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Autore: Aranel95    28/01/2022    3 recensioni
Due studentesse universitarie, Kagome e Rin, finiranno per condividere l’appartamento insieme. Non saranno le sole però a condividere gli spazi...
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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*Annuncio - Affittasi stanze per studentesse,  appartamento in centro a Tokyo*


Kagome si era stufata di leggere numerosi annunci in cui, i padroni di casa o i coinquilini imponevano strane e assurde regole, ma quell’annuncio sembrava completamente diverso ed era quello che la giovane stava cercando.

Appartamento composto da cucina-soggiorno, 2 camere da letto, bagno, lavanderia e ripostiglio. Agli inquilini è concesso tenere animali domestici. Chiamare al seguente numero *** 

Kagome non esitò nemmeno un istante davanti a quell’annuncio, era troppo bello per essere vero! E per di più, poteva tenere animali domestici… al pensiero di ciò, rivolse uno sguardo dolce alla sua fedele palla di pelo, un cucciolo di bastardino di un anno, tutto bianco con le orecchie a punta.

“Che ne dici, Yasha, chiamo? Così potrai venire con me e la mamma non dovrà avere il pensiero di occuparsi di te…”

Il cucciolo alzò un orecchio, sentendosi chiamato. Scattò sulle sue zampette, scodinzolando allegro, abbaiando forte, per poi mettersi a pancia in su, reclamando coccole. Kagome gli aveva comprato uno strano collarino che ricordava un rosario, di un colore violetto, intervallato con delle piccole zanne.

“Ho capito, ho capito!” Kagome rise, accontentando il suo cane.

Dopo aver digitato il numero, rispose la voce di una donna anziana.

“Pronto?”

“Buon pomeriggio, lei è la signora Kaede Musashi, dell’annuncio di affitto?”

“Oh sì, sono io, con chi parlo?”

“Mi chiamo Kagome Higurashi, sono una studentessa della Todai e sto cercando disperatamente casa! Avendo un cucciolo, non riuscivo a trovare nessuna casa in affitto che mi permettesse di tenere un cane…”

“Ma certo, signorina Kagome!” La donna era molto dolce e gentile, a Kagome le ricordava sua nonna. “Come ha potuto leggere sull’annuncio, permetto alle inquiline di tenere degli animali domestici, quindi non ci sono problemi. Se lei è interessata possiamo vederci domani, così può vedere lei stessa l’appartamento.”

“Naturalmente! Anche perché, avrei una certa fretta nel trasferirmi…”

“Bene, allora ci vediamo domani alle 10. Ah, sappia che l’altra stanza è stata presa da un’altra ragazza, che ancora deve trasferirsi".

“D’accordo, a domani allora!”

Kagome riagganciò saltellando qua e là per la sua camera. Yasha, intento a mordicchiare una pallina, osservò per un istante la sua padroncina felice. 

“Hai sentito? La signora Kaede non si fa alcun problema se ti porto con me nella casa! Non vedo l’ora di dirlo a mamma!”

Yasha, in tutta risposta, si grattò dietro l’orecchio con la sua zampina posteriore. Poco dopo, seguì la sua padroncina scesa al piano di sotto per dare la notizia alla madre e al nonno. Purtroppo, sia Kagome che Yasha avevano trovato degli ospiti poco graditi… Con il suo fare altezzoso di nobildonna - che non era - Kikyo si volta verso la nipote che era arrivata in quel momento. Era rimasta seduta sul divano, con le gambe accavallate, i lunghi capelli neri sciolti che spiccavano sulla sua camicia di seta bianca, i suoi pantaloni di velluto beige e le sue stiletto dello stesso colore.

“Ah Kagome, spero non ti sia dimenticata che stasera a cena ci sarebbe stata la zia!” disse suo madre con tono allegro.

“N-no, affatto. Ciao zia…”

Kikyo scrutò per un po’ la nipote, rivolgendo poi uno sguardo a Yasha che sembrava calmo, fino a quel momento… Infatti, dall’ingresso, insieme al nonno, era entrato Naraku, il marito di Kikyo. Sia Kagome che Yasha non tolleravano quell’uomo: ricco sfondato, fastidioso, sfacciato e con il fare da imbroglione. Kikyo, la sorella minore di sua madre, aveva scelto di fare la bella vita: matrimonio con un uomo ricco, niente figli, solo capricci.

