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Autore: EcateC    27/01/2022    4 recensioni
Auschwitz, 1944.
Crowley e Aziraphale in questo racconto non uniranno le forze per sventare l'Apocalisse, ma per infondere un po' di amore in uno dei capitoli più tristi e terribili della nostra storia. E per salvare qualcuno che tutti conosciamo...
Questa storia è stata scritta per celebrare il giorno della memoria.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Auschwitz, 1944

 

 

Aziraphale cercava di camminare più veloce che poteva. Le sue vesti ingombranti da chierico gli impedivano di muoversi con rapidità e scioltezza, e il ciottolato bagnato di pioggia e dissestato non giovava certo alla sua rapidità.

“Aspetta, angelo! Assspetta!”

“Vattene via, Crowley!” gridò angosciato, senza fermarsi “Lasciami in pace!”

Il demone tuttavia lo raggiunse e lo afferrò per un braccio.

“Aziraphale, idiota, lasciami spiegare!”

L’angelo lo guardò con uno sguardo pungente e arrabbiato, cosa che non era certo da lui.

“Cosa c’è da spiegare?” gli domandò, indicandogli la sua divisa da SS “Era dai tempi della peste nera che non facevate qualcosa di così orribile. Sento odio e dolore dappertutto e sinceramente non ti credevo capace di una mostruosità del genere, Crowley! Non lo credevo!”

Il demone si strinse nelle spalle “Come te lo devo dire che io non c’entro nulla? Ti assicuro che quell’uomo è pazzo, ha fatto tutto da solo, non siamo stati noi a mettergli questa idea per la testa!”

Aziraphale lo guardò con scarsa convinzione. La sua natura angelica tuttavia lo portava a essere poco diffidente.

“E allora perché indossi quella divisa?” gli chiese, contrito.

“Ho detto che il mio dipartimento non c’entra niente” mormorò il demone, abbassando il capo “Non che non abbia approvato…”

Aziraphale scosse la testa, il suo sguardo si indurì come pietra. “Mi fate schifo. Ecco cosa mi fate, schifo!”

“Azi, aspetta.”

“Non ho tempo di aspettare, ho migliaia e migliaia di umani innocenti da salvare.”

“Lo sto già facendo io!” gli sibilò Crowley tra i denti, curvandosi verso di lui per non farsi sentire da orecchie indiscrete. Aziraphale sgranò gli occhi.

“Cosa?”

“Non posso esimermi dall’indossare questa divisa, ma ciò non significa che io stia torturando tutti quegli umani. Sono un demone, non un nazista!” esclamò convinto, guardandolo negli occhi “Per favore, credimi.”

Aziraphale alzò le sopracciglia, il desiderio di credergli era così forte che gli illuminò lo sguardo, ma si volle trattenere. Si mise a braccia conserte per darsi un'aria corrucciata e parlò: “Spiegati meglio, Crowley.”

“Vuoi che mi spieghi meglio?”

“Sì, grazie” esclamò, ostentando ostilità. 

“Seguimi allora.”

Crowley scortò l’amico dentro il campo di concentramento. Salutò con un cenno severo altre guardie di grado inferiore al suo, e alle sue spalle Aziraphale camminava cercando il più possibile di trattenere le proprie espressioni di rabbia e disgusto. Sembrava davvero che avessero preso una strada sbagliata e fossero finiti all’inferno. Il dolore che Aziraphale percepiva tra quelle mure spinate raramente lo aveva sentito altre volte.

L’istinto di usare tutte le sue forze per compiere un miracolo enorme era forte, ma così facendo, avrebbe violato una delle prime regole che disciplinavano la sua permanenza sulla terra: la discrezione. Un miracolo del genere sarebbe stato sotto gli occhi di tutta l’Europa, per non dire del mondo intero.

Crowley intanto lo condusse dentro un capannone cementato.

“Crowley. Questo posto è…”

“Lo so” lo interruppe il demone “Ma guarda qui.”

Traendo un bel respiro, il demone soffiò in modo così potente che spostò letteralmente una parete di qualche centimetro più a sud. Sotto, nella terra, era scavato un passaggio segreto con delle scale. Aziraphale lo guardò con gli occhi sgranati.

