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Autore: Rinrose13    25/01/2022    4 recensioni
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''Ma quando non hai niente, non è forse la gentilezza ad essere la tua più grande ricchezza? ''
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I ricordi di Rin a volte, la rendono molto malinconica. Un giorno, quando la tristezza sembra essere insopportabile, Rin decide di chiedere a Jaken di accompagnarla presso il villaggio nel quale la sua vita è iniziata e tristemente finita, prima che Sesshomaru la riportasse in vita con Tenseiga. Cosa troverà Rin, in quel luogo che le riporta alla mente ricordi amari, ma al contempo dolcissimi?
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jaken, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Sino alla fine del tempo



"Dovresti avere paura, potrebbe ucciderti!"

"Stolta, pensi che un demone possa mai amarti?"

"Prima o poi ti ucciderà"

Rin non si era mai soffermata troppo sulle parole della gente del villaggio. Si era sempre limitata a rispondere la sua verità.
"Gli unici di cui ho paura sono gli umani".

Gli stessi che l'avevano tradita e ferita quando i suoi genitori erano morti.
Ricordava quel giorno come se fossero trascorsi pochi anni e non oltre una decina.
Sua madre e suo padre erano stati uccisi dai briganti che avevano attaccato il villaggio e lei era rimasta sola, senza nessuno.
Aveva chiesto del cibo a colei che l'aveva vista crescere, la Signora Matsumoto che lavorava insieme a sua madre in un vicino campo di riso. Ma era stata cacciata via con un severo "Non abbiamo cibo da darti".
Erano trascorsi alcuni giorni e Rin si era sentita morire.
I morsi della fame le attanagliavano lo stomaco, facendola piangere.
Aveva visto dei bellissimi frutti succosi prendere da alcuni alberi e si era avventurata per prenderne qualcuno.
Delle voci concitate l'avevano spaventata e aveva cercato di fuggire, ma era stata troppo lenta.
Quella sera l'avevano picchiata per la prima volta.
Il dolore le era sembrato insopportabile.
Ma la fame era peggio e così aveva continuato.
Aveva cercato di rubare alcuni pesci e li aveva mangiati crudi, se non poteva cucinarli.
Aveva imparato a sue spese che alcune bacche erano pericolose mentre altre si potevano mangiare.
Una sera però qualcosa di ancora più sinistro era accaduto nella sua vita. Qualcosa che avrebbe voluto dimenticare, cancellare, rimuovere per sempre dalla sua mente.
Era tornata nel suo nascondiglio, zoppicante e ferita nel corpo, nell'animo ma sopratutto nel cuore.

Spesso gli incubi tormentavano le sue notti.
Sognava della fame e del freddo.
Delle lacrime. Sesshomaru, che solitamente giaceva insieme a lei cercava di calmarla, accarezzandole la schiena con le lunghe dita affusolate. Alcune volte però, suo marito partiva per brevi periodi e lei si trovava sola nella grande stanza illuminata solo dalla luce pallida della luna.

Quel giorno Rin si sentiva particolarmente triste. Non aveva opposto nessuna resistenza quando Jaken le aveva detto che era ora di studiare, cosa molto insolita per lei.
Si era messa davanti al suo tavolino, mesta e silenziosa.
"Rin! Ma insomma! Mi stai ascoltando? Rin?" la sua voce gracchiante l'aveva distratta e dopo ore passate a trattenere le lacrime, era finalmente scoppiata a piangere scatenando il panico nel piccolo demone.
"Ah!!!! Rin! Non ti ho mica sgridato! Volevo solo che scrivessi più ordinatamente!".
Si asciugò il viso con la manica del kimono e tirò su con il naso, bagnando con le sue lacrime le pagine davanti a lei "Jaken, tu pensi mai ai tuoi genitori?" chiese dopo qualche singhiozzo.
"Ti ho detto mille volte che noi demoni non abbiamo legami così forti con i nostri genitori. Sono solo coloro che ci hanno messo al mondo! Voi umani siete troppo attaccati a queste stupidaAAAAH NON PIANGERE" disse il demone, in preda al panico, agitando le zampe in modo disordinato.
Rin lo fissò con gli occhi lucidi "Mi accompagnetesti a trovare i miei genitori?"
"Assolutamente no! Non se ne parla neanche. Non sono la tua balia! Vuoi andare a trovare due stupide tombe?" urlò Jaken.
Rin si rattristì.
"Non riuscirai a convincermi con quell'espressione triste!".

