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Autore: FrancyT    16/01/2022    2 recensioni
9-10 Novembre 1939, Germania
All'interno dell’hotel Rheinischer Hof, due individui si accingevano a discutere di argomenti di notevole importanza. Seduti comodamente in una di quelle stanze, i due uomini discussero a lungo, arrivando a prendere un importante decisione. Quel loro incontro stabilì una direttiva che non ammetteva obiezioni.
Quella che noi oggi ricordiamo come “Notte dei cristalli”, scaturì l’inizio di questa storia.
Durante quella stessa notte numerose azioni violente si riversarono contemporaneamente nella città, seminando il panico generale. Alcuni individui iniziarono allora ad abbandonare le città, in cerca di un posto migliore dove poter vivere. Fra di essi troviamo la figura di Inuyasha, un giovane locandiere che, in seguito a quella notte, si è ritrovato costretto ad abbandonare la propria abitazione.
La “notte dei cristalli” segnò l’inizio della sua storia, quella di un ibrido alla ricerca della libertà.
Nel suo lungo viaggio il ragazzo incontrerà persone che tenteranno di aiutarlo, che lo sosterranno nella fuga, che lo proteggeranno dai generali tedeschi ma...
Inuyasha riuscirà davvero a raggiungere il confine?
Genere: Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Miroku, Naraku, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Il fuggitivo 

Germania, 9 Novembre 1938 

Ore 23:00 

All’interno di una piccola locanda posta proprio nella via principale di Berlino, un giovane mezzo demone spazzava con impegno la sala principale. Piccolino ma ben disposto, quel locale era il più illustre della città, tappa fondamentale per chiunque fosse di passaggio. Quella sera però un odore sgradevole sembrava far svanire nel nulla la fama di cui godeva quel piccolo rifugio. La puzza di alcool e sigarette pareva rendere l’ambiente inospitale tanto che il ragazzo non poté far a meno di aprire le finestre, nella speranza che quel tanfo riuscisse ad uscire il prima possibile.  Con ancora in mano il manico di scopa, si ritrovò dunque ad osservare fuori dalla finestra che dava sulla strada principale. Quella sera pareva stranamente tranquilla, l’agitazione dei giorni precedenti, scatenata in seguito all’attentato a vom Rath, sembrava essere svanita nel nulla.  

Il suddetto diplomatico, fu infatti ferito gravemente da un mezzo demone che si era fatto sopraffare dal sangue demoniaco. Dopo due giorni le sue condizioni parevano non migliorare.  

Resosi conto di star solo perdendo tempo, il giovane ragazzo abbandonò quei pensieri, tornando stancamente al suo lavoro. Iniziò a spazzare fra i tavoli portando via con sé residui di cibo di ogni tipo. Quando però giunse in fondo al locale, proprio dove fino a poche ore prima stavano seduti una coppia di demoni, si ritrovò a storcere il naso con aria infastidita. Osservò con disgusto un mucchietto di mozziconi di sigaretta lasciati sul pavimento e si ripromise che avrebbe preso dei seri provvedimenti 

Quante volte aveva espressamente detto a quei demoni di utilizzare un posacenere? Quante volete li aveva invitati a fumare all'esterno della sala? Quella gli parve l'ennesima azione vandalica all'interno del suo locale, l'ennesimo insulto verso il suo lavoro. 

Sospirò afflitto. Per quanto ancora sarebbe andata avanti quella situazione? Era già da qualche mese che demoni d'ogni tipo parevano voler smantellare, pezzo dopo pezzo, il lustro del suo locale. Frustrato da quell'assurda situazione finì velocemente di sistemare l'ambiente per la mattina successiva, indirizzandosi subito dopo verso le scale che lo avrebbero portato al piano superiore.  

Il primo piano di quella locanda ospitava ben quattro camere da letto disponibili per l'affitto, mentre altre due erano riservate ai dipendenti. Il giovane percorse a passo stanco quel corridoio vuoto, udendo distintamente schiamazzi e sussurri provenienti dalle stanze occupate dai clienti. Sospirò nuovamente e, sperando che quella tortura finisse presto, giunse finalmente alla sua stanza. 

