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Autore: fiphina    17/01/2022    3 recensioni
"Capisco" proseguì lo sconosciuto "So bene come ci si sente ad essere sottomessi. Quando sei temuto per i tuoi talenti"
"Lo sai davvero?" sussurrò in risposta il ragazzo, sollevando entrambe le sopracciglia, lasciando trasparire una finissima punta di sarcasmo in quella finta domanda.
"Si, lo so. Ed infatti... penso proprio che in te c'è esattamente ciò che cerco per i nostri ranghi, Severus"
Le sopracciglia del giovane serpeverde scattarono nuovamente, ma verso il basso insieme alle palpebre: stavolta le parole che udì suscitarono in lui un punto sospettoso nei riguardi del suo misterioso interlocutore, spingendolo a spostare lo sguardo nella sua direzione.
"Non capisco... di quali ranghi parli? Chi sei tu?"
Lo sconosciuto si voltò lentamente alla sua sinistra, mostrando a Severus il volto pallido e visibilmente intaccato nascosto sotto il cappuccio nero del mantello; lo fissò per diversi secondi, prima di dargli finalmente una risposta.
"Tu sai chi"
Severus non lo sapeva ancora, ma la decisione che prese quella sera avrebbe scatenato una serie di orribili conseguenze; non sapeva ancora di aver commesso il peggior errore della sua vita.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Come avrebbe ancora sopportato l'attuale situazione per tutto quel tempo? Ce l'avrebbe fatta oppure sarebbe scoppiato definitivamente?

Il piccolo Severus non aveva smesso di porsi queste domande sin dalla prima volta che apparvero nei suoi pensieri mentre si trovava nella sua camera, davanti a quella finestra, settimane prima; benché più che settimane erano sembrati mesi infernali per il giovanissimo mago: sopportava sempre meno la presenza violenta di quello sciocco babbano di suo padre!

L'odio del bambino arrivava al culmine, ma la sua voglia di agire scendeva rapidamente giù; ma per quale motivo?

Tobias non era un mago, certo, ma era comunque molto più grande e forte di lui ed il suo tono cupo gli impedivano anche solo di fare un passo in una stanza in cui potevano trovarsi entrambi... dopotutto lui era solo un bambino otto anni... ecco la motivazione e questo infastidiva parecchio il piccolo Severus: nonostante nella propria mente non si definisse tale, le sue azioni non dimostravano altro che paura, profonda paura.

Questo voleva forse significare che era un debole?

La risposta era un sì: stava per scoppiare definitivamente; a volte sentiva la testa talmente compressa all'altezza delle tempie da indurlo a credere che da un momento all'altro gli sarebbe letteralmente esplosa.

Severus fece appena in tempo a richiudere il cassetto dove sua madre aveva riposto l'oggetto da lui tanto desiderato, che ancora prima di riuscire a trovare un buon nascondiglio (come gli riusciva benissimo di solito) si ritrovò faccia a faccia con Tobias; nel notare la presenza del figlio, l'uomo aggrottò la fronte e lo costrinse ad indietreggiare fino a fargli toccare il muro con la schiena, fissandolo con uno sguardo rabbioso, domandandogli cosa diavolo ci facesse lì senza permesso. 

"Io..." riuscì a stento a farfugliare bambino, in preda ad un'improvvisa forte ansia per ciò che gli sarebbe potuto succedere di lì a poco, benché non avesse fatto nulla di male... i suoi occhi scuri come due pozzi neri strisciarono per un minuscolo istante verso il cassetto: le sue intenzioni sarebbero state quelle se solo avesse avuto abbastanza tempo per prendere quello che voleva? I suoi pensieri vennero bruscamente interrotti dal padre.

"Allora? Sto aspettando una risposta!" insistette l'uomo, assottigliarono sempre più la voce cupa: particolare che spaventava il piccolo Severus assai più che se avesse urlato.

"Io non..."