“Non posso salvarli tutti, sai” gli sussurrò il demone “Ma sto cercando di salvare i bambini. Insomma, mi sono detto: non i bambini di nuovo, per Satana! E allora li sssto portando via da qui.”

Detto questo, Crowley riportò il muro alla sua posizione originaria, tirandolo verso di sé come se avesse tra le mani una corda invisibile.

Aziraphale lo guardò con meraviglia e dolcezza insieme.

“Crowley, solo tu puoi farmi sentire dell’amore in un luogo come questo.”

Crowley arrossì “Smettila, idiota!” lo aggredì malamente “Ma quale amore! Voglio solo aiutare i bambini!”

Aziraphale alzò le mani “Certo, caro” esclamò bonariamente “So bene che tu non sei per nulla gentile.”

“Esatto, per nulla!” sibilò il demone, alterato.

Certo. Quindi dove hai portato tutti questi bambini?”

Crowley alzò le spalle “A casa mia” disse, come se fosse una cosa da niente.

Aziraphale sgranò gli occhi “A casa tua? E quanti sono?”

“Hm, Un po’…”

 

La sera stessa.

 

Per fortuna che esistevano i miracoli.

Altrimenti, con cinquantotto bambini e ragazzi da sfamare dentro lo scantinato di casa, Crowley avrebbe probabilmente attirato un pochino di attenzioni. Ma con i miracoli si poteva questo ed altro.

“Ora basta chiacchiere! Chi ha già mangiato si metta vicino alle potus” tuonò malamente il demone con un megafono e un bambino di due anni in braccio “Tedeschi a sinistra, polacchi a destra, altre lingue nel centro! I più grandi badino ai più piccoli!”

“Signor Crowley, posso il bis delle patate?” lo interruppe in tedesco un bambino ben pasciuto.

“No, Sigfried, hai già preso il bis.”

“Signor Crowley, devo andare in bagno” esclamò una bambina in polacco.

“Dopo facciamo il giro del bagno, Iza, adesso vai al tuo posto.” le disse, per poi prendere il megafono “Tutti ai vostri posti, ragazzetti! Forza!”

“Oh, buon cielo” esclamò una voce famigliare alle sue spalle. Crowley si voltò e vide l’unico essere al mondo che avrebbe potuto trovare il suo rifugio segreto a prova di nazista: Aziraphale.

“Ehilà, angelo” esclamò Crowley, passandogli in mano un poppante “Gli puoi miracolare un pannolino pulito, per favore?”

Il suddetto angelo era rimasto basito, senza parole. Lo scantinato/serra di Crowley si era trasformato in una gigantesca camerata piena di lettini, e piena anche di bambini. Il neonato maleodorante che si era ritrovato in mano nel frattempo cominciò a piangere e perciò ad attirare tutte le sue attenzioni.

“Oh, mi scusi” esclamò Aziraphale, a disagio. Con un semplice schiocco delle dita lo pulì e gli cambiò il pannolino sporco, che si trasformò letteralmente in uno pulito, e poi si rivolse di nuovo al suo indaffarato amico demone.

“Crowley, caro ragazzo” lo chiamò, il demone si voltò subito “Quello che stai facendo qui è un… Un miracolo.”

Lui fece sorrisetto.

“E non mi hai visto prima, quando ho moltiplicato le patate e i pesci” gli disse con un occhiolino blasfemo. Aziraphale cercò di guardarlo male ma gli venne solo da sorridere.

“E ovviamente” continuò il demone, sfilandosi di dosso il grembiule da giardiniere “Se i miei mi dovessero beccare, dirò che tutto questo è opera tua e che io stavo solo cercando di sabotarla. D’accordo?”

“D'accordo” gli rispose morbidamente Aziraphale, facendo un passo verso di lui senza nemmeno rendersene conto. Crowley lo guardò stupito e arrossì.

“Mh, er, devo… Devo fare il giro del bagno” balbettò, imbarazzato. Aziraphale si disincantò e indietreggiò subito.