La camera in questione non era poi molto diversa da quelle destinate ai suoi clienti, arredate con massicci mobili in legno. Una volta all'interno di essa, il ragazzo si guardò allo specchio, affiancato alla porta.  

Poggiò i palmi sul mobile sottostante e iniziò a scrutarsi attentamente il volto. Quel gesto, tanto strano, era divenuto un'abitudine in quegli ultimi mesi. Sperava che osservandosi avrebbe finalmente scoperto cosa non andasse in sé stesso. Era un giovane uomo sulla ventina, proprietario di una locanda i cui affari andavano discretamente. La sua vita tutto sommato era tranquilla, eppure da un po' di tempo sembrava che il suo essere ibrido lo stesse condannando ad una vita solitaria.  

Con ancora in mente quegli strani pensieri iniziò a sbottonarsi la camicia che era solito indossare per lavorare, facendola scivolare distrattamente sul pavimento. Dopo aver riservato lo stesso trattamento ai pantaloni, decise di farsi un bel bagno. Si diresse allora verso la toilette di cui era provvista quella camera e si concesse un meritato bagno caldo. Rimase all'interno della vasca per lungo tempo sperando che, l'acqua calda nella quale era immerso, portasse via con sé ogni forma di turbamento.  

Dopo essere uscito dalla tinozza, iniziò a tamponare il corpo e i lunghi capelli nel tentativo di rimuovere l'eccesso d'acqua ed ancora in asciugamano tornò nella camera da letto. Si affacciò alla finestra, e quando venne colto dall'aria pungente della sera ispirò a pieni polmoni; finalmente poteva rilassarsi e godersi quella splendida serata. Osservò la luna risplendere alta nel cielo, un piccolo spicchio bianco che illuminava la notte e constatò a malincuore che a breve sarebbe giunto il novilunio.  

Rabbrividì al solo pensiero. 

Non amava molto mostrarsi in pubblico durante quelle notti ma con un lavoro come il suo era necessario, di certo non si sarebbe guadagnato da vivere vietando l'accesso al suo locale per l'intera durata della trasformazione. Accantonando quei pensieri si allontanò dalla finestra, dirigendosi verso il centro della stanza occupato da un letto a due piazze. Ancora con i capelli umidi e l'asciugamano stretto in vita, si gettò a peso morto sul materasso finendo con l'addormentarsi pochi istanti dopo. 

Intanto, all’hotel Rheinischer Hof, due individui si accingevano a discutere di argomenti di notevole importanza.  

Il primo dei due uomini pareva assumere un'importante carica politica. Il suo aspetto, non era poi così particolare, per le strade di Berlino era possibile notare individui dall'aspetto ben più insolito del suo, ma qualcosa in quell'insieme pareva stonare.  

Il volto pallido, color porcellana, era incorniciato da dei lunghi capelli neri lasciati ricadere liberamente sulle spalle. Quel viso, così diafano, ospitava due spietati occhi rossi, accompagnati dai chiari segni demoniaci. Quello sguardo, così duro e severo, incuteva terrore alla maggior parte degli individui che osavano incrociarlo. 

Il suo interlocutore invece, era un militare ben conosciuto all’interno dell’esercito. Bankotsu Banryu, conosciuto anche come il leader della squadra dei sette, era un uomo dalla straordinaria forza, capace di tenere testa ad un essere demoniaco. Spietato e brutale, insieme ai suoi compagni, si distinse particolarmente durante l’ascesa al potere del paese, guadagnandosi così il rispetto e la stima dei suoi superiori.  

Seduti all'interno di una delle stanze di quell'hotel i due uomini discussero a lungo, arrivando a prendere un'importante decisione. Quel loro incontro stabilì una direttiva che non ammetteva obiezioni e quella sera, dopo essersi consultato con Bankotsu, il Führer Naraku inviò un messaggio a tutte le truppe tedesche. 

Quel telegramma scaturì l’inizio di questa storia. 

