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Autore: littlegiulyy    12/01/2022    0 recensioni
Bra Brief. Da sempre poco avvezza alla lotta, alle battaglie ed alle avventure della squadra Z, con il passare del tempo si renderà conto di quanto le stia stretta la sua vita sulla Terra. Proprio quando quando capirà di aver bisogno di dare un cambio di direzione alla strada che le è sempre stata disegnata davanti, finirà per un caso fortuito nell'avventura che le cambierà la vita. Conoscerà lo spazio, lo stesso in cui suo padre ha vissuto per trent'anni, comprendendo finalmente l'altro lato della medaglia, un altro lato di sé.
Dal Capitolo 1:
"Quando sei l’erede di una delle multinazionali più importanti del pianeta che altra scelta potresti avere?
Nessuna, se non fare quello che tutti si aspettano che tu faccia.
...
Era la figlia della donna più geniale dell’Universo e di uno dei guerrieri più forte di tutte le galassie, i suoi amici erano tutti straordinari con poteri fuori dal comune… e lei? Quella sensazione che ormai aveva appiccicata addosso, la sensazione di essere ordinaria non accennava a staccarsi da lei da qualche giorno.
Insoddisfazione. Questo era quello che provava."
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Nuovo personaggio, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Pan/Trunks
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 12 "Stop calling me Terrestrial"

Atterrarono davanti ad una piccola struttura a cupola dipinta di giallo chiaro, molto simile alla struttura di casa Son.
Intorno a loro si estendevano chilometri e chilometri di distese dal colorito verdastro ed azzurrognolo, senza l’ombra di nessun’altra costruzione nel raggio di miglia. Erano totalmente dispersi nel nulla,in una galassia lontana, su un pianeta alieno.
Non sembrava esserci nessun namecciano nei dintorni; non avevano incontrato nessuno da quando si erano alzati in volo per raggiungere il punto prefissato da Bardack. Neanche l’ombra di una città, di un viallggio o di qualcosa che potesse far supporre la presenza di qualche forma di vita sul pianeta. Solo quella casetta singola persa tra i monti e le colline azzurre.
“Siamo arrivati” sentenziò Bardack incamminandosi verso la modesta porta della struttura e senza apsettarla.
Bra lo seguì in silenzio, fermandosi al suo fianco davanti all’ingresso. Il Saiyan bussò alla porta, restando in attesa davanti a quella tavola di legno che se avesse voluto avrebbe potuto tranquillamente buttare giù solo con un mignolo.
Lo guardò sorpresa.
Da quello che le avevano sempre raccontato, non era usanza Saiyan giungere in un luogo e chiedere il permesso di entrare, ne tanto meno attendere, elegantemente e con pazienza, in piedi a braccia conserte davanti ad una sottile porta in legno, che qualcuno aprisse.
Era evidente che Bardack fosse stato educato e cresciuto come un Saiyan, ma allo stesso tempo l’altra sua metà aliena temprava e levigava gli spigoli duri del suo carattere e della cultura suo popolo di origine. Che poi era anche il suo. 
I suoi occhi azzurri analizzarono attentamente la figura del generale, soffermandosi particolarmente sul suo profilo perfetto. Il naso piccolo lievemente all’insù, adornato da un piccolo anellino tale e quale ad un piercing,  addolciva i suoi tratti tesi e sempre sull'attenti. Una fascetta rossa legata saldamente sulla fronte teneva alti i ciuffi di capelli che altrimenti avrebbero coperto la sua fronte spaziosa, facendolo sudare più del dovuto. Le labbra serrate e apparentemente morbide, rispettavano ogni proporzione del suo volto, esprimendo visibilmente la sua impazienza. Il suo sguardo azzurro, ma Saiyan, riuscì a catturare delle piccole goccioline che imperlavano le sue tempie. In effetti faceva piuttosto caldo su Nameck; dovevano esserci all’incirca 30 gradi sotto quel sole cocente ed alieno, se non di più.
“Fa caldo qui…” commentò spezzando il silenzio e guardandosi intorno curiosa.
