Anime & Manga > Kuroko no Basket
Segui la storia  |       
Autore: Red Saintia    12/01/2022    4 recensioni
La passione per uno sport può unire, dividere, spronare a migliorarsi e aprire nuove strade.
Alcune scelte portano ad allontanarsi mettendo in discussione sé stessi e ciò che si prova. Tra presente e passato ancora una volta luce e ombra si rincorrono per ritrovarsi sulla stessa strada.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Daiki Aomine, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

                                                                      https://i.postimg.cc/TY76rL9q/Kuroko-Tiaga.jpg



Quando Kuroko aprì gli occhi gli avvenimenti della sera precedente gli invasero la mente in maniera brusca e inaspettata. Si guardò attorno e non gli ci volle molto per realizzare che quella fosse la camera di Aomine. Di certo non poteva essere diversamente visto che in quel posto tutto parlava di lui, dall'arredamento essenziale alle pareti tappezzate di poster di stelle del basket internazionali. C'era uno strano silenzio tutto intorno. Possibile che in casa non ci fosse nessuno?

Si accorse di avere addosso dei vestiti non suoi e capì che Daiki si era preso cura di lui portandolo nell'unico posto dove sarebbe stato tranquillo, lontano da tutto e tutti. Provò ad alzarsi e si accorse che la testa gli provocava ancora lievi vertigini. Attese qualche istante per trovare il giusto equilibrio quando la porta della stanza si aprì.

"Oh... vedo che ti sei svegliato? Ottimo. Ti ho portato un cappuccino e uno snack. Non mangi da ieri devi mettere qualcosa nello stomaco." Aomine si soffermò a guardarlo, i suoi vestiti gli andavano parecchio grandi, ma anche così per lui rimaneva sempre perfetto.

"Aomine kun, cos'è successo dopo che siamo andati via dal campo di street basket?"

"Semplice, eri mezzo svenuto e ti ho dovuto letteralmente trascinare qui da me."

"Capisco. Ma i tuoi cosa avranno detto?"

"Assolutamente niente. Mia madre è ancora in ospedale per il turno di notte, tornerà tra un paio d'ore. E mio padre era nel suo studio a lavorare. Non credo si sia nemmeno accorto che sono rientrato."

"Io... ti ringrazio, di tutto. Ma credo di dover andare adesso. Saranno tutti preoccupati non vedendomi rientrare e..."

"Per favore sta un po' zitto e mangia! Ho avvisato i tuoi un'ora fa e ho chiesto a Satsuki di rintracciare la coah della tua squadra, cerca di stare tranquillo e preoccupati per te stesso una volta tanto."

Kuroko gli sorrise guardandolo negli occhi, in quel modo speciale che sapeva scaldarti il cuore. Il suo era un ringraziamento silenzioso che esternava in ogni più piccola espressione. 
"Aomine... credo che noi due dobbiamo parlare." eccolo di nuovo, quello sguardo risoluto e deciso che non avrebbe ammesso repliche né scuse.

"Lo so, ma penso tu abbia altro a cui pensare adesso."

Era vero, perché per quanto il suo sostegno lo avesse fatto stare meglio, ciò che era successo non cambiava. Il Seirin era a rischio eliminazione, la terza partita sarebbe stata decisiva. Vincere era l'unica opzione possibile.

"Non intendo arrendermi, oggi siamo di riposo, ne approfitterò per rimettermi in sesto e parlare con la squadra. Domani... sarà tutta un'altra storia."

"Ottimo Tetsu, è così che voglio sentirti. Anche perché se c'è qualcuno che deve battervi quello sono io!" replicò con la sua tipica aria spavalda.

"Non contarci Aomine kun, non farò sconti nemmeno a te."

"Tse... ma sentilo, mi ruba persino le battute. Avanti mangia scemo o si raffredda il cappuccino."

