Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Zikiki98    17/01/2022    0 recensioni
- Avevo iniziato a scrivere questa storia qualche anno fa, lasciandola incompleta. La sto modificando e sto aggiungendo delle parti per renderla più piacevole e completa. Potete trovarla sia su Wattpad sia qui su Efp. I primi 9 capitoli li ho pubblicati tutti insieme, in modo che la storia segua lo stesso ritmo della pubblicazione su Wattpad. Spero vi piaccia -
__
E se Bella provenisse da un mondo diverso da quello in cui siamo abituati a vederla?
Dopo la battaglia terrificante contro i demoni, avvenuta circa cento anni fa, non si è più sentito parlare di Shadowhunters, ovvero, di Cacciatori di Demoni. Da quella strage di Nephilim, tutte le creature del mondo invisibile, vale a dire vampiri, licantropi, maghi e fate, hanno creduto che si fossero estinti.
E se non fosse così? E se si fossero solo nascosti?
I demoni stanno ripopolando il mondo e la vita, non solo degli esseri umani, ma anche delle creature mitologiche presenti nelle favole dei bambini e nei racconti terrificanti degli adulti, è a rischio.
Chi li manda? Come possono uscire dalla loro dimensione? La terra potrà tornare ad essere un pianeta "sicuro"?
__
Instagram: _.sunnyellow._
__
FanFiction su Twilight e Shadowhunters.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clan Cullen, Edward Cullen, Emmett Cullen, Isabella Swan, Quileute | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza | Contesto: Più libri/film
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
THE WORLD OF DEMONS
IL PORTALE DEI DEMONI

16. STRANGE HAPPENINGS

Una volta arrivati a Seattle, lasciammo le macchine in un parcheggio pubblico lì in zona. Prima di scendere dalle auto, tutti ci disegnammo le rune sulla pelle, tra cui anche quella dell’invisibilità, in modo tale che i mondani non potessero notarci. Quando tutti finimmo di sistemarci, scendemmo dai nostri mezzi. Senza dire nulla, papà Jonathan si posizionò davanti al gruppo, seguito da William, George e Sebastian, mentre io, Marie e Stephan eravamo in terza posizione.
Durante il cammino, in alcune occasioni, ci spostavamo in fila indiana, in modo da riuscire a schivare più facilmente i mondani, ignari totalmente della nostra presenza. Sembravano ansiosi di ritornare alle proprie case, come se stessero percependo che qualcosa di brutto sarebbe accadut0.
L'istinto, in certi casi, era davvero una buona cosa. Erano le otto di sera e in quel periodo dell'anno faceva buio molto presto, di conseguenza era normale che non si sentissero al sicuro, soprattutto dopo gli ultimi fatti di cronaca.
All'improvviso, qualcuno mi strattonò per la manica della giacca, risvegliandomi dai miei pensieri. Mi voltai di scatto e incontrai lo sguardo preoccupato di Marie.
- Cosa c'è? - chiesi gentilmente, dando qualche occhiata al resto del gruppo che andava avanti indisturbato.
Non disse nulla. Mi prese la mano con una certa urgenza, la aprì, ci mise dentro qualcosa e la richiuse. Confusa, la riaprii per rivelarne il contenuto: era una collana, con un modesto ciondolo a forma di goccia, color blu zaffiro.
All'interno, era inciso in nero lo stemma della famiglia di Marie, i Midwinter, cioè un fiocco di neve ornato da rune angeliche dai riflessi dorati, quasi invisibili in quella composizione così minuta.
- È una collana speciale - sussurrò vicino al mio viso, come se non volesse farsi sentire da nessun altro – Me la diede mia madre quando mi sposai. Rileva la presenza di demoni già ad un centinaio di metri di distanza, è quasi come una bussola. Ti aiuterà a difenderti -.
La guardai stupefatta, doveva essere davvero preziosa, per non parlare naturalmente del valore sentimentale che aveva. Rimirai nuovamente tra le mie mani quella pietra che, sotto il bagliore chiaro dei lampioni, luccicava trasmettendo dei riflessi giocosi sulla mia mano.
