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Autore: Bella from Hell    13/02/2022    0 recensioni
Mi hanno sempre detto di non avvicinarmi alla foresta, di non guardarla neppure per sbaglio.
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(833 parole)
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bella e Xono

-L'Origine-

 

 

Mi hanno sempre detto di non avvicinarmi alla foresta, di non guardarla neppure per sbaglio.

Quando compii sedici anni e fui finalmente libera dal controllo dittatoriale di mia zia, fu proprio lì che mi diressi.


Mi fermai sul confine. Osservai per forse un'intera ora quella selva fitta e tetra. Non avevo paura, cercavo solo di godermi ciò che per sedici lunghi inverni mi era stato impedito anche solo di considerare.

Nulla di minaccioso mi comunicarono quei tronchi, quelle fronde. Avrebbero dovuto? Secondo mia zia e gli altri del villaggio sì, eccome. Secondo loro, quella era la dimora di mostri, demoni e streghe.

Certamente. Come dubitarne.

 

L'interno era buio poiché il sole non riusciva a penetrare per più di qualche metro. Il sottobosco, privo di vegetazione, era un mantello morbido: strati e strati di foglie e aghi morti. Sembrava di camminare sulle sabbie mobili di cui avevo letto in alcuni libri; solo che, al contrario degli sventurati personaggi, io non sprofondavo.

Mi inoltrai sempre di più, sempre di più.

Mi sembrava tutto uguale e, per un paio di volte, ebbi il timore di aver smarrito la strada. Non volevo fare tardi per cena, non avrei tollerato i rimproveri della mia vecchia zia.

 

Camminai per qualche ora. Cominciavo ad annoiarmi: non avevo incontrato neppure una zanzara e non avevo sentito neanche il canto di un uccellino. Quella foresta era completamente deserta.

Il solo suono era dato dei miei piedi, attutito dal molle pavimento. Mi sentivo confusa e disorientata. Non avevo mai compreso quanto i suoni fossero importanti, prima di allora.

 

Avanzai ancora per un po', non saprei quantificare quanto. Stavo per tornare indietro, delusa e amareggiata. Mostri, demoni e streghe? Eh, ho visto! Un'infinità, proprio! Che perdita di tempo.

Mi voltai e fu in quel momento che lo vidi. Meglio: che intravidi una figura in lontananza. Era enorme e notevolmente più scura della penombra a cui, ormai, i miei occhi si erano abituati. Mezza nascosta dai tronchi.

Provai un brivido di disagio per il modo in cui se ne stava lì fermo, a osservarmi, presumo. Ero troppo lontana per capire cosa fosse di preciso. Decisi di avvicinarmi per scoprirlo. Tanto, quella era comunque la direzione da percorrere per uscire dalla selva.

Mossi tre passi e quello scomparve. Semplicemente non era più lì. La trovai una cosa assurda: non avevo mai distolto gli occhi dal punto. Ben presto mi convinsi che si era trattato di un gioco di prospettiva, di luci e ombre. Un semplice inganno del cervello in combutta con l'occhio. Che delusione!

 

Continuai ad avanzare finché giunsi nel punto in cui pensavo di aver visto qualcosa. Non c'era nulla, ovviamente. Nessun indizio, nessuna traccia. Che altro mi aspettavo, dopotutto? Non si sa.

«Che fai nella mia foresta, bestiolina?»

Quella domanda arrivò alle mie spalle come una spinta, caddi a terra. Era stato inoltre assordante, in quel silenzio.
Frenai la caduta con il palmo della mani e mi voltai. Sopra di me torreggiava un... lupo? Sì, era una sorta di licantropo, o qualcosa del genere. Non aveva un volto umano, per nulla, era proprio quello di un lupo. Si ergeva però su due zampe e aveva il busto di un umano. Doveva essere alto almeno tre o quattro metri.

La pelliccia era più nera della pece e aveva due penetranti occhi giallo-arancione; mi fissavano curiosi.

Mi rimisi in piedi. «Non sono una bestiolina», lo informai. «Sono un umano. Mi chiamo Bella. Tu chi sei?» Gli sorrisi, ero felice di aver finalmente incontrato qualcuno. Ero felice di udire dei veri suoni, anche se la mia stessa voce suonava come un bombardamento.

«Non hai paura di me, Isabella», constatò con la stessa curiosità che aveva negli occhi.

«Mi chiamo proprio Bella, sai? Non è un'abbreviazione.» Ci pensai un momento, poi gli chiesi: «Perché dovrei aver paura di te? La logica suggerisce che se avessi voluto farmi del male l'avresti già fatto, no? Inoltre, anche se provassi a scappare... non vedo come potrei sfuggirti.» Gli sorrisi ancora, «ora mi dici come ti chiami?»

«Xono», rispose, un po' dubbioso.

«Piacere di conoscerti, Xono. Ho capito bene, questa è la tua foresta? Abiti qui tutto solo?» Non avevo incontrato altre forme di vita oltre agli alberi.

«Tutto solo» , confermò.

«Mi dispiace molto...» Abbassai la testa, poi l'alzai di scatto ed esclamai: «Ehi, ho un'idea! Ora devo tornare a casa, mia zia mi aspetta. Ma domani tornerò e parleremo ancora, ti va? Potremmo diventare amici, in questo modo non sarai più solo!» Che idea geniale, avevo avuto!

«Per quanto tempo vivono gli umani, di solito?»

Ci pensai un momento, poi risposi: «Non lo so... direi che possono vivere fino a novant'anni, se sono fortunati. Perché me lo chiedi?»

«Allora penso che là fuori non ci sia più nessuno ad aspettarti”, mi rispose.

«Per quale motivo?» chiesi stupita. «Guarda che mia zia è capace di aspettarmi anche per giorni, Xono! Figurati poche ore!»

Sospirò, «sono più duecento anni che ti osservo vagare per la mia foresta, Bella.»

   
 
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