- Lasciate libero sfogo alle manifestazioni. Richiamate la polizia. Che una volta tanto i mezzo demoni sappiano cosa sia la rabbia popolare. Azioni contro gli ibridi, e in particolare contro i loro locali, si scateneranno a brevissimo in tutto il paese. Esse non devono essere interrotte. Preparare l'arresto di 30.000 mezzo demoni sul territorio nazionale, prediligendo in particolar modo quelli abbienti. - 

Un paio d'ore dopo, all'interno della piccola locanda descritta in precedenza, un violento rumore di vetri rotti fece sobbalzare il giovane locandiere. Alzatosi a sedere sul letto, si guardò in torno per accertarsi che tutto nella sua camera fosse apposto. Cosa poteva essere successo? Ogni elemento presente all'interno di quelle quattro mura pareva stare dove l'aveva lasciato, quindi dedusse che qualsiasi cosa si fosse rotta non riguardava la sua stanza. L'ennesimo frastuono proveniente dalla strada lo costrinse però ad alzarsi controvoglia. Sbuffando, si indirizzò alla finestra con l'obbiettivo di chiuderla. Sentiva la necessità di riposare e sperava che gli infissi potessero attutire quel fastidioso frastuono. Lo spettacolo che però gli si parò dinanzi lo lasciò senza parole. Da quella piccola finestra, che dava su una via laterale rispetto all'ingresso del locale, era possibile ammirare in maniera inosservata il violento caos sviluppatosi nella via principale. Così come preannunciato dal Führer, folle di persone mandavano in frantumi le vetrine di alcuni locali, introducendosi in essi per saccheggiarli. Improvvisamente la preoccupazione iniziò ad attanagliarsi dentro di lui.  

Possibile che quel rumore che lo aveva fatto svegliare di soprassalto provenisse dal piano inferiore del suo locale?  

In fetta, ripescò dal pavimento i vestiti che si era tolto dopodiché, con l'animo in subbuglio, si rigettò nel corridoio incontrando proprio sulle scale il suo unico dipendente, il suo miglior amico 

Miroku Kazaana, era un attraente uomo di venticinque anni dall'atteggiamento un po' donnaiolo. Il suo amico aveva già da tempo smesso di contare le donne alla quale aveva chiesto in maniera persuasiva di "donargli il piacere di divenire padre". Eppure, dietro a questo suo aspetto libertino, il mezzo demone sapeva benissimo che l'amico nascondeva un animo nobile, che avrebbe messo l'amicizia sempre al primo posto. Proprio perché conosceva così bene il ragazzo, il giovane locandiere comprese la gravità della situazione dall'espressione sul suo volto. Miroku infatti lo guardava con sgomento, sconvolto da ciò che aveva appena visto. Quella notte infatti, neanche la piccola locanda posta nella strada principale di Berlino fu risparmiata da quell'orrenda violenza. 

- Inuyasha! Giù è un casino! Hanno distrutto tutto. -  

A quelle parole, ad Inuyasha parve crollare il mondo addosso.  

Com'era potuto succedere? Perché non si era accorto di quella intrusione? Possibile che i suoi poteri si fossero già indeboliti, condizionati dalla situazione astrale? Non riuscì a darsi una risposta. 

Come un automa, scese con lentezza la scalinata in legno che portava alla sala principale. Con orrore costatò lo stato del suo locale; il bancone in legno posto di fronte la porta d'ingresso era stato duramente sfregiato, colpi d'ascia avevano frantumato quel mobile dietro al quale ogni giorno serviva con impegno i suoi clienti.  

Spostò lo sguardo su gli scaffali posti dietro ad esso. Gli intrusi avevano portato via tutto, lasciando solo frammenti di vetro e pozzanghere di vino cosparsi per il pavimento sottostante. 

Continuò con orrore a indagare quel luogo, soffermandosi sulla zona opposta al bancone, quell’aria che poche ore prima aveva accuratamente ripulito. Il pavimento, che aveva lasciato limpido, adesso era cosparso di schegge e polvere. I tavoli erano distrutti, come se qualcuno li avesse scagliati con violenza contro il muro. I furfanti, non avevano risparmiato nulla.  

