Anime & Manga > Haikyu!!
Segui la storia  |       
Autore: LorasWeasley    21/01/2022    3 recensioni
AU Ambientata nel mondo di PERCY JACKSON
Diverse storie tra long e OS dove i nostri prediletti sono dei semidei e devono far fronte a demoni, profezie e richieste di dèi.
-“La rivolta dei demoni” [long] [sakuatsu con accenni osasuna]
-“Come i nostri genitori” [OS] [iwaoi]
-“Il prediletto di Apollo” [long] [semishira con accenni ushiten]
-“Il torto ad Eros” [long] [kuroken con accenni bokuaka]
-“Moments” [raccolta di OS] [daisuga, tsukkiyama, yakulev, osasuna, tanakiyo, arankita, ushiten, bokuaka, matsuhana, kagehina]
Genere: Avventura, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Aoba Johsai, Karasuno Volleyball Club, Nekoma, Shiratorizawa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Storie intorno al fuoco
La rivolta dei demoni



Parte 1
-Io non ti sopporto più!- urlò Atsumu nel bel mezzo del bosco direttamente in faccia al suo gemello.
-Tu non mi sopporti più!?- rispose con lo stesso tono Osamu –Io non ce la faccio più a stare dietro i tuoi capricci!
-Non mi sembra di essere mai venuto a lamentarmi da te!
-Ti lamenti con me ogni singolo giorno!
-E tu non hai mai fatto nulla per aiutarmi! Che fratello di merda sei?
-Hai il coraggio di dire questo? Ti ricordo che sono io quello odiato in giro solo perché ho la tua stessa brutta faccia!
-Vaffanculo! Se ti da così tanto fastidio starmi vicino allora sparisci! Lasciami in pace!
-Sparisci tu!
Osamu gli diede le spalle e marciò via talmente incazzato da aver iniziato a borbottare cose da solo.
Atsumu si girò a sua volta e prese la direzione opposta, borbottando anche lui imprecazione tra sé.
Perché diavolo doveva avere un gemello? Perché aveva sempre dovuto vivere all’ombra di qualcun altro? Era ingiusto che la sua vita non fosse mai stata solo sua.
Passò il resto del pomeriggio a sfogare la sua rabbia con qualsiasi cosa che lo tenesse talmente impegnato da impedirgli di pensare: giocò una partita con i figli di Apollo facendosi malamente battere da Hinata, Lev e Shirabu, si allenò con l’arco evitando tutte le frecce vacanti di Bokuto che minacciavano involontariamente alla sua vita, aiutò Kita con i lavori ai campi dei figli di Demetra solo per poter sparlare ancora di più di quell’idiota di suo fratello.
La sera si sentì meglio, aveva detto a Osamu di sparire e lui non si era fatto vedere per il resto della giornata. Questo, unito al fatto che aveva sbollito la rabbia con tutte quelle attività, lo fecero sentire finalmente calmo.
Persino quando Suna lo raggiunse per chiedergli se avesse visto Osamu non si incazzò più del solito, rispose con qualche battuta sul fatto che “esisto anche io” e poi il castano riprese la ricerca del suo migliore amico altrove.
Solo quando scese la notte e tutti si ritirarono nelle proprie cabine, Atsumu iniziò a sentire una leggera ansia attanagliargli lo stomaco, perché Osamu non era nel suo letto.
Il biondo cercò di non pensarci, in fondo era stato lui stesso a dirgli di non farsi vedere, quindi era probabile che il gemello stesse dormendo nella foresta. Era una cosa che facevano spesso quando volevano rimanere soli, non era un problema farlo dato il loro potere e nessuno li aveva mai scoperti.
Si costrinse quindi a calmarsi e addormentarsi, cosa che comunque non riuscì a fare facilmente.
 
Fu svegliato dal rumore forte e persistente di qualcuno che bussava alla porta della sua cabina. Si lamentò mentre cercava di aprire gli occhi con la speranza che qualcun altro andasse ad aprire, ma dopo altri trenta secondi si rese conto che Osamu non era mai tornato e le loro due sorelle da parte di madre erano già uscite.
Toccò quindi ad Atsumu alzarsi e raggiungere la porta per far cessare quel rumore infernale.
