Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: FrancyT    14/02/2022    3 recensioni
9-10 Novembre 1939, Germania
All'interno dell’hotel Rheinischer Hof, due individui si accingevano a discutere di argomenti di notevole importanza. Seduti comodamente in una di quelle stanze, i due uomini discussero a lungo, arrivando a prendere un importante decisione. Quel loro incontro stabilì una direttiva che non ammetteva obiezioni.
Quella che noi oggi ricordiamo come “Notte dei cristalli”, scaturì l’inizio di questa storia.
Durante quella stessa notte numerose azioni violente si riversarono contemporaneamente nella città, seminando il panico generale. Alcuni individui iniziarono allora ad abbandonare le città, in cerca di un posto migliore dove poter vivere. Fra di essi troviamo la figura di Inuyasha, un giovane locandiere che, in seguito a quella notte, si è ritrovato costretto ad abbandonare la propria abitazione.
La “notte dei cristalli” segnò l’inizio della sua storia, quella di un ibrido alla ricerca della libertà.
Nel suo lungo viaggio il ragazzo incontrerà persone che tenteranno di aiutarlo, che lo sosterranno nella fuga, che lo proteggeranno dai generali tedeschi ma...
Inuyasha riuscirà davvero a raggiungere il confine?
Genere: Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Miroku, Naraku, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Avviso: All'interno del testo sono presenti scene "violente"

 

Germania, Febbraio 1939 

Ore 20:15 

Non molto lontano dalle rive del lago Nikolassee, la divisione specializzata nel rintracciare i mezzo demoni in fuga, si preparava per la caccia. Nell’accampamento, nel quale i soldati si erano stanziati, si respirava un clima di impazienza. Demoni di diverse età, ripulivano con precisione le proprie armi da fuoco, pregustando già il momento durante il quale avrebbero premuto l’invitante leva di scatto. 

Fra quella marmaglia di gente, un piccolo demone kappa si aggirava indisturbato fra le tende disposte su file parallele. Dopo aver supervisionato attentamente tutti i suoi sottoposti, il piccolo demone si diresse nella piazza centrale dell’accampamento. Proprio lì, il generale attendeva il suo rapporto. 
Mentre i suoi sottoposti smontavano le tende e si attrezzavano per la battaglia, infatti, il generale No Taisho studiava con dedizione la mappa stesa sul tavolo sottostante. Aveva passato ore ad elaborare la strategia migliore per attaccare il fratello e, finalmente, sembrava aver trovato la tattica giusta. 

- Generale No Taisho, i suoi sottoposti sono pronti. - 

Il colonnello Jaken, piccolo demone kappa devoto al grande generale cane, avvisò il suo signore che tutto stava procedendo come da lui richiesto. 
Jaken era l’unico al corrente dei reali obbiettivi del generale. Il piccolo demone rappresentava la pedina principale all’interno del tavolo da gioco di Sesshomaru. Il demone kappa, infatti, aveva il compito di far quadrare tutti i piani del suo superiore: avrebbe dovuto sorvegliare quell’ammasso di demoni inferiori che formavano la divisione, impedendogli di intralciare il lavoro del loro superiore. 

Se avesse fallito, sapeva già che il suo signore l’avrebbe fatto retrocedere di grado militare. 

- Jaken, seguite il piano e tutto andrà come previsto. - 

Dopo aver liquidato il suo sottoposto, Sesshomaru si alzò in volo localizzando in breve tempo il fratello. 
Finalmente, dopo anni, avrebbe potuto riscattare l’onore del suo clan, mettendo fine alla vita di Inuyasha. 

Mentre il generale andava via, il colonnello Jaken schiarì la sua voce gracchiante, con l’intento di richiamare l’attenzione dei suoi compagni d’armi. Adesso il comando della divisione era nelle sue mani, avrebbe guidato lui i suoi commilitoni per la strada indicata da Sesshomaru. 

- Il generale ha appena lasciato l’accampamento. Ha lasciato a me delle chiare direttive che dobbiamo seguire. Un mezzo demone, accompagnato da un umano, è in fuga da stamani. Sta tentando inutilmente di raggiungere il confine. Il generale No Taisho è riuscito a localizzare il luogo in cui attualmente quell’essere inferiore si trova. Il nostro compito sarà quello di avvicinarci con cautela e accerchiare i due fuggiaschi. Ma ricordate, sarà il nostro capo a porre fine alla vita del mezzo demone. Per l’umano, invece, non abbiamo nessuna direttiva, siete liberi di divertirvi. - 

Allo stesso tempo 
Inuyasha e Miroku camminavano stancamente verso Kemberg. 
Stretti nei loro abiti fradici, marciavano da ore senza essersi fermati un attimo. Dopo l’attacco al rifugio avevano deciso di comune accordo di arrivare dritti alla meta senza fermate, eppure, la stanchezza stava iniziando a farsi sentire. 

Fra i due, Miroku era quello che raggiunse prima il limite delle sue energie. Sentiva il corpo gelato e i muscoli doloranti. Non mangiava dalla sera precedente e non dormiva da più di ventiquattr’ore. Sapeva che se non si fosse fermato a riposare, probabilmente, il suo corpo avrebbe ceduto. 
Appresa quella consapevolezza, il ragazzo si sentì un peso per il mezzo demone. Per la seconda volta durante quella loro fuga, stava rallentando il passo di Inuyasha. Sapeva che, se non avesse intrapreso questo viaggio con lui, il mezzo demone avrebbe già da tempo raggiunto il confine del paese. 

- Inuyasha. - 

Quel flebile tono di voce fece voltare il mezzo demone verso l’amico.  
Ancora una volta, Inuyasha, si rese conto di quanta differenza ci fosse tra la resistenza di un essere umano e quella di un mezzo demone. Miroku era evidentemente stremato, mentre lui avrebbe potuto continuare a tenere quel passo ancora per parecchio tempo. 

- Miroku, accampiamoci per qualche ora. La strada è ancora lunga e tu non puoi continuare in quelle condizioni. -  

Un sorriso stanco deformò il volto stremato di Miroku. 

- Inuyasha tu prosegui pure. Devi raggiungere al più presto la famiglia Beyer. Io me la caverò. - 

Il mezzo demone lo fissò con un sopracciglio alzato, dopodiché prese l’amico sotto braccio. 

- Non dire stronzate. Non ti lascio indietro. - 

Sorreggendo l’amico, Inuyasha si avviò verso un piccolo boschetto nelle vicinanze.  
In quel momento, il mezzo demone ricordò la promessa che, solo pochi mesi prima, aveva fatto a Meyer. 

Non poteva succedere nuovamente. Non poteva nuovamente abbandonare qualcuno che aveva giurato di proteggere. Miroku era l’unico amico che gli era rimasto. 

- Inuyasha, tu dovresti davvero andare. Non sappiamo quanto sia lontana la divisione che ha attaccato il rifugio, possono raggiungerci da un momento all’altro. -  

Ancora una volta, Inuyasha osservò l’amico scocciato. 

- Miroku, risparmia il fiato. - 

Arrivati in prossimità di una piccola radura, i due ex locandieri presero posto ai piedi di un imponente albero. Riscaldato da una piccola fiammella che il mezzo demone aveva acceso, il corpo di Miroku parve rilassarsi. Attorno a quel focolare, il giovane si godette in silenzio quell’attimo di tranquillità, finendo per addormentarsi. 
Al contrario dell’amico, Inuyasha non riusciva a riposarsi. Il suo istinto di protezione lo spingeva a restare vigile. Appollaiato sul ramo di un albero, iniziò allora ad affinare i sensi alla ricerca di un pericolo e in quelle condizioni attese che Miroku si svegliasse.  

Inuyasha, però, non sapeva di essere finito esattamente nel luogo in cui la divisione di Sesshomaru si stava dirigendo e, ancor più importante, non era a conoscenza delle proprietà che possedeva la potente barriera di Hakudoshi. 

Era da poco scoccata la mezzanotte quando il gruppo di soldati, guidati da Jaken, giunse in prossimità del boschetto nel quale riposavano Inuyasha e Miroku. Come pianificato da Sesshomaru, i suoi sottoposti iniziarono lentamente ad avvicinarsi al piccolo focolare, accerchiando ben presto i due fuggiaschi. 

Un'improvvisa folata di vento fece rizzare le orecchie di Inuyasha. L'aura di una presenza malvagia iniziò a giungere al mezzo demone. Senza pensarci due volte saltò giù dall’albero e iniziò a scuotere il braccio dell’amico, con l’obbiettivo di svegliarlo.  

- Inuyasha, ma cosa? - 

- Non fare domande, dobbiamo andare. Adesso. - 

Ancora intontito dal sonno, Miroku si issò in piedi. Portando lo sguardo dinanzi a sé però, notò qualcuno che non si sarebbe mai aspettato di rivedere. 

- Inuyasha... É Aaron! Guarda! - 

Poco distante dai due infatti, la figura del demone volpe si ergeva dinanzi a loro.  
Miroku non riusciva a credere ai suoi occhi, Aaron era in vita e li aveva raggiunti in quel boschetto. Era convinto che grazie al suo aiuto e alle sue strategie avrebbero lasciato facilmente il paese. Spinto dalla sorpresa, il giovane cercò allora di raggiungere il demone, ma venne fermato per un braccio. Perplesso, osservò il volto di Inuyasha. 

Il mezzo demone aveva in viso un'espressione seria. Quella figura non poteva essere reale. 

- É una trappola. Non andare. -  

Incredulo Miroku tornò ad osservare la figura di Aaron che purtroppo sparì, lasciando il posto ad un'intera divisione militare.  

