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Autore: Subutai Khan    22/02/2022    0 recensioni
Durante il primo anno di frequentazione della Kibougamine, a Leon Kuwata e Mondo Oowada viene un'idea malsana.
Questi sono i suoi risultati.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Byakuya Togami, Celestia Ludenberg, Junko Enoshima, Kyouko Kirigiri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ma… ma che cazzo?

Mi stropiccio gli occhi, incredula.

La quasi totalità della classe 78 si trova in questo momento sul marciapiede antistante l’ingresso principale della Kibougamine. Mancano giusto Hagakure, che al solito si è cagato in mano al solo cenno della parola mistero, e Fukawa che ha addotto una patetica scusa per non esserci. Piscialetto che non sono altro. Persino Yamada… non so se rendo bene l’idea, Yamada, è qui ed è testimone di questo avvenimento a dir poco bizzarro.

E che cosa ci sarà mai di così bizzarro qua fuori?

Oh, niente di serio. Solo un taxi guidato da un tizio con la faccia mezza putrefatta.

Come ti sei infilata in ‘sto casino, Celestia? Chi te l’ha fatto fare, si può sapere?

Ridi cretina, che la mamma ha fatto gli gnocchi. La risposta all’ultima domanda è assai semplice: tu. Sei stata tu stessa.

Riavvolgiamo di qualche giorno.

Al termine delle lezioni sei uscita dalla classe preparandoti al tuo usuale pomeriggio: un giro per le bettole più malfamate della città a spennare yakuza e malavitosi vari. Ti annoi facilmente, troppo facilmente. Mentre camminavi verso camera tua ti è capitato di sentire Kuwata e Oowada che parlavano di qualcosa di strano in merito a un taxi fantasma, o qualche stupidata del genere.

Ovviamente li hai ignorati. Purtroppo la cosa non è stata reciproca: “Ehi, Ludenberg! Hai un secondo? Vorremmo chiederti una cosa.”

“A dire il vero sarei di fretta, scimmione. Ma se non mi fai sprecare troppo tempo sarò misericordiosa e ti starò ad ascoltare.”

“Sarò rapidissimo. Io e Leon stiamo battibeccando sulla leggenda metropolitana del Tassametro Infernale. Conosci?”

“...no e non vedo perché dovrei.”

“Si narra che nelle fredde notti buie, se svolgi misteriosi riti di empietà, gli avi si raduneranno ed invocheranno per te questo tremendo taxi che farebbe impazzire chiunque ci salga sopra.”

Hai faticato non poco a non scoppiargli a ridere in faccia. Come si può credere a vaccate del genere a quasi vent’anni, santo cielo. Devi veramente avere un QI pari a quello di uno sgabello scassato da secoli: “È questa la cosa di cui volevi parlarmi? Questa perdita di tempo?”

“Oh su, non definirla così. Sembra figo. E volevamo provare a farlo apparire. Ti va di darci una mano, magari?”

“...lo dico sempre che i brownies di Hagakure sono deleteri, sempre. Se poi il materiale di partenza è già scadente di suo, apriti cielo.”

“Avanti Celes, buttati. Partecipa con noi a questa mirabolante avventura!”

“Col rischio di farmi mangiare l’anima da qualche demone, ammesso e non concesso che simili fantasticherie esistano davvero? No grazie, passo.”

Stavi per andartene quando…

“Celestia Ludenberg, scommettiamo.”

Aaaaaaaaaaah, la parolina magica. È stata quella a fregarti, lo sai. Dovresti farti chiamare Celestia Pavlov, altroché.

Per farla molto breve è andata così: quei due mi hanno tirata dentro mio malgrado e, non saprei assolutamente spiegare come, sono pian piano riusciti a coinvolgere un po’ tutti gli altri membri della classe.

Ovviamente, e per fortuna aggiungerei, un paio di elementi erano a dir poco scettici sulla buona riuscita di tutto ciò. Mi riferisco principalmente a me medesima, a Kirigiri e a Togami. Ma Kuwata e Oowada, che in quanto iniziatori del tutto si erano presi la posizione di leader, hanno incredibilmente dimostrato di non essere intelligenti come due scarponi e hanno saputo premere i tasti giusti per convincerli. Nel caso di lui è bastato far leva sul suo ego che non fa solo prefettura, fa direttamente nazione e sfidarlo dicendogli che esisteva una cosa che un Togami non era in grado di fare; con lei l’hanno messa giù dal lato se non ci provi neanche non hai prove per sostenere che il paranormale è fuffa e sono riusciti a metterla nel sacco. Per modo di dire, quella è troppo furba, ma diciamo che si è lasciata volontariamente abbindolare.