Con queste parole Jaken uscì di gran carriera dalla stanza, per dirigersi in giardino a sellare il buon vecchio A-un che lo guardò incuriosito.
Due ore dopo, tra sbuffi e lamentele, Jaken e Rin atterrarono nei pressi della foresta vicino al quale sorgeva il villaggio dove Rin era nata.
"Vedi di non cacciarti in nessun guaio! Se ti amalassi di nuovo il Signor Sesshomaru mi ucciderebbe! Tu e il tuo stupido vizio di andare in giro per la tenuta con i piedi nudi."
La ragazza gli sorrise furbetta e si avviò lungo il sentiero costellato di alberi dalle larghe fronde. Si tolse i sandali. Adorava il contatto con il terreno nudo.
Si fermò poco prima del villaggio e si addentrò tra il verde in cerca di un luogo specifico. Presto ritrovò il grande albero sul quale anni addietro aveva trovato adagiato il bellissimo demone che l'aveva presa in sposa. Jaken si fermò dietro di lei "Sai Jaken, qui ho trovato il Signor Sesshomaru, anni addietro, qualche giorno prima che voi decideste di prendermi con voi!" disse la giovane, voltandosi per sorridere al piccolo demone.
"Non avevo niente da offrirgli. Gli portai bacche di ogni sorta. Pesci. Persino un piccolo topolino! Mi disse...'Non mangio quella roba' " concluse, scimmiottando il modo serio in cui Sesshomaru era solito parlare.
"Il padrone non mangia quella roba, lo sai bene" disse Jaken, seguendo Rin che riprese la sua marcia verso il villaggio. Erano trascorsi più di dieci anni e la ragazza non riconobbe nessuno, fino a che una anziana donna le afferrò il braccio, scioccata.
"Rin!" disse la vecchia, con gli occhi sgranati in un espressione sorpresa.
Lei la osservò. Era la Signora Matsumoto.
Jaken menò il bastone a due teste verso la donna che indietreggiò "Non osare toccare Rin!" urlò.
"Sono io! La Signora Matsumoto...lavoravo insieme a tua madre, nelle risaie. Sei...cresciuta tantissimo. Pensavamo che fossi morta! Sembri così..." non concluse la frase. La giovane notò che le vesti della donna erano sporche e consunte e che la sua pelle aveva un grigiore tipico di chi non segue una dieta adeguata.
"Signora Matsumoto! Cosa le è accaduto?" le chiese lei.
"Purtroppo una disgrazia si è abbattuta sulla mia famiglia, poco dopo che sei sparita, un demone ha ucciso brutalmente tutti gli uomini del villaggio, da allora vivo nella miseria più nera...oh Kami sama! Tu sei così...bella..." disse la donna, mentre scorreva una mano sulla seta fina del suo kimono con le farfalle. Jaken la allontanò bruscamente, facendo scudo a Rin con il suo corpo "Sparisci. Andiamo! Porteremo dei fiori ai tuoi genitori e..." ma la ragazza si era già allontanata. Si avvicinò ad un banchetto e allungò all'uomo un sacchetto con delle monete d'oro "Vorrei qualche frutto e qualche pesce per favore. Assicuratevi che la Signora Matsumoto abbia abbastanza mangiare per riuscire a vivere dignitosamente. Provvedete a portare del cibo ai più bisognosi" disse, seria. L'uomo annuì, guardandola come se fosse una sorta di apparizione.
Jaken sembrava contrariato.
"Devi smetterla di aiutare gli altri! Sei sempre la solita. Non ti rendi conto che sono le stesse persone che ti hanno lasciata morire? E rimettiti le scarpe! Non mi ascolti mai poi quando ti viene il raffreddore vieni a chiedermi di farti il tè e..." la voce di Jaken sovrastava i suoni della natura mentre raggiungevano il luogo dove i suoi genitori riposavano. Rin teneva tra le mani le redini di A-Hun e sembrava non ascoltarlo "Rin! Mi stai ascoltando? Perché vuoi sempre aiutare tutti?".
Lei si fermò e si girò lentamente per fissarlo.
Gli sorrise, uno dei suoi sorrisi tristi e disse "Perché avrei voluto che qualcuno mi avesse aiutato, così cerco di farlo io per gli altri, magari anche loro desiderano solo una mano che li possa sostenere, non credi Jaken?".
Lui non obiettò. La sua gentilezza lo spiazzava.
Sospirò e le prese i sandali di mano, camminandole accanto.
"Certo che sei strana" borbottò.
Rin colse fiori bianchi e viola e li offrì in suffragio delle anime dei suoi genitori che riposavano vicino ad un grande albero secolare.
Spese diverse ore a contemplare quelle pietre.
Si ricordò di quando sua madre la stringeva piano. Si ricordò di quando la cullava sul petto.
Si ricordò di quando suo padre le sorrideva e le venne in mente Lord Sesshomaru che placido e silenzioso, la osservava correre e giocare in mezzo ad una radura di fiori profumati, tanti anni addietro.
Di Jaken che insieme a lei catturava i pesci in un bellissimo fiume limpido e fresco.
Si voltò verso il piccolo demone e pronunciò un silenzioso "Torniamo a casa".
Quando arrivarono presso la dimora, Rin notò che una luce familiare proveniva dalla sala privata di Sesshomaru. Quando fece il suo ingresso nel lungo corridoio, suo marito la stava attendendo, bellissimo e serio. Lei gli corse incontro e lo abbracciò, inspirando il suo profumo e nascondendo il viso sulle sue vesti candide.
"Rin" la chiamò, come sempre. Lei sollevò il viso per fissarlo e lui le accarezzò una guancia, delicato come una piuma.
"Hai pianto" non era una domanda. Lei non rispose. Si scostò lenta mentre Sesshomaru si dirigeva in direzione opposta con un cipiglio piuttosto serio.