-Atsumu- disse subito sollevato Hinata quando lo vide –c’è Chirone che ti sta cercando, devi correre alla Casa Grande, subito!
L’ansia tornò ad attanagliargli lo stomaco e, direttamente in pigiama, corse verso la destinazione citata.
In casa c’erano solo il centauro e Sunarin, quest’ultimo aveva il terrore nei suoi occhi, era un tipo di sguardo che Atsumu vedeva sempre nei semidei che tornavano da una missione con riscontri negativi.
-Che succede?- domandò guardingo.
Chirone chiese –Da quanto tempo non vedi Osamu?
Avrebbe potuto inventare una scusa per proteggere il proprio gemello, ma aveva subito capito che era una situazione delicata e si ritrovò a rispondere sincero –Da ieri dopo pranzo.
-Perché non hai detto nulla?
-Ah… noi… abbiamo discusso… ho immaginato mi stesse ignorando per questo- la preoccupazione gli impediva persino di pensare lucidamente –cosa sta succedendo?
-Rintaro ha avuto una visione.
Gli occhi del castano erano ancora spalancati e terrorizzati, vagamente lucidi. Le sue mani tremavano e la sua voce era meno di un sussurro mentre spiegava –Lui era stato rapito da dei demoni, loro lo tenevano in questa prigione e non poteva usare la sua magia. Li ho sentiti parlare, hanno detto che il suo sangue dovrebbe essere un buon sostituto di quello di Ecate ma che dovevano aspettare la luna piena.
Atsumu si sentì mancare e dovette appoggiare tutto il suo peso contro il muro per non cadere a terra.
Nessuno disse “potrebbe essere solo un sogno”, perché sapevano bene che non era così, non quando la visione l’aveva comunque avuta un figlio di Iride.
-Devo andare a salvarlo.
Chirone annuì all’affermazione di Atsumu e continuò –Vai da Yachi, speriamo che abbia una profezia per te. Dopo quello capiremo chi saranno gli altri due che verranno con te.
-Andrò io- disse subito Suna.
-Sai che non puoi- lo contraddisse il centauro.
-Ma non posso…
-Rintaro, non si discute. Servi qui altrimenti metteresti in pericolo tutti gli altri semidei in missione.
Atsumu non riuscì a sentire la protesta dell’altro ragazzo poiché la porta si chiuse alle sue spalle mentre correva per il campo alla ricerca dell’oracolo di Apollo.
Suna non solo era un raro figlio di Iride, ma aveva anche un potere enorme. Il ragazzo, infatti, riusciva a utilizzare i mezzi di comunicazione tecnologici senza attirare i mostri. Era stata una svolta per il campo e ogni semidio che partiva in missione portava sempre con sé un cellulare spento, usandolo per le emergenze e contattando direttamente il ragazzo al campo. Se Suna fosse andato con Atsumu, avrebbe messo in pericolo quelli che speravano di contattare il campo senza attirare i mostri.
Atsumu girò tantissimi luoghi prima di riuscire a trovare Yachi fuori dalla mensa a parlare con Shimizu, una figlia di Afrodite.
-Yachi- urlò sollevato correndole incontro –Hai una profezia per me?
Aveva afferrato la ragazza per le spalle e l’aveva strattonata urgentemente.
-Atsumu!- squittì la bionda, per poi diventare tutta rossa quando lo scrutò più a fondo –Sei in pigiama!
Ah già, Atsumu l’aveva dimenticato, ma a chi importava?
-Non è importante! Ho bisogno di una profezia adesso!
-Vi ho detto mille volte che non posso far…
Si bloccò di scatto, i suoi occhi si fecero verdi e la sua voce più profonda e diversa, Atsumu si allontanò mentre assisteva alla nascita della profezia che avrebbe deciso il futuro di suo fratello.
 
Il sangue della magia sarà versato
Quando la luna vi avrà abbagliato
Nascosto in una strada infinita sarà
Che solo il figlio dei morti troverà
Separarsi gli amici dovranno
O la morte al loro arrivo troveranno
 
-
 
Erano in macchina da un’ora e nessuno aveva ancora detto una parola da quando erano partiti.
Kita, il figlio di Demetra e capocabina della sua casa, era alla guida. Atsumu era seduto al suo fianco perso nei suoi pensieri, mentre nel sedile posteriore sedeva Sakusa Kiyoomi.