Era talmente bella da essere ipnotizzante, per questo scossi la testa in segno di diniego - Non posso accettarla, è parte della tua famiglia! -.
Sorrise amorevolmente, accarezzandomi la guancia - Isabella, tu sei parte della mia famiglia, della nostra famiglia, proprio come Sebastian - mormorò, aggiungendo sconfitta - Anche se non è proprio dello stesso parere... -.
Quindi Marie era a conoscenza della difficoltà di Sebastian nel considerare i Durwood una vera e propria famiglia. Restai per qualche attimo impassibile. Non sapevo cosa risponderle, non volevo ferirla.
Sospirò – Credevi che non l’avessi notato? Tuo fratello è molto testardo -.
Ridacchiai, alleggerendo la tensione - Sono d'accordo! - e poi dissi, stringendo il ciondolo fra le mani - Ti ringrazio, lo porterò sempre con me -.
Non facemmo in tempo ad aggiungere altro che qualcuno ci interruppe.
- Mamma! Bella! Cosa state facendo? Avete visto qualcosa? - urlò George per farsi sentire.
Erano andati avanti per circa una ventina di metri senza di noi.
Ci guardammo di sfuggita per qualche secondo e poi urlai di rimando - No, mi è sembrato di notare qualcosa, ma mi sono sbagliata, scusate! -.
Loro annuirono per poi proseguire l’ispezione. Velocemente allacciai la collana dietro al collo, la nascosi sotto la giacca in modo che fosse a contatto diretto con la pelle, e raggiunsi gli altri, seguita da nostra madre. La ricerca durò un’altra mezzora, finché non percepii il ciondolo scaldarsi sul mio petto. A quella prima reazione della pietra, istintivamente, rabbrividii per la sorpresa. Non mi aspettavo che avrebbe funzionato così presto o, perlomeno, di averne immediata necessità.
Continuammo a camminare per un’altra ventina di metri, finché non passammo davanti ad un vicolo buio e stretto e, in quel momento, il ciondolo cominciò a vibrare. Mi fermai proprio lì davanti e liberai la mia spada dalla fodera che portavo sulla schiena. Il resto della famiglia che aveva proseguito, si voltò verso di me e mi raggiunse in un secondo.
- Hai visto qualcosa? – chiese Sebastian, posizionandosi davanti a me, a mo’ di protezione.
- Sì – mentii.
Di sicuro quello non era il momento adatto per affrontare un discorso così importante come quello dei cimeli di famiglia magici. Avevamo tempo per litigare anche per questo una volta tornati a casa.
Improvvisamente, dal vicolo, sentimmo arrivare una brezza gelida avvolgere i nostri corpi. Nell’aria c’era una puzza tremenda.
In men che non si dica, impugnai meglio la spada e sussurrai - Cassiel -, facendone illuminare l’Adamas.
Anche gli altri fecero la stessa identica cosa e, senza indugiare oltre, ci addentrammo in quel corridoio angusto e viscido, finché non raggiungemmo uno spiazzo, illuminato da un lampione, fra alcuni edifici abbandonati. Il ciondolo, oltre a vibrare, diventò tanto incandescente, quasi da farmi male. Notai un’ombra nera, fumante e con sembianze umane, cadere dall’alto.
Sgranai gli occhi e, stringendo l’elsa tra le mie mani con forza, dissi - Sono qui! -.
Neanche il tempo di terminare la frase che notammo ulteriori, gigantesche, ombre avvicinarsi a noi a tutta velocità, da tutte le direzioni. Erano demoni, di varie specie, e in una quantità numerica non indifferente: venti o trenta... non riuscivo a contarli con precisione, essendo in costante movimento e, anche se avessi voluto, non ce l’avrei fatta perché in pochissimi secondi ce li trovammo addosso.