“Nameck in questo periodo è molto vicino al pianeta Phatos, il Sole di questa galassia per capirci…” rispose atono il ragazzo, senza muoversi neanche di un millimetro. Se Bra non avesse visto le sue labbra muoversi, avrebbe giurato non fosse stato lui a parlare.
La ragazza guardò il cielo curiosa, cercando di scorgere quel pianeta che le era appena stato nominato, ma non riuscì a vedere niente.
Si voltò ricontrollando il cielo alle sue spalle, ma ancora niente.
Tornò a fissare la porta davanti a loro, ancora chiusa.
“Ci apriranno mai?” chiese guardandolo dubbiosa, ma il ragazzo non si schiodò dalla sua posizione.
“Stanno facendo il riconoscimento”
“Il riconoscimento?” ripetè senza capire.
“Sì, prima di farci entrare… devono assicurarsi che non siamo ex mercenari di Freezer” spiegò il ragazzo “i nostri geni Saiyan li fanno dubitare…” aggiunse con un sorriso bieco e divertito.
Quando stava per rispondere, la serratura fece uno scatto improvvisamente e la porta davanti a loro si aprì. Uno scricchiolio inquietante accompagnò l’apertura del portone, rivelando una figura che Bra riconobbe all’istante. Il namecciano davanti a lei era assolutamente uguale in ogni dettaglio a Junior ed al suo Supremo, Dende.
“Per la miseria!” imprecò sbalordita “è uguale a Dende” proseguì senza riuscire a restare zitta.
Bardack le lanciò un’occhiataccia e lei intuì all’istante di aver parlato troppo.
Si morse un labbro nervosa, distogliendo gli occhi dallo sguardo di accusa del generale affianco a lei.
Ne avrebbe mai combinata una giusta?
“Scusatela… non sa quello che dice” disse subito Bardack “non siamo qui per reclamare niente” aggiunse subito dopo “ci servirebbe solo del carburante e mi piacerebbe scambiare due parole con l’Anziano Saggio”
Bardack ed il namecciano si scrutarono a vicenda, in silenzio, analizzandosi in ogni dettaglio.
Bra notò immediatamente come l’atteggiamento fiero, e quasi arrogante, del suo compagno di viaggio non avesse assolutamente messo in difficoltà l’alieno davanti a loro. Il namecciano sembrava sereno.
“Perché due Saiyan vogliono parlare con il nostro Saggio?” chiese serio spezzando il silenzio.
Bra aprì la bocca per specificare la sua metà terrestre, ma un’occhiataccia di Bardack la fece tacere all’istante.
“Ho delle questioni da porgli” si affrettò a dire il Saiyan affianco a lei “niente che comporti una guerra”
“I Saiyan non sono mai stati graditi su Nameck” disse acido “non credo faremo un eccezione neanche questa volta” aggiunse guardando con sfida il ragazzo. Bra avvertì distintamente l’aura di Bardack oscillare pericolosamente.
Se avesse avuto uno scoppio d’ira, di sicuro non lo avrebbero mai ricevuti. Doveva mantenere il controllo.
Decise di intervenire.
“Non vogliamo niente da voi” disse rapida, beccandosi un’altra occhiataccia da parte di Bardack. Ricambiò lo sguardo, cercando di fargli capire di fidarsi di lei, ma il volto del ragazzo rimase teso. 
“Vorremmo solo parlare con il vostro Saggio… potrebbe aiutarci” proseguì la ragazza “stiamo cercando una ragazza, Kale. E’ la compagna del mio amico…” aggiunse, rendendosi conto che il suo tono si era quasi incrinato nel pronunciare l’ultima frase, ma decise di non farci caso.
Sospirò amareggiata.
“Non vogliamo fare niente di male” aggiunse abbassando il tono di voce.
Gli occhi del namecciano si spostarono dalla figura del ragazzo a quella di Bra, ancora in piedi affianco a lui con le braccia conserte. I suoi occhi la scrutarono attentamente, studiandola silenziosamente dopo il suo monologo.  La ragazza non abbassò lo sguardo, ma ricambiò l’occhiata di interesse dell’alieno.
