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Autore: Elgas    09/02/2022    3 recensioni
[Lettura da PC]
« Andrai a Shurima… », annunciò in un breve spruzzo di coraggio, « … abbiamo preso
accordo coi Khan a nord del Grande Sai. Incontrerai Atem Thoth nella sua città, Kenethet.
Risolvi il loro problema Jhin… in cambio avremo dieci reliquie, reliquie appartenenti all’antico
ordine delle Sentinelle della Luce. »
Genere: Angst, Erotico, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Jhin
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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CAPITOLO 5

La luce tagliava la schiena di Akshan in un contrasto perfetto. Jhin inspirò assaporarne
l’odore ancora una volta. Persino lì, sdraiati sul letto nella piccola grotta, percepiva quel
corpo pulsare, desiderarlo più di ogni altro; avvertiva lo stesso fremito scorrere in lui; un
filo caldo lungo la spina dorsale, persino ora nella quiete del mattino. Raccogliere pezzi,
notti colme di piacere, provare piacere; un connubio impensabile e necessario. Raccogliere
pezzi, incastrarli, presto la maschera di Akshan si sarebbe spezzata, ancora poco e...

E se anch’io dovessi? Ricordare… salvare il mio palcoscenico, salvare il Mondo…salvarlo…

No… possibile questo sciocco mi porti a...

« Ehi… tutto bene? »
Il dubbio si spezzò e nel respiro a sfiorarlo, in occhi velati di genuina apprensione, Jhin si
rese conto di bramarlo più di quanto pensasse.

« Ecco... infilati qui. »
« Ma padre… è buio… freddo… io… »
« Tornerò fra quattro giorni. Ascoltami ****… solo qui potrai assaporarla correttamente… capire... »

« La senti meglio ora? Come fa la morte? Uno. Due. Tre. Quattro. »

Se anch’io dovessi toglierla?

Desiderarlo… fosse soltanto per accantonare quei dubbi, là dove già la certezza si radicava
sottile.
« Jhin… ehi… »
Non rispose. Le labbra erano già lì a divorarlo.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Tutto era cambiato, come lo scorrere della sabbia in una clessidra, era cambiato in maniera
quasi impercettibile. Akshan lo tentava, lo confondeva come nessun altro. Rammentando
l’ennesima, irritante verità, volse lo sguardo altrove.
La libreria giaceva nel silenzio, immersa in una calma fatta di polvere, ombre e ricordi.
Erano giunti lì la mattina, all’ultimo piano dell’ala est del tempio; lui mostrava testi
antichi, il viso lieto nella speranza di attirarlo… rivivere attimi lontani. Jhin leggeva
assimilando ogni dettaglio circa gli Ascesi e le Guerre contro i Darkir. Sovente però si
ritrovava a indugiare sulle spalle, la linea della schiena, immaginandone l’odore, la pelle
stretta fra le dita, il profumo dei capelli, la voce rotta mentre lo…
« Ecco… questo potrebbe piacerti di più…! »
Una pergamena, l'ennesima gettata sopra tante altre. Ammirò illustrazioni di spade, lance,
archi dai poteri antichi quanto mortali… si deliziò immerso nella sua voce, negli occhi
illuminati mentre si sporgeva sul tavolo; occhi in fuga. Un quadro perfetto, ma non
abbastanza. Sporcarlo, deputarlo fino a romperlo; gustarlo fino alla perdizione.

« Perché proprio il loto? »
« Vedi ****… a volte la mamma si sente proprio come quel fiore… sola. »