"Tu non? Stavi cercando di rubare qualcosa, vero? Non è così, moccioso? Confessa! Mentire non è il tuo forte!" assieme al tremore delle esili gambe, delle gocce di sudore iniziarono a formarsi per poi scivolare sulla schiena e sul viso già pallido del figlio, dalla cui bocca socchiusa non uscì più alcun suono tranne che un verso strozzato accompagnato dalla respirazione affannata: cosa gli avrebbe fatto adesso? Dov'era sua madre? Sarebbe riuscito a scamparla? Di nuovo fu interrotto, ma con sorpresa si ritrovò ad assistere ad una risata carica di sarcasmo misto a puro disprezzo "Voi... ma chi vi credere di essere? Voi. Stupidi esseri magici. Non ve ne fate niente della magia. Vi credete forti grazie ad uno stupido bastoncino, ma non vi rendete conto di quanto siete deboli in realtà. Le vostre non sono altro che parole vuote. Basta battere un piede..." fermandosi dal girovagare davanti al figlio, Tobias mimò il gesto contro il pavimento, facendo sobbalzare Severus "Oh, ecco. Tornerai strisciando nel tuo buco, moccioso. Codardo. Un moccioso codardo. Cosa c'è di peggio?"

Moccioso codardo... queste parole risuonarono presuntuose nella testa del bambino che a stento riusciva a trattenere le lacrime a causa di quella brutta umiliazione che stava ingiustamente subendo.

Severus vide improvvisamente l'uomo avanzare a passo svelto nella sua direzione, afferrarlo per il colletto della sgualcita ed estremamente larga camicia che indossava, facendolo ritrovare non solo vicinissimo al volto serio del genitore, ma anche costretto a mantenersi in equilibrio in punta di piedi; adesso non era poi così difficile sentire una forte, disgustosa puzza di alcol provenire dalla sua bocca, che quasi lo costrinse a trattenere un rigetto di stomaco dritto in faccia a suo padre: a quel punto avrebbe sicuramente sperimentato i guai più neri già in tenera età.

"Vattene" gli ordinò Tobias in un soffio ferreo che ricordava più un sibilo, mollando la presa sulla camicia e lasciandolo finalmente andare; il bambino corse via, corse lontano da quell'essere umano spregevole, si fermò solo dopo aver varcato la porta della sua camera ed aver appoggiato una mano contro l'anta e l'altra sul petto che si alzava ed abbassava a ritmo irregolare. 

Avrebbe voluto... voluto... aveva imparato diverse cose e cosa aveva concluso? Niente, non aveva concluso un accidente di niente!

Forse Tobias aveva ragione: forse era davvero un codardo, si ritrovò a riflettere amaramente il piccolo Severus, assottigliando le palpebre con il viso chino in avanti e nascosto dai capelli neri che sembravano il rifugio più intimo in cui dar sfogo ai propri sentimenti: a viso scoperto si sentiva osservato, esposto, quasi avvertiva il freddo toccargli le guance.

Si sedette sul materasso, accanto a lui afferrò la coperta di stoffa nera che aveva tirato fuori settimane prima, durante i suoi studi sulla magia, e con quella di coprì le esili spalle.

Ad attirare la sua attenzione stavolta fu un rumore insolito, qualcosa che non aleggiava mai in casa sua, così, incuriosito, si avvicinò alla finestra per vedere di cosa si trattasse (la sua curiosità era esclusivamente dettata dalla voglia di rompere quel maledetto circolo vizioso che aveva attorno); i rumori che udiva era una piccola voce femminile che attraversava il vialetto sotto casa sua. 

Ad un certo punto, dal vicolo comparve una bambina dalla lunga chioma bionda che cercava di riparare dalla pioggia portandosi le mani sulla testa; questa, fermatasi, si voltò indietro: casualmente fu ciò che disse, in tono non affatto gentile, a stuzzicare il vero interesse del giovanissimo mago che la stava osservando.

"Lo hai fatto apposta, vero? Dì la verità! Avanti! Altrimenti lo dico alla mamma. Sei stata tu a far piovere! Ti ho vista, ho visto cos'hai fatto!"

A seguito di queste parole, la bambina continuò la sua fuga dal temporale ed al suo posto ne apparve un'altra da cui distinse un'altrettanto lunga capigliatura, stavolta rossa: doveva essere lei a cui si riferiva la bionda.

Perché l'aveva accusata di aver fatto piovere? Si era trattato di un semplice litigio? Era una coincidenza? L'aveva detto tanto per dire, magari perché era arrabbiata? Oppure...