Kuroko non se lo fece ripetere, e mentre consumava la colazione recuperò il cellulare che Aomine aveva poggiato su di una mensola accanto al letto. Era quasi scarico, ma riuscì a visualizzare le chiamate della sera prima fatte da sua madre e da Riko. Di Taiga invece non vi era traccia... nessun messaggio e nessuna chiamata. Doveva senz'altro aver visto la partita, possibile che non avesse neanche provato a chiamarlo per chiedergli cosa fosse successo?

Non era mai capitato che non si sentissero dopo un incontro. Parlarne, per loro, era un modo per condividere insieme quel momento anche a distanza. Improvvisamente però tutto era diventato difficile e sapeva che in parte era colpa sua.

"Ti chiamerà..." gli disse, tirandolo fuori dalle mille paranoie che la sua mente stava già formulando.

"Credo che ce l'abbia con me." rispose abbassando la testa.

"E perché dovrebbe?"

"Perché mi conosce talmente bene da essersi accorto che tra me e te le cose stanno cambiando." ma questo Aomine lo aveva intuito. In quei giorni Tetsuya era confuso non per quello che stava accadendo tra loro, ma perché sapeva che in qualche modo aveva tradito la fiducia di Kagami.

"E tu cos'è che vuoi, Tetsu? Vuoi che le cose cambino? Perché è questa la cosa importante, quello che desideri tu." gli chiese, e Kuroko non potè far altro che annuire in silenzio. 
Daiki avrebbe potuto dirgli che persino nel sonno aveva chiamato il nome di Taiga, alleviando così il suo senso di colpa. E avrebbe giurato che pensasse a lui anche quando si erano baciati, ma questa eventualità faceva davvero troppo male anche solo pensarla. Ma lui non si sentiva così generoso, non in quella circostanza almeno, e quindi preferì tacere.

"Io so cosa voglio Aomine kun, ma adesso quello che conta è la qualificazione del Seirin. Tutto il resto può aspettare." quelle parole lo spiazzarono, e in quel momento sperò davvero che non aggiungesse altro.

"Sapevo che l'avresti detto. E non posso che essere d'accordo."

"Grazie."

Dopo colazione Kuroko si diede una sistemata preparandosi a tornare a casa. Il temporale sembrava aver dato una tregua quella mattina, ma le nuvole non si erano ancora diradate.

"Sarebbe meglio che io ti accompagnassi."

"Non serve, andrò da solo. Adesso va molto meglio credimi, e devo ringraziarti per questo. Mi sei stato vicino, ed è più di quello che avrei mai sperato."

"Non devi ringraziarmi lo sai..."

Lo vide regalargli un ultimo sorriso prima che sparisse oltre la porta. Lo aveva lasciato andare. Pensò che forse avrebbe potuto trattenerlo in qualche modo, ma a quale scopo?

Non poteva tenere legato a sé uno come Tetsuya contro la sua volontà. Il suo spirito, il suo cuore avevano una tale grandezza che lui non avrebbe mai potuto raggiungere. D'improvviso si rese conto di non sentire più l'urgenza di mettere le cose in chiaro tra loro. A lui andavano bene anche così. Forse perché sapeva che l'esatto momento in cui ne avrebbero parlato sarebbe stato quello in cui l'avrebbe perso per sempre.

                                                                                                        *****                                                


Cercò di impiegare meno tempo possibile per tornare a casa. Doveva farsi una doccia, tranquillizzare i suoi genitori e andare subito a parlare con i ragazzi. Le cose non andavano per il meglio ma ce l'avrebbe messa tutta perché potessero cambiare. Lo sconforto provato la sera prima fu relegato in un angolo della mente, doveva reagire. Lo doveva a sé stesso, alla squadra ma anche al sostegno di Aomine e alla promessa fatta a Taiga.

Riprese fiato solo quando si ritrovò sotto il portico di casa.

"Sono io, sono tornato. Mi dispiace davvero avervi fatto preoccupare ma..." si tolse le scarpe voltandosi, e dovette reggersi alla porta per non cadere letteralmente a terra. Fu come se un'onda d'urto gli fosse piovuta addosso senza preavviso schiacciandolo letteralmente al suolo. "Kagami kun!"

