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Autore: mask89    31/01/2022    7 recensioni
“Questa storia partecipa a “Luoghi dell’Orrore” indetto sul gruppo facebook Il Giardino di Efp”;
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Inspirò lentamente per cercare di calmare i suoi nervi. Pensava di essersi lasciato tutto alle spalle, ma a quanto pare il suo passato tornava a fargli visita nel momento più inaspettato. La morte del suo amico lo costringeva a rindossare i panni che pensava di aver completamente dismesso.
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II

Aveva provato a riposare durante le tre ore di volo che separavano Roma da Il Cairo, ma il cervello non voleva sentire ragioni. Formulava ipotesi su ipotesi sulla morte di Padre Tosi, nessuna riusciva a soddisfarlo. Chi poteva voler morto la sua guida spirituale? Era la persona più mite al mondo. Mai una lite con nessuno, sempre alla ricerca della mediazione e della pace, mai una cattiveria su qualcuno; perfino nell’ambito accademico, dove perfidia e invidia erano all’ordine del giorno. C’era qualcosa che non tornava in tutto questo, probabilmente visionare il corpo gli avrebbe dato qualche informazione in più. La voce dell’assistente di volo lo distolse dai suoi pensieri. A breve sarebbero iniziate le manovre di atterraggio.

Inspirò lentamente, per cercare di calmare i suoi nervi. Pensava di essersi lasciato tutto alle spalle; ma, a quanto pare, il suo passato tornava a fargli visita nel momento più inaspettato. La morte del suo amico lo costringeva a reindossare i panni, che pensava di aver completamente dismesso; ma glielo doveva. Lo aveva salvato. Fare luce sulla sua morte era il minimo che potesse fare per ripagare, in minima parte, l’enorme debito di riconoscenza che aveva nei suoi confronti. I diversi sobbalzi del mezzo gli fecero capire di essere finalmente arrivato a destinazione.

Nonostante fosse ottobre inoltrato, la temperatura era decisamente elevata. I caldi venti del deserto rendevano la capitale egizia torrida, malgrado fosse autunno. Ferrua accese il telefono; dovette aspettare qualche secondo prima che il suo smartphone potesse agganciarsi alla rete locale. Attivare il roaming internazionale, poco prima di imbarcarsi, gli era costato parecchio, ma era del tutto sicuro che la Pontificia Accademia  potesse sostenere una spesa di quel calibro. Provò a vedere se ci fosse qualche linea che portasse dall’aeroporto al centro; ma, gli orari delle corse lo fecero desistere, sarebbe irrimediabilmente arrivato in ritardo al suo appuntamento. Uscì dal terminal alla ricerca di un taxi. Scartò immediatamente l’idea di salire su qualche tassì collettivo, voleva godersi ancora qualche attimo di pace e serenità, prima di immergersi del tutto in quel caso. Alzò la mano nella speranza che qualche tassista accogliesse la sua richiesta, desiderio che fu subito esaudito, considerata l’enorme quantità di auto presenti in quel posto.

L’impatto con il traffico del Cairo fu a dir poco traumatico; quello romano era da considerarsi solo un piccolo ingorgo a confronto. Veicoli di ogni tipo: auto, bus, moto, pulmini, camion, che scorrevano pigramente lungo le arterie cittadine. I semafori, nonostante la loro presenza, venivano completamente ignorati, alla stregua di qualsiasi arredo urbano di cui nessuno sembrava accorgersi. Solo gli accigliati vigili, con il fischietto perennemente in bocca, riuscivano ad assicurare il corretto transito delle vetture verso svariate direzioni. Nessuno osava disobbedire ai loro muti ordini. 

«Polizia molto severa, signore.»

Padre Ferrua distolse lo sguardo dal traffico e lo rivolse verso il tassista; probabilmente la sua espressione doveva essere molto eloquente, per far scaturire quel commento. La pelle olivastra era madida di sudore, nonostante nel taxi fosse accesa l’aria condizionata.

«Gestire tutto questo traffico non deve essere facile.»

«Normale amministrazione, signore. Ormai qui siamo abituati. Da dove viene?»

«Roma.» Rispose laconico.

«Ah, la capitale del mondo. La città che riuscì a trasformare l’Egitto in una provincia.»

«Ma non una provincia qualsiasi…»

«Solo per motivi economici, signore.»

«Siamo quasi arrivati!» Disse brusco, per interrompere il discorso.

«Sì, siamo quasi vicino alla destinazione.»

La moschea di Muhammad Ali si ergeva imponente sulla collina del Moukkattam. I fari che illuminavano la facciata la rendevano ancora più maestosa. L’avrebbe visitata molto volentieri, ma non aveva moltissimo tempo a disposizione.

Ferrua prese il telefono e impostò la meta sul navigatore. Il “bar dei Quattro Venti” non distava più di un paio di minuti a piedi. Gli intricati e colorati vicoli del suk brulicavano di persone. Cercare di non urtare qualcuno era un’impresa quasi impossibile, ma nessuno dei passanti faceva caso a quei fortuiti scontri fisici. Trovò la sua destinazione sulla destra. L’interno del bar era rischiarato a malapena dalla luce dei lampadari. Aguzzò la vista e trovò la persona che cercava seduta al tavolo in fondo alla sala; la camicia bianca, assieme ai folti capelli rossi, spiccavano nella semioscurità. Si avvicinò con circospezione, però nessuno fece caso alla sua presenza in quel posto.

«Robert Haack?»

«In persona. Lei è Padre Giovanni Ferrua?»

«Sono io. È un piacere conoscerla.»

«Lo è anche per me. Diamoci del tu, va bene?»

«Va benissimo.»

«È stato un viaggio piacevole?»

«Abbastanza, anche se il traffico è una cosa folle.»