D’improvviso il suo sguardo venne calamitato in un punto ben preciso. Il camino, posto in fondo a quella sala, ardeva con gioia alimentato da qualcosa. Con paura, Inuyasha si avvicinò a quel focolare che nei freddi giorni d’inverno riscaldava l’intera locanda.  
Una volta giunto in prossimità di esso, venne gelato sul posto. Tra le ardenti fiamme, stavano bruciando le foto della sua famiglia, le foto di sua madre. Osservò quel fuoco scoppiettante ridurre in cenere quei documenti, rendendosi conto che una piccola fotografia era riuscita in qualche modo a sfuggire dalle vivaci lingue di fuoco.  
Deciso, a salvare quell’unico scatto, si avvicinò alla fiamma con mano tremante. 

- Inuyasha ma cosa fai! Finirai per scottarti! -  

Miroku, che in tutto quel tempo aveva seguito silenziosamente Inuyasha, cercò di fermare l’amico dal compiere quel gesto azzardato. Nonostante ciò, incurante delle conseguenze, Inuyasha continuò spedito nella sua missione, riuscendo ad affare quel piccolo pezzo di carta. Non badando alla leggera bruciatura che quel suo gesto gli aveva provocato, portò la foto vicino al suo viso. La scrutò con attenzione, soffermandosi sul sorriso radioso di sua madre. Quella foto era la sua preferita, quella era la foto che la donna aveva collocato dietro il bancone, nascosta agli occhi dei clienti.  

I ricordi parvero sopraffare il giovane locandiere, ricordò quando da bambino la madre gli raccontava gli aneddoti legati a quella fotografia. Quel piccolo frammento, certificava la nascita della locanda e dell’amore dei suoi genitori. In essa infatti, la madre del ragazzo era posta dinanzi la porta d’ingresso della locanda e sorrideva felice all’uomo posto al di là della macchina fotografica. Quello stesso uomo che aveva deciso di sposarla. Quel piccolo pezzo di carta era tutto ciò che gli rimaneva di lei.  

- Amico… Non possiamo rimanere qui. Anche se ripartissimo da zero, tornerebbero a distruggere nuovamente tutto. - 

Miroku poggiò una mano sopra la spalla dell’amico per dargli conforto. Sapeva quanto quel locale significasse per Inuyasha, sapeva quanto fosse legato ad esso.  
La locanda non era solo il suo posto di lavoro. La locanda era da sempre stata la sua casa, il luogo che i suoi genitori avevano costruito con tanta fatica. Purtroppo però, sapevano entrambi che rimanendo in quella città, non sarebbero sopravvissuti a lungo.  

Allo stesso tempo, proprio come richiesto dal Führer Naraku, decine e decine di soldati iniziarono a riversarsi in quelle strade invase dal caos. I militari iniziarono a fermare ed arrestare ogni creatura di sangue misto che incontravano per la strada, migliaia di mezzo demoni si ritrovarono vittime di quell’assurdo gioco di potere. Proprio in quel momento, mentre i due ragazzi cercavano di decidere quale fosse la scelta migliore da intraprendere, una coppia di mezzo demoni in fuga passò dinanzi le finestre rotte del locale. I due ibridi, osservarono con rammarico le condizioni in cui era ridotta quella piccola locanda. Stanchi di quelle ingiustizie, avevano deciso di fuggire via e sentirono il bisogno di avvisare i due locandieri dell’imminente minaccia. Uno di essi allora, cercò di richiamare l’attenzione dei due su di sé, sperando che avrebbero seguito il suo suggerimento. 

- I soldati sono scesi in piazza. Stanno arrestando tutti i mezzo demoni che cercano di recuperare quel poco che rimane dei loro negozi. Noi stiamo fuggendo via da questa città, spero che facciate lo stesso. - Detto ciò, la figura si dileguò silenziosamente.  

- Inuyasha hai sentito? Fuggivamo via! Andiamo verso un posto tranquillo. Potremo riaprire là la locanda e vivere una vita migliore. - 

Inuyasha intanto, aveva già preso la sua decisione. Ripose la foto in tasca e chiese scusa alla madre. Si considerava un codardo, eppure si ritrovava a non avere scelta. Doveva abbandonare la sua casa, la sua locanda. Doveva dire addio a tutto. Ai suoi ricordi più belli, al suo lavoro. Era consapevole che quella sua decisione avrebbe comportato conseguenze significative. 

