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Autore: Jeremymarsh    19/02/2022    8 recensioni
Da che ha memoria, Inuyasha ha sempre odiato il novilunio e il sentirsi inutile. Ma durante una buia e solitaria notte ricorda con chiarezza ciò che una volta Kagome gli aveva detto riguardo le proprie debolezze e i diversi modi di percepirle.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ricordi di una notte di luna nuova

 

Inuyasha sentì la sua parte demoniaca sparire gradualmente non appena il sole svanì dietro la collina. Il cielo si scuriva e anche i suoi capelli diventavano color dell’ebano e più indomabili di prima, sempre estremamente lunghi. Si lasciarono governare dal vento mentre le morbide orecchie canine scendevano ai lati della testa, le zanne si ritraevano e gli artigli diventavano semplici unghie umane.

Il mezzo demone ora diventato umano allacciò le braccia dietro la testa e si appoggiò al tronco dell’albero dove aveva cercato rifugio per la durata di quel novilunio, proprio come aveva fatto molte altre volte da quando la madre era scomparsa. Era saltato su uno di quelli più alti della foresta che ora portava il suo nome prima che il giorno portasse via con sé i suoi poteri e si era sistemato il più comodamente possibile.

Così come aveva fatto tante altre notti, cercò di nascondersi da qualsiasi pericolo che non potesse essere percepito dai suoi sensi umani – come un codardo, sbuffò tra sé e sé – ma, a differenza di altre volte, quell’albero non era l’unico rifugio a sua disposizione.

Inuyasha sapeva molto bene che, se avesse voluto, avrebbe potuto raggiungere Sango e Miroku nella loro capanna. Infatti, il monaco era stato molto sorpreso quando Inuyasha aveva dichiarato che non avrebbe cercato la loro compagnia in quelle ore. Le gemelle erano capaci di rompergli i timpani anche durante le sue notti sorde, e Sango, da quando si era scoperta di nuovo incinta, sembrava addirittura più pericolosa. Aveva deciso che era meglio starsene da soli ogni tanto.

Certo, sarebbe potuto rimanere da Kaede, ma non gli andava di essere vittima del chiacchiericcio costante di Rin o delle prese in giro di Shippo mentre la vecchia gli lanciava sguardi penetranti.

Quella notte, per la prima volta dal giorno in cui una sacerdotessa del futuro lo aveva liberato dal sigillo che lo aveva legato al Goshinboku, Inuyasha si sentì solo al mondo.

Volse il capo all’indietro e sospirò; chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi sui suoi sensi, non importa quanto deboli. Sospirò ancora quando si rese conto che non serviva a nulla: poteva a stento sentire il cinguettare di alcun uccelli ad un paio di alberi di distanza.

Era inutile.

Debole.

Inuyasha si sentiva debole.

Una parola, un sentimento che lo riportò indietro a una notte di luna nuova di quasi tre anni prima.

 

***

 

Inuyasha sbuffò mentre si sedeva a gambe incrociate sull’erba umida. Infilò le mani nella veste del topo di fuoco e appoggiò Tessaiga – ora completamente inutile a parte per il fodero – alla spalla sinistra.

Il gruppo aveva cercato rifugio in una vecchia capanna abbandonata in una radura ugualmente desolata e quando Inuyasha aveva affermato di aver bisogno di aria pulita, Kagome lo aveva seguito con tenacia perché non poteva permettersi di restare da solo in queste scure ore.

Si era lamentato, aveva messo il broncio e poi alzato il naso in aria insolentemente.

“Quando la smetterai di comportarti come un bambino capriccioso?” gli chiese Kagome osservando divertita le sue buffonate.

“Il giorno in cui smetterai di trattarmi come se fossi completamente inutile in queste situazioni,” ribatté lui. “Chi credete che sia il debole? Io no di certo!” sottolineò alzando la voce, pur sapendo che era una bugia. “Mi state tutti addosso come se foste il mio cane da guardia! So badare a me stesso benissimo; l'ho fatto per tutta la vita!”

“L'unico cagnaccio qui sei tu, stupido!” una voce infantile li raggiunse dall'interno della capanna e Inuyasha ringhiò contro il cucciolo di volpe fastidioso, per quanto potesse in quella forma. Fece per alzarsi e andargli dietro – avrebbe potuto battere quel moccioso anche da umano, non ci sarebbe voluto molto – ma Kagome lo fermò con una mano sul bicipite e gli lanciò uno sguardo penetrante.

“Shippo, vuoi lasciare solo Inuyasha? Se non ti comporti bene, la prossima volta che torno dal mio mondo non ti porto i lecca-lecca che tanto ti piacciono,” disse alzando un po' la voce per assicurarsi che il cucciolo la sentisse.

Si sentì un grido dopo la sua affermazione e un “Cosa? Nooo, Kagome!”

La giovane sacerdotessa sorrise poi riportò la sua attenzione su Inuyasha.

“Vedi? Si ottiene tanto anche senza ricorrere alla violenza,” ammiccò.

“Keh,” rispose lui infilando di nuovo le mani nelle larghe maniche della veste.

“Solo perché una volta al mese siamo noi a proteggerti e non il contrario, non significa che ti consideriamo debole, Inuyasha,” mormorò dolcemente. “Ci sono molti tipi di forza; a volte essere forti significa anche permettere agli altri di proteggerci.” Si avvicinò ancora di più e appoggiò la testa sulla sua spalla in un gesto molto audace. “Proprio come faccio io ogni giorno. Tu mi proteggi e ogni tanto voglio restituirti il favore.”

Le guance si Inuyasha divennero improvvisamente rosse e lui cominciò a grattarsi nervosamente la nuca. “Keh, stupida. Non mi devi alcun favore.”