“Oh, sì” concordò in fretta “Gli umani e le loro deiezioni.”

“Sì, esatto” esclamò Crowley, per poi prendere il megafono e gridare a squarciagola “Bene mocciosi, chi di voi deve andare in bagno?”

Molti bambini alzarono la mano, avevano tutti i capelli rasati e per essere così piccoli e così tanti, erano decisamente mogi e silenziosi.

Aziraphale ebbe una stretta al suo cuore in dotazione. I Piani Alti gli avevano detto che c’era qualcosa di terribile in atto, ma non immaginava fino a tal punto. Ma per fortuna, dentro ogni più oscura mostruosità, ci sono sempre delle luci che brillano, come piccole e coraggiose fiamme che sfidano il gelo e non si estinguono davanti alle avversità. Il demone Crowley era certamente una di quelle.

“Sai una cosa? Forse è un bene che tu sia caduto, Crowley” lo sorprese Aziraphale.

Il demone sul momento ci rimase di stucco, ma poi alzò le spalle “Ngh, non volevo davvero cadere” esclamò, senza perdere di vista i bambini “Ero nel posto sbagliato al momento sbagliato, sai, come i pompeiani. O come quelli che abitavano vicino al Krakatoa nel 1883. Come si chiamano?” lo sguardo di Crowley si perse nel vuoto “Krakatoiani?”

“Secondo me eri nel posto giusto al momento giusto” lo contraddisse invece Aziraphale “Altrimenti, come avresti potuto salvare tutti questi bambini se non agendo sotto mentite spoglie?”

Crowley si infiammò subito “Ma io non agisco sotto mentite spoglie!” sibilò irritato “Sono un demone, Aziraphale, e sono cattivo! Pensa che alcuni volevano il dessert e io non gliel’ho dato, perché sono cattivo.”

“Perbacco” esclamò subito l’angelo “Non ho mai sentito così tanta cattiveria in vita mia.”

“Esatto” concordò il demone orgogliosamente. Aziraphale trattenne a stento un sorriso.

“Signor Crowley?” esclamò alle loro spalle la voce di una ragazza più grande.

“Cosa vuoi, Kitty?” le domandò subito il demone.

“Una mia cara amica è rimasta nel lager, per favore, la puoi andare a prendere?” lo supplicò lei.

Crowley spostò il peso da una gamba all’altra “Nhg, sai che non posso salvare tutti i vostri conoscenti… Come si chiama?”

“Anna” rispose costei, speranzosa “Anna Frank.”

“Oh, via, Crowley” esclamò Aziraphale, piegandosi poi su di lei “Certo che la salveremo noi, non ti preoccupare.”

La ragazza di nome Kitty sorrise loro e tornò al suo posto, dagli altri bambini.

“Ecco. Complimenti, Aziraphale” lo criticò Crowley a bassa voce “Adesso ci toccherà passare tutta la notte a cercare questa Anna Frank!”

“E cosa c’è di male, Crowley? Dopotutto è il nostro… Er, volevo dire, il mio lavoro. Tu puoi anche restare qui.”

Crowley alzò le spalle e si voltò verso i bambini, poi le alzò di nuovo e tornò a voltarsi verso Aziraphale.

“Mh, vabbè, vengo anche io, non vorrei che ti facessi ammazzare” mormorò il demone, andando poi a dare tutte le istruzioni del caso ai ragazzi più grandi.

E così, Crowley e Aziraphale uscirono. Trovare quella ragazza non sarebbe stato facile, ma insieme ce l’avrebbero fatta. L’avrebbero trovata, allietata e portata via da lì, e su questo non c’erano dubbi.

 

 


 

Note

Ho pubblicato questa storia appositamente oggi, 27 gennaio, per celebrare il Giorno della Memoria. Spero che l'abbiate trovata degna del suo compito e soprattutto rispettosa, malgrado i toni leggeri.
Per chi non lo sapesse, Kitty è il nome a cui si rivolgeva Anna Frank nel suo diario, l’ho scelto a posta anche se si tratta con ogni probabilità di un personaggio immaginario.
Direi che ho detto tutto!
A presto,

Ecate

   
 
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