Nel corso di un paio di settimane abbiamo fatto tutti i passi necessari secondo la leggenda metropolitana. Non perderò tempo a elencarli, dirò solo che in confronto avrei preferito girare per la scuola con un costume da coniglio e farmi chiamare Frank.

E ora siamo qui, di fronte al risultato dei nostri sforzi.

Serpeggia paura e indecisione fra tutti noi, con uno o due che invece sono impegnati a festeggiare coi pugni per aria e l’aspetto trionfante: “Vedete, miscredenti che non siete altro? Lo vedete o no che io e Mondo avevamo ragione?”

Nessuno gli risponde, non gli vogliamo concedere questa soddisfazione.

Il tizio dalla faccia putrefatta si affaccia dal finestrino: “Scusate, gentili clienti. Visto che mi avete chiamato io mi considero ufficialmente assunto per scarrozzarvi dove volete, e in quanto assunto ho fatto partire il tassametro. Consiglio da amico: non volete che la cifra finale sia troppo alta.” Certo che non vogliamo, signor Tassametro Infernale. Che nome del cazzo.

Noto ora che il marciapiede è moderatamente trafficato, ma nessuno degli altri passanti pare notare nulla di anormale. Insomma, un uomo (o qualunque cosa sia) con una faccia del genere non passa esattamente inosservato. A meno che…

A meno che il nostro procedere con i giusti step lo abbia reso visibile solo ai nostri occhi da fortunelli. Gran bella storia.

Cominciamo a discutere su chi deve prendersi la briga di salire su quella malnata macchina. Nessuno è entusiasta all’idea e non mi sento di criticarli, sono la prima a non voler assolutamente metterci piede. Ho perso la mia scommessa e sono abbastanza scornata così, voglia di finire all’inferno non ne ho molta.

E invece…

“Tu, con i codini. Sei la mia cliente. Monta.”

Eh? Serio?

Io?

Aiuto.

“P-Perché io?”

“Perché questo è un taxi per una persona sola. Una persona che non tornerà com’era partita.”

…mi sta dicendo che è un viaggio di sola andata? Mi devo pisciare addosso qui o come ultimo sgarbo gli macchio il sedile?

“Sì, ma non hai risposto alla sua domanda. Perché lei?” si intromette Kirigiri, al solito desiderosa di risposte concrete e non di proclami filosofici basati sull’aria fritta.

“Non è cosa che ti riguardi, detective della domenica. Ho avuto bisogno di un attimo per studiarvi e, una volta fatto, ho capito che questa corsa è sua.”

“Come fai a sapere che sono una detective?”

“Lo so e basta, non farti domande a cui non risponderò. Allora, cara la mia nobildonna europea. Vogliamo andare?”

Cerco di non dare a vedere il fatto che abbia cominciato a tremare. Ora mi sto spaventando sul serio.

“V-Va bene…” riesco a balbettare. Poco prima che salga, sento una mano sulla mia spalla. Mi volto e mi trovo davanti Naegi, il quale sorride in maniera a dir poco stridente con il mio attuale stato d’animo: “Tornerai, Celes-san. Non avere timore.”

“Grazie dell’incoraggiamento, ma non lo puoi dire con certezza.”

“Immagino di no. Lasciami comunque il mio ruolo di ottimista per antonomasia.”

Spero tu abbia ragione. Lo spero ardentemente.

Vado.

CLACK.

Sono a bordo.

Bene Celestia, è stato bello. Hai vissuto poco ma ti sei tolta le tue soddisfazioni, alla fine. Hai vinto sui tavoli da gioco più rinomati e pericolosi del paese e ne sei uscita intera. Difficilmente succederà lo stesso qui, anche se morire su un taxi demoniaco è almeno un modo peculiare di andarsene.

“Destinazione?”

"Mi chiedi la destinazione? Mi sembravi abbastanza deciso prima, come mai questo cambio di approccio?"

“Scherzavo, mi piace solo fare le domande di rito. Allacciati la virtuale cintura di sicurezza, si parte.”