Anche noi partimmo immediatamente all’attacco. Ruotando la spada, ne uccisi due in un colpo solo e, nello stesso momento, schivai la freccia di Seb che schizzò al mio fianco colpendo un demone che si trovava alle mie spalle e che mi voleva attaccare.
Mi voltai e con la coda dell'occhio, notai Marie in difficoltà, accerchiata da tre demoni. Saranno stati alti due metri e sembravano fatti di roccia.
Non ci pensai nemmeno per un secondo. Subito corsi verso da lei, schivando colpi a destra, morsi a sinistra. Non avevo alcuna pietà e uccisi mostri che avevano sempre fatto parte delle leggende che mi raccontavano da bambina.
Non appena fui abbastanza vicina, saltai su un bidone della spazzatura e, successivamente, sulla schiena di uno dei demoni che stavano alle calcagna di Marie. Preso alla sprovvista, il demone iniziò a ribellarsi, ringhiando e muovendosi nel tentativo di farmi cadere, ma senza risultati. Sfilai un pugnale dalla cintura che avevo in vita e iniziai a trafiggerlo sul fianco, in modo da indebolirlo. Il demone gemette, cadendo a terra, ma non era ancora morto.
Velocemente mi misi meglio a cavalcioni su di lui e, lanciando via dalla mano sinistra il pugnale, impugnai con entrambe le mani l'elsa della spada angelica e, con forza, gli trafissi il petto.
Morto.
Mi guardai intorno e notai che tutti se la stavano cavando alla grande. In lontananza, notai mio fratello Sebastian darsi all'inseguimento di due demoni che stavano fuggendo.
Mi alzai immediatamente, correndo verso di lui e urlai - Seb, ti copro le spalle! -.
Annuì, per poi sparire dietro l'angolo insieme ai demoni.
Appena mi voltai, venni travolta da qualcosa di enorme e viscido: aveva le sembianze di una lumaca, ma era enorme e un paio di ali si muovevano veloci sulla sua schiena. Tentai con tutte le mie forze di levarmela di dosso, ma era davvero pesante. Avvicinò il suo muso al mio viso e ringhiò. Aveva un alito tremendo e, in più, la bava che gli colava dalla bocca mi stava letteralmente facendo il bagno. Che schifo. Poi, improvvisamente, le sue fauci si allargarono ancora di più, mostrando il suo palato e le sue file di gengive senza denti. Voleva mangiarmi!
Con tutta la forza che avevo, anche se le mie gambe erano bloccate sotto di lui, tentai di assestare delle ginocchiate al ventre del demone, ma non sembrò fargli male. Disperata, tentai di arrivare ad una delle mie armi che era caduta quando mi aveva assalito, ma non ci riuscii. Sorprendentemente, quando si avvicinò ancora di più per "addentarmi", mugolò dolorante prendendo il volo, che fu subito interrotto da un altro pugnale tirato nel punto giusto. Sospirai pesantemente: l'avevo scampata.
- Stai bene? - chiese papà Jonathan, porgendomi una mano.
- Sì - dissi stringendogliela, lasciando che mi aiutasse ad alzarmi.
Mi guardai intorno e non potei fare a meno di notare che, l’intero piazzale, era occupato da corpi senza vita di demoni e, bagnato, da una fanghiglia scura e puzzolente. Icore.
In quel momento mi sorse un dubbio. Se erano tutti morti, perché le loro carcasse non scomparivano? Solitamente, dopo le convulsioni, i corpi dei demoni si dissolvevano, letteralmente, in una nuvola di fumo nera, non facendo parte di questa dimensione.
Preoccupata, rivolsi lo sguardo alla mia famiglia, anch'essa stranita da quell'anomalia. Non andava bene, non andava per niente bene!
Mi avvicinai a uno dei corpi per esaminarlo e accertarmi che fosse davvero morto. Dalla ferita fuoriuscivano flotti di icore e il ciondolo, che indossavo da poco, aveva smesso di vibrare e si era raffreddato.
- Perché non si dissolvono? - chiese retoricamente William, preoccupato.
