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Autore: Delirious Rose    12/01/2022    1 recensioni
Lady Lyanna Mormont ha ancora le sue bambole.
Lord Bern, Lady Berna e Ser Bernie sono intagliati nel legno, con le facce sbozzate, i capelli di lino e gli abiti di lana e lino. E poi Principessa, una delicata creazione di porcellana meridionale con i capelli di seta bruna e un abito grigio tutto ricamato e adorno di vero pizzo di Myr. (...)
«Lord Bern, Lady Berna e Ser Bernie sono dell’Isola dell’Orso, sanno difendersi da soli. Ma Principessa è una meridionale, sa solo sorridere, essere carina, e cantare: devi proteggerla.»
Robb gonfia il petto già forte—un vero cucciolo d’orso—e lo batte come un uomo adulto. «Bobbie fovte! Bobbie potegge pincipessa! Pomesso! No peoccupave Cía Nanna!»
(...)Sua nipote si ferma davanti a lei, la schiena ritta come un fuso e la testa alta, la mano stretta attorno quella del suo fratellino. «Vi auguro buona fortuna nella battaglia a venire, Signora Zia.»

Lady Lyanna Mormont prima della Battaglia di Grande Inverno.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Lyanna Mormont
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lady Lyanna Mormont ha ancora le sue bambole.

Sono nascoste in fondo al baule, sotto farsetti di pelle e brigantine borchiate e cotte di maglia, certo, ma le ha ancora. Lord Bern, Lady Berna e Ser Bernie sono intagliati nel legno, con le facce sbozzate, i capelli dipinti e gli abiti di lana e lino. E poi Principessa, una delicata creazione di porcellana meridionale con i capelli di seta bruna e un abito grigio tutto ricamato e adorno di vero pizzo di Myr. Lyanna ha avuto Principessa da che ne abbia memoria: un regalo della seconda moglie di suo cugino, ricevuto al suo arrivo all’Isola dell’Orso.

Cugino Jorah e la sua Signora Moglie Lynesse erano andati via da tempo, e non erano altro che nomi sibilati con disprezzo e vaghe ombre nei ricordi di Lyanna. Ma Principessa era rimasta e Lyanna aveva continuato a giocare con lei. Proprio come sua sorella maggiore Dacey aveva conservato l’abito di seta verde e pizzo di Myr regalatole da Lady Lynesse—il più bello e fastoso, riservato alle nozze e ai balli.

Lyanna prende Lord Bern, Lady Berna e Ser Bernie, e Principessa. Un fastidioso pizzicore le prude la radice del naso e gli occhi, come quando i tigli sono in fiore.

Stava giocando con le sue bambole quando Maester Garth chiese alla balia di portare i figli di sua sorella Alysanne altrove perché doveva avere una parola in privato con Sua Signoria. Lyanna aveva fatto finta di non aver sentito come l’aveva chiamata, e si era concentrata su come il vestito di Principessa s’era frangiato, ma non aveva seta grigia per rammendarlo. Lyanna avrebbe voluto fingere di non capire quando Maester Garth le aveva detto che adesso lei era la Signora dell’Isola dell’Orso, reggente per suo nipote ancora in fasce.

"Dov’è la Signora Madre? E le mie sorelle?" aveva chiesto, con l’angoscia dell’infanzia che serpeggiava nella voce.

Il volto di Maester Garth s’era rabbuiato, come ogni volta che Lady Lynesse era nominata. "Loro… non ci sono più, mia signora."

Lyanna era solo una bambina di otto anni e le lacrime le avevano inumidito gli occhi—ma era la Signora dell’Isola dell’Orso, reggente fino a quando suo nipote fosse diventato adulto. Non aveva mai visto la Mamma piangere, neanche quando gli Uomini di Ferro avevano ucciso Lyra—per cui, neanche Lyanna avrebbe pianto.

Che cosa farebbe Mamma? Che cosa direbbe Mamma?

Mamma era stata un’Orsa che proteggeva ferocemente i suoi cuccioli costi quel che costi. Lyanna avrebbe fatto lo stesso, e da allora aveva mantenuto la sua promessa.