“Hai un aspetto familiare…” decretò il namecciano continuando a guardarla.
Bra sollevò le sopracciglia sorpresa “non credo proprio di averti mai visto” disse immediatamente “vengo dalla Terra” specificò subito dopo. Bardack la fulminò con lo sguardo all’istante.
In un attimo, il volto dell’alieno davanti a loro cambiò totalmente espressione.
“Dalla Terra!” esclamò subito il namecciano quasi saltando dall’emozione “sei una terrestre?” le chiese con impeto. Bra lo guardò sorpresa da tutto quell’entusiasmo.
“Si…” farfugliò confusa.
“Com’è possibile? Avverto il sangue Saiyan nelle tue vene” disse il namecciano prendendole una mano rapidamente. Prima che Bra potesse ritrarla, l’alieno l’afferrò trattenendola ed improvvisamente tutto divenne buio intorno a lei. L’unica cosa che poteva vedere era la figura del namecciano ancora in piedi davanti a lei, con la sua mano stretta nella sua e i suoi occhi fissi nel suo sguardo cristallino.
Non c’era nessun altro intorno a loro, era sola. Dov’era finito Bardack?
Il suo cuore iniziò a battere tachicardico per l’agitazione. 
Era sola. 
Cercò di muoversi, ma non riuscì a muovere di un centimetro neanche un muscolo del suo corpo.
Sembrava paralizzata.
Cosa stava succedendo?
Proprio quando l’agitazione stava iniziando a montarle dentro, improvvisamente tutto tornò come prima ed in un attimo fu i nuovo su Nameck. Il sole cocente sopra la sua testa che riscaldava la sua pelle, Bardack in piedi al suo fianco e l’alieno con la mano ancora stretta nella sua. Alla visione del suo compagno di viaggio ancora lì, affianco a lei, il suo cuore si calmò rapidamente sentendosi sicuro, tornando ad una frequenza normale. Spalancò la bocca sorpresa senza capire cosa fosse appena successo ma, prima che potesse chiedere spiegazioni, il namecciano parlò di nuovo. 
“Per tutti i Supremi di ogni pianeta…” esclamò l’alieno lasciando la presa sulla sua mano “sei la figlia della signora Bulma e del Principe dei Saiyan Vegeta!” balbettò spalancando la bocca sconcertato.
Bra lo guardò totalmente confusa, come poteva saperlo? Come li conosceva?
“Vostro padre ha compiuto una strage molti anni fa su questo pianeta” decretò il namecciano serio.
Bra deglutì nervosa, metabolizzando quello che aveva appena sentito.
Suo padre non era un santo, questo lo sapeva bene. Tuttavia, quella verità scomoda le scombussolò lo stomaco inaspettatamente e più di quanto immaginasse. Venne invasa da una lieve sensazione di nausea, che le provocò un cerchio alla testa. 
Il passato nello spazio di suo padre era oscuro, questo lo sapeva; ma i suoi genitori e tutti i loro amici si erano sempre riguardati bene dal raccontarle le gesta di suo padre quando era ancora giovane. Per salvaguardare probabilmente la considerazione che aveva di lui, alla fine l’aveva tenuta all’oscuro di tutto, facendole sbattere in faccia la verità da uno sconosciuto. 
“In un villaggio qui vicino… ha distrutto tutto. Raso al suolo tutto, ogni casa, uomini, donne e bambini. Senza distinzioni” raccontò il namecciano con tono piatto.
Fu come una bomba che esplode sotto acqua.
Una miriade di emozioni si liberarono nel petto della ragazza, ma cercò abilmente di nasconderlo agli occhi dei due presenti. L’idea che suo padre avesse compiuto un vero e proprio massacro non riusciva neanche ad essere realmente elaborata dalla sua testa. Suo padre era stato un assassino. Aveva militato nelle schiere di Freezer per trent'anni e aveva tolto molte vite, questo lo aveva sempre saputo, eppure non se n'era mai preoccupata. Così lontana da quella realtà che le sembrava quasi finta da quanto assurda fosse, aveva deciso di catalogare tutto come un brutto incubo. Ma non era un incubo, era verità.