Quando Rin tornò dal bagno, si avviò verso la sala dove consumava i suoi pasti e si accomodò accanto a Sesshomaru che come al solito non mangiò con lei ma le fece compagnia.
Jaken sembrava contrariato e dopo cena Rin provò a chiedergli se fosse tutto a posto.
"Il padron Sesshomaru mi ha quasi ammazzato, non vuole assolutamente che tu torni in quello stupido villaggio! E nemmeno io. Non voglio rischiare che qualcuno ti faccia del male" disse imbronciato.
"Volevo solo..."
"Non è una questione indispensabile. Ti fidi troppo delle persone, persino dopo tutto quello che ti hanno fatto continui a comportarti come una stupida sacerdotessa," disse il demone, congedandosi. Rin sospirò.
Sesshomaru era come al solito impegnato nelle sue attività serali.
Non lo disturbò. Rimase nella sua camera, a riflettere.
Ripensò a tante cose.
Al fatto che Jaken non capisse il perché per lei fosse così importante perdonare.

Dare una seconda possibilità.
Ma quando non hai niente, non è forse la gentilezza ad essere la tua più grande ricchezza?

Jaken aveva ragione. Era solo una stupida umana.
Il rumore secco dello shoji che si chiudeva la fece sobbalzare. Sulla soglia della loro camera vide Sesshomaru che la fissava intensamente.
"Siete arrabbiato con me?" gli chiese.
Lui aggrottò impercettibilmente le sopracciglia candide e si avvicinò alla sua sposa, accomodandosi accanto a lei. Le scostò un lungo ciuffo dal viso e la osservò.
"Jaken sembrava arrabbiato. Mi ha detto che voi gli avete intimato di non accompagnarmi più al villaggio...mi dispiace aver ignorato la vostra richiesta. Ma avevo...volevo rivedere quel luogo e rendere omaggio ai miei genitori" sussurrò.
"Semmai decidessi di volerci tornare, Rin, vorrei che fossi io ad accompagnartici" disse lui.
Lei annuì.
Più tardi, quando Rin ormai dormiva da un po' Sesshomaru si ritrovò a ricordare il giorno seguente al ritrovamento della allora bambina che adesso giaceva nuda accanto a lui.
Aveva visitato il luogo in cui Rin aveva vissuto, sudicio e umido.
Aveva punito tutti coloro che l'avevano ferita. Ricordava ancora le loro suppliche, i loro occhi lacrimosi e le loro mani alzate verso di lui mentre in ginocchio attendevano la loro triste sorte.
"Vi prego, mio signore, non sapevamo!" gli aveva detto un uomo.
Lo stesso che aveva violato Rin, come se fosse solo una bambola di pezza.
Sesshomaru li aveva uccisi con un solo colpo, senza pietà. Aveva osservato il loro sangue scorrere sul terreno brullo.
Insignificanti esseri.
Allora non aveva capito il perché gli interessasse, né si era interrogato a riguardo. Ma adesso sapeva.
Rin era sempre stata diversa da tutti.

Lei si mosse, voltandosi verso di lui e nascondendosi sul suo petto. Mugolò qualcosa di incomprensibile e poi sospirò. Lui le posò le labbra fredde sulla fronte e la strinse a se, avvolgendola con la sua Mokomoko.
"Sesshomaru" lo chiamò, nel sonno.
"Sì" rispose lui. Lei sembrò calmarsi.

Sarò sempre accanto a te, sino alla fine del tempo.


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Io lo so che qualcuno di voi starà pensando, ma questa scrive solo sulla Sessrin? La risposta è no.

Ho una gigantesca storia dove Inu e Kagome sono co protagonisti assoluti e una piccola one shot che però non riesco a scrivere per qualche oscuro motivo. Scrivere della Inukag mi rende estremamente nervosa e questa cosa mi impedisce di rilassarmi pienamente quando scrivo.

Spero di riuscire a sbloccarmi (L’ho promessa anche a Jeremymarsh ‘sta fic, non posso assolutamente sottrarmi)

Tornando a questa piccola one shot, mi sono sempre immaginata che Sesshomaru sia tornato a vendicare Rin, dopo che l'ha trovata.

E mi sono sempre immaginata che Rin, buona e dolce com'è non sia mai riuscita a provare odio per qualcuno. Nemmeno per coloro che l’hanno lasciata sola quando i suoi genitori son venuti a mancare. È troppo pura per farlo.

Spero che queste poche righe possano piacervi.

Fatemi sapere cosa ne pensate. Un abbraccio.


PS

Hisae, so che sei qui a leggermi.

Tu sai 👀STO ASPETTANDOH...STO ASPETTANDOH esplode

Grazie 💜

   
 
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