Nessuno seppe rispondergli. Restammo lì, così, in quello scomodo silenzio, ad attendere una spiegazione. Com'era possibile? Il mio cuore palpitava veloce nel petto e iniziai a sudare a freddo. Era la prima volta che avevo realmente paura di qualcosa, qualcosa che non conoscevo e a cui non potevo dare una risposta.
Improvvisamente, una lampadina si accese nella mia testa, ricordandomi che mancava qualcuno...
- Per l’Angelo, Sebastian! - esclamai di getto, correndo nella direzione che aveva intrapreso con quei demoni.
Continuai a correre, sempre più veloce, spinta dall'adrenalina e dalla runa della velocità, ma soprattutto dalla paura che gli fosse successo qualcosa. Non me lo sarei mai personata se gli fosse accaduto qualcosa. Gli avevo assicurato che gli avrei coperto le spalle e mi ero totalmente lasciata condizionare dagli eventi.
Corsi, corsi fino a non avere più fato nei polmoni, finché vidi che a pochi metri davanti a me si innalzava un muro. Un vicolo cieco e, in un angolo, una sagoma scura, accasciata per terra in posizione fetale e completamente immobile, attirò la mia attenzione. Il corso dei miei pensieri si paralizzò, ma i miei piedi si mossero da soli, lenti ed esitanti, come se avessero avuto paura di mostrarmi quello spettacolo. Quando fui abbastanza vicina, riconobbi il sangue del mio stesso sangue.
Mi guardai intorno: dei due demoni nessuna traccia. Quindi, probabilmente, se erano come gli altri, erano riusciti a sopravvivere.
Senza pensarci due volte corsi verso di lui, mi inginocchiai al suo fianco e, con mani tremanti, presi la sua testa per appoggiarla sulle mie gambe. Lo strinsi a me e, nervosa e preoccupata, cominciai a chiamarlo scuotendolo per le spalle - Sebastian, Sebastian, Sebastian... -.
Mi scostai per guardarlo meglio: la sua fronte grondava di sudore, i capelli scuri erano più disordinati del solito, gli occhi erano chiusi e la bocca leggermente aperta.
Iniziai a dargli dei colpetti veloci sulle guance, come per risvegliarlo - Sebastian... Seb... Dai, svegliati! Svegliati... Apri gli occhi... Ti prego... - sulle ultime due parole, sentii la mia voce incrinarsi.
Non dovevo piangere, dovevo restare concentrata. Velocemente, con una mano, tolsi dallo stivale lo stilo, iniziando a disegnare sulle sue braccia delle rune di guarigione. Poi attesi.
Dietro di me sentii delle voci. Mi voltai leggermente, anche se riconobbi subito di chi erano. Il resto della famiglia mi aveva raggiunta in poco tempo.
- Che è successo? - chiese mamma apprensiva, sedendosi al mio fianco.
- I-Io... non lo so! – balbettai, aspettando ansiosa il suo risveglio.
Come se mi avesse letta nel pensiero, batté le palpebre un paio di volte prima di aprirle completamente, rivelandomi così i suoi meravigliosi occhi smeraldini, uguali a quelli della nostra mamma Renée. Presa dalla gioia del momento, lo strinsi a me, per poi riempirgli le guance i baci.
- Ehi... Ahi! Basta, Bella! – esclamò, cercando di evitare le mie effusioni.
Risi nervosamente, come per scaricare la tensione - Mi hai fatta preoccupare! -.
- Mi dispiace - mormorò confuso.
Probabilmente aveva picchiato la testa o non si ricordava niente dell'accaduto. Sospirai accarezzandogli i capelli, stringendolo più forte a me. Sentii gli altri allontanarsi di qualche metro, per lasciarci un momento da soli.
- Ti fa male qualcosa? - sussurrai.
Fece ciondolare la testa a destra e a sinistra - No, ho solo le braccia un po' intorpidite... Mi hai fatto degli iratze, vero? -.
Annuii, poi gli chiesi - Ti hanno morso? -.
Lo sentii irrigidirsi tra le mie braccia - No -.