Ormai erano accerchiati. 
Il mezzo demone non riusciva a comprendere il perché non avesse avvertito quell’agguato. Si chiese chi fosse quel generale che lo aveva fregato con così tanta facilità. 

- N-non può essere. - Balbettò Miroku, ancora incredulo. 

Inuyasha si guardò intorno, non avevano vie di fuga. Ormai era troppo tardi.  
Un odore specifico arrivò in quel momento alle sue narici, confermando tutti i suoi dubbi. Si voltò di scatto verso l’imponente albero sul quale stava appollaiato una manciata di minuti prima e, finalmente, lo intravide nell’oscurità. 

- Sei tu, Sesshomaru? - 

Con braccia conserte e sguardo beffardo, Sesshomaru scherniva il fratello dall’alto dei rami. 

- Già, dopo tutti questi anni ricordi ancora il volto di tuo fratello? - 

Inuyasha si ritrovò inconsciamente a digrignare i denti.  
Il suo rapporto con il fratello maggiore non era mai stato dei migliori. Fin da bambini, quando il padre portava alla locanda il primo genito, quest’ultimo semplicemente ignorava la sua presenza. Non erano mai stati affiatati, né si erano mai supportati. Inseguito alla morte del padre le loro strade si erano definitivamente divise. Inuyasha continuò ad aiutare la madre alla locanda, prendendone successivamente la gestione, mentre Sesshomaru, in giovane età, si arruolò nell’esercito.  
Fin da cucciolo, il demone cane provava forte orgoglio per il padre. Toga No Taisho era un generale che, durante la grande guerra, si era distinto per i suoi interventi militari. Era un potente demone, rispettato e temuto da molti. Proprio per questa ragione, Sesshomaru, disprezzava Inuyasha. Era convinto che il fratello, con il suo sangue misto, avesse contaminato il nome del proprio clan. Credeva che Inuyasha avesse reso il grande generale cane lo zimbello dell’esercito. Il demone non poteva accettare quest’oltraggio. Pertanto, con lo scopo di risaldare l’onore del proprio nome, seguì le orme del padre, intraprendendo la carriera militare. 

- Quello che vedo con te è un umano? É davvero da te. Non mi meraviglia affatto che tu abbia a che fare con uno stupido essere umano. Infondo anche tu sei nato da un inutile essere inferiore chiamato donna. Sei la vergogna della nostra famiglia. -  

Inuyahsa cercò di analizzare la situazione, sembrava impossibile riuscire a fuggire via. Erano in trappola e l’unica possibilità di salvezza risiedeva nell’uccidere tutti i demoni presenti. 

- Sesshomaru, sei venuto fin qua solo per prendenti gioco di me? - 

Cercando di prendere tempo, Inuyasha provò a pensare ad un piano. Battere in strategia Sesshomaru era quasi impossibile, ma doveva provarci. Doveva farlo per Miroku.  

- Sei uno stupido. Io non ho così tanto tempo da perdere. Sono venuto a liberare il paese da un altro inutile mezzo demone. - 

A quelle parole, Inuyasha portò lentamente una mano al cinturone in cuoio. Pensò che, se fosse riuscito a prendere alla sprovvista il fratello, forse avrebbe avuto una possibilità di salvezza. 
Quel suo gesto così banale, però, non sfuggì all’occhio attento di Sesshomaru. Il demone maggiore infatti, osservò con disinteresse il mezzo demone. 

- Credi davvero di riuscire a battermi con quella? Sei solo uno stolto Inuyasha. - 

Calandosi delicatamente dall’albero, i piedi di Sesshomaru toccarono il terreno innevato. Tutto stava proseguendo secondo il suo impeccabile piano. Quasi sorrise compiaciuto, finalmente avrebbe visto perire il fratello. 

Quando però lo sguardo di Sesshomaru cadde sull’arma, posta all’interno del fodero che possedeva Inuyasha, le sue priorità mutarono. Con una velocità sorprendente, riuscì ad afferrare con una mano la gola del fratello ed issarlo in alto.  

- Non avrei mai immaginato che nostro padre potesse affidarla a te. - 

Inuyasha provò a liberarsi dalla morsa del fratello, ma tutto fu inutile. 

- Brutto bastardo. - riuscì solo a pronunciare. 

Con l’altra mano libera, Sesshomaru sfilò dal cinturone l’arma di Inuyasha e si alzò in volo, portando via con sé il fratello. A quel suo gesto, i suoi commilitoni ruppero la loro posizione di accerchiamento e iniziarono ad attaccare il povero Miroku. 

Giunti lontani da quel bosco, Sesshomaru lasciò la presa dal collo di Inuyasha, che cadde violentemente verso il suolo. Dopo aver raggiunto il mezzo demone, il generale No Taisho iniziò a rigirarsi fra le mani l’arma che aveva sottratto al fratello. 

- Ecco la magica arma che fece costruire mio padre. La leggendaria pistola capace di uccidere un demone maggiore con una sola pallottola, Tessaiga.  
Davvero sciocco nostro padre. Affidare un'arma di tale calibro a te, un essere inferiore. - 

Dopo averla contemplata, Sesshomaru puntò la pistola verso il fratello, che intanto si era issato a sedere sul suolo innevato. Inuyasha lo vide tirare indietro il cane dell’arma e una serie di domande iniziarono a formarsi nella sua mente. 

Quindi sarebbe stata davvero quella la sua fine? Sarebbe davvero morto per mano di Sesshomaru? 

- Di pure addio questo mondo, fratellino. - 

Senza alcun tentennamento, Sesshomaru premette la leva di scatto dell’arma e attese, con ardore, l’attimo in cui la pallottola avrebbe perforato il cranio del fratello. Eppure, nonostante il grande generale cane avesse premuto il grilletto, nessun proiettile uscì dalla canna dell’arma. Sorpreso dalla questione, Sesshomaru premette per altre tre volte il trigger, ma il risultato rimase invariato. 

Dopo un primo momento di smarrimento, Inuyasha decise di approfittare di quell’attimo per strappare dalle mani del fratello l’arma ed effettuare un grande balzo indietro. In quel momento il pensiero di Inuyasha andò a Miroku. Doveva tornare indietro e portarlo in salvo.  
Il mezzo demone iniziò, allora, a correre verso la direzione nella quale era collocato il boschetto, ma ogni suo intento fu fermato da Sesshomaru. 

Il demone, infatti, non aveva alcuna intenzione di far fuggire via il fratello. Grazie alle sue abilità, notevolmente superiori rispetto a quelle di Inuyasha, il generale No Taisho afferrò nuovamente per il collo il mezzo demone, scaraventandolo contro il tronco di un albero. Inuyasha si rimise a fatica in piedi e provò a colpire Sesshomaru con i suoi artigli, colpo che prontamente il demone maggiore riuscì a schivare. 

- Con il tuo sangue immondo, non potrai mai sfiorarmi. - 

Nuovamente in piedi, Inuyasha fu subito costretto ad effettuare un balzo per evitare gli artigli velenosi del suo avversario. Continuarono così per un po', fin quando Sesshomaru non riuscì a ferire con i propri artigli il petto del fratello. Grazie alla sua velocità, infatti, il demone riuscì a sopraffare per un attimo Inuyasha, che non riuscì a evitare in tempo l’ennesimo attacco. 

La ferita inferta non era molto profonda, ma gli artigli velenosi di Sesshomaru non erano da sottovalutare. Inuyasha sapeva che, se non fosse stato per il suo sangue demoniaco, il suo corpo si sarebbe già sciolto. Nonostante la capacità di resistere a quell’attacco, sentiva ugualmente la ferita sul suo petto bruciare e il proprio sangue imbrattare quello che rimaneva della camicia che indossava. Strinse i denti per il dolore e, non scollando lo sguardo da Sesshomaru, scansò un ulteriore attacco del fratello, balzando indietro. 

Più il tempo passava, più il bruciore al petto iniziava ad espandersi. Il veleno stava iniziando ad avanzare all’interno del suo corpo e se non avesse fatto qualcosa, continuare a tener testa a Sesshomaru sarebbe diventato davvero difficile. Dopo aver schivato l’ennesimo attacco del fratello, osservò l’arma che giaceva al suolo, proprio vicino al tronco dove in precedenza era stato scagliato. Quella pistola era la sua unica speranza di salvezza. 
Armato di coraggio, il giovane riuscì a raggiungere l’arma, puntarla verso il fratello e premette il grilletto. Questa volta, con enorme sorpresa da entrambi i presenti, un proiettile uscì a grande velocità dalla canna della pistola, purtroppo anche quel tentativo non ebbe esito positivo. Sesshomaru era abilmente riuscito ad anticipare la traiettoria del colpo, schivando con un minimo spostamento quella pallottola. 

- La tua tecnica è talmente immatura. - 

Inuyasha non si fece scoraggiare da quelle parole e provò nuovamente a colpire il fratello, fallendo miseramente. Sesshomaru, infatti, questa volta rimase fermo, a diversi metri dal corpo stremato di Inuyasha. Con in volto un'espressione divertita, osservava quegli inutili e maldestri tentativi da parte del fratello. 

- Adesso basta giocare. L’umano con cui viaggiavi a quest’ora sarà già nel regno dei morti. Adesso tocca a te raggiungerlo, caro il mio fratellino. - 

Inuyasha non voleva credere a quelle parole. Avvolto da sentimenti quali la rabbia e l’impotenza, per altre due volte il mezzo demone aveva premuto la leva di scatto dell’arma, sparando letteralmente al vuoto. Su quattro colpi totali, una sola volta Sesshomaru aveva ritenuto necessario effettuare un piccolo passo alla sua destra. 