- Prendo i risparmi di sopra, aspettami qui. - 

Dopo aver pronunciato quelle parole, ripercorse i suoi passi a ritroso. Salì un’ultima volta quella massiccia scalinata in legno, percorrendo con gli artigli quel corrimano sulla quale da bambino si divertiva a scivolare. Percorse nuovamente il vuoto corridoio che portava alla sua camera, notando con disinteresse che le uniche due stanze che quella sera aveva affittato, erano ormai vuote. Si convinse che i due affittuari, svegliati dal frastuono creato al piano inferiore, fossero fuggiti via terrorizzati.  

Purtroppo però, Inuyasha non sapeva quanto si sbagliasse. Quei due demoni che quella sera avevano affittato due camere da letto, erano in realtà i responsabili di quell’azione violenta. Infatti, mentre uno dei due creava una barriera al primo piano, in maniera tale da attutire il rumore, l’altro faceva entrare i suoi alleati, distruggendo tutto. Quando infatti il mezzo demone si svegliò di soprassalto, i due stavano proprio fuggendo via dalla locanda, orgogliosi del trattamento che avevano riservato a quell’essere orrendo.  

Tornando ad Inuyasha, il giovane raggiunse presto la sua camera. Come d’abitudine si guardò allo specchio, scrutando un’ultima volta il suo riflesso.  
Colto da un moto d’ira, colpì con un pugno quella superficie riflettente, mandandola in frantumi.  
Non si curò delle schegge di vetro rimaste attaccate alla sua mano sanguinante e decise di proseguire nella sua missione, le ferite si sarebbero in ogni caso rimarginate a breve. 

 A passo svelto, si avvicino alla scrivania sotto la quale era riposta la sua cassaforte.  
Inserì meccanicamente la combinazione e prelevò dal suo interno tutti suoi risparmi. Una volta inserite quelle banconote all'interno di una borsa prese fra le mani l'unico gioiello che madre gli aveva lasciato. 

Si rigirò la scatolina fra le mani, dopodiché infilò anch’essa in borsa. Diede un’ultima occhiata all’interno della cassaforte e sospirò poggiando lo sguardo su quell’unico oggetto che non aveva avuto il coraggio di sfiorare.  
Rendendosi conto dell'utilità dell'oggetto, afferrò con decisione quel cinturone in cuoio. Contemplò con cura le rifiniture in cui erano incise le sue iniziali, poi si assicurò dello stato dell'arma che il cinturone portava con sé. Prese la pistola fra le mani e controllò se fosse carica, dopodiché si accertò della quantità di pallottole contenute nelle tasche del cinturone.  

Quell’arma, all’apparenza comune, era in realtà un oggetto estremamente raro.  
Progettato appositamente dal padre per Inuyasha, quella pistola era in grado di ferire con un sol colpo qualsiasi essere demoniaco. Ricordando le parole di suo padre, si issò in piedi per indossare il cinturone. Proprio mentre stava per allacciarlo, la porta di camera sua si aprì violentemente rivelando un Miroku agitato. 

- Inuyasha! I militari stanno arrivando. Dobbiamo andarcene adesso. -  

Proprio mentre ascoltava quelle parole, un odore ben preciso arrivò alle sue narici. Sorrise amareggiato. 

- Perfetto, avremo Sesshomaru alle calcagna. -  

Prese in fretta la borsa che aveva preparato e si diresse verso la finestra gettandosi subito dopo da essa. Atterrò in piedi e alzò lo sguardo attendendo che il suo amico facesse lo stesso.  

- Tu sei pazzo! Credi davvero che mi butterò da qua sopra? - 

- Non abbiamo tempo Miroku. Sesshomaru è già sulle nostre tracce, arriverà fra una manciata di minuti. Ti afferro io, sta tranquillo. - 

Fu allora che, ancora titubante, Miroku si decise a seguire la richiesta dell’amico, gettandosi anche lui fuori dalla finestra. Come previsto dal mezzo demone, il ragazzo fu afferrato al volo da Inuyasha.  