Da quando Yachi aveva rivelato la nuova profezia, i preparativi erano stati veloci.
Mentre Atsumu si vestiva e sceglieva le proprie armi, Chirone aveva analizzato la profezia e cercato di capire, più o meno, da dove partire.
“Il sangue della magia” doveva per forza riferirsi a Osamu, essendo un figlio di Ecate, ovvero la dea della magia, era stata la supposizione più plausibile. La luna piena era quella che faceva più luce, quindi avevano supposto che si riferisse a quello il secondo verso, aveva senso se si considerava che Ecate fosse anche la dea della luna crescente e che questa sarebbe stata piena solo tre giorni dopo.
Atsumu si era leggermente calmato a quella notizia, se i demoni avevano bisogno della luna piena, per ucciderlo c’era ancora tempo, non era troppo tardi.
Non sapevano nulla sulla “strada infinita” ma, se solo un figlio dei morti poteva scoprirla, non era stato difficile capire chi sarebbe stato uno dei suoi compagni di viaggio: l’unico figlio di Ade del campo, Sakusa Kiyoomi.
Non c’erano indizi su chi doveva essere il terzo e Kita si era subito proposto. Era stato lui a trovare i gemelli quando questi avevano cinque anni e stavano combattendo contro un mostro. Kita ne aveva sei e si stava dirigendo al campo mezzosangue. Li aveva aiutati e avevano fatto insieme quel viaggio lungo e pieno di mostri nel quale divennero una famiglia.
Suna disse loro che non ne era sicuro, ma credeva di aver visto uno scorcio dell’enorme scritta “Hollywood” all’interno della sua visione, quindi poteva essere un buon punto di partenza.
Sakusa aveva commentato –Non mi stupisce che i demoni abbiano una base lì, è proprio a Los Angeles che si trova l’ingresso per il regno di mio padre.
E così partirono, pronti a circa venti ore di macchina. Avrebbero impiegato solo due ore prendendo l’aereo, ma essendo che un figlio di Ade non poteva volare se non voleva rischiare di essere fulminato all’istante, quella era l’unica soluzione.
Passò un’altra mezz’ora di silenzio totale fino a quando, repentinio, Sakusa si spinse in avanti e afferrò il volante facendoli andare a tutta velocità fuori strada.
Atsumu urlò, Kita aprì bocca per chiedere cosa diavolo stesse facendo quando il punto dove si trovavano un attimo prima venne percorso da una raffica di vento talmente forte da far saltare in aria una parte di strada.
-Ci attaccano- borbottò Sakusa da sotto la sua mascherina mentre afferrava la propria spada e scendeva dalla macchina. Gli altri due lo seguirono a ruota e tutti e tre si prepararono alla battaglia.
In aria c’erano ben quattro arpie che, infuriate per aver mancato il bersaglio, si prepararono ad attaccarli con più rabbia di prima.
Una si lanciò su Atsumu che subito inforcò la sua balestra e si preparò a lanciare il colpo, riuscì a ferirle l’ala ma non a ucciderla, dovette quindi lanciarsi di lato per evitare un suo attacco.
Poco distante c’era Sakusa che ne stava combattendo una con la spada, non era decisamente l’arma migliore per qualcuno che stava a mezz’aria e, infatti, il figlio di Ade non faceva altro che imprecare –Odio così tanto le cose che volano!
Una terza arpia stava per attaccarlo alle spalle e Atsumu neanche rifletté quando ricaricò la propria balestra e colpì il mostro, centrandolo in pieno e uccidendolo prima che riuscisse a ferire Kiyoomi.
Questo lo fissò sorpreso per poi spalancare gli occhi atterrito.
Quella reazione, insieme all’urlo di Kita che chiamava il suo nome, fece capire ad Atsumu di doversi spostare all’istante e rotolò di lato prima di essere colpito dall’ala che non aveva ferito dell’arpia.
-Se ferisci un mostro senza ucciderlo- gli urlò Kita –non distrarti, perché quelli sono solo più incazzati con te!
-Per lui non sarà una grande novità che qualcuno ce l’abbia con lui!- urlò in risposta Sakusa.
-Che stronzi!- urlò invece Atsumu mentre parava un nuovo affondo –se lasceremo vivi questa battaglia sarà solo grazie a me!