Lyanna lancia un’occhiata furtiva oltre la spalla, ma nessuno la sta spiando. Stringe le bambole al petto, annusando un’ultima volta il profumo resinoso di Lord Bern, Lady Berna, e Ser Bernie—accarezzando un’ultima volta la seta bruna dei capelli di Principessa. Qualcosa di umido e salato le brucia gli occhi e la gola le si stringe in un singulto. Ha un brivido nelle ossa, come prima che le salga la febbre, ma diverso. Non sa perché, ma Lyanna sa che è diverso.

Prende un respiro profondo e avvolge le bambole un una pezza, legandole con un laccio di cuoio. I brividi aumentano mentre scende nelle catacombe.

È perché solo agli Stark è concesso scende fin qui giù, si dice.

Mentre attraversa la porta, nota come può essere aperta solo dall’interno: dovrebbe essere sicuro, ma lo spessore delle spranghe le danno un magro conforto. I brividi vanno e vengono mentre passa oltre i tunnel. Alcuni sono illuminati da candele e lampade che gettano ombre mobili sul viso di uno Stark morto da tempo; altri sono pozzi d’oscurità dove l’aria è immobile come la morte. Strano come ella trovi conforto in questi ultimi, mentre i primi le fanno torcere le viscere dalla… Lyanna si rifiuta di dare un nome a quell’emozione.

Farlo la renderebbe solo più reale.

Donne e bambini e anziani troppo vecchi e deboli per combattere si stringono gli uni agli altri; le madri bisbigliano ninne nanne per cacciar via i terrori dei loro figli. Lyanna trova i suoi con un po’ di difficoltà. Sono nascosti in un tunnel, fra due Lord Stark dal nome dimenticato—uno strano sollievo la coglie nel vedere le lame di ossidiana nelle mani della sua gente.

Lyanna si siede con i figli di Alysanne.

La più grande, Maege, ha sette anni, snella e aggraziata come Dacey, con il carattere di Alysanne, e i tratti tipici dei Mormont eccetto gli occhi—sono blu ghiaccio, forse l’unica cosa che ha preso da suo padre, chiunque egli sia. Il piccolo è il Lord-Bambino dell’Isola dell’Orso, ha tre anni ed è troppo giovane per governare: Robb Natinbattaglia, Robb Cucciolo-d’Orso. Se Aly avesse saputo che era incinta, sarebbe tornata all’Isola dell’Orso invece di partorire poche ore dopo la Battaglia del Bosco dei Sussurri. Nella lettera arrivata con il neonato e la sua balia dei fiumi, Aly affermava che le circostanze della nascita di suo figlio fossero un buon segno per Casa Mormont. E infatti, il piccolo Robb ha un carattere tanto focoso e selvaggio quanto i capelli rossi ereditati dal padre, chiunque egli sia—la balia non riesce a tenerlo a freno, ma Maester Garth sostiene che, con la giusta educazione, diventerà un buon Signore.

Lyanna prende dalle pieghe della brigantina un laccio di pelle con un pendente d’avorio intagliato. È una riproduzione del bassorilievo sulle porte di casa, una donna vestita d’una pelle d’orso con l’ascia nella destra e un bambino sull’anca sinistra. La mette al collo di Maege.

"Quando la mia mamma è partita, mi" —La gola le si stringe, come se le parole si coagulassero sulle corde vocali— "mi ha detto di prendermi cura della nostra gente fino al suo ritorno."

Lyanna pone un pugnale di ossidiana nelle mani di sua nipote. La sua mamma parla attraverso la sua bocca, o così le piace pensare mentre Lyanna ripete gli stessi addii di Lady Maege Mormont.

"Fino al mio ritorno, sei tu la Signora dell’Isola dell’Orso, Maggie: proteggi il tuo fratellino e quelli troppo deboli per proteggere se stessi."

Maege la guarda con gli occhi sgranati dalla paura e dal peso di un ruolo troppo pesante per una bimba di sette anni. Anche Lyanna aveva avuto quell’espressione quando la Mamma le aveva affidato l’Isola dell’Orso? E proprio come lei, tanti anni fa, Maege irrigidisce la schiena, come a voler sembrare più adulta.

"Ve lo prometto, Signora Zia."