“Lo so, ma voglio comunque proteggerti. Neanche io sono così debole,” continuò accoccolandosi di più contro di lui. “A volte ciò che pensiamo sia la nostra debolezza è in realtà uno dei nostri punti di forza. Dici che ti facciamo sentire inutile in queste notti, ma hai mai pensato che avere amici che sono disposti a difenderti, essere amati in questo modo, è in realtà la tua più grande forza?”

Il mezzo demone sbuffò leggermente per non darle ragione, ma continuò a concentrarsi sul suono della sua voce e la guardò, sperando segretamente che lei si avvicinasse ancora di più, anche se significava abbracciarla e lasciare che il suo calore lo avvolgesse, buttare via la maschera.

“Avrei detto tu fossi debole se avessi rifiutato di lasciarti proteggere da noi,” Kagome concluse rabbrividendo.

“Che gran mucchio di sciocchezze stai dicendo, stupida,” rispose lui, togliendosi la veste e poggiandogliela sulle spalle. “Piuttosto che parlare avresti dovuto coprirti un po' di più se volevi stare qui fuori tutta la notte,” la rimproverò, ma segretamente contento di poterle essere d'aiuto anche in questa forma.

“Hai ragione,” concordò Kagome e quando lei lo sfiorò ancora, lui istintivamente le avvolse un braccio intorno alla spalla e la portò più vicino a sé, quanto più vicino avrebbe osato. “Meno male che sei qui con me, Inuyasha.”

 

***

 

Inuyasha sospirò per l'ennesima volta da quando il pozzo si era chiuso lasciando Kagome nella sua epoca moderna e aprì gli occhi. Il cielo ero troppo scuro perché potesse distinguere qualcosa.

Mentre le ore passavano e lui rimaneva su quegli alti rami, il mezzo demone pensava a come, se durante un novilunio gli fosse successo qualcosa perché non aveva permesso ai suoi amici di proteggerlo, non avrebbe più avuto la possibilità di sopravvivere per i prossimi cinquecento anni e rivedere quel sorriso.

Non lontano da lui, ai margini della foresta, qualcun altro aveva assunto il ruolo di protettore del villaggio per quella notte. Nessuno avrebbe percepito la sua aura, non il mezzo demone che aveva cambiato la sua né il monaco che era troppo impegnato in altre attività con sua moglie, e quindi non avrebbe avuto bisogno di fornire spiegazioni – non che lo avrebbe fatto se gliele avessero chieste.

Il suo servitore era stato zittito non appena aveva osato porgere una domanda inutile e ora Sesshomaru guardava l'orizzonte ripensando agli eventi degli ultimi anni e alle scuse che non reggevano più.

Si concentrò per un attimo sull'aura di una giovane e vivace bambina e quando fu sicuro che fosse al sicuro e addormentata, si spostò su quella del fratellastro che, invece, sarebbe rimasto sveglio fino all'alba.

Sesshomaru prese posto contro il tronco di un albero robusto, pronto ad aspettare che i primi raggi di luce di un nuovo giorno colpissero il villaggio che un tempo aveva ospitato una sfera portatrice di tanto dolore e, inspiegabilmente, gioia.

 

***

 

Kagome si rigirò sul futon e, appoggiando il mento su una mano, guardò stupita la figura del marito cambiare con l’arrivo dell’alba. I lunghi capelli tornarono a essere di un argento scintillante, le orecchie ora non più umane ma canine si agitavano sulla cima della sua testa, le unghie divennero più lunghe ed affilate. Le palpebre erano ancora calate, ma Kagome sapeva che se le avesse alzate, lei si sarebbe persa nelle pozze dorate nascoste dietro di esse. Inuyasha diceva che l’oro del suo sguardo lo faceva sembrare ancora più inquietante – chi vorrebbe mai degli occhi che brillano al buio? – eppure, era una delle cose che Kagome più amava di lui, e lei amava molte cose di Inuyasha.

Si avvicinò a lui, tracciò con un’unghia il suo braccio nudo fino alla sua mano e intrecciò le loro dita. Per un po' giocò con loro, finché il mezzo demone non smise di fingere di dormire e, girandosi anch'egli su un fianco, si trovò faccia a faccia con la moglie.

“Buongiorno,” mormorò prima di portare la sua mano sottile alle labbra e tempestarla di baci.

“Buongiorno, koibito,” ridacchiò lei. “Dormito bene?”

“Uh-uh,” mormorò lui distrattamente, baciando ora la morbida pelle chiara del suo avambraccio.

“Pensi ancora di essere inutile nelle notti di luna nuova?” gli chiese suggestivamente.

Era la prima notte umana che avevano passato insieme da quando era tornata da lui e la prima che avevano passato come marito e moglie. Kagome gli aveva mostrato che c'erano molti modi per sfruttare questa sua “debolezza” e lui l'aveva assecondata con entusiasmo.

Sollevò i caldi occhi dorati verso quelli di lei che brillavano di malizia, poi un sorriso si allargò sul suo viso e la spinse contro di sé per reclamare le sue labbra. “Diciamo che farò in modo di approfittare di certe cose d'ora in poi,” ammiccò. “D'altra parte, qualcuno una volta mi ha detto che certe debolezze non sono sempre una brutta cosa.”

 

 

 


N/A: Salve a tutti! Ogni tanto mi ricordo delle tante One-shot che accumulo ma non pubblico, quindi ho rispolverato e rivisto una di quelle più vecchie. Spero possa piacervi e di leggervi nei commenti. 

Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2023 del forum Ferisce la penna.

Un abbraccio e a presto ❤. 

   
 
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