«Un paio di settimane e si abituerà!»

«Spero di restare meno, ad essere sincero.»

«Glielo auguro, ma i tempi della burocrazia egiziana sono molto prolissi.»

«Conosco alcuni metodi che accorciano questi tempi.»

«Sicuro di essere un uomo di chiesa?» Scherzò l’irlandese.

«Sono alquanto atipico per essere un prete. Quando sarà possibile vedere il corpo di Padre Tosi e quando potremo andare presso gli scavi che stava seguendo?»

«Il corpo sarà possibile visionarlo domani. Per gli scavi potremo partire una volta che avrai finito all’obitorio. Sono all’incirca due ore di macchina.»

«Perfetto! Ci vediamo direttamente sul posto?»

«No, ti porto io. Rischieresti di perderti o di spendere tutti i tuoi soldi con i taxi.»

«Ti ringrazio. Se per te non è un problema vado in albergo. È stata una giornata lunga. Trovarsi da Roma al Cairo nel giro di mezza giornata è stato alquanto provante.»

«Immagino. A domani, Padre.»

«A domani! E grazie ancora.»

 

L’odore della formaldeide e del disinfettante frustò violentemente il suo olfatto. Odiava gli ospedali e detestava ancor di più le camere mortuarie, nonostante fosse molto avvezzo alla morte. Robert lo precedeva di qualche metro; lo vedeva muoversi con disinvoltura tra quei squallidi corridoi, rivestiti di piastrelle color verde sbiadito e dalla luce fioca. I neon emettevano un fastidioso ronzio, che faceva aumentare a dismisura la sua irritazione. Si impose di rimanere calmo. Doveva sopportare tutto per Padre Tosi, per ciò che lui aveva fatto nei suoi confronti.

Il medico legale era un uomo minuto. I pochi capelli brizzolati, riuniti in un solitario ciuffo sopra la fronte, unici superstiti della calvizie che lo aveva colpito, gli donavano un’aria comica. Il camice, di due taglie più grandi, lo faceva apparire più trasandato che mai. Ferrua sospirò costernato. Il suo sesto senso, che raramente si sbagliava, lo mise in guardia: con molta probabilità avrebbe avuto a che fare con un incompetente. Vide Robert parlare con il medico. Il suo arabo era un po’ arrugginito, ma da quello che era riuscito a carpire, la conversazione tra i due non stava andando molto bene. Il piccolo uomo stava inventando una serie di scuse, poco plausibili, per non farli entrare nell’obitorio, nonostante ne avessero tutto il diritto. Comprese cosa fare; si ritrovò a sperare che quella sottospecie di medico conoscesse un po’ d'inglese.

«Dottor Abdel, ci sta facendo solo perdere tempo. Quanto vuole?»

«Giovanni, cosa diamine stai dicendo?»

«L’ovvietà Robert! È chiaro che vuole dei soldi e sa anche bene che se chiamassimo la polizia non arriverebbe. Giusto?»

«Esattamente!» Rispose sorridendo il medico, mettendo in mostra i suoi denti gialli.

«Quindi, quanto vuole?»

«9.000 sterline[1]

«A quanto pare è un uomo esoso…affare fatto! Ecco a lei.» Ferrua prese dal portafoglio le banconote e gliele porse. «È stato un piacere.»

«Oh, il piacere è stato tutto mio.» Rispose l’uomo, con gli occhi che gli brillavano dinanzi a quella somma.

Robert attese che il medico entrasse nell’obitorio, prima di riprendere a parlare.

«Ma sei impazzito? Corruzione? 500 euro?»

«Avresti preferito restare a discutere con quell’omuncolo all’infinito?»

«Avremmo potuto chiamare la polizia!»

«Ma hai notato dove siamo?»

«In un ospedale!»

«Esatto! E per la cronaca ci sono telecamere ovunque, eppure non si è minimamente preoccupato di chiederci una tangente e di intascare i soldi. La polizia sa sicuramente. E sai cosa? Non gli interessa!»

«Cazzo! 500 euro!»

«Sono soldi miei, quindi non è un problema. Padre Tosi ne vale molti di più. Ora, se permetti, vorrei entrare.»

Il dottor Abdel aveva già estratto la salma dalla cella frigorifera. Ferrua notò che il corpo del suo padre spirituale era ancora imbrattato di sangue. Il suo presagio si era rivelato giusto: quella sottospecie di medico non si era neanche degnato di effettuare un’autopsia e neanche di ripulire il corpo. Iniziò ad esaminare il cadavere. Nel bel mezzo del petto, all’altezza del cuore, vi era uno squarcio; con suo orrore si accorse che l’organo mancava. Si fece forza e guardò meglio. Da come erano state recise le arterie e le vene, poté desumere che il muscolo cardiaco del suo mentore gli era stato letteralmente strappato dal petto; inoltre, il poco sangue intorno alla ferita, gli fece intuire che il cuore era stato tolto poco dopo la morte. Cercò di trattenere l’ondata di sdegno che lo stava per investire. Doveva mantenersi lucido. Continuò ad analizzare il corpo. Sul collo notò degli strani fori a livello della giugulare. Erano chiaramente i segni di un morso. Attorno alla ferita vi era del sangue rappreso. Il suo essere razionale lo portava ad escludere una teoria impossibile, altrimenti avrebbe ipotizzato che quella fosse l’opera di un vampiro. Continuò la sua ricerca, ma non trovò nulla di interessante. Una volta finito, guardò per un’ultima volta il corpo di Padre Tosi. Mentre usciva, giurò a sé stesso che avrebbe fatto di tutto per prendere quel pazzo omicida, che aveva osato ridurre il suo amico in quello stato.



[1] Sterlina egizia.

   
 
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