“Oh ma guarda chi c’è, la piccola Kagome!”

“Ciao zio…” rispose scocciata la ragazza.

Yasha, percependo il fastidio che quell’uomo procurava alla sua adorata padroncina, iniziò correre verso di lui, afferrandolo per una gamba del pantalone.

“Ehi ehi!! Buono, a cuccia!!!” urlò l’uomo mentre Yasha sbrindellava con rabbia quei pantaloni, uno dei tanti completi Armani di Naraku.

“Yasha, a cuccia! Lascia stare lo zio!”

Yasha obbedì soltanto a Kagome, liberando finalmente Naraku che, esausto, cadde seduto sul divano accanto alla moglie. Kikyo si alzò furiosa, guardando la sorella e la nipote.

“Questo sacco di pulci avrebbe bisogno di un educatore!”

Kagome poteva sopportare tutto ma tranne il fatto che il suo Yasha venisse chiamato sacco di pulci.

“Eh no, zia! Primo, lui si chiama Yasha, non Sacco di pulci. Secondo, Yasha evidentemente non gradisce la vostra presenza!”

“Ahia, è già la terza volta che questo… coso… mi aggredisce!” sbottò Naraku, massaggiandosi la caviglia.

“Sono mortificata, cognato… Kagome, chiedi scusa.” disse sua madre, ma Kagome non volle sentire ragioni.

“Noi ce ne andiamo, se questo è il trattamento che riceviamo!” sbottò infine Kikyo.

Sia lei che il marito avevano girato i tacchi ed erano andati via. Yasha, fiero del suo gesto, ricevette una carezzina da Kagome. La signora Higurashi si era resa conto solo in quel momento di quanto fossero davvero perfidi sorella e cognato… Yasha capiva benissimo di chi fidarsi e di chi no, era pur sempre un cane. Le sue riflessioni vennero però interrotte da Kagome.

“Mamma, visto che gli ospiti sgraditi se ne sono andati, vorrei darti una notizia…”


***

Una settimana dopo aver firmato il contratto d’affitto per la sua nuova casa, Kagome procedette finalmente al trasloco. La casa era piccina ma accogliente, con una grande cucina-soggiorno, arredata con tutto il necessario, due piccole camere da letto e un bagno non troppo grande; inoltre, l’appartamento aveva un balcone al quale si accedeva dalla grande vetrata del soggiorno. La vista era magnifica, si poteva osservare la città in tutto il suo splendore! Abituata a vivere in periferia, Kagome doveva un attimo abituarsi a quel nuovo mondo. Anche Yasha doveva, visto che annusava qua e là per l’appartamento, curioso. Kagome ridacchiò prendendolo in braccio.

“Ehi, puzzino, ti piace casa nuova? Mi raccomando, non fare le tue solite marachelle e vedi di fare il bravo cucciolo!”

Yasha rispose leccando il naso e il viso di Kagome, la quale rise per la risposta del cucciolo, come se la capisse. Ma improvvisamente, sentì qualcuno inserire le chiavi alla fermatura della porta dell’appartamento.

“Sua maestà però potrebbe camminare sulle sue zampine, visto che la mamma ha già tante cose da portare…”

Kagome udì la voce di una ragazza, la quale entrò poco dopo. Era minuta, molto carina, con dei lunghi capelli neri e due grandi occhi da cerbiatta color nocciola. Indossava un delizioso vestitino arancione molto corto, adatto per la calda stagione estiva, e un paio di sneakers bianche. Tra le braccia, teneva una palla di pelo bianca.

“Oh!”

Le due ragazze risposero in coro, guardandosi incredule.

“Tu devi essere Kagome, è così?!” chiese la ragazza con un sorriso raggiante.

“Ehm, sì… tu scommetto sei l’altra ragazza di cui mi ha parlato la signora Kaede…”

“Già! Io sono Rin Yamada!”

“Piacere di conoscerti, Rin!”

Le due si strinsero la mano accorgendosi solo dopo che entrambe tenevano tra le loro braccia i loro rispettivi cani. Yasha osservò il nuovo arrivato e annusò un po’ l’aria guardando quella - letteralmente - palla di pelo bianco. La palla di pelo aveva un faccino per niente amichevole, un’espressione seccata. Il suo bel facciotto era bordato da un collarino magenta con il pendente a forma di luna crescente argentata. Yasha abbassò le orecchie ed emise un ringhio basso, ma “palla di pelo” rispose con un latrato acuto, secco.