Per un momento, Lyanna vorrebbe stringerla forte, dire a sua nipote che si rivedranno dopo la battaglia—che giocheranno di nuovo con le bambole come facevano prima che Lord Eddard Stark cavalcasse verso sud—ma sa fin nel midollo che sarebbe una promessa di marinaio. Invece, Lyanna apre il fagotto e guarda le sue bambole un’ultima volta—vorrebbe stringerle, baciarle, ma è la Signora dell’Isola dell’Orso e non può.

"Lord Bern, Lady Berna e Ser Bernie sono dell’Isola dell’Orso, sanno difendersi da soli," dice piano, ma la voce è austera come quella della Mamma, porgendo le bambole al nipotino. "Ma Principessa è una meridionale, sa solo sorridere, essere carina, e cantare: devi proteggerla."

Robb gonfia il petto già forte—un vero cucciolo d’orso—e lo batte come un uomo adulto. "Bobbie fovte! Bobbie puotegge puincipessa! Puomesso! No peoccupave Cía Nanna!"

Di nuovo quel pizzicore alla radice del naso. ‘Cía Nanna’. Una voce lugubre bisbiglia a Lyanna che potrebbe essere l’ultima volta che è chiamata in quel modo, ma lei la spinge più profondamente possibile.

"Non mi preoccupo, so che Principessa è in ottime mani. E anche la tua mamma e la nonna lo sanno," risponde lei, con la voce appena incrinata, ma per l’orgoglio—o così vuole che tutti credano.

Lyanna non riesce a trattenersi più a lungo. Abbraccia i figli di sua sorella, affondando il viso nei loro soffici capelli di carbone e di fuoco. Un bacio sulla fronte, e si alza, maledicendo l’aria polverosa e stantia mentre tira su col naso.

Lo sguardo cade sulla tomba sigillata e un brivido la raggela fino al midollo. Lady Sansa dice che le catacombe sono il luogo più sicuro di Grande Inverno, ma lo sono davvero quando il nemico è la Morte stessa?

"Perché alcuni tunnel non sono illuminati?" Lyanna chiede alla Signora di Grande Inverno.

"Quelle…" La voce di Lady Stark tremola, come se non volesse rispondere. "Sono tombe vuote, signora."

Che cosa farebbe Mamma? Che cosa direbbe Mamma?

"Sarebbe più sicuro rifugiarsi in quei tunnel, allora."

Lady Stark sbuffa. "Non c’è nulla da temere. Inoltre, non v’è modo di illuminare—"

N"on sapevo che ci fossero lampade e candele nella tana di un lupo." Lyanna usa lo stesso tono sfacciato della Mamma, quello che gli altri lord non sopportano sentire, specialmente dalla bocca di una bambina. "Dato che non ce ne sono in quella di un orso, la mia gente starà lì." Si volge verso Maester Garth—non vuole pensare che forse queste sono le loro ultime parole. "Le donne e i bambini in fondo, quelli che desiderano combattere all’ingresso del tunnel. Di’ a Ras di stare in fondo: sa come distrarre i bambini, ma che non osi raccontare storie di fantasmi."

Maester Garth lancia un’occhiata alla Signora di Grande Inverno prima di chinare il capo. "Come desiderate, mia signora."

I brividi si attenuano, ma Lyanna resta ad osservare la sua gente entrare in uno dei tunnel neri come pece. Alcuni le danno un’occhiata dubbiosa mentre passano, pochi osano ribattere—a questi, Lyanna ricorda la loro casa, i loro grandi signori e signore del passato. Chiama i bambini ‘cuccioli d’orso’, rinnovando nei loro volti orgoglio e coraggio.

Sua nipote si ferma davanti a lei, la schiena ritta come un fuso e la testa alta, la mano stretta attorno quella del suo fratellino.

"Vi auguro buona fortuna nella battaglia a venire, Signora Zia." La sua voce è ferma, come si confà alla Signora dell’Isola dell’Orso.

È così ingiusto. Siamo bambini, dovremmo giocare e correre e dire sciocchezze, non agire e parlare come adulti.

"Ci rivedremo all’alba," risponde Lyanna. Si china sul suo nipotino. "Fa’ il bravo: ascolta tua sorella, Maester Garth e la balia."

Robb fa una smorfia scontenta e apre la bocca, ma non è una protesta che oltrepassa le sue labbra. La sua espressione s’indurisce tanto quanto può il volto di un bimbo di tre anni.