- Mi hai stufato. Adesso muori Inuyasha. - 

Un'improvvisa folata di vento avvolse il corpo di Sesshomaru. Gli occhi del generale iniziarono a tingersi di rosso, il suo volto iniziò a deformarsi. Ben presto, Sesshomaru abbandonò la sua forma umanoide, liberando il suo potere demoniaco.  

Inuyasha si ritrovò ad osservare quella gigantesca bestia che, con lentezza, si avvicinava verso di lui. Di conseguenza il ragazzo iniziò ad indietreggiare, cercando di sfuggire dalle sue fauci. Proprio come un cane rabbioso, infatti, Sesshomaru si avvicinava ringhiando al corpo del fratello, con l’intento di azzannarlo.  

Nei minuti successivi a quella trasformazione, Inuyasha schivò a fatica i violenti attacchi di Sesshomaru. Ormai il mezzo demone aveva il fiato corto e i muscoli doloranti, si sentiva al limite delle sue forze.  

Per la quinta volta, il ragazzo provò a utilizzare l’arma lasciata dal padre. Impugnandola con entrambe le mani, Inuyasha mirò all’enorme cane argentato che si ergeva dinanzi la sua figura e, finalmente, riuscì a centrare il bersaglio. Dopo svariati tentativi, era finalmente riuscito a colpire il corpo di Sesshomaru, verificando la vera potenza di quell’arma magica. 

Il colpo di Inuyasha aveva centrato la grande zampa sinistra del fratello che, lentamente, stava iniziando a corrodersi. La particolarità di quell’arma, infatti, era quella di disintegrare il corpo della persona colpita, a partire dal foro creato dalla pallottola.  

Per evitare che il suo corpo venisse totalmente distrutto, Sesshomaru afferrò fra le sue zanne la zampa ferita e, con colpo netto, la staccò dal suo busto. Ferito, il generale cane ritornò nella sua forma umanoide, volando via da quel posto. 

In quel frangente, Inuyasha osservava ancora incredulo la scena. Aveva costatato la potenza di quell’arma e finalmente riuscì a capire le parole che il genitore gli ripeteva sempre da bambino. Grazie a quell’occasione, comprese che avrebbe dovuto proteggere quell’arma ed evitare che finisse in mani sbagliate. 

Finalmente solo, il mezzo demone affinò i sensi per provare a percepire la presenza di Miroku. Non riusciva a credere che l’avessero ucciso, non voleva crederci. Proprio in quel momento, un forte botto, proveniente dal boschetto in cui si erano riparati quella notte, fece tremare il mezzo demone. Quel suono apparteneva sicuramente ad un'arma da fuoco e l’odore del sangue che giunse poco dopo alle narici di Inuyasha era senza dubbio quello di Miroku.  

In quel momento Inuyasha si lasciò ricadere sul suolo innevato. Aveva la mente confusa, non aveva la più pallida idea di quale fosse la scelta più saggia da prendere. Aveva paura. Temeva che andare in quel boschetto l’avrebbe distrutto totalmente. Non voleva rivivere gli eventi del rifugio. Non voleva vedere il corpo inerme del suo migliore amico, non voleva vederlo morire fra le sue braccia. Con l’animo tormentato, decise dunque di lasciarsi quella questione alle spalle e riprendere la strada verso Kemberg. 

Il mattino successivo 
Ormai lontani da quella radura nella quale i due fratelli si erano scontrati, il generale No Taisho meditava poggiato ad un albero. La sua ferita sanguinava ormai da ore, macchiando di rosso la bianca neve sulla quale era seduto. Ancora incredulo, Sesshomaru si osservò per l’ennesima volta la spalla ferita. In quel momento, il disprezzo che già provava verso il fratello parve accentuarsi. Quell’essere immondo era riuscito a sopravvivere, di nuovo, mentre lui adesso giaceva in quelle condizioni pietose.  

Un improvviso fruscio di foglie fece rizzare le orecchie al demone cane, distraendolo da quei pensieri. D’istinto si voltò verso la fonte di quel rumore. I suoi occhi si tinsero nuovamente di rosso e mostrò minacciosamente le zanne al suo avversario. Da quel cespuglio, però, non emerse uno spietato nemico, bensì una piccola bambina che osservava con sguardo curioso il militare. Decisa a non lasciarsi intimorire da quel generale, la piccola porse al demone quelle poche provviste che aveva portato con sé e si dileguò poco dopo. 

Sesshomaru osservò disinteressato quel piccolo fagotto con all’interno un frutto, dopodiché tornò ad immergersi nella sua meditazione. Sperava che, così facendo, le ferite si cicatrizzassero al più presto. Doveva riorganizzare la sua squadra e uccidere, una volta per tutte, il fratello. 

Il generale però non sapeva che la bimba che con tanto affetto gli aveva donato la propria merenda, era tornata nella propria abitazione per prendere il materiale necessario per curare le ferite del demone. Quando infatti la piccolina tornò, con in mano l’unguento disinfettante e le garze, Sesshomaru ne rimase stupito. 

- Non perdere tempo in cose inutili. Le medicazioni non mi servono. Non le voglio. -  

Nonostante le parole del generale, la bambina lasciò al suo fianco gli oggetti che aveva prelevato dalla sua abitazione e, nuovamente, sparì fra la vegetazione.  

Ancora una volta Sesshomaru osservò quella piccola creatura andar via e si chiese perché si ostinasse così tanto ad offrirgli il suo aiuto. Era un generale dell’esercito tedesco e, ancor più importante, era un potente demone. Perché dunque quel piccolo essere non aveva timore di lui? 
Non curandosi di trovare una risposta a quel dilemma, Sesshomaru riprese la sua meditazione.  

Finalmente, dopo altre due ore, il suo braccio smise di sanguinare e la ferita iniziò a cicatrizzarsi. A breve avrebbe lasciato quella foresta, pronto a recuperare l’arma del padre e riscattare l’onore del suo clan. Formulato quel pensiero, Sesshomaru portò inconsciamente lo sguardo verso l’arma che teneva al suo cinturone. Quell’arma così inutile, osservarla lo faceva imbestialire. Non riusciva a credere che il padre avesse affidato Tessaiga a quell’inetto di suo fratello mentre a lui, che aveva deciso di seguire le sue orme, aveva donato un’arma incapace di uccidere. Tenseiga, la pistola che avrebbe colpito solo gli esseri del regno dei morti. 

Sesshomaru si ritrovò a sospirare. Ricordava ancora la prima volta che aveva provato ad usarla, non comprendendo le parole del padre. Era giovane, aveva da poco ottenuto il grado di capitano, si sentiva fiero di sé stesso. Quel giorno si era deciso a sfidare quelle parole, non riusciva a credere che un’arma da fuoco fosse incapace di uccidere. Convinto di smentire il padre, il giovane Sesshomaru aveva puntato l’arma verso Jaken, all’ora sottotenente, e premuto il grilletto. Eppure, nonostante la traiettoria del proiettile fosse esatta, quella pallottola si disintegrò una volta venuta in contatto con il corpo del demone kappa.  

Un delicato odore riscosse il demone dai ricordi, avvisandolo dell’arrivo della piccola che si ostinava a volersi prendere cura di lui. Questa volta la bambina gli aveva portato una piccola pagnotta di pane. 

- Ti ho già detto che non voglio nulla da te. - 

Notando che la piccola continuava a rimanergli affianco, con in mano quel pezzo di pane, Sesshomaru la osservò di sottocchio. Aveva il corpo ricoperto di terra e graffi. Cosa poteva esserle successo?  

- Come ti sei procurata quei graffi? - 

Senza neanche rendersene conto, il generale diede voce ai suoi pensieri.  

- Se non vuoi dirlo non sei obbligata a farlo. -  

La bimba in risposta gli regalò un sorriso. Il demone la osservò perplesso.  

-Perché questa espressione di gioia? Ti ho solo chiesto come te li sei fatti. - 

Ancora una volta, la bambina non gli rispose. 
Quello che la piccola mai confessò al demone è che quel pomeriggio, mentre si recava da lui a donargli quella piccola pagnotta che aveva trafugato dalla cucina, aveva per sbaglio urtato un soldato semplice. Quel militare però, non si era solo limitato a intimare alla piccola di stare più attenta. Con rabbia, aveva spinto via con un calcio la bambina che si ritrovò a rotolare nel terreno. A dispetto di ciò che si possa pensare, il soldato che l’aveva spintonata non era neanche un demone. Era un semplice umano che, infastidito della disattenzione della piccola, aveva deciso di punirla. 

Purtroppo nella piccola città in cui abitava la bambina, quelle erano scene quotidiane. Le strade erano pattugliate da gruppi di soldati semplici che sfogavano la loro frustrazione sui poveri abitanti di quella città. Gli umani arruolati nell’esercito non erano destinati a grandi cose, sapevano che il Führer li avrebbe usati come carne da macello. Mandati in prima linea, sarebbero stati i primi a cadere durante il conflitto. 

Intanto, lungo i confini di Kemberg 
Inuyasha osservava l’ingresso della cittadina farsi sempre più vicino. La ferita sul suo petto ancora bruciava lievemente, nonostante il suo sangue demoniaco avesse già contrastato il veleno. Era esausto. 
Dopo aver affrontato il fratello, aveva camminato per ore senza mai fermarsi. Durante il viaggio, più volte era stato tentato di tornare indietro ad assicurarsi delle condizioni di Miroku, ma la paura lo spingeva a non voltarsi. Si sentiva un codardo, un mostro.  
Il ragazzo si chiese inconsciamente come facesse il fratello a non affezionarsi ai suoi compagni d’armi. Sesshomaru sembrava sempre così distaccato, avrebbe messo fine alla vita di un suo sottoposto con le sue stesse mani se ciò avesse giovato a suo favore. Una parte di Inuyasha si ritrovò ad invidiare il fratello.  