“Ehi ehi, non si aggrediscono gli altri!” lo richiamò Rin.

“Bella gatta da pelare, non sapevo avessi anche tu un cane…” Sicuramente la signora Kaede, attempata com'è, aveva dimenticato questo dettaglio.

“Beh, vediamo di farli andare d’accordo!” rispose Rin con voce squillante.

Sia lei che Kagome misero a terra i due cani. Yasha, curioso, iniziò ad avvicinarsi per annusargli il sedere, però “palla di pelo” non gradì molto, abbaiando di nuovo con fare odioso. Yasha, spaventato, si nascose dietro le gambe di Kagome, abbassando le orecchie.

“Maru! Insomma! Perdonami Kagome, ma Maru è un po’ così. Sai, non è abituato a stare con altri cani all’infuori di sua madre…” disse Rin dispiaciuta.

“Ma non ti preoccupare, anche per Yasha è la prima volta che vive con altri cani.”

“Aww che carino!” Rin squittì abbassandosi per carezzare il piccolo Yasha. “Non avere paura, questo principino viziato saprà accettarti, vero Maru?”

Maru emise un lieve ringhio, sbuffando, leccandosi una zampa con nonchalance. Kagome rise alla reazione del batuffolo, provando a carezzarlo ma Maru si scansò.

“Come siamo preziosi…”

“Già, spesso lo chiamo “principino” o “sua maestà” proprio per il suo atteggiamento.”

“Direi che sia azzeccato!”

Entrambe le ragazze risero, prendendo in braccio i loro rispettivi cani.

“Allora, che ne dici se iniziassimo a sistemare casa?” propose Kagome.

“Assolutamente! Sono pronta!” rispose Rin.


***

A nessuno piace pulire ma Rin e Kagome erano molto prese dalle pulizie. L’unico modo che avevano per tenere a bada i loro amici a quattro zampe era farli mettere comodi e dare loro qualcosa con cui giocare. Kagome pose la cuccia di Yasha in soggiorno; si era ripromessa di comprargliene una nuova, visto che ormai era tutta rosicchiata, ma doveva accontentarsi. Aveva dato al cucciolo la sua pallina preferita, tutta rossa, e il suo peluche a forma di lupo, anch’esso tutto mordicchiato. Il peluche era un regalo di Koga, il fidanzato di Kagome, ma Yasha gradiva poco quel ragazzo e Kagome non ne capiva il motivo. Koga era un ragazzo per bene e Yasha aveva il fiuto solo per i poco di buono – come zia Kikyo e zio Naraku. Ma la giovane ben presto dovette rendersi conto che non era una questione di fiuto, ma di gelosia: sia Koga che il quadrupede volevano le attenzioni della giovane e spesso Koga assumeva atteggiamenti infantili per avere attenzioni da Kagome e trattava un po’ male il povero Yasha. 

Il piccoletto, in tutto ciò, non si lasciava intimidire e spesso faceva, per dispetto, la pipì nelle scarpe di Koga. Alla fine, erano giunti ad una tregua e quel peluche era il simbolo di questa “pace”.

La cuccia di Maru sembrava più il cuscino di Maria Antonietta che altro: era molto grande, la palla di pelo sembrava stare comoda insieme alla sua folta coda; era anche impreziosita da cuciture e sempre pulita. Rin gli aveva dato il suo giochino preferito che nessuno doveva toccare, a volte nemmeno la stessa Rin! La ragazza, in più, era di buona famiglia: suo padre, Miroku, era un imprenditore e vantava anche di fare parte di una delle famiglie buddiste più influenti della città; sua madre, Sango, era una veterinaria e la sua passione per gli animali si poteva già vedere dall’amore che aveva sia per la sua gattina, Kirara, sia per la madre di Maru,Kimi; era stata fatta accoppiare con un altro cane della sua stessa razza per avere cuccioli con il pedigree e Rin, tra i tanti cuccioli, aveva scelto quel viziato di Maru.

“Allora, anche tu studi alla Todai?”

“Sì, studio economia. Tu, invece?”

“Sto studiando architettura… mio nonno voleva che studiassi medicina!”