Giustificai velocemente quella reazione, era ancora scosso. Chissà cosa gli avevano fatto.
- Sei stato davvero fortunato... È strano che ti abbiano risparmiato, ma di cose strane questa sera ne sono successe, quindi... non mi dovrei stupire poi così tanto... - pensai ad alta voce.
Le sue sopracciglia si corrugarono, segno che non aveva capito che cosa stavo dicendo - Che intendi dire? -.
- Tutti i corpi dei demoni che abbiamo ucciso - iniziai cautamente, guardandolo negli occhi - non si sono dissolti... -.
- Cosa... In che senso? – biascicò, ancora molto confuso.
- Nel senso che sono ancora lì, a terra, che perdono icore... -.
Boccheggiò sconcertato - Stai scherzando?! -.
- No, purtroppo no. Ma troveremo una soluzione, adesso hai solo bisogno di riposare fratellone... - mormorai, baciandogli una tempia per poi accarezzargli una guancia.
Non volevo agitarlo, ma non era neanche giusto mentirgli. Vidi le palpebre di mio fratello farsi sempre più pesanti, fino a chiudersi completamente, lasciandosi andare così, in un sonno profondo.
_
 
Qualcuno bussò delicatamente alla porta.
- Avanti - mormorai il più piano possibile, per non svegliare mio fratello.
Ormai era il secondo giorno che mi trovavo nella stanza di Seb. Ero stata seduta al suo capezzale ininterrottamente, dormendo a tratti, uscendo dalla sua stanza solamente per andare in bagno. Il resto della famiglia si preoccupava di portare da mangiare sia a me sia a lui, quelle poche volte che si svegliava e riusciva a restare cosciente abbastanza a lungo da aiutarlo a sfamarsi. Ero estremamente preoccupata. Non riuscivo a capire come mai ci stesse mettendo così tanto a reagire alle cure.
La porta si aprì leggermente, rivelando così la figura di Marie.
- Come sta andando? - chiese, riferendosi a Seb.
Non staccavo gli occhi dal suo viso nemmeno per un secondo. Gli accarezzai i capelli, per poi appoggiare la mano sulla sua fronte.
- Penso che la febbre sia un po' scesa - constatai, notando la differenza di temperatura rispetto a qualche ora prima.
- Meno male - mormorò con sollievo, sedendosi dall'altro capo del letto.
Iniziò ad accarezzargli anche lei una guancia e per un po' restammo così, in un piacevole silenzio. L’altra notte avevo rischiato di perderlo per sempre. Sotto diversi punti di vista, aveva avuto fortuna, un'inspiegabile fortuna... Quale demone risparmierebbe uno Shadowhunters? Nessuno, eppure loro l'avevano fatto.
Ad ogni modo, questa situazione mi aveva fatto riflettere. Cosa avrei fatto se si fosse gravemente ferito? O se l'avessero rapito? O se, addirittura, fosse morto?
Facevo tanto la dura, ma alla fin fine, ero più fragile di un bicchiere di cristallo.
Io amavo mio fratello, più della mia stessa vita!
Era anche vero che litigavamo spesso e non eravamo mai d'accordo su nulla, ma era mio fratello. A volte preferivo la compagnia di Ste piuttosto che la sua, ma questo non significava niente!
Forse, in fin dei conti, Sebastian aveva ragione: eravamo soli al mondo. Solo io e lui, saremmo sempre stati solo io e lui. I Durwood potevano amarci, ritenerci loro figli e dircelo fino allo sfinimento, ma non sarebbe mai stato così. Erano gentili e protettivi nei nostri confronti, ma non sarebbe mai stata la stessa cosa. Per loro sarebbero venuti sempre prima Will, George e Stephan. Non potevano amarci quanto amavano loro. Erano i loro bambini, frutto del loro amore e dei loro sacrifici ma, soprattutto, erano dei Durwood a tutti gli effetti.
Noi eravamo soltanto dei piccoli orfanelli che avevano avuto la fortuna di essere stati adottati. Noi non eravamo quelli indispensabili.
