme piacere, ne era anche immensamente terrorizzata. Per questo non doveva che ringraziare il defunto Agnarr che aveva passato i suoi ultimi anni a privare la maggiore delle sue figlie di ogni contatto umano, finendo per farle credere seriamente di essere quel mostro crudele che – da bambina – aveva messo in serio pericolo la vita della sorellina. Quello che poteva essere un enorme ostacolo per i suoi piani si era trasformato, invece, in un fidato alleato. Era talmente spaventata che farle perdere il controllo era stato un gioco da ragazzi e, difatti, proprio di questo i suoi figli si erano occupati, tessendole una trappola in cui era scivolata senza sforzi, mettendola contro alla sua stessa sorella che ne aveva pagato lo scotto più caro. Iduna non era più riuscita nemmeno a guardare in faccia quella figlia colpevole e si era spenta pian piano, consumata dal suo stesso dolore. Lui non se n’era dispiaciuto, non l’aveva amata mai, ne era stato, anzi, interiormente rallegrato perché, con lei, anche l’ultima speranza di Elsa era svanita e trasformarla in quel meraviglioso sacco vuoto, che ora gli stava ritto al fianco, era stato ancora più facile. C’era una cosa, però, che con gli anni si era dimenticato e che, forse, non aveva del tutto compreso: nessun infuso, con cui lei accettava di farsi drogare giornalmente pur di reprimere quella parte che l’aveva trasformata in un’assassina, avrebbe potuto estinguere quella fierezza che ancora languiva sul fondo del suo sguardo liquido. E questo, Re Friederik delle Isole del Sud, lo avrebbe scoperto molto presto.
Sicuro di aver trovato il pretendente ideale, aveva pensato che un ballo sarebbe stato perfetto per sugellare il patto appena stipulato. Davanti alla mano che le era stata porta in segno d’invito, però, Elsa si era ritratta e aveva gentilmente declinato l’offerta. Il giovane futuro sposo era rimasto alquanto interdetto e questo non aveva fatto altro che aumentare il suo disappunto. La forza che mise nel stringerle il polso fu abilmente coperta da un’espressione cordiale, con cui decise di ricordarle che non era così che si trattava un ospite, a maggior ragione quello che sarebbe presto divenuto suo marito. A quella parola la ragazza aveva alzato lo sguardo su di lui, le sue labbra si erano mosse appena, sibilando un basta fra i denti stretti: ancor prima di percepire lo scrocchio dei cristalli di ghiaccio sulla sua pelle, il re aveva compreso che il disastro sarebbe stato imminente.

Tutto, aveva ghiacciato tutto. 