Deglutì nervosa, cercando di buttare giù la bile che minacciava di risalire il suo esofago. 
Non poteva farsi vedere fragile in quel contesto; non adesso che aveva quasi conquistato un briciolo di rispetto soprattutto da parte del Saiyan affianco a lei. Il suo sguardo nero era fisso su di lei, da ormai svariati minuti.
Se voleva sopravvivere nello spazio, doveva reagire.
“Le gesta di mio padre non sono le mie” sentenziò cercando di mostrarsi decisa “non posso essere giudicata per quello che ha fatto mio padre ormai quasi trent’anni fa” aggiunse guardandolo negli occhi.
Il volto del namecciano si rilassò improvvisamente.
“Questo è vero… ma i genitori sono coloro che ci danno gli insegnamenti per tutta la vita. Gettano le radici per l’albero che crescerà. Tuo padre ti ha trasmesso un grosso fardello da portare in testa, la corona Saiyan è pesante…” disse a bassa voce “tuttavia… considerando la tua metà terrestre, ritengo che tu abbia ricevuto insegnamenti etici e sani principi. Tua madre, la signora Bulma, ci ha aiutati molto. Ci ha ospitati in casa sua quando non sapevamo dove andare, ha rimesso insieme le sette sfere del drago e ha fatto rinascere Neo Nameck…” aggiunse con uno strano luccichio negli occhi “mi stupisce che abbia deciso di unirsi indissolubilmente ad un Saiyan come Vegeta, ma se lei ha visto del buono in lui voglio fidarmi…” sentenziò pensiroso.
Il silenzio aleggiò nell’aria intorno a lei, mentre i presenti metabolizzavano ancora sulle parole appena pronunciate. Poi, inaspettatamente, il namecciano si fece da parte e indicò l’entrata.
“Venite, vi porterò dall’Anziano Saggio. Mi fiderò di voi…” decretò.
Bardack guardò sorpreso la ragazza, ma Bra evitò accuratamente il suo sguardo.
Senza pensarci due volte, per fuggire allo sguardo indagatore del Saiyan, Bra entrò nella piccola casa a forma di cupola e si incamminò dietro al namecciano. Il ragazzo la metteva terribilmente in soggezione, e lei non riusciva a capirne il perchè.
Bradack la seguì immediatamente, senza perderla di vista. Camminarono per qualche minuto in silenzio, finché non raggiunsero una scala che portava ad un piano interrato. Bra guardò scettica la piccola scala in legno, ma non aveva altra scelta, scese seguendo l’alieno. Bardack, affiancandola felino, si abbassò sul suo orecchio per non farsi sentire.
“Cos’è questa storia che tua madre ha aiutato i namecciani?” le chiese curioso.
Bra scosse la testa “niente… cose successe trent’anni fa” tagliò corto continuando a camminare.
La morsa nello stomaco stringeva sempre di più.
Le rivelazioni su suo padre avevano decisamente cancellato nella sua testa le gesta memorabili di sua madre.
Guardò davanti a sé catturando la schiena dell’alieno davanti a lei.
Non aveva idea di cosa dovessero discutere Bardack e l’Anziano Saggio, ma lei era sempre più curiosa di scoprire tutto quello che non le avevano mai raccontato.
 

Uscire di nuovo all’aria aperta fu come riemergere dall’acqua e respirare di nuovo.
Inspirò a pieni polmoni l’aria frizzantina di Nameck, cercando di metabolizzare tutto quello che aveva appena sentito.
Quando vide Bardack al suo fianco, non esitò a parlare.
“Potevi dirmelo che non stavi cercando solo Kale” esordì stizzita. Bardack assottigliò gli occhi.
“Kale è la priorità” stabilì serio.