“Il tuo cognome però non mi è nuovo. Sai, mio padre vanta molti monaci buddisti tra i parenti e credo che il tuo nome mi ricordi quello di un tempio…”

“Sì, tempio Higurashi!”

“Ah che meraviglia!”

Rin spazzava con entusiasmo il pavimento della cucina mentre Kagome rassettava un po’ la dispensa. Avevano già spolverato e pulito le camere da letto e il soggiorno, mancava solo la pulizia del bagno. Le due ragazze andavano già d’accordissimo, come se fossero amiche da una vita, a differenza dei maschietti di casa.

Yasha, annoiato, decise di abbandonare la sua cuccia e di chiedere una tregua a Maru. Si avvicinò, spingendo con il muso la sua pallina come a volergli chiedere di giocare. Maru, in tutta risposta, sbuffò scocciato, voltandosi dall’altro lato e appallottolandosi attorno alla sua coda vaporosa. Yasha non demorse, saltando sulla sua cuccia, provocando un immenso fastidio al principino viziato. Iniziò, infatti a ringhiare e ad abbaiare in faccia al cucciolo che, stavolta, invece di scappare spaventato, rispose a tono.

“Grrrr… Woof!”

Maru non sopportava ulteriormente quell’impertinente e decise di saltare fuori la sua cuccetta e iniziare ad inseguirlo. Yasha e Maru iniziarono a correre in giro per casa, combinando un pasticcio dietro l’altro. Non passarono nemmeno cinque minuti dall’inizio dell’inseguimento che Kagome e Rin sentirono un vaso rompersi e i due cani abbaiare come dei matti.

“Ehi ma che succede?!”

Le due si affacciarono dalla cucina, vedendo il caos davanti ai loro occhi: Maru aveva urtato un vaso e Yasha aveva calpestato la terra, imbrattando tutto con le zampe; anche Maru trascinava terra ovunque con la sua coda folta. I cuscini del divano erano stati divorati in un tira e molla tra i due; anche la lampada del soggiorno era finita a terra e il tappeto era una distesa di fango.

“Oh no!!!!!”


***

“Che vi piaccia o meno, voi due dovrete imparare ad andare d’accordo!”

Kagome fissò i due che, da bianchi, erano diventati marroni. Maru digrignava i denti guardando Yasha che, in tutta risposta, ringhiava a voce bassa.

“Kagome, le tinozze sono pronte!”

“Sì.” Kagome prese Yasha in braccio, Rin si occupò di Maru ed entrambe li misero nelle due tinozze, pronte per lavarli.

“Che disastro… domani dovremmo comprare dei cuscini e un vaso nuovi…” disse Rin con rammarico.

“Già, e dopo la fatica fatta per pulire, hanno fatto un macello!”

 Yasha guardò Kagome con occhioni tristi mentre lei gli insaponava le orecchie.

“E non guardarmi così, sei un cane cattivo!”

Maru, dal canto suo, lasciava scivolare le prediche di Rin.

“Certo che sei un principino arrogante, devo proprio dirtelo!”

Prima del bagnetto e per placare la lite, le due palle di pelo erano state chiuse nelle camere delle rispettive padroncine, in punizione. 

Le due ragazze sospirarono esauste e pensavano come poter fare andare d’accordo i due cani, a come farli stare buoni in loro assenza… e tutto questo mentre li asciugavano. In più, erano stanche morte perché, per colpa di quei due, avevano finito di pulire casa a ora di cena. Kagome notò che Rin doveva essere di famiglia benestante per avere un cane come Maru; in più, quella palla di pelo aveva il suo “tenore” di vita: teli personalizzati, giocattoli di ogni tipo, cuccetta lussuosa, ciotola personalizzata…I pensieri della ragazza vennero ridestati improvvisamente da Yasha che piagnucolava perché aveva fame.

“Mi sa che sia ora di cena per tutti e quattro!”

 

La cena fu abbastanza tranquilla; mentre le ragazze avevano deciso - per la troppa stanchezza - di prendere del cibo d’asporto, Yasha e Maru avevano già le loro pietanze. Yasha divorò con foga la sua ciotola di croccantini del discount, a lui andava bene tutto, anche gli avanzi della sua padroncina. Maru, con fare disgustato, allontanò la sua ciotola con il suo umido.

“Ma come?! Quello è il tuo preferito, fegatini di pollo e verdure!” esclamò Rin.