"Puomesso, Cía Nanna."

Anche lui lo sa… anche lui ha i brividi. Profuma ancora di latte ed è già così vecchio… è così ingiusto. Così ingiusto…

Dopo essersi sincerata che la sua gente è sistemata e armata—se qualcosa si muove nelle tombe, colpite prima che possa uscire—Lyanna non ha più scuse per restare nelle catacombe, per prolungare quei momenti con la sua gente, con i suoi nipoti. I suoi passi riecheggiano nella scalinata, lentamente, il freddo immobile delle catacombe fa spazio al freddo frenetico della corte.

Gli uomini corrono dalle fucine e dai magazzini alle mura, trasportando ceste di frecce, casse di pugnali e spade e asce, fasci di lunghe lance e giavellotti—ogni lama e ogni punta è di lucida ossidiana nera.

Gli occhi di Lyanna dardeggiano alla fucina: intravede il giovane armaiolo meridionale, quello nerboruto con i capelli neri come fuliggine e gli occhi azzurri come il cielo estivo. Sta ancora lavorando nonostante la battaglia potrebbe iniziare da un momento all’altro.

Lyanna vorrebbe parlargli con la stessa facilità di Lady Arya, ringraziarlo per il suo lavoro, per armare la sua gente, ma la lingua è tutt’un nodo, come ogni volta che se l’è trovato davanti. È il primo che le abbia fatto perdere la lingua, e la balia dei fiumi le ha spiegato che cosa significhi. L’ha chiamata una ‘infatuazione’: nulla di cui vergognarsi, solo un segno che sta crescendo e presto sarà donna.

La balia dei fiumi è stata anche la prima a notare l’abbozzo del suo seno, non più grande di una noce, mentre Lyanna faceva il bagno con i suoi nipoti. Fra un anno e mezzo inizierete a vedere il sangue d’ogni mese, mia signora, le aveva detto la balia, perché era l’unica donna con cui Lyanna potesse parlare di tali misteri femminei oltre alla Mamma e alle sue sorelle. Era successo quindici mesi prima.

Di nuovo i brividi. Avrebbe visto il suo primo sangue? O sarebbe morta come una signora nel corpo di una bambina?

"Che cosa ci fai qui fuori?"

Lyanna stringe gli occhi al lacchè della Regina Drago—quel codardo di suo cugino che è scappato invece di affrontare il giudizio del loro signore e pagare per i suoi crimini.

Che cosa farebbe Mamma? Che cosa direbbe Mamma?

"Comando i miei uomini." Accentua il ‘miei’ di proposito, la voce affilata come acciaio di Valyria.

"Sei il futuro della nostra casa, dovresti essere al sicuro nelle catacombe."

Lyanna ha un nodo alla gola.

Vorrebbe urlare, sputargli che è colpa sua se non può stare nelle catacombe con Maege e Robb e tutti gli altri bambini—lo avrebbe fatto, se solo lui non avesse sposato quella donna meridionale, se lui non avesse ceduto a ogni suo stupido capriccio. Che la Mamma e Dacey e Alysanne avrebbero potuto essere ancora vive—che Maege e Robb non sarebbero degli orfani—che le sarebbe ancora concesso di essere una bambina se solo lui non avesse sposato quella maledetta puttana meridionale.

"Ci sono Maggie e Robb per portare avanti Casa Mormont. Ma io sono la Signora dell’Isola dell’Orso," risponde invece, perché non è questo il momento di buttargli addosso acredine e rabbia. Lo farà dopo la battaglia. Se sopravviveremo entrambi. "Mi sono preparata per la battaglia con i miei uomini: non mi nasconderò come un topolino spaurito." Io sono un’orsa, come Mamma e Dacey e Aly. "Vi auguro buona fortuna, Cugino."

È quello che avresti detto, giusto, Mamma?

Cammina ritta come un fuso, come se non avesse un brivido nel midollo, come se non volesse liberarsi del fardello del comando.

Lyanna non può.

Deve dare l’esempio. Deve pungolare l’orgoglio di quei lord e cavalieri affinché combattano senza riserve, anche se solo per non essere secondi a ‘una femmina che puzza ancora di latte’.