“Si lo è…” confermò la ragazza “ma prima che la rapissero stavate cercando qualcosa” aggiunse incrociando le braccia al petto.
Se doveva far parte del piano, doveva essere resa partecipe totalmente.
Bardack la guardò seriamente.
“Non credo sia importante adesso” disse voltandosi per andarsene, ma la mano di Bra volò rapida sul suo avambraccio, costringendolo a voltarsi di nuovo verso di lei. Abbassarono lo sguardo sul punto di contatto nello stesso momento. Dopo un attimo di esitazione, Bardack spostò il braccio liberandosi rapidamente dalla presa delicata della Principessa.
“Io credo di sì invece!” decretò seria. Si guardarono intensamente per qualche istante, poi Bra parlò di nuovo.
“Cos’è questa storia dell’anello di Rosicheena?” indagò curiosa.
Per un attimo, Bardack le sembrò quasi nervoso.
“Niente che ti interessi” tagliò corto il ragazzo “ritroveremo Kale e poi ti riporteremo sulla Terra”
“Perché ho la sensazione che non andrà così?” sbuffò la ragazza mettendo le mani sui fianchi “non so cosa ci fosse in ballo prima di tutta questa storia, ma so per certo che mi stavate cercando ancor prima che rapissero Kale” aggiunse pensierosa “è intuile mentire, generale” disse accentuando il tono acido sul grado del ragazzo davanti a lei.
Bardack si avvicinò pericolosamente al suo viso per essere più persuasivo, ma ormai Bra non aveva più paura di lui.
“Come ti sto dicendo da settimane ormai… non sono affari che ti riguardano ragazzina” ringhiò a denti stretti. 
“Io credo proprio di sì”
“Dovresti smetterla di ficcare il naso in cose che non ti riguardano”
“E tu allora potevi evitare di portarmi qui con te, mi hai messa in mezzo tu!”
“Sei stata tu a voler venire”
“E per fortuna! Sto scoprendo troppi altarini per i miei gusti…”
“Non c’è niente che tu debba sapere. Ritrovata Kale, tu tornerai sulla Terra e finalmente mi sarò liberato di un grande peso”
“E credi di risolvere tutto così? Lo hai detto tu stesso all’Anziano Saggio, ormai non puoi più tornare indietro. Vuoi spiegarmi di cosa stiamo parlando?”
Il ragazzo la guardò con astio.
“Pensa prima a risolvere quello che hai nella tua testa, poi forse potrò valutare di spiegarti qualcosa” commentò sprezzate il ragazzo appoggiandole un dito sulla fronte. Bra scostò malamente la sua mano, allontanandolo da lei.
“Di cosa stai parlando” sputò fuori innervosita e sul volto del Saiyan si dipinse un ghigno.
“Ti turba così tanto che tuo padre abbia fatto il mercenario per trent’anni della sua vita?”
Bra spalancò gli occhi punta sul vivo.
“Non dire fesserie, conosco bene il passato di mio padre”
“Ho visto la tua faccia quando l’Anziano Saggio ha ricordato il suo sterminio e tutte le sue memorabili gesta…tuo padre era un assassino intergalattico,così come il mio. Prima te lo metti in testa meglio sarà per te...” disse con un ghigno il ragazzo “se prima avessi potuto vomitare, lo avresti fatto” aggiunse ridacchiando con cattiveria.
Bra lo spintonò nervosa.
“Smettila”
“Perché? Non avevi detto di conoscere bene il passato del tuo paparino?” la prese in giro il Saiyan. Bra, ormai alla fine della sua pazienza e stanca delle sue prese in giro gratuite, d’istinto sganciò un pugno che lo colpì dritto sulla guancia destra, facendogli girare il volto dalla parte opposta. Bardack rimase immobile per qualche istante decisamente sorpreso, poi tornò a guardare la ragazza davanti a lui portandosi una mano sulla guancia traumatizzata. La guardò allibito, schiudendo le labbra per la sorpresa. 