    La magia aveva abilmente divelto le redini della droga - fomentata dalla sua paura, dal suo odio, dalla sua rabbia – esplodendo in infinite e taglienti spade di ghiaccio che avevano letteralmente invaso la sala da ballo. Il sangue del re, il suo patrigno che ora la guardava con un misto di collera e paura, aveva macchiato il prezioso tappeto ai loro piedi: non c’era più musica ma solo grida, solo terrore.
Mostro!
Urlò qualcuno.
Strega!
Gli fece eco qualcun altro.
Elsa si portò le mani alle orecchie nel vano tentativo di respingere quelle parole, sicura che se non l’avesse fatto sarebbero riuscite a mandarla in mille pezzi. La disperazione, però, venne inaspettatamente in suo soccorso e le diede il coraggio di assecondare quell’impulso che covava dentro di lei già da lungo tempo: scappò.
Corse e corse ancora, mentre nuvole cariche di neve si addensavano sulla sua testa e cominciavano a riempire l’aria estiva con i loro fiocchi. Il cuore le morì in gola quando, incalzata dai suoi inseguitori, si scoprì braccata: non poteva tornare indietro e non poteva andare avanti, il suo cammino bloccato dalle placide acque dell’insenatura del fiordo.
Disperata, azzardò sfiorare la superficie scura con la suola di una delle scarpe e quella, incredibilmente, gelò. Non perse altro tempo prezioso e, passo dopo passo, corse via sulla superficie ghiacciata. Ma quanto ancora avrebbe potuto scappare a quel modo? Quanto ci avrebbero messo i suoi fratellastri a prendere i cavalli per piombarle addosso con un intero esercito? Ora che tutti sapevano, non avevano motivo di tenerla in vita, anzi, uccidendola sarebbero stati gli eroi e Friederik avrebbe finalmente ottenuto quello che voleva. Forse farsi uccidere sarebbe stata la soluzione più giusta, lei meritava di morire per quello che aveva fatto ad Anna, perché sì, lei un mostro terribile lo era per davvero. Eppure le gambe non accennavano a fermarsi, andavano avanti testarde in quella lotta per la sopravvivenza… se solo i tacchi non fossero stati così alti, il corsetto così stretto.
Caracollò senza fiato nel folto della foresta che, dal limitare dell’altra sponda, si estendeva a perdita d’occhio verso l’entroterra. Il gelo creava nuvole di vapore acqueo con il suo respiro spezzato, il petto le si alzava e abbassava ad una velocità allarmante e il rantolo che le usciva dalla gola ben faceva comprendere come i polmoni non riuscissero più a riempirsi di aria vitale. Incapace di trattenerle, alcune lacrime cominciarono a solcarle le guance, sfinita roteò appena gli occhi e le sembrò di scorgere delle torce in lontananza…
No… no, no, no…
Fu allora che si accorse di non essere sola: proprio accanto a lei, c’era una strana figura avvolta dall’oscurità.
«Sembra proprio voi siate nei guai, Fiocco di Neve»
Era troppo buio per scorgere il viso sotto al cappuccio, ma la voce che aveva parlato era quella divertita di un giovane uomo.
«Per favore…» rantolò «Aiutatemi…»
«Aiutarvi? Potrei farlo, certo…» celiò «Ma non sono incline al niente per niente, mia cara, nemmeno se a chiederlo è una graziosa ragazza come voi»
«Qualsiasi cosa…» implorò «Ma salvatemi, vi prego»
«Qualsiasi cosa, Fiocco di Neve?» anche nel buio lei fu certa di vedere un ghigno spuntare sulle sue labbra pallide «Ne siete sicura?»
«…» esalò con le sue ultime forze.
Gli occhi della misteriosa figura scintillarono appena nell’oscurità «Allora questo è il nostro patto, Elsa di Arendelle…»
Lei sgranò gli occhi, come poteva quello sconosciuto sapere il suo nome?
Il bagliore di una lama la distrasse da quel pensiero, riempiendola di paura. Un pugnale calò su di lei: il corsetto cedette lacerato e l’aria finalmente irruppe nei suoi polmoni, mentre un’imponente barriera di ghiaccio s’innalzava fra lei e i suoi inseguitori, il rumore degli zoccoli dei loro cavalli sempre più vicino.
Eppure lei non aveva fatto niente, ne era sicura…
«Non preoccupatevi, Fiocco di Neve…» le sussurrò lo sconosciuto, sfilandole la maschera dal viso «Ora a voi ci penso io…»
Quelle parole le risuonarono nella mente come una minaccia, facendola tremare ma, quando le dita di lui le sfiorarono la fronte per percorrerle l’intera lunghezza del naso, non riuscì più a tenere gli occhi aperti e scivolò nel buio dell’incoscienza. 

    Elsa si risvegliò fra morbide coperte, in quella che scoprì essere una stanza lussuosa. Si ritrovò stupita di non provare alcun dolore, quanto doveva aver dormito per non risentire più degli effetti della sua folle fuga? Al solo ripensarci avvertì la magia agitarsi dentro di lei, cercò di reprimerla concentrandosi sulla morbida seta viola che le faceva da camicia da notte… aspetta, che cosa? Lei indossava il vestito da ballo in quella foresta, qualcuno doveva averla… avvampò.
Fu allora che una lieve risata ruppe il silenzio della stanza «Non preoccupatevi» le disse la stessa voce dello straniero nel bosco «Non sono stato io a spogliarvi, o meglio, sì, l’ho fatto ma non con queste mani…» ridacchiò ancora «Vi giuro che i miei occhi non hanno visto niente di quello che non avrebbero dovuto»
Elsa riuscì, così, finalmente a vederlo: non aveva più un cappuccio a coprirgli il volto e non portava più un mantello. Tutto ciò che indossava – stivali, calzoni, camicia e panciotto – era completamente nero, il che faceva risultare ancora più pallida la sua carnagione. Aveva i capelli argentati e, quando la luce gli si rifletteva sul capo e sul viso, sembrava scintillare come se fosse ricoperto di infiniti cristalli di ghiaccio. Gli occhi erano azzurri, talmente chiari da sembrare liquidi e ora la guardavano curiosi e divertiti al tempo stesso. Sembrava giovane, forse anche più di lei, ma nella Foresta Incantata, lo sapeva, tutto poteva essere un’illusione. E, se le storie che aveva udito su di lui erano vere, di anni doveva averne più di trecento. «Voi siete Il Signore dell’Inverno, l’Oscuro»
«Risposta esatta, mia cara…» sospirò quello, portandosi le mani dietro alla schiena «Ma, come dire, mi sarei aspettato un pochino di riconoscenza in più da una principessa come voi»