Di punto in bianco, la sconosciuta invece di proseguire fece solo pochi passi prima di fermarsi ed alzare la testa nella sua direzione, proprio verso la sua finestra, mostrandogli il viso fin'ora celato dai lunghi capelli bagnati, ma non perfettamente nitido a causa della pioggia che batteva sul vetro; fu però questione di un brevissimo attimo, dopodiché sparì così come era comparsa, lasciando il giovanissimo mago ancora pietrificato sul posto e le labbra socchiuse.

Se la sua bocca non era in grado di formulare alcun suono, la sua mente partì alla ribalta: cosa avrà pensato di lui? Sospettava qualcosa? Ma... pensandoci bene, lui non aveva fatto niente di male, non c'era alcun divieto che impediva di guardare fuori dalla finestra, quindi non aveva nessun motivo di preoccuparsi.

Ma la sua era davvero preoccupazione per cosa avrebbe potuto pensare di lui, oppure era il timore di non riuscire a dare una risposta alle precedenti parole della bambina dai capelli biondi? Poteva trattarsi solo di una pura casualità, ma il desiderio di trovare un suo simile era talmente forte da fargli tenere in considerazione qualsiasi riferimento.








"Non sono stata io" spiegò Lily, alla fine, richiudendo la porta d'ingresso di casa, stanca di subire gli attacchi della sorella maggiore.

"Ah no? E chi è stato allora? Sei tu che fai tutte quelle cose strane, non io!" insistette acida Petunia, voltandosi a guardare la minore posando le mani sui fianchi, dopo essersi tolta la giaccia fradicia ed averla lasciata sul pavimento; la rossa la imitò, mentre continuava a difendersi dalle accuse non vere che stava ricevendo.

Lily non capiva perché Petunia stesse arrivando a diventare così scontrosa nei suoi riguardi e dire che si trattava solo di timore non sembrava più una scusa sufficiente.

Arrivava persino ad accusarla di ogni cosa che accadeva normalmente come un improvviso acquazzone che, ad esempio, quel giorno aveva mandato a monte il piano della maggiore di andare al parcogiochi, mentre la minore avrebbe preferito restare a casa a leggere, ma che, per non lasciare sola la bionda (dopo che quest'ultima le aveva ingiustamente lanciato via il libro che aveva sottomano... fatto che aveva deciso di lasciar correre), l'aveva seguita; successivamente il caso aveva voluto che iniziasse a piovere e da allora, sulla via del ritorno verso casa, Petunia aveva cominciato ad accanirsi sulla piccola Lily riguardo al fatto che le avesse fatto un dispetto.

"Non ti ho fatto un dispetto, Tuney. Non sono stata io a far piovere, è successo per caso"

"Sei anche una bugiarda! Adesso dico alla mamma quello che hai fatto!"

"Ehi, ehi, che succede qui?" intervenne ad un certo punto la signora Evans, sbucata da dietro la porta della cucina; la donna si asciugò le mani sul grembiulino rosso che indossava e si avvicinò alle due figlie, attirata dalle loro voci accese, in particolar modo da quella della primogenita, chiedendo cosa stesse succedendo e perché stessero litigando.

Ovviamente, Petunia decise di cogliere al volo l'occasione per vuotare il sacco.

"Mamma, Lily mi ha fatto un dispetto! Sai, lei non te l'ha mai voluto dire, ma fa delle cose strane"

"Oh, davvero? E di cosa si tratta, sentiamo un po'" esclamò la madre, fingendo di stupirsi, decidendo in un primo momento di assecondare la figlia maggiore: la fantasia dei bambini non aveva limiti. 

"Fa volare oggetti e può addirittura cambiare il tempo! Io volevo andare al parcogiochi, ma lei ha fatto piovere e mi ha fatta bagnare tutta quanta, guardami!" la primogenita si indicò per mostrare al genitore che quello che stava dicendo corrispondeva alla verità e non ad una bugia "Ha voluto farmi un dispetto, ma non vuole ammetterlo perché ha paura di te, ha paura che la metti in punizione per quello che ha fatto"

Lily restò in completo silenzio ad osservare la mamma e la sorella: tutto ad un tratto si sentì a disagio.

Tuttavia, le aspettative di Petunia crollarono un istante dopo, insieme alle sue insinuazioni, come un castello di carte quando sentì la risata della madre, il che la spinse a scoccarle un'occhiata interrogativa e confusa: perché stava ridendo invece di sgridare la colpevole come meritava?