Ingrana la marcia e si avvia.

Ok. Adesso mi viene da chiedermi cosa mi succederà. A una parte della macchina spunterà una bocca e verrò mangiata viva? Mi bruceranno con una fiammata? Mi faranno a pezzi con un’accetta arrugginita?

“Cazzo. Sei veramente una regina del melodramma, te l’ha mai detto nessuno?”

Non… non è il tassista. Sbircio verso il sedile anteriore e se ne sta lì a guidare, tranquillo.

“Prova a girarti a sinistra, genialoide.”

Lo faccio.

E chi mi trovo davanti?

Sono io. Ma senza codini e vestita in maniera molto più casual del mio solito.

“Ciao, Celes. Sono Taeko.”

Oh.

…avrei dovuto riconoscerti dalla voce, in effetti. È assolutamente vero che una persona sente la propria voce diversamente da com’è davvero.

“Io… io non me lo aspettavo.”

“E cosa ti aspettavi? Bestie di Satana che ti avrebbero leccata ovunque prima di divorarti? Suvvia, qua non siamo avvezzi a simili stronzate. Anche il nome della leggenda metropolitana, Tassametro Infernale, oltre a far cagare a spruzzo è del tutto fuori luogo.”

“Eh, però l’aspetto del mio chaffeur non è proprio rassicurante.”

“L’hanno disegnato così, poraccio. Mi fa una pena.”

“Non assomiglia per nulla a Jessica Rabbit.”

“Ma vive lo stesso dilemma.”

“Sì, va bene, chissenefrega dell’autista. Perché stiamo avendo questa chiacchierata, esattamente?”

“Lo sai perché, Celes. E ti chiamerò così solo per distinguerci. Dimmi, non ti sei ancora stancata di questa ridicola pagliacciata?”

“Quale ridicola pagliacciata?”

“Senti, non farmi perdere tempo. Considera questo taxi una sorta di studio psicologico soprannaturale e chiediti perché sei sdraiata sul lettino del paziente, poi risponditi e datti della cretina come meriti.”

“Cavolo, so essere davvero offensiva se mi ci metto.”

“Sei forse la migliore sul campo, o comunque una delle migliori. Ora basta troiate. Sono qui per darti l’alzaculo che non ti è ancora stato dato e che invece dovrebbe essere marchiato a fuoco sulle tue chiappe flaccide. Piantala di fingerti ciò che non sei, non ti fa bene.”

“Che cosa stai dicendo? Io sono…”

“...Taeko Yasuhiro, bugiarda di merda. Sei Taeko Yasuhiro. Finiscila, cristo! Finiscila di raccontare in giro la fregnaccia della figlia del compositore tedesco, o quel cazzo che è. Sei nata a Utsunomiya, ti rimpinzeresti di gyoza da mattina a sera e non hai una singola goccia di sangue nobile nelle tue vene. Non c’è nulla di cui vergognarsi in tutto ciò, renditene conto una buona volta.”

“Tu stai distorcendo le cose, se davvero sei una mia rappresentazione. Io non VOGLIO essere Taeko Yasuhiro. Quella ragazza è così anonima, così superflua, così comune da disgustarmi nel profondo. Non posso, non posso, non posso essere lei. Devo distinguermi, devo darmi un tono, devo elevarmi sopra la marmaglia. Ne va della mia stessa esistenza.”

“Puttanate, nient’altro che puttanate. Fammi capire: secondo te, se non ti fossi creata l’alter ego di Celestia, il nome di Taeko Yasuhiro non sarebbe diventato leggendario nei circoli del gioco d’azzardo? Non saresti forse assurta a divinità del poker, incapace di perdere? E cosa sarebbe cambiato rispetto ad adesso? Te lo dico io, un bel cazzo di nulla. Non nella sostanza. Avresti avuto la notorietà che bramavi allo stesso identico modo, solo non passando per qualcuno che non sei. Ti hanno invitata alla Kibougamine non perché cercavano una persona dal nome sgargiante, ma per le tue capacità. E quelle non sarebbero cambiate di una virgola, Taeko o Celestia che fosse.”

“Non è così semplice e lo sai! Io… io devo…”

“Dire la verità ai tuoi compagni, ecco cosa devi fare.”

“Eh?”