- Odio il mio lato umano, mi fa sentire un vigliacco. - 

Ormai giunto vicino la zona boschiva che circondava la città, Inuyasha salì con un balzo sul ramo di un albero. Era quasi giunto a destinazione e forse avrebbe presto potuto riposare. 
Stancamente percorse il perimetro della città saltando fra i rami, raggiungendo ben presto quell’abitazione che Aaron aveva indicato a lui e Miroku. 

Saltando giù dall’albero, Inuyasha si avvicinò a quella casa in pietra con tetto spiovente. Un po’ titubante, bussò alla massiccia porta in legno e attese l’attimo in cui si fosse aperta. Non ci volle molto prima che il padrone di casa adempisse al suo dovere.  
Il signor Beyer dimostrava quaranta o quaranta due anni, era alto di statura ed esile di corporatura. Il suo viso, dai lineamenti marcati, possedeva un colorito pallido e portava, sul naso aquilino, un pesante paio di occhiali da vista che rendeva i suoi occhi castani molto piccoli. Sulla fronte ampia ricadeva qualche ciocca castana di quei capelli dalla pettinatura ribelle.  

Ad Inuyasha non sfuggì lo sguardo confuso dell’umano, quindi portò le mani artigliate al pesante mantello che gli copriva il capo e lo tolse lentamente. 

- Signor Beyer, il mio nome è Inuyasha. Sono stato mandato qui da Aaron. - 

A quel nome, l’umano si spostò di lato permettendo al mezzo demone di entrare all’interno dell’abitazione. Una volta dentro, il signor Beyer lo fece accomodare su una poltrona posta dinanzi il camino e gli chiese di attendere un attimo. 
Inuyasha approfittò di quell’attesa per osservarsi intorno. La piccola casina era abbastanza accogliente. Si sviluppava tutta interamente su un piano e sembrava avere altre tre stanze oltre quella in cui adesso risedeva. Inuyasha sospirò, gli mancava la sua locanda. Gli mancava stare dietro il suo bancone in legno a servire i clienti. Gli mancava possedere un luogo tutto suo. 

- Inuyasha rieccomi. Ti ho preparato una bevanda calda, grazie ad essa ti sentirai meglio. - 

Il signor Aaron passò una tazza fumante al mezzo demone, poi si accomodò sulla seconda poltrona e gli rivolse nuovamente la parola. 

- Il viaggio è stato lungo vero? Potrai stare qua il tempo di recuperare le forze. - 

Il mezzo demone annuì, sorseggiando quella bevanda. Quel liquido caldo parve stendere i suoi nervi e far affievolire il fastidioso bruciore al petto. Inuyasha si chiese se l’uomo al suo fianco avesse aggiunto delle strane erbe all’interno della bevanda, ma non osò porre quella domanda. 

-  Adesso dimmi, come sta Aaron? É strano che non mi abbia avvertito del tuo arrivo. Gli è successo qualcosa, non è forse vero? - 

Il mezzo demone bloccò ogni suo movimento. Con sguardo vuoto osservò il contenuto all’interno della tazza che teneva fra le mani. I ricordi di pochi giorni prima apparvero come flashback nella mente di Inuyasha e, con una calma disarmante, raccontò gli ultimi avvenimenti al suo interlocutore. 

- Prima di morire Aaron mi ha dato il vostro nome. Era certo che voi e la vostra famiglia mi avreste accolto e aiutato a lasciare il confine. - 

Il signor Beyer ascoltava esterrefatto quel racconto. Sapeva quanto le scelte di Aaron condizionassero la sua vita, ma era certo che il demone volpe se la sarebbe sempre cavata.  

- Farò tutto ciò che è in mio possesso per aiutarti Inuyasha. Solo un’ultima cosa... Aaron ha avuto una giusta sepoltura? -  

Il mezzo demone annuì. 
L’immagine dello spirito della foresta si manifestò nei ricordi di Inuyasha. Aveva davvero fatto bene ad affidare i loro corpi a quella fanciulla? Lo sperava tanto. Almeno le loro anime, a discapito di quella di Miroku, avrebbero continuato a vivere nella foresta, senza essere dimenticate. 
L’uomo parve voler parlare nuovamente, ma il cigolio di una porta che si aprì, richiudendosi subito dopo, attirò la sua attenzione. 

- Rin! Bambina mia, cosa ti è successo? - 

L’uomo si era alzato dalla poltrona sulla quale era seduto andando in contro ad una bambina di circa otto anni. Inuyasha vide il signor Beyer abbassarsi all’altezza della bambina e carezzarle il viso. La bimba aveva dei lunghi capelli castani, portava un piccolo codino laterale e indossava un grazioso vestitino color salmone. 

- Sono stati i soldati? - 

La voce dell’uomo si fece d’un tratto dura. La bambina aveva il volto e il corpo ricoperti di graffi e il grazioso vestino che indossava era tutto sporco di terra. La piccola annuì al padre e gli regalò un sorriso, come se volesse rassicurarlo. Il genitore prese la figlia fra le braccia e la fece sedere sulla poltrona, sulla quale stava comodamente seduto fino a qualche attimo prima, dopodiché sparì dietro una delle tre porte. 

Inuyasha osservò curioso quella bambina. Credeva che i bambini piangessero in condizioni come quelle, Rin invece era piuttosto tranquilla. Faceva oscillare le gambe e osservava curiosa l’ospite del genitore. Quest’ultimo rientrò in stanza pochi attimi dopo, con in mano del disinfettante e delle garze. Il signor Beyer si accovacciò ai piedi della poltrona e iniziò con calma a pulire le ferite della piccola. 

- Scusami Inuyasha. Non era programmato tutto ciò. - 

Inuyasha vide l’uomo sospirare. 

- Purtroppo, qui in città, i soldati se la prendono con chiunque incroci il loro cammino. Anche con dei poveri bambini. - 

- Immagino che non possiate far nulla per evitarlo. - 

Beyer non rispose, semplicemente terminò di pulire le ferite della piccola e si issò nuovamente in piedi. Dopo un lungo sospiro, l’umano si voltò verso Inuyasha e riprese il discorso che stavano affrontando. 

- Inuyasha, farò di tutto per terminare ciò che Aaron ha iniziato. Hai la mia parola. Adeso, se vuoi seguirmi, ti mostro la soffitta. Potrai rimanere lì fin quando non ti sarai ripreso. - 

Quella notte 
Nascosto all’interno di una polverosa soffitta, Inuyasha si rigirava fra le mani l’arma che il padre gli aveva donato. Durante lo scontro con Sesshomaru aveva appreso che Tessaiga era una pistola molto potente, desiderata sia da forti demoni che da deboli umani. Aveva finalmente compreso che la sua unicità non risedeva solo nel meccanismo, quell’arma infatti poteva essere usata solo con delle specifiche munizioni. Grazie ad esse, quell’utensile così speciale, permetteva con un sol colpo di uccidere un essere demoniaco. 

Il mezzo demone si ritrovò a controllare le munizioni che ancora aveva a disposizione. La notte precedente, prima di riuscire a colpire il braccio di Sesshomaru, aveva sparato al vuoto ben quattro volte. A quel pensiero il giovane si ritrovò a sospirare. Forse suo fratello non aveva tutti i torti. Inuyasha era consapevole di quanto la sua mira fosse pietosa e il pensiero di impugnare una pistola, ancora lo faceva tremare. Era consapevole di non essere degno di possedere un’arma di tale calibro. 
Eppure, una parte di sé continuava a ripetergli che se fosse finita in mani sbagliate, quell’arma avrebbe causato dei seri problemi. Sapeva di doverla tenere al sicuro. Si chiedeva solo perché il padre avesse deciso di affidare a lui questo compito. Si chiedeva perché, il potente generale cane dell’esercito tedesco, l’avesse donata a lui, un infimo mezzo demone, e non al primo genito.  

Stufo di quei pensieri, il mezzo demone ripose l’arma all’interno del cinturone, che di conseguenza posò con cura affianco agli abiti strappati che quel pomeriggio aveva rimosso. Poco dopo il suo arrivo infatti, il signor Bayer salì in soffitta portandogli un cambio e un pasto caldo.  Bayer era stato gentile con lui, forse anche troppo. Lo aveva accolto in casa sua, nonostante fosse inseguito dall’esercito, gli aveva offerto un pasto caldo e un giaciglio sul quale riposare. Non avrebbe mai potuto far abbastanza per ringraziare quella famiglia. 

Stancamente Inuyasha si trascinò verso quello che per quella notte sarebbe stato il suo letto. L’ultima volta che aveva chiuso gli occhi per riposare era dentro la sua stanza, nell’abitazione di Aaron. 
- Aaron...- il mezzo demone sospirò a quel nome. Il demone volpe doveva fidarsi molto del signor Bayer per averlo coinvolto nei suoi piani. Sperava solo di non causare problemi a quella famiglia gentile. 

Il mezzo demone ripensò alla scena osservata quel pomeriggio. Il signor Bayer sembrava essere un bravo papà. Era premuroso e sembrava sapeva il fatto suo riguardo le medicazioni, la tecnica dell’umano non era infatti sfuggita all’occhio attento del mezzo demone.  

Una fitta alla testa fece tornare Inuyasha alla realtà. Stancamente si stese su quel materasso e, portando le mani dietro la testa, osservò il soffitto. Non dormiva da settantadue ore, eppure non riusciva a riposare. I pensieri che gli aggrovigliavano la mente non volevano dargli tregua. 