Dopo essersi assicurato che l’umano fosse nelle condizioni di sostenere la fuga, Inuyasha iniziò ad annusare l’aria cercando di individuare la via più sicura. A passo felpato, iniziarono a percorrere le viuzze della città, evitando il più possibile la vicinanza con i demoni soldato.  

Intanto, proprio come un segugio, Sesshomaru seguiva la scia lasciata da Inuyasha, con in mente lo scopo di distruggere il mezzo demone.  

- Generale, dovremmo seguire le direttive del Führer. - 

Il colonnello Jacken, piccolo demone kappa che seguiva il suo superiore in qualunque missione, cercò di richiamare l’attenzione di Sesshomaru. Quella sua interruzione però, non fece altro che infastidire il generale che, in tutta risposta, si alzò in volo proseguendo nella sua ricerca.  

Sesshomaru No Taisho, era un imponente demone maggiore che, seguendo le orme del padre, a soli quindici anni decise di arruolarsi nell'esercito tedesco con lo scopo di risaldare l'onore del suo clan, infangato alla nascita del suo fratellastro.  
In pochi anni era riuscito ad assumere la nomina di generale cane appartenuta fino a qualche anno prima allo stesso padre.  
Con un pensiero affine a quello del Führer Naraku, decise dunque di partecipare attivamente alla caccia, nonostante quegli inetti dei suoi sottoposti. 

Spesso infatti, proprio come in quella sera, il demone abbandonava al proprio destino i suoi commilitoni decidendo di svolgere da solo la missione per il quale erano stati assegnati.  
Volando alto nel cielo nella sua forma umanoide, cercò di localizzare quella figura che tanto detestava. 

Riuscì immediatamente a captare l’orrendo fetore che il fratellastro emanava e così partì all’inseguimento.  

Due figure incappucciate intanto, si aggiravano furtivamente cercando di allontanarsi il più possibile dalle vie principali.  
Con i sensi all’erta, cercavano di captare il minimo rumore, sperando di riuscire ad arginare ogni ostacolo posto dinanzi a loro. Erano già riusciti ad allontanarsi parecchio dal loro punto di partenza ma la loro meta era ancora lontana. Continuando a camminare a passo regolato, si avvicinarono alla fine di quel vicolo che stavano percorrendo. La stradina che gli si parava dinanzi sembrava sgombera di pericoli, peccato che per raggiungerla avrebbero dovuto attraversare una delle strade principali della città.  
Proprio lì infatti, cinque soldati umani, si aggiravano armati, pronti ad arrestare chiunque osasse avvicinarsi.  

A quel punto, Inuyasha cerò di concentrarsi. Poggiò le spalle al muro e chiuse gli occhi provando ad ascoltare il rumore dei passi. Attese per una manciata di minuti, dopodiché fece un gesto a Miroku ed, accovacciati, attraversarono quella via. Arrivati dall’altro lato della strada, continuarono silenziosamente il loro percorso fin quando Miroku non fu gelato sul posto. 

- Miroku ti vuoi muovere? Sesshomaru si sta avvicinando. - 

- Inuyasha, vieni un attimo qua. -  

Decisamente contrariato, il mezzo demone si avvicinò all’amico per osservare con i suoi occhi ciò che aveva frenato il suo passo. Proprio in un vicolo laterale a quello che stavano percorrendo, giacevano due corpi privi di vita.  
Inuyasha scrutò con attenzione i due cadaveri, riconoscendo in quei volti, i due mezzo demoni che neanche un’ora prima gli avevano suggerito di fuggire. 

- Non dovevano solo arrestare i mezzo demoni? Questa è una crudeltà. Cos’hanno fatto di male? -  

- Miroku, andiamo. Non possiamo fare più nulla per loro. –  

- Però non è giusto. –  

- Lo so amico, lo so. -  

Quella notte infatti, sebbene l’omicidio non figurasse nelle direttive principali, costò la vita a ben novantuno mezzo demoni.  
In quella che noi oggi ricordiamo come “Notte dei cristalli”, le principali città tedesche iniziarono a macchiarsi del sangue di numerosi mezzo demoni.  