“Picchi duro Principessa” ridacchiò con un ghigno “devo averti fatto proprio incazzare se ti sei scomodata a tanto” aggiunse massaggiandosi la guancia arrossata.
I nervi di Bra vibrarono come le corde di un violino.
“Perché devi essere sempre così stronzo?” gli chiese frustrata. Senza aggiungere altro, si voltò ed iniziò a camminare senza una meta precisa. Il ragazzo la seguì con lo sguardo, accennando un sorriso.
“Dove hai intenzione di andare?” le chiese alzando il tono di voce affinché la sua domanda raggiungesse le regali orecchie della ragazza. Bra non si voltò ma borbottò un “lontano da te” che il Saiyan udì benissimo.
Bardack dovette trattenere una risata.
“Stai andando nella direzione sbagliata. La nostra navicella è dalla parte opposta”
Bra si bloccò improvvisamente, voltandosi di scatto.
“Si può sapere perché qualsiasi cosa faccia non va mai bene?” urlò mettendo le mani sui fianchi “tieniti pure i tuoi segreti del cavolo, ma smettila di trattarmi così. Smettila di essere così stronzo, smettila di mettermi alla prova” aggiunse esasperata.
Bardack sollevò le sopracciglia.
“Non serve scaldarsi così tanto” commentò atono.
“Disse colui che non appena fai qualcosa cerca di strangolarti” lo prese in giro la ragazza alzando gli occhi al cielo "forse dovresti fare un corso sul controllo dei nervi"
"E tu dovresti parlare con qualcuno che ti aiuti a superare i tuoi traumi infantili nei confronti delle azioni di tuo padre" la prese in giro tastando un punto dolente. Bra lo guardò in cagnesco. 
"Se non mi reputi degna di fare questo viaggio con voi, allora scaricatemi subito sulla Terra, mi fareste solo un favore”
Bradack scoppiò a ridere.
"Ci ho pensato diverse volte, ma ormai siamo qui. La Terra è troppo lontana"
Bra si sentì ferita dalle sue parole.
Da quando era stata rapita, non aveva fatto altro che cercare di guadagnarsi il rispetto del Saiyan davanti a lei. 
"Vi aspetterò su Nameck" stabilì risentita. Bardack la guardò accigliato.
"Non dire sciocchezze"
"Non sto scherzando, vi aspetterò qui" rispose incrociando le braccia al petto.
“Frena, stai facendo tutto da sola” l’ammonì il ragazzo.
“Allora perché non mi vuoi dire di cosa stava parlando l’Anziano Saggio? Stavate cercando un anello e pensavate ce l’avessi io… perché?” chiese Bra. Lo guardò attentamente, in attesa di una risposta.
“Pensavamo ce l'avessi tu perché apparteneva alla regina, tua nonna”
“Che cosa?” chiese confusa Bra. Bradack sospirò rassegnato.
“Rosicheena era tua nonna, la regina Rosicheena. La leggenda racconta che ogni regina Saiyan possedesse un anello, che si tramandava di generazione in generazione, in grado di controllare in qualche modo gli animi di tutti i presenti” raccontò privo di espressione “il sovrano di Kapthos, prima di volere te in carne ed ossa come merce di scambio, voleva l’anello di Rosicheena. Così ti abbiamo trovata… cercando l’anello della famiglia Vegeta, perso da sessant’anni nello spazio. Quando ha scoperto che esisteva una Principessa dei Saiyan, il Re di Kapthos ha deciso di voler te e non l'anello”
Bra rimase in silenzio, meditando sulle parole del ragazzo.
Fissò quei fili d’erba azzurri sotto le suole delle sue scarpe, ammirandone il colore alieno.
Non aveva mai sentito parlare di questo anello, ne tantomeno di sua nonna in realtà. Suo padre non gliene aveva mai parlato; ma del resto, suo padre non le aveva raccontato molte cose del suo passato. Come poteva pretendere che le raccontasse una delle loro leggende se non voleva mai nominare i suoi regali nonni? Ricordava ancora quando da piccola aveva erroneamente chiesto a Vegata informazioni sui suoi sconosciuti nonni. Suo padre era sparito per un giorno intero senza dire una parola.