Era rimasto solo, aveva perso tutti coloro che considerava amici. 
Prima Muller e Fisher, successivamente Meyer e le gemelline. Poco dopo si era trovato costretto ad abbandonare Aaron nel bosco e, la notte successiva, non aveva avuto il coraggio di tornare da Miroku. Era stato così tanto debole da non riuscire a proteggere nessuna delle persone a cui teneva.  
Il ragazzo si ritrovò a stringere forte i pugni, sentendo le sue unghie conficcarsi lentamente nella carne. 

Quante altre persone sarebbero morte per colpa sua? 
Quante altre vite avrebbe avuto sulla coscienza? 

Inuyasha si sentiva stremato. Calde lacrime iniziarono ad inumidirgli gli occhi e d’istinto serrò le palpebre. Sperava di riuscire ad addormentarsi e recuperare le forze. Desiderava che quella notte di luna nuova passasse in fretta, permettendo al suo animo umano di essere affiancato dal potere demoniaco. Solo grazie ad esso avrebbe potuto tollerare quelle perdite. 
Purtroppo, nonostante i suoi desideri, quella notte senza luna per Inuyasha fu maledettamente lunga. In quella fredda e polverosa soffitta, le emozioni del mezzo demone riuscirono a sovrastare il suo lato razionale, venendo frenate solo al sorgere del sole. 

Quella mattina la soffitta aveva assunto tutt’altro aspetto. La luce proveniente da un piccolo lucernario sul soffitto rendeva l’ambiente meno malinconico. Le ombre si erano andate pian piano schiarendo e quel clima di oppressione era stato spazzato via. Quando un timido raggio di luce illuminò il profilo del volto di Inuyasha, il ragazzo decise di issarsi a sedere. Anche quella notte non aveva chiuso occhio, ma in compenso, quando il suo potere demoniaco era tornato, aveva recuperato buona parte delle sue forze. 

Dopo essersi alzato dal materasso sul quale aveva riposato, il giovane iniziò ad ispezionare con curiosità quel luogo. La soffitta della famiglia Beyer era occupata da antichi mobili in legno, bauli e scatole di varie dimensioni. Curiosando fra di essi, il giovane mezzo demone trovò poggiate su un mobile alcune vecchie fotografie. Ne prese una in mano e la osservò, riconoscendo immediatamente un giovane signor Bayer che stringeva con affetto il ventre di una giovane donna. Inuyasha girò la fotografia in cerca di una didascalia, ma ai suoi occhi si presentò solo una data risalente a nove anni prima. Dopo aver dedotto che, probabilmente, la donna in questione fosse la mamma di Rin, ripose la fotografia dopo qualche minuto. 

Inuyasha si allontanò da quel mobile e riprese ad esplorare quel luogo. Ad un tratto, il fastidioso scricchiolio delle tavole del pavimento venne sostituito da quello di vetro in frantumi. Il mezzo demone osservò il pavimento e si rese conto di aver appena calpestato alcuni frammenti di uno specchio. Dopo un attimo di indecisione, con un profondo sospiro, decise di prenderne uno fra le mani artigliate e specchiarsi. Non scrutava con attenzione il suo riflesso dalla notte dei cristalli, da quando, in preda all’ira, aveva frantumato con un pugno la superficie riflettente all’interno della sua stanza. Durante la sua permanenza nell’abitazione di Aaron, più volte si era specchiato per lavarsi il volto, ma mai si era soffermato più di tanto. Dopo mesi, dunque, si era ritrovato a osservare con sguardo indagatore la sua figura. Finalmente aveva compreso cosa non andasse in sé, nel suo aspetto, nella sua persona. Ad averlo condannato, era solo la sua natura ibrida. 

- Inuyasha, mia figlia ha preparato la colazione. Vorresti scendere e mangiare con noi? - 

Il giovane si voltò verso il proprietario di quella voce. Il signor Beyer stava ancora sulla scala in legno che portava alla soffitta. Il mezzo demone lo scrutò con attenzione, non voleva causargli ulteriori problemi. 

- Signor Bayer, io la ringrazio, ma non sarebbe troppo rischioso? - 

- Sta tranquillo Inuyasha. L’abitazione dista abbastanza dalla città. Se sentirai la presenza di qualcuno nelle vicinanze potrai ritirarti nuovamente in soffitta. Qui dentro la tua presenza sarà occultata. - 

Un po’ titubante il giovane decise di seguire il padrone di casa al piano inferiore. Con attenzione, scese la ripida scala in legno che portava direttamente nella sala centrale della casa dove, seduta al tavolo, la figlia del signor Bayer attendeva i due uomini. Dopo essersi accomodati, i tre iniziarono a mangiare con gusto quelle pietanze che la bimba aveva preparato. 

- Rin, oggi potresti andare nel bosco per raccogliere dei funghi? Le scorte stanno terminando. - 

La piccola annuì alla richiesta del padre. Grazie a quella scusa avrebbe potuto rivedere quel demone che il giorno precedente aveva provato ad aiutare. Era curiosa. Sapeva che il suo papà si sarebbe arrabbiato molto se lo avesse scoperto, ma una parte di lei credeva che ne sarebbe stato orgoglioso. Il signor Bayer ripeteva sempre alla figlia che avrebbe dovuto aiutare chiunque fosse in difficoltà, a prescindere dalla razza. Bayer sperava che, così facendo, la sua bambina sarebbe cresciuta buona e gentile, per nulla plasmata secondo il volere del Führer. 

Finita la colazione, Inuyasha osservò la piccola Rin uscire spedita dall’abitazione e decise che era giunta l’ora di ritornare su in soffitta. Intuite le intenzioni del giovane, il signor Bayer lo fermò sul posto. 

- Aspetta un attimo Inuyasha. Vorrei prima darti una cosa. - 

Il padrone di casa sparì dietro una delle tre porte che davano sulla sala principale, lasciando un Inuyasha piuttosto perplesso ancora seduto al tavolo. Il signor Bayer fece il suo ritorno pochi minuti dopo, con in mano mortaio e pestello. Dopo essersi accomodato al suo posto, il padrone di casa estrasse dalla ciotola in legno un fungo essiccato e quello che sembrava uno stano bastoncino. Il mezzo demone riconobbe subito la particolare forma del fungo e rabbrividì quando il signor Bayer iniziò a pestarlo.  

Istintivamente Inuyasha iniziò ad allontanarsi da quel tavolo per paura di essere nuovamente paralizzato, ma ancora una volta fu fermato dalle parole dell’uomo. 

- Inuyasha dove vai? Aiutami con questa radice di liquirizia. Quando avrai finito di macinarla la uniremo alla polvere del fungo. Grazie a questo miscuglio il tuo odore e la tua aura saranno nascosti ai demoni. - 

- Mi scusi Bayer, ma preferisco tenermi a distanza da quella polvere. Già una volta ne sono stato vittima. - 

L’umano non riuscì a trattenere una fragorosa risata che indispettì un po’ il mezzo demone. 

- C’era da aspettarselo da Aaron! Inuyasha non temere, vedrai che questo miscuglio gioverà a tuo favore. Siediti dal lato opposto al mio e occupati della radice. Io cercherò di non far alzare troppa polvere. - 

Ancora titubante, il giovane fece come richiesto. Si sedette il più lontano possibile da quella ciotola e iniziò a sminuzzare la radice di liquirizia essiccata. 

- Sai Inuyasha, è stato Aaron a chiedermi di sperimentare questo miscuglio. Quando, mesi fa, è giunto da noi per stringere un accordo, mi ha chiesto di trovare una soluzione a questo vostro problema. Aaron sapeva che una volta fuori dal cerchio delle streghe sarebbe stato molto più facile individuarvi e voleva far il possibile per tenervi al sicuro. - 

Inuyasha ascoltava in silenzio quelle parole, Bayer sembrava conoscere bene il demone volpe. 

- Prima di ripartire per il suo viaggio, ha usato il suo potere nel bosco nel quale io e mia figlia abitiamo. Da allora questo tipo di funghi ha iniziato a germogliare e, grazie a questo suo gesto, ho potuto studiarli. Ho eseguito molte prove prima di giungere ad un risultato discreto, ma per fortuna la radice di liquirizia sembra essere il supplemento ideale per la polvere di questi funghi. - 

Il mezzo demone, intanto, continuava a pestare con cura quella radice essiccata che ben presto divenne polvere. Il signor Bayer osservò soddisfatto il lavoro del mezzo demone, dopodiché chiese al ragazzo di passargli ciò che rimaneva della radice. Dopo aver preso in mano un po’ di quella polvere, l’uomo l’aggiunse alla sua ciotola e con calma iniziò a mescolare per bene. 

- Aaron aveva preso a cuore la vostra storia. Quando è giunto qua aveva uno strano luccichio negli occhi. Si sentiva orgoglioso delle sue scelte. Era la prima volta, dopo anni, che lo vedevo in questa maniera. Dopo la morte del figlio, avvenuta durante la grande guerra, era molto cambiato. Era diventato molto cupo e solitario. Cedo che aiutarvi gli sia stato di grande aiuto, sai? - 

Inuyasha rimase stupito da quelle parole, non sapeva che Aaron avesse un figlio. Avrebbe voluto porre innumerevoli domande sul demone volpe, ma pensava di essere fin troppo invadente. Un sorriso amaro si dipinse sulle sue labbra. Se al suo fianco ci fosse stato Fisher, il mezzo demone cinghiale non si sarebbe posto tali problemi. 