Intanto, un potente demone maggiore, si aggirava indisturbato fra i tetti della città.  

Sesshomaru, che già da tempo aveva localizzato il fratello, decise di godersi a pieno quello spettacolo.  

Proprio come un predatore fa con la sua preda, osservò con indifferenza quel maldestro tentativo di fuga, pregustandosi già l’espressione sconvolta di suo fratello.  
Ben presto però, il suo desiderio di attendere il momento giusto gli si ritorse contro. Poco dopo una manciata di minuti infatti, una folata di vento portò con sé una presenza ben particolare.  

- Generale No Taisho, il Führer Naraku richiede la vostra presenza. -  

Sesshomaru ascoltò quelle parole in silenzio. Non amava particolarmente interrompere i suoi piani, né tantomeno essere obbligato a seguire gli ordini di qualcuno ma, fin quando i suoi piani sarebbero stati affini a quelli di Naraku, era disposto a eseguire quegli ordini. Senza dir nulla cambiò allora direzione, dirigendosi verso l’hotel Rheinischer Hof.  

La donna che gli aveva portato l’annuncio lo osservò allontanarsi, contemplando la sua figura farsi sempre più piccola. Kagura Kaze, conosciuta anche come la signora del vento, era una delle persone in cui il Führer poneva la propria fiducia.  

Era la sua portavoce, una delle pedine fondamentali presenti sul tavolo da gioco di Naraku. Il Führer intanto, posto comodamente all’interno di una delle camere di quell’hotel, godeva soddisfatto della situazione creata.  
Tutto proseguiva secondo i suoi piani, non rimaneva altro che attendere l’arrivo dei tre generali che aveva mandato a chiamare. Dopo qualche minuto infatti, tre figure entrarono contemporaneamente nella sua stanza.  

- Perfetto, vedo con piacere che siete giunti puntuali. - 

Naraku poggiò lo sguardo sui tre piazzati dinanzi alla sua figura, dopodiché si alzò in piedi e iniziò a camminare dinanzi a loro con le mani giunte dietro la schiena.  

- Vi ho mandati a chiamare per un motivo ben preciso. Siete stati scelti per salvaguardare il futuro del paese. Ho intenzione di espandere i territori tedeschi. Sappiamo che la Germania è un popolo di demoni e in quanto tali necessitiamo di grandi spazi. Ci espanderemo verso l’Europa Orientale e trasformeremo questi paesi in mere provincie del Terzo Reich. Per riuscirci, dobbiamo avere un totale controllo degli individui. Noi demoni, in quanto razza superiore, abbiamo il diritto biologico di decidere del destino degli esseri inferiori. Sarà proprio per questo che elimineremo dalla faccia della terra tutti i mezzo demoni e coloro che proveranno a fermarci. Ovviamente, voi tre verrete premiati a dovere una volta raggiunto questo obiettivo. - 

Mentre Naraku esponeva i suoi obiettivi, Sesshomaru osservava il Führer con un particolare interesse.  
Quell’essere aveva qualcosa di strano, ne era sempre stato convinto. Il suo odore non somigliava affatto a quello di un demone maggiore, così come la sua aura. Sentiva dentro di sé che quell’individuo posto a capo del paese stesse nascondendo qualcosa ma non riusciva proprio a cogliere quel particolare. Accantonò momentaneamente quei pensieri e tornò a prestare attenzione alle parole del suo superiore. Naraku infatti aveva fermato la sua marcia, fissando in volto l’uomo posto più vicino alla finestra. Era pronto a dividere i compiti a quei tre generali, sicuro così di colpire il suo reale obbiettivo. 

- Generale Bankotsu Banryu. Per salvaguardare il futuro del paese, lei e la sua squadra dovrete reclutare più gente possibile da formare. Siete liberi di utilizzare qualsiasi metodo preferiate, mi aspetto molto da questa vostra missione. - 

Bankotsu accettò di conseguenza quell’ordine, pregustandosi già l’odore di sangue che avrebbe impregnato l’aria. 

