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Autore: Directioner4ever04    07/02/2022    0 recensioni
Liberarsi è un gesto semplice quasi quanto quello di aprire il cancelletto della gabbia degli uccelli. Come bere un bicchiere d'acqua che dona sollievo contro il caldo torrido. A volte l'amore è la gabbia stessa dell'uccello, il caldo afoso che ti serra la gola. A volte per liberarsi basta spiccare il volo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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«Dovresti smetterla di startene lì impalata, dovresti rispondere a quel che ti chiedo,» continuava a urlare il ragazzo di cui si era innamorata. Anzi no: quello che aveva dall’altra parte della stanza era un Mostro e non era più la persona che aveva amato con ogni fibra del suo corpo. Il ragazzo di cui si era innamorata non avrebbe mai alzato un dito contro di lei, non l’avrebbe mai schiaffeggiata come aveva appena fatto il Mostro. Non l’avrebbe mai scaraventata a terra com’era appena successo.

Stare con lui nell’ultimo periodo la opprimeva. Continuava a ripetere a se stessa che era cambiato, che la terapia avrebbe sicuramente dato dei buoni risultati e che lui non sarebbe tornato mai più il Mostro di quel famoso 22 di ormai quattro mesi prima.

«Smettila per favore, mi fai male, mi spaventi» sussurrava meccanicamente, ormai prosciugata dalle sue forze, consapevole che lui l’avrebbe ignorata.

Quando notava il cambiamento repentito nei suoi occhi, lei chiudeva le sue palpebre, tornando con la mente indietro nel tempo a quando era felice e si sentiva viva. Il primo sguardo, il primo appuntamento, il primo bacio e la loro prima volta insieme, e ancora le presentazioni in famiglia, le prime vacanze di coppia, la decisione di andare a convivere insieme tanto innamorati qual erano. Un turbine di ricordi le attraversava la mente copiosamente, fino ad arrivare al primo segnale di allarme, fino ad arrivare a quel momento.

Quella sera avevano deciso di non uscire, di mangiare qualcosa da asporto e guardarsi un film alla televisione. La serata trascorreva serena, con baci, abbracci e carezze fin quando un maledetto messaggio aveva completamente spezzato la serata. Un innocuo “buonasera dolcezza” da un amico d’infanzia aveva aperto di getto la gabbia del Mostro e della sua ferocia.

La litigava iniziava sempre con “e ora chi è questo?” poi si proseguiva con le spiegazioni inutili di lei e continuava con grida, oggetti lanciati in aria destinati a giacere sul parquet rotti e in fine si arrivava a farsi male fisicamente, a farle male fisicamente. «Mi fai male, per favore. Fermati».

Quella sera però qualcosa era cambiato, la ferocia del Mostro era insolitamente incandescente, forse paragonare la discussione a quella del 22 di qualche mese fa era un eufemismo e lei lo stava capendo troppo tardi.

«Sta zitta! Non voglio ascoltarti, zitta!»

Così tardi che non si era nemmeno accorta di star respirando appena, così precaria che quando aveva aperto gli occhi non riconosceva più quelle pupille inniettate di sangue; lo stava comprendendo così tardi che a stento sentiva le sue stesse unghie infilzare la pelle delle braccia di lui, l’unica cosa che percepiva erano le pupille che quasi le uscivano fuori dalle orbite, la testa che era lì lì per esplodere. Nonostante fosse arrivata tardi alla risposta, l’aveva comunque trovata e prima di esalare l’ultimo respiro nella sua testa e nel suo stomaco una sensazione di sollievo implacabile si era fatta spazio. Finalmente era riuscita a essere libera.

   
 
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