Fino a far apparire il passato inutile, irrilevante. Nessuno aveva mai osato tanto. Nessuno.
Mai. Eppure il timore non accennava a lasciarlo, non completamente.
« Sì… affascinante, ma come avrai capito la mia curiosità si accende in modi inaspettati.
Le armi hanno vari scopi, a maggior ragione se così particolari. L’Assolutore… perché? »
« Oh… », la confusione durò meno del previsto, Akshan non si volse, la voce increspata di
rabbia, timorosa di rilevare più del dovuto, « … potrei chiederti lo stesso. »
« No, Sussurro è diverso. Non capiresti. »
« Cosa non capirei? »
« Ho visto armi più efficienti qui. Perché? Te lo chiedo un’ultima volta… fra tutte, perché
questa? »
Un movimento nervoso, una fuga troncata sul nascere. Lo ammirò persino così, nella
tensione del corpo, lo sguardo abbassato, il sangue a pulsare nei polsi bloccati. Gustò
l’eccitazione mentre si piegava, mentre univa ancor più i loro corpi e in essi il desiderio.
La morte dentro Akshan... voleva sentirla ancora… o forse voleva solo lui?
« Facciamo uno scambio… come mi dicesti il primo giorno. Ti farò godere per bene… e
dopo mi dirai tutto. Tutto. »
Non aggiunse altro, ne aspettò risposta; era già lì, a giocare coi pantaloni, a gustarne la
pelle mentre percorreva la linea del torace, a inebriarsi di respiri già rotti. Scese spezzando
una sottile e patetica resistenza, distruggendone i resti quando il sapore divenne più forte
in bocca. Akshan si tese, un'istante e tutto finì; si mosse contro di lui... ancora… le dita
immerse nei suoi capelli. Ormai aveva... avevano scelto. Tornare indietro? Impossibile.
Sentirlo, averlo così caldo, pulsante, perso... la vita, la morte risuonare a ogni spinta,
profonde come musica abissale. Assaggiarlo così… un frutto proibito riservato solo a lui.
Farlo godere, vederlo godere... uno spettacolo sublime, una cura dove immergersi,
dimenticare i sussurri del passato. Godere… e nell’estasi Akshan lo invase, violento,
copioso. Perfetto. Meraviglioso. Sì sollevò deliziandosi nel contemplarlo; sudato,
ansimante, le parole a risalir lente la gola, libere appena il piacere si adagiò in un
anfratto della mente. A quel punto nulla... nulla poteva esser nascosto.
« L'Assolutore riporta in vita... il prezzo è uccidere... ucciderli dal primo all'ultimo.
Anch'io... venni resuscito così. A dodici anni una guardia del Khan di Marwi mi pestò
a morte... forse…. forse per un'istante morì per davvero... ma Shadya uccise il bastardo
in tempo. Mi salvò. Le devo tutto… tutto. Voglio farla tornare... ucciderò il resto dei
Khan... li ucciderò tutti. »
E Jhin sorrise. Assurdo, eppure in quel vortice contorno ogni pezzo combaciava
perfettamente. Rise. Un quadro banale, disgustoso. Nauseante come un simile potere
fosse stato concepito, costruito, reso ancor più ripugnante nelle mani di un uomo banale,
immaturo, incapace di accettare la realtà. Già… la morte con Akshan sarebbe stato uno
spettacolo orribile. Sempre. Non aveva capito. Non aveva capito niente. La morte era
sacra, andava rispettata. Sempre. Quante parole sprecate... se scoparselo non fosse stato
così appagante, in quel momento l'avrebbe picchiato fino a farlo sanguinare. La risata si
prolungò, più forte; una frusta a sferzare l'aria, a ferirlo… ferirlo... non si meritava altro.

Il Mondo sta cadendo a pezzi... e tu sei qui a inseguire fantasmi... tu… piccolo sciocco egoista…

Ignorò tutto; la sua tensione, i pensieri frenati, fagocitati dall'inquietante messa in scena;
non ci aveva nemmeno provato Akshan... a infuriarsi, replicare o fuggire. Jhin ignorò
la risata si spense di colpo, la voce tesa nell’estasi, nella rabbia… sì, anche rabbia.
« Capisco. Allora potresti farmi un regalo che parta. Cosa dici? Vai... uccidi un altro
Signore della Guerra, ricorda cosa ti ho insegnato e poi… raccontami tutto. »
La confusione balenò negli occhi scuri. Akshan sperava in un'altra domanda, forse la più
semplice, forse la più umana. Provò a replicare, ma Jhin lo zittì. Un bacio leggero, il respiro
sopra le sue labbra. Un gesto semplice, irritante.
« Coraggio... uccidilo. »
« Sì... hai ragione. Lo farò. Domani... domani partirò per Luxo. »
Parole riversate in fretta, soffocate fra attesa e timore. E in esse Jhin avvertì il pensiero
rinnovarsi.

Salvarti… salvare il mio palcoscenico, il Mondo...
Ti metterò davanti alla tua pochezza, alla tua paura, a ciò che non sei e mai sarai...
L’amore… ah….
Un pezzo... manca un pezzo…
Solo non costringermi a guardare indietro...

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Partì nel silenzio prima dell'alba, fuggendo come l'ultima delle ombre. Jhin l’osservò
senza proferir parola, anche quando il telo calò. Ascoltò il cavalcasabbia allontanarsi, fin
quando il rombo costante e leggiadro venne inghiottito dal deserto; nulla rimase allora
se non la brezza a muover granelli fra le rocce. Nell'iniziale silenzio il vuoto scavò, un
proiettile nel petto.

No.

La calma giunse violenta, il respiro si ridusse a un filo impercettibile... in essi osservò i
colori mutare, la penombra lasciar spazio alle sfumature del giorno, sfumature pesanti,
materiche come lasciate da pastelli. Quante volte? Quante volte Akshan aveva osservato
quel medesimo scenario? Quante volte Shadya l'aveva svegliato, dolcemente, con un
sorriso? Al che tutto apparve diverso... ridicolmente diverso.
Jhin si alzò, un senso di disgustoso a pizzicare la lingua. Il sole era alto, scrutò la luce più
intensa, si lavò il viso nel catino, l'acqua ancora fresca dell'oasi a ristorarlo, mangiò un
pasto veloce e frugale, controllò che ogni elemento fosse al suo posto; la valigia accanto
al tavolo, i rotoli e le pergamene ammucchiati in un angolo; gli appunti da mostrare una
volta tornato a Ionia. Tutto era lì, immutato nella piccola grotta, anche, soprattutto,
l'ultimo pezzo. Akshan era intelligente e al tempo stesso estremamente emotivo... il
tassello era vicino, molto vicino.
Si mosse, gesti semplici, aggraziati, ma eccoli serpeggiare ancora una volta, emergere
da abissi dimenticati, volutamente dimenticati; eccoli attraversare il pavimento, risalire
le gambe. Irritanti.