Era lui, non poteva sbagliarsi, né essere un'allucinazione. Taiga era dritto in piedi lì di fronte, con un'espressione indecifrabile sul volto e le labbra serrate con forza. 
Tetsuya non riuscì ad avanzare neppure di un passo. Di certo non era ciò che si aspettava di provare rivedendolo. Ma se Taiga lo conosceva bene, anche Kuroko sapeva per certo che quel volto stava trattenendo a fatica una rabbia evidente e una profonda delusione.

"Ho preso il primo volo disponibile e sono tornato a Tokyo. Inutile dirti che ho visto l'incontro. Non sembravi neanche tu quello in campo, sono rimasto senza parole. Credevo avessi bisogno di me, pensavo che saresti stato talmente male da chiuderti in te stesso. Volevo... volevo esserti accanto. Ma credo che a questo punto la mia presenza sia superflua. Forse è meglio che tolga il disturbo. Ti ho aspettato solo per dirtelo." scese i pochi gradini e lo raggiunse accanto alla porta.

"No... no aspetta, non puoi andartene, noi dobbiamo parlare. Ho tante cose da dirti Taiga... io, io non mi aspettavo che tu tornassi. Pensavo fossi in collera con me e volevo..." si strinse a lui con tutte le forze, e Kagami dovette serrare i pugni per controllare l'irrefrenabile voglia che aveva di abbracciarlo, di dirgli che gli era mancato talmente tanto da provare un dolore fisico. Di aver desiderato rivedere i suoi occhi come si desidera la luce del sole dopo essere stati confinati al buio per tanto tempo.

Era questo che avrebbe voluto dirgli. Ma adesso... nell'azzurro di quegli occhi intravedeva solo l'ombra di Aomine, che spegneva in un attimo tutto ciò che di buono sentiva dentro.

"Non è questo il posto né il momento per parlarne. Guardati... sembri uno straccio. Hai bisogno di una doccia, e credo faresti bene a toglierti quella roba di dosso, mi sembra chiaro che non sia la tua." fu la stilettata finale dritta al petto, inferta con deliberata cattiveria e rabbia. Perché lui si era fatto una sua idea, e perché tutto ciò che vedeva davanti ai suoi occhi gli dava ragione condannando Tetsuya senza possibilità di difendersi.

"Kagami kun... puoi almeno ascoltare quello che ho da dirti prima di trarre le tue conclusioni?" non poteva lasciarlo andare, non dopo quello che gli aveva detto, non prima che lui provasse almeno a dargli spiegazioni.

"Adesso voglio andare a salutare i ragazzi. Se hai qualcosa da dirmi lo farai giocando con me sul campo da basket." si divincolò dalla sua stretta e lasciò l'abitazione. Tetsuya sprofondò lungo la parete incapace di reggersi in piedi. Tutti i buoni propositi di quella mattina era svaniti in un attimo, come se non avessero mai avuto la consistenza per realizzarsi. Taiga era tornato per lui, per stargli accanto, e lui aveva passato la notte a casa di un altro. E non uno qualunque, ma della persona con la quale Taiga era in competizione praticamente su tutto. Poteva andare peggio di così?

Si rimise in piedi e decise che il tempo delle incertezze doveva finire in quell'istante. Salì in camera e si preparò per raggiungere i compagni di squadra.

 

                                                                                                             *****


Era l'unica cosa che poteva fare, prima di commettere qualche sciocchezza. Lasciare quella casa. Sapeva di averlo ferito con le sue parole ma non aveva potuto evitarlo. Gli aveva voltato le spalle e se n'era andato, senza dargli il tempo di aggiungere altro. Perché se lo avesse fatto lui sapeva che avrebbe mandato tutto al diavolo e lo avrebbe tenuto stretto ricordandogli quello che si erano promessi e che c'era tra loro. 
Dopo aver visto l'incontro non ci aveva pensato su due volte. Aveva buttato in valigia lo stretto necessario e prenotato il primo volo disponibile. Doveva vederlo di persona, perché quello che aveva visto giocare non era Kuroko che lui conosceva. Non c'era grinta nei suoi occhi, né quella determinazione capace di fargli superare qualsiasi ostacolo. Era spento... e questo non era da lui. Non avevano giocato e lottato insieme per tanto tempo per vederlo buttare tutto all'aria così.