Deve dare l’esempio ai suoi uomini, affinché combattano senza riserve, orgogliosi di seguire la loro signora. E Lyanna vuole anche Mamma e le sue sorelle siano orgogliose di lei. Anche suo padre, chiunque sia quell’uomo.

“Noi donne Mormont siamo dei Mutapelle: ci accoppiamo con gli orsi per continuare il nostro casato,” Mamma le aveva detto una volta, quando Lyanna le aveva chiesto perché tutte le altre bambine avessero un padre e lei no.

Per qualche tempo, Lyanna aveva provato a trasformarsi in orsa, ma non c’era riuscita.

Alysanne aveva riso, ma non di lei.

“Ci riuscirai dopo aver visto il tuo sangue d’ogni mese ed essere abbastanza grande per avere figli.”

Ma ora, Lyanna dubita che quel tempo verrà.

I brividi aumentano nella quieta concitazione prima della battaglia. Lyanna esita ad unirsi ai signori del Nord, non sarebbe la benvenuta—è una bambina, una femmina, e troppe volte li ha messi in imbarazzo. Come avrebbe fatto Mamma.

Forse potrebbe unirsi ai signori meridionali, ma probabilmente non sarebbe la benvenuta—è una bambina, una femmina, non un guerriero stagionato come Lady Brienne, che ha dato prova del suo valore più volte.

Lyanna considera anche di unirsi a suo cugino e far pace con lui e i loro fantasmi; ma Ser Jorah ha il compito di condurre i Dothraki e quegli stranieri la mettono a disagio, con i loro strani costumi e la loro lingua aspra.

"Perché non riposate un po’, mia signora?" le suggerisce il capitano delle sue guardie. "Nella fucina è abbastanza confortevole e caldo."

Lyanna alza le spalle fino a quasi affondare il viso nelle sue pellicce, grata che il vento gelido le arrossisca le guance. Il giovane armaiolo meridionale è ancora al lavoro? O forse ha già preso posto sulle mura?  Riuscirei a parlagli?

"C’è un focolare nella tana di un orso?" risponde, con la voce appena incrinata.

Quest’uomo la conosce da quando era un poppante al seno di sua madre ed è stato la persona più vicino a un padre che lei e le sue sorelle abbiano mai avuto.

"No, mia signora. Ma un orso ama crogiolarsi al sole, mentre il freddo dell’inverno lo intorpidisce," il capitano risponde con un sorriso sfacciato che, alla luce delle torce, le ricordano quello di Alysanne. "È inverno ed è notte, ma dentro è caldo. E poi la fucina è vicina alla nostra postazione, mia signora."

Lyanna lancia un’occhiata alla fucina. Un apprendista esce dall’edificio, trasportando nel grembiale di cuoio armi di ossidiana. Il giovane armaiolo è ancora dentro? E di cosa potrebbero parlare? Si metterebbe solo in imbarazzo.

"Non sarebbe male avere un pugnale di ossidiana di scorta. Non si sa mai."

La fucina è vuota, silenziosa; l’oscurità minacciata dalle braci di un fuoco morente sul retro. Il fabbro meridionale non c’è—non c’è nessuno, a dire il vero. Ed è caldo; eppure, i brividi tornano, facendole tremare i denti.

Lyanna si avvolge le pellicce intorno al corpo, sedendosi il più vicino possibile alle braci morenti, che gettano intorno a lei un bagliore rossastro e sinistro. L’aria puzza di fuliggine e legno bruciato, di piscio di cavallo e olio. Cerca di trovare conforto in quegli odori, nei rumori che precedono la battaglia che si insinuano come spifferi nelle fessure—nella voce lontana di un soldato talentuoso che canta un addio alla sua amata.

Fuliggine e polvere pizzicano di nuovo gli occhi di Lyanna. È sola, al buio, raggomitolata nella pelle d’orso che Dacey le ha regalato per il suo settimo compleanno.

"Mamma… Mamma, ho paura…"

Nell’oscurità squarciata dal bagliore delle braci morenti e greve di fuliggine e polvere e d’attesa, Lyanna si concede un pianto silenzioso come un topolino.

