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Autore: Yurippe    19/01/2022    3 recensioni
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Ogni storia è fine a sè stessa ed eventualmente collegata ad altre long, quindi potrete decidere di recensire quella che volete senza tener conto delle altre.
Genere: Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: Gender Bender, Incest, Tematiche delicate
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Universo/Fandom: La dicciotesima luna;

Personaggi: Serena Perry e regina Ivy;

Prompt: Ariete.

 

“Accidenti!”

Serena Perry si buttò, a peso morto, sull’enorme letto a baldacchino, per poi abbracciare il cuscino e iniziare a riflettere su quello che le era successo nelle ultime due settimane.

Tutto era cominciato quando aveva saputo del ballo in maschera che si sarebbe tenuto presso il castello reale.

Desiderosa di andarci aveva chiesto ai suoi due genitori, Garry e Jeanne, di portarcela. Ricordava bene come i suoi, inizialmente, avevano rifiutato, per poi acconsentire nel vedere quanto lei ci teneva. Il tutto a una condizione: non si sarebbe mai dovuta allontanare da loro e, soprattutto, sarebbe stata alla larga da Vanitas, il re bambino. Il motivo? Era pazzo e lunatico, non si poteva mai sapere cosa gli girava per la testa.

Il ballo era andato piuttosto bene, aveva persino avuto la fortuna di ballare con il re, tra lo stupore di tutti e in particolar modo dei genitori.

Era stato un momento che avrebbe osato definire magico, non si sarebbe mai aspettata che proprio lei, Serena Perry, una ragazza come tante altre, sarebbe stata invitata proprio dal re a ballare. Il ballo era durato, a occhio e croce, venti minuti, venti minuti intensi, senza dubbio, che quasi le era dispiaciuto quando erano finiti.

La giovane Perry rammentava anche della strana sensazione che l’aveva avvolta durante quel momento, non riusciva a spiegarla, ma… era strana. Senza contare che quando guardava il re bambino questa si intensificava, sembrava quasi che le fosse…famigliare.

Ma, dal giorno dopo, la sua vita cambiò radicalmente.

Infatti, dal momento in cui si era svegliata, suo padre le aveva ordinato di non avvicinarsi più, per nessuna ragione, al re e tantomeno di andare nei dintorni del castello. Inoltre non avrebbe più girato per Veritas da sola, ma accompagnata da lui, o dalla mamma o da Luca, suo fratello.

Furono giornate difficili, la ragazza si sentiva soffocare, privata della sua libertà, inoltre non riusciva a capire il perché di queste decisioni nei suoi confronti. La volevano proteggere? ok, ma da cosa? E soprattutto, da chi? Dal re?

Beh, se il motivo era quello…le precauzioni non erano servite a un bel niente, dato era stata rapita una settimana dopo.

Infatti, tre sere prima, mentre lei dormiva nel suo letto, il re Vanitas si era introdotto nella sua camera e l’aveva rapita, portandola al castello.

Un brutto colpo era stato per la fanciulla, ancora di più quando aveva saputo che il sovrano intendeva tenerla lì e ucciderla alla prossima eclisse di luna blu.

E ora eccola lì, distesa nel letto di quella camera che fungeva da cella, in attesa di una salvezza o… di una fine.

Tre giorni erano passati e l’unica cosa che sapeva era che il sovrano di Veritas la voleva morta, il motivo non le era dato saperlo.

Aveva molta paura ma cercava di non farlo vedere. Suo padre, in quanto hunter, le aveva insegnato di non mostrare mai le proprie insicurezze o paure al nemico, in quanto potevano esserle usate contro per farla finire male.

Era stato, senza dubbio, un insegnamento importante, ma…ritrovarsi nella situazione era una cosa assai diversa e metterla in pratica era ancora più difficile.

In quei giorni aveva passato momenti alternativi, momenti in cui praticava l’insegnamento mantenendo il coraggio e altri in cui lo sconforto aveva la meglio, facendole passare giorni interi in lacrime, proprio come quello che stava vivendo.

Sui suoi genitori non aveva dubbi. Conosceva bene suo padre ed era certa che si fosse già mobilitato per venire in suo soccorso, sperava solo che arrivasse il prima possibile.

Ma, mentre girava lentamente il viso verso destra, un oggetto, riposto sul comodino di legno scuro, attirò la sua attenzione.

Infatti, riposto lì sopra, proprio girato dalla sua parte, stava un piccolo ariete di peluche dal manto bianco e un fiocco color beije al collo.

Serena era sicura che fino a poco fa quell’oggetto non ci fosse, per questo attirò la sua attenzione. Così si tirò seduta e, allungando il braccio, lo prese tra le mani per poi iniziare a scrutarlo.

Non sapeva come quel pupazzo fosse finito lì, o chi ce lo avesse messo e come, ma…le aveva improvvisamente rimesso allegria, non sapeva spiegarlo, le sembrava…di averlo già visto.

E poi… è davvero carino” pensò mentre, sorridendo, lo rigirava tra le mani.

 

*

Fuori dalla stanza, dove Serena Perry era rinchiusa, una figura femminile dai lunghi capelli corvini e dal maestoso abito nero-viola sospirò, per poi allontanarsi lentamente tra i corridoi del castello.

Ivy, la regina di Veritas e moglie di Vanitas, aveva messo quel peluche dentro la stanza, sapendo che la figlia lo avrebbe sicuramente apprezzato.

Ebbene si, Serena non era figlia di Garry e Jeanne come aveva sempre pensato, ma dei due sovrani, mentre Jeanne e Garry altri non erano che gli zii.

Come mai aveva sempre vissuto all’oscuro di tutto? La storia è assai complicata ma si può spiegare.

Tutto ebbe iniziò diciassette anni fa. Quando Vanitas, durante l’eclisse di luna blu, tentò di assassinare la figlia nella culla. Il motivo? Era convinto che lei non fosse sua figlia, ma di suo fratello Vincent. Come mai? egli aveva violentato la sua amata e nello stesso periodo era avvenuto il concepimento della ragazza.

A nulla erano valsi i tentativi di farlo ragionare, era completamente fuori di testa, così Ivy prese, a malincuore, la decisione di affidarla a suo fratello e alla moglie, in modo da tenerla al sicuro.

Cosa c’entrava l’arietino di peluche con quella storia? Semplice, la piccola, a soli pochi giorni di vita, se ne era innamorata non appena lo aveva visto, tanto da dormirci sempre insieme, Però, nella fretta di portarla via dalla furia omicida del padre, era stato dimenticato lì.

A quanto pare il tentativo di tirarla su aveva funzionato e Ivy ne era felice. Ma, lo sarebbe stata molto di più a saperla libera. Inutile dire che si era già mobilitata con il fratello e la cognata per salvarla.

Fu con quei pensieri che la regina dai lunghi capelli corvini fece la sua promessa.

“Non m’importa cosa mio marito dirà o farà, non sarò mai d’accordo su questo. L’ho fatto allora e lo farò anche adesso: io ti salverò figlia mia, te lo prometto, dovesse costarmi la vita!”

 

  
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