"Questo non è possibile, Tuney. Tua sorella non avrebbe mai potuto far piovere, né fare altro del genere e sono assolutamente sicura che non volesse farti alcun dispetto" la signora Evans si voltò verso la figlia minore con lo sguardo addolcito e chinandosi le sfiorò la lucente chioma rossa "Lily non farebbe mai una cosa del genere, lei non è capace di fare del male a qualcuno, tantomeno a sua sorella. Puoi stare tranquilla, Petunia, d'accordo? Dai, nel frattempo che smette di piovere, tu, Petunia, puoi accontentare Lily e quando il temporale sarà passato lei verrà con te al parcogiochi, d'accordo? Mi sembra un buon compromesso, che ne dite? Però prima andate a cambiarvi i vestiti bagnati o rischiare di prendere un bel raffreddore e non potrete più uscire. Coraggio, andate tutte e due"

Mentre la rossa annuì, l'altra, senza aggiungere altro, colma di rabbia, strinse i pugni e scappò via verso la camera che condivideva con Lily; entrata, chiuse con forza la porta e si sedette con un balzo sul proprio letto a riflettere sulla situazione assurda di poco prima: come aveva potuto la loro madre non fare niente dopo quello che le aveva raccontato? Aveva trattato la sorella come fosse un angioletto, ma Petunia sapeva benissimo che non era così e lo aveva visto di persona... un momento... forse era quello il problema: la madre non aveva mai visto personalmente cosa faceva la sua adorata secondogenita, non aveva prove concrete.

Sul viso della ragazzina dai capelli biondi apparve un sorrisetto furbo.

La madre non le credeva? Beh, avrebbe fatto in modo che accadesse il contrario, le avrebbe mostrato le prove, così si sarebbe finalmente resa conto di chi aveva in casa.









Al calar della notte il pipistrello usciva dalla propria caverna in cerca di cibo.

Così fece il giovanissimo mago: allo smettere della pioggia andò alla ricerca delle due bambine, beccandole, casualmente e forse fortuitamente, mentre correvano su di una strada che portava verso il parcogiochi di Spinner's End: uno dei luoghi abbastanza tranquilli del quartiere.

Severus le seguì da lontano senza farsi notare e si nascose dietro un grosso albero per poter studiare indisturbato la sconosciuta dai folti e, ora poteva vederlo con chiarezza, lucenti capelli rossi, sebbene non fosse riuscito a vederla bene in faccia; dell'altra invece non le importava minimamente: dal modo in cui l'aveva vista comportarsi la prima volta, le aveva provocato sin da subito un senso di antipatia. 

Forse stava per fare un buco nell'acqua o forse no, tentar non nuoceva, dopotutto.

Dovette nascondersi meglio quando vide che proprio la sconosciuta che stava studiando si stava improvvisamente dirigendo nella sua direzione, non perdendola però d'occhio: osservandola, giudicò che dovevano avere più o meno la stessa età; ad ogni modo, ora che ne aveva la possibilità, il giovanissimo mago poté guardarla più da vicino quando ella mise inconsapevolmente in mostra il proprio viso, girandosi verso l'albero che iniziò ad ammirare: la lucente e lunga chioma rossa, più luminosa dei raggi del sole stesso, incorniciava perfettamente un viso dai tratti fini e dolci tra cui due labbra rosee, nasino piccolo e due... per un momento Severus si ritrovò a trattenere il respiro come mai prima gli era capitato, nemmeno per la paura del padre... era andato lì per un motivo preciso ed aveva fatto invece un'altra scoperta imprevista e successe con un paio di sfavillanti occhi verdi che nell'insieme gli mostrarono la cosa più bella che avesse mai visto in vita sua.

Il suo cuore prese a tamburellare quasi senza che se ne accorgesse; si rese infatti conto solo dopo di ciò che la bellissima sconosciuta aveva nelle mano sinistra: una margherita stava nascendo esattamente dal suo palmo.

Il giovanissimo mago ritornò in sé, sbattendo le palpebre: forse non era stato tutto vano, perché quando la bambina era arrivata lì vicino non aveva nulla con sé.

Era stata lei a far crescere la margherita.

 

   
 
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