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Autore: Duchessa712    18/01/2022    1 recensioni
[La storia partecipa alla Challenge "To Be Writing 2022" indetta da Bellaluna sul forum Ferisce più la Penna]
Lungo i margini vanno le aggiunte, i pensieri proibiti e le parole non dette, quelle che si nascondono nella versione ufficiale della storia. Lungo i margini vanno gli scarabocchi, un'aggiunta veloce, istintiva, ermetica perché lo spazio è troppo poco, perché i margini dovrebbero rimanere bianchi e non diventare fitti di segreti e confessioni.
(Il primo capitolo è un indice)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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<b><center>Come un libro su uno scaffale</center></b>
Come un libro su uno scaffale

Still sitting in a corner I haunt
Crossed-legged in the dim light

*

La luce del TARDIS è fredda e così anche i suoi colori - spariti l'arancione, la luce e le risate; spariti come i suoi genitori; spariti come lei, che è a metà tra spettro e ricordo, seduta a gambe incrociate sulle scale, la testa poggiata alla ringhiera, mentre lui continua a ignorarla (a non vederla, si corregge, perché nemmeno lui può essere tanto crudele; nemmeno lui può farle fare una figura tanto da sciocca).

La nave canta e River si chiede se possa rimanere lì per sempre - seduta sulle scale, a vagare per i corridoi, a infestare le stanze -, il fantasma personale della nave che viaggia nel tempo e nello spazio, invisibile a tutti tranne che alla nave stessa. Dopotutto, cos'è che dice(va), il Dottore? È sempre stata la sua preferita.

*

They said "What a sad sight"
(...)
Everybody moved on

*

Tutti vanno avanti - i suoi genitori (perché li ha persi tanto velocemente e tanto inaspettatamente e poi ha dovuto scrivere un libro in cui li perdeva per poterli perdere, e ha bisogno, tanto bisogno di vederli, anche se loro non vedono lei, anche se non sono i genitori che ricorda, anche se hanno i capelli bianchi e i volti segnati dal tempo), persino lui (che passa secoli fermo su una nuvola a rileggere quella benedetta postfazione e poi incontra un nuovo mistero e allora si rianima, alla ricerca della ragazza morta due volte, lasciandosi alle spalle la famiglia persa per sempre).

Tutti vanno avanti, tranne lei, che alterna il suo tempo tra il TARDIS e la Biblioteca, con tutti i libri possibili e immaginabili - compreso il suo diario, abbandonato davvero come un cimelio inutile su uno scaffale a prendere polvere - e bambini che sono stati il sogno di una donna che è stata la più importante di tutti e adesso se l'è dimenticato.

Quando torna ci sono sorrisi forzati e sguardi bassi, perché nessuno sa davvero cosa fa, ma tutti sanno che sparisce, che cerca qualcosa che non avrà mai più. Si rifiuta di chiamare pena e pietà quello che scintilla nelle loro iridi, ma ci sono giorni in cui lo sguardo della Signorina Evangelista è troppo penetrante e il sorriso di Anita è dolceamaro al limite dell'impossibile.

Nessuno sa che cosa fa, ma tutti lo intuiscono - ha parlato del Dottore a sufficienza e con abbastanza fervore da lasciare ben poco all'immaginazione.

*

I, I stayed there
Dust collected on my pinned up hair

*

E così resta lì, dove lui l'ha salvata e abbandonata e dimenticata - un gioco da tirare fuori quando se ne sente troppo la mancanza; una vittima in meno da aggiungere a una lista troppo lunga - e si chiede se, davvero, non sia una sciocca e non se lo sia scelto da sola, questo destino. Lei ha parlato di Darillium. Lei ha tirato fuori il diario e il cacciavite. Lei gli ha detto il suo nome.

Lei ha reso tutto un punto fisso e l'ha obbligato a portarlo a termine.

Così resta lì, mentre il tempo passa (e lei lo sa, lo sente, figlia del TARDIS, anche se nessuno si è mai premurato di chiederle cosa voglia dire) e si estende infinito davanti a lei, fantasma e ricordo destinato a sbiadire e non sparire mai.

Il tempo passa, ma lei è congelata, e tra i capelli biondi scorge sempre lo stesso numero di fili argentei. Se chiude gli occhi può giocare a immaginare che aumentino: polvere che si deposita su di lei come sul suo diario, segno di non curanza e dimenticanza.

*

They expected me to find somehwere
Some perspective, but I sat and stared

*

Anita una sera le prende la mano e le dice basta, le dice ti sta logorando, e River pensa che sarebbe bello accontentarla, dirle hai ragione, dirle sei abbastanza. L'ha amata, Anita, l'ha amata davvero, ma il Dottore è il Dottore e tutto diventa insignificante rispetto a lui. Perciò sorride, mesta, triste, e scuote la testa.

Il Dottor Moon le dice che può creare tutto ciò che vuole - e lei ha creato un TARDIS per portare i suoi figli a scoprire le meraviglie dell'universo e per sentirsi meno sola e una casa che è un misto tra la sua su Luna e quella dei suoi genitori -, ma lei ha detto che non è vero, che non si può creare tutto. Non le persone (anche se una volta è tentata. Una copia di Amy, bella e giovane e piena di fuoco, la risata squillante e il sorriso che prometteva divertimento; una copia di Rory, dolce e protettivo e sempre con una tazza di cioccolata pronta per lei, quando si presentava alla loro porta, con negli occhi ombre e saggezza più antiche di lui; una copia del Dottore, col farfallino nero di quando si sono sposati, che le dice scusa il ritardo, tesoro, il traffico era un disastro, che la bacia con la sicurezza di troppe poche volte - perché uno dei due era sempre troppo giovane-, che la ama sotto un cielo tanto splendente da potervi leggere un libro).

Non le dicono che deve andare avanti, ma lo pensano, si preoccupano e lei ne è più irritata che toccata, perché sa cavarsela, si conosce, sa quali sono i suoi limiti - e il Dottore la sta distruggendo pezzo dopo pezzo, ma mai come quando le dice che avrebbe potuto vederla e parlarle, ma che ha, ancora, scelto di essere egoista.

Vorrebbe odiarlo, ma poi ricorda che è lo stesso uomo che le ha donato un diario con le pagine contate. Vorrebbe odiarlo, ma poi lui le dice sei sempre qui e le dice alla prossima, Professoressa Song, e allora qualcosa si mette a posto.

Quando torna da Trenzalore e Anita le dice basta, lei risponde solo due: i suoi genitori meritano un ultimo saluto e quindi va ai funerali.

Poi inizia ad aspettare, perché le ha detto Alla prossima e deve solo attendere (sa come si fa. La pazienza le fluisce nelle vene, trasmessa insieme al DNA, sopravvissuta alle rigenerazioni. È una Pond e una Williams. È figlia dell'attesa), e quindi si mette seduta in quella che è la console del suo nuovo TARDIS e racconta a Joshua e Ella la storia inventata dell'uomo che la verrà a salvare.

(Alla fine non cambia niente. Lei è sempre lì che attende e lui ancora in giro per l'universo con lo stesso numero di fantasmi a tormentarlo)
.

Note La challenge per il mese di gennaio consiste nello scrivere una song-fic. La canzone che ho usato è Right where you left me di Taylor Swift
   
 
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