Quando si era presentato a casa sua di mattina presto tutto immaginava tranne che lui non fosse lì. La madre di Kuroko gli aveva riferito di aver ricevuto una telefonata da un suo ex compagno delle medie che la rassicurava sul fatto che Tetsuya stesse bene e che aveva passato la notte a casa sua a causa del temporale. Kagami era rimasto immobile senza dire una parola. Non aveva bisogno di sapere altro, era tutto perfettamente chiaro. Sul perchè avesse deciso di rimanere non sapeva però darsi una spiegazione. Forse era solo il desiderio di rivederlo, oppure sperava che guardandolo negli occhi avrebbe potuto mettere da parte la rabbia che sentiva e il senso di colpa che lo attanagliava per non esserci stato quando Tetsuya aveva avuto bisogno di lui.

E adesso si ritrovava lì... che si dirigeva verso la palestra del Seirin, della sua vecchia squadra, con l'animo a pezzi e una gran voglia di spaccare la faccia ad una persona in particolare. Prima di aprire la porta e salutare i ragazzi fece un profondo respiro mettendo da parte tutto il resto. Perché lui sapeva bene che una volta posati i piedi sul campo da basket tutto il resto bisognava lasciarlo fuori.

Non si accorsero subito della sua presenza, avevano un'aria preoccupata e parecchio amareggiata. Serviva loro una scossa e lui gliela avrebbe data.

"Allora... è così che i ragazzi del Seirin affrontano le sfide? Battendo la fiacca?"

Tutti si voltarono spalancando gli occhi. "Non posso crederci, tu... sei qui!" Hyuga si pulì gli occhiali temendo di aver preso un abbaglio.

"Kagamiii!" i ragazzi gli saltarono letteralmente addosso, senza dargli il tempo di salutarli come si deve.

"Qual buon vento ti ha riportato in Giappone Kagami kun?" chiese Riko, sinceramente sorpresa.

"Semplice... ho visto i miei compagni in difficoltà e ho pensato che il mio supporto potesse aiutarvi."

"Siamo nei guai Kagami, la scorsa partita è stata un disastro. Abbiamo cercato di fare il possibile per recuperare ma era ormai chiaro che ci fosse qualcosa che non andava." Izuki era senz'altro il giocatore che avvertiva di più la responsabilità della squadra insieme al capitano.

"È normale, il Seirin si è rafforzato, ma anche le altre squadre lo hanno fatto. Non potevate aspettarvi che sarebbero rimaste lì a guardare. Ma non è ancora detta l'ultima parola. Oggi ci metteremo sotto e domani il Seirin otterrà la sua qualificazione!"

"Siii"

Fu incredibile la carica di fiducia e ottimismo che in pochi minuti aveva saputo infondere nei compagni. I volti scuri e abbattuti erano scomparsi, sostituiti da una gran voglia di rivincita e di fare del proprio meglio.

"A proposito Kagami... ma Kuroko sa che tu sei qui?" chiese Riko, sorpresa di non averli visti arrivare insieme. Immaginava infatti che Tetsuya sapesse già del suo arrivo.

"Lui sa che sono qui. Arriverà tra poco non preoccuparti." La ragazza non domandò altro, ma il suo sesto senso le stava suggerendo che c'era qualcosa di poco chiaro sotto, che presto sarebbe venuto a galla.

 

Il percorso che portava da casa sua alla palestra non gli era mai sembrato così lungo e faticoso. Sapeva che ad aspettarlo ci sarebbe stato lui con il resto della squadra al completo.

