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Autore: g21    25/02/2022    0 recensioni
La voce di Crowley si fece spazio nella mente dell'angelo riportandolo indietro di cinquemila anni, più o meno. La sua faccia scioccata, il tono quasi disgustato a quell'idea lo raggiunsero quasi tutto quello fosse successo l’altro ieri e non millenni prima. Aziraphale aveva sempre saputo di avere a che fare con l’unico demone dal cuore d'oro.
Genere: Angst, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il demone che ripudiava la guerra
 
 
 



 
La giornata stava volgendo al termine con uno dei tramonti più belli che Aziraphale avesse mai visto. Ed era sulla Terra da ormai seimila anni e di tramonti ne aveva visti. Nel cottage in cui viveva con Crowley regnava il silenzio da quella mattina e sarebbe probabilmente continuato per molto tempo.

Si spostò dalla finestra del salotto e portò lo sguardo sul televisore acceso da qualche ora. Non era mai stato molto d’accordo con quella tecnologia moderna, ma adesso ne trovava l’utilità. Le immagini della guerra si susseguivano, alternate a interviste, comunicati e giornalisti che spiegavano la situazione.

Il cuore di Aziraphale si strinse nel vedere l’esodo di tutti quelli che cercavano di fuggire per trovare un po’ di pace lasciando tutta la loro vita alle spalle. Aveva già vissuto una situazione simile molte volte, ma era sempre come la prima. Lanciò uno sguardo verso l’alto rivolgendo una preghiera verso quel Dio che sosteneva da sempre.

Il demone non si faceva vedere da tempo, aveva preferito restarsene a letto. L’angelo rispettava quella sua scelta e non l’aveva forzato in alcun modo. Sapeva quanto quella situazione colpiva il compagno nonostante la sua natura avrebbe dovuto gioirne.

Crowley si dannava da sempre, durante ogni conflitto, perché era estremamente contrario a quegli eventi distruttivi. Era un demone e veniva spesso visto come la causa di tutte le discordie, ma la verità era che lui non aveva mai mosso un muscolo. Facevano tutto gli uomini, Crowley al massimo si prendeva i meriti, seppur restando inorridito da quello che vedeva.

Aziraphale spostò i suoi occhi azzurri verso la cucina quando sentì un rumore provenire dalla stanza. Sapeva che il demone non era solito scendere per la cena, ancora meno se stava così male. Eppure trovò proprio Crowley davanti alla finestra aperta contro la notte che si avvicinava.

“Crowley, non mi aspettavo di vederti in giro” si fece sentire Aziraphale entrando in cucina.

“Sto uscendo, ho bisogno di prendere un po’ d'aria" ammise il demone guardando fuori.

“Caro, fa ancora freddo per uscire la sera” provò a fermarlo l'angelo facendo qualche passo in avanti.

“Non devi preoccuparti, starò fuori poco” tentò di tranquillizzarlo Crowley.

Poi spiegò le sue ali nere come la notte e si alzò da terra di qualche centimetro, il giusto per raggiungere la finestra aperta. Il demone si voltò un istante dopo essere uscito, gli occhi fissi in quelli di Aziraphale. Stava chiedendo scusa per quella fuga improvvisa, ma non sarebbe riuscito a stare tra quelle quattro mura un minuto di più.

L'angelo mantenne gli occhi fissi sulla figura scura del compagno fino a quando non lo perse di vista. Poi si lasciò andare ad un sospiro stanco prima di richiudere la finestra. Avrebbe voluto raggiungere subito il suo compagno, ma sapeva di dovergli lasciare un po’ di tempo da solo.

Tornò in salotto e lanciò uno sguardo verso il televisore che ancora mandava le immagini strazianti della guerra. Solo quando inquadrarono un gruppo di bambini Aziraphale fu costretto a spegnere l’apparecchio con l’ennesimo peso nel cuore.


Non può uccidere i bambini.


La voce di Crowley si fece spazio nella mente dell'angelo riportandolo indietro di cinquemila anni, più o meno. La sua faccia scioccata, il tono quasi disgustato a quell'idea lo raggiunsero quasi tutto quello fosse successo l’altro ieri e non millenni prima. Aziraphale aveva sempre saputo di avere a che fare con l’unico demone dal cuore d'oro.

Posò gli occhi sul cielo che stava accogliendo le prime stelle e prese una decisione. Recuperò il cappotto e uscì nella sera inglese. Spiegò le ali candide e si alzò in volo deciso a raggiungere Crowley, ovunque si fosse cacciato.

Volò per qualche minuto senza una direzione precisa, almeno fino a quando non venne colpito dalla disperazione che proveniva da un gruppo di palazzine poco lontane. Si diresse verso quel luogo senza esitare e scorse il demone seduto sul cornicione di un palazzo.

Aziraphale si avvicinò con cautela per evitare di spaventare il compagno. Crowley osservava il vuoto davanti a lui, apparentemente ignaro di quello che accadeva attorno a lui. L’angelo si sedette accanto al demone senza dire una parola, non voleva rompere la bolla in cui si era ritirato l’altro.

“Perché?” chiese Crowley, un soffio appena udibile.

“Non lo so Crowley, non riesco a capirlo” rispose Aziraphale senza un tono particolare.

Il demone alzò lo sguardo verso le stelle e lasciò andare un sospiro tremante. Sembrava stanco, arreso agli eventi, triste. L’angelo riusciva a sentire tutto questo e sentiva il cuore pesante. Non avrebbe voluto che si dannasse così per una cosa in cui non c’entrava assolutamente niente.