- Ci ha fatto prendere un bello spavento, eh? - interruppe i miei pensieri, sorridendo mestamente.
Annuii senza staccare gli occhi da lui.
Era così carino mentre dormiva: aveva i capelli spettinati, le guance arrossate e l'espressione corrucciata.
Ridacchiai, era buffo.
Marie mi guardò confusa - Cosa c'è da ridere? -.
Scossi la testa - Niente -.
Sorrise di rimando - Sono quasi le tre del mattino... Te la senti di tornare a scuola? -.
- In realtà, volevo stare accanto a Seb ancora per un paio di giorni... non ti dispiace, vero? - mi accertai.
In fondo, Sebastian non aveva nulla fisicamente, ma non riuscivo a capire per quale motivo fosse così debole da non riuscire effettivamente a svegliarsi. Non si trovava in una situazione di vita o di morte, stava bene, probabilmente aveva solo bisogno di riposo, ma comunque ci stava mettendo troppo a riprendersi e io volevo stargli accanto per qualsiasi evenienza.
- Certo che no, cara! - sorrise amorevolmente - Qualche giorno di riposo te lo puoi prendere! Si occuperà Stephan di tutto! -.
Annuii, sperando con tutta me stessa che si comportasse in modo responsabile e attento.
- Ti conviene dormire per qualche ora - mi consigliò, prima di uscire dalla stanza - Sicuramente sarai parecchio stanca, hai combattuto molto bene l’altra notte! -.
Arrossii abbassando lo sguardo - Grazie! -.
Successivamente, si richiuse la porta alle spalle.
Avrei tanto voluto sdraiarmi al fianco di mio fratello e riposare, ma avevo decisamente bisogno di una doccia. Quando avevamo varcato la soglia di casa, l'unico mio desiderio, era di prendermi cura del mio fratellone. Decisi quindi di fare un salto in bagno e di farmi una doccia veloce. Uscii dalla stanza di mio fratello e, in corridoio, incontrai William che, invece, stava per entrare nella sua camera. Indossava il pigiama, quindi probabilmente era rientrato da poco dalla ricognizione. Appena mi vide, si avvicinò cautamente a me.
- Come sta Sebastian? – il suo sguardo era davvero preoccupato.
Alzai le spalle - Abbastanza bene, la febbre è scesa. Sembra solamente essere molto debole -.
Sospirò, evidentemente sollevato - Sei riuscita a capire cosa sia successo? -.
Mi grattai la nuca con sconforto - Purtroppo no. Ha solo pochi momenti di lucidità e non sono riuscita ad intrattenere una vera e propria conversazione. Come hai potuto vedere anche tu, non c'erano indizi sul luogo dell'incidente. Non ha conseguito ferite, lesioni, lividi o morsi… Io, davvero, non riesco a capire cosa sia successo da fare così fatica a riprendersi -.
- Magari, un attacco d'ansia... -.
- Sebastian?! Un attacco d'ansia?! - esclamai, tentando di non ridergli in faccia - Non è proprio da lui e questo comunque non spiega la febbre... -.
Si portò una mano al mento - Non saprei... Ad ogni modo, l'importante è che si riprenda e che stia meglio di prima! Cosa sia successo, per me, è irrilevante, non avendone comunque neanche una minima idea! Possiamo solo sperare che, quando torni cosciente, si ricordi dell’accaduto -.
Annuii, completamente d'accordo con lui. Era inutile perdere tempo tentando di capire cosa fosse successo non avendo niente per le mani. L’unica cosa che potevo fare era prendermi cura di lui, per la sua ripresa.
Prima di voltarmi le spalle, aggiunse – Ti posso dare un consiglio? -.
- Certamente -.
Si avvicinò per appoggiarmi una mano sul braccio con tenerezza e mi sussurrò – Accetta di diventare la sua Parabatai -.


 
Zikiki98

Instagram: _.sunnyellow._

Besos :-*
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Zikiki98