Elsa arrossì piena di vergogna «Grazie per avermi salvata» concesse, riconoscente.
Lui mosse un paio di passi, sorridendo divertito «Oh no, non mi riferivo a quello... salvarvi non era un favore ma la mia parte del contratto» ghignò «Mi riferivo al fatto di avervi rimesso in sesto, così che possiate onorare la vostra»
«La mia?» chiese lei non capendo.
L'Oscuro ignorò la sua domanda «Vi piace qui?»
La ragazza aggrottò le sopracciglia, sempre più confusa «Credo di sì, forse non è come me lo sarei aspettato... »
«Un castello di ghiaccio magari?» sghignazzò «Un po' scomodo, non trovate?»
Lei si ritrovò contagiata dalla sua ironia «Forse...»
«Non che abbia ospiti, di solito, ma visto che dovrete rimanere qui per sempre è un bene che sia di vostro gradimento»
«Che avete detto?» 
tremò «Per sempre?»
L’Oscuro annuì «Io ho rispettato la mia parte dell’accordo: salvarvi dai vostri inseguitori e da qualsiasi piano avesse in serbo per voi il vostro patrigno. Ora è il vostro turno di pagare»
Elsa si ritrovò improvvisamente a corto di fiato, con la magia che già premeva per uscire, fomentata dal panico crescente. Incespicò con le coperte e si alzò
«Come avete potuto? Voi…» sibilò «Non erano questi i patti…»
«Ah, no?» le sorrise lui con fare ferino «Eppure in quella foresta avete detto di essere disposta a qualsiasi cosa pur di sottrarvi al vostro destino: la magia ha sempre un prezzo, mia cara. Ebbene, questo è il vostro»
«Ma così sarò solo in un’altra gabbia» esalò a fatica, mentre la paura le bloccava il respiro «Non è giusto»
«Giusto, Fiocco di Neve?» sghignazzò l’Oscuro divertito «Indovinate: la vita non è mai giusta. Dove vi hanno portato tutte le vostre speranze o quell’orgoglio che ancora brucia dentro ai vostri occhi? Qui, mia cara… non trovate anche voi sia stata solo una stupida perdita di tempo?»

«Voi siete un mostro!»
«Sì, mi chiamano anche così…» puntò gli occhi dritti nei suoi «Abbiamo molto in comune, non vi pare?»
«No…» balbettò quella, portandosi le mani al petto pronto a scoppiare «Lasciatemi andare!» quasi urlò, allargando le braccia: rilasciò un’ondata di potere che si trasformò in una scarica di pugnali di ghiaccio. L’Oscuro si mosse con una fluidità fuori dal comune e li schivò tutti, tranne uno che andò a lacerare la manica della sua bella camicia nera come la notte.
«Oh, no…» singhiozzò lei affranta, ancora una volta non era riuscita a contenersi «Mi dispiace…»
Quale punizione le sarebbe spettata adesso?
Le labbra di lui si socchiusero appena per uno stupore malamente celato: l’aveva appena fatta prigioniera e si dispiaceva per essersi difesa? Quanto mai doveva aver paura? «Fiocco di neve, credo che voi in prigione vi ci siate messa da sola molto tempo fa» piegò appena la testa di lato, seguendo con il suo sguardo quello di lei «E smettete di crucciarvi, è solo una camicia…» girò i tacchi e si mosse verso la porta «La cena è alla sette»
Elsa lo vide andare via senza aggiungere altro: non era impaurito, né incollerito, tantomeno sorpreso. Il suo respiro si regolarizzò.