Non era facile avere a che fare con il Principe dei Saiyan, ne tantomeno esserne la figlia. Per quanto potesse volerle bene, e lei questo lo sapeva, restava sempre un uomo difficile da avvicinare, ma soprattutto pieno di segreti. Era convinta che neanche sua madre conoscesse proprio tutto in realtà. Sicuramente molte delle sue avventure non gliele avrebbe mai raccontate.  
Probabilmente non avrebbe mai compreso fino infondo quello che c’era nell’animo di suo padre, perchè non aveva idea di quello che aveva dovuto passare per diventare la persona che era oggi. Il suo papà. 
Da quando era stata rapita, aveva aperto gli occhi su molti aspetti che prima aveva sempre ignorato. Era facile guardare solo sè stessi e la propria vita, era facile non preoccuparsi di nessuno al di fuori di sè, era facile tenersi lontana dall'azione e vivere la parte migliore dei due mondi. Ma esisteva anche l'altro lato della medaglia e stava iniziando a capirlo. 
Aveva vissuto la sua vita terrestre fino a quel momento; adesso era arrivato il momento di scoprire la vita Saiyan. 
“Adesso possiamo andare? Ti sei calmata?” le chiese Bardack avvicinandosi a lei.
“L’Anziano Saggio ha detto che gli abitanti di Kapthos sono molto forti…” rifletté a voce alta la ragazza.
“E lo sono, l’hai visto tu stessa”
Bra alzò lo sguardo catturando gli occhi neri del ragazzo davanti a sé.
La sua corporatura massiccia e ben allenata la sovrastava. Lo scollo dell’armatura rivelava quello strano disegno tatuato sul suo collo, che ogni volta catturava il suo sguardo curioso.
Avrebbe tanto voluto chiedergli cosa significasse, ma era certa che il ragazzo non avrebbe mai risposto.
L’anellino sul suo naso scintillò alla luce del sole, mentre i suoi occhi neri restarono incatenati nei suoi, in attesa di qualcosa.
Lui sapeva che qualcosa frullava nella testa della ragazza.
“Allenami” disse improvvisamente la ragazza, spezzando il silenzio surreale che si era creato.
Bardack aprì la bocca senza celare la sua sorpresa per la prima volta.
“Che cosa?” chiese, convinto di non aver capito bene.
“Allenami” ripeté convinta.
“Io non credo che…”
“Non posso affidarmi al mio istinto se il mio avversario è forte, temibile e sa combattere” decretò la ragazza “non sono mai stata allenata. Tutto quello che so fare, è semplicemente il mio istinto Saiyan che mi dice cosa e come farlo. Ho bisogno di qualcuno che mi alleni, che mi insegni le tecniche di combattimento… non posso lottare in modo casuale. Finirei solo per farmi mandare al tappeto”
Bardack la guardò meditabondo.
La ragazza non aveva tutti i torti. Gli abitanti di Kapthos erano combattenti valorosi e temibili; non poteva affidarsi esclusivamente al suo istinto Saiyan.
“Se tu e Yoshi sareste impegnati a combattere, non potrete aiutarmi” aggiunse Bra cercando di convincerlo.
“E va bene” accettò il ragazzo “ma dovrai ascoltarmi e non mettere in dubbio quello che dico” aggiunse immediatamente “parliamoci chiaro terrestre… senon dovessi vedere subito risultati chiudiamo tutto subito. Non ho tempo da perdere”
Lo sguardo di Bra si illuminò immediatamente.
“Grazie, non te ne pentirai, lo prometto”
“Adesso andiamo, iniziamo subito” disse svelto “ci vorrà qualche ora perché Yoshi recuperi tutto il carburante necessario per il viaggio. Inizieremo adesso”
"Ti chiedo solo una cosa..." mormorò la ragazza guadagnandosi lo sguardo incuriosito del generale.
"Dimmi"
"Non chiamarmi più terrestre"

 
  
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