Se hai qualcosa da dirmi lo farai giocando con me sul campo da basket

Così gli aveva detto, e lui inizialmente era rimasto sorpreso da quelle parole. Di certo giocare non avrebbe chiarito le cose tra loro né gli avrebbe dato modo di lasciargli spiegare quello che era successo. Eppure Tetsuya sapeva che anche quello, per loro, era un modo di comunicare. In campo doveva esserci sintonia e fiducia tra i giocatori, altrimenti il concetto di squadra non avrebbe avuto senso. Allora capì che Taiga voleva testare il loro affiatamento. Se c'era ancora quella fiducia incondizionata che aveva permesso a entrambi di superare tanti ostacoli. Non si sarebbe tirato indietro, non adesso che lui era tornato. Voleva a tutti i costi cancellare dalla mente l'espressione che aveva visto sul volto di Taiga quando si erano rivisti.

Gli avrebbe dimostrato che niente era cambiato. Si fermò fuori la porta della palestra, chiuse gli occhi per un attimo e poi la spalancò. Gli sguardi di tutti si voltarono verso di lui, anche se i ragazzi erano già posizionati in campo.

"Oh... alla buon'ora. Ti sei ricordato che abbiamo una partita di cui discutere e degli allenamenti da fare?" Riko incrociò le braccia spazientita, ma si accorse subito che Kuroko non aveva sentito una sola parola di quello che gli aveva detto. I suoi occhi erano fissi su Kagami... e sulla maglia numero 10 che gli era appartenuta la stagione precedente. Trattenne il fiato, così come i ricordi legati a quella divisa che lui aveva indossato, che aveva regalato loro vittorie e sconfitte, gioie e rabbia. Gli occhi divennero lucidi e non potè far altro che scusarsi e correre negli spogliatoi per cambiarsi. Taiga lo vide andare via in un lampo, e l'istinto di corrergli dietro lo fece muovere in modo inconsapevole.

"Kagami! Sbaglio o avevi detto che ti saresti allenato con noi?" Hyuga aveva capito le sue intenzioni bloccandole sul nascere.

"È così senpai. Ma non vorrei correre il rischio di danneggiare ulteriormente la tua caviglia?"

"Tu non preoccuparti della mia caviglia e gioca come sai fare. Non sottovalutare i tuoi compagni Kagami, non farlo mai."

Taiga annuì e così cominciarono la prima frazione di gioco. Tetsuya rientrò poco dopo sedendosi in panchina accanto a Riko. Osservò in silenzio la partita, notando subito l'incredibile scioltezza di Taiga, la fluidità e la rapidità dei movimenti che rendevano la sua presenza in campo veloce e fulminea come una scheggia impazzita. Aveva acquisito una tale padronanza del gioco da portarlo su un altro livello. C'era solo una persona che avrebbe potuto metterlo in difficoltà, l'unico con il quale avrebbe giocato fino allo sfinimento, Aomine Daiki.

Dopo i primi dieci minuti di gioco Riko fece una sostituzione e finalmente Kuroko scese in campo.

Si sistemò i consueti polsini neri stringendo le stringhe delle scarpe. C'era un silenzio innaturale in campo, come se tutti si aspettassero che accadesse qualcosa d'imprevisto. Erano mesi che non giocavano più assieme e adesso rivederli sullo stresso campo era come tornare indietro nel tempo. La partita riprese tra scambi e passaggi fino a quando la palla non finì tra le mani di Kuroko, che scartò un avversario e passò a Kagami.

Taiga agganciò la palla andando a canestro. I ragazzi esultarono entusiasti. "Passaggio scarso e impreciso, puoi fare di meglio." fu la risposta lapidaria di Taiga che riprese il gioco voltandogli le spalle. Tetsuya incassò la critica a testa bassa e proseguì.