L'aria della cucina era calda, densa di mille profumi, se prestavi attenzione potevi scrutarne la
forma attraverso le sottili scie di farina, là dove la luce del sole irradiava l'ampia stanza. Come
sempre la mamma era lì, china sul tavolo, le mani impastate, a cantar una dolce melodia.
« ****! Vuoi darmi una mano? »
« Sì...! Sì! »
« Eccoci...! Vedi? Inizia così... piano. Movimenti dolci e decisi. »
« E nascerà un raviolo. Giusto? »
« Esatto! Bravissimo! Ti piacciono vero? »
«Sì! Tantissimo! »

Sollevò il materasso, la nicchia era lì, scavata con cura.

La mamma... poteva sentirla tremare stretta a lui. Non capiva. Stava piangendo? Perché? Era stato
cattivo? No... il vecchio Pon l'aveva supplicato di farlo e così insieme avevano raggiunto il laghetto.
Poi la mamma parlò, la voce rotta dalle lacrime.
« Speravo fosse finita... speravo con te fosse finita... quanto ho pregato perché il mio sangue non
ti infettasse... affinché non sentissi la morte... il suono della morte. Ora lui è tornato... è tornato.
Ascoltami... ascoltami bene ****. Lui non dovrà mai venirlo a sapere. Mai. È un segreto fra te e la
mamma. Ti prego... promettimelo. »

Un disegno. Riconobbe la mano di Akshan, linee spesse rivelavano il viso di una donna;
le rughe tratteggiavano una bellezza antica, negli occhi chiari un connubio di saggezza e
gentilezza... nel fondo la malinconia.

Un tonfo risuonò attraverso la sottile, luminosa striscia di realtà. Il sangue, il pianto della
mamma... disperazione...
« Ti prego… ti prego non portarmelo via... »
« Quel tuo briciolo di sangue vastaya ha prodotto buoni frutti. Uno strumento… lo
perfezionerò. »
... ecco cos'era la disperazione, una bestia a far tremare la voce, il cuore. L'anta si aprì, un'istante e
l'ombra dell'uomo lo inghiottì. Un'istante e nell'urlo della mamma comprese cosa fosse la paura.

Una lettera. L'aprì con cura, ma lo sguardo indugiò in basso, verso la massa di viscidi
serpi. Attese si quietassero, che tornassero nell'abisso dov'erano riemersi. Il tempo passò,
teso e indistinto... quando infine l'eco si spense, volse l’attenzione in avanti, verso la realtà
mutata nei colori del tramonto. Uno spiccio di luce al centro della grotta, un rosso così
simile al sangue... Akshan… Akshan ce l'aveva fatta, eppure...
Seduto sul pavimento Jhin si allungò quel tanto da prendere la lampada in ottone. L'accese
risistemandosi contro il bordo del letto. La tenue luce rivelò meglio la calligrafia elegante,
stretta e ben curata.

" Caro Akshan,
Quando leggerai questa lettera io non ci sarò più, i Khan stanno arrivando,
posso vedere la sabbia alzarsi all’orizzonte. Io… ho pregato affinché tornassi,
affinché avessi la possibilità di conoscere tutta la verità.
Affido dunque all'inchiostro le mie ultime parole.
Riportarti in vita... non mi sono mai pentita di averlo fatto. In tredici anni sei
diventato l'uomo, il figlio di cui sempre sarò orgogliosa. In effetti... quando ti vidi
la prima volta a Marwi, mi ricordasti proprio mio figlio, il figlio che non riuscii
a salvare . All’epoca ero una giovane e inesperta iniziata dell'Ordine e….
Forse questa è l'unica cosa che mai riuscirò a perdonarmi; quando puntai l'Assolutore
contro quell'uomo... una parte di me fu egoista, orrendamente egoista.
Akshan... quando finirai questa lettera io non ci sarò più, ma il mio Cuore è…
e sarà sereno.
Pur nel dolore, fa che per te sia lo stesso.
Semmai deciderai d'impugnare l'Assolutore, ti prego… fa che sia per la cosa giusta.
Ti voglio bene,
Shadya. "

Sorrise. Sì… quel piccolo sciocco non meritava altro... solo dolore, solo sangue.
Eppure inspirò sperando di non udir più il sinistro strisciare dei ricordi.
« La maschera... deve rimanere al suo posto. »



Angolo Autrice:

Siamo giunti alle grandi rilevazioni finalmente.
Ma a parte questo è stato difficile descrivere un preliminare senza nominare quella specifica parte del corpo.
Il resto lo lascio a voi <3
Ci vediamo a fine Febbraio. Elgas
   
 
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