"Mamma… Mamma, aiutami…"

Si stringe le ginocchia, si fa più piccola possibile, si nasconde nell’ombra il più possibile. È la Signora dell’Isola Dell’Orso, non può essere debole o spaventata—non è che una bambina, può essere debole e spaventata.

Quando i corni da guerra risuonano per la prima volta, Lyanna si preme le mani sugli occhi, ingoiando respiri profondi, costringendo il suo petto tremante a restare fermo.

Quando i corni da guerra risuonano la seconda volta, Lyanna si pulisce il viso con uno straccio che trova vicino al bagno di tempra, imbrattandosi il viso con olio e ferro.

Quando i corni da guerra risuonano per la terza e ultima volta, Lyanna apre la porta della fucina e attraversa il cortile, con il volto trasformato nella maschera severa e scevra di emozioni che tutti conoscono e disprezzano.

Mamma… Mamma, aiutami…

Quando la Sacerdotessa Rossa infiamma le armi dei Dothraki, Lyanna non sussulta per lo stupore, eppure il suo cuore trema, scorgendo suo cugino alla guida della carica infuocata—avrebbe dovuto fare pace con lui quando ne aveva la possibilità, invece di ostinarsi nell’orgoglio e nel risentimento.

Quando i Non-Morti si accalcano sotto le mura, Lyanna non indietreggia nonostante il puzzo di carne bruciata e putredine le attanaglia lo stomaco—vorrebbe vomitare, premere il naso nel vestito di Lady Berna, profumato di resina, invece ingoia acido e bile dando ordine di rinforzare le porte.

Quando i Non-morti traboccano le alte mura di Grande Inverno, Lyanna non si sposta nonostante il nemico sia come un fiume in piena e lei non sia che un ponte giocattolo, costruito da figli dell’estate.

Mamma… Mamma, ho paura…

"Qui ci ergiamo!"

Lyanna urla così forte che le fanno male la gola e i polmoni.

Lei è Lady Lyanna Mormont, la Signora dell’Isola dell’Orso, alfiere più leale di Grande Inverno, e questo è il motto della sua Antica e Nobile Casa.

Qui si erge, di fronte a guerrieri morti, con squarci che espongono budella in putrefazione e cuori immobili—di fronte a donne morte, con i seni gonfi di vecchio latte acido e neonati morti che penzolano tra le loro gambe—di fronte a bambini morti, con la pelle bianca sulle ossa scricchiolanti e pustole grondanti sui loro volti.

Mamma… Mamma, aiutami…

"Mantenete la posizione!"

Lyanna urla così forte che le fanno male la gola e i polmoni.

Lei è Lady Lyanna Mormont, la Signora dell’Isola dell’Orso, alfiere più leale di Grande Inverno, e la sua presenza deve incoraggiare i suoi uomini—il suo coraggio deve pungere l’orgoglio dei lord e dei cavalieri e dei soldati affinché nessuno possa dire di non aver combattuto con la stessa ferocia di una ragazzina di dodici anni che non ha mai visto il sangue di ogni mese.

Mamma… Mamma, ho paura…

Il cancello si rompe sotto il pugno di Wun-Wun il Gigante, i Non-morti sciamano dietro di lui. I suoi piedi schiacciano gli uomini non abbastanza veloci da togliersi di mezzo—spazza via Lyanna dal suo cammino come se non fosse altro che un sassolino.

Mamma… Mamma, aiutami…

"Mia signora, siete ferita?" chiede il suo capitano.

Sa che si è rotta una gamba, le fa male da morire e lo stivale si piega in modo innaturale. Ma lei è l’ultima figlia di Maege Mormont, uno dei più feroci guerrieri dei Sette Regni! È la sorella minore di Dacey Mormont, che fino alla fine ha combattuto per proteggere il suo re—è la sorella minore di Alysanne Mormont, che ha combattuto nella battaglia del Bosco dei Sussurri mentre sopportava le doglie!

Lei è Lady Lyanna Mormont, la Signora dell’Isola dell’Orso, e non è da meno di sua madre e delle sue sorelle!

Mamma… Mamma, ho paura…

"Non lasciateli passare!" urla al suo capitano, a chiunque possa sentirla.

Non può permettere al nemico di avvicinarsi alle Cripte. Non importa quanto siano robuste le spranghe, le persone all’interno—la sua gente—Maege, Robb, Maestro Garth e la Nutrice—potrebbero sopravvivere solo con il cibo e l’acqua che hanno!