Pochi minuti dopo ci fu ancora un passaggio in direzione di Kagami. "Sei ancora fuori tempo, non riesci ad intuire i movimenti dei tui compagni, così ti farai intercettare!" una nuova stoccata, ancora più aspra, quasi gridata a denti stretti.

Riko, Hyuga e gli altri erano rimasti in silenzio. Kagami non era mai stato così duro nei confronti di Kuroko, e di certo non gli aveva mai parlato con quel tono. Qualcosa si era inclinato tra loro, l'ombra di Kuroko non riusciva a stare al passo con la luce di Kagami. Possibile che l'alchimia tra i due si fosse persa per sempre?

Tetsuya era esausto dopo la fine della terza frazione di gioco, ma decise di proseguire. "Più veloce, più rapido, non sai più cogliere l'avversario di sorpresa, sei prevedibile!"

Taiga lo stava portando al limite e Kuroko era sul punto di crollare. "Alza di più quelle braccia e cerca di intercettare i passaggi."

Tetsuya spostò lo sguardo su Taiga che continuava ad urlargli addosso e mentre scartava un compagno perse la concentrazione e cadde.

"Kuroko va tutto bene?" non riuscì neanche a rispondere al suo capitano, non aveva più fiato e neanche la forza di rialzarsi. Taiga lo raggiunse guardandolo dall'alto in basso.

"Avevo lasciato un ottimo giocatore e adesso me ne ritrovo di fronte uno mediocre."

"Kagami ma cosa..."

"Dico solo quello che penso capitano. E forse dovreste farlo anche voi."

"Non è questo il modo di aiutare un compagno, almeno non qui da noi e tu lo sai."

"Io so solo che se Kuroko continua a giocare in questo modo voi non potrete mai vincere. E questo dovete metterlo in conto prima di farlo scendere in campo domani."

Senza aspettare risposta, raccolse la borraccia a bordo campo e se ne andò negli spogliatoi. Tetsuya era rimasto a testa bassa incassando ogni parola che lui aveva detto, ingoiandone l'amaro che era intriso in ognuna di esse. Si rialzò da solo zoppicando verso la panchina.

"Kuroko si può sapere che diamine è successo tra voi?" chiese Hyuga.

"Non è successo nulla. La colpa è mia, non sono più alla sua altezza."

"Questa non è una giustificazione. Non avete mai avuto problemi a giocare insieme nonostante le vostre differenze. Adesso però..."

"Non è più così! C'è poco da spiegare. Il divario tra noi è troppo grande ormai. Scusatemi, ma adesso avrei bisogno di allontanarmi un attimo." cercò di trovare una giustificazione lasciando così il campo e i propri compagni.

"Kuroko, l'allenamento non è terminato. Ti do dieci minuti, poi voglio che tu sia qui insieme agli altri. Quindi cerca di riprenderti e trova la giusta concentrazione."

"Ok coach." fece segno con la mano e scomparve poco dopo.

I ragazzi del Seirin cominciarono a discutere tra loro, sorpresi e increduli davanti a quello a cui avevano assistito. "Che pensi di fare Riko?" chiese il capitano.

"C'è qualcosa che lo preoccupa e che gli impedisce di esprimersi al meglio. Purtroppo non posso rischiare se lui non è al cento per cento. Se non mi dimostra il contrario domani non giocherà."

Hyuga non disse nulla e nemmeno Izuki intervenne anche se avrebbe voluto obiettare quella decisione. Gli bastò uno scambio di sguardi con il suo capitano per capire che non era il caso di intervenire oltre.

 

Una volta da solo Kuroko cercò di riprendere fiato, mentre da lontano poteva sentire i compagni ricominciare l'allenamento. Aveva una gran voglia di piangere e sfogarsi, ma sapeva che sarebbe servito a poco. All'interno dello spogliatoio Taiga se ne stava seduto con l'asciugamano sulla testa e lo sguardo basso. Tetsuya chiuse la porta alle sue spalle rimanendo in silenzio. Sembrava che di fronte a lui ci fosse un estraneo. Neanche nei primi giorni al Seirin si era sentito così distante e a disagio con lui.