“A Naegi, a Kirigiri, a Maizono, ad Asahina, a Yamada. A tutti loro. Meritano di conoscere la vera te e in cuor tuo sai che non smetteranno di essere tuoi amici, nonostante tutto.”

“Non sono miei amici!”

“Sì, certo. Così come i codini che indossi sono fatti dei tuoi capelli. Che fottuta testarda. Rifiutarsi di guardare la realtà dei fatti fa di te una povera illusa, sappilo.”

“Non sono venuta qui per farmi offendere gratuitamente!”

“Sia mai. Ehi Stuntman Mike” dice rivolgendosi all’autista “hai visto che mutamento? È salita convinta che sarebbe morta qui e ora fa la smargiassa. Sei fortunata, ragazzina. Il vero, come lo chiamate voi, Tassametro Infernale… dio brando che nome di merda… avrebbe fatto di te un sol boccone. Sputandoti poi dopo perché rischiavi di andargli di traverso.”

“Ho sentito, ho sentito” le risponde lui “e tutto questo spirito mi piace. Rende il mio lavoro più piacevole. Se poi i capi si decidessero a darmi ‘sto benedetto aumento sarebbe la ciliegina sulla torta.”

“Rilassati. Sei troppo bravo per non venir ricompensato adeguatamente. Ehi, finito il turno usciamo a bere qualcosa? Ti devo un paio di giri dall’ultima volta.”

“Sai che non dico mai di no a una birra in compagnia.”

Siamo passati da un thriller psicologico a una commediola? Per favore, anche no.

“Torniamo a te, Celes.”

Continuiamo a begare per parecchi minuti, ognuna arroccata sulle proprie posizioni. Poi Mike, dopo un po’, fa presente che la corsa è quasi finita e che sta per scaricarmi di fronte all’ingresso della Kibougamine.

Proprio un istante prima che scenda, la manifestazione di Taeko mi guarda fissa negli occhi e mi dice: "Rifletti su quanto ti ho detto. Puoi girarci attorno quanto ti pare e trovare tutti gli arrampicamenti sugli specchi che preferisci, sotto sotto io ho ragione e tu ne sei consapevole. Se poi dovessi decidere di ignorare tutto quello che è stato detto qui bene, sei libera di farlo. Ma rinuncerai a una preziosa parte di te, forse la più sincera che esista, a beneficio di una maschera. E le maschere prima o poi cadono.”

Sospiro senza risponderle. Forse…

No.

Quando smonto dal taxi, mi ritrovo davanti tredici facce stupefatte.

“Celes-san! SEI VIVA!”

Sono… sono ancora qui? Ci abbiamo messo un po’, è strano.

Chiedo conferma: “Scusate, come mai non ve ne siete andati nel frattempo? Sono stata via quasi mezz’ora.”

“Mezz’ora? Sta scherzando, Ludenberg-dono? Saranno passati non più di due o tre minuti.”

Davvero? Mah, trattandosi di una roba paranormale potrebbe anche essere. A ripensarci ora, ricordo che l’atmosfera all’interno del taxi era davvero strana e mi è parso di aver visto come delle luci stroboscopiche che si muovevano in maniera erratica. O forse ero strafatta di crack.

“Allora? Allora? Come hai fatto a sopravvivere?” mi chiedono da più parti. Ovviamente non faccio cenno della discussione avuta con una parte di me stessa che si è in qualche modo materializzata di fianco a me. Mi limito a dire che, a quanto pare, la fama del Tassametro Infernale è un pelo esagerata e che non ho mai realmente rischiato di lasciarci le penne. Non credo, almeno.

Finito il torrente di domande, mi avvedo di una cosa peculiare: Mike (...nome del cazzo, eh) si è rimesso nella posa che aveva avuto all’inizio, cioè quando si è sporto dal finestrino e si è messo ad osservarci uno per uno prima di decretare che dovevo essere io a salire.

Cosa ci fai ancora qui, essere? Il tuo lavoro è finito. Smamma.

Lui, quasi avesse percepito questi miei pensieri, sorride. Mi pare sorrida. Abbiate pazienza, non è malvagio ma quella sua faccia rende le cose complicate.

Poi punta il dito verso Togami: “Monta.”

Oh oh oh oh oh oh oh oh. Divertiti, Raggio di Sole.

 
   
 
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