“Non è colpa tua, lo sai vero? Tu non c’entri in tutto questo” Aziraphale diede voce ai suoi pensieri con decisione, prima di prendere una mano di Crowley tra le sue.

“Credi che possa farmi stare meglio?” chiese il demone ironico, lo sguardo nuovamente perso davanti a lui.

“Crowley-” provò l’angelo cercando di fermare qualsiasi ragionamento distruttivo del compagno.

“No! Non dire niente, non provarci” attaccò invece Crowley con rabbia, la mano che si liberò con forza dalla presa dell’altro.

“Sono un demone, io, sarò sempre visto come la causa di queste situazioni orribili, distruttive, inumane. Secondo la mia nature dovrei gioirne, sento tutti gli altri giù all’inferno fare festa perché si nutrono di conflitti, ma io non potrei mai farlo” spiegò il demone, come un fiume in piena, contro la notte.

“In seimila anni di vita sulla Terra abbiamo vissuto una quantità improponibile di conflitti, un livello di paura, dolore, distruzione da cui ogni volta mi sentivo schiacciato. Tutte le volte in cui mi prendevo i meriti per qualcosa che non avevo fatto mi sentivo uno schifo pensando a quello che era successo” continuò, cercando di mantenere un tono deciso.

“Sono gli uomini, sono loro che agiscono in maniera incontrollata e causano tutto questo. La loro sete di potere, la loro voglia di prevalere li spingere a compiere azioni che io, da demone, non mi sognerei mai di fare. Non posso accettare quelle scene che ho già visto troppe volte, non ce la faccio” aggiunse, la voce leggermente tremante alla fine.

“Come posso sostenere una cosa simile? Come posso sostenere tutto questo dolore?” chiese poi spostando lo sguardo su Aziraphale.

L’angelo non rispose subito, al contrario decise di liberare gli occhi di Crowley dalle lenti scure. Le iridi gialle da serpente, velate di lacrime trattenute, brillavano nella notte. Aziraphale appoggiò gli occhiali poco lontano e attirò a sé il demone in un abbraccio.

“Non è possibile accettare tutto questo, hai ragione, e mi dispiace che tu ti debba sentire così ogni volta. So che non potresti mai dare il via al dolore che abbiamo vissuto più volte, sei il demone meno demone che io abbia mai conosciuto” ammise l’angelo cercando di consolare Crowley.

“Mi ricordo di tutto quello che hai fatto durante i conflitti che si sono susseguiti nella storia. Ho sempre ammirato la tua attenzione per le persone comuni e per i bambini. Ti sei preso cura di quei piccoli come se ne andasse della tua stessa vita e non posso essere più felice di questo” Aziraphale sorrideva mentre parlava, una mano che passava gentilmente tra i capelli del compagno.

“Sei un vecchio serpente che non ha mai veramente dimenticato la propria natura di angelo, ne sono sicuro. E non provare a dire il contrario perché ti conosco da troppo tempo” scherzò leggermente l’angelo cercando di tirare su il morale di Crowley.

Dal demone provenne un verso strano che Aziraphale identificò come un grugnito di dissenso. Questo fece ridere l’angelo che sapeva di aver ragione nonostante Crowley affermasse il contrario. Strinse con forza il demone a sé prima di lasciarlo andare per guardarlo in volto.

Recuperò gli occhiali del compagno e li riconsegnò al legittimo proprietario. Quello si coprì gli occhi con un gesto veloce e tornò a guardare la città che dormiva davanti a lui. Nella mente di Crowley si agitavano pensieri su pensieri che l’angelo riusciva a percepire.

“Torniamo a casa?” chiese Aziraphale, prima di alzarsi in piedi.

Poi allungò la mano verso il demone, rimasto seduto, per invitarlo a muoversi. Crowley portò lo sguardo sul compagno e alzò appena un angolo della bocca in un mezzo sorriso. Accettò quell’aiuto e si alzò senza problemi, le dita strette con forza attorno a quelle dell’angelo.

“Domani, se vuoi, possiamo andare a vedere la situazione di persona, sicuramente c’è bisogno di una mano” propose Aziraphale sapendo che il demone avrebbe apprezzato.

“Mi farebbe piacere, sicuro è meglio che stare qui a non fare niente” confermò deciso Crowley.

Poi spiegarono entrambi le ali e si librarono nella notte per tornare a casa. Sapevano che non avrebbero potuto fare molto per la situazione attuale, ma le piccole azioni erano necessarie. L’angelo sorrise, sapendo che il demone accanto a lui avrebbe sempre ripudiato ogni tipo di violenza.


 


 
 
 
 


 
Angolo autrice

Salve, sono di nuovo in questo fandom perché ispirazione prevalente nell’ultimo periodo.

So che non è ai livelli dei miei ultimi lavori nel fandom e non so nemmeno se mi piacerà vederla pubblicarla, ma alla fine mi sono decisa. È stato un flash dato dalla situazione attuale che si sta svolgendo in Ucraina e ho sentito il bisogno di scriverlo.

Non so se sono riuscita a mantenere perfettamente Crowley IC, probabilmente no, ma questo è quello che mi sono immaginata, seguendo i pochi stralci che abbiamo dal loro passato. Probabilmente ho messo molto del mio nelle parole di Crowley, forse è un po’ OOC anche per questo.

Niente, grazie per essere passati

Giulia
  
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