- Ed ecco fatto. Inuyasha, ti dispiacerebbe prendermi una boccetta da quel ripiano? -  

Dopo aver seguito con lo sguardo il punto indicato da Bayer, Inuyasha si alzò in piedi e prelevò una piccola boccetta con il tappo in sughero. Confuso passò il recipiente all’uomo che versò al suo interno quel miscuglio di polveri. Chiusa l’apertura con il tappo in sughero, l’umano prese dalla tasca un piccolo gomitolo di spago che avvolse attorno al collo della boccetta. Terminato il lavoro, passò al mezzo demone il risultato finale. 

- Se terrai questa al collo, nessuno potrà individuarti per l’odore o l’aura demoniaca, ma ricorda, il miscuglio funzionerà solo se lo terrai legato al collo. Per qualche ragione, a me sconosciuta, se tieni la boccettina in mano o in tasca la polvere non nasconderà la tua presenza. Fanne buon uso Inuyasha. - 

Dopo aver preso quella boccettina dalle mani dell’umano, Inuyasha legò al collo le due estremità dello spago. 

- Bayer, posso chiederle come lei e Aaron vi siete conosciuti? - 

L’ombra di un sorriso si dipinse su quel volto dai lineamenti marcati. 

- Può sembrare assurdo, ma Aaron era un mio professore dell’università. Insegnava biologia vegetale e botanica, la sua conoscenza al riguardo era invidiabile. É grazie a lui che adesso sono quello che vedi. - 

Il mezzo demone ricordò le spiegazioni che il demone volpe diede a Fisher durante il loro primo incontro. La natura sembrava non nascondere segreti ad Aaron. 

- Com’era come professore? - 

- Le sue lezioni erano le più interessanti del corso. Adorava insegnare, ma purtroppo dopo la grande guerra e la perdita del figlio decise di ritirarsi nella Forst Grunewald e vivere la sua vita in solitario. Con l’ascesa del regime nazista, prese la decisione di radunare il suo clan divenendo il capo del gruppo di oppositori di cui faceva parte. Voleva fermare il Führer per evitare che altri innumerevoli giovani morissero al fronte. Il resto della storia la conosci. - 

Inuyasha decise di non indagare oltre e ritirarsi nuovamente su in soffitta. Era passato già diverso tempo  dalla colazione e la paura di mettere nei casini quella famiglia, lo stava pian piano prendendo. 

- Signor Bayer, io la ringrazio per tutto ciò che ha fatto per me. Penso che questa notte lascerò la vostra casa, vi ho già recato tanto disturbo. - 

- Non preoccuparti Inuyasha davvero. Sappi comunque che il viaggio verso la prossima famiglia non sarà affatto semplice. La tua prossima tappa sono le Alpi Bavaresi, lì troverai una famiglia di origini giapponesi, saranno loro ad aiutarti a raggiungere la Svizzera. - 

Annuendo a quelle parole, Inuyasha si alzò dalla sedia sulla quale era seduto e si diresse verso le scale che portavano alla soffitta. 

- Inuyasha, un’ultima cosa. Prima di sta sera ti preparerò dei miscugli di polveri che possono aiutarti con i militari. -  

Il giovane ringraziò nuovamente l’umano, dopodiché sparì dalla vista del signor Bayer. 

Intanto, per le strade di Kemberg 
Un gruppo di demoni lupo, soldati della divisione capitanata dal generale Yoro, racimolava informazioni riguardo la famiglia Bayer. Koga era giunto in quella cittadina per chiarire con la famiglia delle questioni. Gli giunse voce che, mesi prima, il demone volpe che avevano ucciso, Aaron Schmidt, aveva avuto contatti con un certo Bayer e adesso doveva solo appurarsi della sua lealtà al regime. 

- Generale, la famiglia risiede in una casa ai margini della città. I soldati umani che pattugliano le strade hanno affermato di non aver visto nessun movimento sospetto verso l’abitazione, ma non credo siano affidabili. - 

Dopo aver ascoltato il rapporto del suo sottoposto, il generale Yoro marciò verso la direzione indicata. Con cinque dei suoi più fedeli soldati, si indirizzò verso quella casa nel bosco, pronto ad eseguire il compito per quale erano stati assegnati. 

Arrivati dinanzi la modesta abitazione in pietra, collocata fra gli alberi che circondavano Kemberg, il generale non poté far altro che bussare, con una certa irruenza, alla pesante porta in legno che divideva lo spazio esterno da quello interno. Koga non attese molto, dopo pochissimi minuti un uomo aveva aperto l’uscio di casa invitando ad entrare i sei militari. 

Il generale scrutò con una minuziosa attenzione quell’ambiente. La stanza era modesta, occupata per lo più da una cucina in muratura, un piccolo tavolo rettangolare e un discreto camino in pietra davanti il quale erano collocate due comode poltrone.  

- Generale, è un onore avervi in casa mia. Cosa vi porta qui? Volevate parlarmi? - 

Sentendosi chiamare, il demone lupo si voltò ad osservare il suo interlocutore. L’umano che gli aveva rivolto la parola dimostrava circa quaranta o quaranta due anni. Aveva un viso dai lineamenti duri, un naso aquilino e portava un pesante paio di occhiali da vista che gli rendevano gli occhi molto piccoli. 

- Salve signor Bayer. Avrei delle domande per lei, possiamo accomodarci? - 

L’uomo acconsentì alla richiesta del generale e, con un semplice gesto, invitò il militare a prende posto su una delle due poltrone collocate dinanzi il camino. Koga non si fece pregare, dopo pochi attimi era già seduto su una delle due poltrone, pronto ad interrogare il povero signor Bayer. 

- La ringrazio per la disponibilità, ma adesso arriviamo al dunque. 
Sappiamo che due mesi fa ha avuto dei contatti con il capo degli oppositori. Cosa è venuto a farci qui, a casa vostra, Aaron Schmidt? Devo forse dubitare della vostra lealtà al regime signor Bayer? - 

L’umano non si scompose affatto, rivolgendo al generale un piccolo sorriso. 

- Non mi aspettavo che la visita di un amico potesse generare così tanti problemi. - 

Con le mani giunte poggiate sopra le gambe accavallate, Koga osservava il signor Bayer con un sopracciglio alzato. 

- Non faccia lo spiritoso con me signor Bayer. Sappiamo entrambi che Aaron Schmidt è un individuo pericoloso e instabile. Vi conviene parlare prima che esaurisca la pazienza. - 

Con uno gesto distratto della mano, il generale ordinò al suo sottoposto di puntare l’arma alla testa dell’uomo. Koga era certo che, così facendo, l’umano avrebbe parlato. 

Nonostante l’arma puntata addosso, il signor Bayer rimase impassibile. 

- Mi spiace generale, ma non credo di essere in grado di darvi le risposte che cercate. - 

Corrucciato, il generale Yoro si alzò in piedi e iniziò a camminare per l’abitazione. 

- Quindi non le dispiace se i miei sottoposti ispezionino l’ambiente. - 

Il signor Bayer questa volta non emesse suono. Con in volto un’espressione seria, osservava quei demoni lupo fiutare e mettere a soqquadro la sua casa. L’uomo sperava solo che non si accorgessero della piccola apertura che portava alla soffitta. La botola sul soffitto era nascosta fra le travi, era davvero difficile riuscire ad individuarla se non si fosse prestata la giusta attenzione.  

Il mezzo demone, intanto, si sentiva irrequieto. Aveva fiutato il gruppo di demoni ancor prima che bussassero alla porta e, in preda alla paura, aveva lasciato l’abitazione dal lucernario presente in soffitta. Appollaiato sul ramo di un albero, non molto lontano dalla casa di Bayer, attendeva l’attimo durante il quale quel gruppo di soltati avesse lasciato l’abitazione. 

All’interno della casa, il clima non era affatto tranquillo. Koga osservava i suoi compagni d’armi brancolare nel buio, nessuno sembrava riuscire a trovare traccia della corruzione di quella famiglia. 
Proprio quando il generale stava per dare l’ordine ai suoi sottoposti di ritirarsi, un piccolo particolare attirò l’attenzione del demone lupo. Con gli occhi puntati alle travi del soffitto, parlò nuovamente al signor Bayer.  

- Quella botola porta ad una soffitta? -  

Colto di sorpresa, Bayer perse del tempo prima di annuire a quella domanda. 

- Ispezionatela. - 

Una volta aperta la botola, i demoni lupo salirono su per la ripida scala in legno e iniziarono ad ispezionare la soffitta. Dopo pochi minuti, uno dei sottoposti di Koga ritornò nella sala principale con in mano alcuni stracci ricoperti di polvere e sangue. In quel momento un odore diverso da quello dei presenti investì le narici del generale: odore di mezzo demone. Un sorriso beffardo deformò il volto del demone lupo. Ora si che avrebbe potuto divertirsi. 

- Bene bene. Abbiamo un traditore qui. E io che credevo nella vostra buona fede. - 

Bayer, ormai alle strette, strinse forte i braccioli della sua comoda poltrona. Stava per morire, stava per ricongiungersi a sua moglie e il suo amico Aaron. Non temeva la morte, ma istintivamente il pensiero arrivò alla figlia. Sperava che la sua Rin non vedesse quella scena, confidava nel fatto che Inuyasha non l’avrebbe abbandonata. Chiudendo gli occhi, il signor Bayer attese di morire. 

Con un gesto repentino, il generale Yoro afferrò il collo del signor Bayer e lo issò di peso dalla poltrona, finalmente poteva liberare il suo istinto animale. Le zanne in mostra, gli occhi rossi. Con sguardo affamato, Koga osservò per qualche istante il volto sofferente dell’umano per poi affondare le zanne nella sua gola. Il sangue iniziò a colare dal collo dell’umano, macchiando di rosso il tappeto sottostante. Quando Bayer smise di dimenarsi, ormai privo di vita, il generale gettò via il cadavere, decisamente soddisfatto. 