-Mhmm- Kita rispose con fatica mentre con i suoi poteri cercava di trattenere un’arpia con le piante che aveva fatto crescere –non credo.
Sakusa si affrettò ad uccidere il mostro che Kita aveva intrappolato e poi fecero lo stesso con quello che fino a poco prima il corvino stava cercando di uccidere.
Rimase solo l’arpia ferita che si infuriava di più a ogni colpo che finiva a vuoto, Atsumu non era riuscito ad alzarsi e da quella posizione a terra era difficile usare le sue armi a distanza.
Gli altri due ragazzi rimasero a fissare il suo combattimento in attesa che la uccidesse e Atsumu si infurò, a quei due sembrava forse che stesse facendo un bel lavoro da solo?
Con faticà urlò –Avete intenzione di aiutarmi o continuerete a godervi lo spettacolo?
Kita incrociò le braccia –Non volevamo rubarti la scena.
Atsumu si rese conto che forse un po' se lo meritava, ma non ebbe bisogno di dire altro che Kita mosse le mani per imprigionare anche l’ultimo mostro con le sue radici.
Finalmente libero dal doversi difendere, Atsumu riuscì a recuperare uno dei coltelli da lancio alla sua cintura e pugnalare infine l’arpia ferita, uccidendola.
Quando Sakusa aveva fatto andare fuori strada la macchina erano troppo concentrati a capire chi li stesse attaccando per rendersi conto che questa aveva preso una fossa e si era spenta di botto. Si resero conto della situazione quando provarono a farla ripartire inutilmente.
Atsumu imprecò dando un calcio al mezzo, anche se sapeva che quello non l’avrebbe fatta di certo ripartire.
In lontananza si sentì il rumore di una macchina in avvicinamento e i tre decisero di comune accordo di nascondersi. La strada era mezza distrutta e insieme alla loro macchina tutto faceva presagire che avessero avuto un incidente, ma non avevano tempo da perdere con le domande e l’eventuale polizia, quindi recuperarono solo i loro zaini e iniziarono a correre.
Il resto della giornata fu caotico: non ebbero più incontri con altri mostri, ma il loro viaggio fu rallentato da ogni cosa. Dovettero camminare a piedi per due chilometri prima di incontrare un camionista che li facesse salire sul retro del proprio furgone, questo si fermò in un paesino sperduto e da qui dovettero aspettare l’unico autobus che li avrebbe portati alla città più vicina.
Arrivarono di sera e si informarono per i bus di linea che li avrebbero portati direttamente ad Hollywood: il primo a partire sarebbe stato alle nove del giorno dopo.
Atsumu non era felice di quell’idea, ma se proprio non potevano fare altro, tanto valeva riposarsi come si deve.
Trovarono un affittacamere lungo la strada, pagarono per tre camere e dopo una veloce buonanotte ognuno si chiuse nella propria stanza.
Atsumu era frustato, erano passate più di dodici ore da quando aveva ricevuto la notizia e ancora si trovava così lontano da Osamu.
Si sdraiò sul letto senza neanche togliersi i vestiti, urlò dentro il cuscino per attutire il rumore e, infine, si sciolse in un lungo pianto.
Se solo non gli avesse urlato quelle cose, se solo non si fossero divisi… era tutta colpa sua.
 
-
 
Come tutti i semidei, Sakusa aveva il sonno leggero e i suoi sensi erano sempre in allerta.
Era, inoltre, sempre stato abituato al silenzio assoluto, quindi al minimo suono si svegliava pronto all’azione.
Così fu anche quella sera.
C’era un motivo se quelle camere d’albergo costavano poco: la pulizia non era di certo il massimo. Il figlio di Ade aveva quindi sistemato il proprio cappotto sul copriletto e si era messo a dormire su questo. Aveva fatto una veloce doccia per poi rivestirsi del tutto, eccetto le scarpe, prima di mettersi a dormire.
Aveva la spada accanto e fu la prima cosa che afferrò quando, vigile, aprì gli occhi al rumore leggerissimo di passi nel corridoio esterno che collegava tutte le stanze.
Si avvicinò guardingo alla finestra e spostò di pochissimo la spessa tenda per controllare cosa ci fosse all’esterno. I suoi muscoli si rilassarono solo quando vide che era la figura di Atsumu che, velocemente, aveva lasciato la sua camera per raggiungere quella di Kita, nella quale fu accolto senza fare domande.