Mamma… Mamma, aiutami…

Ma il numero dei nemici non fa che crescere con ogni momento che passa.

Hanno soltanto tante di punte di freccia in vetro di drago e molto probabilmente non basteranno—un uomo può trafiggere soltanto tanti Non-morti prima di essere sopraffatto.

Mamma… Mamma, ho paura…

Wun-Wun si dirige verso le porte delle Cripte, come se qualcosa lì dentro lo stesse chiamando.

Il cuore di Lyanna si stringe nel petto con la stessa forza con cui lei stringe la sua ascia.

Mamma… Mamma, aiutami…

Lei è Lady Lyanna Mormont, la Signora dell’Isola dell’Orso: qui si erge e non permetterà che nessuno dei suoi sia ferito.

Lyanna urla a squarciagola, precipitandosi verso Wun-Wun, trascinando la gamba rotta e ignorando il dolore come certamente fece Alysanne nel Bosco dei Sussurri.

Mamma… Mamma, ho paura…

Wun-Wun la solleva come se fosse Lady Berna, ma lei si sente più come una delicata creazione di porcellana come Principessa. L’acciaio della corazza si schiaccia nella stretta, e le sue costole pure. La sua presa sull’ascia si allenta.

Mamma… Mamma, aiutami…

Wun-Wun la porta alla bocca, forse per mangiarla come nel racconto del Signore degli Animali.

Mamma… Mamma, ho paura…

Lyanna non riesce a distogliere lo sguardo dall’unico occhio di Wun-Wun, di un blu inquietante, innaturale, luminescente e morto. Il fetore di morte e decomposizione del gigante Non-Morto le rende ancora più difficile respirare.

Mamma… Mamma, aiutami…

Nonostante il dolore che le perfora i polmoni, nonostante la vista annebbiata e la testa che le gira, Lyanna raccoglie tutta la forza che le è rimasta.

Mamma… Mamma, ho paura…

Mira all’unica cosa che riesce a distinguere: il globo blu luminescente dell’occhio di Wun-Wun.

Mamma… Mamma, aiutami!

Lyanna è l’Eroe del racconto del Signore degli Animali, e acceca l’unico occhio del mostro. Ma a differenza dell’Eroe, Lyanna sa di non essere destinata a sopravvivere.

Mamma… Mamma, ho paura…

Mentre cade con i resti di Wun-Wun, Lyanna si sente come se stesse annegando.

Non le viene concessa la grazia di spaccarsi la testa, né di rompersi il collo quando colpisce il suolo.

Mamma… Mamma, aiutami…

Lyanna riesce a malapena a muovere gli occhi.

Può solo sperare che qualcuno si accorga di lei, che si fermi abbastanza a lungo da darle il colpo di grazia.

Mamma… Mamma, ho paura…

Avrebbe dovuto fare pace con Cugino Jorah. Avrebbe dovuto ascoltarlo e restare con Maege e Robb nelle Cripte.

Mamma… Mamma, aiutami…

Lyanna non vuole morire. Non se la sua morte potrebbe essere inutile, non senza sapere che Maege e Robb e la sua gente potranno vedere la Primavera.

Mamma… Mamma, ho paura…

Lyanna non vuole morire. Non a dodici anni, non senza essere diventata una donna—non senza aver baciato il suo amato.

Mamma… Mamma, aiutami…

Lyanna non vuole morire. Non così, non senza la certezza che il Re della Notte non la faccia risorgere e farle fare del male a Maege e Robb e la sua gente.

Mamma… Mamma, ho pau

 

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Anche se la storia è basata sulla serie televisiva, ho preso la libertà di inserire alcuni elementi dei libri, ovvero Alysanne Mormont e i suoi figli (che per il momento non hanno nomi). Di questi ultimi, ho cambiato un po' l'età, specialmente per il piccolo Robb.

Quanto all'idea, parte dal principio che, nonostante l'interpretazione superbamente badass di Bella Ramsay, Lyanna Mormont resta una bambina, a conti fatti: una bambina che ha dovuto accollarsi la responsabilità di un dominio e della sua famiglia, costretta a crescere troppo in fretta.

   
 
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