In quel momento, i suoi sottoposti si avvicinarono al corpo inerme del signor Bayer e, dopo aver strappato la camicia dell’umano, iniziarono a cibarsi delle sue interiora, proprio come dei lupi affamati. 

In quel frangente, la piccola Rin era giunta dinanzi la casa. Ferma sull’uscio della porta d’ingresso, vide il generale lupo uccidere il suo dolce papà. Pietrificata da quella scena crudele, la bambina non riusciva a pensare cosa fare. Sapeva che avrebbe dovuto correre lontano da quel luogo, ma ancora rimaneva lì, a fissare il corpo ormai inerme del genitore che stava venendo sbranato dai lupi.  

Quel suo gesto così avventato, permise ad uno dei sottoposti di Koga di accorgersi della sua presenza. Alzando gli occhi dalla sua preda, Ginta osservò la piccola Rin e si rivolse al suo generale. 

- Capo, c’è una bambina alla porta. - 

Il generale si ripulì la bocca sporca di sangue con la manica della divisa e si avvicinò con calma alla piccola. Giunto dinanzi la bambina, si abbassò alla sua altezza e, con delicatezza, le spostò una ciocca ribelle dietro l’orecchio. 

- Scappa via bimba. - 

Quelle parole fecero sbloccare la piccola Rin che meccanicamente eseguì l’ordine del demone lupo. In preda alla paura, la bambina si avventurò nuovamente nel bosco cercando di raggiungere quell’unica figura che, oltre il suo papà, pensava l’avrebbe protetta. 

Koga osservò quella bambina andar via.  
Presto sul suo volto si dipinse un ghigno malvagio e, camminando nella direzione opposta alla piccola, parlò ai suoi sottoposti.  

- Uccidetela. - 

Intanto, nel bosco attorno alla casa 
Inuyasha stava ancora appollaiato sul ramo di un albero. Il suo animo era inquieto, un pungente odore di sangue era arrivato alle sue narici e ciò non prometteva nulla di buono. Preoccupato, il giovane saltò giù dall’albero e, assicuratosi dell’assenza dei militari, iniziò far strada verso l’abitazione dalla quale era fuggito. 

Quando finalmente raggiunse la casa, non riuscì a credere ai suoi occhi, la massiccia porta in legno che segnava l’ingresso della casa del signor Bayer era spalancata, regalando al mezzo demone uno scenario raccapricciante. La stanza principale era stata completamente messa a soqquadro: i mobili erano stati svuotati dai loro utensili, ora riversati sul pavimento. Le boccette che stavano riposte sulla mensola erano andate distrutte per il violento contatto con il pavimento. Nella parte destra della stanza, occupata dal camino in pietra e le due poltrone, stava steso per terra il corpo senza vita di Bayer. 

Con gambe tremanti il giovane mezzo demone varcò la porta di ingresso. La puzza di sangue e lupo impregnava l’aria, sapeva già che ciò che avrebbe visto non gli sarebbe piaciuto. Quando infatti raggiunse il corpo dell’uomo, Inuyasha represse un conato di vomito. 

Il corpo di Bayer era stato sviscerato. Il suo addome era stato aperto a morsi e privato delle sue interiora. Sul collo dell’uomo era possibile notare gli evidenti segni di una presa salda e di un morso profondo. 

Inuyasha strinse forte i pugni, conficcandosi gli artigli nelle carne. Gocce del suo stesso sangue iniziarono a macchiargli le mani. Sapeva che era tutta colpa sua. L’ennesima persona aveva perso la vita a causa sua. 

I suoi occhi si tinsero di rosso. Inspirò forte l’aria e impresse nella sua mente il fetore che emanava quel corpo. Promise a sé stesso che avrebbe trovato il bastardo che aveva ridotto in quelle condizioni il povero Bayer e gli avrebbe riservato lo stesso trattamento. 

Un urlo straziante lo fece tornare al presente. Quella voce... 

- Rin.... -  

Una lacrima ribelle riuscì ad uscire da quegli occhi che in quei mesi avevano visto fin troppe atrocità. 
Non poteva continuare a mettere in pericolo tutti coloro che cercavano di aiutarlo. Non poteva raggiungere le Alpi Bavaresi e mettere a rischio un’ulteriore famiglia. 

Presa la sua decisione, il mezzo demone recuperò dall’abitazione le cose che potevano tornargli utili e le ripose all’interno della sacca che portava con sé dall’inizio di quel viaggio. Avrebbe vendicato tutti coloro che avevano perso la vita. Avrebbe ucciso Sesshomaru e quel generale lupo che aveva sbranato il signor Bayer e la piccola Rin. 

Mentre il generale lupo rimetteva ordine a Kemberg 
Il colonnello Jaken cercava disperatamente il suo generale. Dopo l’attacco ad Inuyasha, il demone kappa e i suoi compagni d’armi non avevano avuto più notizie riguardo il loro superiore. Poche ore dopo la sparizione del generale, Jaken decise di prendere la situazione in mano. Dopo aver ordinato ai suoi compagni darmi di ergere un piccolo accampamento, partì alla ricerca del generale No Taisho in groppa ad un demone drago. 

- Generale No Taisho... Sesshomaru, mio signore per favore rispondete! Dove siete? - 

Non udendo nessuna risposta, Jaken iniziò a pensare il peggio. Durante lo scontro, il piccolo demone kappa aveva riconosciuto l’arma che il suo generale aveva estratto dal fodero di Inuyasha e non poté far altro di pensare che Sesshomaru fosse stato ucciso da una pallottola di Tessaiga. 
Incerto sulla salute del suo superiore, il demone kappa si apprestò ad atterrare in una piccola radura. Proprio lì, mentre i suoi pensieri logoravano ogni sua speranza, il generale No Taisho fece il suo ritorno.  

- Generale No Taisho! State bene?! Ma, cosa è successo al vostro braccio? - 

Quelle parole infastidirono il generale tanto che, con il braccio sano, raccolse da terra un sassolino e lo lanciò sulla testa del colonnello che di conseguenza perse l’equilibrio. 

- Sta zitto Jaken. - 

In quel momento una folata di vento portò con sé odore di sangue e di lupi. Il pensiero di Sesshomaru volò immediatamente alla piccola bambina che fino a quella mattina era andata a trovarlo. Incuriosito, decise dunque di seguire quell’odore di morte. 

Jaken osservava Sesshomaru perplesso, ma in silenzio, decise di seguire il suo signore. I due, a passo lento, si addentrarono fra la vegetazione bloccando il passo solo una volta raggiunta la loro meta.  

Privo di vita, il corpo della piccola Rin giaceva sul suolo innevato.  

Sesshomaru osservò per bene quella piccola creatura, la sua vista e il suo olfatto non potevano ingannarlo. Sul fragile corpo della bambina erano visibili chiari segni di zanne e l’odore di demone lupo ricopriva la dolce fragranza emanata dalla piccola. 

- Che cosa sarà successo? - 

Incuriosito dalla scena, il colonnello Jaken si avvicinò al corpo della bambina. 

- Sembra proprio che questa ragazzina sia stata uccisa a morsi. Generale Sesshomaru, voi conoscete questo essere umano? - 

Quelle parole, emesse dalla voce gracchiante del colonnello, fecero scuotere il demone cane e strane domande iniziarono a girargli per la mente. Perché la divisione di Koga aveva attaccato una bambina umana? Perché quella fragile creatura non aveva provato a chiedere aiuto in città? Perché stava correndo nella direzione del luogo in cui lui, fino a qualche ora prima, stava riposando? 

Improvvisamente sentì Tenseiga pulsare all’interno del suo cinturone. Spinto da una strana curiosità, prese in mano la sua arma e, finalmente, comprese il significato delle parole del padre. Sorpreso da quello che il potere della pistola gli stava mostrando, osservò i tre spettri dell’aldilà che giravano attorno al corpo inerme di Rin. 

- Perché non sperimentare ora il potere di Tenseiga? - 

Tirato indietro il cane dell’arma e presa la mira, Shessomaru premette la leva di scatto. A quel suo gesto, la pallottola uscì a gran velocità dalla canna dell’arma colpendo in pieno uno degli spiritelli. Il generale ripeté quel gesto tante volte quanto il numero delle creature dell’aldilà che, al contatto con il proiettile, si dissolsero nel nulla. 

Eliminati gli spiriti dell’aldilà, Sesshomaru si avvicinò al corpo di Rin. Dopo essersi inginocchiato, con delicatezza sollevò la bambina dal terreno e rimase stupito quando udì chiaramente il cuore della piccola riprendere a battere. 

- É tornata in vita? -  

Perplesso Jaken osservava quella scena.  
Perché il suo signore aveva salvato la vita di un debole essere umano? 
Non riusciva a darsi una risposta. 

Intanto, lentamente la bambina aprì gli occhi e si ritrovò dinanzi al suo salvatore. 
La piccola Rin sorrise a quella vista, sapeva che poteva fidarsi di quel demone, sapeva che in un modo o in un altro l’avrebbe salvata. 

Dopo aver aiutato la bambina a rimettersi in piedi, Sesshomaru assunse nuovamente una posizione eretta. 
Cosa ne avrebbe fatto di quella bambina adesso?  

Se Koga o la sua divisione avessero scoperto del suo gesto, avrebbe avuto delle seccanti questioni da risolvere con il Führer. Di contro, se avesse lasciato da sola quella bambina, probabilmente sarebbe stata nuovamente picchiata e, sicuramente, avrebbe sprecato quella seconda possibilità che lui stesso gli stava offrendo.  

