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Autore: Aspasia_    24/01/2022    0 recensioni
Daisy voleva tornare a casa. Invece, ora è in un bar: un ragazzo è diventato il suo servitore, gli altri bevono il sangue dei Vivi
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Dal testo: "Quindi fece l'unica cosa che le veniva bene: non farsi prendere da panico. E ordinò un drink"
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Cane non mangia cane'
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Doveva sbrigarsi. Aveva esattamente trenta secondi per arrivare alla stazione, cinque per raggiungere la banchina giusta, sette per salire sul bus e prendere posto.
 
All’improvviso, la ragazza si fermò e diede un’occhiata al luogo. Non era alla stazione. Anzi, non aveva idea di dove fosse. E poi si era fatto buio. C’erano i lampi. E persino qualche pipistrello che volava.
Eppure quella era la strada di sempre.
Daisy si decise, comunque, a continuare a camminare.
Visto che sembrava stesse per piovere da un momento all’altro, era meglio stare al riparo. Entrare in un bar avrebbe fatto comodo.
 
Daisy si sedette al bancone e osservò la scena circostante. In quella che era a tutti gli effetti una gabbia incatenata al muro, c’era un gruppo di persone. Alcuni urlavano e chiedevano aiuto. Altri sembravano rassegnati.
Non sapendo cosa fare, Daisy decise di fare l’unica cosa che le veniva bene: non farsi prendere dal panico. E ordinò un drink.
O meglio, avrebbe voluto farlo, ma il barman era letteralmente un tipo a cui mancava un occhio, vestito da metallaro. Quindi preferì non interagire con nessuno.
A quel punto, però, un ragazzo dai capelli lunghi e il naso aquilino si avvicinò a lei, con uno sguardò incredibilmente sorpreso.
-Salve- Disse lui, presentandosi con un piccolo inchino.
 
Daisy stava per rispondere, ma fu interrotta da un fastidiosissimo suono metallico. La gabbia venne aperta. Una donna pallida venne trascinata fuori. Iniziò a piangere e ad implorare i tizi con i vestiti borchiati che l’avevano tirata fuori di non farle del male.
Poi, venne lanciata al centro del bar e i clienti si alzarono di scatto, finendo sopra di lei.
Quando si rialzarono la tizia era a terra, insanguinata e apparentemente morta.
Ma poi si rialzò, iniziò a barcollare e iniziarono a spuntare, anche a lei, i canini. Fu proprio quella donna, poco dopo, a tirare fuori dalla gabbia un’altra persona, per ripetere il rituale.
 
Daisy, si girò nuovamente verso il ragazzo.
-Salve- Rispose in ritardo.
Il giovane (ammesso che giovane fosse l’aggettivo più adatto) sembrava ancora molto timido.
-Posso… sapere il suo nome?- Chiese.
-Daisy- Rispose lapidaria.
-Ah… lei è la ragazza con la stella?- Chiese poi il tizio.
Daisy si guardò il polso. Era apparso una sorta di tatuaggio, una stella appunto, dai bordi sbiaditi.
-Suppongo di sì-
Il ragazzo allora si alzò, inchinandosi vistosamente. -Al suo servizio- Disse poi.
Daisy lo guardò confusa.
-La ragazza con la stella è la mia padrona- Spiegò lui, ma Daisy continuò a fissarlo e sospirò. Si prospettava una serata lunga.
-Tempo fa mi venne fatta una profezia: io sarei diventato il servitore della ragazza con la stella, perché lei e solo lei, avrebbe liberato i vampiri dal limbo in cui sono rinchiusi e avrebbe regnato nel nuovo mondo, formato da Vivi e vampiri-
Daisy prese un respiro profondo e rispose solo -Ok-
Lui continuò a guardarla, poi si risedette.
-Quindi ora sei il mio servitore?- Chiese.
-Certamente-
Daisy annuì.
-E ora cosa dobbiamo fare?-
-Tutto quello che lei chiederà-
Daisy annuì di nuovo.
-Senti,- gli chiese poi -che fanno quelli là?- Disse indicando gli altri clienti.
-Bevono il sangue dei Vivi e li trasformano in vampiri, mia signora-
-E perché?-
-Perché i vampiri hanno bisogno del sangue per sopravvivere-
-Ma così creano altri vampiri da sfamare-
Il tizio sembrò in imbarazzo e non disse nulla.
-Cioè, voglio dire- Continuò lei -Non possono prendere il sangue senza morderli? Così non li trasformano in vampiri, no?-
-E’… un’ottima idea- Rispose lui.
-E in tutti questi anni non ci aveva mai pensato nessuno?-
-No- Ammise lui.
-Sai una cosa- Confermò Daisy -Sono proprio io la ragazza con la stella- “O forse sono l’unica con dei neuroni”, aggiunse mentalmente.
   
 
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