"Tu non sei così. Non lo sei mai stato. Tu eri quello che teneva unita la squadra quando tutto sembrava andare in pezzi. Quello dalle mille risorse, che diceva 'si vince e si perde insieme, ma non si getta mai la spugna'. Dov'è finito quel ragazzo? Perché davanti a me io vedo un'ombra che non riconosco. Un estraneo al quale non sento più di appartenere."

A quel punto le lacrime scesero senza preavviso. Sarebbero dovute essere lacrime di gioia, perché finalmente lui era lì, era tornato, anche se non sapeva per quanto tempo. Invece la sua anima era a pezzi, ridotta in tanti piccoli frammenti, ognuno dei quali avrebbe voluto chiedergli scusa pur sapendo che non sarebbe stato abbastanza. Taiga non si voltò, ma sapeva che lui stava piangendo, così come lo sapeva quella volta in cui si erano salutati all'aeroporto.

"Mi sei mancato Taiga... mi sei mancato ogni singola ora di ogni singolo giorno. Avevo promesso di starti vicino e sostenerti nel tuo sogno. Ma averti così lontano mi ha fatto sentire perso, confuso..."

"Credo che tu abbia trovato la spalla su cui piangere alla fine, non è così?" disse con deliberato disprezzo.

"Non essere ingiusto adesso. È vero, non lo nego, Aomine mi è stato vicino e mi ha sostenuto. Avevo bisogno di qualcuno che... che... somigliasse a te!"

Taiga si alzò facendo ribaltare la panca sulla quale era seduto. "Che stronzate vai dicendo? Lo stai davvero paragonando a me?" lo guardò con rabbia, nonostante il suo volto rigato dalle lacrime lo facesse sentire dannatamente in colpa.

"Non lo paragono a te. Ma è innegabile che siate molto simili. Tu ti stavi costruendo una nuova vita, una carriera, un futuro nel quale probabilmente non ci sarebbe mai stato posto per me."

"E chi ti ha fatto credere queste cose?"

"Nessuno! Sono io che le ho pensate, perché è così che andrà è innegabile. C'è troppa differenza tra noi. Tu sei destinato a grandi cose, ed io... non posso far altro che rincorrerti."

"Ma io non ti avrei mai lasciato indietro, non avrei mai permesso che uscissi dalla mia vita. Io ci ho creduto in quella promessa, in quel bacio che ti ho dato mesi fa. Perché tu non hai fatto altrettanto?" Già, perché lui non l'aveva fatto? Se l'era chiesto milioni di volte, e altrettante volte non aveva trovato una risposta plausibile. Almeno fino a quel momento. Perché quando lo aveva visto giocare di nuovo, aveva capito tutto, e i dubbi si erano dissipati mettendolo di fronte alle sue paure e ai suoi timori.

"Perché ho creduto di non essere abbastanza per te. Di non poter camminare al tuo fianco. Taiga... la tua luce adesso sarebbe capace di oscurare persino il sole."

Kagami rimase inerme ascoltando quelle parole e ritrovando quello sguardo che mille volte gli aveva dato la forza di lottare. Perdersi in quegli occhi era quello che desiderava fare da mesi. E adesso che li aveva ritrovati così malinconici e umidi di lacrime sentì che tutta la rabbia provata fino a quel momento veniva spazzata via

."E tu pensi davvero che io sarei arrivato dove sono adesso senza di te?" gli sfiorò il viso con il dorso della mano sentendolo fremere per quel contatto.

"Non sono più sicuro di niente ultimamente. E questo mi spaventa."