Le sue labbra si strinsero e il suo stomaco si contorse, si odiò per quella reazione, ma in che altro modo avrebbe dovuto reagire quando la sua cotta sgattaiolava alle tre di notte nella stanza di un altro ragazzo?
Potresti farti passare la cotta si rispose da solo e, sbuffando, tornò a sdraiarsi sul letto cercando di riprendere sonno.
Come aveva fatto quel rumoroso ed eccentrico figlio di Ecate a rubargli il cuore? Ovviamente con l’inganno.
La storia di Sakusa non era tra le più felici, non che i semidei potessero avere storie belle e spensierate, ma il figlio di Ade era sicuro che nessuno di loro avesse ucciso la propria madre all’età di due anni per un errore.
Il potere di Kiyoomi era enorme e spesso non riusciva a controllarlo: poteva evocare gli scheletri e fare in modo che questi lavorassero per lui, poteva concentrarsi e capire cosa ci fosse nel sottosuolo e, soprattutto, poteva uccidere con un semplice tocco.
Quando le emozioni gli sfuggivano dal proprio controllo, era quello che succedeva, ed era quello che era successo con sua madre. Kiyoomi fu salvato da suo padre, che recuperò il bambino dal corpo ormai freddo della donna e lo affidò a Chirone facendolo crescere al campo mezzosangue.
Tutti credevano che Sakusa fosse un misofobo, per questo indossava sempre mascherina e guanti e non voleva che la gente lo toccasse. Non era del tutto falso. Certo, odiava i germi un po' più della maggior parte delle persone, ma non per questo avrebbe rinunciato a qualsiasi contatto umano, se lo faceva era solo perché era terrorizzato di ucciderle per errore.
La sua vita era stata piena di solitudine e mai nessuno era riuscito ad avvicinarsi a lui come aveva infine fatto Atsumu Miya.
I gemelli avevano il potere di trasformarsi in volpi, era anche per questo che erano riusciti a sopravvivere per strada tutti quegli anni da soli prima di arrivare al campo.
Sakusa non sapeva questa cosa e quando un pomeriggio, mentre se ne stava da solo nella foresta, Atsumu gli si avvicinò in questa versione, il corvino decise che poteva provare ad accarezzare l’animale.
Ormai era diventato bravo a gestire il suo potere, ma aveva comunque il terrore di provare con un essere umano, non per questo però non poteva fare pratica con un animale. Ma soprattutto, aveva così tanto bisogno dell’affetto di qualcuno e, il rumore simile a delle fusa che la volpe stava emettendo, era la cosa che più gli si avvicinava.
Quella storia andò avanti per diversi mesi, Sakusa si affezionò così tanto all’animale da aspettare impaziente ogni singolo giorno solo l’orario in cui l’avrebbe visto. La magia venne, però, presto distrutta quando Sakusa si rese conto che quella volpe era un essere umano.
I pensieri angoscianti invasero la sua mente e l’unica cosa che riusciva a pensare era che avrebbe potuto ucciderlo.
Si sentì tradito e distutto da quella scoperta e quando i due furono soli Sakusa lo minacciò con la spada “Come hai potuto prendermi in giro in quel modo?”
“Omi, mi dispiace!” aveva risposto Atsumu con gli occhi lucidi “non volevo prenderti in giro! Ho pensato che era solo un buon modo per avvicinarti e poi tu non mi hai mandato via e… non era mai il momento giusto per dirtelo!”
“Non chiamarmi in quel modo! Noi non siamo amici! Non provare più ad avvicinarti a me!”
Quella discussione era avvenuta ormai più di un anno prima e da quel momento i due non si erano più scambiati una parola. Sakusa si rese conto troppo tardi di quello che aveva iniziato a provare per Atsumu, del suo modo di cercarlo con lo sguardo ogni volta che si trovavano a mensa o agli allenamenti, delle sue fantasie che gli facevano chiedere come sarebbe stato accarezzare la sua pelle priva di pelliccia.
Gli farei del male continuava sempre a ripetersi e quello bastava a troncare le proprie discussioni interne e qualsiasi idea stupida gli fosse venuta in mente.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: LorasWeasley