    «Perché io?» gli chiese un giorno, rompendo improvvisamente uno di quei lunghi silenzi che erano soliti cadere fra loro.
Lui aveva distolto lo sguardo dalla finestra, privandosi dello spettacolo che l’Inverno appena portato sapeva regalare al di là del vetro «Perché voi, cosa?»
Elsa fece finta di credere alla sua confusione e sulle sue labbra si dipinse un lieve sorriso «Perché avete scelto me per farvi compagnia? Perché non una principessa, come dire, meno complicata?»
L’Oscuro ghignò appena «Magari vi ho scelta proprio per questo»
«Ma la mia magia è fuori controllo, non vi intimorisce?»
Questa volta il suono di una vera e propria risata rimbombò per tutta la stanza, facendola arrossire «Mia cara, ci vorranno ben più di qualche manciata di grandine e una spruzzata di neve per impensierirmi»

Poff!
Una palla di neve lo colpì in pieno viso. Il luccichio che gli accese gli occhi non fu facile da decifrare «Voi avete colpito me? Non si può dire che il coraggio vi man… ah» alzò un dito per bloccare quell’intenzione che le era lampante sul viso «Non oserete provarci di nuovo»
Elsa ricambiò il ghigno «Voi dite?»

Poff!
Questa volta fu lei ad essere colpita.
«Dico…» la sfidò l’Oscuro, omaggiandola con un irriverente inchino.
E fu così che l’Inverno arrivò anche dentro a quelle sale, imbiancando tutto l’androne e parte del primo piano.
Elsa schivò per un soffio l’ennesimo colpo del suo avversario, aveva il fiato corto e, per una volta, non era la paura a spezzarglielo ma la stanchezza che solo il puro divertimento sapeva portare. Non era così spensierata e felice dai tempi della sua infanzia, quando la sua magia non era ancora una maledizione ma puro stupore, per lei e per Anna… Anna… sgranò di colpo gli occhi, fermando senza preavviso la sua corsa e, proprio in quel momento, il panico s’impadronì del suo petto, bloccandole il respiro: fu così che scivolò.
Una mano che si strinse fulminea nella sua, però, le impedì di cadere da quelle scale ghiacciate su cui aveva appena intrapreso una rocambolesca fuga. La consapevolezza di aver stupidamente rischiato la vita l’aiutò a recuperare lucidità «G-grazie…» balbettò, sinceramente riconoscente.
L’Oscuro - sempre così irriverente, sempre così loquace – rimase in silenzio.
Lei si azzardò ad alzare gli occhi su di lui: era sconvolto, lo sguardo totalmente rapito dalle loro mani allacciate. Da quando era arrivata al castello, quella era la prima volta che si toccavano.
«Voi…» lo sentì dire, infine, con voce incerta «Voi non provate freddo?»
Elsa inarcò le sopracciglia confusa e, improvvisamente, comprese: la mano del Signore dell’Inverno doveva essere gelida così come la più oscura delle notti ma tutto quello che lei avvertiva sulla pelle era una piacevole frescura, niente di più «Il freddo non mi ha mai dato fastidio…»
L’altro sgranò gli occhi e lasciò la presa, come se quel contatto fosse diventato improvvisamente insopportabile. Mosse un braccio a far sparire ogni singolo passaggio delle loro magie che si erano battute e mescolate, poi si voltò e se ne andò senza più aggiungere una singola parola.

   

