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Autore: Flos Ignis    12/02/2022    0 recensioni
Tratto dal testo:
Voleva una famiglia, qualcuno di cui prendersi cura e che avrebbe ereditato le sue conoscenze: la vera vita eterna che voleva era quella della memoria, essere ricordato per aver cambiato per sempre il concetto stesso di vita.
E quel bambino era l'incarnazione della sua anima, il suo uguale e opposto.
Il Desiderio si era fatto Verità, e per Randou non ci sarebbe stato mai un momento in cui si sarebbe sentito più felice.
Fantasy!AU
Il titolo deriva dal concetto giapponese "ikigai", che implica la necessità di una ragione di vita per essere felici.
Da molto tempo aspettavo di scrivere su questo fandom, molte idee sono nate nel vedere i meravigliosi personaggi che noi tutti amiamo, ma alla fine il mio debutto ho deciso di dedicarlo a una versione alternativa della nascita di Chuuya.
Il suo legame con Randou/Rimbaud verrà mostrato in una nuova luce, così come quello con il suo ex "partner in crime" Dazai.
Volete vedere come un nuovo mondo ha inciso sui rapporti di questi tre personaggi, dal modo in cui si sono conosciuti a quello in cui si sono relazionati? Venite a vedere se vi piace la mia risposta.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Chuuya Nakahara, Osamu Dazai
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Anima


 

Chuuya corse come non aveva mai fatto in vita sua.

Più veloce che mai, sempre di più, come non credeva gli possibile. Forse perché non avrebbe mai pensato che sarebbe fuggito da qualcosa.

E invece eccolo, stava scappando, terrorizzato non da qualcosa alle sue spalle, ma da ciò che era dentro di lui.

La magia.

La stessa che gli aveva dato la vita e che componeva gran parte del suo corpo, della sua anima e del suo stesso destino, lo aveva tradito.

Anche Randou l’ha fatto… io ti ho protetto da lui.

La magia non aveva esattamente una voce in grado di parlare, ma aveva sentimenti e opinioni come qualunque essere vivente. E nessuno meglio di Chuuya era in grado di sentirne il canto e interpretarne la volontà.

Improvvisamente stizzito con se stesso, il mondo e suo padre in primis, imbavagliò la magia e la spinse in fondo alla sua coscienza, in modo che potesse soffrire e piangere in pace e solitudine la perdita di un padre di cui desiderava l’amore, ma che provava nei suoi confronti solo l’interesse scientifico che si dedica a un esperimento.

Non sapeva per quanto tempo aveva corso, il rumore dei suoi pensieri diventato un sottofondo trascurabile grazie alla sua volontà di sparire nell’oblio del mondo.

L’unica cosa che lo fece fermare dalla sua sconsiderata fuga fu il riflesso del primo raggio di sole del giorno che lo accecò per un momento. La distrazione fu sufficiente a radicarlo di nuovo nel mondo abbastanza da percepire la sua stanchezza, perciò si fermò a riprendere fiato. Gli eventi di poche ore prima gli piombarono di nuovo addosso ora che aveva finito di scappare, e il peso fu tale che si lasciò andare. Liberò lo stretto controllo che aveva esercitato sui suoi muscoli e decise di non resistere quando la gravità lo spinse sgraziatamente a terra.

Era stanco, agitato e sfinito, ma non si sarebbe mai addormentato in un luogo così sudicio, men che meno quando la sua mente vorticava come un mare in tempesta.

Dazai, ho bisogno di lui. Devo sfogarmi o impazzisco.

Sembrava che il suo compagno in qualche modo lo sapesse, perché non passò molto tempo da quando si era lasciato cadere in quel punto che lui apparve, il solito sorrisetto un po’ meno largo del solito, ma non meno sincero.

-Ecco qui il mio ragazzino preferito. Che ci fai qui a quest’ora? Di solito sei a bere vino costoso fuori dal negozio di liquori dall’altra parte della città.-

-E allora come mi hai trovato qui?-

-Il potere dell’amore, è ovvio.-

Chuuya era sconvolto e in stato di shock, ma non al punto da ignorare una cazzata così grande quando la sentiva, perciò non si sentì minimamente in colpa quando il suo ragazzo cadde a terra ululando per il dolore dopo che gli aveva calciato entrambi gli stinchi con il tacco basso dei suoi stivali.

Non era un sadico bastardo, non amava fare del male agli altri, ma Dazai urtava ogni nervo nel suo sistema deliberatamente e sistematicamente.

Ci vollero un paio di minuti perché si riprendesse, ma quando lo fece l’altro uomo si avvicinò carponi a lui, cercando di prenderlo tra le braccia.

Chuuya scalciò di nuovo, non trovando dentro di sé la forza di insultarlo a parole. Lui non si arrese però, fermando i suoi colpi come meglio poteva, continuando a cercare di abbracciarlo.

Dopo qualche minuto di lotta Dazai emise un suono vittorioso quando riuscì a bloccargli entrambe le braccia contro il corpo, premendogli la schiena contro il proprio petto. Con Chuuya tra le sue gambe in questo modo, era anche impossibilitato a tirargli calci, perciò finalmente smise di provarci.

Non si rilassò, ogni muscolo del suo corpo rimase teso, la testa quasi incassata nelle spalle, ma si stava spingendo contro il corpo del compagno perciò Dazai la ritenne una vittoria. Non sapeva ancora cosa fosse successo al suo bellissimo ragazzino, ma per ora la sua priorità era di calmarlo e fargli sparire lo sguardo d’orrore che aveva sul viso.