Maru rispose alla padroncina con uno sbuffo annoiato. Rin si alzò, abbassandosi e avvicinandogli la ciotola.

“Stasera non sono disposta a stare dietro ai tuoi capricci!”

Anche se Rin gliele faceva passare spesso e volentieri - anche contro i consigli di sua madre le diceva di non viziarlo troppo, quella sera era troppo stanca per accontentarlo in tutto. Maru, rassegnato, mangiò la sua pappa. Yasha, invece, reclamò uno degli onigiri di Kagome.

“Eh no, puzzino, hai già mangiato!”

Yasha abbassò le orecchie, triste. Comunque, decise di accucciarsi sotto le gambe di Kagome, in attesa che finisse la cena. Anche Maru, dopo aver mangiato e bevuto un sorso dalla sua ciotola, si era seduto composto accanto alla sedia di Rin.


***

Troppo stanche per guardare la tv, le due si salutarono andando a dormire. Almeno per la notte, avevano deciso che i due dovevano dormire separatamente. Kagome, intenta a mettersi il pigiama, trovò Yasha arrotolato sul suo letto, già addormentato.

“Sei stanco eh… hai fatto il monello, non dovrei farti dormire qui però…”

Il cuore di Kagome si era ammorbidito vedendo Yasha dormire e ronfare beato sul suo letto. Gli permetteva di dormire con lei solo quando faceva il bravo ma, per quella sera, poteva fare un’eccezione. Yasha era stato trovato dalla ragazza, durante una giornata di pioggia, dentro un cassonetto della spazzatura, tutto ferito e denutrito. Tra lei e quel batuffolo è stato amore a prima vista e, nonostante Kagome avesse già un gatto di nome Buyo, aveva deciso di prendere ugualmente con sé quel piccoletto.

Rin, intenta a pettinarsi i capelli, vide Maru dal riflesso del suo specchio, seduto sul suo lettino, intento a sbadigliare e stiracchiarsi le zampette.

“Hai pure l’ardire di chiedermi di dormire lì?”

Maru sbuffò abbassando il muso e guardando Rin con i suoi occhioni ambra. La ragazza sorrise, alzandosi dalla sedia e raggiungendo il lettino. Maru le fece spazio per farla mettere tra le lenzuola e poi le si avvicinò, premendo il musino umido sulla guancia di Rin.

“Sei perdonato, ma da domani, dovrai essere più gentile con Yasha. Lui è cucciolo, tu hai già due annetti… anche se sembri piccolo”.

Maru le leccò il viso prima di addormentarsi. In fondo, Maru non mordeva o altro, ma di sicuro aveva un caratteraccio. Aveva anche provocato la gelosia di Kohaku, il fidanzato di Rin… o meglio, ex. La ragazza lo aveva lasciato dopo che questi, con tono arrogante, le aveva chiesto di scegliere tra lui e il cane… inconcepibile! Maru era un cucciolo, la sua presenza non avrebbe intaccato il suo amore per Kohaku ma il giovane non voleva saperne e Rin, infine, aveva scelto il suo piccolo batuffolo bianco. Maru, il giorno in cui Rin aveva rotto con Kohaku, sembrava soddisfatto e con aria altezzosa se ne andava in giro per casa vantandosi. Il monellaccio poi, aveva il vizio di distruggere i vasi, era peggio di un gatto! Spesso sua madre Kimi lo prendeva per la collottola e gli ringhiava sul muso per rimproverarlo. Per quanto fosse anche lei altezzosa, non tollerava che il figlio fosse così arrogante. 

Insomma, Maru era controso con tutti, ma con Rin… lei era speciale, era lei che davvero lo trattava come un principe. E Rin era la sua regina, era tutto per lui, soprattutto durante i temporali… Maru li odiava e solo le coccole di Rin lo potevano calmare.

Le due ragazze si addormentarono tenendo strette le loro adorate palle di pelo, nella speranza che, prima o poi, quei due fossero andati d’accordo. 




A/N Eccomi di nuovo qui. Questa storia è per farmi perdonare, "Promessa di una sfida" riprenderà a breve, ma per il momento, è sospesa. Avevo voglia di una storia leggera, scritta in un momento di pausa... e niente, spero tanto vi piaccia! Vi aspetto nelle recensioni!

  
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