    Dapprima furono solo piccoli sussurri che andavano a solleticarle i sogni, per poi sparire nella consapevolezza della veglia. Fu quando cominciarono a tormentarle anche le giornate che cominciò ad esserne allarmata. Per quanto si sforzasse non riusciva mai a capire cosa dicessero esattamente ma una cosa le era perfettamente chiara: la stavano chiamando, attirandola come il canto di una sirena verso luoghi inesplorati. L’Oscuro non le aveva mai proibito di aggirarsi per il castello ma, solo da quando le voci avevano preso ad accenderle la curiosità, si era resa conto che c’era un’intera ala che non aveva mai avuto il desiderio di visitare, come se fino ad allora le fosse stata celata. Non era una sciocca, di sicuro c’era un qualche tipo d’incanto che, in un modo o nell'altro, non le permetteva di cadere in tentazione. Proprio per questo aspettò l'occasione giusta, assicurandosi di essere da sola per tutto il tempo necessario a soddisfare quell’impulso che le voci fomentavano giorno dopo giorno.
Quando si ritrovò davanti alla grande porta chiusa, le mani le tremarono un poco di paura ed eccitazione. Si fece coraggio e poggiò i palmi su entrambe le ante e quelle si aprirono docilmente, come se avessero riconosciuto il tocco della loro padrona.
Non appena entrò, la bocca le si schiuse per lo stupore: quella stanza era piena di oggetti di ogni tipo, come se l’Oscuro 
fosse – fra le altre cose – anche un inguaribile collezionista. C’erano, sì, gioielli ma anche cose dal nessun valore apparente, come un vecchissimo bastone da pastore ricurvo, ad esempio, e non mancavano quadri, o statue, neppure molte armi. Le voci si fecero più insistenti, Elsa fu costretta a girare il capo, seguendone la direzione e finalmente scoprì che cosa le emanava: su di un leggio, in un angolo remoto della stanza, vi era posato un pugnale. L’elsa di cuoio nero sembrava davvero molto vecchia, mentre la lama lunga e ondulata era incisa con intricati disegni, sembrava quasi che sopra ci fosse scritto qualcosa.
Si avvicinò, trattenendo il fiato «Jackson…» sussurrò a fior di labbra, l’acciaio brillò e le voci si fecero sempre più intense.
Allungò una mano per afferrarlo ma, prima di riuscire a farlo, il suo sguardo venne attirato da alcune ampolle su un tavolo lì vicino: il loro liquido verde, ben conosciuto – tanto odiato quanto amato al tempo stesso – la gelò sul posto.
Bastò un lieve fruscio alle sue spalle per farla scattare, le voci si gonfiarono nella sua mente fino a scoppiare in un silenzio assordante non appena le sue dita si serrarono attorno all’impugnatura.
«Come fate ad essere qui?» le chiese l’Oscuro guardingo, gli occhi fissi su ciò che aveva in mano.
«Perché?» gli rispose lei rabbiosa, puntandogli contro il pugnale «Che cosa mi celava questa parte del castello, un incantesimo? Qualcosa che ho infranto? Sono diventata degna della vostra fiducia, per caso? Curioso che sia successo proprio quando ho perso la mia in voi»
Lui parve non scomporsi, anzi, si avvicinò un poco «Fiocco di Neve, come pensate sia venuto a conoscenza della vostra situazione? Se non avessi accettato questo scambio con il vostro patrigno, voi sareste ancora con lui in questo momento. Capisco che adesso siate molto arrabbiata ma…»
Una scarica di ghiaccio gelò il pavimento ai suoi piedi, ad un soffio dalla punta dei suoi stivali.
«Non fate un altro passo…» gli intimò, rinsaldando la presa sul pugnale.
L’Oscuro vanificò gli effetti del suo potere con noncuranza ma non si mosse più «Non prendiamo decisioni affrettate, mia cara…» le disse, alzando le mani in segno di pace «Se mi uccideste adesso temo non riuscirei a dirvi una cosa che, sono ragionevolmente sicuro, vi interessi molto»
Lei puntò la lama verso il suo addome, allungando appena il braccio poteva quasi lambirgli la stoffa del panciotto con la punta «Che cosa?» gli chiese, assottigliando lo sguardo.
«Datemi il pugnale e ve lo dirò»
«Ditemelo e io valuterò se darvi il pugnale»
Sulle labbra dell’Oscuro comparve un sorriso di difficile interpretazione «Si dia il caso che il vostro patrigno vi abbia ingannato…» cedette «Voi non avete ucciso vostra sorella…»
«Io non ho uccis…» sussurrò quella incredula, mentre improvvise lacrime di commozione le appannavano la vista «Provatemelo» si ricompose subito.
L’altro lasciò scivolare una mano su un grosso specchio lì di fianco: la superficie si mosse appena, come acqua increspata dalla caduta di un sasso e un’immagine prese pian piano forma. Mostrava una giovane ragazza, dai vivaci occhi azzurri, aggirarsi fra le bancarelle di un mercato. Aveva i capelli rossi raccolti in un’acconciatura alta ma, nonostante ciò, la grande ciocca bianca che le partiva dalla tempia destra non veniva completamente celata. Era molto cresciuta rispetto a come la ricordava ma, senza ombra di dubbio, era…
«Anna!» esclamò incredula.
«Il pugnale…» reclamò il suo pagamento il Signore dell’Inverno.
La mano di Elsa tremò appena: gli si avvicinò ancora di mezzo passo, girando appena il polso in segno di resa ma, quando lui allungò la mano, voltò rapida la lama verso l’alto, dritta verso la sua gola «Dov’è?»
Questa volta lui non sorrise «Per quanto la vostra intraprendenza di solito mi diverta, Fiocco di Neve, state abusando un po’ troppo della mia gentilezza: un patto è un patto»
«Noi non avevamo nessun patto: io ho detto che avrei valutato se ridarvi o meno il pugnale e la mia risposta è no» rese la presa più ferrea e accostò la punta alla sua carne scintillante di ghiaccio «Non prendetemi per stupida, Jackson» lo ammonì, chiamandolo per nome «Non so bene perché ma il fatto che questo sia in mano mia vi spaventa e credo proprio che, al tempo stesso, ci sia qualcosa che vi impedisca di riprendervelo, altrimenti l’avreste già fatto: perciò no, non vi restituirò ciò che mi dà potere su di voi»
Lui piegò le labbra in un ghigno sfrontato «Fiocco di Neve, voi siete una sorpresa continua. Sentiamo, cosa potrebbe mai fare questo umile servo per la vostra deliziosa persona?»
Elsa drizzò il collo, avvicinandosi al suo viso, i nasi quasi a sfiorarsi «Insegnatemi»
Gli occhi di lui brillarono assieme alla lama del pugnale «Che cosa?»
«Insegnatemi a controllare la magia» ripeté risoluta «Così che non sia più un pericolo per gli altri, in modo da poter tornare da mia sorella e riprendermi il regno»
L’Oscuro si ritrovò, suo malgrado, a guardarla ammirato «Mi domando che fine abbia fatto quella ragazza divorata dalle paure che ho incontrato quella notte nella foresta»
«L’ho lasciata andare…»