A nessuno dei due piacevano le parole vuote. Certo, Dazai amava parlare a vanvera, ma tutto aveva uno scopo, che fosse far ridere l’altro o irritarlo a morte. In quel momento però tutto quello che voleva fare era tranquillizzarlo, perciò parlare di nuovo era fuori discussione. Rimanere lì, in quell’abbraccio che era per metà lotta e per metà abbandono, era l’unica cosa da fare per il momento.


 


 

-Pronto a parlare?-

Chuuya lo fissò storto, bevendo in risposta un altro sorso del whisky che gli era stato offerto.

Dazai lo prese per un no e fece spallucce, bevendo per fargli compagnia. Conosceva il valore del silenzio, nonostante quello che poteva sembrare a primo impatto. Non intendeva forzare Chuuya, ma ammetteva di essere curioso: qual’era il motivo per cui all’improvviso la sua magia si era agitata al punto da tirarlo fisicamente verso una zona sconosciuta della città per raccattare il suo ragazzo, che sul momento gli era sembrato un gattino abbandonato per strada?

Un gattino bello scontroso, per carità, ma quella era la prassi, perciò lo aveva leggermente tranquillizzato.

Chuuya continuava a fissare il cappello che si era tolto e aveva messo sul tavolino del soggiorno di Dazai, e sembrava non voler distogliere da esso la sua profonda concentrazione.

Portarlo a casa sua era stata una buona idea, ma ogni passo era stata una lotta di preghiere, stuzzicamenti e tira e molla. Lo ammetteva, la guida turistica era esausta, ma una parte di lui non poteva evitare di sentirsi felice che il ragazzo fosse in casa sua per la prima volta.

-Il cappello è suo. Continuo a rubarglielo. Gli rubo ogni cosa. Stasera stavo per portargli via anche la vita.-

Aveva parlato a scatti, ma almeno aveva aperto bocca. Era la prima volta che lo faceva in ore di totale immobilità, perciò la considerò una vittoria nonostante il significato delle sue parole.

-É vivo?-

-Respirava.-

-Vuoi andarlo a controllare?-

-No.-

-Va bene.-

Chuuya a quel punto esplose.

-Va bene? Va bene? Niente va bene, cervello di gallina! Ho quasi ucciso un uomo, l’uomo che mi ha dato la vita! Ho perso il controllo e l’ho fatto sanguinare!-

-E allora? Anche quando mi hai tirato un pugno in faccia il mese scorso mi hai fatto sanguinare, non ne hai mica fatto una tragedia.-

-Non stavi per morire.-

-Avevo il cuore spezzato per la violenza del mio ragazzo, stavo per morire di crepacuore!- Dazai riprese il suo solito sorrisetto a quelle parole, irritando ancora di più i nervi logori del rosso.

-Si tratta di una cosa seria, brutto idiota! Stavo per togliere la vita a chi mi ha dato tutto! Una vita, un’educazione, persino metà della sua anima!-

-I figli non devono ai genitori nulla per avergli dato la vita, sai? È così che funziona. Lo stesso vale per l’educazione, specialmente nel tuo caso dato che la parola “maleducato” sembra sia stata inventata apposta per te. Inoltre tu non hai “metà” anima, ne hai una intera, ed è tutta tua.-

Chuuya era sembrato sul punto di picchiarlo quando gli aveva dato del maleducato con il suo solito sorriso stronzo sul viso, ma si era congelato quando aveva ascoltato le parole successive. Un’anima intera? Ma cosa stava dicendo quel cretino? Un’anima non poteva donare un’intera anima a un altro essere, era per questo che lui e il suo tutore condividevano le due metà di quella originale del mago straniero.

-Si può sapere che cazzo stai dicendo? Non può avermi dato un’anima intera, sarebbe rimasto senza lui stesso e sarebbe morto in quel caso. Non parlare di cose di cui non sai nulla!-

-Sono anch’io un mago, e sono piuttosto abile nelle percezioni come ben sai. Quando ti ho conosciuto avevi effettivamente un’anima a metà, ma ultimamente è diventata… integra. È come se un semicerchio avesse modificato i suoi confini per diventare un cerchio, più piccolo di quello che la metà originale formava insieme alla sua altra metà.-

Chuuya aprì la bocca in modo indecoroso, capendo ma non credendo a una parola di ciò che il suo ragazzo aveva detto con tanta disinvoltura, come se fosse una verità ovvia e di dominio pubblico.

Ovviamente sapeva delle capacità percettive di Dazai, era grazie a loro che aveva scoperto della sua vera natura in primo luogo, ma percepire le anime? Poteva arrivare fino a quel punto?

Lui non poteva avere un’anima intera, giusto? Cosa sarebbe successo a Randou ora che la metà che aveva dato via era qualcosa di intero?

All’improvviso ricordò la moltitudine di capelli bianchi che era apparsa a un ritmo allarmante tra i capelli d’ebano di Randou, le rughe più pronunciate che mai intorno alla bocca e agli occhi e la fatica che provava ogni giorno di più mentre svolgeva attività che solitamente a un uomo della sua età avrebbero richiesto molte meno energie.

Chuuya sbiancò, capendo la verità. Le loro anime si erano divise, e il trauma aveva fatto invecchiare in maniera precoce il suo tutore. Non sapeva perché, o quanto i tempi fossero accelerati, ma la sua magia, nuovamente vibrante di vita ora che non la stava più volontariamente silenziando, gli disse che quella era la verità.

Aveva iniziato a uccidere il suo tutore molto prima di colpirlo quella sera.

Era un pensiero inquietante e terrificante.

Aveva un’anima, una tutta sua, una integra e autonoma.

E quello era un pensiero incredibile, inaspettato e inesplicabile.

Non era ancora riuscito a far quadrare tutti i fatti nella sua testa, quando un urlo interruppe il filo del suo ragionamento.

-So che sei lì dentro, Chuuya! Vieni fuori immediatamente!-


 


 


 


 

  
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