- Generale No Taisho, la sua divisione sarà specializzata nel rintracciare i mezzo demoni in fuga, il vostro unico obbiettivo sarà eliminare ad ogni costo la feccia della società. - 

Non attendendo risposta da Sesshomaru, Naraku passò al terzo individuo presente in quella sala. Il generale lupo era il demone perfetto per quell’ultimo compito.  

- Generale Koga Yoro. Lei e la sua divisione avrete il compito di scovare e sterminare le famiglie che nascondono o aiutano a fuggire gli ibridi. - 

Dopo quell’assegnazione dei compiti, il Führer congedò i suoi sottoposti e tornò a godersi quella serata. Si sedette nuovamente sulla comoda poltrona posta dinanzi il camino. Osservò quelle lingue di fuoco danzanti e si cullò con il crepitio del fuoco. Tutto stava proseguendo secondo i suoi piani, i pezzi che aveva collocato sulla scacchiera avevano iniziato a muoversi, non rimaneva altro che aspettare. 

- Infimi mezzo demoni. Vi farò pentire di essere venuti al mondo. - 

Durante quel lasso di tempo, Inuyasha e Miroku riuscirono a raggiungere la cinta esterna della città. 

- Non riesco ancora a credere che abbiamo seminato Sesshomaru. - 

- Inuyasha, smettila di ripeterlo. - 

Il mezzo demone infatti, era piuttosto incredulo. All’improvviso, l’odore del fratellastro era svanito e con esso anche la sua potente aura demoniaca.  

- Tsk. -  

- Cammina idiota, non possiamo ancora cantare vittoria. - 

Sotto quel suggerimento di Miroku, i due iniziarono a correre, cercando di allontanarsi il più possibile dai centri abitati. Erano consapevoli che quella loro fuga non sarebbe stata semplice, ma quanto meno, speravano che ne sarebbe valsa la pena.  
 


 

FrancyT: 

Salve! 
Che dire... Ero molto incerta sulle sorti di questa fanfiction. L’idea mi girava per la mente già da un anno e ho iniziato a scriverla circa sette mesi fa ma credevo che non avrei mai trovato il coraggio per postarla. Eppure eccomi qua, a mettermi alla prova, a rischiare di essere derisa per quello che la mia mente folle ha immaginato. Ho trovato il coraggio grazie a tre persone che mi hanno supportato durante questa esperienza. Uno di essi è il mio ragazzo, che con pazienza tollera tutti i miei scleri e mi aiuta a schiarire le idee. L’altra persona che invece ringrazio di cuore è mia cugina, se non fosse stato per lei l’idea non mi sarebbe mai giunta in mente. 

In “Il fuggitivo” ho messo tutta me stessa. Ho cercato di creare una trama interessante, dove gli eventi che si susseguono portano a un notevole cambiamento nei personaggi. In essa ho introdotto anche personaggi inventati dalla sottoscritta e già nel prossimo aggiornamento farete la presenza di tre di loro. Spero di essere riuscita nella mia piccola impresa, portandovi una storia interessante. :3 

Prima di salutarvi vorrei  precisare alcune cosette: 
1. Non sono una scrittrice nata. Commetto spesso errori osceni in quello che scrivo e spero che questi miei errori non vi disturbino l’esperienza della lettura. Inoltre il tema che ho deciso di affrontare non è molto allegro e ho paura che a lungo andare risulti molto pesante. 
2. Nonostante abbia fatto evidenti riferimenti alla seconda guerra mondiale, la parte storica è mischiata molto alla mia fantasia. Spesso ho modificato gli eventi accaduti per fini di trama o per mancanza di materiali, pertanto non linciatemi se trovate qualcosa di storicamente scorretto >.> (Sto cercando comunque di documentarmi il più possibile sull’evento e arricchire le mie vecchie conoscenze scolastiche) 

Bhe! Ho terminato di rompervi per oggi! Spero in un vostro piccolo commento e perché no, anche in qualche critica costruttiva. Sono consapevole di aver ancora molto da imparare u.u 
Fatemi sapere ciò che pensate e nulla, alla prossima! :3 

   
 
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