Ciao a tutti!
Ebbene sì, sono tornata con un nuovo capitolo di questa raccolta. A quanto pare un po' di ferie hanno giovato alla mia mente sovraccarica e qualcosa dei mille progetti che mi frullano in testa è finalmente uscito.
Era un po' che volevo calare Jackson nei panni di The Dark One, da quando ho sentito Dream Girl di Idina Menzel
, per l'esettezza. La canzone, facente parte della colonna sonora del film Cinderella, ha prestato il titolo a questa shot e molto del suo testo è incluso in queste righe, sia nel personaggio di Elsa che in quello di Jack.
Al solito c'è del canon di Frozen, del canon di ROTG e, ovviamente, del canon di Once Upon a Time (in particolare ci sono più riferimenti all'episodio 1x12 - Skin Deep), sebbene, Jack nei panni del Signore Oscuro sia qui, al tempo stesso, anche il Signore dell'Inverno: già che è dotato di magia sarebbe stato un vero peccato privarlo proprio della sua.
Tutta la battaglia a palle di neve riprende gli avvenimenti di una mia precedente shot: "Di somme e palle di neve", per chi l'avesse già letta il senso di familiarità è assolutamente voluto, non so perché mi sentivo un po' nostalgica. Ci sono nascosti, in realtà, anche un altro paio di riferimenti ad altre mie storie.
Per quanto riguarda Friederik - mio personalissimo headcanon per il padre di Hans - ormai ci sono quasi affezionata a questo bel viscidone XD
E' in effetti la prima shot che scrivo in cui Elsa e Jack non sono amanti ma, di sicuro, la bella principessa ha già fatto breccia nel cuore del Signore Oscuro, però, converrete con me che per il bacio di vero amore ci sia ancora bisogno di tempo... ciò non implica che, magari, potrebbero stemperare la tensione in altri modi ù_ù
Alla prossima e buon anno (anche se è iniziato da un po')
Cida

  
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