“Arms wide open with the sea as his floor
Oh, power, oh
He's flying
Whole
High, wide, oh”
 [Given To Fly – Pearl Jam]

L’uomo ha sempre combattuto contro la forza di gravità.

Mongolfiere, dirigibili, aerei, razzi slanciati verso il cielo; ma anche biciclette, automobili, navi... l’umanità è sempre in corsa, in bilico, viaggia su superfici fragili cercando di non cadere o affondare. È un’eterna lotta contro quella forza che attira tutti verso il basso, una lotta per prendere velocità, spiegare le ali e spiccare il volo.

Hinata sa che in ogni sport la gravità è un nemico, prima di essere un alleato. Così come ha sempre saputo che per lui, basso com’è, è un nemico ancora più grande e imponente, ancor più di Kageyama.

Kageyama stacca appena i piedi da terra ed è già oltre la rete. Sembra quasi non metterci forza, quando spinge le suole verso il pavimento e li rilascia con uno squittio di scarpe da pallavolo. È un gesto automatico a cui può anche non pensare, concentrato sulla palla. Hinata questa leggerezza non se la può mai permettere, perché per lui la gravità, anche se è così piccolo, è un arpione al centro della pancia che lo trascina in basso. Lui deve saltare con tutta la forza delle proprie gambe per vincerla e librarsi in alto, a un’altezza che è il doppio della sua e gli dà quasi le vertigini.

Prima ancora di poter battere i suoi avversari, Hinata deve battere quella spinta invisibile di cui ha preso davvero coscienza solo da poco.

Ultimamente, però, è riuscito anche a metterla in prospettiva.

Non è mai stato una cima, a scuola, ma l’unico compito di fisica in cui abbia preso un voto abbastanza alto da meritarsi addirittura i complimenti della sensei è stato proprio quello sulla gravità. Tutto perché, per una volta, è riuscito a memorizzare formule e numeri senza doverci sbattere la testa per notti intere.

9,81. Accelerazione di gravità. Hinata se l’è tatuato dietro le palpebre.

Sono  quelle tre cifre, a contrastare i suoi salti. Sono quelle tre cifre, che deve superare ogni singola volta che stacca i piedi da terra sul campo da pallavolo.

Ciò che l’ha stupito di più è che devono combatterci anche tutti gli altri: era una costante, la gravità, uguale per ogni essere vivente e non. Per questo, in fondo, un po’ gli piace. Gli sembra che ripristini un equilibrio, tentando di portare tutti allo stesso livello.

Hinata, mentre studia e scarabocchia calcoli ai margini dei problemi di fisica, si sente leggero, ancor più leggero del solito. Più si sale, più la forza esercitata diminuisce, legge assorto. Non vale per solo qualche metro, certo, quella variazione non sarebbe percettibile nemmeno ai più sensibili strumenti di rilevazione.

Però, nei fatti, diminuisce. Più in alto salta e meno la Terra tenta di riportarlo a sé. Più diventa leggero. Quindi deve saltare più in alto, ancora più in alto – deve volare.

Sa di pensare in modo infantile.

Sa che, se solo Tsukki scoprisse quei suoi pensieri tutt’altro che scientifici, riderebbe di gusto e gli darebbe della capra. Sa che Kageyama alzerebbe le spalle in modo quasi compassionevole, nel sentirli, perché lui è un prodigio e alla gravità deve pensarci solo quando imprime la traiettoria delle sue veloci. Sa che il resto della squadra ne rimarrebbe magari intenerito: si immagina Sugawara che sorride comprensivo, Daichi e Asahi che ridacchiano senza malizia al più piccolo della squadra, Takeda che si esalta e inventa con Nishinoya qualche nuovo slogan sulla gravità da scarabocchiare sulle magliette... forse solo Yamaguchi, che vede quella forza affondargli ogni battuta flottante contro la rete, potrebbe capirlo un almeno po’.

Poi passerebbero tutti oltre, lasciandolo credere di poter sfruttare le leggi della fisica a suo vantaggio, visto che, in fin dei conti, non ne ha nessun altro.

Ma a Hinata non importa se è fisica, scienza o pura illusione.

Da quel momento, durante gli allenamenti, sente la gravità e la combatte attivamente. Quando è in aria, immagina che si affievolisca e lo renda leggero, inafferrabile. Come se potesse vincerla del tutto e volare davvero.

9,81 è solo un altro limite, come quello della rete.

9,81 è solo un altro ostacolo da saltare.

E Hinata sa saltare.

Prende la rincorsa, concentra tutto il peso sui piedi, carica le gambe come se volesse spingere via l’intera Terra e vola.

In quel singolo istante, è come se per lui la gravità non esistesse nemmeno.