Taiga gli sollevò il viso, che lui teneva ostinatamente puntato a terra. "Dovrò rinfrescarti la memoria allora..." e lo fece, nell'unico modo possibile. Nel solo che conoscesse per esprimere ciò che provava. Si spinse conto di lui finché non incontrò il calore e il sapore della sua bocca, così dolce e al tempo stesso salata per colpa di quel pianto sommesso. Lo strinse a sé avvertendo il suo esile corpo lasciarsi andare in quell'abbraccio inatteso ma tanto desiderato. Tetsuya sciolse tutta la tensione accumulata fino a quel momento e accolse quel bacio come un segno di tregua. Una dimostrazione che anche lui gli era mancato allo stesso modo. I suoi occhi ancora lucidi incontrarono quelli scuri e determinati di Taiga.

"Mi sei mancato così tanto." strinse le mani tra i suoi capelli lasciando che lui gli sfiorasse il collo.

"Anche tu, lo sai. Adesso però guardami." gli intimò Taiga. E lui lo fece sapendo che non avrebbe mollato la presa fino a quando alcune cose non gli fossero state chiare. E sapeva per certo che se lui avesse chiesto non gli avrebbe potuto mentire.

"Cosa sta succedendo tra te e Aomine? E non dirmi niente perché non l'accetto come risposta." sapeva di dover pagare lo scotto delle sue azioni. Ciò che temeva però era la sua reazione nei confronti di Daiki.

"Aomine kun mi è stato vicino, mi ha aiutato, perché aveva capito subito che per me non fosse facile questa situazione. Poi con l'inizio dell'Interhigh ho sentito addosso ancora più tensione e lui mi ha spronato a non mollare. Ha detto che se tu l'avessi saputo saresti stato deluso..."

"Non girarci intorno Tetsuya ti prego. Sai bene a cosa mi riferisco." sì lo sapeva, stava solo cercando il modo giusto per dirlo. Ma sapeva che un modo corretto non c'era, e non ci sarebbe mai stato.

"Va bene...” attese qualche secondo e decise che non gli avrebbe omesso nulla “... mi ha baciato. Forse sarebbe meglio dire ci siamo baciati. Non voglio scaricare la colpa solo su di lui, è anche mia la responsabilità. Ma tranne questo non c'è stato altro, te lo assicuro."

Lo sapeva, era certo che Aomine in un modo o nell'altro si sarebbe insinuato nella sua vita. Non pensava però che Kuroko glielo avrebbe lasciato fare. Per quanto lui potesse rappresentare il presente di Tetsuya sapeva che Daiki era quel passato che non avrebbe mai potuto cancellare. Forse era stato sciocco a sottovalutare il loro legame, o forse troppo presuntuoso nel credere di rappresentare qualcosa di più importante e insostituibile.

"Taiga di qualcosa ti prego?"

Lui attese ancora, cercando di ritrovare un minimo di lucidità. "Torna dagli altri Kuroko, ne riparleremo in un altro momento."

"Ma Taiga..."

"Ho detto vai! Sei qui per allenarti e non per farti distrarre dai tuoi sentimenti. Adesso conta la squadra e la partita di domani. Il resto va messo da parte."

"Mi dispiace Taiga, davvero..."

Kagami lo osservò con un sorriso amaro stampato sul volto. "Sapevo che c'era questo rischio quando sono partito. Ma credevo che tra noi ci fosse qualcosa di speciale. Che stupido sono stato." aprì la porta e si diresse fuori, lontano dal suo sguardo e da lui.




Taiga è tornato, e non poteva essere altrimenti dopo aver visto la partita disastrosa del Seirin. Ovviamente le cose sono cambiate e quelli che fino ad ora erano semplici sospetti adesso diventano una dolorosa relatà. La sua scelta ha portato a delle conseguenze che forse un po' si aspettava, ma d'altronde sperare che tutto filasse liscio come l'olio stando tanto distanti è anche un po' un'utopia. Comunque sia la schiettezza di Kuroko non so quanto sia stata apprezzata, Taiga è parecchio incavolato. Non perdiamo però di vista il fulcro di questo anime che è la passione per il basket. Quindi prima le cose importanti e poi tutto il resto. Spero apprezzerete anche questo capitolo, ci risentiamo presto.

 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroko no Basket / Vai alla pagina dell'autore: Red Saintia