L’immagine di pochi attimi prima apparve nuovamente nella sua mente e parlò prima ancora di riflettere. 

- Jaken, occupati di lei. Quando torneremo all’accampamento devi assicurarti che non si cacci nei guai, dovrà rimanere nascosta. - 

Jaken osservò sconvolto il suo superiore.  
Il suo signore si stava preoccupando delle sorti di quella bambina? Perché voleva portarla con sé? 

- Ma mio giovane generale, non possiamo portarla con noi. I demoni ne percepirebbero l’odore. - 

La piccola, fino ad allora rimasta in disparte ad osservare i due, sorrise a quelle parole, lei aveva un asso nella manica. Restando in silenzio, controlla la tasca del suo vestitino color salmone, o almeno di ciò che ne rimaneva, ed estrasse una piccola boccettina. Prendendo tra le mani le estremità dello spago avvolto nella boccetta, se lo portò al collo e lo legò forte. Quel piccolo miscuglio preparato dal suo papà l’avrebbe protetta, ne era certa. 

Sentendosi osservata, Rin alzò lo sguardo verso il grande demone che aveva davanti. Sesshomaru la scrutava attentamente.  

- Cosa porti al collo? - 

La piccola gli sorrise, dopodiché gli rivolse per la prima volta la parola. 

- É un dono del mio papà. Se il mio odore è un problema per voi, questo amuleto lo nasconderà. - 

Il generale osservò per qualche altro secondo la bambina, dopodiché iniziò ad incamminarsi.  
Portare la piccola Rin con sé, nel suo accampamento, non era una scelta saggia, ma quella piccola aveva attirato il suo interesse. Voleva osservarla, studiarla e, forse, avrebbe potuto anche dargli una mano. Quello strano miscuglio che la bambina portava al collo era abbastanza ingegnoso. Era certo che Inuyasha fosse diretto a Kemberg. Avrebbe scommesso sulla sua stessa vita che il fratello avesse raggiunto la città proprio per quel particolare oggetto. Era certo che la bambina fosse entrata in contatto con il mezzo demone. Quasi sorrise soddisfatto. Avrebbe guadagnato la fiducia di Rin, l’avrebbe protetta per poi, al momento giusto, sfruttare la sua presenza a suo favore. Quella bambina sarebbe stata l’esca perfetta per attirare il mezzo demone dritto fra le sue fauci. 

 


 

FrancyT: 

Ciau! Eccomi tornata con un nuovo aggiornamento, che dire... 
Sono già pronta a sentirmi dire quanto io sia stata, nuovamente, crudele ^^” 
In ogni caso, prima di parlare del capitolo, vorrei ringraziare Jeremymarsh. Il tuo ultimo commento mi ha ricordato una cosa fondamentale: quando si scrive lo si fa innanzitutto per noi stessi. Queste semplici parole mi hanno tirato fuori dalle paranoie. In fondo la storia è mia e se non piace alla gente, me ne farò una ragione. Scrivo per divertimento alla fine .-. 
Grazie davvero, mi serviva sentirmi dire ciò. 

Ora però torniamo alle cose serie! 
Questo capitolo è il più lungo che io abbia scritto. Inizialmente volevo dividerlo, per la precisione dopo lo scontro tra i due fratelli, ma alla fine ho ritenuto più corretto lasciarlo per intero. 
Come ogni mio aggiornamento, adesso procediamo per punti! 

1. Scrivere di un personaggio come Sesshomaru non è stato semplice. Per quanto lo adori, non credo affatto di essere riuscita a renderlo simile all’anime. Ma va beh! Penso inoltre che sia palese il riferimento agli episodi dell’anime da cui ho scopiazzato qualche battuta e qualche evento. Lo scontro tra Sesshomaru e Inuyasha è ripreso dai primi episodi (Per intenderci, quando Sesshomaru cerca il fratello per ottenere Tessaiga). Mentre l’incontro con Rin, beh... C’è bisogno di dirlo? Ho praticamente copiato paro paro l’episodio, cambiando qualcosina .-. Spero comunque apprezziate la mia scelta di lasciare Rin bambina all’interno della mia storiella. Ammetto che nell’anime ho molto apprezzato la crescita del personaggio di Sesshomaru, di cui Rin ha avuto un suo ruolo, quindi mi piaceva provare a trattare ciò. Vedremo poi insieme se riuscirò a scrivere qualcosa di decente dai.
2. Ammetto che non credo affatto che Inuyasha avrebbe mai lasciato Miroku indietro, senza neanche accertarsi delle sue condizioni. Però una parte di me mi ha ricordato che, nella mia storiella, Inuyasha ha vissuto una vita più tranquilla rispetto all’anime (almeno, fino a prima della notte dei cristalli .-.) quindi penso che le morti avvenute in precedenza l’abbiano turbato molto. Di conseguenza, una persona già turbata, tornerebbe davvero indietro per accertarsi delle condizioni di qualcun’altro? Per quanto risulti una scelta da “codardo”, penso che quando si va letteralmente nel panico, quella di scappare è la scelta in cui ci rifuggiamo in molti, ma magari sarà solo un mio pensiero. A proposito di animo tormentato... Abbiamo, finalmente, la prima notte di luna nuova(beh.. La descrizione ovviamente). Che dire ragazzi miei. A questo punto credo che ci stia il crollo emotivo di Inuyasha, no? Come potrebbe non sentirsi in colpa?
3. Vi ricordo che Inuyasha non ha mai seriamente combattuto nella mia storiella, quindi credo che il fatto che Sesshomaru sia riuscito a ferirlo sia una cosa un po’ logica (poi va beh, alla fine grazie al suo sangue demoniaco è riuscito a guarire velocemente). Sesshomaru è abituato a combattere, Inuyasha no. Eppure il mezzo demone ha provato a tenergli testa, principalmente scappando. Cos’altro dire al riguardo? Si, proprio per questo stesso motivo credo che Inuyasha abbia paura nel tenere in mano una pistola. A lui non è mai importato nulla di questo genere di argomento ed inoltre, immagino che Toga non insegni ad un bambino di cinque anni a maneggiare una pistola, no? Inoltre, diciamolo chiaramente, Inuyasha è riuscito a colpire Sesshomaru solo perché quest’ultimo, trasformandosi, ha praticamente agevolato il fratello a centrare l’obbiettivo. 
4. Per quanto riguarda la parte con Sesshomaru ferito... Scommetto che in molti si saranno chiesti: “Ma se Sesshomaru era vicino a Kemberg, come ha fatto a non rendersi conto della presenza di Inuyasha?”. Bhe! La mia mente ha pensato che attualmente Sesshomaru si stia concentrando principalmente per aumentare il processo di guarigione. Ingenuamente, penso che non ci faccia molto caso proprio per questo motivo. Inoltre nell’abitazione, nella soffitta in particolare, il signor Bayer ricorda a Inuyasha che lì la sua presenza sarà occultata. In breve, così come nell’abitazione di Aaron, la soffitta del signor Bayer ha uno strambo meccanismo che nasconde l’odore e la presenza di un determinato individuo. Ho dovuto giocare di fantasia, mi spiace. 
5. Rin... La piccola Rin mi ha molto confuso. Trovavo il suo atteggiamento forzato, però poi ho pensato... Se il signor Bayer aiuta i mezzo demoni, è perché li considera semplicemente come esseri viventi e non come “razza inferiore”, no? Quindi, un uomo che fa queste azioni, non insegna alla propria figlia che bisogna aiutare tutti coloro che ne hanno bisogno, a prescindere dalla loro razza di appartenenza? Di conseguenza, una bambina cresciuta con questi insegnamenti, farà di tutto per aiutare un demone in difficoltà, no?  
6. Approfitto di questo spazio anche per dire due parole sulla questione “soldati umani”. Visto le evidenti differenze tra umani e demoni, penso che sia un po’ palese quale sia la fine che faranno i militari umani durante il conflitto mondiale. Inoltre non considero gli umani stupidi. Sono consapevoli della fine che faranno, quindi, visto che non possono sfogare la propria frustrazione contro i propri superiori, perché non prendersela con dei poveri cittadini che non possono neanche ribellarsi?  
7. Bhe... Arriviamo a Koga... Avevo un po’ di paura a presentarvelo così. Ma ammetto, almeno per questa parte, di aver preso come riferimento la prima apparizione di Koga, prima che lui incontrasse Kagome per intenderci. Chissà se il mio Koga rimarrà così crudele o se magari si rivelerà una persona diversa. Vedremo! 
8. Una parte di me non ha mai compreso a pieno perché, nell’anime, Sesshomaru abbia salvato Rin. Ho rivisto l’episodio proprio per scrivere la scena, ma continuo ad avere sempre qualche dubbio. In ogni caso, anche nella mia storiella la salva. Mh.. Una parte di lui considera anche “ingiusto” che la divisione di Koga l’abbia uccisa, non ne trova il motivo ecco. Ma va bhe! Sesshomaru, dunque, sperimenta finalmente Tenseiga, quell’arma che tanto detesta (ma che tiene al suo fianco perché è un regalo del suo adorato papà XD) e decide di sfruttare la piccola Rin per provare a catturare il fratello. Bhe... Sfrutterà davvero la piccola Rin per uccidere Inuyasha? 

Concludo questo mio monologo con il ringraziare sempre tutti coloro che leggono e commentano questa mia storiella. Mi scuso sempre per eventuali errori sparsi qua e là nel capitolo e vi dico già da adesso che per il prossimo aggiornamento dovrete aspettare quasi due settimane! 
Alla prossima! 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: FrancyT